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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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era un normale funzionario, or<strong>di</strong>nario e meticoloso, tutt’altro che demoniaco<br />

e mostruoso.<br />

Hannah Arendt non trovò in lui nessun segno <strong>di</strong> ferme convinzioni<br />

ideologiche, ma rintracciò, tanto nel suo passato così come durante l’interrogatorio,<br />

un’unica caratteristica degna <strong>di</strong> nota: la mancanza <strong>di</strong> pensiero.<br />

Ciò che attirò l’attenzione <strong>di</strong> Hannah Arendt fu proprio questa assenza <strong>di</strong><br />

pensiero, “un’esperienza così consueta nella vita <strong>di</strong> tutti i giorni, quando si<br />

ha appena il tempo, o anche solo la voglia <strong>di</strong> fermarci a pensare”. L’in<strong>di</strong>viduo<br />

atrocemente normale, il soggetto informe e incolore della società è il<br />

tipo sociale caratteristico del totalitarismo, colui che trova la sua più adatta<br />

collocazione in un’organizzazione che ne annulla il giu<strong>di</strong>zio.<br />

Martin Heidegger, non solo maestro, ma anche amico e primo interlocutore<br />

<strong>di</strong> Hannah Arendt nel cammino del pensiero, <strong>di</strong>ede la sua esplicita,<br />

seppur temporanea, adesione al nazismo, mentre Karl Jaspers non comprese<br />

l’assoluto pericolo del nazionalismo tedesco: entrambi quin<strong>di</strong> mostrarono<br />

quell’incapacità <strong>di</strong> pensiero politico, <strong>di</strong> pensare l’azione, propria della filosofia<br />

tedesca degli anni ’20 e ’30. Una cecità, una miopia che ella non considerò<br />

quali semplici errori occasionali ma come incapacità della stessa tra<strong>di</strong>zione<br />

filosofica <strong>di</strong> pensare l’imprevisto, che, con la sua irruzione, trasforma<br />

il mondo. La filosofia <strong>di</strong> Hannah Arendt ha, invece, questa capacità. Riesce<br />

a intrecciare, senza soluzione <strong>di</strong> continuità, realismo politico, luci<strong>di</strong>tà teorica<br />

e passione civile: l’unico appellativo che riconosceva come suo proprio<br />

fu quello <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> teoria politica, se per teoria politica si intende quell’appassionata<br />

contemplazione <strong>di</strong> ciò che gli uomini fanno in presenza gli<br />

uni degli altri.<br />

Hannah Arendt amava l’uomo, e lo amava nella forma più pura e viscerale<br />

dell’amore, ovvero in modo in<strong>di</strong>pendente da ogni identità o appartenenza<br />

religiosa, accademica, sociale o politica che fosse. Non amò mai<br />

nessun popolo o collettività, credendo in una sola specie <strong>di</strong> amore, l’unico<br />

che conobbe e che, forse, è possibile conoscere: l’amore per le persone.<br />

Hannah Arendt parte da una fondamentale <strong>di</strong>stinzione teorica: quella tra<br />

la sfera privata in cui è legittimo amare (Dio, gli amici, le persone) e la<br />

sfera pubblica in cui occorre agire (nell’ambito delle leggi e delle opinioni<br />

altrui). Questa <strong>di</strong>stinzione, quin<strong>di</strong>, non considera lecito l’amore per enti<br />

astratti quali le collettività, le nazioni, le ideologie. Ella scrisse: “Verità<br />

versus Ideologia. Si inizia con: giustizia o verità è ciò che giova al popolo<br />

tedesco ecc. Ideologia come arma. Ma la verità non è un’arma. Se viene<br />

usata in questo modo, <strong>di</strong>venta ottuso, oppure una menzogna. All’interno<br />

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