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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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senza <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> crisi terribili, che <strong>di</strong> volta in volta hanno prodotto lotte<br />

crudeli e vittime innocenti.<br />

Egli, tuttavia, non supera un limite proprio della cultura tra<strong>di</strong>zionale:<br />

l’idea della continuità. Scopre le crisi, ma non le interpreta hegelianamente<br />

in chiave <strong>di</strong>alettica; le considera parentesi necessarie e ineliminabili del<br />

progresso.<br />

La stessa operazione sarà fatta da Benedetto Croce per inserire nella sua<br />

visione della storia, consacrata alla crescita progressiva e continua della<br />

libertà, l’evento <strong>di</strong>rompente della <strong>di</strong>ttatura fascista, riducendo quest’ultima<br />

ad una semplice parentesi del cammino della libertà. Non <strong>di</strong>versa dal Croce<br />

la posizione del Meinecke che riduce il Nazismo a un incidente superabile<br />

della storia della Germania.<br />

Così è per Scott: nella storia dell’Inghilterra egli evidenzia una continuità<br />

che si conferma e si soli<strong>di</strong>fica attraverso il continuo superamento <strong>di</strong><br />

crisi. La sua prospettiva storica è ancora quella tra<strong>di</strong>zionale. Bisogna, tuttavia,<br />

riconoscere a Scott l’innegabile coraggio <strong>di</strong>mostrato, per lo spirito dei<br />

tempi, nell’aver posto le <strong>di</strong>ta sulle piaghe, adottando come tema dei suoi<br />

romanzi particolari momenti <strong>di</strong> crisi della storia dell’Inghilterra.<br />

W. Scott ha avuto questo coraggio, sia pure come necessità psicologica<br />

<strong>di</strong> fronte ai <strong>di</strong>sagi insuperabili, anche sul piano mitografico, del presente.<br />

Egli tenta <strong>di</strong> superare le contrad<strong>di</strong>zioni del presente, riscoprendone le origini<br />

nel passato. Ammette il progresso realizzato dall’Inghilterra, ma lo vede<br />

come continuo superamento <strong>di</strong> crisi. Così facendo W. Scott viene a trovarsi<br />

praticamente sullo stesso piano, sia pure con le <strong>di</strong>fferenze proprie <strong>di</strong> ciascuno,<br />

<strong>di</strong> Hegel.<br />

S’incontra con Hegel senza averlo mai conosciuto.<br />

Il fatto è che ambedue sono, in un certo senso, figli della Rivoluzione.<br />

Hegel <strong>di</strong> quella francese, appena entrata nella fase <strong>di</strong> riflessione; Scott <strong>di</strong><br />

quella inglese, che ha già dato da tempo i suoi frutti.<br />

È, dunque, dalla stessa situazione socio-politica dell’Inghilterra che<br />

scaturisce la concezione scottiana del romanzo; cosi come la simile e più<br />

chiaramente teorizzata concezione hegeliana scaturisce dalla realtà sociopolitica<br />

della Germania.<br />

La critica marxista, se ci si attiene alla teoria formulata sul romanzo<br />

storico da G. Lukàcs, accoglie con giu<strong>di</strong>zio favorevole l’opera <strong>di</strong> W. Scott,<br />

nonostante il suo fondametale conservatorismo. Il Lukacs illustra approfon<strong>di</strong>tamente<br />

i motivi <strong>di</strong> questa accettazione che, in sintesi, possono essere<br />

ridotti ai seguenti punti:<br />

–28–

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