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dell’esistenza umana, cerca risposte che rendano all’uomo dignità e fiducia in se stesso, cerca soprattutto di rivendicare l’esistenza come uno specifico modo di essere dell’uomo,condannando qualsiasi tentativo di ridurlo a “cosa”, a oggetto di studi scientifico-obiettivi o filosofie con pretese totalizzanti, quale ad esempio quella hegeliana. In altre parole l’Esistenzialismo si interessa dell’uomo nella sua singolarità, dell’uomo come essere singolo e finito che si dibatte alle prese con situazioni e scelte laceranti, ed auspica che quest’uomo possa decidere se stesso e costruire la propria libertà con impegno e consapevolezza. Significativa influenza ebbe sull’esistenzialismo il pensiero di S. Kirkegaard, la cui speculazione filosofica prese le mosse proprio dall’esigenza di abbandonare l’impostazione metafisica di tanta parte delle filosofie precedenti, rivendicando la centralità dell’essere umano e la sua unicità. All’approccio esistenzialista, che mette a fuoco il dramma interiore dell’individuo, il senso di angoscia che lo opprime, la disperazione che lo coglie nel constatare la propria finitudine e sostanziale nullità, si affianca un filone di pensiero diverso, del quale la Zambrano si fa portavoce, che pone l’accento non più sul tramonto e sulla morte, quanto piuttosto sull’aurora, sulla nascita, sulla vita. L’essere gettato nel mondo, che caratterizza la condizione umana e che Heidegger legge come essere per la morte, per la Zambrano è un nascere alla vita, anzi un continuare a nascere nello sforzo continuo di vivere cercando se stesso e la propria autenticità. Si tratta di un pensiero positivo e propositivo che, accogliendo la visione esistenzialista della centralità dell’essere umano, va però al di là della crisi, non si limita a raccogliere i cocci, ma propone una possibile soluzione, una possibile via di fuga. Si configura come un vero e proprio tentativo di ricostruire la “prospettiva antropologica”, di gettare le basi per cercare di recuperare l’essenza più intima dell’uomo. È importante sottolineare che non ci si trova davanti ad un tentativo di sorvolare o ignorare la crisi, ma piuttosto alla volontà di prenderne atto per tentare di superarla. E. Cioran, filosofo legato da profonda amicizia con Maria Zambrano, mise in evidenza uno dei caratteri più significativi e particolari del suo pensiero nell’opera Esercizi di ammirazione, in cui sottolinea come la Zambrano non abbia in alcun modo “venduto l’anima all’idea” rimanendo ancorata ad un pensiero astratto, ma abbia elaborato, al contrario, una filosofia “concreta”. Proprio questo può essere considerato il fulcro delle riflessioni della filosofa spagnola: la filosofia deve occuparsi dell’uomo nella sua interezza, evitando di trascurare il corpo, fonte essenziale di creatività e trascendenza, tanto quanto l’anima. – 270 –
Quello di Maria Zambrano può ben essere definito un “pensiero appassionato”, la cui massima aspirazione è la sintesi tra cuore e ragione, tra filosofia e poesia, tra mente che crea e anima che sente e vive. La filosofia non è concepita come un mero esercizio speculativo bensì come una profonda, intima esigenza dell’uomo di trovare se stesso: essa deve giungere a fondersi completamente con la vita. Maria Zambrano fu allieva a Madrid del filosofo spagnolo Ortega y Gasset e del filosofo Zubini e fu anche una profonda ammiratrice del pensiero filosofico di Miguel De Unamuno. Unamuno può essere considerato in pieno un rappresentante del pragmatismo filosofico che subordina il pensiero e la conoscenza alla vita e all’azione, tanto che per lui “La verità [...] è sempre tale soltanto per l’impulso che dà alla vita, perché aiuta a vivere e ad agire”; 14 Ortega invece, pur partendo da un solido ancoramento nel pragmatismo, accoglie anche molti fondamentali aspetti dell’Esistenzialismo ed in particolare il tema della crisi e del disorientamento, che l’uomo può superare solo con “l’autenticità” del suo essere nel mondo: “la salvezza è per l’uomo tornare a coincidere con se stesso”. 15 Una frase di Ortega colpì molto la Zambrano durante i suoi studi: “Io sono io e le mie circostanze”. In effetti si può dire che ha poi costruito tutto il suo pensiero proprio sulla base del presupposto che ognuno di noi è immerso in una serie di “circostanze”, e che la vita di ciascuno, altro non è che il succedersi di tante dimensioni di tempo. Il tempo non è qualcosa di lineare ed immobile, di astratto, bensì il prodotto della fusione di infiniti momenti vissuti; la realtà è scandita dal tempo e vivere pienamente significa vivere dentro il momento presente, accettandone i limiti senza rifugiarsi in un passato o in un futuro idealizzato e “atemporale”. La ricerca della Zambrano sull’essere parte dall’esistenza intesa sempre come “esistenza singola, storicamente individuata ed emotivamente collocata nel mondo”. 16 Maria Zambrano soggiornò a Roma dal 1953 al 1964, stringendo salde amicizie con vari intellettuali quali Cristina Campo, Elena Croce, Elsa Morante, Alberto Moravia, Francesco Tentori. 14 N. Abbagnano, Storia della filosofia, UTET, Torino 1993. 15 Ibid. 16 M. Latini, dall’articolo pubblicato nel quinto numero della Rivista Telematica di Filosofia (2003), La filosofia come cammino di vita in M. Zambrano. – 271 –
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ad esempio quella hegeliana. In altre parole l’Esistenzialismo si interessa dell’uomo<br />
nella sua singolarità, dell’uomo come essere singolo e finito che si<br />
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possa decidere se stesso e costruire la propria libertà con impegno e consapevolezza.<br />
Significativa influenza ebbe sull’esistenzialismo il pensiero <strong>di</strong><br />
S. Kirkegaard, la cui speculazione filosofica prese le mosse proprio dall’esigenza<br />
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precedenti, riven<strong>di</strong>cando la centralità dell’essere umano e la sua unicità.<br />
All’approccio esistenzialista, che mette a fuoco il dramma interiore dell’in<strong>di</strong>viduo,<br />
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sulla nascita, sulla vita. L’essere gettato nel mondo, che caratterizza la<br />
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Zambrano è un nascere alla vita, anzi un continuare a nascere nello sforzo<br />
continuo <strong>di</strong> vivere cercando se stesso e la propria autenticità.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un pensiero positivo e propositivo che, accogliendo la visione<br />
esistenzialista della centralità dell’essere umano, va però al <strong>di</strong> là della crisi,<br />
non si limita a raccogliere i cocci, ma propone una possibile soluzione, una<br />
possibile via <strong>di</strong> fuga. Si configura come un vero e proprio tentativo <strong>di</strong> ricostruire<br />
la “prospettiva antropologica”, <strong>di</strong> gettare le basi per cercare <strong>di</strong> recuperare<br />
l’essenza più intima dell’uomo. È importante sottolineare che non ci si<br />
trova davanti ad un tentativo <strong>di</strong> sorvolare o ignorare la crisi, ma piuttosto alla<br />
volontà <strong>di</strong> prenderne atto per tentare <strong>di</strong> superarla. E. Cioran, filosofo legato<br />
da profonda amicizia con Maria Zambrano, mise in evidenza uno dei caratteri<br />
più significativi e particolari del suo pensiero nell’opera Esercizi <strong>di</strong> ammirazione,<br />
in cui sottolinea come la Zambrano non abbia in alcun modo<br />
“venduto l’anima all’idea” rimanendo ancorata ad un pensiero astratto, ma<br />
abbia elaborato, al contrario, una filosofia “concreta”.<br />
Proprio questo può essere considerato il fulcro delle riflessioni della<br />
filosofa spagnola: la filosofia deve occuparsi dell’uomo nella sua interezza,<br />
evitando <strong>di</strong> trascurare il corpo, fonte essenziale <strong>di</strong> creatività e trascendenza,<br />
tanto quanto l’anima.<br />
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