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frutto di questa azione è l’ordine che soltanto con il perseverare dell’azione del maestro si fa chiarezza abbattendo quindi il muro che durante la giovinezza separa l’intelligenza dall’anima. Più tardi la solitudine permette di liberare il pensiero ormai carico di interrogativi propri che sorgono dalla nostra vita, dal nostro pensiero ed è proprio in questa ultima azione che si entra nella “vita originale, autentica”. La filosofia di Ortega dalla quale prende le mosse il pensiero di M. Zambrano è la filosofia della ragione vitale storica o vivente, è pensiero che si estende tra una fede e una critica. Gli oggetti sia della critica che della fede sono la ragione e la vita, è proprio in questa vicinanza di vita e pensiero che influirà profondamente non solo sul pensiero di Maria Zambrano ma anche sulla sua stessa vita. La Zambrano, profonda conoscitrice del mondo greco, individua la nascita della filosofia greca dalla fede nella ragione tesa verso la critica mentre riconosce che quella di Ortega parte dalla fede nella vita per poi giungere alla difficile operazione di critica alla ragione e quindi critica alla filosofia stessa. Bisogna però ammettere che nessuna delle due tipologie filosofiche sarebbe possibile se non racchiudessero in sé la certezza di trovare la vita nella ragione e la ragione nella vita. La filosofia per Ortega e così per M. Zambrano è tale nel compiere “l’eroico sforzo di creare se stessa” 5 (non come predicava l’intellettualismo creando “se stessa”) ma creando la realtà antigona, “creando l’altro” la filosofia crea se stessa” non solo come condizione dell’essere ma anche come modo d’essere. È proprio per quest’ultimo aspetto dove la filosofia si fa realtà che Ortega y Gasset è considerato uno dei grandi padri della filosofia spagnola. La stessa Maria Zambrano nel saggio Ortega y Gasset, filosofo spagnolo esplica le condizioni della Spagna a partire dall’inizio del secolo ventesimo, ammettendo: “è la verità: in Spagna non c’era filosofia”. 6 Pur essendoci stati filosofi in Spagna non esisteva la filosofia intesa come qualcosa che trascende la genialità di alcuni e ne dà continuità, validità (“la storia della Spagna non segue quella del resto dell’occidente; il nostro tempo non è il suo tempo, noi andiamo avanti o indietro o avanti e indietro, cosa tragica. La Spagna non ha accettato la sua storia; le prove sono numerose, nella stessa povertà della nostra storiografia” 7 ). Menendez y Pelayo diceva che la filosofia spagnola esisteva non tanto nelle opere dei filo- 5 Ibid. 6 Ibid. – 266 –
sofi quanto nei più quotidiani atteggiamenti dello spagnolo. Aggiunge M. Zambrano che la filosofia quindi nell’atteggiamento dello spagnolo brilla per un solo attimo e poi si spegne, in alcuni casi per scadere addirittura nella volgarità: “cosa terribile”. È proprio questa lontananza tra agire e filosofia teoretica, questa mancanza di collegamento tra il filosofo e lo spagnolo, questa mancanza di continuità che ha reso differente la Spagna dal resto d Europa: “in Europa, dopo Descartes, pensare corre parallelo ad agire”. 8 Parlando del suo maestro M. Zambrano scrive: “e così, dovette accettare la situazione originale della vita spagnola, dove non era esistita filosofia valida se non in quella misura anonima, e dove la filosofia non era penetrata trasformando la vita”. Partendo da quest’analisi Ortega prima, e poi Zambrano si trovano a dover dare una scossa al panorama filosofico spagnolo, inaugurando così una filosofia che si fa vita che penetra per dare nuovo vigore. È quindi per questo nuovo incontro tra filosofia e poesia fra verità logico-deduttive della ragione e verità intuitive del cuore che si può giungere ad una nuova forma di sapere che è in grado di cogliere la totalità della realtà e l’uomo nella sua interezza. È per questo che Maria Zambrano invita il pensiero ad abbandonare qualsiasi sistema filosofico visto come “castello di ragioni, muraglia chiusa del pensiero di fronte al vuoto” 9 per addentrarsi nel nuovo mondo della “filosofia vivente”. Pertanto soltanto una nuova ragione, una ragione “riformata” può accogliere quelle verità che pur non essendo illuminate dall’intelletto sono profondamente “sentite”, le verità del cuore. In quest’ottica Maria Zambrano vuole “riconnettere poesia e pensiero riattivando l’impero appassionato che la poesia ha trattenuto per sé e di cui il pensiero è divenuto privo”. 10 Mentre lo scopo che vuole perseguire è quell’“armonia dei contrari” grazie alla quale coesistono in una “lotta amorevole” senza che l’uno domini sull’altro, lucidità intellettuale e sapere emotivo. Per far in modo che ciò avvenga, che si ricostituisca una filosofia fatta di vita, Maria Zambrano riconosce come primordiale necessità del filosofo la necessità di liberarsi dal terrore provocato dal divenire della vita. Aristotele per primo prendendo spunto da Platone nella Metafisica definisce lo stato d’animo del filosofo a contatto con la realtà: la meraviglia. In greco 7 Ibid. 8 Ibid. 9 Ibid. 10 Ibid. – 267 –
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nella volgarità: “cosa terribile”. È proprio questa lontananza tra agire e filosofia<br />
teoretica, questa mancanza <strong>di</strong> collegamento tra il filosofo e lo spagnolo,<br />
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agire”. 8 Parlando del suo maestro M. Zambrano scrive: “e così, dovette<br />
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filosofia valida se non in quella misura anonima, e dove la filosofia non era<br />
penetrata trasformando la vita”. Partendo da quest’analisi Ortega prima, e<br />
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invita il pensiero ad abbandonare qualsiasi sistema filosofico visto come<br />
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per primo prendendo spunto da Platone nella Metafisica definisce lo<br />
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8 Ibid.<br />
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