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volente o del soggetto pensante in cui consiste la loro verità. La struttura dello Stato che Gentile traccia rappresenta il momento della sintesi, che risolve in sé l’individualità dei suoi componenti e come tale elimina la distinzione tra pubblico e privato, nella direzione di un totalitarismo che paradossalmente garantisce la libertà per tutti i cittadini. L’adesione al partito fascista appare agli occhi di Gentile la scelta eticamente e filosoficamente più coerente, ma l’episodio cruciale che gli offre la possibilità di definire la sua posizione in ambito politico, è di fatto la prima guerra mondiale: Gentile condanna l’attendismo di coloro che, come Croce, temono che una guerra, pur se vittoriosa, risulterebbe un disastro per il giovane Stato italiano. In risposta a ciò, il filosofo promuove con numerosi articoli la tesi che presenta il conflitto come un esame, da affrontare e superare necessariamente, che potrebbe finalmente unire il popolo italiano, permettendo ad esso in tal modo di guadagnare credito internazionale. Scontento della burocrazia e della politica parlamentare, Croce vede, nel nuovo partito prima, e nel regime dopo, lo sviluppo e il compimento di quel moto storicoideologico che, dopo aver animato tutto il Risorgimento italiano, si compie finalmente nell’avvento di uno Stato etico forte, garante della libertà dei cittadini e vera essenza di questa stessa libertà. Gentile, che continua a definire se stesso sempre e comunque liberale, cerca, durante la sua militanza nel partito e nello Stato fascista, di mantenere una posizione chiara di fronte all’inarrestabile conformismo dogmatico del regime, pur difendendone le ragioni e i metodi, anche quelli violenti. Per la sua fedeltà ai valori liberali e risorgimentali, egli deve subire attacchi da molte correnti intransigenti del movimento, che lo guardano con sospetto sin dalla sua adesione al partito; problematiche risultano anche le sue relazioni con il Vaticano, prima e dopo il Concordato del 1929, dovute all’avversione di Gentile verso quella che giudica una concessione di potere dello Stato alla Chiesa. Se la produzione ed attività culturale gentiliana offre un sostegno importante all’immagine generale del regime fascista, sia in Italia che all’estero, è anche vero che, dal canto suo, Gentile può sempre contare sull’appoggio di Mussolini; anzi spesso alcuni interventi del duce risultano tempestivi e decisivi per sottrarre il filosofo alle polemiche che i suoi scritti e le sue iniziative di volta in volta provocano all’interno del partito. La scelta di seguirlo a Salò è una dimostrazione di coerenza, oltre che stima verso la persona che lo ha voluto come faro del regime, e che gli ha permesso di recitare un ruolo importante nella cultura italiana ed internazionale, per più di un ventennio. – 262 –
Bibliografia: N. ABBAGNANO e G. FORNERO, Protagonisti e testi della filosofia, Paravia B.M.E., Milano 2000. G. GIANNANTONI, La ricerca filosofica, Loescher, Torino 1996. Sitografia: Http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=924 Sito italiano web per la filosofia: Http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/021119c.htm Http://www.bergamoliberale.org/biblioteca/conferenze/Compagna_01.htm Http://www.cronologia.it/storia/tabello/tabe1535.htm CAPITOLO II ROMA PER PENSARE: LAFIGURA DI MARIA ZAMBRANO II.1 - La Figura ed il pensiero di Maria Zambrano Maria Zambrano nasce a Velez-Malaga nel 1904 e qui trascorre il primo periodo della sua infanzia. La famiglia si trasferirà prima a Madrid e in seguito a Segovia dove il padre, Blas Zambrano, è cattedratico di Grammatica Castigliana alla Scuola Normale. Tornata a Madrid nel 1921 si iscrive alla facoltà di Filosofia all’Università Centrale di Madrid, dove è allieva di Ortega y Gasset e di Xavier Zubiri (fu una delle prime donne spagnole a intraprendere come filosofa la carriera universitaria, in un’epoca nella quale una donna-filosofa era considerata quasi una “curiosità da circo”). Comincia in questo periodo a pubblicare i primi saggi sulla “Revista de Occidente”. Si reca nel 1936 a Santiago del Cile dove il marito è stato nominato Segretario dell’Ambasciata spagnola; fanno ritorno in Spagna l’anno seguente. Partecipa alla guerra civile contro il regime franchista e nel gennaio 1939 è costretta ad abbandonare la Spagna dove ormai l’esercito franchista ha avuto il sopravvento: si rifugia in Francia con la madre, la sorella Araceli e il cognato. – 263 –
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