MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

Benedetto Croce: il loro carteggio, che rappresenta uno dei documenti centrali
per la ricostruzione storica della cultura italiana del periodo, ha inizio
nel 1896 e si protrae fino all’adesione di Gentile al Partito Fascista, nel 1923.
La discussione tra i due affronta inizialmente temi di carattere storico e letterario,
e, successivamente, filosofico, avendo Gentile deciso, sotto la spinta di
Donato Jaia, di laurearsi in filosofia. Col passare del tempo l’amicizia tra i
due si rafforza fino a diventare cruciale per la formazione e lo sviluppo del
pensiero di entrambi, e per la carriera accademica di Gentile, dal momento
che questi, al contrario di Croce, non ha a disposizione una base economica
tale da esentarlo dall’insegnamento. Oggetto principale della discussione con
Croce è l’idealismo, che per un verso accomuna e per l’altro divide i due
filosofi, a causa di alcune divergenze, sempre attenuate in nome della loro
amicizia, eppure sempre latenti, che saranno motivo della loro separazione.
I due combattono insieme la stessa guerra, contro il positivismo e le
degenerazioni dell’universalità: il loro scopo è quello di costituire un polo
filosofico crescente, per influenza e qualità, all’interno della cultura italiana.
Fondano una rivista, “La Critica”, nel 1903 e lavorano incessantemente
alla pubblicazione delle loro rispettive opere. Docente di Storia della Filosofia
all’Università di Palermo dal 1906 al 1914, Gentile passò poi nel 1917
a quella di Roma, dopo aver insegnato Filosofia a Pisa. La sua adesione al
fascismo nel 1923, se da un lato costituisce la molla della rottura con Croce,
e gli comporta molte inimicizie, dall’altro gli offre la possibilità di accrescere
ulteriormente la sua già profonda influenza sulla cultura italiana: in
qualità di ministro dell’istruzione (1922-1924) effettua una famosa riforma
scolastica, che prevede la sostituzione della vecchia preparazione manualistica
con un’impostazione formativa degli studenti. Diviene in tal modo
sempre più importante ed intenso il contatto diretto con gli autori, senza
contare inoltre l’importanza, finalmente riconosciuta, all’educazione estetica
e religiosa, in antitesi a quelli che erano stati gli aspetti tipici dell’indirizzo
tradizionale.
Nell’ambito della sua filosofia, Gentile elabora una concezione della
realtà di natura spiritualistica, rifacendosi in tal modo all’originaria concezione
di Fichte e, allo stesso tempo, criticando l’idealismo di Hegel e Croce,
i quali peccherebbero di astrattismo.
A detta di Gentile, l’astrattismo hegeliano è in particolar modo evidente
nella ricerca de “il pensiero fuori dell’atto del pensiero, in cui il pensiero si
realizza”: Hegel finirebbe in tal modo col concepire l’idea e il pensiero
come due enti astratti, in quanto (secondo l’osservazione di Bertrando Spa-
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