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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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stessa del romanzo, adottando l’intreccio storico, si acuisce e si approfon<strong>di</strong>sce,<br />

si smitizza e si <strong>di</strong>sincanta, <strong>di</strong>venta reale, provata, perfino vissuta.<br />

Drammatizzazione e storicizzazione sono i due caratteri essenziali del<br />

romanzo storico.<br />

Fatte queste premesse sul romanzo in genere e su quello storico in particolare,<br />

occorre ora esaminare, visto che non si riconosce alla produzione<br />

precedente il 1814 valore <strong>di</strong> romanzo storico, il significato nuovo che la<br />

storia acquista all’epoca <strong>di</strong> Walter Scott. Solo così potremo comprendere,<br />

in primo luogo, la novità dell’opera scottiana e il suo porsi a modello del<br />

genere e, in secondo luogo, scoprire nelle sue più profonde ra<strong>di</strong>ci la genialità<br />

del Manzoni (1785-1873) nello scegliere <strong>di</strong> produrre un solo esaustivo<br />

romanzo e, nella fattispecie, un romanzo storico, elevando a tipo umano<br />

universale non questo o quel personaggio, nè questa o quella vicenda, ma<br />

un intero secolo, il ’600, <strong>di</strong> cui i portavoce più autentici non sono i gran<strong>di</strong>,<br />

ma gli umili.<br />

Per la completezza dell’analisi è necessario prendere le mosse dalla<br />

Rivoluzione francese, non tanto perché il romanzo storico è il frutto più maturo<br />

dell’avvenuta sistemazione al potere, inteso anche come cultura, della<br />

borghesia, ma perché dalla rivoluzione francese prende avvio lo sviluppo<br />

del pensiero hegeliano che della storia dà, in chiave teoretica, quel significato<br />

che le dà W. Scott nei suoi romanzi.<br />

La Rivoluzione francese ha prodotto effetti gran<strong>di</strong>ssimi in tutti i campi,<br />

non ultimo nel modo <strong>di</strong> concepire la storia.<br />

La vera rivoluzione, quella che ha posto fine al Me<strong>di</strong>o Evo, è senza<br />

dubbio quella francese.<br />

La concezione me<strong>di</strong>evale persisteva non solo nell’organizzazione feudale,<br />

con <strong>di</strong>ritti, abusi e privilegi della società, ma nel modo stesso <strong>di</strong> considerare<br />

gli avvenimenti e l’uomo.<br />

La storia era ancora intesa come un insieme <strong>di</strong> fatti, un «continuum»<br />

che nessun evento poteva ra<strong>di</strong>calmente interrompere o scompaginare; gli<br />

avvenimenti più critici e più imprevisti, anzi, ne confermavano la vali<strong>di</strong>tà e<br />

necessità.<br />

L’uomo non era ancora posto come protagonista della storia e tanto<br />

meno lo era il popolo o, potrei <strong>di</strong>re con Lukàcs, la massa.<br />

Con la Rivoluzione francese avviene la svolta. La ricchezza, che si era<br />

andata accumulando nelle mani della borghesia, non l’aveva soltanto pre<strong>di</strong>sposta<br />

alla conquista del potere, ma le aveva anche dato una immensa<br />

fiducia nelle proprie forze in vista <strong>di</strong> un ulteriore progresso.<br />

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