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aperto dal crollo del positivismo: avanzano così correnti nuove, che cercano, in quegli anni, di distinguersi nel dibattito culturale del tempo. In particolare, finiscono col primeggiare tendenze di carattere irrazionalistico e nazionalista, tendenze che assumeranno in seguito un ruolo fondamentale nell’opera di sostegno all’avanzata del fascismo. Le classi dirigenti italiane riescono così a trovare lo sperato compromesso ideologico, all’inizio del XX sec., nel Neoidealismo hegeliano di Croce e Gentile. Si tratta di un sistema filosofico elaborato e qualificato, basato sostanzialmente sulla lotta al marxismo e al materialismo, sulla giustificazione del sistema sociale presente, sull’unificazione di diversi indirizzi filosofici conservatori, sull’affermazione della cultura borghese laica ma non anticlericale. Il Neohegelismo nasce alla fine del XIX sec. In Inghilterra, ma solo in Italia manifesterà un’influenza così generale sulla cultura nazionale. Negli altri paesi esso è solo uno tra vari movimenti filosofici, spesso neppure quello principale, mentre in Italia si trasforma, nel giro di pochi decenni, da fenomeno esclusivamente filosofico a cultura egemone dell’ideologia borghese. La città italiana in cui più fiorente permane la tradizione neoidealista è senza dubbio Napoli, sede di studi ed insegnamento per personalità di grande rilievo quali Augusto Vera, Bertrando Spaventa e Francesco De Sanctis; la scuola hegeliana è comparsa in Italia relativamente tardi (alla fine del 1830) e la sua fioritura va posta in quel periodo in cui in Germania l’hegelismo era stato già superato dal marxismo. Vero sì che l’hegelismo italiano, a livello europeo, non presenta alcuna novità, tuttavia non va dimenticato che esso, nella sua cosiddetta “ala sinistra”, offre contributi di notevole valore: dalla sinistra hegeliana napoletana (F. De Sanctis, gli Spaventa, S. Tommasi e gli altri) è nato, da un lato, il pensiero progressista e marxista italiano, originatosi con Labriola, e, dall’altro, l’idealismo neohegeliano, di natura profondamente conservatrice. Questa contraddittorietà negli sviluppi della scuola hegeliana napoletana è stata oggetto di accese controversie: gli idealisti neohegeliani (Croce e Gentile) faranno di tutto per dimostrare di essere gli unici eredi di questa sinistra, della quale però vorranno ignorare gli elementi più progressisti, elementi, questi, invece colti dai filosofi marxisti. Nemmeno il panorama filosofico italiano rimane estraneo alla differenziazione, verificatasi in primis in Germania, tra le cosiddette “destra” e “sinistra” hegeliana, due interpretazioni differenti, una più “ortodossa”, l’altra più “critica”, dell’idealismo di Hegel. – 254 –

L’affermarsi del Neoidealismo piuttosto che del positivismo nel Meridione di Italia si spiega considerando le condizioni di arretratezza in cui questo si trova: mancano infatti nel sud le basi per lo sviluppo di una cultura così fortemente segnata dalla mentalità scientifico-sperimentale, là dove non si è mai verificato un concreto sviluppo industriale e i rapporti sociali sono, conseguentemente, poco dinamici. Massimo fautore del rinnovato interesse nei confronti di Hegel, nonché della sua interpretazione più “ortodossa”, è il già citato Augusto Vera, autore, tra l’altro, di una “Introduzione alla filosofia di Hegel “, opera nella quale egli sottolinea la sistematicità del pensiero hegeliano e la centralità del concetto di Idea, realizzazione della sintesi. Da ciò si può comprendere come Vera, in seguito, utilizzerà importanti temi platonici per accentuare sempre più l’assolutezza dell’Idea, nel segno di un pensiero di carattere nettamente spiritualistico. Di grande rilievo per lo sviluppo del Neoidealismo italiano è ancor di più Bertrando Spaventa, uno dei capi della Destra storica. Tra i suoi scritti, raccolti e riediti postumi ad opera di Giovanni Gentile, possiamo ricordare La filosofia italiana, un esame generale dello sviluppo del pensiero filosofico italiano, pensiero che Spaventa non contesta, anzi valuta il più possibile: proposito dell’autore è liberare la tradizione filosofica italiana dal perenne isolamento, rispetto il resto d’Europa, che ha sempre contraddistinto il paese. Quella che Spaventa intende suscitare è, per così dire, una “presa di coscienza” da parte del popolo italiano: la coscienza del ritorno della filosofia moderna, nata in Italia e sviluppatasi poi soprattutto in Germania, alle sue stesse origini. Di qui le analogie che il filosofo tenta di compiere tra Bruno e Spinoza, tra Rosmini e Kant, tra Gioberti ed Hegel; un tentativo, il suo, fatto per “stimolare” la cultura italiana, per scuoterla dal suo impaccio nei confronti di quella europea. Sulle orme di Fichte, Spaventa elabora una gnoseologia trascendentale, nell’ambito della quale è il soggetto pensante, non l’oggetto pensato, ad assumere il ruolo di vero primum; allo stesso filone “ortodosso” della tradizione hegeliana appartiene anche Francesco De Sanctis, critico letterario e teorico dell’estetica, che può esser ricordato come il maggiore tra gli intellettuali che, agli inizi del XX sec., offrono il loro appoggio al regime fascista; con la sua Storia della letteratura italiana egli assurge a vero e proprio punto di riferimento nel panorama culturale italiano di ispirazione neoidealistica: per De Sanctis, come del resto anche per Croce, vera manifestazione dello spirito è la poesia. È qui possibile ritrovare l’influenza che Herder ebbe sul pensiero dei due critici italiani: – 255 –

L’affermarsi del Neoidealismo piuttosto che del positivismo nel Meri<strong>di</strong>one<br />

<strong>di</strong> Italia si spiega considerando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> arretratezza in cui<br />

questo si trova: mancano infatti nel sud le basi per lo sviluppo <strong>di</strong> una cultura<br />

così fortemente segnata dalla mentalità scientifico-sperimentale, là<br />

dove non si è mai verificato un concreto sviluppo industriale e i rapporti sociali<br />

sono, conseguentemente, poco <strong>di</strong>namici.<br />

Massimo fautore del rinnovato interesse nei confronti <strong>di</strong> Hegel, nonché<br />

della sua interpretazione più “ortodossa”, è il già citato Augusto Vera, autore,<br />

tra l’altro, <strong>di</strong> una “Introduzione alla filosofia <strong>di</strong> Hegel “, opera nella<br />

quale egli sottolinea la sistematicità del pensiero hegeliano e la centralità<br />

del concetto <strong>di</strong> Idea, realizzazione della sintesi. Da ciò si può comprendere<br />

come Vera, in seguito, utilizzerà importanti temi platonici per accentuare<br />

sempre più l’assolutezza dell’Idea, nel segno <strong>di</strong> un pensiero <strong>di</strong> carattere nettamente<br />

spiritualistico.<br />

Di grande rilievo per lo sviluppo del Neoidealismo italiano è ancor <strong>di</strong><br />

più Bertrando Spaventa, uno dei capi della Destra storica. Tra i suoi scritti,<br />

raccolti e rie<strong>di</strong>ti postumi ad opera <strong>di</strong> Giovanni Gentile, possiamo ricordare<br />

La filosofia italiana, un esame generale dello sviluppo del pensiero filosofico<br />

italiano, pensiero che Spaventa non contesta, anzi valuta il più possibile:<br />

proposito dell’autore è liberare la tra<strong>di</strong>zione filosofica italiana dal perenne<br />

isolamento, rispetto il resto d’Europa, che ha sempre contrad<strong>di</strong>stinto<br />

il paese. Quella che Spaventa intende suscitare è, per così <strong>di</strong>re, una “presa<br />

<strong>di</strong> coscienza” da parte del popolo italiano: la coscienza del ritorno della<br />

filosofia moderna, nata in Italia e sviluppatasi poi soprattutto in Germania,<br />

alle sue stesse origini. Di qui le analogie che il filosofo tenta <strong>di</strong> compiere tra<br />

Bruno e Spinoza, tra Rosmini e Kant, tra Gioberti ed Hegel; un tentativo, il<br />

suo, fatto per “stimolare” la cultura italiana, per scuoterla dal suo impaccio<br />

nei confronti <strong>di</strong> quella europea. Sulle orme <strong>di</strong> Fichte, Spaventa elabora una<br />

gnoseologia trascendentale, nell’ambito della quale è il soggetto pensante,<br />

non l’oggetto pensato, ad assumere il ruolo <strong>di</strong> vero primum; allo stesso<br />

filone “ortodosso” della tra<strong>di</strong>zione hegeliana appartiene anche Francesco<br />

De Sanctis, critico letterario e teorico dell’estetica, che può esser ricordato<br />

come il maggiore tra gli intellettuali che, agli inizi del XX sec., offrono il<br />

loro appoggio al regime fascista; con la sua Storia della letteratura italiana<br />

egli assurge a vero e proprio punto <strong>di</strong> riferimento nel panorama culturale<br />

italiano <strong>di</strong> ispirazione neoidealistica: per De Sanctis, come del resto anche<br />

per Croce, vera manifestazione dello spirito è la poesia. È qui possibile<br />

ritrovare l’influenza che Herder ebbe sul pensiero dei due critici italiani:<br />

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