MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Il carattere essenziale del romanzo è la drammatizzazione. I fatti vengono presentati secondo un intreccio che, sia pure intersecandosi con altri di minore importanza, attira l’attenzione del lettore, dall’inizio fino al compimento della vicenda, sulla figura del protagonista. Quanto più questi esemplarizza moti spirituali e azioni proprie dell’uomo, cogliendolo nel suo sforzo di superare quanto di contrastante o di avverso esse contengono, tanto più il romanzo è «romanzo». In un certo senso drammatizzazione è sinonimo di realismo. Il lettore del romanzo deve riuscire a vedere nei personaggi della vicenda se stesso almeno in parte e vedere nell’esistenza e nelle difficoltà che quelli affrontano le vicissitudini che la esistenza quotidianamente offre a lui. Questo riconoscersi nella trama e nell’eroe garantisce la validità del romanzo. Il lettore, tuttavia, non identifica, soltanto, nel protagonismo mitografico se stesso qual è nel suo vivere quotidiano, ma rivive attraverso il sbagliata: nonostante sia un Inglese della classe dirigente, si ritrova a indossare il kit, ad ascoltare le persone parlare in Gaelico e a lottare a fianco degli Highlanders. Il romanzo introduce il lettore alle grandi divisioni della Scozia, Whigs e Tories, sostenitori degli Hanover e Giacobiti, Inglesi e Scozzesi. Gli stessi Scozzesi sono divisi tra i Lowlanders e gli Highlanders, diversi nello stile di vita, nella cultura e nel background storico. È un esempio di romanzo storico: la storia di Edward si svolge sullo sfondo di eventi storici effettivamente accaduti. I personaggi storici si confrontano con personaggi inventati, però essenzialmente rappresenttativi dell’epoca. Nonostante la fama di Scott come narratore di ballate tradizionali (Minstrelsy Of The Scottish Border), l’elemento tradizionale celtico del romanzo di Waverly è spesso sottovalutato. A partire dal capitolo 8, in cui Waverly ottiene una licenza dal suo reggimento per fare visita al Barone di Bradwardine, nello Perthshire, Scott ci introduce nelle Highlands, territorio aspro e in pieno contrasto con le Lowlands. La prima voce che Edward ode appena entrato nella mansione del barone è quella di un buffone al servizio della famiglia che intona un’antica filastrocca scozzese. Il personaggio è visto come custode della memoria collettiva, come una continuazione del Minstrelsy of the Scottish Border. Quando poi la mansione viene distrutta dalle truppe inglesi, Edward si ritrova ad ascoltare, immerso tra le rovine, il canto del buffone David, che, intonando un’antica canzone scozzese, rappresenta la forza e la tenacia della tradizione popolare di fronte all’invasione distruttiva degli inglesi. Nei capitoli successivi, il personaggio di Edward incontra Alice, una donna che, servendogli la colazione, intona un’antica canzone gaelica. Al contempo, alla corte dei MacIvor, i clansmen si esercitano al suono delle bagpipe. Tra gli altri personaggi incontrati lungo il cammino, vi è Flora, l’arpista che ama la musica celtica, che suona avvolta nella nebbia su una collina. Flora rappresenta l’arcaico, la musica che si fonde con la natura. È evidente che, nel romanzo di Waverly, tra le intenzioni meno dichiarate di Scott, vi è la necessità di condurrre il lettore attraverso la conoscenza della reale cultura scozzese che Scott contrappone a quella inglese, e facendo parlare i personaggi inglesi in termini di disprezzo e astio per un qualcosa di antico e incomprensibile. Nonostante la conoscenza approfondita delle ballate delle Lowlands, nel romanzo Waverly, Scott ci lascia un affresco malinconico di una cultura oppressa, fatta di buffoni, bardi e arpisti. (Cfr. http://www.celticworld.it) –24–

acconto dei personaggi a lui cari le decine di vite che avrebbe voluto vivere e realizza mediatamente le aspirazioni anche eroiche che nutre nell’intimo del suo animo e della sua fantasia. L’universalità viene raggiunta quando alla efficacia e forza attrattiva e coinvolgente il romanzo unisce la capacità di rappresentare attraverso le imprese che narra, i contenuti, le trame, i caratteri, non questo o quell’uomo, di questa o quella etnia, nazione, lingua o cultura, ma l’uomo in quanto tale, ovvero l’intero genere umano attraverso la descrizione di un singolo. Avviene, allora, che chiunque legga quel romanzo, nell’angolo più reposto del mondo, nella lingua meno diffusa sulla terra, si ritrova in quelle pagine, si riconosce nella rappresentatività di quei caratteri. Nella trama scopre narrato un briciolo della sua vita. Riconosce, infine, nell’autore uno che è riuscito a scrivere quel che lui avrebbe sempre voluto dire. Quando tutto ciò accade, si può dire che quel romanzo (o quel film) ha una valenza universale. Il romanzo storico aggiunge a questi caratteri la peculiarità di una trama che attinge la sua ispirazione a fatti storici. Le domande che sorgono sono diverse. Il romanzo storico può essere considerato legittimamente romanzo? Quali fatti reali si elevano a eventi storici e in quali modi possono essere trasfusi nel contesto narrativo del romanzo? Il carattere storico amplifica o limita la natura di romanzo? Può un romanzo storico essere ampiamente efficace, estesamente attraente, ma soprattutto «universale»? Come si rapporta il «vero» della storia con il «fantastico» del romanzo? Il vero coarterà le ali all’invenzione o l’invenzione mistificherà il vero? Si comprende ora più facilmente la grande svolta causata nello sviluppo di questo genere letterario dall’introduzione del contenuto storico, che qui viene inteso come insieme di eventi di valenza storica, che si sviluppano non solo secondo una linea continua, per aggregazione, ma anche secondo una linea discontinua, dialettica. Fatti storici, dunque. La storia introduce nel genere del romanzo la vita accaduta e «riconosciuta», con tutti i suoi risvolti, di costumi, riti, tradizioni, canti, paesaggi, idee, espressioni, quotidianità. La storia coglie l’uomo e le sue azioni non tanto introspettivamente, quanto nei rapporti reciproci, nonché nelle cause e nelle conseguenze degli atteggiamenti e degli eventi. La storia interpreta, mirando alla verità oggettiva, l’uomo e le sue azioni e genera un senso delle cose più profondo ed esatto. Perciò la drammaticità –25–

Il carattere essenziale del romanzo è la drammatizzazione. I fatti vengono<br />

presentati secondo un intreccio che, sia pure intersecandosi con altri <strong>di</strong><br />

minore importanza, attira l’attenzione del lettore, dall’inizio fino al compimento<br />

della vicenda, sulla figura del protagonista.<br />

Quanto più questi esemplarizza moti spirituali e azioni proprie dell’uomo,<br />

cogliendolo nel suo sforzo <strong>di</strong> superare quanto <strong>di</strong> contrastante o <strong>di</strong><br />

avverso esse contengono, tanto più il romanzo è «romanzo».<br />

In un certo senso drammatizzazione è sinonimo <strong>di</strong> realismo. Il lettore del<br />

romanzo deve riuscire a vedere nei personaggi della vicenda se stesso almeno<br />

in parte e vedere nell’esistenza e nelle <strong>di</strong>fficoltà che quelli affrontano<br />

le vicissitu<strong>di</strong>ni che la esistenza quoti<strong>di</strong>anamente offre a lui.<br />

Questo riconoscersi nella trama e nell’eroe garantisce la vali<strong>di</strong>tà del<br />

romanzo. Il lettore, tuttavia, non identifica, soltanto, nel protagonismo mitografico<br />

se stesso qual è nel suo vivere quoti<strong>di</strong>ano, ma rivive attraverso il<br />

sbagliata: nonostante sia un Inglese della classe <strong>di</strong>rigente, si ritrova a indossare il kit, ad ascoltare<br />

le persone parlare in Gaelico e a lottare a fianco degli Highlanders. Il romanzo introduce il lettore<br />

alle gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>visioni della Scozia, Whigs e Tories, sostenitori degli Hanover e Giacobiti, Inglesi e<br />

Scozzesi. Gli stessi Scozzesi sono <strong>di</strong>visi tra i Lowlanders e gli Highlanders, <strong>di</strong>versi nello stile <strong>di</strong><br />

vita, nella cultura e nel background storico. È un esempio <strong>di</strong> romanzo storico: la storia <strong>di</strong> Edward<br />

si svolge sullo sfondo <strong>di</strong> eventi storici effettivamente accaduti. I personaggi storici si confrontano<br />

con personaggi inventati, però essenzialmente rappresenttativi dell’epoca.<br />

Nonostante la fama <strong>di</strong> Scott come narratore <strong>di</strong> ballate tra<strong>di</strong>zionali (Minstrelsy Of The<br />

Scottish Border), l’elemento tra<strong>di</strong>zionale celtico del romanzo <strong>di</strong> Waverly è spesso sottovalutato.<br />

A partire dal capitolo 8, in cui Waverly ottiene una licenza dal suo reggimento per fare visita al<br />

Barone <strong>di</strong> Bradwar<strong>di</strong>ne, nello Perthshire, Scott ci introduce nelle Highlands, territorio aspro e in<br />

pieno contrasto con le Lowlands. La prima voce che Edward ode appena entrato nella mansione<br />

del barone è quella <strong>di</strong> un buffone al servizio della famiglia che intona un’antica filastrocca scozzese.<br />

Il personaggio è visto come custode della memoria collettiva, come una continuazione del<br />

Minstrelsy of the Scottish Border. Quando poi la mansione viene <strong>di</strong>strutta dalle truppe inglesi,<br />

Edward si ritrova ad ascoltare, immerso tra le rovine, il canto del buffone David, che, intonando<br />

un’antica canzone scozzese, rappresenta la forza e la tenacia della tra<strong>di</strong>zione popolare <strong>di</strong> fronte<br />

all’invasione <strong>di</strong>struttiva degli inglesi.<br />

Nei capitoli successivi, il personaggio <strong>di</strong> Edward incontra Alice, una donna che, servendogli<br />

la colazione, intona un’antica canzone gaelica. Al contempo, alla corte dei MacIvor, i clansmen si<br />

esercitano al suono delle bagpipe. Tra gli altri personaggi incontrati lungo il cammino, vi è Flora,<br />

l’arpista che ama la musica celtica, che suona avvolta nella nebbia su una collina. Flora rappresenta<br />

l’arcaico, la musica che si fonde con la natura. È evidente che, nel romanzo <strong>di</strong> Waverly,<br />

tra le intenzioni meno <strong>di</strong>chiarate <strong>di</strong> Scott, vi è la necessità <strong>di</strong> condurrre il lettore attraverso la<br />

conoscenza della reale cultura scozzese che Scott contrappone a quella inglese, e facendo parlare<br />

i personaggi inglesi in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo e astio per un qualcosa <strong>di</strong> antico e incomprensibile.<br />

Nonostante la conoscenza approfon<strong>di</strong>ta delle ballate delle Lowlands, nel romanzo Waverly,<br />

Scott ci lascia un affresco malinconico <strong>di</strong> una cultura oppressa, fatta <strong>di</strong> buffoni, bar<strong>di</strong> e arpisti.<br />

(Cfr. http://www.celticworld.it)<br />

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