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lanato militare, la determinazione delle diocesi, la nomina di vescovi e parroci. In questa materia, in cambio dell’impegno dello Stato a continuare a contribuire al loro sostentamento, lo Stato otteneva dalla Chiesa poteri determinanti di controllo potendo sia sollevare “ragioni di carattere politico” contro le nomine, sia, addirittura, ottenere la rimozione dei parroci “sopraggiungendo gravi ragioni” comunicate dal governo alle autorità ecclesiastiche. Seguivano una serie di disposizioni che ampliavano il riconoscimento della personalità giuridica degli enti ecclesiastici (restituendola a quelle associazioni religiose soppresse dalla legislazione postunitaria), garantivano specifiche agevolazioni fiscali, attribuivano effetti civili ai matrimoni celebrati secondo il diritto della Chiesa e alle decisioni ecclesiastiche sulla nullità dei matrimoni stessi, attraverso il filtro formale delle Corti d’appello, estendevano a tutti i gradi di istruzione l’insegnamento della religione cattolica già impartito nelle scuole elementari (obbligatorio con possibilità di esonero) e garantivano la parità di condizioni negli esami di Stato tra candidati di scuole governative e di scuole cattoliche, subordinavano al controllo della S. Sede le nomine dei professori dell’Università cattolica di Milano, riconoscevano onorificenze e titoli nobiliari pontifici, garantivano alle organizzazioni di Azione Cattolica la sussistenza e una certa autonomia sotto il controllo dei vescovi, vietavano al clero di iscriversi o militare in partiti politici. Alla conclusione dei Patti, la cosiddetta Conciliazione, i fascisti e Mussolini se ne fecero un grande ed esclusivo merito; l’antifascismo, anche cattolico, attribuì tutto il demerito di una transazione giudicata negativamente (anche perché rafforzava il regime all’interno e la sua immagine all’estero) ai medesimi. Il papa parlò del Duce come dell’uomo della Provvidenza, e lo contrappose agli “sgovernamenti” dell’Italia liberale. In realtà i Patti del Laterano furono il coronamento di un lento processo che dall’inizio del ’900 aveva visto il papato e la classe politica liberale collaborare nel timore che la situazione politico-sociale avesse sbocchi tali da capovolgere l’ordine costituito, e che, dopo le convergenze parallele giolittiane e gli stretti rapporti tra Salandra e Benedetto XV, resi più intensi dalla Grande Guerra, aveva trovato un suo primo, concreto sbocco nelle intese tra Orlando e l’inviato del Vaticano mons. Cerretti, che a Parigi, nel giugno 1919, convennero su una riappacificazione fondata su un trattato e su un concordato. Fu l’opposizione di Vittorio Emanuele III a far fallire l’operazione che, peraltro, venne ripresa da Nitti. – 234 –
Vero merito di Mussolini fu quello di convincere la monarchia ad aderire a una Conciliazione con il papato che i Savoia ritenevano un’abdicazione di quelle tradizioni, riassunte dalla legge delle guarentigie del 1871, che avevano segnato la nascita sabauda del Regno d’Italia. Il paradosso della Costituzione del 1948 fu, appunto, quello di affiancare a una serie di norme molto avanzate in materia di libertà religiosa, la difesa dei privilegi concordatari, dando origine a una serie di gravi contraddizioni che scoppiarono al momento dell’introduzione del divorzio e del successivo referendum popolare e che sono state superate solo nella seconda metà degli anni Ottanta, con il sostanziale cambiamento del sistema concordatario, e con la stipula di intese anche con confessioni diverse dalla cattolica. La discussione sull’articolo 5 (poi 7) per inserire i Patti Lateranensi all’interno della Costituzione comincia il 21 novembre 1946 nella Prima Sottocommissione; il 4 marzo 1947 si sposta nell’Assemblea Costituente e si conclude con il voto finale il 25 marzo. L’intervento di Palmiro Togliatti all’Assemblea Costituente il 25 marzo 1947 PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l’onorevole Togliatti. Ne ha facoltà. TOGLIATTI: (Segni di attenzione). Signor presidente, signore, onorevoli colleghi. Siamo giunti al termine non di una lotta, ma di un dibattito, di una discussione elevata, ardente, appassionata, la quale ha profondamente interessato non soltanto questa Assemblea, ma tutto il Paese. Arrivati a questo punto, una dichiarazione, non direi di voto, ma tale che precisi la posizione politica dei differenti partiti, è doverosa, e noi ringraziamo il nostro presidente di averci permesso di fare questa dichiarazione in questo modo, affinché essa possa essere abbastanza ampia e motivata, tale da non lasciare nessun dubbio in nessuno. Doverosa è la dichiarazione di voto, da parte nostra, di fronte all’Assemblea, doverosa di fronte al nostro partito, doverosa di fronte alle masse di lavoratori e cittadini che ci seguono, che ci hanno dato la loro fiducia, mandandoci qui come rappresentanti della nazione. L’articolo che sta davanti a noi consta di tre parti. A proposito della terza, il nostro gruppo ha presentato degli emendamenti, anzi un emendamento, il quale potrà essere concordato e posto ai voti insieme con l’emendamento presentato da altri autorevoli colleghi. – 235 –
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Vero merito <strong>di</strong> Mussolini fu quello <strong>di</strong> convincere la monarchia ad aderire<br />
a una Conciliazione con il papato che i Savoia ritenevano un’ab<strong>di</strong>cazione<br />
<strong>di</strong> quelle tra<strong>di</strong>zioni, riassunte dalla legge delle guarentigie del 1871,<br />
che avevano segnato la nascita sabauda del Regno d’Italia. Il paradosso<br />
della Costituzione del 1948 fu, appunto, quello <strong>di</strong> affiancare a una serie <strong>di</strong><br />
norme molto avanzate in materia <strong>di</strong> libertà religiosa, la <strong>di</strong>fesa dei privilegi<br />
concordatari, dando origine a una serie <strong>di</strong> gravi contrad<strong>di</strong>zioni che scoppiarono<br />
al momento dell’introduzione del <strong>di</strong>vorzio e del successivo referendum<br />
popolare e che sono state superate solo nella seconda metà degli anni<br />
Ottanta, con il sostanziale cambiamento del sistema concordatario, e con la<br />
stipula <strong>di</strong> intese anche con confessioni <strong>di</strong>verse dalla cattolica.<br />
La <strong>di</strong>scussione sull’articolo 5 (poi 7) per inserire i Patti Lateranensi<br />
all’interno della Costituzione comincia il 21 novembre 1946 nella Prima<br />
Sottocommissione; il 4 marzo 1947 si sposta nell’Assemblea Costituente e<br />
si conclude con il voto finale il 25 marzo.<br />
L’intervento <strong>di</strong> Palmiro Togliatti all’Assemblea Costituente<br />
il 25 marzo 1947<br />
PRESIDENTE: Ha chiesto <strong>di</strong> parlare l’onorevole Togliatti. Ne ha facoltà.<br />
TOGLIATTI: (Segni <strong>di</strong> attenzione). Signor presidente, signore, onorevoli<br />
colleghi. Siamo giunti al termine non <strong>di</strong> una lotta, ma <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito, <strong>di</strong><br />
una <strong>di</strong>scussione elevata, ardente, appassionata, la quale ha profondamente<br />
interessato non soltanto questa Assemblea, ma tutto il Paese.<br />
Arrivati a questo punto, una <strong>di</strong>chiarazione, non <strong>di</strong>rei <strong>di</strong> voto, ma tale che<br />
precisi la posizione politica dei <strong>di</strong>fferenti partiti, è doverosa, e noi ringraziamo<br />
il nostro presidente <strong>di</strong> averci permesso <strong>di</strong> fare questa <strong>di</strong>chiarazione in<br />
questo modo, affinché essa possa essere abbastanza ampia e motivata, tale da<br />
non lasciare nessun dubbio in nessuno.<br />
Doverosa è la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> voto, da parte nostra, <strong>di</strong> fronte all’Assemblea,<br />
doverosa <strong>di</strong> fronte al nostro partito, doverosa <strong>di</strong> fronte alle masse<br />
<strong>di</strong> lavoratori e citta<strong>di</strong>ni che ci seguono, che ci hanno dato la loro fiducia,<br />
mandandoci qui come rappresentanti della nazione.<br />
L’articolo che sta davanti a noi consta <strong>di</strong> tre parti. A proposito della<br />
terza, il nostro gruppo ha presentato degli emendamenti, anzi un emendamento,<br />
il quale potrà essere concordato e posto ai voti insieme con l’emendamento<br />
presentato da altri autorevoli colleghi.<br />
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