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cezione del mondo economico, non individualistica, né atomistica, ma fondata sul principio della solidarietà e sul prevalere delle forze del lavoro: è il caso della nuova concezione e dei limiti del diritto di proprietà. Se questa confluenza di due diverse concezioni su un terreno ad esse comuni volete qualificarla come “compromesso” fate pure. Per me si tratta invece di qualcosa di molto più nobile ed elevato, della ricerca di quella unità che è necessaria per fare la Costituzione di tutti i lavoratori italiani”. E i fatti sembrano dare ragione a Togliatti: assieme ai cattolici si è fatta la Repubblica, assieme si vota una carta costituzionale degna di un paese libero e giusto, di una repubblica fondata sul lavoro e sui valori della Resistenza. Togliatti è sincero. Egli vede nel rapporto con la Democrazia Cristiana la struttura portante della democrazia post-fascista. Il dono più prezioso e più discusso di Togliatti ai cattolici è l’articolo 7 della Costituzione, che porta pari pari, nel nuovo patto sociale, il Concordato stipulato sotto il fascismo tra stato e chiesa a netto vantaggio di quest’ultima. Alleato con Nenni nel Fronte popolare, Togliatti viene sconfitto alle elezioni del 1948 ed estromesso dal governo. Sempre nel 1948 viene ferito in un attentato. Lascia (con scandalo) la sua prima moglie per Nilde Jotti. Approva la repressione armata in Ungheria. Fedele all’Italia e all’Urss (da cui il Pci riceve ingenti finanziamenti), nel 1956 (VIII congresso) fu vivace fautore della “destalinizzazione” e lanciò la linea della “via italiana al socialismo”: “un regime di democrazia progressiva che attuasse un complesso di riforme della struttura economica e sociale, facendo accedere alla direzione del paese tutte le forze delle masse lavoratrici”. Togliatti muore nel 1964 a Yalta (Urss) per ictus cerebrale, lasciando incompiuto un celebre memoriale nel quale ribadiva la “via italiana al socialismo” e il rifiuto di ogni modello predeterminato di socialismo. Ai suoi funerali a Roma un milione di persone, una manifestazione di popolo che segna il costume italiano. Il suo Pci sopravviverà per altri 25 anni. Bibliografia: PAOLO SPRIANO, Storia del Partito Comunista Italiano, vol. V-VI, Torino 1973. GIORGIO BOCCA, Palmiro Togliatti, Bari 1973. – 232 –

I Patti Lateranensi Stipulati l’11 febbraio 1929, stabilirono il mutuo riconoscimento tra il Regno d’Italia e la Città del Vaticano. Presero il nome dal palazzo di S. Giovanni in Laterano, in cui avvenne la firma degli accordi. Furono negoziati tra il Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per conto della Santa Sede e Benito Mussolini, capo del Fascismo e Primo Ministro italiano. I patti sono costituiti da due strumenti diplomatici distinti: • un trattato che riconosce l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede e che crea lo Stato della Città del Vaticano (uno degli allegati a questo trattato è una convenzione finanziaria per ricompensare la Santa Sede delle perdite subite nel 1870); • un concordato che definisce le relazioni civili e religiose in Italia tra la Chiesa e il Governo (prima d’allora, cioè dalla nascita del Regno d’Italia, sintetizzate nel motto: “Libera Chiesa in libero Stato”). I 27 articoli del trattato definivano le modalità di esecuzione di tali impegni, la posizione del pontefice (la cui persona “sacra ed inviolabile” era protetta alla pari di quella del re), la cittadinanza dei sudditi del papa, le prerogative degli enti centrali di governo della Chiesa, la proprietà delle basiliche romane e della villa di Castel Gandolfo, il libero accesso ai Musei vaticani, i privilegi dei diplomatici pontifici e di quelli accreditati presso la S. Sede, gli onori dovuti ai cardinali, la neutralità dello Stato vaticano e l’impegno della Chiesa a non prendere parte a “competizioni temporali” tra Stati e a conferenze internazionali aventi lo stesso oggetto; da segnalare il secondo comma dell’art. 23 che dava piena e immediata efficacia civile in Italia alle sentenze e ai provvedimenti amministrativi ecclesiastici in materia spirituale e disciplinare che colpivano chierici e religiosi. Si trattava di un vero e proprio braccio secolare che si collegava all’art. 5 del Concordato, il quale imponeva l’estromissione da uffici o impieghi “a contatto immediato col pubblico” di sacerdoti apostati o colpiti da pene ecclesiastiche. Il Concordato, costituito da 43 articoli, dopo aver richiamato il principio statutario della religione cattolica come sola religione dello Stato, riconosceva il potere spirituale e la giurisdizione ecclesiastica (cui lo Stato assicurava il proprio braccio) il carattere sacro di Roma, la libertà di comunicazione con il mondo cattolico senza ingerenza statale; regolava lo status del clero, la condizione degli edifici di culto, le festività religiose, il cappel- – 233 –

cezione del mondo economico, non in<strong>di</strong>vidualistica, né atomistica, ma fondata<br />

sul principio della solidarietà e sul prevalere delle forze del lavoro: è<br />

il caso della nuova concezione e dei limiti del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà. Se questa<br />

confluenza <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse concezioni su un terreno ad esse comuni volete<br />

qualificarla come “compromesso” fate pure. Per me si tratta invece <strong>di</strong><br />

qualcosa <strong>di</strong> molto più nobile ed elevato, della ricerca <strong>di</strong> quella unità che è<br />

necessaria per fare la Costituzione <strong>di</strong> tutti i lavoratori italiani”.<br />

E i fatti sembrano dare ragione a Togliatti: assieme ai cattolici si è fatta<br />

la Repubblica, assieme si vota una carta costituzionale degna <strong>di</strong> un paese<br />

libero e giusto, <strong>di</strong> una repubblica fondata sul lavoro e sui valori della Resistenza.<br />

Togliatti è sincero. Egli vede nel rapporto con la Democrazia Cristiana<br />

la struttura portante della democrazia post-fascista.<br />

Il dono più prezioso e più <strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> Togliatti ai cattolici è l’articolo 7<br />

della Costituzione, che porta pari pari, nel nuovo patto sociale, il Concordato<br />

stipulato sotto il fascismo tra stato e chiesa a netto vantaggio <strong>di</strong> quest’ultima.<br />

Alleato con Nenni nel Fronte popolare, Togliatti viene sconfitto alle<br />

elezioni del 1948 ed estromesso dal governo. Sempre nel 1948 viene ferito<br />

in un attentato. Lascia (con scandalo) la sua prima moglie per Nilde Jotti.<br />

Approva la repressione armata in Ungheria. Fedele all’Italia e all’Urss (da<br />

cui il Pci riceve ingenti finanziamenti), nel 1956 (VIII congresso) fu vivace<br />

fautore della “destalinizzazione” e lanciò la linea della “via italiana al socialismo”:<br />

“un regime <strong>di</strong> democrazia progressiva che attuasse un complesso <strong>di</strong><br />

riforme della struttura economica e sociale, facendo accedere alla <strong>di</strong>rezione<br />

del paese tutte le forze delle masse lavoratrici”. Togliatti muore nel 1964 a<br />

Yalta (Urss) per ictus cerebrale, lasciando incompiuto un celebre memoriale<br />

nel quale riba<strong>di</strong>va la “via italiana al socialismo” e il rifiuto <strong>di</strong> ogni modello<br />

predeterminato <strong>di</strong> socialismo. Ai suoi funerali a Roma un milione <strong>di</strong> persone,<br />

una manifestazione <strong>di</strong> popolo che segna il costume italiano. Il suo Pci<br />

sopravviverà per altri 25 anni.<br />

Bibliografia:<br />

PAOLO SPRIANO, Storia del Partito Comunista Italiano, vol. V-VI, Torino<br />

1973.<br />

GIORGIO BOCCA, Palmiro Togliatti, Bari 1973.<br />

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