MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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13.01.2013 Views

Da parte mia non mi preoccupo della morte, poiché tutti gli uomini sono mortali e sebbene io sia donna, pure ho altrettanto coraggio, necessario per la mia posizione, quanto ne ebbe mio padre. Io sono la vostra regina consacrata. Non verrò mai costretta a fare nulla con la violenza. Ringrazio Dio di essere dotata di qualità tali che, se venissi scacciata dal regno, in sottoveste, sarei in grado di vivere in qualunque luogo della cristianità. Questa appropriazione di autorità maschile mettendo in evidenza doti femminili può essere osservata anche nell’analisi di alcuni ritratti commissionati dalla regina con l’evidente scopo di comunicare un messaggio “politico”. Per esempio nel Ritratto dell’Arcobaleno – sempre trovato da G. Conti –, attribuito a Marcus Gheeraerts o Isaac Oliver (1600), possono essere rintracciati diversi simboli che esaltano il modo di governare della regina che vengono espressi attraverso la giovinezza e bellezza della sovrana (in realtà ormai settantenne) e la sontuosità dei suoi vestiti e gioielli. ____ ____ ____ Ritorniamo alle parole di V. Woolf sulla storia delle donne nella letteratura con la disanima di un’altra grande scrittrice del Seicento, Aphra Behn, che come Anna Askew ci piace considerare una “sorella di Shakespeare”, cioè una donna che ha osato scrivere in tempi estremamente ostili alle rappresentanti di questo genere. Questa insigne autrice, nata probabilmente nel 1640 e morta nel 1689, è stata messa a confronto con Daniel Defoe nel corso del programma 2005-2006. La Woolf afferma con indubbio orgoglio: E tutte le donne insieme dovrebbero cospargere di fiori la tomba di Aphra Behn [...] poiché fu lei a guadagnarci il diritto di pensare ciò che ci pare. È lei quella donna ombrosa e amorosa – che mi permette di dirvi questa sera, senza troppo fantasticare: potete guadagnare cinquecento sterline l’anno con la sola vostra intelligenza. 19 La Behn è generalmente considerata la prima scrittrice professionista, cioè la prima ad aver guadagnato dei soldi scrivendo. Apparteneva alla classe media e probabilmente, dopo essere rimasta vedova (si pensa che suo marito fosse un mercante olandese), ebbe contatti con la corte di Carlo II, che la usò come spia ad Anversa. Poiché non venne pagata per questo lavoro e rischiava di finire nella prigione per debiti, cercò di guadagnare i 19 Virginia Woolf, Una Stanza Tutta per Sé, op. cit., pp. 73-74. – 126 –

soldi che le erano necessari scrivendo. La sua fu una vasta produzione principalmente di commedie, scritte nello stile leggero e licenzioso del teatro della Restaurazione. Nel 1663 scrisse anche un romanzo, Oroonoko, or the History of the Royal Slave, che presenta molti punti originali. Sembra che avesse fatto un viaggio nel Surinam, una colonia nelle Indie occidentali, quando era giovane e che in questa opera volesse tradurre le sue esperienze dirette. Ed è a questo punto che si fanno interessanti scoperte: viene a cadere uno dei miti più radicati della storia della letteratura inglese. Defoe non fu il “padre” del romanzo inglese ma – come sovente accade per ogni nuovo genere – si inserì in una tradizione già esistente, di cui Aphra Behn è stata un’insigne rappresentante e da cui lui mediò molti tratti. Prima di lui una serie di donne, tra le quali Aphra Behn è il nome più noto, delinearono questo nuovo genere letterario e crearono un pubblico di novel readers, venendo incontro alle esigenze culturali della borghesia dell’epoca che, ovviamente, si sentiva meglio rappresentata nel romanzo che nella commedia della Restaurazione di ispirazione francese. Nel romanzo, di cui ci siamo occupati con la classe, la Behn, sebbene influenzata dal teatro dell’età augustea, sviluppò però motivi e stilemi del tutto originali. Per esempio diede forma a una voce narrativa che suggeriva vicinanza con il lettore poiché si rivolgeva a lui con espressioni tratte dalla conversazione e sosteneva di aver raccontato la storia di Oroonoko più volte oralmente. Il narratore è partecipe della storia, ma dispiega una certa ambiguità nei confronti del protagonista, un africano di stirpe reale, reso schiavo dagli inglesi: da una parte, ben consapevole degli oltraggi inflitti a questa persona, dichiara che farà di tutto per aiutarlo, dall’altra, di fatto, pur non identificandosi mai con i colonizzatori, non farà niente per salvarlo. Per i motivi esposti la Behn ha anticipato il narratore omnisciente del Settecento e Ottocento e ha raccontato la storia in prima persona – come testimone degli eventi – non diversamente da quanto succede in Robinson Crusoe. Altre caratteristiche che la configurano come un’anticipatrice sono che dichiara che sta scrivendo una “storia vera”, affermazione che verrà più tardi ribadita da D. Defoe nel suo primo romanzo, nel 1719. Inoltre, come il suo illustre collega nella storia della fiction, la scrittrice dimostra una grande attenzione ai dettagli realistici collegati con il paesaggio e i personaggi di Oroonoko, concedendo molto allo spazio in cui si svolge la storia e collocandola in un tempo definito, che è quello dei trasferimenti forzati dei neri dall’Africa alle Americhe compiuti dagli inglesi. Altra caratteristica che ne fece una narratrice – 127 –

sol<strong>di</strong> che le erano necessari scrivendo. La sua fu una vasta produzione principalmente<br />

<strong>di</strong> comme<strong>di</strong>e, scritte nello stile leggero e licenzioso del teatro<br />

della Restaurazione.<br />

Nel 1663 scrisse anche un romanzo, Oroonoko, or the History of the<br />

Royal Slave, che presenta molti punti originali. Sembra che avesse fatto un<br />

viaggio nel Surinam, una colonia nelle In<strong>di</strong>e occidentali, quando era giovane<br />

e che in questa opera volesse tradurre le sue esperienze <strong>di</strong>rette. Ed è a<br />

questo punto che si fanno interessanti scoperte: viene a cadere uno dei miti<br />

più ra<strong>di</strong>cati della storia della letteratura inglese. Defoe non fu il “padre”<br />

del romanzo inglese ma – come sovente accade per ogni nuovo genere – si<br />

inserì in una tra<strong>di</strong>zione già esistente, <strong>di</strong> cui Aphra Behn è stata un’insigne<br />

rappresentante e da cui lui me<strong>di</strong>ò molti tratti. Prima <strong>di</strong> lui una serie <strong>di</strong><br />

donne, tra le quali Aphra Behn è il nome più noto, delinearono questo<br />

nuovo genere letterario e crearono un pubblico <strong>di</strong> novel readers, venendo<br />

incontro alle esigenze culturali della borghesia dell’epoca che, ovviamente,<br />

si sentiva meglio rappresentata nel romanzo che nella comme<strong>di</strong>a della Restaurazione<br />

<strong>di</strong> ispirazione francese. Nel romanzo, <strong>di</strong> cui ci siamo occupati<br />

con la classe, la Behn, sebbene influenzata dal teatro dell’età augustea, sviluppò<br />

però motivi e stilemi del tutto originali. Per esempio <strong>di</strong>ede forma a<br />

una voce narrativa che suggeriva vicinanza con il lettore poiché si rivolgeva<br />

a lui con espressioni tratte dalla conversazione e sosteneva <strong>di</strong> aver<br />

raccontato la storia <strong>di</strong> Oroonoko più volte oralmente. Il narratore è partecipe<br />

della storia, ma <strong>di</strong>spiega una certa ambiguità nei confronti del protagonista,<br />

un africano <strong>di</strong> stirpe reale, reso schiavo dagli inglesi: da una parte,<br />

ben consapevole degli oltraggi inflitti a questa persona, <strong>di</strong>chiara che farà <strong>di</strong><br />

tutto per aiutarlo, dall’altra, <strong>di</strong> fatto, pur non identificandosi mai con i colonizzatori,<br />

non farà niente per salvarlo. Per i motivi esposti la Behn ha anticipato<br />

il narratore omnisciente del Settecento e Ottocento e ha raccontato<br />

la storia in prima persona – come testimone degli eventi – non <strong>di</strong>versamente<br />

da quanto succede in Robinson Crusoe. Altre caratteristiche che la<br />

configurano come un’anticipatrice sono che <strong>di</strong>chiara che sta scrivendo una<br />

“storia vera”, affermazione che verrà più tar<strong>di</strong> riba<strong>di</strong>ta da D. Defoe nel suo<br />

primo romanzo, nel 1719. Inoltre, come il suo illustre collega nella storia<br />

della fiction, la scrittrice <strong>di</strong>mostra una grande attenzione ai dettagli realistici<br />

collegati con il paesaggio e i personaggi <strong>di</strong> Oroonoko, concedendo<br />

molto allo spazio in cui si svolge la storia e collocandola in un tempo definito,<br />

che è quello dei trasferimenti forzati dei neri dall’Africa alle Americhe<br />

compiuti dagli inglesi. Altra caratteristica che ne fece una narratrice<br />

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