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MISCELLANEA 2005 2006.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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sbarco <strong>di</strong> Anzio Nettuno fu presa e perduta più volte dagli alleati): 41 «Durante<br />

questa guerra mi ricordo che gli Angloamericani sbarcarono a Nettuno e che<br />

molto silenziosamente la mattina dopo li abbiamo trovati nel nostro paese,<br />

quasi nelle nostre abitazioni. Fummo costretti, dopo un mese, a lasciare casa,<br />

quando i tedeschi occuparono Nettuno».<br />

La signora Silvana R. (risposta n. 6) ricorda della sua infanzia il tempo<br />

trascorso nei rifugi sotterranei («ciò che più mi è rimasto impresso è che<br />

in quel periodo noi ragazzini non andavamo a scuola e stavamo molte ore<br />

nei rifugi sotterranei, dove invece i nostri genitori ci raggiungevano solo<br />

quando suonava l’allarme che segnava l’arrivo dei cacciabombar<strong>di</strong>eri»).<br />

Anche le violenze dei soldati hanno segnato la memoria dei nonni. Il<br />

signor Angelo F. (risposta n. 15) ricorda la prepotenza dell’occupante tedesco:<br />

«Mi trovavo sempre in via Nomentana, nei pressi della mia abitazione,<br />

quando vi<strong>di</strong> il mio vicino <strong>di</strong> casa minacciato con una pistola da un soldato<br />

tedesco che lo obbligò a trasportare sulle spalle il suo pesante carico fino<br />

alla stazione Termini dove avrebbe dovuto prendere il treno per ritornare in<br />

Germania». Il signor Edoardo I. (risposta n. 16) ricorda anch’egli la paura<br />

che incutevano i tedeschi («Ero solo un bambino, e la guerra l’ho vissuta<br />

meno, ho ricor<strong>di</strong> molto vaghi, ma ricordo soltanto che avevo molta paura<br />

quando vedevo i tedeschi»), così come la signora Grazia Maria M. (risposta<br />

n. 2: «...la figura dei militari tedeschi <strong>di</strong> cui avevo molta paura») e la signora<br />

Helena P. (risposta n. 17: «Quando i tedeschi venivano in campagna<br />

gli uomini, le donne e i bambini scappavano nella foresta»). Quest’ultima,<br />

nella medesima risposta, ricorda anche le violenze inferte alla popolazione<br />

polacca dai soldati russi («Si <strong>di</strong>ceva che i russi fossero nostri amici, invece<br />

quando sono passati, sono rimaste violentate numerose donne e uccise tante<br />

persone. Una volta sono venuti a dormire a casa nostra. La mattina tutta la<br />

famiglia rischiò <strong>di</strong> essere fucilata per una stupida ragione: uno <strong>di</strong> loro non<br />

riusciva a trovare i guanti»). Sono risposte, queste, che ci ripresentano una<br />

delle conseguenze più gravi che portò la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale nel non<br />

sempre facile rapporto tra elemento militare e civile, ossia gli abusi e le violenze<br />

che le truppe <strong>di</strong> ogni colore perpetrarono ai danni delle inermi popolazioni.<br />

Soprattutto i tedeschi, allorché l’esito della guerra era ormai compro-<br />

41 Sullo sbarco <strong>di</strong> Anzio vd. Vincenzo Mantovani, Lo sbarco <strong>di</strong> Anzio, in Enzo Biagi, La<br />

Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Una storia <strong>di</strong> uomini, vol. VI La controffensiva alleata, cit., pp. 1801-<br />

1821; G.A. Sheperd, La campagna d’Italia 1943-1945, trad. <strong>di</strong> Carlo Emanuele Gallotti, Garzanti,<br />

Milano 1975, pp. 243-272 (rileva le carenze e gli errori dell’alto comando alleato, come l’insufficiente<br />

copertura aerea durante lo sbarco).<br />

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