La lettera di patronage e l'impatto sull'indebitamento dell'ente locale ...

ANNO XIX - APRILE 2012 N. 4 - DIREZIONE E REDAZIONE STRADA 1 PALAZZO F6 20090 MILANOFIORI ASSAGO
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00129481
Azienditalia
Mensile di organizzazione, bilancio, gestione e controllo degli enti locali
5 000001 294816
4
2012
La lettera di patronage
e l’impatto sull’indebitamento dell’ente locale
Semplificazione documentale,
un “cantiere” sempre aperto
Definizione e ammissibilità
delle spese di rappresentanza
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Bilancio e contabilità
Analisi di bilancio
Analisi degli equilibri di bilancio degli enti locali con l’utilizzo dei flussi pluriennali
di cassa. Un’analisi empirica
di Diego Mazzotta ................................................................................. 281
Gestione finanziaria
Indebitamento - Garanzie
La lettera di patronage e l’impatto sull’indebitamento dell’ente locale
di Daniela Ghiandoni ............................................................................. 288
Spese delle pubbliche amministrazioni
Definizione, ammissibilità, riduzione e gestione delle spese di rappresentanza
di Massimo Pollini ................................................................................ 295
Obiettivi e vincoli
Il patto di stabilità interno per il triennio 2012-2014
di Francesco Bruno ................................................................................ 300
Organizzazione
Semplificazione amministrativa
Semplificazione documentale, un ‘‘cantiere’’ sempre aperto
di Francesco Tentoni .............................................................................. 312
Servizi
Servizi pubblici locali
Sportello unico: le novità del 2011
di Claudio Facchini ................................................................................ 318
Rubriche
Sintesi e commenti
Giurisprudenza in materia contabile
di Giancarlo Astegiano ............................................................................ 328
Documenti in sintesi
Legislazione e prassi
Osservatorio normativo
a cura di di Francesco Bruno .................................................................... 335
Adempimenti e scadenze
Memo
Indici
..................... ..................................................................................................
Sommario
L’agenda di maggio
a cura di di Francesco Bruno .................................................................... 354
Indice analitico .................................................................................... 358
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4/2012 279
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Mensile di organizzazione, bilancio,
gestione e controllo degli enti locali
EDITRICE
Wolters Kluwer Italia S.r.l.
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Analisi di bilancio
Analisi degli equilibri di bilancio
degli enti locali con l’utilizzo
dei flussi pluriennali di cassa.
Un’analisi empirica
di Diego Mazzotta
Funzionario Servizi finanziari Comune di Lecce
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Premessa
Negli ultimi anni la gestione della cassa degli enti locali ha assunto un’importanza crescente
nell’ambito del controllo degli equilibri finanziari. In questo senso l’analisi pluriennale della
liquidità è lo strumento più efficace per valutare l’effettivo stato di salute finanziaria di un
ente locale. Utilizzando una metodologia proposta in un precedente intervento, e
attraverso l’estrapolazione dei dati concreti di 12 comuni, se ne analizzano gli aspetti
essenziali dei rispettivi bilanci, e sulla base dei risultati emersi si sviluppano alcune
considerazioni sulla situazione finanziaria di ciascuno di essi
In un precedente lavoro (1) era stata avanzata una
proposta operativa di analisi di bilancio degli enti
locali, ispirata a un’esigenza di standardizzazione
delle metodologie di verifica dello stato di salute
degli enti pubblici in generale, e locali nello specifico.
In questo senso si concentrava l’attenzione su
valori consuntivi di cassa, piuttosto che previsionali
e/o consuntivi di competenza. L’ipotesi di lavoro
era che una base temporale allargata di 5 anni
‘‘normalizza’’ i picchi di cassa sia positivi che negativi
di spese e entrate, e determina vari risultati
cumulativi grazie ai quali possono essere effettuate
delle analisi finanziarie standard da parte degli organi
di controllo, oltre che interne e di benchmarking
con enti similari.
L’obiettivo del presente intervento è quello di verificare
con un caso concreto di bilanci di 12 enti locali
la metodologia proposta, con un approccio rivolto
all’utilizzo di dati attendibili e facilmente disponibili.
Il concetto di attendibilità riguarda la scelta di focalizzare
l’attenzione sulle dinamiche di cassa, che
rappresentano valori incontrovertibili, ‘‘sterilizzano’’
l’oggetto dell’analisi e favoriscono lo sviluppo
..................... ..................................................................................................
Bilancio e contabilità
di considerazioni non inficiabili da pratiche contabili
non uniformi.
La disponibilità fa riferimento invece alla possibilità
di reperimento facile e immediato delle informazioni
necessarie allo scopo; nel caso specifico il sito
http://finanzalocale.interno.it/ consente di estrapolare
i dati dei certificati consuntivi di tutti gli enti
locali.
La metodologia di riclassificazione,
la scelta dei comuni e le fonti
di estrapolazione dei dati
La scelta dei 12 Comuni su cui concentrare l’analisi
è stata consapevolmente indotta dalle informazioni
diffuse a livello nazionale su alcuni enti notoriamente
in difficoltà; gli altri enti sono stati scelti
in modo residuale e casuale, ma in relazione a
una dimensione similare a quelli in difficoltà. Sono
state definite 4 classi di popolazione (da 0 a 10.000
abitanti, da 10.001 a 50.000 abitanti, da 50.001 a
Nota:
(1) Cfr D. Mazzotta, ‘‘L’analisi degli equilibri di bilancio degli enti locali con l’utilizzo
dei flussi pluriennali di cassa. Una proposta operativa’’ in Azienditalia n.
11/2011.
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4/2012 281
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Bilancio e contabilità
100.000 abitanti, da 100.001 a 200.000 abitanti), e
all’interno di ciascuna di esse si è cercato, per
quanto possibile, di individuare realtà territoriali
rappresentative della classica ripartizione geografica
Nord- Centro- Sud.
Allo scopo di sottolineare l’approccio esclusivamente
scientifico del lavoro, si è scelto di non pubblicizzare
il nome degli enti locali analizzati, e di
rapportare tutti gli aggregati di cassa desunti dal sito
http://finanzalocale.interno.it/ al numero di abitanti.
Le grandezze finanziarie sono quindi tutte
espresse in termini pro-capite, e tale aspetto ne facilita
nel contempo l’analisi comparata, o benchmarking,
dei bilanci degli enti.
I saldi rilevanti per l’analisi proposta sono quelli
della riclassificazione dei dati di cassa sintetizzata
nella tavola 1. La tavola 2 evidenzia le fonti da
cui sono stati attinti i dati.
Tavola 1
Riclassificazione dei dati di cassa
Gestione corrente non vincolata/libera
Entrate tributarie Titolo 1 (+)
Entrate da trasferimenti Titolo 2 (+)
Entrate extratributarie Titolo 3 (+)
Entrate correnti a investimento -
Entrate correnti gestione libera (A)
Spese correnti Titolo 1 (+)
Rimborso quote capitale debiti Titolo 3 (al
netto di anticipazioni di cassa rimborsate) (+)
Spese correnti gestione libera (B)
Saldo corrente gestione libera C = (A-B)
Entrate titolo 4/5 a finanziamento debiti
fuori bilancio o estinzione anticipata mutui
(tit. 1 intervento 8/tit. 3) D
Entrate straordinarie a finanziamento di
spese correnti (oneri di urbanizzazione,
plusvalenze) D
Saldo corrente gestione complessiva E =
(C+D)
Gestione parte capitale/vincolata
282 4/2012
Titolo 4 (al netto di riscossione di crediti)
(+)
Titolo 5 (al netto di riscossione di anticipazioni
di cassa/finanziamenti e breve) (+)
................
Cassa
anni 1/5
Cassa
anni 1/5
Entrate correnti a investimento (+)
Entrate titolo 4/5 a finanziamento debiti
fuori bilancio o estinzione anticipata mutui
(tit. 1 intervento 8/tit. 3) D (-)
Entrate straordinarie a finanziamento di
spese correnti (oneri di urbanizzazione,
plusvalenze) (-)
Entrate in conto capitale F
Titolo 2 (al netto di concessione di crediti)
Spese in conto capitale G
Saldo di parte capitale H= (F-G)
Gestione servizi c/terzi
Entrata servizi c/terzi Titolo 6
Spese servizi c/terzi Titolo 4
Saldo servizi c/terzi
Cassa
anni 1/5
Cassa
anni 1/5
Gestione movimento fondi-anticipazioni di cassa
Entrate per anticipazioni di cassa/finanziamenti
a breve (titolo 5 categoria 1, 2)
Spese per rimborso anticipazioni di cassa/finanziamenti
a breve (titolo 3 intervento
1)
Saldo anticipazioni/finanziamenti a breve
Cassa
anni 1/5
Gestione movimento fondi-concessione/riscossione di
crediti
Entrate per riscossione di crediti (titolo 5
categoria 6)
Spese per concessione di crediti (titolo 2
intervento 10)
Saldo concessione/riscossione crediti (B)
Riepilogo fondo di cassa
Fondo di cassa 31/12/2004
Riscossioni anni 1-5
Pagamenti anni 1-5
Fondo di cassa 31/12/2009
Cassa
anni 1/5

Tavola 2
Fonti dei dati contabili (sito Internet http://finanzalocale.interno.it/
Voce di bilancio Fonte
Entrate tributarie titolo 1 Quadro 2 certificato al rendiconto
Entrate da trasferimenti correnti titolo 2 Quadro 2 certificato al rendiconto
Entrate extratributarie titolo 3 Quadro 2 certificato al rendiconto
Entrate da oneri di urbanizzazione a finanziamento di spese
correnti
Quadro 2 certificato al rendiconto
Spese correnti titolo 1 Quadro 3 certificato al rendiconto
Rimborso quota capitale di debiti titolo 3 Quadro 3 certificato al rendiconto
Riscossione di crediti titolo 5 categoria 6 Quadro 2 certificato al rendiconto
Pagamento concessione di crediti titolo 2 intervento 10 Quadro 5 certificato al rendiconto
Entrate titolo 4/5 a finanziamento debiti fuori bilancio o
estinzione anticipata mutui (tit. 1 intervento 8/tit. 3)
Entrate diverse destinate a spesa corrente (diverse da oneri
di urbanizzazione)
Il ‘‘saldo corrente della gestione ordinaria/libera’’
esprime la capacità dell’ente di assicurare, con risorse
stabili e prevedibili, un flusso di liquidità bilanciato
con i tempi di pagamento delle spese correnti,
o comunque un rientro in tempi ragionevoli
dello stock di liquidità a cui si è attinto per ‘‘anticipare’’
il pagamento delle stesse (2). Lo squilibrio
di parte corrente è l’indicatore principale dell’esistenza
o meno di criticità sul bilancio di un ente locale,
e si ripercuote sulla gestione reale dei residui
attivi, sui tempi di pagamento delle spese, sulla formazione
di debiti fuori bilancio; in alcuni casi queste
difficoltà sono temporanemente celate, in termini
di liquidità, dall’utilizzo più o meno corretto della
cassa vincolata (3).
Il saldo corrente della gestione complessiva evidenzia
il risultato della gestione libera dopo l’utilizzo
di entrate straordinarie; gli oneri di urbanizzazione
Quadro 10 certificato al rendiconto. Nel 2005 e 2006 i certificati
riportano la distinzione tra riconosciuti di parte corrente
e di parte capitale. Dal 2007 i debiti fuori bilancio evidenziati
nel quadro 10, se non particolarmente rilevanti, sono
ipotizzati di parte corrente; conseguentemente, l’incasso
del relativo finanziamento rientra nel relativo saldo, nel limite
dei pagamenti in conto competenza sull’intervento 8 del
titolo 1 di spesa (oneri straordinari della gestione corrente,
quadro 4 del certificato al rendiconto)
Quadro 6 del certificato al bilancio di previsione, incrociato
con quadro 2 certificato al rendiconto (riscossioni c/competenza),
e quadro 12 (ter nel 2008, quater nel 2009) del certificato
al rendiconto
Entrate correnti destinate a spese di investimento Quadro 6 certificato al bilancio di previsione, incrociato con
quadro 12 (ter nel 2008, quater nel 2009) del certificato al
rendiconto
Entrate diverse utilizzate per il rimborso della quota di capitale
di ammortamento dei mutui e dei prestiti obbligazionari
..................... ..................................................................................................
Bilancio e contabilità
Quadro 6 del certificato al bilancio di previsione, incrociato
con quadro 2 certificato al rendiconto (riscossioni c/competenza),
e quadro 12 (ter nel 2008, quater nel 2009) del certificato
al rendiconto. L’incasso viene considerato tutto plusvalore,
a finanziamento di spese correnti)
e eventuali plusvalenze da alienazioni patrimoniali
esprimono il ricorso più o meno rilevante al patrimonio
comunale come risorsa extracaratteristica rivolta
ad assicurare l’equilibrio del bilancio corrente.
Nella costruzione dei saldi, si è ipotizzato per
tutti i Comuni la destinazione del 75%, cioè per
il massimo consentito, degli oneri di urbanizzazione
a finanziamento di spese correnti.
Il ‘‘saldo di parte capitale’’ sintetizza la capacità
Note:
(2) Ai nostri fini non è opportuno evidenziare la differenza tra incassi/pagamenti
in conto residui e competenza. Per semplicità inoltre, l’analisi della gestione
vincolata è limitata alla parte capitale del bilancio, ipotizzando dunque che nell’arco
dei 5 anni gli incassi e i pagamenti di partite vincolate di parte corrente si
equivalgano.
(3) Cfr.L. Cimbolini,, ‘‘Comuni in crisi: attenzione alle somme vincolate’’ n.
Azienditalia n. 12/2011
........................
4/2012 283
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Bilancio e contabilità
dell’ente di bilanciare l’attuazione del programma
degli investimenti con i flussi finanziari positivi
di medio termine.
Il ‘‘saldo servizi c/terzi’’ rileva eventuali ‘‘deficit
delle partite di giro’’, che si determina quando spese
effettivamente sostenute vengono coperte con accertamenti
fittizi che rimangono come residui attivi senza
poter essere mai riscossi in quanto insussistenti.
Il ‘‘saldo anticipazioni/finanziamenti a breve’’ segnala
la capacità dell’ente di reintegrare le anticipazioni
di cassa/finanziamenti a breve ottenuti dal sistema
finanziario; all’opposto il ‘‘saldo concessione/riscossione
crediti’’ indica il risultato dell’attività
di finanziamento effettuato dall’ente a favore di
soggetti terzi, con obbligo di restituzione.
I dati dei 12 Comuni e alcune
considerazioni sintetiche
La tavola 3 mostra il riepilogo dei saldi finanziari
riclassificati pro-capite dei 12 Comuni prescelti.
Tavola 3
Riepilogo dei saldi di cassa pluriennali riclassificati (pro-capite)
Comune Classe Fondo
di cassa
31/12/2004
A
Saldo
corrente
gestione
libera
B
Entrate
c/capitale
a gestione
ordinaria
C
Saldo
corrente
gestione
complessiva
D=B+C
La situazione iniziale del fondo di cassa rientra
nell’intervallo da un minimo di 4 euro pro-capite
del Comune numero 4 a 500 euro del Comune numero
3.
I Comuni numero 8 e numero 10 presentano la situazione
finanziaria più critica; il saldo corrente
della gestione libera è fortemente negativo (rispettivamente
‘‘-328’’ e ‘‘-171’’), e non riesce ad essere
controbilanciato neanche con il ricorso agli oneri
di urbanizzazione a finanziamento di spese correnti
nel massimo consentito dalla normativa. Il saldo
positivo di parte capitale, incrociato con il dato anch’esso
positivo del saldo anticipazioni, segnala un
utilizzo per cassa di entrate vincolate difficilmente
reintegrabili. Il Comune numero 8 presentava al 31
dicembre 2009 un saldo positivo delle anticipazioni/finanziamenti
a breve (cioè anticipazioni non
reintegrate) di euro ‘‘+145’’, quasi il doppio del
Comune numero 10. La situazione dell’ente è resa
ancora più grave da un saldo concessione/riscossione
di crediti negativo (‘‘-42’’); escludendo l’ipotesi
di investimento redditizio di disponibilità liquide in
Saldo
di parte
capitale
E
Saldo
partite
di giro
F
Saldo anticipazioni/finanziamenti
a breve
G
Saldo
concessione/
riscossione
crediti
H
Fondo
di cassa
31/12/2009
I=A+D+E+
F+G+H
1 0-10.000 164 -306 383 78 -394 4 149 0 0
2 0-10.000 484 287 78 365 -35 -17 0 1 798
3 0-10.000 500 78 72 150 -152 -1 0 0 498
4
5
6
7
8
9
10
11
12
284 4/2012
................
10.000-
50.000
10.000-
50.000
10.000-
50.000
50.000-
100.000
50.000-
100.000
50.000-
100.000
100.000-
200.000
100.000-
200.000
100.000-
200.000
4 -62 251 190 -281 -26 114 0 0
453 -43 120 77 -211 3 0 -26 296
318 3 96 99 -132 6 0 0 291
212 458 125 583 -550 35 0 1 280
88 -328 120 -208 54 -6 145 -42 0
28 -92 321 228 -214 11 0 18 72
40 -171 74 -98 18 13 79 0 10
70 536 155 691 41 -24 0 1 778
175 -207 276 69 -176 -4 0 24 88

eccesso, considerato il ricorso ad anticipazioni di
tesoreria, il Comune, nonostante le difficoltà di cassa,
ha concesso presumibilmente finanziamenti a
breve che non sono rientrati nelle proprie disponibilità.
La fattispecie potrebbe indicare ad esempio
difficoltà di liquidità delle società partecipate, alle
quali sono stati concessi crediti, allocati e pagati
sul titolo 2, non ancora restituiti.
I Comuni numero 12 e numero 1 presentano anch’essi
degli squilibri notevoli della parte corrente
(rispettivamente ‘‘-207’’ e ‘‘-306’’), ma a differenza
dei 2 precedenti riescono a garantirne l’equilibrio
attraverso l’incasso di risorse straordinarie legittimamente
destinate a spese correnti; è una situazione
ammessa dalla normativa, ma che dovrebbe comunque
essere analizzata attentamente dagli amministratori,
in quanto eventuali mutamenti delle prospettive
economiche, che impattano ad esempio
sul mercato dell’edilizia, potrebbero fare emergere
le difficoltà del bilancio, per ora celate da disponibilità
di entrate straordinarie più che sufficienti. Proprio
quest’utilizzo massiccio di risorse estranee alla
gestione caratterisitca/ordinaria a garanzia dell’equilibrio
di parte corrente provoca pesanti conseguenze
sul Comune numero 1, che presenta un saldo
di parte capitale fortemente negativo; è plausibile
che il deciso impulso dato agli investimenti, correlato
all’utilizzo di oneri di urbanizzazione a spesa
corrente, abbia provocato forti tensioni sull’equilibrio
generale del bilancio. La considerazione è supportata
dal saldo positivo (‘‘+149’’) delle anticipazioni/finanziamenti
a breve, e conseguentemente
dal fondo di cassa azzerato. Le stesse identiche considerazioni
valgono per il Comune numero 4, che
apparentemente presenta una situazione meno critica
sul saldo corrente della gestione libera (‘‘-62); il
fondo di cassa iniziale (‘‘+4) era però già rappresentativo
di una tensione sulla liquidità dell’Ente, che
si è aggravata nei 5 anni successivi a causa del dato
negativo dei flussi pluriennali della parte capitale,
comprovata infine dal saldo positivo (‘‘+114’’) delle
anticipazioni/finanziamenti a breve.
Il Comune numero 5 presenta nei 5 anni una situazione
che apparentemente si è nettamente deteriorata.
Da un fondo di cassa iniziale di ‘‘+ 453’’ si è
passati a una situazione finale di ‘‘+ 296’’, con
una diminuzione dunque del 35%. La diminuzione
complessiva delle risorse liquide è presumibilmente
dovuta a un buon livello di attuazione del programma
degli investimenti che ha portato nei 5 anni
considerati a un saldo negativo di parte capitale
per euro ‘‘-211’’. Il saldo in pareggio dei finanziamenti
a breve indica però che nel periodo precedente
l’ente aveva accantonato le somme vincolate da
destinare al finanziamento degli investimenti, e che
ha attinto correttamente da queste risorse per effet-
..................... ..................................................................................................
Bilancio e contabilità
tuare i pagamenti a residuo negli anni successivi,
senza dover ricorrere ad anticipazioni di cassa. Alla
luce dei dati desunti dai certificati ai rendiconti
inoltre, a differenza del Comune numero 8, il saldo
concessione/riscossione di crediti negativo (‘‘-26’’)
è presumibilmente legato a investimenti finanziari
(ad esempio pronti contro termine) della liquidità
in eccesso; l’Ente sembra in grado di programmare
i tempi di rientro delle somme vincolate in funzione
delle necessità del piano degli investimenti.
Gli altri enti presentano una struttura del bilancio
equilibrata nelle sue varie componenti. In particolare
i Comuni numero 11 e numero 7 presentano dati
fortemente positivi. L’ente numero 7 sembra avere
una politica finanziaria bilanciata, che attraverso il
saldo corrente della gestione libera positivo
(‘‘+458’’) aumentato degli oneri di urbanizzazione,
riesce ad assicurare la liquidità per pagare la parte
capitale, che presenta un saldo negativo (‘‘-
550’’), mantenendo nel tempo un fondo di cassa
positivo e in aumento del 32%.
Il Comune numero 11 presenta delle particolarità
interessanti. A parte i Comuni in difficoltà (numero
8, numero 10) è l’unico che presenta un saldo di
parte capitale positivo (+41), che si va a sommare
a un saldo corrente della gestione complessiva rilevante
(‘‘+691’’). Il fondo di cassa è aumentato del
1010% (‘‘+778’’ al 31 dicembre 2009), rispetto al
dato del 31/12/2004 (‘‘+70’’). È plausibile che
l’ente, nonostante una situazione della liquidità
non certo critica, abbia una certa difficoltà nello
smaltimento dei residui passivi e paghi con ritardo
imprese e fornitori.
Il dato del saldo di cassa a una certa data, in questo
caso al 31 dicembre 2009, opportunamente rettificato
come nell’esempio della tavola 4, fornisce alcuni
spunti interessanti per un approfondimento
dell’analisi di bilancio dell’Ente in questione.
Tavola 4
Risultato della gestione vincolata
1) Fondo di cassa e altre disponibilità liquide
più
2) Residui attivi del titolo 4 di entrata, con l’esclusione di
quelle derivanti dalle riscossioni di crediti (categoria 6)
più
3) Residui attivi del titolo 5 di entrata
meno
4) Residui passivi del titolo 2 di spesa, con l’esclusione di
quelli derivanti da concessione di crediti (intervento 10)
Da un lato, il fondo di cassa sommato ai residui attivi
evidenziati determinano la disponibilità teorica
totale dell’attivo di parte investimenti; dall’altro i
residui passivi evidenziano le somme impegnate
in bilancio, in qualunque modo finanziate, che nei
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4/2012 285
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Bilancio e contabilità
futuri esercizi dovranno essere pagate per opere e
lavori (quindi la disponibilità teorica del passivo
di parte investimenti), a condizione che non emergano
debiti fuori bilancio. Il confronto tra l’attivo
così costituito e il passivo rilevato, determina l’equilibrio
o meno della parte capitale di bilancio.
Un eventuale disequilibrio di questo aggregato rappresenta,
con ragionevole approssimazione, l’ammontare
delle entrate con specifica destinazione utilizzate
per far fronte a spese correnti e non ancora
reintegrate (disavanzo delle somme vincolate) (4).
Riassumendo, se il risultato algebrico di
Fondo di cassa+ Residui attivi titolo 4 (esclusi categoria 6)+
Residui attivi titolo 5- Residui passivi titolo 2 (escluso intervento
10)
è positivo, significa che la situazione finanziaria di
parte capitale è in equilibrio. Se al contrario è negativo
(anche in situazioni con un fondo di cassa positivo),
a seconda della dimensione di tale risultato
è plausibile che il bilancio di parte corrente presenti
degli squilibri a cui si sopperisce utilizzando per
cassa entrate vincolate.
Nel caso del Comune numero 11, al 31 dicembre
2004 l’aggregato in questione era decisamente negativo
e pari a ‘‘-741’’, mentre al 31/12/2009 era nettamente
migliorato, ma ancora negativo (‘‘-183’’).
Nei 5 anni dal 2004 e il 2009 dunque l’ente ha realizzato
un risanamento profondo delle proprie finanze,
attraverso una gestione positiva dei flussi di cassa
della parte corrente. D’altro canto però deve essere
attentamente esaminata l’attuazione del programma
degli investimenti, in quanto la mole di futuri
pagamenti di parte capitale ( residui passivi del
titolo 2), se non coordinati con i futuri incassi dei
residui attivi (titolo 4 e 5), è talmente rilevante da
poter controbilanciare le disponibilità liquide, per
ora abbondanti; l’Ente sembra comunque in grado
di sopperire a eventuali tensioni sulla liquidità ridefinendo
le priorità degli investimenti in quanto, alla
luce dei saldi positivi sia della gestione corrente libera
che della gestione corrente complessiva, ha
presumibilmente finanziato con risorse proprie una
parte significativa degli investimenti, e quindi almeno
per l’ammontare di tale autofinanziamento non è
soggetto al reintegro delle somme vincolate.
Conclusioni
È opinione comune che una delle cause che rende
difficoltosa la standardizzazione delle metodologie
di analisi finanziaria degli enti pubblici in generale,
e locali nello specifico, sia l’assenza di principi
contabili effettivamente cogenti, condivisi e applicati
uniformemente; tale situazione genera prassi
286 4/2012
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disomogenee di politiche di bilancio, sia in senso
spaziale, a seconda delle esigenze di ciascun ente,
che temporale, a seconda delle esigenze dello stesso
ente nei diversi momenti. I dati dei bilanci degli
enti, sono spesso scarsamente significativi, poco
leggibili, rimangono nell’ambito assai ristretto degli
addetti ai lavori, raramente sono bene utilizzati
come strumenti di programmazione e controllo, o
come strumento di comunicazione e trasparenza
(in quest’ultimo caso, se lo sono, è semplicemente
un’autocelebrazione) (5).
A ulteriore dimostrazione della mancanza di significatività
dei dati ufficiali di bilancio, specie per
quelli che versano in cattivo stato di salute finanziaria,
tra gli enti in difficoltà analizzati, il Comune
n. 8 ha evidenziato un disavanzo di amministrazione
solo con il rendiconto 2007, i Comuni numero 4
e numero 10 con il rendiconto 2008, il Comune numero
1 fino al rendiconto 2009 continua a registrare
un risultato di amministrazione positivo. La funzione
dell’analisi proposta è quella di consentire
una lettura più trasparente e completa, anche dall’esterno,
dei dati di bilancio di un ente, allo scopo di
rilevare tempestivamente le criticità e intervenire
prima che la situazione diventi irreparabile (6).
L’aspetto più rilevante dell’analisi è l’utilizzo di
dati pubblici e disponibili, in questo caso su Internet,
e quindi chiunque abbia interesse può agevolmente
sviluppare una serie di valutazioni sul bilancio.
In più gli organi deputati a effettuare controlli
sulla gestione finanziaria, rispetto all’analisi effettuata
proposta in questo caso, dispongono dei dati
del rendiconto dell’anno precedente mediamente
un anno solare dopo la chiusura dell’esercizio corrispondente;
si fa riferimento agli obblighi di invio
dei dati del rendiconto alla Corte dei conti, attraverso
il sistema Sirtel, e al Ministero dell’Interno, attraverso
l’invio del certificato al rendiconto.
L’analisi prospettata, che mira a rappresentare a
360º la situazione finanziaria dell’ente, partendo
dai dati delle sue diverse componenti (corrente/libera,
capitale/vincolata, partite di giro, movimenti
Note:
(4) Cfr. L. Cimbolini, A.M. Moriconi, Il bilancio degli enti locali. La prevenzione
delle patologie nella gestione finanziaria, Rimini.
(5) Cfr G. Farneti, E. Padovani, E. Manuzzi, ‘‘Il rating di salute finanziaria dei comuni
e delle loro partecipate’’, in Azienditalia n.10/2011.
(6) In questo solco da un punto di vista normativo si inserisce il D.Lgs. n. 118/
2011 ‘‘Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli
schemi di bilancio delle regioni, enti locali e dei loro organismi, a norma degli
articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009 n. 42’’ che, nonostante non scateni un
dibattito politico altrettanto intenso come quello sui metodi di distribuzione
delle risorse finanziarie sul territorio nazionale a seguito della graduale attuazione
del federalismo fiscale, rappresenta un elemento cruciale per l’implementazione
concreta delle riforme ipotizzate.

di fondi), sottolineandone al contempo le interrelazioni,
potrebbe fornire inoltre spunti interessanti
nel futuro per la definizione quanto più possibile
equa dei c.d. parametri di virtuosità, definiti ai sensi
dell’art. 20, comma 2, del D.L. n. 98/2011, convertito
con modificazioni, dalla legge n. 111/2011(almeno
quelli prettamente finanziari).
Rimane come limite di questo tipo di analisi il problema
dei debiti fuori bilancio; la verifica proposta
rileva le procedure esecutive, sfociate nelle assegnazioni
di somme e prelievi forzosi dalla tesoreria
dell’ente, per le quali si sia proceduto successivamente
a una regolarizzazione attraverso mandati
di pagamento. Per la natura stessa dei dati oggetto
dell’analisi, è necessario corredare le argomentazioni
con ulteriori valutazioni sulla presenza di potenziali
situazioni di contenzioso che potrebbero
portare al riconoscimento di debiti fuori bilancio
in futuro.
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Così come è necessario supportare l’analisi con elementi
riguardanti gli effetti del Patto di stabilità,
che presumibilmente portano alla riduzione ‘‘forzata’’
dei pagamenti sul titolo 2 di spesa al fine del
raggiungimento degli obiettivi del Patto di stabilità
(7).
Agli operatori si offre comunque una nuova metodologia
di analisi di bilancio che sposta l’attenzione
da dati annuali di competenza, non di rado difficilmente
comprensibili, facilmente manipolabili, non
confrontabili, a dati pluriennali di cassa, di per sé
inconfutabili, e confrontabili in un’ottica di analisi
comparata con altri enti; gli strumenti di controllo
sulla gestione finanziaria degli enti locali e di accountability
interna ne escono rafforzati.
Nota:
(7) Cfr D. Mazzotta, cit.
Bilancio e contabilità
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4/2012 287
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Gestione finanziaria
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Indebitamento - Garanzie
La lettera di patronage
e l’impatto sull’indebitamento
dell’ente locale
di Daniela Ghiandoni
Dirigente dei Servizi Finanziari - Tributi - Partecipazioni societarie del Comune di Falconara Marittima (AN)
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Premessa
Nuove garanzie stanno interessando la gestione degli organismi partecipati degli enti locali
in questo periodo di liberalizzazioni. Il rilascio di lettere di patronage è un istituto che
assicura sempre più spesso la provvista di fondi alle società sulle quali l’ente esercita la
propria influenza, ma tali garanzie potrebbero alterare l’esposizione debitoria dell’ente
stesso rispetto a quella contabile esponendolo al rischio di escussione in caso di insolvenza
della partecipata se non si adottano gli opportuni accorgimenti
Per molti anni gli enti locali hanno gestito il proprio
indebitamento limitandosi alle verifiche strettamente
connesse all’ente stesso ed evitando di tenere
sotto controllo il cosiddetto ‘‘indebitamento
consolidato’’. A causa della riduzione dei limiti
di indebitamento e dei nuovi obiettivi imposti dal
Patto di stabilità in ordine alle spese in conto capitale,
inoltre, gli enti hanno tentato di realizzare investimenti
per il tramite delle proprie partecipate,
impegnandosi, talvolta, a garantirne la solvibilità.
Ciò è avvenuto in conformità alla capacità di agire
in regime di diritto privato della pubblica amministrazione
(art. 1, comma 1-bis della legge 7 agosto
1990, n. 241), che prevede il perseguimento dell’interesse
pubblico anche mediante l’utilizzo di
strumenti privatistici.
Negli ultimi anni, però, sta emergendo che i valori
di indebitamento delle società pubbliche non sono
più sostenibili dalle stesse partecipate, in conseguenza
delle riforme sugli affidamenti diretti introdotte
sia nelle società strumentali (art. 13 del DL n.
223/2006) che in quelle che svolgono servizi pubblici
locali (art. 4 DL n. 138/2011 che ha riproposto
alcune disposizioni contenute nell’art. 23 bis del
DL n. 112/2008, norma quest’ultima oggetto di
abrogazione nelle elezioni referendarie). In altre parole
i ricavi delle partecipate, in alcuni casi, potrebbero
essere inficiati dalla mancata prosecuzione dei
288 4/2012
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contratti in house pluriennali e, di conseguenza, gli
istituti di credito temono per la solvibilità dei loro
clienti.
La forte spinta alla liberalizzazione dei servizi pubblici
locali di interesse economico, inoltre, sta avvenendo
in quanto a livello europeo si è assunta
la consapevolezza di ciò che essi rappresentano:
un importante driver di crescita economica. In altre
parole la portata anelastica della domanda di tali
servizi, ai quali l’utente non può rinunciare stante
il loro carattere di essenzialità, garantisce un flusso
di cassa costante che, assicurando l’equilibrio
aziendale, consente l’accesso al credito bancario
e, di conseguenza, rappresenta una spinta propulsiva
per il settore economico privato. La sottrazione
alle partecipate della garanzia degli affidamenti diretti,
che sarebbe la logica conseguenza della politica
di liberalizzazione, può far venir meno questa
sicurezza di flussi di cassa costante e, di conseguenza,
ciò costituisce una fonte di rischio per gli
istituti bancari che tentano di proteggere i loro crediti
con altri metodi.
Solo recentemente, però, il legislatore e la giurisprudenza
sembrano interessarsi all’esistenza di
‘‘partner’’ la cui gestione finanziaria può incidere
sul bilancio dell’ente locale, soprattutto sulla gestione
dell’indebitamento, per la quale non sono
mai stati proposti dei limiti, così come invece è avvenuto
per gli enti locali con l’art. 204 del Tuel,
che di seguito si espone (tav. 1).

Tavola 1
Calcolo del limite di indebitamento anno 2012
Entrate correnti da consuntivo del penultimo anno precedente
al netto dei contributi su mutui
(a)
8% delle entrate correnti (b) = a 8% (legge stabilità 2012)
Interessi passivi su mutui già contratti (comprese fideiussioni)
al netto di oneri di pre-ammortamento e di contributi
in c/interessi
Capacità di impegno per interessi (d) = b - c
Mutui da assumere nell’anno x, i cui interessi si pagano a
partire dall’anno x + 1
(e)
Interessi conseguenti al ricorso annuale al credito (f)
Capacità di impegno per interessi residua a fine esercizio (g) = d - f
Volume dei mutui ulteriormente contraibili, al tasso annuo
di mercato
Capacità di indebitamento per l’anno x + 1 (valore in percentuale)
Per il calcolo del limite introdotto dal citato art. 204
deve essere considerato soltanto il valore dell’indebitamento
assunto dall’ente e non anche quello assunto
dalle proprie partecipate, ad eccezione delle
eventuali fideiussioni rilasciate a garanzia della loro
solvibilità.
La concessione di finanziamenti a società avviene,
invece, al pari di una qualsiasi azienda privata ed è,
quindi, subordinata al rilascio di garanzie diverse
da quelle previste per gli enti locali, quali il sistema
Basilea 2 e la stessa bancabilità degli investimenti
proposti.
La garanzia sulla solvibilità prevista
dal Tuel: la fideiussione
Il legislatore, in materia di garanzie sui finanziamenti
agli organismi partecipati, ha comunque previsto
l’intervento dell’ente locale a tutela del proprio
patrimonio rappresentato anche dalle partecipate,
inserendo nel Tuel, all’art. 207, l’istituto della
fideiussione. Tale istituto poteva essere attivato, però,
solo nell’ipotesi che la garanzia fosse rilasciata
a favore di investimenti o di determinate opere di
pubblico interesse, conformemente a quanto previsto
dall’art. 119 della Costituzione.
Oltre a queste condizioni si aggiunge l’obbligo introdotto
dal comma 4 del citato art. 207, in base al
quale gli interessi inerenti l’indebitamento garantito
tramite fideiussione concorrono alla formazione del
citato limite dall’articolo 204 del Tuel, del quale,
però, non devono superare un quinto.
L’applicazione dell’istituto segue le regole disposte
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(c)
(h) = g / i1
L = [(c + f)/ a] 100
dall’art. 1936 c.c. che definisce il fideiussore come
‘‘colui che, obbligandosi personalmente verso il
creditore, garantisce l’adempimento di un’obbligazione
altrui’’. Ciò significa che, in caso di mancato
adempimento da parte della partecipata, l’istituto
bancario può rivolgersi indifferentemente al fideiussore
o all’obbligato stesso.
L’art. 207 del Tuel risulta cedevole rispetto ad una
eventuale differente disciplina introdotta con il Regolamento
di contabilità dell’ente, nel rispetto dell’autonomia
normativa degli enti locali.
Le ulteriori garanzie che fuoriescono dal contenuto
dell’art. 207 del Tuel, non essendo tipizzate, per
poter essere approvate, quindi, devono essere previste
e disciplinate dal Regolamento di contabilità.
Ciò è possibile in quanto l’art. 152 del Tuel ha reso
derogabile il citato art. 207 e, quindi, è possibile
estendere la previsione normativa anche ad altre
forme di garanzia (come, ad es., la lettera di patronage
o la costituzione di pegno - parere Corte conti
Lombardia n. 874/2010), sempre nel rispetto dell’art.
119 della Costituzione, che prevede che gli
enti territoriali locali possono ricorrere all’indebitamento
solo per finanziare spese d’investimento (vedi
anche art. 3 della legge n.350/2003, quanto all’individuazione
delle operazioni d’indebitamento,
nonché la disciplina vincolistica introdotta dall’art.
62 della legge finanziaria n. 133/2008).
La lettera di patronage
Gestione finanziaria
Uno degli istituti che può essere introdotto è la lettera
di patronage, un istituto di chiara derivazione
anglosassone non espressamente disciplinato nel
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4/2012 289
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Gestione finanziaria
nostro ordinamento giuridico, ma che rientra tra le
forme di garanzia non tipizzate, meritevoli di tutela
giuridica, ai sensi degli artt. 1322 - 1323 c.c., dell’art.
3 (libertà di esplicazione della personalità) e
dell’art. 41 (libertà di iniziativa economica) della
Costituzione.
Ci sono stati vari tentativi della dottrina di ricomprendere
il patronage in forme giuridiche tipiche,
ma la prassi, assumendo una veste sempre più dinamica
e complessa, non ha consentito l’inquadramento
di tale istituto in una previsione normativa
specifica.
Essa è rappresentata da una dichiarazione rilasciata
da un soggetto definito Patronnant (nel nostro caso
l’ente locale), ad un soggetto finanziatore cosiddetto
Beneficiario (istituto bancario), al fine di ottenere,
rinnovare o mantenere la concessione di una linea
di credito ad una propria azienda controllata e/o
partecipata, definita Patrocinato, affermando di essere
titolare di un pacchetto azionario della stessa,
di avere interesse al mantenimento dei finanziamenti
ad essa concessi e di impegnarsi a non cedere
le azioni di sua proprietà prima del rimborso dei
crediti della società debitrice.
La funzione tipica delle dichiarazioni contenute in
tali lettere non consiste propriamente nel garantire
l’adempimento altrui, nel significato assunto da tale
termine nella disciplina della fidejussione, anche se
occorre fare molta attenzione a ciò che si sottoscrive;
in esse il Patronnant, il più delle volte, non manifesta
in modo espresso alcuna volontà, ma si limita
a sottoscrivere una ‘‘mera comunicazione’’
nel tentativo di rafforzare nel creditore il convincimento
che il patrocinato farà fronte ai propri impegni.
L’istituto viene legittimato dalla discrezionalità
amministrativa di cui l’ente locale gode nell’allocazione
delle risorse pubbliche, che devono essere
utilizzate per perseguire l’interesse della collettività,
previa valutazione della soluzione economicamente
più vantaggiosa, anche nella gestione dei
propri rapporti con una società partecipata.
In questo contesto l’Amministrazione sarà tenuta a
contemperare i propri interessi con le esigenze operative
della società che opera in regime di diritto
privato nei confronti dei terzi e dei creditori, valutando
l’eventuale squilibrio tra indebitamento societario
e patrimonio netto rispetto alle funzioni
istituzionali affidatele. Ciò in aderenza al potere
di controllo analogo ed all’attività di direzione e
coordinamento svolta ai sensi del combinato disposto
di cui agli artt. 2497 - quinquies e 2467 c.c.
Il sacrificio finanziario per le risorse comunali trova,
quindi, la sua giustificazione nel miglioramento
delle condizioni patrimoniali derivante da operazioni
d’investimento della partecipata comportanti
vantaggi futuri per la comunità amministrata. Tali
290 4/2012
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inderogabili principi trovano applicazione anche
nella concessione di finanziamenti o di garanzie
in favore degli organismi partecipati.
Una lettera di patronage può assumere un significato
assai diverso perché con essa l’ente locale può
fornire delle semplici informazioni sul rapporto
che intercorre con la propria azienda, oppure arrivare
a fornire assicurazioni sulla solvibilità di quest’ultima.
In tal caso i riflessi giuridici saranno assimilabili
a quelli di una comune fideiussione.
La lettera di patronage può assumere, quindi, diverse
gradazioni di garanzia, dai tipi più deboli a quelli
più forti, indice della minore o maggiore responsabilità
del dichiarante, con la conseguenza che tanto
più è ‘‘forte’’ la dichiarazione, tanto maggiore sarà
l’affidamento ingenerato nel destinatario e maggiormente
rigoroso dovrà essere il criterio di valutazione
attinente alla correttezza del comportamento
assunto dalla patrocinata.
Di conseguenza potremmo riassumere i vari contenuti
della lettera nello schema di tavola 2 (redatto a
titolo esemplificativo e non esaustivo).
Nel caso di emissione di lettere deboli il Patronnant
viene definito come un soggetto qualificato che fornisce
informazioni importanti al soggetto finanziatore,
il quale può essere indotto a concedere il finanziamento
proprio sulla base di tali informazioni. Di
conseguenza tali lettere non possono dar luogo a
delle pretese di pagamento, ma potrebbero far incorrere
l’ente in una responsabilità extracontrattuale, a
fronte della quale l’istituto bancario potrebbe pretendere
un risarcimento del danno per aver confidato
sulla veridicità delle affermazioni rese.
La Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto che tale
situazione sia sufficiente a giustificare l’applicazione
di quelle regole di diligenza, di correttezza e
di buona fede dettate proprio al fine di evitare che
gli interessi di quanti partecipano alle trattative possano
essere pregiudicati da comportamenti scorretti,
e quindi in violazione dell’art. 1337 c.c., che impone
alle parti l’osservanza della buona fede nelle
trattative e nella formazione del contratto (Cass.
civ. sez. I, sent. n. 10235 del 27/09/1995).
Per quanto riguarda la rilevanza giuridica attribuibile
alle lettera di patronage forte, invece, può ritenersi
configurabile un’ipotesi di responsabilità negoziale
a carico dell’ente locale, se lo stesso si è assunto
un’obbligazione avente per oggetto un facere:
ilPatronnant si obbliga a tenere una certa condotta,
in modo che la controllata/beneficiaria abbia
sempre la possibilità di adempiere agli impegni assunti
con il soggetto finanziatore.
La causa dell’istituto del patronage è quindi rinvenibile
nella promozione del credito, piuttosto che in
quello della garanzia verso terzi.
Può essere rilasciata un’altra forma di dichiarazio-

Tavola 2
Tipologia di lettere di patronage
Patronage debole
(informa il Beneficiario)
Mere comunicazioni Rassicurazioni sullo scarso
rischio imprenditoriale
ne, più forte della precedente, ma non contenente
un esplicito riferimento al rimborso del credito accordato
dalla banca: la società firmataria si limita a
promettere di vigilare in termini generali sulla solvibilità
della società controllata.
Alzando ancora il grado di garanzia si può trovare
una forma di dichiarazione con cui la società controllante
si impegna a mantenere la propria controllata
in buone condizioni finanziarie al fine specifico
che essa effettui regolarmente il rimborso del
credito fornito dalla banca e comunque, in caso
di insolvenza della società, la controllante assume
formale impegno di assicurare il rimborso entro il
limite dell’affidamento accordato (dichiarazione
di solvibilità finalizzata al rimborso).
Altre lettere forti, invece, costituiscono un impegno
molto più intenso per il Patronnant caratterizzato
dall’assunzione di impegni volontari che spostano
di diversi gradi di intensità, in ragione del tenore
della lettera, il rischio di insolvenza dalla banca
al Patronnant stesso.
Non si condivide, quindi, la tesi abbastanza diffusa
che il Patronnant, sottoscrivendo una qualunque
lettera di patronage forte, si sia automaticamente
costituito fideiussore della propria società partecipata
in quanto, anche se risulta sottile la linea di demarcazione
con la fideiussione, le due tipologie di
garanzie non sono così identiche. L’ente locale, infatti,
se nella lettera di patronage forte non si assume
esplicitamente l’obbligo di pagare e, quindi, di
dare, si espone soltanto ad un obbligo di fare, la cui
Patronage forte
(può arrivare anche a garantire la solvibilità del Patrocinato)
dichiarazioni di consapevolezza impegno a mantenere inalterata la propria partecipazione azionaria
ovvero di cederla solo dietro consenso del Beneficiario
Assunzione obblighi di facere o
di dare
dichiarazioni di mantenimento
della solvibilità
dichiarazioni di approvazione dichiarazioni di stretta influenza sulla gestione consistenza del capitale o del patrimonio
societario
dichiarazioni confermative di
controllo
altre dichiarazioni informative
circa la solidità economico-finanziaria
Le lettere di patronage debole
non fanno sorgere, in capo al
patronnant, né un obbligo di facere,
né obbligazioni di natura
patrimoniale tra quelle previste
dall’art. 1381 c.c.
dichiarazioni di non svuotamento assunzione rischio perdite
garanzia della regolare esecuzione del contratto tra Beneficiario e
Patrocinato
Le lettere di patronage forte possono arrivare a garantire anche la
solvibilità del Patrocinato ed il Patronnant si assume determinati impegni,
assimilando l’operazione ad una garanzia fideiussoria, in
quanto espone l’ente garante al rischio di escussione in caso di insolvenza
della società debitrice. La garanzia, in questo caso, è assoggettabile
alla disciplina normata dall’art. 207 Tuel
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Gestione finanziaria
assicurazione dell’adempimento,
in sostituzione del debitore inadempiente
violazione può esporlo al rischio di un’azione risarcitoria
dell’istituto bancario anziché alla pretesa di
adempimento della stessa prestazione cui era tenuto
il debitore principale.
Nel caso in cui, invece, l’ente locale sottoscriva una
lettera di patronage ove si impegna a pagare i debiti
del raccomandato (come avviene invece nella fideiussione,
nella quale il garante deve esplicitamente
dichiarare la volontà di obbligarsi in tal senso)
dovrà tenerne conto all’atto dell’annuale verifica
dei limiti di indebitamento.
La lettera di patronage forte rilasciata da un Comune
in favore di una società dallo stesso partecipata,
assimilabile ad una garanzia fideiussoria, esponendo
l’ente garante al rischio di escussione in caso di
insolvenza della società debitrice, è assoggettabile
alla disciplina di cui all’art. 207 Tuel, in relazione
alla quale si richiamano i limiti e le condizioni prescritte,
appunto, dall’ordinamento (parere Corte dei
conti, sez. Lombardia, n. 92/2010).
Le lettere di patronage (dette anche di gradimento
o di conforto) vengono spesso preferite alle fideiussioni
sia per il termine poco conosciuto e che desta
minor sospetto, sia perché in un’azienda non comportano
l’obbligo di iscrizione nelle poste passive
di bilancio, anche se creano obbligazioni giuridicamente
rilevanti dovendosi inquadrare nello schema
dell’art. 1333 (Cassazione civile sez. I 27/9/95 n.
10235).
È raro che il Patronnant sia un azionista minoritario,
ma tale situazione può trovare spiegazione alla
........................
4/2012 291
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Gestione finanziaria
luce di altre forme di interesse nell’ambito dei
gruppi societari e delle responsabilità di controllo
analogo, tipico proprio dell’ente locale.
I principi di veridicità e attendibilità
di bilancio
Va ricordato che la redazione del bilancio degli enti
locali deve avvenire nel rispetto dei principi e dei
postulati contabili, nonché deve richiamarsi al principio
internazionale del ‘‘true and fair view’’. Tali
regole richiedono la rappresentazione veritiera e
corretta della situazione patrimoniale e finanziaria
dell’ente, inteso nel suo complesso e cioè riferito
anche alle società controllate ai sensi dell’art.
2359 c.c.
Secondo i principi contabili, nella voce B 12 vanno
indicati gli accantonamenti ai fondi rischi riconducibili
nello stato patrimoniale alla B - fondi rischi
ed oneri - del passivo quali le garanzie prestate a
terzi (patronage, fideiussioni etc).
In assenza di norme specifiche che prevedano la redazione
del bilancio consolidato - il cui obbligo di
redazione è stata previsto all’interno del nuovo decreto
legislativo n. 118/2011 sull’armonizzazione
dei sistemi contabili e rinviato ad un successivo decreto
- sarebbe bene predisporre comunque, all’interno
del rendiconto dell’ente, delle apposite note
esplicative in merito alle garanzie rilasciate alle
proprie partecipate, con appositi report gestionali
che garantiscano il Consiglio comunale sull’evoluzione
dell’indebitamento complessivo e della ricaduta
sulla liquidità dell’ente, nel caso in cui le garanzie
di solvibilità concesse con le lettere di patronage
forte, dovessero essere attivate dall’istituto
bancario beneficiario.
Il rilascio di specifiche garanzie a sostegno della
solvibilità delle partecipate comporta una specifica
responsabilità a carico dell’ente locale, il quale dovrà
monitorare con maggiore attenzione l’attività
societaria, anche implementando specifiche forme
di controllo all’interno del proprio regolamento di
organizzazione o di contabilità.
Occorre, inoltre, che le partecipate alle quali vengono
rilasciate forme di garanzia importanti siano
considerate strategiche per l’ente garante e che siano
già state effettuate, in modo positivo, le valutazioni
ricognitive previste dall’art. 3, comma 27,
della legge finanziaria per il 2008 n. 244/2007.
Resta da verificare se alla fattispecie in esame possa
applicarsi il regime degli aiuti di Stato, di cui all’art.
87 del Trattato CE di fonte comunitaria.
Sulla questione, si ritiene, che il rilascio di una lettera
di patronage ad una società interamente pubblica
non rientri in tale disciplina restrittiva, in quanto
292 4/2012
................
non realizza un concreto vantaggio economico per
la società pubblica beneficiaria, in misura selettiva
rispetto ad altri soggetti operanti sul mercato e non
determina effetti distorsivi sulla concorrenza e sugli
scambi fra gli Stati membri, anche a seguito delle
valutazioni espresse dal legislatore in merito agli
affidamenti in house.
Le limitazioni introdotte
dal D.L. n. 78/2010
L’art. 6, comma 19, del DL 31 maggio 2010, n. 78
ha introdotto il divieto, per gli enti locali, di prestare
garanzie a favore di proprie partecipate non quotate,
il cui bilancio di esercizio abbia fatto registrare
una perdita per tre esercizi consecutivi o che abbiano
utilizzato riserve disponibili per il ripiano di perdite
anche infrannuali.
In considerazione che la lettera di patronage forte,
con contenuto pienamente assimilabile ad una fideiussione,
è una forma di garanzia prestata dall’ente
in favore di una sua partecipata, la stessa
rientra nell’ambito applicativo del citato art. 6,
comma 19, allorché quest’ultimo considera le ‘‘garanzie
prestate a favore delle società partecipate
non quotate’’; l’applicabilità del divieto imposto
al rilascio di dette garanzie è dipeso dalla sussistenza
di perdite di esercizio, per tre esercizi consecutivi,
nei bilanci della partecipata.
La rinegoziazione delle condizioni di garanzia, con
il rilascio di una nuova lettera di patronage, si ritiene
non sfugga a tale limitazione, trattandosi, in effetti,
di una nuova garanzia (di una ‘‘rinnovazione’’
e non di una ‘‘proroga’’ della preesistente). Peraltro
si osserva che il mantenimento delle garanzie
attualmente in essere non è precluso, si ritiene, dalla
novella legislativa.
La presente normativa cerca di far abbandonare la
logica del ‘‘salvataggio delle partecipate a tutti i
costi’’ che versano in situazioni di irrimediabile
diseconomicità. Non sono ammissibili ‘‘interventi
tampone’’ con dispendio di disponibilità finanziarie
a fondo perduto, erogate senza un programma
industriale o una stretta necessità di continuare a
mantenerle nel rispetto dei principi di economicità
ed efficienza della gestione nel medio e lungo periodo.
L’obbligo della motivazione degli atti
L’atto di sottoscrizione di una lettera di patronage
comporta il rispetto delle fasi procedimentali previsto
dalla legge 7 agosto 1990, n. 241 ed in particolare
delle prescrizioni contenute nell’art. 3.
Le motivazioni che hanno portato alla redazione

Tavola 3
Esempio pratico riferito agli elementi essenziali della motivazione (esempio di sottoscrizione di lettera
di patronage forte)
Elementi essenziali
della motivazione
Presupposti di fatto Valutazione del caso concreto
ed individuazione della
modalità gestionale ritenuta
ottimale per garantire l’efficacia
della spesa
Riferimenti normativi Le norme su cui si fonda la
decisione dell’amministrazione,
che devono collegarsi ai
presupposti di fatto
Risultanze istruttorie La proposta di decisione da
assumere
Motivi del provvedimento Le ragioni di fatto e di diritto
su cui si basa la scelta
della lettera devono essere sempre ben esplicitate
all’interno dell’atto che ne autorizza la sottoscrizione,
in quanto ciò può consentire di evitarne l’annullabilità
per illegittimità o per eccesso di potere.
L’atto che autorizza il rilascio della lettera di patronage
deve anche disciplinare non solo il suo contenuto,
ma anche le forme di vigilanza sulla corretta
esecuzione degli accordi e sul raggiungimento degli
obiettivi connessi.
Infine, dal punto di vista amministrativo-contabile,
si ritiene che l’operazione di finanziamento debba
trovare piena evidenza nei bilanci, mediante la costituzione
di apposito capitolo nella spesa e nelle
entrate, tanto dell’ente quanto della società, in ossequio
ai principi contabili che regolano le accensioni
di prestiti ed il rilascio di garanzie su finanziamenti.
La competenza a sottoscrivere
la lettera di patronage
La possibilità di rilasciare lettere di patronage, come
visto, deve essere prevista all’interno del Regolamento
di contabilità dell’ente locale. Solo nel caso
in cui le condizioni del rilascio siano state ben
dettagliate all’interno dell’atto regolamentare ed il
patronage forte assimilabile ad una fideiussione
..................... ..................................................................................................
Contenuti Esempio pratico
Necessità di rinnovo della linea di credito da parte di un istituto
bancario a favore di una partecipata, previa valutazione
della stretta necessità di continuare a mantenerla, conformemente
agli indirizzi dettati dal Consiglio comunale nei
documenti programmatori, ai sensi dell’art. 42 del Tuel, e
della delibera adottata ai sensi dell’art. 3, c. 27-28, Legge
n. 244/2007.
Artt. 3 e 41 della Costituzione - Artt. 1322 e 1323 c.c. -
Artt. 204 e 207 del TUEL - Regolamento di contabilità dell’ente
Viene proposto di sottoscrivere una lettera di patronage
‘‘forte’’ con la quale il comune si impegna a garantire la solvibilità
della propria partecipata, sulla base di una serie di
valutazioni inerenti i seguenti elementi: a) modello giuridico;
b) aspetto organizzativo; c) valutazioni economiche; d) asset
societario
Il servizio pubblico gestito dalla partecipata viene ritenuto
indispensabile e le garanzie di solvibilità hanno carattere
temporaneo. Senza di esse verrebbe vanificato il patrimonio
aziendale e la continuità di erogazione di un servizio ritenuto
essenziale.
sia stato previsto negli atti programmatici approvati
dal Consiglio comunale (per quello debole non è
necessario prevederlo all’interno di tali atti) sarà
consentito ai Dirigenti di approvarle. In caso contrario
si ritiene che la lettera di patronage debba essere
approvata dal Consiglio comunale, in quanto è
l’organo competente ad approvare il Regolamento
di contabilità.
Nel caso in cui, però, la lettera sia già stata rilasciata
da organo diverso dal Consiglio comunale (Dirigente,
Giunta o Sindaco), in assenza di specifica regolamentazione,
la stessa sarebbe comunque efficace
per far sorgere in capo all’istituto bancario l’affidamento
sulla garanzia, ritenuta quindi idonea a
consentire l’adempimento degli obblighi assunti
dall’ente (delibera Corte conti sez. controllo Emilia
Romagna n. 17/2011).
Conclusioni
Gestione finanziaria
La politica della liberalizzazione dei servizi pubblici
locali a carattere economico sta indebolendo
sempre più le posizioni finanziarie delle società,
le quali potranno contare sempre meno sugli affidamenti
diretti dei servizi da parte degli enti proprietari.
Conseguentemente gli istituti bancari sono alla
ricerca di nuove garanzie da parte dell’ente locale
........................
4/2012 293
................

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........................
Gestione finanziaria
che possano metterli al riparo da eventuali rischi di
insolvenza delle società pubbliche.
Lo strumento più usato, oltre alla comune fideiussione,
è la lettera di patronage, con la quale si
può affermare che la banca ottiene il suo scopo
che è quello di avere una ragionevole sicurezza in
merito alla bancabilità dell’operazione finanziaria
da concedere o da rinnovare ad una società partecipata.
Si può affermare, quindi, che la lettera rappresenta
il ‘‘punto d’incontro’’ di interessi diversi, anche
se non sempre crea una posizione di obbligo a
carico dell’ente locale. Il più delle volte, infatti,
comporta nel patrocinante l’assunzione di un’obbligazione
di un promesso ‘‘fare’’ con conseguente
responsabilità indennitaria della prestazione (Cassazione
civile sez. I 25/6/2001, n. 11987).
L’ente locale, quindi, deve porre particolare attenzione
al contenuto della lettera che si accinge a sottoscrivere,
cercando di evitare, per quanto possibile,
di rilasciare una garanzia di tipo fideiussorio,
che potrebbe esporlo al rischio di escussione in caso
di insolvenza della propria partecipata. In questo
caso la garanzia rientrerebbe, a pieno titolo, nel calcolo
degli interessi di cui all’art. 204 del Tuel.
Si auspica che questa politica di liberalizzazioni e
di dismissioni delle partecipate pubbliche, che sembra
ormai inarrestabile, sia gestita con molta cautela
e lungimiranza, allo scopo di non provocare seri
294 4/2012
................
danni finanziari al sistema pubblico locale per i seguenti
ordini di motivi:
1) l’ente locale non potrebbe accollarsi il debito
delle proprie partecipate in caso di chiusura anticipata;
2) la collocazione sul mercato di società pubbliche
o dei loro servizi potrebbe richiedere un intervento
contributivo da parte dell’ente locale a favore del
nuovo gestore per garantire l’occupazione del personale
delle società che non potrebbe essere assorbito
nei ruoli dell’ente locale proprietario. In assenza
di interventi pubblici l’occupazione locale ne risentirebbe
pesantemente;
3) potrebbero sorgere problemi fiscali collegati all’emersione
di Iva nella gestione del patrimonio;
4) l’erogazione dei servizi pubblici essenziali potrebbe
subire un’interruzione o un peggioramento
delle condizioni di erogazione;
5) diminuirebbe l’influenza delle decisioni di carattere
pubblico a vantaggio di scelte a carattere meramente
economico;
6) altre problematiche a livello locale.
Si ritiene che queste problematiche siano di per sé
già sufficienti per far riflettere sulla necessità di gestire
con oculatezza quel capitale tecnico ed umano
presente nel mondo delle partecipate che, pur con i
suoi difetti, esiste e rappresenta un asset patrimoniale
reale da valorizzare.

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Spese delle pubbliche amministrazioni
Definizione, ammissibilità,
riduzione e gestione
delle spese di rappresentanza
di Massimo Pollini
Componente del Dipartimento Finanze e Personale di ANCI Lombardia, esperto di ANCI nazionale e Revisore legale dei conti
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Le spese di rappresentanza non trovano una diretta definizione normativa; solo dalle
sentenze e dai pareri della Corte dei conti, sede centrale, e delle sue diramazioni regionali,
è possibile ricavare principi e criteri di definizione e di ammissibilità. Il Legislatore è più
volte intervenuto, anche in modo disorganico ed al limite della costituzionalità, per ridurre
le spese in trattazione. Con il D.L. 138/2011, convertito dalla legge 148/2011, e con il decreto
interministeriale 23 gennaio 2011 sono state dettate rigide modalità di controllo delle spese
di rappresentanza degli enti locali. Con il presente scritto si cerca di dare ordine alla materia
e si propone uno schema di Regolamento interno che la disciplina
Definizione delle spese
di rappresentanza
La nozione di ‘‘spesa di rappresentanza’’ non risulta
definita da alcuna norma di legge; la stessa prende
forma attraverso una serie di sentenze e pareri
della Corte di conti, sia a livello centrale sia a livello
regionale. Nella tavola 1 vengono riportati gli
estremi delle sentenze e dei pareri emessi dalla Corte
dei conti con diretto riferimento alle spese di rappresentanza.
Dalla copiosa documentazione appena sopra richiamata
è possibile ricavare principi e criteri di definizione
e di ammissibilità, con oneri a carico della finanza
pubblica, delle spese in trattazione.
In linea di larga massima possono definirsi spese di
rappresentanza quelle che assolvono ad una funzione
rappresentativa dell’Ente e siano fondata sull’’obiettiva
esigenza dell’Ente medesimo di manifestarsi
all’esterno e di mantenere ed accrescere il
prestigio e l’interesse di ambienti e soggetti qualificati
per i vantaggi che ne possono derivare in favore
della comunità.
In calce al decreto interministeriale approvato in
data 23 gennaio 2012, di cui si parlerà nel prosieguo
del presente scritto, vengono richiamati i seguenti
principi e criteri generali desunti, secondo
..................... ..................................................................................................
Gestione finanziaria
le autorità ministeriali, dal consolidato orientamento
della giurisprudenza:
— stretta correlazione con le finalità istituzionali
dell’ente;
— sussistenza di elementi che richiedano una
proiezione esterna delle attività dell’ente per il migliore
perseguimento dei propri fini istituzionali;
— rigorosa motivazione con riferimento allo spe-
Tavola 1
Principali sentenze e pareri della Corte dei conti
in materia di spese di rappresentanza
Corte dei conti Sicilia, Sez. giurisdizionale, n. 176/R, 1994
Corte dei conti Sicilia, Sez. giurisdizionale, n. 427, 1994
Corte dei conti centrale, Sez. di controllo, n. 11, 1995;
Corte dei conti Veneto, Sez. giurisdizionale. n.. 456 F,
1996;
Corte dei conti Emilia Romagna, Sez. giurisdizionale, n.
327/EL, 1997;
Corte dei conti centrale, Sez. II giurisdizionale, n. 31, 1998;
Corte dei conti centrale, Sez. II giurisdizionale, n. 176,
1998;
Corte dei conti Umbria, Sez. giurisdizionale, n. 160/EL,
2000;
Corte dei conti Friuli Venezia Giulia, Sez. giurisdizionale, n.
121/EL, n. 2002;
Corte dei conti Abruzzo, Sez. giurisdizionale, n. 394, 2008;
Corte dei conti Toscana, Sez. di controllo, n. 428, 2009.
........................
4/2012 295
................

.......................................................................................................................
........................
Gestione finanziaria
cifico interesse istituzionale perseguito, alla dimostrazione
del rapporto tra l’attività dell’ente e la
spesa erogata, nonché alla qualificazione del soggetto
destinatario dell’occasione di spesa;
— rispondenza a criteri di ragionevolezza e di congruità
rispetto ai fini.
Spese ammissibili
e spese non ammissibili
Dagli orientamenti della Corte dei conti si rileva
poi la necessità della corrispondenza tra spesa e fini
istituzionali dell’ente, la necessità, proprio per la
mancanza di una normativa di legge, di una regolamentazione
interna, nonché dell’esistenza di uno
specifico stanziamento di bilancio.
Viene ancora affermato che la giustificazione della
regolarità delle spese debba essere non solo documentata,
ma altresì analitica, riferita cioè alle singole
erogazioni ed agli importi di esse.
Dalla produzione documentale della Corte dei conti
si possono inoltre desumere le spese che sono prive
dei requisiti per essere dichiarate spese di rappresentanza
e comunque per poter essere finanziate
dagli enti pubblici. In questa categoria si rinvengono
le spese destinate a dipendenti o ad amministratori
dell’ente che le finanzia, quelle sostenute in
normali rapporti istituzionali, quelle sostenute genericamente
per onoranze funebri e necrologi non
connesse all’attività dell’ente.
Se del tutto carente è stato l’intervento del Legislatore
in merito alla definizione delle spese di rappresentanza,
assai martellante è stata la produzione
normativa tendente alla riduzione delle predette
spese, specie negli ultimi anni.
Evoluzione normativa
sulla limitazione delle spese
Per comprendere appieno l’attuale situazione è necessario
passare, in pur rapida rassegna, il procedere
della normativa ed i suoi alterni effetti sulle varie
categorie di enti interessati. Ciò anche in considerazione
alla disomogeneità delle voci di spesa che, di
volta in volta, vengono abbinate alle spese di rappresentanza.
Si richiama per primo il comma 10 dell’art. 1 del
D.L. n. 168/2004, convertito dalla legge n. 191/
2004, che ha disposto la riduzione delle spese per
missioni e rappresentanza, per relazioni pubbliche
e congressi sostenute nell’esercizio 2004 alla media
delle spese effettuate nel triennio 2001 - 2003 ridotta
del 15 per cento; norma questa di grande rilievo
poiché ha portato, su ricorso di diverse regioni, alla
sentenza n. 417/2005, con la quale la Corte costitu-
296 4/2012
................
zionale ha dichiarato l’incostituzionalità della norma
stessa in quanto violatrice dell’autonoma degli
enti locali sulla base del principio, già stabilito nella
precedente Sentenza n. 390/2004, secondo cui le
disposizioni statali devono limitarsi a fissare principi
di coordinamento della finanza pubblica e non
possono invadere l’area riservata alla autonomia
degli enti territoriali attraverso precetti specifici e
di dettaglio.
È poi intervenuta la legge n. 266/2005 (legge finanziaria
2006), che ha disposto, ai commi 9, 10 e 11,
dell’art. 1 che le pubbliche amministrazioni non
possono effettuare spese per relazioni pubbliche,
convegni, mostre, pubblicità e rappresentanza per
un ammontare superiore al 50 per cento delle spese
sostenute nel 2004 per le medesime finalità. Con il
successivo comma 12 del medesimo art. 1, memore
dei pronunciamenti della Corte costituzionale, il
Legislatore ha tuttavia stabilito che la suddetta disposizione
non si applica alle regioni, alle province
autonome, agli enti del servizio sanitario nazionale
ed agli enti locali.
Successivamente è stato emanato l’art. 61 del D.L.
n. 112/2008, convertito dalla legge n. 133/2008, il
quale al comma 5 ha disposto che, a decorrere dall’anno
2009, le amministrazioni pubbliche inserite
nel conto consolidato della pubblica amministrazione,
come individuato dall’Istat ai sensi del comma
5 dell’art. 1 della legge n. 311/2004, non possono
effettuare spese per relazioni pubbliche, convegni,
mostre, pubblicità e di rappresentanza, per un
ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta
nell’anno 2007 per le medesime finalità. Il
successivo comma 15 ha però nuovamente dichiarato
che l’anzidetta regola non si applica in via diretta
alle regioni, alle province autonome, agli enti
del servizio sanitario nazionale ed agli enti locali.
Vi è poi l’emanazione della legge n. 296/2006 (legge
finanziaria 2007), la quale, ai commi 597, 598 e
599 dell’art. 1, ha stabilito che, fatti salvi gli uffici
di rappresentanza delle associazioni nazionali degli
enti locali presso gli organi dell’Unione europea,
non è consentito ai comuni ed alle province, anche
in forma associata, acquistare o gestire sedi di rappresentanza
in Paesi esteri, o l’istituzione di uffici o
di struttura comunque denominate per la promozione
economica, commerciale e turistica. È fatto altresì
divieto a comuni e province di coprire, con
fondi derivanti da trasferimenti a qualunque titolo
da parte dello Stato, le spese sostenute, anche in
forma associata, nell’ambito delle fattispecie di
cui sopra. Infine è stato dichiarato che qualora gli
enti locali sostengano, anche in forma associata,
spese ricadenti nelle suddette fattispecie, un cifra
pari alle spese da ciascun ente sostenuta nell’anno
viene detratta dai fondi a qualsiasi titolo complessi-

vamente trasferiti a quell’ente dallo Stato nel medesimo
anno.
Si arriva poi al D.L. n. 78/2010, convertito nella
legge n. 122/2010, il quale all’art. 6, comma 8, dispone
che, a decorrere dall’anno 2011, le pubbliche
amministrazioni non possono effettuare spese per
relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità
e di rappresentanza per un ammontare superiore
al 20 per cento della spesa sostenuta nell’anno
2009 per le medesime finalità.
La novità di quest’ultima norma sta nel fatto che essa
è applicabile in via diretta agli enti locali, che
pertanto avranno solo la possibilità di compensare
eventuali maggiori spese di rappresentanza con la
riduzione, in uguale misura, delle spese relative a
studi, consulenze, relazioni pubbliche, convegni,
mostre e pubblicità (comma 10 citato art. 6), mentre
la non applicazione in via diretta è riservata alle regioni,
alle province autonome ed agli enti del servizio
sanitario nazionale. Per gli enti locali viene dunque
superato il principio dell’autonomia costituzionalmente
dichiarato nelle Sentenze della Consulta
in precedenza richiamate. D’altronde tali enti, a differenza
di regioni e province autonome, non sono
abilitati a ricorrere in via diretta alla Corte costituzionale.
Controlli sulle spese
La filastrocca normativa, in tema di spese di rappresentanza,
per gli enti locali, non è però ancora
finita.
Infatti l’art. 16, comma 26, del D.L. n. 138/2011,
convertito dalla legge 148/2011, stabilisce che le
spese di rappresentanza sostenute dagli organi di
governo degli enti locali sono elencate, per ciascun
anno, in apposito prospetto allegato al rendiconto
di cui all’art. 227 del T.U. n. 267/2000. Tale prospetto
è trasmesso alla sezione regionale di controllo
della Corte dei conti ed è pubblicato, entro dieci
giorni dall’approvazione del rendiconto, nel sito internet
dell’ente locale. Con atto di natura non regolamentare,
adottato d’intesa con la Conferenza Stato
- città ed autonomie locali, il Ministro dell’interno,
di converto con il Ministro dell’economie e delle
finanze, entro 90 giorni dalla data di entrata in
vigore del presente decreto, adotta uno schema tipo
del prospetto di cui sopra.
Il suddetto decreto è stato emanato in data 23 gennaio
2012. Esso contiene un prospetto che elenca le
spese di rappresentanza sostenute nell’anno precedente
e va compilato dal Segretario e dal Responsabile
del servizio finanziario e sottoscritto, oltre che
dai due predetti soggetti, anche dall’organo di revisione
dell’ente locale.
..................... ..................................................................................................
Viene in tal modo esercitato un duplice controllo:
dall’Organo di revisione e dalla Corte dei conti. Tale
duplice controllo avrà peraltro un ulteriore passaggio
in sede rispettivamente di compilazione e
di verifica del Questionario disciplinato dall’art.
1, commi 166 e seguenti, della già citata legge n.
266/2005, ove è prevista, tra l’altro, l’indicazione
delle tipologie delle spese di rappresentanza (raggruppate
con le spese per relazioni pubbliche) e
delle spese per convegni, mostre e pubblicità, il loro
importo e la dimostrazione della loro riduzione
dell’ottanta per cento rispetto alla spesa sostenuta
per le medesime finalità nell’esercizio 2009 (vedi
punto 1.9 Questionario relativo al bilancio preventivo
2011).
Stanziamento di bilancio
e gestione delle spese
Gestione finanziaria
Le spese di rappresentanza vanno stanziate in bilancio
tra le Funzioni generali, Servizio organi istituzionali,
codice Siope n. 1207.
La gestione delle spese, attraverso il Peg, o documento
semplificato sostitutivo (PRO) per i comuni
con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, deve
essere assegnata ad un funzionario responsabile,
nominato dal sindaco ai sensi dell’art. 50, comma
10, del citato D.Lgs. n. 267/2000, oppure al segretario
ex art. 97, comma 4, lett. d), del medesimo decreto.
Detto funzionario provvederà ad acquisire i
beni ed i servizi, ad impegnare la spesa ed a liquidare
i fornitori, a rimborsare l’economo che avesse
anticipato una parte della spesa, oppure, infine, a
rimborsare gli amministratori che avessero già pagato,
con mezzi propri, le forniture, previa presentazione
di idonea documentazione giustificativa.
Va invece escluso l’utilizzo di fondi pubblici direttamente
da parte degli amministratori per evitare
che gli stessi vengano ad assumere, in modo del tutto
improprio, la veste di agenti contabili secondo le
disposizioni previste dall’art. 93 del ripetuto D.Lgs.
n. 267/2000 e dagli articoli 178 e 630 e seguenti del
R.D. n. 827/1924 e successivi modificazioni.
Regolamentazione interna
A conclusione del presente impegno viene redatto
uno schema di regolamento specifico (tavola 2)
che disciplina i vari aspetti delle spese di rappresentanza.
Per la numerosità degli enti esistenti, si è ritenuto di
far riferimento al Comune. Ma non sarà difficili
l’operazione di adattamento alle altre categorie
che compongono il variegato mondo degli enti locali.
........................
4/2012 297
................

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........................
Gestione finanziaria
Tavola 2
Schema di regolamento
Comune di ...........(Provincia di .........)
Regolamento comunale per l’effettuazione delle spese di rappresentanza
Indice
Art. 1 - Oggetto del regolamento
Art. 2 - Definizioni e principi
Art. 3 - Stanziamenti di bilancio ed obbligo di motivazione
Art. 4 - Soggetti
Art, 5 - Competenza ad assumere gli impegni di spesa. Modalità di liquidazione
Art. 6 - Spese di rappresentanza: spese ammissibili
Art. 7 - Casi di non ammissibilità delle spese
Art. 8 - Prospetto delle spese di rappresentanza
Art. 9 - Entrata in vigore
Art. 1 - Oggetto del regolamento
1. Il presente Regolamento, approvato dal Consiglio comunale con delibera n......... del ........., disciplina i casi ed i limiti nei
quali è consentito da parte dell’Amministrazione comunale sostenere spese di rappresentanza, nonché i soggetti, appartenenti
agli organi di governo del Comune, autorizzati ad effettuare tali spese.
2. La disciplina dettata dal presente Regolamento è altresì rivolta ad assicurare a tali spese la massima trasparenza e conoscibilità.
Art. 2 - Definizioni e principi
1. Sono di rappresentanza quelle spese sostenute per fini istituzionali, non riconducibili ai normali rapporti istituzionali e di
servizio, finalizzate al pubblico interesse e che assolvono ad una funzione rappresentativa dell’ente verso l’esterno, nel senso
che hanno lo scopo di mantenere ed accrescere verso l’esterno il prestigio dell’ente, valorizzandone il ruolo e la funzione di
soggetto rappresentativo della Comunità amministrata, come specificato al successivo art. 6.
2. Le spese di rappresentanza devono inoltre essere coerenti con i valori di imparzialità e buon andamento ai sensi dell’art.
97 della Costituzione, rispondere ai canoni di efficacia, efficienza ed economicità dell’azione amministrativa, prevista dall’art.
1, comma1, della legge 241/1990, nonché rispettare i principi di proporzionalità ed adeguatezza.
Art. 3 - Stanziamenti di bilancio ed obbligo di motivazione
1. Tutte le spese di cui al presente regolamento sono effettuate entro i limiti dello stanziamento iscritto nel bilancio di previsione
annuale e pluriennale e dettagliato dal Piano Esecutivo di Gestione approvato dalla Giunta Comunale, come specificato
al successivo art. 5, comma 1.
2. Lo stanziamento di bilancio deve corrispondere al principio di congruità, commisurata ai valori economici di mercato ed a
una gestione accorta delle disponibilità finanziarie che rifugge da sprechi e si concentri sull’adeguato espletamento delle
funzioni proprie.
3. L’ effettuazione delle spese di cui al presente Regolamento necessita di adeguata, specifica e puntuale motivazione, con
preciso riferimento agli scopi di pubblico interesse perseguiti ed al nesso con i fini istituzionali di cui al precedente art. 2.
Art. 4 - Soggetti
1 Sono competenti a richiedere al Funzionario di cui al successivo art. 5 l’utilizzo dello stanziamento per spese di rappresentanza,
il Sindaco, il Vicesindaco e ciascun Assessore per quanto di propria competenza.
2. Il Vicesindaco e gli Assessori possono domandare l’utilizzo di cui al precedente comma 1 previa richiesta, anche in via
breve, al Sindaco e successivo suo assenso.
Art. 5 - Competenza ad assumere gli impegni di spesa. Modalità di liquidazione
1. Lo stanziamento di bilancio destinato al sostenimento delle spese di cui al presente Regolamento, collocato tra le funzioni
generali, servizio Organi istituzionale, codice SIOPE 1207, è affidato, attraverso il Piano Esecutivo di Gestione, al Funzionario
responsabile individuato con apposito decreto sindacale ai sensi dell’art. 50, comma 10, del d.lgs. 267/2000, oppure al Segretario
comunale, ai sensi del art. 97, comma 4, lett. d), del medesimo decreto
2. Il Funzionario di cui al precedente comma 1, in esecuzione degli obiettivi di PEG e delle autorizzazioni dei soggetti di cui
all’art. 4 provvede ad acquisire i beni ed i servizi necessari nel rispetto del Regolamento comunale per l’acquisizione in economia
di beni e servizi ed in applicazione del presente Regolamento.
3. Il medesimo Funzionario assume i corrispondenti impegni di spesa.
4. La liquidazione delle spese sarà effettuata dal Funzionario di cui al precedente comma 1 previa verifica della regolarità
della fornitura e/o della prestazione resa e della relativa documentazione.
5. Per le spese di rappresentanza ritenute urgenti e/o di valore complessivamente superiore ad E 300,00, possono anche
essere effettuati anticipi da parte dell’economo per un importo non inferiore al 75 per cento della spesa complessiva presumibilmente
necessaria. Al rimborso all’economo della spesa anticipata ed alla liquidazione del conguaglio all’Amministra-
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Gestione finanziaria
tore che ha sostenuto la spesa provvederà il Funzionario di cui al precedente comma 1, previa presentazione di idonee e
specifiche note giustificative (fattura, ricevuta, scontrino fiscale) da parte dei soggetti interessati.
6. Allo stesso modo, mediante cassa economale, le spese saranno rimborsate, su presentazione di idonea documentazione
(fattura, ricevuta, scontrino fiscale), ai soggetti di cui al precedente articolo 4 che le avessero anticipate con mezzi propri.
Art. 6 - Spese ammissibili. Prospetto delle spese
1. Sono spese di rappresentanza ammissibili e con spesa a carico dell’Amministrazione quelle relative alle seguenti iniziative:
a) ospitalità e spese di trasporto in occasione di visite di autorità e personalità con rappresentanza esterna a rilevanza istituzionale,
sociale, politica, culturale e sportiva. In tal caso la scelta della tipologia di alloggio e di trasporto dovrà avere riguardo
al prestigio ed al numero dei soggetti interessati; sono sempre escluse le spese di carattere meramente personale
degli ospiti;
b) omaggi floreali e altri doni -ricordo in favore delle autorità e degli ospiti di cui alla precedente lettera a);
c) colazioni e/o cene, inviti a spettacoli in favore dei soggetti di cui alla lettera a).
In tal caso la partecipazione da parte dei rappresentanti dell’Ente dovrà essere contenuta ed interessare i soggetti strettamente
indispensabili all’accoglienza degli ospiti;
d) organizzazione di cerimonie, ricorrenze, inaugurazioni e commemorazioni o altre iniziative connesse con l’attività istituzionale
dell’Ente e con i suoi specifici interessi: allestimenti (comprensivi di affitto locali, montaggio palchi, impianti audiovideo
ecc), addobbi floreali, prestazioni artistiche, stampa di manifesti e volantini, pubblicità di tipo radiofonico, televisivo o
a mezzo stampa, rinfreschi, servizi fotografici, acquisto di targhe commemorative, pubblicazioni, piccoli doni, ecc...;
e) gemellaggi;
f) fornitura di carta intestata e biglietti da visita per Sindaco, Vicesindaco, Assessori, Presidente del Consiglio e Consiglieri
comunali previa richiesta, nonché invio di biglietti augurali in occasione di nomine o festività;
g) onoranze funebri (invio di telegrammi e/o pubblicazione di necrologio, presenza del Gonfalone alla cerimonia) in occasione
del decesso di personalità, di amministratori in carica o ex amministratori, loro parenti o affini, dipendenti in servizio o
loro parenti e/o affini, ex dipendenti;
h) doni-ricordo da consegnare agli sposi uniti in matrimonio civile, ai nuovi nati, a coloro che acquisiscono la cittadinanza, ai
cittadini che diventano maggiorenni, alle persone ultra centenarie.
i) ospitalità o atti di cortesia di valore simbolico (piccoli doni, quali targhe, medaglie, libri, coppe, ...) quando derivino da
confermata consuetudine o per motivi di reciprocità, in occasione di rapporti ufficiali tra gli Organi del Comune ed Organi
di altre Amministrazioni pubbliche (italiane o straniere), o di soggetti, personalità e delegazioni (italiane o straniere), anche
in occasione di visite all’estero compiute da rappresentanti o delegazioni ufficiali del Comune, ed anche per gli artisti e gli
autori o giornalisti o comunque personalità di rilievo, che si esibiscono o sono ospiti presso il Civico Teatro o la Biblioteca
comunale;
j) colazioni e/o cene offerte ad autorità e personalità con rappresentanza esterna a rilevanza istituzionale, sociale, politica,
culturale e sportiva in occasione di visite all’estero compiute da rappresentanti o delegazioni ufficiali del Comune.
k) Targhe, coppe ed altri premi di carattere sportivo per gare e manifestazioni a carattere comunale, provinciale, regionale,
nazionale e internazionale che si svolgono sul territorio comunale;
i) convegni e congressi di studio di rilevante importanza
Art. 7 - Casi di non ammissibilità delle spese
1. Non sono considerate spese di rappresentanza e pertanto non sono effettuabili con oneri a carico dell’ente:
a) gli atti di mera liberalità;
b) le spese di ospitalità effettuate in occasione di visite di soggetti in veste informale, o comunque non ufficiale;
c) l’acquisto di generi di conforto in occasione di riunioni della Giunta o del Consiglio comunale o di altre riunioni di tipo
politico, amministrativo o tecnico ivi comprese le conferenze dei servizi;
d) colazioni di lavoro e/o cene interessanti esclusivamente soggetti appartenenti all’Amministrazione, compresi i rappresentanti
del comune presso enti aziende o istituzioni;
e) omaggi ad Amministratori o dipendenti;
f) ospitalità e/o pasti a favore di fornitori dell’ente o di soggetti legati al Comune da rapporti di tipo professionale (affidatari
di incarichi, di consulenze, di collaborazioni, ...).
g) spese, in generale, che esibiscano una carenza di documentazione giustificativa o che, pur in presenza di una dimostrazione
documentale, non abbiano i presupposti indicati al precedente articolo 2.
Art. 8 - Prospetto delle spese
1. Il prospetto delle spese di rappresentanza, nello schema approvato con decreto interministeriale in data 23 gennaio
2012, dovrà essere allegato al Rendiconto della gestione di cui all’art. 227 del già citato d.lgs. 267/2000, in ciascun esercizio
finanziario. Il Prospetto medesimo dovrà essere trasmesso entro 10 giorni dall’approvazione del Rendiconto alla
competente Sezione regionale di controllo della Corte dei conti e pubblicato, entro lo stesso termine, sul sito internet
del Comune.
Art. 9 - Entrata in vigore
1. Il presente Regolamento entra in vigore dopo la pubblicazione prevista dalle vigenti norme di legge e regolamentari relative
al funzionamento del Consiglio comunale.
2. Le norme contenute nell’art. 8 del presente Regolamento si applicano a partire dall’approvazione del Rendiconto dell’esercizio
finanziario 2011.
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Gestione finanziaria
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Obiettivi e vincoli
Il patto di stabilità interno
per il triennio 2012 - 2014
di Francesco Bruno
Presidente Onorario Ardel
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Premessa
Il meccanismo del patto di stabilità interno per il triennio 2012 - 2014 è rimasto
sostanzialmente quello già dettato per lo scorso triennio 2011-2013. Ma è, ancora una
volta, fortemente lievitato il concorso della finanza locale alla realizzazione degli obiettivi
di finanza pubblica.
La disciplina, integralmente riscritta dalla legge di
stabilità 2012, mantiene l’impianto della competenza
mista quale obiettivo da raggiungere da parte di
ciascun Ente assoggettato, con la stessa base 2011
per il calcolo del saldo finanziario da conseguire
che, muovendo dalla media della spesa corrente
2006-2008, è soggetto al solo correttivo della riduzione
dei trasferimenti statali.
Il contenuto normativo della disciplina presenta,
come sempre, le difficoltà di lettura dovute ai numerosi
provvedimenti legislativi che, direttamente
o indirettamente, dispongono in materia:
— D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge
15 luglio 2011, n. 111;
— D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla
legge 14 settembre 2011, n. 148;
— D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 149;
— Legge 12 novembre 2011, n. 183;
— D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla
legge 22 dicembre 2011, n. 214;
— D.L. 24 gennaio 2012, n. 1.
La tradizionale circolare annuale esplicativa della
Ragioneria generale dello Stato (14 febbraio 2012,
n. 5), infine, fa chiarezza su molte delle novità.
Alla traduzione pratica della quantificazione dell’obiettivo
programmatico per ciascun Ente, si aggiunge,
poi, la conferma di un obiettivo strutturale in pareggio
che resta quale enigmatico orpello, senza traduzioni
concrete per ciascun Ente, in quanto non ha
effetto alcuno per gli anni 2012, 2013 e 2014.Resta
il fatto che il meccanismo confermato ancora per tre
anni è sostenuto da un sistema di regole più volte
contestato dal mondo delle autonomie, in quanto
difficilmente sostenibile, a rischio di compromettere
300 4/2012
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la qualità e quantità dei servizi erogati ai cittadini e
di non consentire il rispetto degli obblighi nei confronti
delle imprese. E sono, purtroppo, da riproporre
le valutazioni già sottolineate dalle autonomie locali,
per le quali in un contesto economico, finanziario
e sociale particolarmente grave e pur in presenza
di note difficoltà di finanza pubblica, l’effetto moltiplicatore
sul sistema economico e sull’occupazione
prodotto dagli investimenti locali, oggi pressoché
fermi, potrebbe, sul piano macroeconomico, sostenere
la domanda interna e migliorare i dati del
PIL, ridurre la perdita di posti di lavoro e contenere
il ricorso agli ammortizzatori sociali con conseguente
risparmio di risorse pubbliche statali.
Ridefinizione delle regole
1. Al fine di potenziare il coordinamento della finanza
pubblica, è avviata la ridefinizione delle regole
del patto di stabilità interno. (art. 28, c. 11ter,
D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla
legge 22 dicembre 2011, n. 214).
Enti soggetti al patto
1. Sono soggetti al patto di stabilità interno fino a
tutto l’anno 2012. (art. 31, c. 1, legge 12 novembre
2011. n. 183):
— le province;
— i comuni con popolazione superiore a 5.000
abitanti.
2. A decorrere dall’anno 2013, saranno assoggettati
alla disciplina del patto di stabilità interno anche i
comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti
al 31 dicembre 2011. (art. 16, c. 31, D.L. 13 agosto

2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre
2011, n. 148).
3. A decorrere dall’anno 2014, le unioni di comuni
con popolazione fino a 1.000 abitanti sono soggette
alla disciplina del patto di stabilità interno prevista
per i comuni aventi corrispondente popolazione.
(art. 16, c. 5, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148).
4. Per la determinazione della popolazione di riferimento,
da considerare ai fini dell’applicazione
delle regole del patto di stabilità interno, si applica
il criterio previsto dall’art. 156 del Tuel, ossia quello
della popolazione residente calcolata alla fine del
penultimo anno precedente secondo i dati Istat e,
cioè, per il 2012, quella al 31 dicembre 2010. (lett.
A, circolare, Ragioneria generale dello Stato, 14
febbraio 2012, n.5).
5. Gli enti locali che, a partire dal 2012, sono soggetti
per la prima volta al patto di stabilità interno,
devono accreditarsi al sistema web appositamente
previsto al nuovo indirizzo web ‘‘http://pattostabilitainterno.tesoro.it’’,
richiedendo una utenza caratterizzata
da un codice identificativo e da una password.
(lett. A, circolare, Ragioneria generale dello
Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
Enti di nuova istituzione
1. Per gli enti di nuova istituzione a decorrere dall’anno
2009, le regole del patto si applicano con
decorrenza dal terzo anno successivo alla loro istituzione,
sulla base di calcolo delle risultanze dell’anno
successivo alla loro istituzione. (art. 31, c.
23, legge 12 novembre 2011, n. 183).
1.1. Per gli enti istituiti nell’anno 2009, l’assoggettamento
alle regole del patto di stabilità interno decorre
dall’anno 2012, assumendo come base di riferimento
le spese correnti registrate nell’anno 2010.
(lett. A.1, circolare, Ragioneria generale dello Stato,
14 febbraio 2012, n. 5).
2. Gli enti di nuova istituzione nell’anno 2007
adottano quale base di calcolo le risultanze gestionali
medie del biennio 2008-2009. (art. 31, c. 23,
legge 12 novembre 2011, n. 183).
2.1. Gli enti di nuova istituzione nell’anno 2008
adottano quale base di calcolo le risultanze gestionali
dell’anno 2009.
Enti commissariati
1. Gli enti locali commissariati per scioglimento
degli organi a causa di infiltrazioni e condizionamenti
di tipo mafioso, sono soggetti alle regole
del patto di stabilità interno dall’anno successivo
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a quello della rielezione degli organi istituzionali.
(art. 31, c. 24, legge 12 novembre 2011, n. 183).
1.1. Ai fini della determinazione dell’obiettivo programmatico,
anche tali enti assumono come base di
riferimento la spesa corrente media sostenuta nel
periodo 2006-2008. (lett. A.2, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
2. Gli enti commissariati non soggetti al patto, devono
comunicare al ministero economia e finanze,
dipartimento Ragioneria generale dello Stato, ispettorato
generale per la finanza delle pubbliche amministrazioni,
lo stato di commissariamento per poter
usufruire dell’esenzione.
2.1. La mancata comunicazione determina per gli
enti inadempienti l’assoggettamento alle regole
del patto di stabilità interno.
Gli obiettivi
Gestione finanziaria
1. Lo specifico obiettivo che province e comuni
soggetti al patto di stabilità interno devono raggiungere
è determinato in termini di saldo finanziario
tra entrate finali e spese finali di competenza mista,
costituito, sulla base dei dati certificati nel rendiconto,
come segue (art. 31, c. 3, legge 12 novembre
2011, n. 183):
+ accertamenti entrate correnti;
– impegni spesa corrente;
+ riscossioni entrate in conto capitale, al netto delle
entrate derivanti dalla riscossione di crediti;
– pagamenti spese in conto capitale, al netto delle
spese derivanti dalla concessione di crediti;
= saldo finanziario.
1.1. La spesa registrata nei rendiconti 2006-2008 deve
essere considerata senza alcuna esclusione, neppure,
ad esempio, della quota di spesa dall’ente capofila
gestita per conto di altri enti locali, e senza possibilità
alcuna di rettifica di eventuali errori di contabilizzazione
effettuati nei documenti e nei relativi
certificati già presentati. (lett. B. 2, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
2. Per il triennio 2011-2013, l’aggiuntivo concorso
delle province e dei comuni alla realizzazione degli
obiettivi di finanza pubblica, in termini di fabbisogno
e indebitamento netto, è determinato in complessivi
7,8 miliardi di euro. (art. 14, c. 1, lett. c,
d, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla
legge 30 luglio 2010, n. 122).
3. Le misure previste per l’anno 2013 si intendono
estese anche agli anni 2014 e successivi, fino all’entrata
in vigore di un nuovo patto di stabilità interno.
(art. 20, c. 4, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito
dalla legge 15 luglio 2011, n. 111).
4. Il concorso aggiuntivo delle province si concretizza
nella riduzione, per l’anno 2011, dei trasferi-
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4/2012 301
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Gestione finanziaria
menti correnti, comprensivi della compartecipazione
Irpef, per l’ammontare di 300 milioni di euro.
(art. 14, c. 2, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito
dalla legge 30 luglio 2010, n. 122).
4.1. A decorrere dall’anno 2012, i trasferimenti correnti
alle province, comprensivi della compartecipazione
Irpef, sono ridotti di 500 milioni di euro
annui (+200 milioni rispetto 2011).
5. Il concorso aggiuntivo dei comuni si concretizza
nella riduzione, per l’anno 2011, dei trasferimenti
correnti per l’ammontare di 1.500 milioni di euro.
(art. 14, c. 2, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito
dalla legge 30 luglio 2010, n. 122).
5.1. A decorrere dall’anno 2012, i trasferimenti ai
comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti
sono ridotti di 2.500 milioni di euro annui (+1.000
milioni rispetto 2011).
6. Con D.M. interno, 9 dicembre 2010, è stata determinata
la riduzione dei trasferimenti, con criteri
proporzionali, a ciascuna provincia e a ciascun comune
per l’anno 2011, riduzione che è stata applicata
in sede di determinazione delle spettanze dell’anno
2011 dei medesimi enti. (in G.U. n. 292
del 15 dicembre 2010).
6.1. Non essendo noti i criteri di riduzione che saranno
adottati ed il valore delle spettanze da assumere a
riferimento e non essendo, quindi, possibile conoscere
l’ammontare delle riduzioni che saranno operate
negli esercizi 2012 e successivi, al fine di simulare
gli obiettivi per quegli anni, le riduzioni sono stimate
secondo un criterio di proporzionalità, ossia applicando
alla riduzione dei trasferimenti 2011 la percentuale
di incremento del 67% (lett. B.1, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 6 aprile 2011, n.11).
6.1.1. Salvo modifiche al quadro normativo, la
quantificazione della riduzione dei trasferimenti
statali 2012 e successivi da operare ai fini della determinazione
dell’obiettivo programmatico sarà
mantenuta anche in presenza dei provvedimenti attuativi
del federalismo municipale e provinciale, in
base ai quali muta l’assetto delle risorse a disposizione
di ciascun ente, attraverso la soppressione dei
trasferimenti statali.
6.1.2. La riduzione delle assegnazioni statali è posta
a decurtazione del saldo finanziario obiettivo
(art. 31, c. 4, legge 12 novembre 2011, n. 183).
7. Per gli anni 2012 e successivi, ai soli fini del patto
di stabilità, senza contestuale riduzione delle assegnazioni
statali, l’ulteriore concorso aggiuntivo
delle province è, rispettivamente, di 700 milioni
di euro, per l’anno 2012, e di 800 milioni di euro,
a decorrere dall’anno 2013. (art. 20, c. 5, lett. c,
D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge
15 luglio 2011, n. 111, nel testo modificato dall’art.
1, c. 8,lett. c, D.L. 13 agosto 2011, n. 138,
convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148).
302 4/2012
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8. Per gli anni 2012 e successivi, ai soli fini del patto
di stabilità, senza contestuale riduzione delle assegnazioni
statali, l’ulteriore concorso aggiuntivo
dei comuni è, rispettivamente, di 1,7 miliardi di euro
per l’anno 2012 e di 2 miliardi di euro a decorrere
dall’anno 2013. (art. 20, c. 5, lett. d, D.L. 6 luglio
2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio
2011, n. 111, nel testo modificato dall’art. 1, c.
8,lett. d, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148).
9. Per il solo anno 2012, il concorso alla realizzazione
degli obiettivi di finanza pubblica è ridotto fino
alla totalità delle maggiori entrate per aumento
dell’addizionale Ires per le società produttrici di
energia elettrica, stimate in un importo non inferiore
a 1.800 milioni di euro. (art. 1, c. 12, D.L. 13
agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre
2011, n. 148, nel testo modificato dall’art.
30, c. 1, lett. a, legge 12 novembre 2011, n. 183).
9.1. La riduzione è determinata in 520 milioni di
euro per i comuni e in 150 milioni di euro per le
province (art. 1, c. 12, legge 148/2011, nel testo
modificato dall’art. 30, c. 1, lett. b, legge 12 novembre
2011, n. 183).
9.2. A seguito della ripartizione operata dalla legge
di stabilità 2012 della riduzione del concorso aggiuntivo
per effetto delle maggiori entrate derivanti
dall’aumento dell’addizionale Ires per le società
produttrici di energia elettrica, il concorso aggiuntivo
per l’anno 2012 delle province è ridotto a
550 milioni di euro (700-150) e quello dei comuni
a 1.180 milioni di euro (1.700-520).
9.3. L’istituzione dei consigli tributari (peraltro,
soppressi) entro il 31 dicembre 2011 non è più condizione
indispensabile per potere fruire della riduzione.
(art. 1, c. 12-quater, D.L. 13 agosto 2011,
n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011,
n. 148, modificato dall’art. 30, c. 1, lett. c, legge
12 novembre 2011, n. 183).
10. Le disposizioni del patto di stabilità interno costituiscono
principi fondamentali del coordinamento
della finanza pubblica, ai sensi degli artt.117 e
119, secondo comma, della Costituzione (art. 1,
c. 87, legge 13 dicembre 2010, n. 220; art. 31, c.
1, legge 12 novembre 2011, n.183).
11. Le prescrizioni sui risultati da raggiungere costituiscono
requisiti di regolarità contabile e legittimità
dei documenti di bilancio. (art. 1, c. 107, legge
13 dicembre 2010, n. 220; art. 31, c. 18, legge
12 novembre 2011, n.183).
11.1. Il bilancio di previsione degli enti soggetti al
patto deve essere approvato iscrivendo le previsioni
di entrata e di spesa di parte corrente in misura tale
che, unitamente alle previsioni dei flussi di cassa di
entrata e di spesa di parte capitale, al netto delle ri-

scossioni e delle concessioni di crediti, sia garantito
il raggiungimento dell’obiettivo programmatico.
11.2. Il bilancio di previsione deve, quindi, essere
deliberato coerentemente ai risultati che si devono
conseguire in ordine al patto di stabilità interno.
11.3. Perché sia rispettata la condizione è necessario
che le previsioni di entrata e di spesa del bilancio
preventivo rispecchino l’obiettivo del patto di
stabilità interno, tenuto conto che non vanno considerate
le previsioni escluse dall’obiettivo del patto
o che sono destinate a non tradursi in atti gestionali
validi ai fini del patto e, cioè, in accertamenti e riscossioni
e in impegni e pagamenti, le previsioni
relative a:
— avanzo o disavanzo di amministrazione;
— fondo di cassa;
— riscossioni e concessioni di crediti;
— accensione e rimborsi di mutui e prestiti;
— servizi conto terzi;
— fondo di ammortamento, fondo svalutazione
crediti e ‘‘fondo patto di stabilità interno’’. (circolari
Ragioneria generale dello Stato, 22 febbraio
2007, n.12, 30 marzo 2010, n.15, e 6 aprile
2011, n. 11).
11.3.1. La contabilizzazione delle concessioni e riscossioni
di crediti deve evitare illegittime traslazioni
di pagamenti dall’ente a società esterne partecipate
(lett. G, circolare, Ragioneria generale dello
Stato, 6 aprile 2011, n. 11).
11.4. Al bilancio di previsione deve essere allegato
un prospetto contenente le previsioni di competenza,
per le entrate e le spese correnti, e le stime di cassa
degli aggregati rilevanti ai fini del patto di stabilità
interno, per le entrate e le spese in conto capitale.
11.4.1. Per i comuni con popolazione compresa fra
1.001 e 5.000 abitanti, soggetti al patto di stabilità a
decorrere dall’anno 2013, i vincoli del loro saldo
devono avere a riferimento il biennio 2013-2014.
(lett. D, circolare, Ragioneria generale dello Stato,
14 febbraio 2012, n. 5).
11.5. L’obbligo del rispetto dell’obiettivo del patto
deve intendersi esteso anche alle successive variazioni
di bilancio nel corso dell’esercizio.(lett. D,
circolare, Ragioneria generale dello Stato, 14 febbraio
2012, n. 5).
11.6. Il funzionario che adotta provvedimenti che
comportano impegni di spesa deve accertare preventivamente
che il programma dei conseguenti pagamenti
sia compatibile con i relativi stanziamenti
di bilancio e con le regole di finanza pubblica,
per cui deve verificare la compatibilità della propria
attività di pagamento con i limiti previsti dal patto
di stabilità interno ed, in particolare, la coerenza rispetto
al prospetto obbligatorio allegato al bilancio
di previsione (lett. D, circolare, Ragioneria generale
dello Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
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Gestione finanziaria
L’obiettivo del saldo programmatico
2012 e succesivi
1. Per le province e per i comuni soggetti al patto di
stabilità interno, l’obiettivo è quello del conseguimento,
per ciascuno degli anni 2012 e successivi,
di un saldo finanziario, in termini di competenza
mista, determinato come ai punti successivi (art.
31, legge 12 novembre 2011, n. 183).
1.1. Per l’anno 2012, ciascuna Provincia deve conseguire
un saldo finanziario di competenza mista
non inferiore al 16,5% della media della spesa corrente
registrata negli anni 2006-2008, così come
desunta dai certificati di rendiconto, non comprensivo
del concorso aggiuntivo sui 550 milioni di euro,
diminuito dell’importo pari alla riduzione che
sarà operata nell’anno 2012 sui trasferimenti statali
quale concorso sui 500 milioni di euro complessivi
alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica
(art. 31, c. 2, lett. a):
+ A media spesa corrente 2006-2008
16,5%
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
= E obiettivo programmatico 2012 ( provvisorio
per le province non virtuose).
1.2. Per l’anno 2013 e successivi, ciascuna Provincia
deve conseguire un saldo finanziario di competenza
mista non inferiore al 19,7% della media della
spesa corrente registrata negli anni 2006-2008, così
come desunta dai certificati di rendiconto, non comprensivo
del concorso aggiuntivo su 800 milioni di
euro, diminuito dell’importo pari alla riduzione operata
dall’anno 2012 sui trasferimenti statali quale
concorso sui 500 milioni di euro complessivi alla
realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica:
+ A media spesa corrente 2006-2008
19,7%
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
= E obiettivo programmatico 2013 e successivi
(provvisorio per le province non virtuose).
1.3. Per l’anno 2012, ciascun Comune con popolazione
superiore a 5.000 abitanti deve conseguire un
saldo finanziario di competenza mista non inferiore
al 15,6% della media della spesa corrente registrata
negli anni 2006-2008, così come desunta dai certificati
di rendiconto, non comprensivo del concorso
aggiuntivo su 1.180 milioni di euro, diminuito dell’importo
pari alla riduzione che sarà operata dall’anno
2012 sui trasferimenti statali quale concorso
sui 2.500 milioni di euro complessivi alla realizzazione
degli obiettivi di finanza pubblica (art. 31, c.
2, lett. b):
+ A media spesa corrente 2006-2008
15,6%
........................
4/2012 303
................

.......................................................................................................................
........................
Gestione finanziaria
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
= E obiettivo programmatico 2012 (provvisorio
per i comuni non virtuosi).
1.4. Per l’anno 2013 e successivi ciascun Comune
con popolazione superiore a 1.000 abitanti deve
conseguire un saldo finanziario di competenza mista
non inferiore al 15,4% della media della spesa
corrente registrata negli anni 2006-2008, così come
desunta dai certificati di rendiconto, non comprensivo
del concorso aggiuntivo su 2.000 milioni di
euro, diminuito dell’importo pari alla riduzione
operata dall’anno 2012 sui trasferimenti statali quale
concorso sui 2.500 milioni di euro complessivi
alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica:
+ A media spesa corrente 2006-2008
15,4%
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
= E obiettivo programmatico 2013 e successivi
(provvisorio per i comuni non virtuosi).
1.5. Le percentuali applicate alla spesa media corrente
2006-2008 sono valide nelle more dell’adozione
del D.M. economia e finanze di ripartizione
degli enti nelle due classi di virtuosità.
1.6. L’obiettivo programmatico determinato come
ai precedenti punti da 1.1. a 1.4. é, quindi, provvisorio,
in quanto dovrà essere incrementato a seguito
dell’emanazione del D.M. economia e finanze
che consente di identificare gli enti soggetti al patto
collocati nella prima classe di virtuosità.
1.6.1. Per gli enti collocati nella classe più virtuosa,
resta confermato l’obiettivo programmatico come
sopra determinato (art. 31, c. 5).
1.7. Per gli enti che non risulteranno collocati nella
prima classe di virtuosità, le percentuali applicate
alla spesa media corrente 2006-2008 saranno rideterminate
in aumento con D.M. economia e finanze,
entro un tetto massimo, che imporrà una rideterminazione
del saldo finanziario obiettivo come segue
(art. 31, c. 6).
1.7.1. Per l’anno 2012, ciascuna Provincia deve
conseguire un saldo finanziario di competenza mista
non inferiore al 16,9% della media della spesa
corrente registrata negli anni 2006-2008, così come
desunta dai certificati di rendiconto, comprensivo
del concorso aggiuntivo sui 550 milioni di euro, diminuito
dell’importo pari alla riduzione che sarà
operata nell’anno 2012 sui trasferimenti statali quale
concorso sui 500 milioni di euro complessivi alla
realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica:
+ A media spesa corrente 2006-2008
16,9% (max)
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
304 4/2012
................
= E obiettivo programmatico 2012.
1.7.2. Per l’anno 2013 e successivi, ciascuna Provincia
deve conseguire un saldo finanziario di competenza
mista non inferiore al 20,1% della media
della spesa corrente registrata negli anni 2006-
2008, così come desunta dai certificati di rendiconto,
comprensivo del concorso aggiuntivo su 800
milioni di euro, diminuito dell’importo pari alla riduzione
operata dall’anno 2012 sui trasferimenti
statali quale concorso sui 500 milioni di euro complessivi
alla realizzazione degli obiettivi di finanza
pubblica:
+ A media spesa corrente 2006-2008
20,1% (max)
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
= E obiettivo programmatico 2013 e successivi.
1.7.3. Per l’anno 2012, ciascun Comune con popolazione
superiore a 5.000 abitanti deve conseguire
un saldo finanziario di competenza mista non inferiore
al 16% della media della spesa corrente registrata
negli anni 2006-2008, così come desunta dai
certificati di rendiconto, comprensivo del concorso
aggiuntivo su 1.180 milioni di euro, diminuito dell’importo
pari alla riduzione che sarà operata dall’anno
2012 sui trasferimenti statali quale concorso
sui 2.500 milioni di euro complessivi alla realizzazione
degli obiettivi di finanza pubblica:
+ A media spesa corrente 2006-2008
16% (max)
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
= E obiettivo programmatico 2012.
1.7.4. Per l’anno 2013 e successivi ciascun Comune
con popolazione superiore a 1.000 abitanti deve
conseguire un saldo finanziario di competenza mista
non inferiore al 15,8% della media della spesa
corrente registrata negli anni 2006-2008, così come
desunta dai certificati di rendiconto, comprensivo
del concorso aggiuntivo su 2.000 milioni di euro,
diminuito dell’importo pari alla riduzione operata
dall’anno 2012 sui trasferimenti statali quale concorso
sui 2.500 milioni di euro complessivi alla
realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica:
+ A media spesa corrente 2006-2008
15,8% (max)
= B obiettivo provvisorio
– C riduzione sui trasferimenti statali dal 2012
= E obiettivo programmatico 2013 e successivi.
1.7.5. Ai fini della redazione del bilancio di previsione,
è suggerito che sia considerato, in via prudenziale,
come obiettivo, il saldo programmatico
previsto per gli enti non virtuosi e cioè calcolato
applicando le percentuali più elevate. Soltanto dopo
l’emanazione del decreto sulla virtuosità potrà
essere operata la riduzione dell’obiettivo prevista

per gli enti virtuosi. (lett. B. 2, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
2. Ai fini sia della determinazione del saldo finanziario
di competenza mista, quale obiettivo da raggiungere
si evidenzia che (art. 30 e 31, legge 12
novembre 2011, n. 183):
a) le entrate del titolo IV non contabilizzano le riscossioni
di crediti, di cui alla categoria 6 (art.
30, c. 3);
b) i pagamenti del titolo II della spesa non contabilizzano
le concessioni di crediti, di cui all’intervento
10 (art. 30, c. 3);
c) gli accertamenti delle entrate del titolo II e le riscossioni
delle entrate del titolo IV non contabilizzano
i trasferimenti statali per l’attuazione di ordinanze
emanate dal Presidente del consiglio dei ministri
a seguito di dichiarazione dello stato di emergenza.
(art. 31, c. 7);
d) gli impegni del titolo I della spesa ed i pagamenti
del titolo II della spesa non contabilizzano l’impiego
dei trasferimenti statali per l’attuazione di ordinanze
emanate dal Presidente del consiglio dei
ministri a seguito di dichiarazione dello stato di
emergenza. (art. 31, c. 7);
e) gli accertamenti delle entrate del titolo II e le riscossioni
delle entrate del titolo IV non contabilizzano
i trasferimenti destinati alla realizzazione di
grandi eventi e rientranti nella competenza del dipartimento
della protezione civile, diversi da quelli
per i quali si rende necessaria la delibera di stato di
emergenza (art. 31, c. 9);
f) gli impegni del titolo I della spesa ed i pagamenti
del titolo II della spesa non contabilizzano l’impiego
delle risorse destinate alla realizzazione di grandi
eventi e rientranti nella competenza del dipartimento
della protezione civile, diversi da quelli
per i quali si rende necessaria la delibera di stato
di emergenza (art. 31, c. 9);
g) gli accertamenti delle entrate del titolo II e le riscossioni
delle entrate del titolo IV non contabilizzano
i trasferimenti provenienti direttamente o indirettamente
dall’Unione europea (art. 31, c. 10);
h) gli impegni del titolo I della spesa ed i pagamenti
del titolo II della spesa non contabilizzano l’impiego
delle risorse provenienti direttamente o indirettamente
dall’Unione europea (art. 31, c. 10);
i) gli accertamenti delle entrate del titolo II non
contabilizzano i trasferimenti Istat per la progettazione
e l’esecuzione del 15º censimento generale
della popolazione e delle abitazioni e del 6º censimento
dell’agricoltura (art. 31, c. 12);
l) gli impegni del titolo I della spesa non contabilizzano
l’impiego delle risorse trasferite dall’Istat destinate
alla progettazione ed esecuzione del 15º censimento
generale della popolazione e delle abitazioni
e del 6º censimento dell’agricoltura (art. 31, c. 12);
..................... ..................................................................................................
Gestione finanziaria
m) gli impegni del titolo I della spesa non contabilizzano
gli oneri relativi alla gestione e manutenzione
dei beni trasferiti in attuazione del federalismo
patrimoniale, per l’ammontare che sarà determinato
con D.P.C.M. (art. 31, c. 15).
2.1. Ai fini del calcolo del saldo finanziario, per i
trasferimenti di cui alla lett. c, vanno escluse solo
tutte le entrate provenienti dallo Stato, e non già
da altre fonti, purché registrate successivamente
al 31 dicembre 2008, in attuazione di ordinanze
del Presidente del consiglio dei ministri a seguito
di dichiarazioni di stato di emergenza, ancorché trasferite
per il tramite delle regioni. (pareri presidenza
consiglio ministri, dipartimento protezione civile,
20 marzo 2009, n. DPC/ABI/21292-21307-
21326; lett. C.1, circolare, Ragioneria generale
dello Stato, 14 febbraio 2012, n.5).
2.2. In relazione alle poste non contabilizzate nel
saldo di cui alle lettere c) e d), l’esclusione delle
spese opera anche se esse sono effettuate in più anni,
anche successivamente alla revoca dello stato di
emergenza, purché nel limite complessivo delle risorse
provenienti dallo Stato registrate in entrata
successivamente al 2008, e concerne anche le ordinanze
già adottate, purché le relative entrate e spese
non siano già state rilevate nei patti degli anni precedenti.
(art. 31, c. 7; lett. C.1, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n.5).
2.2.1. Sono, parimenti, da escludere i mutui ed i
prestiti con oneri di ammortamento a carico dello
Stato, finalizzati a fronteggiare i predetti stati di
emergenza, e non anche quelli contratti dall’ente
locale con oneri a proprio carico. (parere, Presidenza
Consiglio ministri, Dipartimento protezione
civile, 20 marzo 2009, n. DPC/ABI/21315; lett.
C. 1, circolare, Ragioneria generale dello Stato,
14 febbraio 2012, n. 5).
2.2.2. Le spese effettuate con risorse proprie dell’ente
locale, anche se riconducibili ad un evento
di calamità naturale in relazione alla quale è stata
emanata un’ordinanza di protezione civile, devono
essere conteggiate ai fini del raggiungimento degli
obiettivi del patto. (deliberazione Corte dei conti,
sezioni riunite in sede di controllo, n. 6/CONTR/
11, depositata il 25 gennaio 2011).
2.3. Ai fini del calcolo del saldo finanziario, per i
trasferimenti di cui alla lett. e), vanno escluse solo
tutte le entrate provenienti dallo Stato, e non già da
altre fonti, purché registrate successivamente al 31
dicembre 2008, per lo svolgimento di iniziative per
le quali è intervenuta la dichiarazione di grande
evento e rientranti nella competenza del dipartimento
della protezione civile. (lett. C.2, circolare,
Ragioneria generale dello Stato, 14 febbraio
2012, n. 5).
2.3.1. In relazione alle poste non contabilizzate nel
........................
4/2012 305
................

.......................................................................................................................
........................
Gestione finanziaria
saldo di cui alle lett. e) e f), l’esclusione delle spese
opera nei soli limiti dei correlati trasferimenti a carico
del bilancio dello Stato.
2.4. In relazione alle poste non contabilizzate nel
saldo di cui alle lett. g) ed h), l’esclusione delle spese
opera anche se effettuate in più anni, purché nei
limiti complessivi delle medesime risorse registrate
in entrata successivamente al 2008; l’esclusione
non opera per le spese connesse ai cofinanziamenti
nazionali (art. 31, c. 10; lett. C.3, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n. 5)
2.4.1. Nel caso in cui l’Unione europea riconosca
importi inferiori a quelli non contabilizzati come
al punto precedente, l’importo corrispondente alle
spese non riconosciute è incluso tra le spese del
patto di stabilità interno relativo all’anno in cui è
comunicato il mancato riconoscimento, salvo che
la comunicazione non intervenga nell’ultimo quadrimestre,
nel qual caso il recupero può essere effettuato
nell’anno successivo. (art. 31, c. 11).
2.5. Le esclusioni di cui alle lettere da a) ad h), non
si applicano alle entrate relative ad anni precedenti
al 2009. Sono, pertanto, escluse solo le spese, annuali
o pluriennali, relative a entrate registrate a
partire dal 1º gennaio 2009. (lett. C.4,circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n.
5).
2.6. In relazione alle poste non contabilizzate nel
saldo di cui alle lett. i) ed l), l’esclusione opera solo
per le spese correnti finalizzate strettamente alle
operazioni di censimento. (art. 31, c. 12; lett.
C.5, circolare, Ragioneria generale dello Stato,
14 febbraio 2012, n. 5).
2.7. Ai fini del calcolo del saldo finanziario quale
obiettivo da raggiungere, sono escluse le spese
per investimenti infrastrutturali finanziate con le risorse
assegnate negli anni 2013 e 2014 con D.M.
infrastrutture e trasporti, quale quota premiale sul
fondo statale infrastrutture per intervenute dismissione
di partecipazioni in società esercenti servizi
pubblici locali di rilevanza economica diversi dal
servizio idrico. (art. 5, c. 1, D.L. 13 agosto 2011,
n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011,
n. 148; art. 31, c. 16).
2.8. Specifiche esclusioni di entrate e di uscite dai
saldi rilevanti ai fini del patto di stabilità interno sono
disposte per:
— i comuni della provincia dell’Aquila in stato di
dissesto, relativamente all’anno 2012 (art. 31, c.
13);
— il comune di Parma, relativamente agli anni
2012 e 2013 (art. 31, c. 14);
— il comune di Barletta, relativamente all’anno
2011 (art. 33, c. 36).
3. Concorrono alla determinazione del saldo finanziario
rilevante ai fini del patto di stabilità interno,
306 4/2012
................
per intervenuta soppressione delle disposizioni che
ne individuavano l’esclusione, le entrate e le spese
(art. 31, c. 27, legge 12 novembre 2011, n. 183):
— relative alla commissione straordinaria degli
enti commissariati in conseguenza di fenomeni di
infiltrazioni o condizionamenti di tipo mafioso o similare
(ex art. 1, c. 99, legge 13 dicembre 2010, n.
220);
— per manutenzioni e realizzazioni di opere pubbliche
con trasferimenti statali agli enti commissariati
in conseguenza di fenomeni di infiltrazioni o
condizionamenti di tipo mafioso o similare (ex
art. 1, c. 99, legge 13 dicembre 2010, n. 220);
— le spese in conto capitale, nei limiti delle somme
effettivamente incassate entro il 30 novembre di
ciascun anno, relative al gettito derivante dall’attività
di recupero fiscale a seguito dell’intervento
dell’ente che ha contribuito all’accertamento. (ex
art. 1, c. 129, lett. g-quater, legge 13 dicembre
2010, n. 220, aggiunta dall’art. 8, D.Lgs 6 settembre
2011, n. 149);
— le assegnazioni sul fondo per il finanziamento
del trasporto pubblico locale. (ex art. 21, c. 3,
D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge
15 luglio 2011, n. 111).
Le premialità
1. Per l’anno 2012, ai fini del riparto del concorso
aggiuntivo al raggiungimento degli obiettivi di ciascuna
provincia e di ciascun comune soggetto al
patto di stabilità, gli enti sono ripartiti in due classi,
sulla base dei seguenti parametri di virtuosità (art.
20, c. 2, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111, nel testo modificato
dall’art. 1, c. 9, lett. a, D.L. 13 agosto 2011, n.
138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n.
148, e dall’art. 30, c. 3, legge 12 novembre
2011, n. 183):
rispetto del patto di stabilità interno;
autonomia finanziaria;
equilibrio di parte corrente;
rapporto tra le entrate di parte corrente riscosse e
accertate.
2. Ai fini del riparto del concorso aggiuntivo al raggiungimento
degli obiettivi 2013, 2014 e successivi
di ciascuna provincia e di ciascun comune soggetto
al patto di stabilità, gli enti sono ripartiti in due
classi, sulla base dei seguenti parametri di virtuosità
(art. 20, c. 2, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito
dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, nel testo
modificato dall’art. 1, c. 9, lett. a, D.L. 13 agosto
2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre
2011, n. 148, e dall’art. 30, c. 3, legge 12 novembre
2011, n. 183):

prioritaria considerazione della convergenza tra
spesa storica e costi e fabbisogni standard;
rispetto del patto di stabilità interno;
incidenza della spesa del personale sulla spesa
corrente dell’ente in relazione al numero dei dipendenti
in rapporto alla popolazione residente, alle
funzioni svolte anche attraverso esternalizzazioni
nonché all’ampiezza del territorio; la valutazione
del predetto parametro tiene conto del suo valore
all’inizio della consiliatura e delle sue variazioni
nel corso delle stesse;
autonomia finanziaria;
equilibrio di parte corrente;
tasso di copertura dei costi dei servizi a domanda
individuale;
effettiva partecipazione all’azione di contrasto all’evasione
fiscale;
rapporto tra le entrate di parte corrente riscosse e
accertate;
operazione di dismissione di partecipazioni societarie
nel rispetto della normativa vigente.
2.1. Nei parametri di virtuosità era stato aggiunto
l’attribuzione della gestione dei servizi di trasporto
con procedura a evidenza pubblica. (art. 21, c. 3,
D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge
15 luglio 2011, n. 111, nel testo aggiunto dall’art.
1, c. 13, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148), successivamente
soppresso (art. 27, c. 1, D.L. 29 dicembre
2011, n. 216).
2.2. È soppresso nei parametri di virtuosità l’adeguamento
degli ordinamenti entro il 16 settembre
2012 per garantire iniziativa e attività economica
privata libere. (art. 3, c. 4, D.L. 13 agosto 2011,
n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011,
n. 148, soppresso dall’art. 30, c. 4, legge 12 novembre
2011, n. 183).
2.3. A decorrere dall’anno 2013, nei parametri di
virtuosità è aggiunto l’adeguamento entro il 31 dicembre
2012 degli ordinamenti ai principi e alle regole
sulle liberalizzazioni delle attività economiche
e riduzione degli oneri amministrativi sulle imprese.(art.
1, c. 4, D.L. 24 gennaio 2012, n. 1).
2.4. A decorrere dall’anno 2013, nei parametri di
virtuosità è aggiunto l’applicazione delle procedure
di affidamento dei servizi a evidenza pubblica. (art.
3-bis, c. 2, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, aggiunto
dall’art. 25, c. 1, lett. a, D.L. 24 gennaio 2012,
n. 1).
2.5. La ripartizione nelle due classi è effettuata con
D.M. economia e finanze.
2.6. Dopo la determinazione dei livelli essenziali
delle prestazioni e la definizione degli obiettivi di
servizio cui devono tendere gli enti nell’esercizio
delle funzioni riconducibili ai livelli essenziali delle
..................... ..................................................................................................
Gestione finanziaria
prestazioni e delle funzioni fondamentali, tra i parametri
di virtuosità saranno compresi indicatori qualitativi
relativi agli output dei servizi resi. (art. 20,
c. 2-bis, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111).
3. A decorrere dall’anno 2012, le province che risultano
collocate per virtuosità nella prima classe,
non sono gravate del concorso aggiuntivo al raggiungimento
degli obiettivi di 550 milioni di euro
per l’anno 2012, e di 800 milioni di euro dall’anno
2013 e successivi. (art. 20, c. 3, D.L. 6 luglio 2011,
n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111,
nel testo modificato dall’art. 1, c. 9, lett. b, D.L. 13
agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre
2011, n. 148).
3.1. Poiché resta fermo l’obiettivo del comparto, il
premio attribuito alle province virtuose viene gravato
aggiuntivamente agli enti non collocati per
virtuosità nella prima classe.
4. A decorrere dall’anno 2012, i comuni che risultano
collocati per virtuosità nella prima classe, non
sono gravati del concorso aggiuntivo al raggiungimento
degli obiettivi di euro 1.180 milioni di euro,
per l’anno 2012, e di 2.000 milioni di euro, dall’anno
2013 e successivi. (art. 20, c. 3, D.L. 6 luglio
2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio
2011, n. 111, nel testo modificato dall’art. 1, c.
9, lett. b, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148).
4.1. Poiché resta fermo l’obiettivo del comparto, il
premio attribuito ai comuni virtuosi viene gravato
aggiuntivamente agli enti non collocati per virtuosità
nella prima classe.
5. Per l’anno 2012, inoltre, agli enti locali collocati
per virtuosità nella prima classe, il concorso alla
manovra 2012 è ridotto di 65 milioni di euro per
i comuni e di 20 milioni di euro per le province.
(art. 20, c. 3, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito
dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, nel testo modificato
dall’art. 30, c. 2, legge 12 novembre 2011, n.
183).
5.1. Il concorso alla manovra è ulteriormente ridotto,
per l’anno 2012, di 20 milioni di euro per gli enti
che partecipano alla sperimentazione dei nuovi
sistemi contabili.
5.2. La riduzione del concorso sarà operata con il
D.M. economia e finanze di ripartizione nelle due
classi di virtuosità.
6. Qualora venga conseguito l’obiettivo programmatico
assegnato, le province e i comuni possono,
nell’anno successivo, escludere dal computo del
saldo un ammontare premiale, riducendo il proprio
saldo obiettivo. (art. 1, c. 122, legge 13 dicembre
2010, n. 220, nel testo sostituito dall’art. 7, c. 5,
D.Lgs 6 settembre 2011, n. 149).
6.1. L’importo premiale non è più dato dalla diffe-
........................
4/2012 307
................

.......................................................................................................................
........................
Gestione finanziaria
renza registrata nell’anno precedente tra il saldo
conseguito dagli enti che non hanno rispettato il
patto di stabilità interno e l’obiettivo programmatico
loro assegnato, ossia pari allo sforamento fatto
registrare nell’anno precedente dagli enti inadempienti
al patto, bensì è commisurato agli effetti finanziari
determinati dall’applicazione della decurtazione
del fondo sperimentale di riequilibrio o
del fondo perequativo (o dei trasferimenti statali,
per gli enti delle regioni a statuto speciale) operata
agli enti che non hanno rispettato il patto di stabilità
interno.
6.2. La premialità di ciascun ente sarà determinata
in base a criteri che saranno definiti con D.M.
Ridefinizione obiettivo con intervento
Regioni
1. Per gli anni 2011 e 2012, le regioni possono
autorizzare gli enti locali del proprio territorio a
peggiorare il saldo programmatico attraverso un
aumento dei pagamenti in conto capitale (art. 1,
c. 138, legge 13 dicembre 2010, n. 220; art. 32,
c. 17, legge 12 novembre 2011, n. 183).
1.1. L’obiettivo programmatico in termini di cassa
o di competenza delle regioni che hanno dato autorizzazioni
deve essere contestualmente ridotto per
lo stesso importo dello sforamento autorizzato agli
enti locali.
1.2. Criteri di virtuosità e modalità operative sono
definiti dalle regioni previo confronto in sede di
consiglio delle autonomie locali e, ove non istituito,
con i rappresentanti regionali delle autonomie
locali (art. 1, c. 138bis, aggiunto dall’art. 2, c.
33, lett. d, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito
dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10).
1.3. Ai fini dell’applicazione di quanto ai punti precedenti,
gli enti locali devono dichiarare l’entità dei
pagamenti che possono effettuare nel corso dell’anno
(art. 1, c. 140, nel testo sostituito dall’art. 2, c.
33, lett. e, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito
dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10).
1.3.1. La dichiarazione dei pagamenti deve essere
fatta all’ANCI, all’UPI e alle regioni entro il 15 settembre.
1.3.2. Entro il 31 ottobre, le regioni comunicano al
Mef, con riferimento a ciascun ente locale beneficiario,
gli elementi informativi.
2. Per gli anni 2011 e 2012, le regioni, per gli enti
locali del proprio territorio, possono integrare le regole
e modificare gli obiettivi, fermo restando l’importo
dell’obiettivo complessivamente determinato,
sulla base di criteri stabiliti con D.M. (art. 1, c.
141, legge 13 dicembre 2010, n. 220; art. 32, c.
17, legge 12 novembre 2011, n. 183).
308 4/2012
................
2.1. Ogni regione definisce e comunica agli enti locali
il nuovo obiettivo annuale. (art. 1, c. 142).
2.2. La regione, entro il termine perentorio del 30
giugno, altresì, comunica al Mef, con riferimento
a ciascun ente locale, gli elementi informativi.
3. Entro il 4 dicembre 2011 è istituito un tavolo tecnico
per valutare forme di compensazione all’interno
del patto di stabilità a livello regionale, anche in
considerazione delle diverse fasce dimensionali degli
enti, finalizzate a favorire i pagamenti alle imprese
creditrici. (art. 16, c. 1, lett. b, D.Lgs. 6 settembre
2011, n. 149).
4. A decorrere dall’anno 2012, le modalità di raggiungimento
degli obiettivi degli enti locali possono
essere concordate tra lo Stato e le regioni competenti
per territorio. (art. 20, c. 1, D.L. 6 luglio 2011, n.
98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111).
4.1. In caso di mancato rispetto degli obiettivi da
parte degli enti locali, le regioni ne rispondono attraverso
un maggior concorso, nell’anno successivo,
in misura pari alla differenza tra l’obiettivo
complessivo concordato ed il risultato complessivo
conseguito.
4.2. Resta fermo il sistema di monitoraggio e quello
sanzionatorio.
4.3. Entro il termine perentorio del 31 ottobre, le
regioni devono comunicare al Mef la rimodulazione
degli obiettivi.
4.4. Con D.M. economia e finanze da adottare entro
il 30 novembre 2011, sono stabilite le modalità
attuative.
4.4.1. Con il medesimo D.M. possono essere escluse
dalla possibilità di rimodulazione le regioni che
in uno dei tre anni precedenti non hanno rispettato
il patto di stabilità e quelle sottoposte ai piani di
rientro dei deficit sanitari.
5. A decorrere dall’anno 2013, le modalità di raggiungimento
degli obiettivi di finanza pubblica degli
enti locali possono essere concordate tra lo Stato
e le regioni e province autonome previo accordo
concluso in sede di Consiglio delle autonomie locali
e, ove non istituito, con l’Anci e l’Upi regionali
(art. 32, c. 17, legge 12 novembre 2011, n. 183).
5.1. Con D.M. economia e finanze da adottare entro
il 30 novembre 2012, sono stabilite le modalità
di attuazione.
6. Alle modalità attuative del patto di stabilità interno
per gli enti locali del proprio territorio provvedono
le regioni a statuto speciale e le province
autonome di Trento e di Bolzano (art. 32, c. 13,
legge 12 novembre 2011, n. 183).
6.1. Qualora non vi provvedano entro il 31 dicembre
di ciascun anno precedente, si applica la disciplina
nazionale.
6.1.1. Per l’anno 2012, il termine è fissato al 31
marzo 2012.

7. Al fine di formulare soluzioni agli effetti dei ritardi
nei pagamenti da parte degli enti locali sulla
liquidità delle imprese, entro il 4 dicembre 2011 è
istituito un tavolo tecnico per valutare forme di
compensazione all’interno del patto di stabilità a livello
regionale (art. 16, D.Lgs. 6 settembre 2011,
n. 149).
Il monitoraggio e le verifiche
1. Le province e i comuni soggetti al patto di stabilità
interno devono conseguire un saldo finanziario
in termini di competenza mista, determinando l’obiettivo
da raggiungere.(art. 31, c. 2, legge 12 novembre
2011, n. 183).
1.1. Il prospetto dimostrativo dell’obiettivo determinato
per ciascun ente è definito con decreto ministeriale.
(art. 31, c. 19).
1.2. La mancata trasmissione entro 45 giorni dalla
pubblicazione in G.U. del D.M. che approva il prospetto
dimostrativo costituisce inadempimento al
patto di stabilità interno.
1.3. Eventuali rettifiche o variazioni alle voci determinanti
l’obiettivo possono essere apportate entro e
non oltre il 31 dicembre.(lett. B.3, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
2. Le province e i comuni soggetti al patto di stabilità
interno devono trasmettere, esclusivamente via
web, semestralmente, entro 30 giorni dalla fine del
semestre di riferimento, al ministero dell’economia
e finanze, dipartimento della Ragioneria generale
dello Stato, informazioni riguardanti le risultanze
in termini di competenza mista. (art. 31, c. 19, legge
12 novembre 2011, n. 183).
2.1. In caso di mancata emanazione del D.M. che
dovrà approvare i prospetti contenenti le informazioni
semestrali in tempi utili per il rispetto del termine
del 30 luglio, nessun dato dovrà essere trasmesso
sino all’emanazione del decreto. (lett. G,
circolare, Ragioneria generale dello Stato 14 febbraio
2012, n. 5).
3. La certificazione annuale sui risultati conseguiti
deve essere trasmessa entro il 31 marzo dell’anno
successivo a quello di riferimento, sulla base dei
dati di pre-consuntivo. (art. 31, c. 20, legge 12 novembre
2011, n. 183).
3.1. La certificazione, redatta su modello che dovrà
essere approvato con D.M., è sottoscritta dal rappresentante
legale dell’ente, dal responsabile del
servizio finanziario e dall’organo di revisione.
3.2. La mancata trasmissione della certificazione
entro il termine perentorio del 31 marzo costituisce
inadempimento al patto di stabilità interno.
3.2.1. Qualora l’ente, approvando il rendiconto
successivamente al 31 marzo, modifichi i dati già
..................... ..................................................................................................
Gestione finanziaria
trasmessi con la certificazione, è tenuto a stampare
e inviare nuova certificazione (ottenuta dopo avere
rettificato i dati del monitoraggio secondo semestre
attraverso il sistema web) con le stesse modalità -
raccomandata A/R (lett. F, circolare, Ragioneria
generale dello Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
3.2.2. Dopo il 15 maggio, la certificazione non può
essere rettificata.
3.3. Nel caso in cui la certificazione, sebbene trasmessa
in ritardo, attesti il rispetto del patto, si applica
solo la sanzione del divieto di assunzione di
personale.
4. I comuni che, a partire dall’anno 2012, sono soggetti
per la prima volta al patto, devono accreditarsi
al sistema web appositamente previsto richiedendo
una utenza (lett. A, circolare, Ragioneria generale
dello Stato, 14 febbraio 2012, n.5).
5. Con decreto ministeriale da emanarsi, saranno
stabiliti tempi, modalità e protocollo di comunicazione
per la trasmissione telematica alla sezione enti
locali della Corte dei conti dei dati relativi al patto
di stabilità interno. (art. 227, c. 6, D.Lgs 18 agosto
2000, n. 267).
6. L’elenco delle spese correnti impegnate e delle
spese in conto capitale pagate, finanziate da trasferimenti
statali, per l’attuazione di ordinanze emanate
dal Presidente del consiglio dei ministri a seguito
di dichiarazione dello stato di emergenza, escluse
dal patto di stabilità interno, deve essere presentato
alla Presidenza del consiglio dei ministri - Dipartimento
della protezione civile, entro il mese di gennaio
dell’anno successivo, a pena del mancato perfezionamento
dell’iter che consente all’ente beneficiario
di effettuare tali esclusioni. (art. 31, c. 8, legge
12 novembre 2011, n. 183; lett. C.1, circolare,
Ragioneria generale dello Stato, 14 febbraio
2012, n. 5).
6.1. L’elenco deve contenere, oltre all’indicazione
delle spese escluse dal patto, ripartite nella parte
corrente e nella parte in conto capitale, anche le risorse
attribuite dallo Stato, per permettere il riscontro
tra le spese sostenute e le risorse statali.
7. L’organo di revisione, per ciascuno degli anni,
verifica il rispetto degli obiettivi annuali e, in caso
di mancato raggiungimento, ne dà comunicazione
al ministero interno sulla base di un modello e
con le modalità che saranno stabilite con D.M.
(art. 1, c. 150, legge 23 dicembre 2005, n. 266,
nel testo modificato dall’art. 1, c. 701, legge 27 dicembre
2006, n. 296).
7.1. Per la verifica degli obiettivi non è necessaria
l’approvazione formale del rendiconto dell’anno di
riferimento, in quanto le risultanze possono essere
determinate con riferimento alle scritture di bilancio.
(lett. B, circolare, Ragioneria generale dello
Stato, 17 febbraio 2006, n. 8).
........................
4/2012 309
................

.......................................................................................................................
........................
Gestione finanziaria
7.2. Il termine ultimo per la verifica, da parte dell’organo
di revisione, è conseguente a quello di approvazione
del rendiconto. (lett. B. 1, circolare,
Ragioneria generale dello Stato, 3 febbraio 2004,
n. 5).
7.3. Della mancata comunicazione rispondono personalmente
i componenti dell’organo di revisione.
8. Con D.M. economia e finanze, possono essere
aggiornati i termini riguardanti gli adempimenti relativi
al monitoraggio e alla certificazione del patto
di stabilità interno (art. 31, c. 32, legge 12 novembre
2011, n. 183).
Le sanzioni
1. In caso di mancato rispetto del patto di stabilità
interno relativo agli anni 2010 e seguenti, nei confronti
dell’ente inadempiente si applicano, nell’anno
successivo a quello dell’inadempienza, le seguenti
sanzioni (art. 7, c. 2 e 3, D.Lgs 6 settembre
2011, n. 149; art. 31, c. 26 e 27, legge 12 novembre
2011, n. 183):
a) riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio o
del fondo perequativo (o dei trasferimenti statali,
per gli enti delle regioni Sicilia e Sardegna) in misura
pari allo sforamento del saldo programmatico
e, comunque, per un importo non superiore al 3%
delle entrate correnti registrate nell’ultimo rendiconto;
b) limite degli impegni per spese correnti in misura
non superiore all’importo annuale medio assunto
negli ultimi tre anni;
c) divieto di ricorrere all’indebitamento;
d) divieto di assunzione di personale a qualsiasi titolo,
con qualsivoglia tipologia contrattuale, ivi
compresi i rapporti di collaborazione coordinata e
continuativa e la somministrazione di lavoro, anche
con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto,
nonché di stipulare contratti di servizio con soggetti
privati che si configurino come elusivi delle
assunzioni di personale;
e) riduzione del 30%, rispetto all’ammontare risultante
alla data del 30 giugno 2010, delle indennità
di funzione e dei gettoni di presenza agli amministratori
in carica nell’esercizio in cui è avvenuta
la violazione dei vincoli del patto di stabilità interno.
1.1. In relazione alla sanzione di cui alla lettera a),
nel caso di incapienza del fondo sperimentale di
riequilibrio o del fondo perequativo (o di trasferimenti
statali, per gli enti delle regioni a statuto speciale),
la decurtazione non viene più effettuata a valere
sui fondi (o trasferimenti) degli anni successivi,
ma gli enti sono tenuti a versare le somme residue
all’entrata del bilancio dello Stato.
310 4/2012
................
1.1.1. La sanzione di cui alla lett. a) non si applica
nel caso in cui il superamento degli obiettivi sia
determinato dalla maggiore spesa per interventi
realizzati con finanziamenti U.E. rispetto alla media
della corrispondente spesa del triennio precedente.
1.1.2. Ai fini della disapplicazione della sanzione,
gli enti locali devono comunicare alla Ragioneria
generale dello Stato le informazioni relative alla
spesa per interventi realizzati con la quota di finanziamento
nazionale e correlati ai finanziamenti
U.E. (lett. G, circolare, Ragioneria generale dello
Stato, 14 febbraio 2012, n. 5).
1.2. In relazione alla sanzione di cui alla lett. c),
non costituiscono indebitamento. (lett. I.1, circolare,
Ragioneria generale dello Stato, 14 febbraio
2012, n. 5):
— le devoluzioni di mutui;
— le emissioni obbligazionari ed i mutui il cui ricavato
è destinato all’estinzione anticipata di precedenti
operazioni di indebitamento;
— le sottoscrizioni di mutui a totale carico dello
Stato, con rate di ammortamento pagate agli istituti
finanziari direttamente dallo Stato (art. 1, c. 75 e
77, legge 30 dicembre 2004, n. 311);
— le sottoscrizioni di mutui le cui rate di ammortamento
siano corrisposte agli istituti finanziatori
da altre amministrazioni pubbliche (art. 1, c. 76,
legge 30 dicembre 2004, n. 311).
1.2.1 Costituiscono operazioni di indebitamento, il
leasing finanziario e le operazioni volte alla ristrutturazione
di debiti verso fornitori che prevedano il
coinvolgimento diretto o indiretto dell’ente locale,
nonché ogni altra operazione contrattuale che, di
fatto, anche in relazione alla disciplina europea
sui partenariati pubblico privati, si traduca in un
onere finanziario assimilabile all’indebitamento
per l’ente locale.
1.2.2. Entro il 4 dicembre 2011 è istituito un tavolo
tecnico per definire i casi in cui la stipulazione di
un contratto di locazione finanziaria avente ad oggetto
la realizzazione e la successiva concessione in
locazione finanziaria di un bene immobile non costituisce
forma elusiva delle regole del patto di stabilità,
in considerazione della convenienza economica
per l’ente contraente. (art. 16, c. 1, lett. e,
D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 149).
1.3. In relazione alla sanzione di cui alla lett. d, nel
divieto di procedere ad assunzioni di personale a
qualsiasi titolo, devono considerarsi riconducibili
alla spesa di personale degli enti locali le spese sostenute
da tutti gli organismi variamente denominati
- istituzioni, fondazioni, aziende, ecc. - che non
abbiano indicatori finanziari e strutturali tali da attestare
una sostanziale posizione di effettiva autonomia
rispetto all’amministrazione controllante.

(lett. I.1, circolare, Ragioneria generale dello Stato,
14 febbraio 2012, n. 5).
2. Gli enti per i quali la violazione del patto di stabilità
interno sia accertata successivamente all’anno
seguente a quello cui la violazione si riferisce, le
sanzioni si applicano nell’anno successivo a quello
in cui è stato accertato il mancato rispetto (art. 31,
c. 28, legge 12 novembre 2011, n. 183).
2.1. La sanzione della riduzione del 30%, rispetto
all’ammontare risultante alla data del 30 giugno
2010, delle indennità di funzione e dei gettoni di
presenza, si applica agli amministratori in carica
nell’esercizio in cui è avvenuta la violazione del
patto di stabilità interno.
2.2. Gli enti cui sia accertata la violazione del patto
di stabilità interno successivamente all’anno seguente
a quello cui la violazione si riferisce sono
tenuti a comunicare l’inadempienza entro 30 giorni
dall’accertamento al ministero economia e finanze -
dipartimento Ragioneria generale dello Stato (art.
31, c. 29).
3. Per l’anno 2012, le sanzioni alla provincia ed al
comune di Milano sono alleggerite (art. 33, c. 37,
legge 12 novembre 2011, n. 183).
4. Qualora nel corso dell’esercizio sia evidente che,
alla fine dell’esercizio stesso, il patto non sarà rispettato,
l’ente deve adottare tutti i provvedimenti
correttivi e contenitivi finalizzati a non aggravare
la propria situazione finanziaria ed in tale direzione
opera anche l’autoapplicazione delle sanzioni in
corso d’esercizio (lett. I, circolare, Ragioneria generale
dello Stato, 6 aprile 2011, n. 11).
5. Qualora dai conti di tesoreria statale si registrino
prelevamenti non coerenti con gli impegni in materia
di obiettivi di debito assunti con l’U.E., il ministro
dell’economia e finanze può adottare adeguate
misure di contenimento dei prelevamenti. (art. 1, c.
111, legge 13 dicembre 2010, n. 220; art. 31, c. 21,
legge 12 novembre 2011, n. 183).
6. Qualora le sezioni giurisdizionali regionali della
Corte dei conti dovessero accertare che il rispetto
del patto è stato artificiosamente conseguito mediante
una scorretta imputazione di entrate o di spese
ai pertinenti stanziamenti di bilancio, oppure mediante
altre forme elusive, agli amministratori che
hanno posto in essere gli atti elusivi è comminata
una sanzione pecuniaria fino ad un massimo di dieci
volte l’indennità di carica percepita al momento
in cui è stata commessa l’elusione ed al responsabile
del servizio finanziario è comminata una sanzione
pecuniaria fino a tre mensilità del trattamento retributivo
al netto degli oneri fiscali e previdenziali.
(art. 1, c. 111-ter, legge 13 dicembre 2010, n. 220,
aggiunto dall’art. 20, c. 12, D.L. 6 luglio 2011, n.
98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111;
art. 31, c. 31, legge 12 novembre 2011, n. 183).
..................... ..................................................................................................
Gestione finanziaria
6.1. Appaiono riconducibili alle forme elusive del
patto (lett. I.4, circolare, Ragioneria generale dello
Stato, 14 febbraio 2012, n. 5):
- imputazione di poste in sezioni di bilancio, in entrata
e in uscita, non rilevanti ai fini del patto che, al
contrario, avrebbero dovuto essere imputate altrove;
— contabilizzazione tra i servizi per conto di terzi
di pagamenti relativi alla realizzazione di opere
pubbliche finanziate da contributi in conto capitale
di altri soggetti pubblici;
— imputazione ai servizi per conto di terzi di pagamenti
anticipati per cassa a causa della ritardata
erogazione della provvista economica da parte del
soggetto finanziatore;
— sovrastima delle entrate correnti o accertamenti
effettuati in mancanza dei presupposti di legge;
— imputazione di spese di competenza di un esercizio
finanziario ai bilanci dell’esercizio o degli
esercizi successivi.
7. Anche nel caso di rimodulazione degli obiettivi
con l’intervento delle regioni, restano ferme le sanzioni
a carico degli enti responsabili del mancato rispetto
degli obiettivi. (art. 20, c. 1, D.L. 6 luglio
2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio
2011, n. 111).
8. I contratti di servizio e gli altri atti posti in essere
dal 6 luglio 2011 che si configurano elusivi delle
regole del patto di stabilità interno sono nulli.
(art. 1, c. 111 bis, legge 13 dicembre 2010, n.
220, aggiunto dall’art. 20, c. 10; art. 20, c. 11,
D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge
15 luglio 2011, n. 111; art. 31, c. 30, legge 12 novembre
2011, n. 183).
8.1. Appaiono riconducibili alle forme elusive del
patto (lett. I.4, circolare, Ragioneria generale dello
Stato, 14 febbraio 2012, n. 5):
- l’utilizzo dello strumento societario per porre fuori
del perimetro del bilancio dell’ente spese valide
ai fini del patto;
- la sottostima dei costi dei contratti di servizio tra
l’ente e le sue diramazioni societarie e para-societarie;
- l’illegittima traslazione di pagamenti dall’ente a
società partecipate, realizzate, ad esempio, attraverso
un utilizzo improprio delle concessioni e riscossioni
di crediti.
9. Le disposizioni che prevedono sanzioni a valere
sui trasferimenti statali, sono riferite anche alle risorse
spettanti a valere sul fondo sperimentale di
riequilibrio e, successivamente, sul fondo perequativo.
(art. 20, c. 16, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito
dalla legge 15 luglio 2011, n. 111).
9.1. In caso di in capienza dei predetti fondi, gli enti
locali sono tenuti a versare all’entrata del bilancio
dello Stato le somme residue.
........................
4/2012 311
................

.......................................................................................................................
........................
Organizzazione
.............................................................................................................................................................................................................................
Semplificazione amministrativa
Semplificazione documentale,
un ‘‘cantiere’’ sempre aperto
di Francesco Tentoni
Responsabile Servizio innovazione istituzionale e amministrativa Provincia di Bologna
.............................................................................................................................................................................................................................
Si analizza la modifica al Testo unico in materia di documentazione amministrativa,
introdotta dall’art. 15 della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Legge di stabilità), in relazione
al più ampio tema della semplificazione. In particolare si presentano la nuova disciplina del
certificato pubblico, le novità in materia di accertamento d’ufficio e le responsabilità dei
pubblici funzionari in caso di ‘‘resistenza’’ all’applicazione della semplificazione
documentale. Si descrive quindi il nuovo ufficio per la semplificazione da individuare in
ogni amministrazione. Si dà conto infine dell’utilizzo delle tecnologie informatiche e
telematiche per una reale ‘‘decertificazione’’
La ‘‘riforma’’ della semplificazione
documentale
Come di consuetudine nell’ambito della legislazione
di urgenza in materia di finanza pubblica e stabilità
economica, anche la legge per la formazione
del bilancio dello Stato 2012 (legge 12 novembre
2011, n. 183, d’ora in poi indicata per comodità come
‘‘Legge di stabilità’’) non ha perso l’occasione
per parlare di semplificazione. ‘‘Roboanti’’ sono
stati i titoli di cronaca che trionfalmente annunciavano
‘‘...niente più certificati alla pa...!’’.
Da molti anni (almeno venti), in Italia, la semplificazione
ha riscosso un grande successo nell’agenda
politica; in ragione della pesantezza ‘‘endemica’’
della burocrazia italiana, la semplificazione è stata
oggetto di frequenti spot politico-elettorali. Con altrettanta
frequenza, purtroppo, si sono registrati abbandoni
e insuccessi nell’implementazione delle
politiche e dei programmi stabiliti, nonché nel controllo
dei risultati effettivamente raggiunti. Dai
tempi della legge 7 agosto 1990, n. 241 molti dei
governi che si sono succeduti hanno ‘‘settato’’ la
semplificazione nella propria agenda politica, facendo
leva sulla pressante istanza di alleggerimento
degli oneri burocratici proveniente dalla società civile.
Tutti gli interventi in materia di semplificazione
sono stati introdotti attraverso modifiche normative,
nella maggior parte dei casi, poco organiche e
coordinate fra loro.
Dunque, per fare il punto della situazione e verifica-
312 4/2012
................
re i cambiamenti introdotti dalla Legge di stabilità
per il 2012, occorre partire dalla ricostruzione del
concetto di semplificazione. Non è mai stata coniata
normativamente una definizione di semplificazione,
né sono state distinte le sue tipologie. Per semplificazione,
in generale, si intende ogni azione o insieme
di azioni finalizzate al miglioramento del rapporto
fra cittadini e Stato (inteso come ‘‘apparato’’).
Esistono almeno quattro grandi tipi di semplificazione:
istituzionale, organizzativa, amministrativa e documentale.
A queste, per diversità di oggetto, si aggiunge
a latere la semplificazione normativa costituita
dagli strumenti di razionalizzazione del sistema
delle regole (codici, testi unici, taglia leggi, delegificazione,
etc.) e da quelli di miglioramento della qualità
delle norme medesime (Air, Vir, etc.).
Poco diffuso è il concetto di semplificazione istituzionale
(sono più utilizzati in questo campo altri istituti
e principi giuridici che vanno dalla sussidiarietà
al federalismo, dall’adeguatezza, all’omogeneità, fino
all’efficacia, all’efficienza, all’economicità eda
ultimo al ‘‘taglia enti’’). La semplificazione istituzionale
è comunque intesa come quell’attività intrapresa
per ridurre, accorpare, estinguere soggetti amministrativi
pleonastici o ridondanti, con lo scopo di
chiarire al cittadino i riferimenti istituzionali sul territorio
e le rispettive attribuzioni secondo omogeneità
e unicità delle funzioni, in un ottica di risparmio
complessivo della finanza pubblica. Particolare specie
di quella istituzionale è la semplificazione organizzativa,
preordinata alle stesse finalità, ma indiriz-

zata ad organi, organismi ed uffici di uno stesso soggetto
giuridico di natura pubblicistica. In entrambi i
casi si fa riferimento, analogamente, alla locuzione
innovazione istituzionale.
Quando si parla in generale di semplificazione, ben
più frequentemente, si fa riferimento alla semplificazione
‘‘amministrativa’’; essa riguarda gli strumenti
giuridici in ambito procedimentale, utili a ridurre i
tempi dell’azione amministrativa per garantire una
risposta ‘‘pronta’’ della pa alle istanze socio-economiche
(esempi tipici sono gli strumenti introdotti,
nello specifico capo IV della legge n. 241/1990: il
silenzio assenso, la scia, la conferenza di servizi,
etc.). Essa si distingue dalla semplificazione documentale,
che ne è peraltro una specie, costituita invece
da quegli istituti preordinati a diminuire il carico
‘‘certificativo’’ in capo al cittadino nei confronti della
pa (oneri burocratici in senso stretto) e ad incrementare
l’utilizzo del documento informatico e delle
tecnologie telematiche per velocizzare il flusso informativo
e comunicativo di dati e documenti.
Nella legislatura in corso sono stati ‘‘toccati’’ tutti
gli ambiti della semplificazione, ma l’art. 15 della
Legge di stabilità, intervenendo sul D.P.R 28 dicembre
2000, n. 445 - Testo unico in materia di documentazione
amministrativa (d’ora in poi per comodità
T.U.) -, ha dato luogo ad una ‘‘piccola’’ riforma
della sola semplificazione documentale, con
vigenza dal 1º gennaio 2012. Con successiva Direttiva
del Ministro della pubblica amministrazione e
della semplificazione (Direttiva 22 dicembre 2011,
n. 14) sono quindi stati indicati gli adempimenti a
carico di ogni singola amministrazione in applicazione
della riforma, denominata dalla direttiva stessa
‘‘decertificazione’’ e divisa in quattro aree di intervento:
certificato pubblico, dichiarazioni sostitutive
e accertamento d’ufficio; utilizzo delle nuove
tecnologie nella semplificazione documentale; organizzazione
della semplificazione e infine sanzioni
in caso di inadempimento degli obblighi previsti.
Il nuovo certificato pubblico
La semplificazione documentale è basata tradizionalmente
su due istituti: le dichiarazioni sostitutive
(altresì dette ‘‘autocertificazioni’’) e l’accertamento
d’ufficio, introdotti nell’ordinamento della repubblica
italiana ben quarantaquattro anni fa con legge
4 gennaio 1968, n. 15, successivamente ribaditi in
ambito strettamente procedimentale dalla legge n.
241/1990 (art. 18) e infine disciplinati dal T.U., oggetto
della mini riforma de quo. Entrambi gli istituti
rimangono invariati nella loro concezione originaria:
con le dichiarazioni sostitutive di certificazione
e di atto di notorietà il cittadino auto dichiara alla
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Organizzazione
pa rispettivamente stati, qualità personali e fatti ordinariamente
certificati da altre pa ovvero a diretta
conoscenza dell’interessato. Con l’accertamento
d’ufficio la pa assume l’obbligo di acquisire direttamente
e in prima persona i documenti e le informazioni
necessarie, in luogo della presentazione
degli elementi stessi da parte dell’utente.
La Legge di stabilità 2012 ‘‘rilancia’’ questi istituti,
rinforzandone la cogenza.
Si introduce una disciplina unitaria degli atti di certificazione
emessi dalla pubblica amministrazione,
modificando l’art. 40 del T.U. e rubricandolo genericamente
‘‘Certificati’’. Si prevede la validità e
l’utilizzabilità dei certificati rilasciati dalla pa solo
nei rapporti tra soggetti privati. Nel rapporto con
la pa (e i gestori di pubblici servizi) viceversa i certificati
devono sempre essere sostituiti dalle autocertificazioni.
In tal senso ogni certificato pubblico
deve essere integrato, a cura dell’amministrazione
emittente, dall’esplicita dicitura: ‘‘Il presente certificato
non può essere prodotto agli organi della pa
o ai privati gestori di pubblici servizi’’. La Direttiva
del Ministro della pubblica amministrazione e della
semplificazione sopra citata specifica che l’assenza
di tale dicitura comporta la nullità del certificato
stesso. Ratio della disposizione è dare evidenza testuale
dell’impossibilità non più solo di richiedere
una certificazione da parte dei pubblici funzionari
(come da normativa previgente), ma anche di produrlo
alla pa da parte dei suoi utenti.
Tale modifica normativa non tiene in conto che, già
nella formulazione degli artt. 46 e 47 del T.U., vigenti
e non oggetto di modifica, si prevedeva la sostituzione
di certificati e di atti notori con le auto dichiarazioni.
Dunque la modifica legislativa, in realtà,
più che stabilire un nuovo obbligo tenta di trovare
una ‘‘nuova’’ strada per una sua effettiva cogenza.
Si trasforma così la posizione giuridica soggettiva
dell’utente nei confronti della pa. Con la normativa
previgente il cittadino vantava un diritto soggettivo
nei confronti della pa: egli aveva diritto e dunque
poteva produrre, in luogo dei certificati, le dichiarazioni
sostitutive ove lo ritenesse utile e la pa era obbligata
ad accettare. Viceversa, con la normativa attuale,
l’utente è obbligato alla presentazione di dichiarazioni
sostitutive, addossandosi quindi ogni rischio
in merito alla responsabilità penale in caso
di dichiarazioni non veritiere, mentre la pa ha l’obbligo
di revocare i benefici eventualmente concessi
sempre in caso di dichiarazioni mendaci (artt. 74 e
76 del T.U.). Purtroppo la norma non chiarisce gli
effetti della violazione dell’obbligo di autocertificazione
da parte del cittadino.
La precedente disciplina prevedeva la sostituzione
delle certificazioni con le auto dichiarazioni, sanzionando
in quanto violazione dei doveri d’ufficio
........................
4/2012 313
................

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........................
Organizzazione
il comportamento del funzionario pubblico che richiedeva
illegittimamente tale documentazione
(art. 74 T.U.). Con la nuova disciplina oltre che
‘‘sull’autore del reato’’ si agisce sul ‘‘corpo del
reato’’, dichiarando il certificato ‘‘valido e utilizzabile’’
solo nei confronti dei privati e dunque, a contrario,
invalido e inutilizzabile nei confronti della
pa. C’è da chiedersi cosa accada qualora l’utente
produca, sua sponte, i certificati. Sufficientemente
chiaro è il concetto di inutilizzabilità del certificato.
Ove prodotto in violazione della norma, il certificato
pubblico è causa di inammissibilità delle istanze
finalizzate all’avvio di procedimenti amministrativi
o di altre dichiarazioni (es. scia), fatta salva la possibilità
del responsabile del procedimento di richiedere
la regolarizzazione mediante la dichiarazione
sostitutiva. Da notare comunque, in tal caso, che
l’utente si troverebbe a dover affrontare un raddoppio
degli adempimenti (prima la produzione del
certificato e poi, in via di regolarizzazione, la dichiarazione
sostitutiva), in barba ad ogni aspettativa
di semplificazione. Ma ancora più problematico,
da un punto di vista giuridico, è il concetto di invalidità
(nullità come precisamente qualificata dalla
Direttiva del Ministro della pubblica amministrazione
e della semplificazione) del certificato. Ove
infatti il procedimento venisse comunque avviato
sulla base dei certificati pubblici illegittimamente
prodotti, non è chiaro se debba essere considerato
ugualmente valido il provvedimento adottato dall’amministrazione
procedente. Due ordini di motivazioni
suggeriscono di non propendere per l’invalidità
(e dunque annullabilità per violazione di legge
su ricorso dell’eventuale contro interessato) del
provvedimento comunque adottato. In primo luogo,
in base all’art. 21 octies della legge n. 241/
1990, non sarebbe annullabile il provvedimento,
adottato in violazione di norme sul procedimento
o sulla forma degli atti (e dunque anche delle norme
sulla semplificazione documentale), ove sia palese
che, per la natura vincolata del procedimento
stesso, il suo contenuto dispositivo non avrebbe potuto
essere diverso da quello adottato. In secondo
luogo per tutti i provvedimenti, anche a natura
non vincolata, pare opportuna un’interpretazione
teleologica della riforma del testo unico nel suo
complesso. L’obbligo di produrre certificati è infatti
norma introdotta a tutela dell’utente che presenta
l’istanza in modo da ridurre gli oneri burocratici a
suo carico. Dunque sarebbe contrario alla ratio della
norma sanzionare il soggetto tutelato con il rischio
di annullamento del provvedimento favorevole
una volta adottato. In tal senso, in via interpretativa
e prudenziale, si ritiene che l’invalidità del
certificato non travolga il provvedimento comunque
adottato dall’amministrazione, sanato de facto
314 4/2012
................
in ragione del principio costituzionale del buon andamento.
Più complesso il caso delle procedure
concorsuali: quali le sorti di una graduatoria impugnata,
ove il concorrente vincitore avesse presentato
domanda con allegazione di certificati pubblici
nulli in base alla Direttiva sopra citata. In tal caso
le modifiche normative rischiano di creare problemi
interpretativi di non immediata soluzione piuttosto
che garantire un livello di semplificazione maggiore
di quello assicurato dalla disciplina previgente,
per il momento da chiarire quantomeno negli atti
amministrativi generali di riferimento (avvisi,
bandi, concorsi, gare, etc.).
Nel caso diametralmente opposto, quello cioè in
cui la pa obblighi il cittadino alla produzione di
certificati pubblici, sono invece da considerarsi annullabili
i provvedimenti di inammissibilità o rigetto,
ove motivati in ragione della sola mancata produzione
di certificati pubblici, ad oggi illegittimamente
richiesti.
Anche l’accertamento d’ufficio (art. 43 T.U.) è
stato oggetto di intervento da parte del legislatore.
La struttura portante dell’istituto non viene modificata,
ma cambia l’ambito di applicazione oggettivodellanorma(cfrtav.1-art.43T.U.-Confronto
con la versione previgente): i pubblici funzionari
sono infatti tenuti ad accertare d’ufficio (e
quindi ad acquisire personalmente e direttamente)
non solo, come in precedenza, le informazioni certificabili
dalle pubbliche amministrazioni (quelle
cioè indicate nell’art. 46 del T.U., oggetto delle dichiarazioni
sostitutive di certificazione), ma anche
gli atti notori (quelli indicati nell’art. 47 del T.U.,
oggetto delle dichiarazioni sostitutive di certificazione)
e in generale tutti i documenti nonché idati
comunque in possesso della pa di appartenenza o
altra pa. In ambito procedimentale si dà atto che
già l’art. 18 della legge n. 241/1990 prevedeva
l’acquisizione d’ufficio di tutti i documenti utili
all’istruttoria e già in possesso della pa. Gli utenti
hanno dunque il diritto di richiedere ed ottenere
chelepaacquisiscanodirettamenteeinprimapersona
ogni tipo di documento, certificato e informazione
necessari ad avviare i procedimenti o
ad accedere ai servizi erogati. In alternativa, l’utente
può produrre dichiarazioni sostitutive oggetto
di controllo dal parte della pa nei modi previsti
dall’immodificato art. 71 del T.U. L’istituto dell’accertamento
d’ufficio, oltre al ritocco in via generale,
viene specificato con una nuova norma,
l’art. 44bis del T.U., relativamente alle informazioni
sulla regolarità contributiva, informazioni
la cui acquisizione d’ufficio o mediante auto dichiarazione
(e successivo controllo) diviene esplicitamente
obbligatoria.

Tavola 1
Art. 43 T.U. - Confronto con la versione previgente
Art. 43, c. 1 -
Versione vigente
Le amministrazioni pubbliche
e i gestori di pubblici
servizi sono tenuti ad acquisire
d’ufficio le informazioni
oggetto delle dichiarazioni
sostitutive di cui agli artt.i
46 e 47, nonché tutti i dati
e i documenti che siano in
possesso delle pubbliche
amministrazioni, previa indicazione,
da parte dell’interessato,
degli elementi indispensabili
per il reperimento
delle informazioni o
dei dati richiesti, ovvero ad
accettare la dichiarazione
sostitutiva prodotta dall’interessato.
Art. 43, c. 1 -
Versione previgente
Le amministrazioni pubbliche
e i gestori di pubblici
servizi non possono richiedere
atti o certificati concernenti
stati, qualità personali
e fatti che risultino
elencati all’art. 46, che siano
attestati in documenti
già in loro possesso o che
comunque esse stesse siano
tenute a certificare. In
luogo di tali atti o certificati
i soggetti indicati nel presente
comma sono tenuti
ad acquisire d’ufficio le relative
informazioni, previa
indicazione, da parte dell’interessato,dell’amministrazione
competente e degli
elementi indispensabili
per il reperimento delle informazioni
o dei dati richiesti,
ovvero ad accettare la
dichiarazione sostitutiva
prodotta dall’interessato.
L’uso delle nuove tecnologie
nella semplificazione documentale
La riforma interviene altresì sostenendo l’utilizzo
delle nuove tecnologie nella semplificazione documentale.
Non viene ovviamente in questa sede presa
in considerazione quella parte di semplificazione
documentale, oggetto del D.Lgs 7 marzo 2005, n.
82 - Codice dell’amministrazione digitale (d’ora
in poi per comodità espositiva ‘‘Cad’’), costituita
dalla sostituzione progressiva del supporto documentale
cartaceo con quello informatico e con le
comunicazioni telematiche. In questo contesto le
nuove tecnologie vengono invece prese in considerazione
sia come mezzo di informazione ‘‘diffusa’’
agli utenti sugli strumenti adottati dalla singola amministrazione
sulla semplificazione documentale,
sia come efficace modalità di attuazione dell’accertamento
d’ufficio.
Dal primo punto di vista, il nuovo art. 72, c. 2 del
T.U. prevede che, attraverso il sito istituzionale, ogni
amministrazione renda trasparenti le misure e le modalità
con cui ha organizzato gli istituti di semplificazione
documentale ed in particolare quelle per
rendere efficiente, efficace e tempestiva l’acquisizione
d’ufficio dei dati e per l’effettuazione del controllo
sulle dichiarazioni sostitutive presentate.
..................... ..................................................................................................
Organizzazione
Mentre nella formulazione precedente della norma
si indicava la necessità di rendere note le misure organizzative
poste in essere per l’esecuzione dei soli
controlli sulle dichiarazioni sostitutive, in quella riformata
è previsto l’obbligo di indicare anche le
modalità di effettuazione delle acquisizioni d’ufficio
rispetto alle altre pa interessate. Inoltre, diversamente
da prima, è previsto che lo strumento di diffusione
di tali ‘‘istruzioni’’ sia obbligatoriamente il
sito istituzionale.
I suddetti adempimenti sono da coordinarsi con le
altre disposizioni in tema di informazione telematica
previste dal Cad. Nel sito istituzionale, creando
ove ritenuto opportuno una specifica partizione denominata
‘‘Semplificazione documentale’’ (oppure
‘‘Accertamenti d’ufficio e controlli’’), deve essere
innanzitutto indicato l’ufficio individuato dalla stessa
amministrazione come responsabile degli adempimenti
in materia (vedi successivo paragrafo),
con il nominativo e i recapiti del relativo titolare responsabile.
Saranno quindi inseriti gli schemi di
convenzione aperte all’adesione delle pa interessate,
ai fini dell’accertamento d’ufficio e del controllo
sulle dichiarazioni presentate (vedi in seguito). Dovranno
quindi essere presenti i riferimenti e le istruzioni
per accedere alle banche dati e agli archivi on
line una volta stipulate le predette convenzioni da
parte delle pa interessate. Con riferimento a quanto
disposto dall’art. 57 del Cad, devono essere presenti
nel sito i moduli prediposti dalla pa per la presentazione
delle dichiarazioni sostitutive. La presenza sul
sito di tali moduli può essere anche soltanto segnalata
nell’ambito della partizione dedicata all’ufficio
‘‘Semplificazione documentale’’, con un rinvio alle
pagine del sito dedicate ai singoli procedimenti e
servizi. L’inadempimento è sanzionato con l’impossibilità
di richiedere specificamente il modello e rileva
ai fini della valutazione della performance individuale
dei dirigenti responsabili.
Nell’attuazione dell’accertamento d’ufficio sono di
fondamentale importanza le tecnologie informatiche
e telematiche per la celerità dell’acquisizione
delle informazioni necessarie. Già il T.U. all’art.
43, c. 3 e 4, prevedeva che l’acquisizione d’ufficio
potesse avvenire rispettivamente attraverso comunicazione
telematica ovvero consultazione telematica
diretta di albi, elenchi e registri pubblici conservati
informaticamente. Il c. 2 della stessa norma
prevedeva persino la possibilità di consultazione
diretta degli archivi di altra pa, al fine di verificare
l’esattezza di qualunque dato utile in fase istruttoria,
previa autorizzazione della pa interessata, con
indicazione dei limiti e delle condizioni di accesso
avuto riguardo, in particolar modo, alla tutela dei
dati personali.
In tal senso il nuovo art. 72, c. 1, del T.U. richiama
........................
4/2012 315
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Organizzazione
espressamente l’art. 58 del Cad il quale, a sua volta,
prevede l’obbligo, per le pa titolari di banche dati
accessibili telematicamente di predisporre apposite
convenzioni finalizzate all’attuazione dell’accertamento
d’ufficio.
Tali convenzioni, sentito il parere del garante per la
protezione dei dati personali, devono essere aperte
all’adesione di tutte le amministrazioni interessate e
disciplinare i casi e i modi di accesso telematico alle
banche dati informatiche, senza prevedere oneri
a carico delle amministrazioni richiedenti. In caso
di omissione si prevede il potere sostitutivo della
Presidenza del Consiglio dei ministri tramite nomina
di commissario ad acta.
Le convenzioni, una volta stipulate, valgono anche
come autorizzazioni all’accesso diretto agli archivi
delle amministrazioni, con finalità di accertamento
d’ufficio, come previsto dall’art. 43, c. 2, del T.U.
secondo comma, ancora vigente nella sua formulazione
originaria.
L’ufficio responsabile
della semplificazione documentale
Il nuovo art. 72 del T.U. introdotto dalla mini-riforma
introduce una semplificazione organizzativa nell’ordinamento
di tutte le pa, finalizzata, finalmente,
all’attuazione concreta di autocertificazioni e accertamento
d’ufficio. Ogni amministrazione (compresi
i gestori di pubblici servizi) devono infatti individuare
un ufficio unico responsabile della semplificazione
documentale. In particolare a tale ufficio vengono
assegnate tre competenze obbligatorie. Per prima cosa,
nei confronti delle amministrazioni pubbliche
procedenti, tale ufficio deve garantire l’accesso e/o
la trasmissione dei dati e delle informazioni necessarie
per il prosieguo dell’azione amministrativa ovvero
per consentire i controlli di veridicità sulle dichiarazioni
sostitutive previsti dall’art. 71 del T.U. Dunque
tale ufficio deve garantire che effettivamente sia
possibile da parte delle altre pa procedere mediante
acquisizione diretta di dati, certificati e documenti
necessari alla propria azione.
In secondo luogo a tale ufficio viene assegnato il
compito di predisporre le convenzioni-tipo di cui
all’art. 58 del Cad e di metterle a disposizione delle
pa interessate, tramite il sito istituzionale. Infine
l’ufficio è responsabile della pubblicazione delle
informazioni sul sito istituzionale inerenti come
detto, le misure adottate per l’efficiente, efficace e
tempestiva acquisizione d’ufficio dei dati e per l’effettuazione
dei controlli medesimi (e quindi ad
esempio indicando gli accessi diretti alle banche
dati e archivi oppure le modalità di richiesta anche
telematica di informazioni e certificati).
316 4/2012
................
Rationae materiae e in ragione dell’omogeneità e
dell’efficacia nell’attribuzione delle competenze
agli uffici, sembra poi più che opportuno ampliare
le competenze di tale ufficio relativamente alle politiche
di semplificazione nel loro complesso. In
particolare si richiama l’obbligo di predisposizione
del Piano di semplificazione, volto alla progressiva
riduzione degli oneri amministrativi, previsto dall’art.
25, c. 3, del D.L. 25 giugno 2008, n. 112, come
convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 e
modificato dal D.L. 13 maggio 2011 n. 70, convertito
dalla legge 12 luglio 2011, n. 106. La predisposizione
di tale piano non può prescindere dall’attuazione
delle politiche di semplificazione documentale
e pare dunque coerente individuare un unico centro
competente a svolgere l’analisi della situazione
organizzativa, a proporre agli organi di governo
una pianificazione coerente di abbattimento degli
oneri burocratici e infine ad implementare le politiche
di semplificazione programmate e previste dalla
normativa vigente.
Questa parte della riforma è certamente quella più
convincente in quanto proiettata concretamente all’implementazione
organica delle politiche di semplificazione,
individuando un soggetto e dunque
una responsabilità precisa fino ad oggi ‘‘diffusa’’.
Resta alle singole amministrazione la scelta di
sfruttare al massimo le potenzialità dell’opportunità
creata dalla nuova norma. Pertanto in ragione della
strategicità del nuovo ufficio e in particolare della
possibilità di qualificarlo come l’ufficio responsabile
del coordinamento delle politiche di semplificazione,
occorre prestare particolare attenzione alla
sua collocazione nel quadro organizzativo e alle
competenze professionali che occorre presidiare.
Dal primo punto di vista è opportuno che l’ufficio
sia collocato in una posizione di staff, con visione
generale di tutta l’organizzazione. Deve avere a disposizione
le informazioni dettagliate e aggiornate
sulle banche dati informatiche e dunque essere in
relazione con gli uffici responsabile dei sistemi informativi
e più in generale essere a conoscenza delle
politiche di e-governament. Deve altresì disporre
dell’anagrafe dei procedimenti amministrativi di
competenza dell’amministrazione e relazionarsi
con gli uffici responsabili del controllo di gestione
per collegare i programmi di semplificazione con
quelli di riduzione dei costi amministrativi e ottimizzazione
dell’uso delle risorse pubbliche. Fondamentale
è poi il collegamento con gli uffici di comunicazione
competenti per la gestione del sito
istituzionale, canale informativo principale nel rapporto
con gli utenti. Da un punto di vista delle competenze
professionali oltre alle conoscenze giuridico
amministrative (specie in materia di tutela dei
dati personali e amministrazione digitale) è neces-

sario che l’ufficio sia dotato di personale capace di
interloquire con i tecnici informatici e abbia padronanza
delle metodologie di pianificazione, implementazione
e controllo dell’innovazione nelle organizzazioni
pubbliche.
Responsabilità e sanzioni per mancato
adempimento delle misure
di semplificazione documentale
La riforma modifica anche la disciplina delle responsabilità
e delle sanzioni in caso di inadempimento
nell’applicazione degli istituti di semplificazione documentale.
Innanzitutto, intervenendo sull’art. 74, c.
2 del T.U., vengono introdotte due nuove fattispecie
di violazione dei doveri d’ufficio da parte dei pubblici
dipendenti. Diviene rilevante non più soltanto
il comportamento di richiesta indebita di documenti
amministrativi (in luogo dei dovuti accertamenti
d’ufficio o accettazione di dichiarazioni sostitutive),
ma anche quello di accettazione di certificati e di atti
di notorietà. Altra fattispecie rilevante diviene la
produzione ed emissione di certificati da parte di
pubblici funzionari senza la dicitura: «Il presente
certificato non può essere prodotto agli organi della
Pa o ai gestori di pubblici servizi».
Inoltre con il nuovo c. 3 dell’art. 73 del T.U., relativamente
ai controlli sulle dichiarazioni sostitutive,
la mancata risposta entro 30 giorni ad una richiesta
di dati e documenti per effettuare le necessarie
verifiche, viene presa in considerazione, non
più soltanto come ‘‘violazione dei doveri d’ufficio’’
(e dunque causa di avvio del relativo procedimento
disciplinare), ma anche ai fini della misurazione
e valutazione della performance individuale
dei responsabili (con le relative conseguenze in merito
alla retribuzione di risultato e alle progressioni
di carriera).
Le nuove disposizioni sulla semplificazione documentale
previste dalla Legge di stabilità, in vigore
dal primo di gennaio 2012 (ai fini di un veloce riepilogo,
cfr. la tavola 2 - Sintesi degli adempimenti
dal 1º gennaio 2012 - indica obblighi e adempimenti
previsti dalla riforma), rilanciano dunque
istituti giuridicamente radicati nell’ordinamento ancorché
mai pienamente attuati, attraverso una maggiore
visibilità degli adempimenti da parte degli
utenti (sito e diciture sui certificati) nonché l’ampliamento
delle fattispecie sanzionabili nei confronti
dei funzionari pubblici inadempienti.
Il rilancio di questi istituti comporterà una reale
semplificazione solo se associata all’ampio uso delle
tecnologie informatiche e telematiche. L’accertamento
d’ufficio in tempo reale può infatti avvenire
solo attraverso la consultabilità totale delle banche
..................... ..................................................................................................
dati delle amministrazioni pubbliche in rete e questo
soltanto si tradurrà nella riduzione dei tempi
dell’azione amministrativa. La vera sfida è poi l’accertamento
d’ufficio ‘‘automatico’’ attraverso la
costituzione di servizi on line informaticamente e
telematicamente evoluti. In questo modo i dati
(comprese le dichiarazioni sostitutive), inseriti dall’utente
in appositi form di servizi on line, verrebbero
verificati attraverso connessioni virtuali e
automatiche alle banche dati on-line delle altre amministrazioni,
senza l’intervento umano, fatto salvo
il caso di riscontrata difformità segnalata dal sistema.
Il futuro ‘‘remoto’’ è poi il provvedimento elettronico
(ipotizzabile per i soli procedimenti a natura
vincolata) emesso dal sistema senza intervento
della mano dell’uomo, a seguito dei dovuti accertamenti
d’ufficio automatici. Rimane fervida l’esigenza
di disporre di un ‘‘di gesto’’ del diritto amministrativo
sostanziale (si auspica in tal senso la
realizzazione della codificazione delegata al Governo
dalla legge 3 ottobre 2011, n. 174) in cui la materia
della semplificazione sia oggetto di una sintesi
compilativo-razionale delle disposizioni vigenti e
ritenute attuali, alla luce dei principi storicamente
acquisiti e degli scenari possibili.
Tavola 2
Sintesi adempimenti dal 1º gennaio 2012
Riferimento
normativo
Adempimento
Art. 40, c. 1 - T.U. Divieto di richiedere e accettare certificati
pubblici
Art. 40, c. 2 - T.U. Obbligo di inserire nei certificati
pubblici la dicitura relativa al divieto
di utilizzo nei rapporti con la pa
Art. 43, c. 1 - T.U. Obbligo di procedere mediante accertamento
d’ufficio
Art. 72, c. 3 - T.U. Obbligo di rispondere in 30 giorni alle
richieste di accertamento d’ufficio
da parte di altre amministrazioni
Art. 72, c. 1 - T.U. Obbligo di individuare un ufficio responsabile
della ‘‘semplificazione
documentale’’
Art. 72, c. 1 e 2 -
T.U.
Organizzazione
L’ufficio per la semplificazione documentale:
- predispone le convenzioni di cui all’art.
58 del Cad
- pubblica nel Sito istituzionale tutte
le misure organizzative adottate per
garantire alle amministrazioni terze
accertamenti d’ufficio e controlli
Art. 74, c. 2 - T.U Aggiornare i codici di comportamento-disciplinari
alle nuove fattispecie
di violazione dei doveri d’ufficio.
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4/2012 317
................

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Servizi
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Servizi pubblici locali
Sportello unico: le novità del 2011
di Claudio Facchini
Dirigente del settore Sviluppo economico del Comune di Faenza e del settore Programmazione economica dell’Unione dei Comuni della
Bassa Romagna
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Il 2011 è stato un anno difficile per l’economia. Il Governo e il Parlamento, alla ricerca del
risanamento e dello sviluppo, sono intervenuti con leggi, decreti, pareri che hanno inciso
anche sulla disciplina e sull’operatività dello Sportello unico per le attività produttive
(Suap), in modo non del tutto organico. L’articolo ne propone una ricognizione finalizzata a
dare ordine alle problematiche applicative.
Alcune risposte alle prime difficoltà
applicative
Le difficoltà applicative della nuova disciplina dello
Sportello unico per le attività produttive sono apparse
fin dalla prima lettura e sono aumentate con
l’operatività quotidiana. All’inizio dell’anno 2011,
l’Anci ha presentato al Ministero per la semplificazione
una serie di quesiti. Nella risposta, formulata
congiuntamente con il Ministero dello sviluppo
economico, datata 18 marzo, sono rilevanti tre
aspetti.
Attività escluse dalla competenza del Suap
Ulteriori esclusioni, oltre a quelle previste dal
D.P.R. n. 160/2010, vanno considerate caso per caso
alla luce delle normative di settore, ‘‘salvaguardando
il procedimento unico e il non aggravio del
procedimento’’. È questo il caso dell’autorizzazione
degli impianti di smaltimento e recupero rifiuti,
il cui procedimento va mantenuto in capo alla regione
o alla provincia, se delegata. Analogamente
deve ritenersi per le discipline settoriali regionali,
salvaguardate dall’art. 7, c. 3, del D.P.R. n. 160/
2010. L’affermazione del Ministero apre un rischio
di svuotamento del Suap, pertanto va applicata con
misura e motivazione, tramite decisioni concertate
tra il sistema dei Suap e le Amministrazioni interessate,
almeno a livello provinciale o, meglio, regionale.
Non sono né accettabili né legittime prese di
posizione autonome di singole Amministrazioni,
né in un senso (esclusione dal Suap) né nell’altro
(inclusione nel Suap).
318 4/2012
................
Chiarimenti tecnici
I procedimenti automatizzato e ordinario possono
essere sospesi per un massimo di 30 giorni, per acquisire
i chiarimenti tecnici di cui all’art. 9 del
D.P.R. n. 160/2010. Tale precisazione non appare
pienamente coerente con lo spirito della norma e
neppure con la disciplina della Segnalazione certificata
di inizio attività (1), ma è ragionevole e utile
anche per l’imprenditore interessato, al fine di evitare
il diniego del Suap a causa della incompletezza
o inadeguatezza degli elaborati tecnici. Va applicata
in modo motivato e misurato.
Provvedimenti sanzionatori a seguito di controlli
sulla dichiarazione di agibilità da parte
del direttore dei lavori
Nel caso in cui le verifiche delle pubbliche amministrazioni
competenti, effettuate a seguito della dichiarazione
di agibilità da parte del direttore dei lavori,
ai sensi dell’art. 10 del D.P.R. 160/2010, constatino
la non conformità dell’opera al progetto o la
non rispondenza alle norme vigenti, i provvedimenti
sanzionatori sono adottati dalle pubbliche
amministrazioni competenti, anche se la norma
sembrerebbe attribuirli al Suap (ma ciò non sarebbe
coerente con le normative di settore in materia). Il
Suap adotta i provvedimenti conseguenti alle decisioni
delle pubbliche amministrazioni medesime, se
previsti da queste o dalla normativa.
Nota:
(1) Infatti, l’art. 19 della legge 241/1990, che la disciplina, prevede solo la possibilità
di conformazione (cioè di adeguamento dell’attività avviata alla legge,
senza la sua interruzione), ma non quella di sospensione o interruzione del procedimento.

Anche le regioni, con un documento del 24 marzo
2011, hanno rilevato diverse difficoltà interpretative,
formulando 36 domande, alle quali dovrebbe
essere data risposta, per rendere ‘‘concretamente attuabile
la riforma’’. Esse costituiscono una approfondita
ricognizione dei dubbi che gli operatori si
trovano quotidianamente ad affrontare.
Lo sportello unico nel D.L. n. 70/2011
Il primo provvedimento normativo che ha interessato
lo Sportello unico per le attività produttive
(Suap) è stato approvato nel maggio 2011 (2).
Distretti turistico-alberghieri
L’art. 3 tratta di distretti turistico-alberghieri. I primi
commenti vi hanno intravisto un tentativo di dare
una risposta agli operatori delle imprese balneari,
preoccupati di non vedersi rinnovata la concessione
del demanio marittimo, a causa dei vincoli introdotti
dalla direttiva comunitaria sui servizi nel mercato
interno. Tale direttiva richiede l’introduzione
di procedure di evidenza pubblica per l’assegnazione
delle concessioni. Tuttavia, la norma, oggetto di
numerose critiche, è stata cancellata dalla conversione
in legge. Rimane la disciplina dei distretti turistico-alberghieri.
Il c. 4 dell’art. 3, stabilisce che nei territori costieri
possono essere istituiti ‘‘distretti turistico-alberghieri’’,
al fine di riqualificare l’offerta turistica e
di agevolare l’attività d’impresa degli esercizi che
vi operano.
I distretti sono istituiti con decreto del presidente
del consiglio dei ministri, su richiesta delle imprese
del settore che operano nei territori interessati, previa
intesa con la regione.
La delimitazione dei distretti è effettuata dall’Agenzia
del demanio, tramite conferenza di servizi,
con la partecipazione dei comuni (c. 5).
Il c. 6 stabilisce i benefici per le imprese che operano
nel distretto:
a) se costituite in rete hanno agevolazioni in materia
amministrativa, finanziaria, per la ricerca e lo
sviluppo. In ogni caso fruiscono di benefici fiscali;
b) i distretti costituiscono ‘‘zone a burocrazia zero’’,
disciplinate dall’art. 43 del D.L. n. 78/2010,
poi integrato dalla legge n. 183/2011 (vedi oltre);
c) nei distretti sono attivati sportelli unici di coordinamento
delle attività delle Agenzie fiscali e dell’Inps,
dove le imprese possono intrattenere rapporti
per qualsiasi questione di competenza di tali enti,
ma anche per presentare richieste ed istanze e ricevere
risposte e provvedimenti conclusivi di competenza
di qualsiasi altra amministrazione statale.
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In tal modo si inizia la demolizione degli sportelli
unici per le attività produttive, che l’art. 38 del
D.L. n. 112/2008, l’art. 25 del D.Lgs. n. 59/2010
e l’art. 2 del D.P.R. n. 160/2010, hanno indicato
come l’unico interlocutore delle imprese (di servizi),
per tutte le fasi e le attività riguardanti la costituzione,
la vita e la cessazione dell’attività d’impresa.
A meno che la norma non intenda riferirsi esclusivamente
alle problematiche fiscali, escluse dalla
competenza dello Sportello unico per le attività
produttive.
A distanza di venti giorni, all’inizio di giugno, è
stato pubblicato il codice del turismo (3). Esso
non richiama i distretti turistico-alberghieri, ma disciplina
i ‘‘sistemi turistici locali’’ (4), che gli enti
locali dovrebbero promuovere e le regioni riconoscere.
Il codice del turismo interviene anche in materia di
procedimento per l’avvio e l’esercizio delle strutture
turistico-ricettive (art. 16), stabilendo che sono
soggetti a segnalazione certificata di inizio attività
di cui all’art. 19, legge n. 241/1990. Peraltro, tale
disciplina emergeva già dal combinato disposto
dell’art. 83 del D.Lgs. n. 59/2010 e della legge
122/2010, che ha introdotto la Scia in sostituzione
della Dia. Tale disciplina travolge - a parere di chi
scrive - anche le licenze previste dal Tulps (5), in
base al prevalente principio di semplificazione
che pervade la recente produzione normativa (6).
L’art. 17 stabilisce - in modo ridondante, in vero -
che i procedimenti inerenti le imprese turistiche sono
gestiti dal Suap.
Semplificazioni in materia edilizia
Servizi
Norme di semplificazione in materia edilizia, che
interessano anche i procedimenti dello Sportello
unico per le attività produttive, sono contenute nell’art.
5, del D.L. n. 70/2011, ‘‘Costruzioni private’’.
Esso presenta una modalità di redazione innovativa.
Il c. 1 richiama gli obiettivi che si prefigge
la disciplina operativa articolata nei commi succes-
Note:
(2) D.L. n. 70/2011, ‘‘Semestre europeo - Prime disposizioni urgenti per l’economia’’,
convertito in legge n. 106/2011.
(3) D.Lgs. n. 79/2011.
(4) La disciplina era già presente nella legge n. 135/2001, ‘‘Legge quadro sul
turismo’’.
(5) R.D. n. 773/1931, ‘‘Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza’’.
(6) Altri commentatori ritengono prevalente una lettura legata all’interpretazione
letterale del Tulps, che prevede il rilascio di un provvedimento espresso (licenza
d’esercizio), laddove siano presenti elementi di discrezionalità amministrativa.
Così anche il Ministero dell’Interno.
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Servizi
sivi, costituendo ‘‘parametro’’ di interpretazione
della stessa.
L’art. 20 del D.P.R. n. 380/2001 (Testo unico dell’edilizia),
che disciplina il ‘‘Procedimento per il rilascio
del permesso di costruire’’ è interamente sostituito.
Questi i caratteri salienti del nuovo procedimento:
il progettista deve asseverare la conformità del
progetto agli strumenti urbanistici e ai regolamenti
edilizi, alle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio,
igienico-sanitarie, quando esse non comportino
valutazioni discrezionali, alle norme relative
all’efficienza energetica;
il responsabile del procedimento conclude l’istruttoria
entro 60 giorni, acquisendo pareri e atti
di assenso necessari, qualora non allegati alla domanda
dal richiedente (nel caso di procedimenti
di impianti produttivi, di competenza del Suap, il
richiedente non potrà allegare pareri e atti, che saranno
acquisiti dal Suap medesimo, perché le altre
pubbliche amministrazioni non possono rilasciarli
direttamente agli utenti), e formula una proposta
di provvedimento al dirigente, che deve adottare
il provvedimento finale entro 30 giorni dal ricevimento
della proposta (40 giorni in caso di attivazione
del procedimento ex art. 10bis, legge n. 241/
1990, per diniego);
il responsabile del procedimento può richiedere
modifiche di modesta entità rispetto al progetto originario,
qualora necessarie. L’interessato si pronuncia
sulla richiesta di modifica entro il termine fissato
e, in caso di adesione, è tenuto ad integrare la documentazione
nei successivi quindici giorni.
In questo caso il procedimento è sospeso fino alla
presentazione del progetto modificato;
il responsabile del procedimento può richiedere,
una sola volta ed entro 30 giorni dall’avvio del procedimento,
documenti che integrino la domanda e
che non siano nella disponibilità dell’amministrazione
o che egli non possa acquisire autonomamente.
La richiesta di integrazione deve essere motivata.
In tal caso il procedimento è interrotto fino alla
presentazione della documentazione mancante;
i termini del procedimento sono raddoppiati per i
Comuni con più di 100.000 abitanti;
alla decorrenza dei termini del procedimento si
forma silenzio-assenso, ad esclusione dei seguenti
casi:
— sia stato opposto motivato diniego,
— sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o
culturali;
nel caso in cui il professionista incaricato dichiari
falsamente l’esistenza dei requisiti e la conformità
del progetto alle norme di legge:
— è punito con la reclusione da uno a tre anni,
— il responsabile del procedimento informa il
320 4/2012
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competente Ordine professionale per l’irrogazione
delle sanzioni disciplinari.
L’art. 34 del D.P.R. n. 380/2001 (Testo unico dell’edilizia)
è integrato con un c. 2ter, che stabilisce
una tolleranza del 2% fra le misure progettuali e
quelle dell’opera, entro il quale non si ha ‘‘difformità’’
e, quindi, non si verifica abuso edilizio. È
stato così attribuito un valore alle cosiddette ‘‘tolleranze
di cantiere’’. Norme analoghe erano presenti
in diversi regolamenti comunali e leggi regionali,
che però oggi dovranno essere riformate sulla base
del nuovo parametro, se superiore, per evitare la
reintroduzione di un abuso edilizio che il legislatore
nazionale ha voluto escludere.
La nuova disposizione opera esclusivamente nei
rapporti con le amministrazioni, non potendo legittimare
lesioni dei diritti dei terzi, specie in materia
di distanze.
Tale parametro di tolleranza, tuttavia, non potrà essere
invocato nel caso di immobili assoggettati a
vincolo storico-artistico o paesaggistico.
Vengono apportate modifiche alla disciplina della
segnalazione certificata di inizio attività (Scia),
contenuta nell’art. 19 della legge n. 241/1990. In
particolare:
i casi di esclusione dall’applicazione della Scia
sono integrati con gli atti previsti per le costruzioni
in zone sismiche;
la Scia «può essere presentata a mezzo posta con
raccomandata con avviso di ricevimento; in tal caso
la segnalazione si considera presentata al momento
della ricezione da parte dell’amministrazione». Tale
disposizione non vale per i casi in cui sia previsto
il procedimento completamente telematico (come
nei rapporti con le imprese);
all’art. 19 della legge n. 241/1990 viene aggiunto
il c. 6bis che stabilisce che nel caso di Scia edilizia,
il termine per l’adozione di provvedimenti di conformazione
o di inibizione dell’attività è di 30 giorni.
La medesima norma è oggetto di ‘‘interpretazione
autentica’’ nel caso dei procedimenti in materia
edilizia:
a) la Scia si applica all’edilizia in sostituzione della
denuncia di inizio attività, come disciplinata dal
D.P.R. n. 380/2001;
b) non si applica la Scia nei casi in cui la Dia è alternativa
o sostituiva del permesso di costruire;
c) non si applica la Scia nei casi in cui la disciplina
della Dia è stata estesa dalle normative regionali;
d) la Scia edilizia non sostituisce gli atti di autorizzazione
o nulla osta comunque denominati, di competenza
delle amministrazioni preposte alla tutela
dell’ambiente e del patrimonio culturale.

Semplificazioni di adempimenti burocratici
L’art. 6 del D.L. n. 70/2011 introduce norme ‘‘per
ridurre gli oneri derivanti dalla normativa vigente e
gravanti in particolare sulle piccole e medie imprese’’
(c. 1).
Anche in questo caso l’articolo si presenta con la
medesima modalità di redazione innovativa di cui
si è detto sopra.
Il Codice della privacy è modificato, in coerenza
con la normativa europea, nel senso di limitare le
comunicazioni relative alla riservatezza dei dati
personali ai rapporti con i cittadini; pertanto, tali
comunicazioni non sono prescritte nei rapporti tra
imprese ed enti o associazioni.
La norma stabilisce che «Le pubbliche amministrazioni
devono pubblicare sul sito istituzionale l’elenco
degli atti e dei documenti necessari per ottenere
provvedimenti amministrativi; altri atti o documenti
possono essere richiesti solo se strettamente
necessari e non possono costituire ragione di rigetto
dell’istanza del privato» (c. 1, lett. b). Le disposizioni
seguenti hanno lo scopo di rendere effettivamente
trasparente l’azione amministrativa e di
ridurre gli oneri informativi gravanti su cittadini e
imprese’’ (c. 2, lett. b). Per questi fini si dispone
che:
le pubbliche amministrazioni devono pubblicare,
entro 90 giorni (12 agosto 2011) sui siti istituzionali
‘‘l’elenco degli atti e dei documenti che l’istante
ha l’onere di produrre a corredo dell’istanza’’. A rigore
le Scia non sono comprese nel concetto di
istanza: dovrebbero essere quindi escluse? Si ritiene
di no, anche alla luce di quanto stabilito al c. 2,
lett. b, punto 3), richiamato più sotto alla lett. d). Il
D.L. 70/2011 prevede che la disposizione non si
applichi per i documenti previsti da norme di legge,
di regolamento o altri atti pubblicati sulla Gazzetta
Ufficiale; tale esclusione è poi stata eliminata dall’art.
6, c. 6, dello Statuto delle imprese (7) (vedi
oltre). L’esclusione appariva comunque inopportuna,
non in linea con il fine di trasparenza e completezza
dell’aiuto che le pubbliche amministrazioni
dovrebbero fornire agli utenti con la pubblicazione
di tutto quanto è necessario produrre (dichiarazioni,
atti, documenti, ecc.) per la presentazione di domande
o di segnalazioni complete. Inoltre la norma
rischiava di avere un contenuto vuoto, in quanto
non si capisce quali documenti debbano essere richiesti
se non previsti da norme di legge o di regolamento.
La richiesta di documenti ulteriori non necessari
(se fossero necessari sarebbero previsti dalla
legge o dal regolamento) è un aggravio di oneri informativi,
che contrasta con la normativa in materia
di riduzione di tali oneri;
la mancata pubblicazione dell’elenco degli atti e
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dei documenti che l’istante ha l’onere di produrre a
corredo dell’istanza è valutato ai fini della retribuzione
di risultato dei dirigenti responsabili;
in mancanza di tale pubblicazione, la pubblica
amministrazione non può respingere l’istanza adducendo
la carenza di un atto o un documento,
ma deve invitare l’istante a regolarizzare la documentazione
fissando un termine congruo (i comuni
si comportano così da tempo). L’eventuale diniego
è nullo;
nel caso di Scia, la presentazione carente di documenti,
in mancanza di pubblicazione sul sito dei
documenti necessari, non impedirà all’imprenditore
di iniziare l’attività dalla data di presentazione della
Scia. L’amministrazione dovrà procedere con la richiesta
di regolarizzazione, peraltro come già stabilito
dal c. 3 dell’art. 19 della legge 241/1990, che
prevede la conformazione della Scia, ma non potrà
opporre il diniego e neppure l’inibizione temporanea
ad iniziare l’attività;
nel caso in cui non sia prevista la pubblicazione
sulla Gazzetta ufficiale, gli atti a valenza regolamentare
sono pubblicati sui siti istituzionali di ciascuna
amministrazione, secondo i criteri stabiliti
con D.P.C.M. da emanarsi entro 90 gg dalla pubblicazione
sulla G.U. della legge di conversione (alla
scadenza del 11.7.2011 e alla data del 20 marzo
2012 il decreto non è stato ancora emanato).
«Per ridurre gli adempimenti connessi all’utilizzo
dei piccoli serbatoi di gas di petrolio liquefatto,
l’art. 2, c. 16septies, del D.L. 29 dicembre 2010,
n. 225, convertito con modificazioni dalla legge
26 febbraio 2011, n. 10, è abrogato» (ma allora perché
era stato approvato appena tre mesi prima?)
Viene previsto che le aziende sanitarie del servizio
sanitario nazionale adottino procedure telematiche
per consentire il pagamento on line delle prestazioni
erogate, nonché la consegna, tramite
web, posta elettronica certificata o altre modalità
digitali, dei referti medici. La disciplina attuativa
viene rinviata ad un D.P.C.M. da adottarsi entro
90 gg. dalla pubblicazione della legge di conversione.
(alla scadenza dell’11 luglio 2011e alla data del
20 marzo 2012 il decreto non è stato adottato).
Per i trasporti eccezionali su gomma è «sufficiente
prevedere la trasmissione, per via telematica, della
prescritta richiesta di autorizzazione, corredata
della necessaria documentazione, all’ente proprietario
o concessionario per le autostrade, strade statali
e militari, e alle regioni per la rimanente rete
viaria, almeno quindici giorni prima della data fissata
per il viaggio» (c. 1, lett. e e c. 2, lett. e).
Nota:
(7) Legge n. 180/2011.
Servizi
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Servizi
Anche questa disciplina è stata rinviata ad apposito
regolamento.
Con modificazioni apportate all’art. 25 del D.L.
n. 112/2008, la riduzione degli oneri amministrativi
gravanti sulle imprese si estende agli oneri gravanti
sui cittadini. Inoltre, regioni, province e comuni devono
provvedere alla misurazione degli oneri amministrativi
e, al fine di ridurli, adottare programmi
di intervento sul piano normativo, amministrativo e
organizzativo. Per il coordinamento metodologico
dell’attività di misurazione è istituito un Comitato
paritetico presso la Conferenza unificata.
Commissariamento degli Sportelli unici
La legge di conversione ha aggiunto al c. 2 dell’art.
6 una ulteriore lettera (fbis) che aggiunge i c. 3bis e
3ter all’art. 38 del D.L. n. 112/2008.
Il c. 3bis stabilisce che nei comuni che alla data del
30 settembre 2011, prevista per la piena operatività
dello Sportello unico per le attività produttive, non
hanno accreditato il Suap presso il Ministero dello
sviluppo economico (Mise), attraverso il portale
nazionale, e non abbiano fornito alla Camera di
commercio gli elementi necessari per l’esercizio
della delega ex lege delle funzioni del Suap (come
previsto dall’art. 4, c. 11 e 12 del D.P.R. n. 160/
2010), sia nominato un commissario ad acta.
Il commissario è nominato dal Prefetto, dopo aver
esperito una diffida (entro il 30 ottobre 2011) nei
confronti del comune inadempiente e aver sentito
la regione. Il commissario è nominato tra i funzionari
dei comuni, delle regioni e delle camere di
commercio; egli deve adottare gli atti necessari alla
messa in funzione dello Sportello unico.
Con decreto interministeriale (Mise e Ministero
della semplificazione) (8) sono individuate le misure
per attivare il Suap sul territorio nazionale e per
garantire la sua funzione amministrativa ‘‘anche attraverso
parziali e limitate deroghe’’ alla disciplina,
nelle more della sua attuazione (vedi oltre).
Il c. 3ter più che una disposizione, contiene un ‘‘invito’’
ai comuni ad adottare «le misure organizzative
e tecniche che risultino necessarie» per garantire
lo svolgimento delle funzioni del Suap.
Scambio di documentazione amministrativa
La legge di conversione aggiunge un’altra lettera
(fquinquies) al c. 2 dell’art. 6, che introduce l’art.
43bis al testo unico sulla documentazione amministrativa
(D.P.R. n. 445/2000), rubricato ‘‘Certificazione
e documentazione d’impresa’’. La norma stabilisce
che lo Sportello unico per le attività produttive:
«trasmette alle altre pubbliche amministrazioni
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coinvolte nel procedimento le comunicazioni e i
documenti attestanti atti, fatti, qualità, stati soggettivi,
nonché gli atti di autorizzazione, licenza, concessione,
permesso o nulla osta comunque denominati
rilasciati dallo stesso Sportello unico per le attività
produttive o acquisiti da altre pubbliche amministrazioni
ovvero comunicati dall’impresa o
dalle agenzie per le imprese, ivi comprese le certificazioni
di qualità o ambientali»;
invia alla Camera di commercio, per l’inserimento
nel Repertorio delle notizie economiche e amministrative,
il duplicato informatico dei documenti
sopra elencati, così che possano essere conservati
in un apposito fascicolo informatico.
Evidentemente le amministrazioni non possono richiedere
ai soggetti interessati i documenti richiamati.
La cosiddetta ‘‘decertificazione’’ è poi stata
generalizzata dall’art. 15 della legge di stabilità
2012 (9), che ha modificato l’art. 43 del D.P.R.
n. 445/2000 (10).
Iscrizione all’albo artigiani e principio
di non aggravamento del procedimento
Il testo della lettera fsexies), aggiunto al medesimo
c. 2 dell’art. 6, interviene in merito all’iscrizione
all’albo provinciale delle imprese artigiane prevista
ai fini dell’avvio dell’attività, da effettuarsi
mediante la comunicazione unica al Registro delle
imprese.
E così questo momento ‘‘fondamentale’’ della vita
di una impresa non viene fatto transitare dal Suap.
La norma appare giustificata dall’evitare un passaggio
in più presso il Suap, aprendo però uno spazio
interpretativo riguardo alla possibilità che alcuni
procedimenti non debbano obbligatoriamente transitare
dallo Sportello unico.
Quando il rapporto tra utente e pubblica amministrazione
(in qualità di autorità competente ad
emanare l’atto finale o ad istruire il procedimento
di Scia) non comporta l’intervento di altre pubbliche
amministrazioni, il passaggio attraverso il
Suap appare come un aggravamento del procedimento,
in contrasto con l’art. 1, c. 2 della legge
n. 241/1990, costituendo un passaggio in più, sen-
Note:
(8) ‘‘Decreto interministeriale recante misure per l’attuazione dello sportello
unico per le attività produttive di cui all’art. 38, c. 3bis del D.L. 25 giugno
2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.
133’’, del 10 novembre 2011.
(9) Legge n. 183/2011, ‘‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e
pluriennale dello Stato’’.
(10) ‘‘Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione
amministrativa’’.

za valore aggiunto. In questi casi, se richiesto, il
Suap dovrà essere a disposizione dell’utente per
ricevere l’istanza o la segnalazione, che dovrà trasmettere
all’autorità competente, per l’istruttoria e
la conclusione del procedimento. Il Suap, se richiesto,
dovrà anche essere a disposizione per
‘‘consegnare’’ all’utente l’esito finale del procedimento.
In questi casi, l’attività delSuapsiconfigura
come attività di servizio, tesa ad agevolare
l’utente; ma se l’utente fosse già in grado di interloquire
direttamente con la pubblica amministrazione-autorità
competente, l’obbligo di rivolgersi
comunque al Suap costituirebbe un maggior onere
sia per l’utente sia per la pubblica amministrazione
nel suo complesso.
Da rilevare che lo stesso Ministro dello sviluppo
economico, nell’adottare i decreti del 26 ottobre
2011 (in materia di iscrizione nel registro delle imprese
e nel Rea dei soggetti che intendono esercitare
le attività di: mediatore, agente e rappresentante
di commercio, mediatore marittimo e spedizioniere),
stabilisce che l’utente debba presentare direttamente
la Scia alla Camera di commercio, utilizzando
la procedura della comunicazione unica, invece
che per il tramite del Suap (11), addirittura forzando
in ciò la normativa.
Suap coordinatore dei controlli
L’art. 7, ‘‘Semplificazione fiscale’’, si pone l’obiettivo
di ‘‘ridurre il peso della burocrazia che grava
sulle imprese e più in generale sui contribuenti’’
(c. 1).
Il c. 2, lett. a)-d), detta una nuova disciplina in materia
di coordinamento, trasparenza e riduzione dell’impatto
sul contribuente dei controlli amministrativi
e delle ispezioni. Tali controlli e ispezioni devono
essere gestiti in modo unificato, con cadenza
massima semestrale e non possono proseguire per
più di 15 giorni. In particolare:
gli accessi presso le imprese micro, piccole e medie
(12) per controlli di carattere amministrativo
devono essere programmati e coordinati;
a livello statale la disciplina del coordinamento e
della programmazione dei controlli viene fissata
con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze;
a livello substatale, gli accessi presso i locali delle
imprese disposti dalle amministrazioni locali inserite
nel conto economico consolidato della pubblica
amministrazione devono essere oggetto di
programmazione periodica. Il coordinamento degli
accessi è affidato al comune (che può stabilire di
affidare al Suap tale funzione). Il comune, in alternativa,
può avvalersi delle camere di commercio
(art. 7, c. 2, lett. a), punto 2);
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sono esclusi dalla disciplina sopra dettata i controlli
e gli accessi in materia di:
— repressione dei reati,
— tutela della salute,
— tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro,
— tutela dell’igiene pubblica,
— tutela della pubblica incolumità,
— tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica,
— necessità ed urgenza, decisi con provvedimenti
motivati;
la disciplina sopra dettata costituisce attuazione
dei principi di cui all’art. 117 della Costituzione,
c. 2, lett. e), m), p), r), attuazione della Direttiva
2006/123/CE e della normativa comunitaria in materia
di imprese micro, piccole e medie.
Il regolamento per i procedimenti
di sicurezza antincendio
Servizi
Con D.P.R. n. 151/2011 (13) è stata innovata la disciplina
del procedimento di sicurezza antincendio
e sono stati regolamentati i rapporti con lo Sportello
unico per le attività produttive.
Il nuovo regolamento individua le attività soggette
alla disciplina della prevenzione incendi e semplifica
gli adempimenti a carico degli utenti.
La nuova disciplina tiene ovviamente conto degli
effetti dovuti all’introduzione della segnalazione
certificata di inizio attività (legge n. 122/2010)
sui procedimenti di competenza del corpo dei vigili
del fuoco, nonché di quanto previsto dal regolamento
sullo Sportello unico per le attività produttive
(14).
Per la prima volta viene introdotto il principio di
proporzionalità, in base al quale gli adempimenti
amministrativi vengono diversificati in relazione
Note:
(11) Così come stabilivano gli artt. 73-76 del D. Lgs. 59/2010, di applicazione
della Direttiva servizi.
(12) Si veda la ‘‘Raccomandazione 2003/361/CE’’, relativa alla definizione delle
microimprese, piccole e medie imprese.Le microimprese, le piccole o medie imprese
vengono definite in funzione del loro organico e del loro fatturato ovvero
del loro bilancio totale annuale.Una media impresa è definita come un’impresa
il cui organico sia inferiore a 250 persone e il cui fatturato non superi 50 milioni
di euro o il cui totale di bilancio annuale non sia superiore a 43 milioni di euro.Una
piccola impresa è definita come un’impresa il cui organico sia inferiore a
50 persone e il cui fatturato o il totale del bilancio annuale non superi 10 milioni
di euro.Una microimpresa è definita come un’impresa il cui organico sia
inferiore a 10 persone e il cui fatturato o il totale di bilancio annuale non superi
2 milioni di euro.
(13) ‘‘Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi
alla prevenzione degli incendi, a norma dell’art. 49, c. 4quater, del D.L. 31
maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010,
n. 122’’.
(14) D.P.R. n. 160/2010.
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Servizi
alla dimensione dell’impresa, al settore in cui opera
e all’effettiva esigenza di tutela degli interessi pubblici.
Il nuovo regolamento elenca le attività sottoposte ai
controlli di prevenzione incendi e le colloca in tre
categorie, A, B e C, individuate in base alla gravità
del rischio piuttosto che alla dimensione dell’impresa.
Per ciascuna categoria, il provvedimento individua
procedimenti differenziati, più semplici rispetto a
quelli attuali, con riguardo alle attività ricondotte
alle categorie A e B. Specificatamente:
nella categoria A sono state inserite quelle attività
dotate di ‘‘regola tecnica’’ di riferimento e contraddistinte
da un limitato livello di complessità, legato
alla consistenza dell’attività, all’affollamento
ed ai quantitativi di materiale presente;
nella categoria B sono state inserite le attività
presenti in A, quanto a tipologia, ma caratterizzate
da un maggiore livello di complessità, nonché le attività
sprovviste di una specifica regolamentazione
tecnica di riferimento, ma comunque con un livello
di complessità inferiore al parametro assunto per la
categoria ‘‘superiore’’;
nella categoria C sono state inserite le attività con
alto livello di complessità, indipendentemente dalla
presenza o meno della ‘‘regola tecnica’’.
In linea con quanto stabilito dal nuovo quadro normativo
generale, sono state quindi aggiornate e riadattate
le modalità di presentazione delle istanze
concernenti i procedimenti di prevenzione incendi,
per ciò che attiene la valutazione dei progetti, i controlli
di prevenzione incendi, il rinnovo periodico
del certificato di conformità antincendio, la deroga,
il nulla osta di fattibilità, le verifiche in corso d’opera,
la voltura, prevedendo sia il caso in cui l’attivazione
avvenga attraverso lo Sportello unico per
le attività produttive sia l’eventualità che si proceda
direttamente investendo il comando provinciale dei
vigili del fuoco, competente per territorio, nel caso
in cui non si tratti di impianti produttivi di beni o
servizi.
Nelle more dell’emanazione del nuovo regolamento
recante la disciplina delle modalità di presentazione
delle istanze per l’avvio dei procedimenti di
prevenzione incendi, continuano a trovare applicazione
le disposizioni contenute nel D.M. 4 maggio
1998.
Le attività di categoria A ricadono nel procedimento
automatizzato, di cui all’art. 5 del D.P.R. n. 160/
2010, e sono sottoposte a Scia (art. 10, c. 2).
Le attività di categoria B e C ricadono nel procedimento
ordinario, di cui all’art. 7 del D.P.R. n. 160/
2010. Tale disposizione riduce in parte la portata
semplificatoria della disciplina della Scia, dettata
dalla legge n. 122/2010, che prevedeva la possibi-
324 4/2012
................
lità di asseverazione in tutti i procedimenti di ‘‘prevenzione
incendi’’. Ciò crea il problema di acquisizione
preventiva del parere ‘‘antincendio’’ in caso
di procedimento che preveda la Scia edilizia, introducendo,
di fatto, un procedimento misto che non
trova disciplina nel D.P.R. n. 160/2010. Potranno
supplire i regolamenti comunali.
Nel caso di procedimento in deroga (art. 7) occorre
stabilire modalità di raccordo dei tempi con il procedimento
unico ordinario (art. 7, D.P.R. n. 160/
2010), in quanto già esso prevede 90 giorni per l’espressione
del parere.
Il certificato di prevenzione incendi (Cpi) è oggetto
di asseverazione tramite Scia, da presentare direttamente
al comando provinciale dei VVF (art. 4),
non tramite Suap, che costituirebbe un passaggio
in più. Il comando dei VVF effettua controlli. Il
Suap ne viene a conoscenza in occasione del procedimento
di agibilità. La Scia con valore di Cpi, infatti,
deve essere allegata alla dichiarazione di agibilità
dell’impianto, effettuata dal direttore dei lavori
ai sensi dell’art. 10, c. 1, lett. a), del D.P.R.
n. 160/2010 (art. 10, c. 3 del D.P.R. n. 151/
2011), o alla richiesta di agibilità, effettuata sempre
ai sensi dell’art. 10 del D.P.R. n. 160/2010.
Indicazioni operative dai Ministeri
Preceduto da una circolare interministeriale (15)
che ne anticipava i contenuti in vista della scadenza
del 1.10.2011 per l’avvio del procedimento ordinario
(art. 7, D.P.R. n. 160/2010), il 10 novembre
2011 è stato adottato il decreto per l’attuazione
del Suap (16), previsto dalla legge n. 106/
2011 (17). Queste le indicazioni più rilevanti.
Modulistica
In mancanza della modulistica sul sito del comune,
l’interessato utilizza quella del portale www.impresainungiorno.gov.it
e in mancanza di questa, l’interessato
può comunque presentare l’istanza o la segnalazione.
Note:
(15) Circolare interministeriale (Ministero dello sviluppo economico e Ministero
per la semplificazione) del 28 settembre 2010, concernente ‘‘D.P.R. 7 settembre
2010 n. 160. Sportello unico attività produttive’’.
(16) Ministero dello sviluppo economico e Ministero per la semplificazione,
‘‘Decreto Interministeriale recante misure per l’attuazione dello sportello unico
per le attività produttive di cui all’art. 38, c. 3bis del D.L. 25 giugno 2008, n.
112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133’’.
(17) Che ha convertito il DL 70/2011 (vedi sopra) e introdotto i c. 3bis e3ter
all’art. 38 del D.L. n. 112/2008.

Pagamenti
I comuni rendono disponibili sui siti web l’elenco
dei pagamenti da effettuarsi per ogni procedimento
e gli altri riferimenti necessari per effettuarli. I comuni
possono predisporre sistemi automatici di pagamento.
In mancanza di questi, le ricevute dei pagamenti
sono allegate in modalità informatica
(scansione in PDF) all’istanza o alla segnalazione.
Bollo
L’imposta di bollo sui documenti informatici del
procedimento unico va calcolata con riferimento alla
copia cartacea della modulistica e del provvedimento.
Se il comune non è autorizzato al pagamento
dell’imposta di bollo in modo virtuale, l’interessato
acquista il bollo e inserisce nella domanda i
numeri delle marche utilizzate e le annulla, conservandone
gli originali. Il Suap dovrà attivare un sistema
di controllo. La disposizione fa ipotizzare
che la modalità di pagamento virtuale dell’imposta
sul bollo sia idonea ad assolvere ai vincoli del procedimento
telematico. In mancanza di disposizioni
espresse da parte dell’Agenzia delle entrate, ciascun
Suap, eventualmente nell’ambito del coordinamento
provinciale o regionale, dovrà attivare appositi
accordi e convenzioni con l’Agenzia stessa.
Rappresentanza
Si conferma quanto gli Suap hanno già attivato,
esplicitando la possibilità di conferire procura speciale
per presentare domande e segnalazioni al
Suap.
Ricevuta
In attesa degli strumenti che consentano la verifica
della completezza formale della segnalazione o dell’istanza
con modalità informatica, con il rilascio di
una ricevuta automatica, questa è sostituita dalla ricevuta
della Pec o del portale nazionale o del sito
Suap con web browser. Dalla data di emissione
della ricevuta decorrono i termini per la conclusione
del procedimento e per l’attivazione di ricorsi
giurisdizionali. Nel caso di Scia, l’attività può iniziare
dalla data della presentazione, senza attendere
il rilascio della ricevuta.
Nel caso di presentazione della Scia alla camera di
commercio, in quanto contestuale alla ComUnica
(per la nascita o la trasformazione dell’impresa),
la ricevuta rilasciata all’utente, con la quale la camera
di commercio attesta la consegna al Suap,
ha i medesimi effetti, sopra descritti, della ricevuta
rilasciata dal Suap.
..................... ..................................................................................................
Delega alla CCIAA
Nel caso di funzioni del Suap svolte in delega dalla
Camera di commercio, le attività svolte dalla medesima
e dal comune sono stabilite da un apposito documento
pubblicato sul portale nazionale (18), come
previsto dalla convenzione quadro Anci-Unioncamere.
Commissario ad acta
Per superare eventuali difficoltà che impediscono la
piena operatività del Suap, può essere nominato un
commissario ad acta. Nel caso in cui nel territorio
non sia presente una adeguata infrastruttura, l’interessato
può presentare l’istanza o la segnalazione
anche su supporto cartaceo.
Procedure di emergenza
Nel caso di mancato funzionamento dei dispositivi
informatici per un periodo superiore alle tre ore,
l’interessato può presentare l’istanza o la segnalazione
anche su supporto cartaceo. Entro cinque
giorni dal ripristino del sistema, l’interessato deve
provvedere all’invio telematico, senza ripetere i
versamenti effettuati.
Allegati pesanti
Se il canale telematico non consente la ricezione di
allegati ‘‘pesanti’’, l’interessato può presentare
questi ultimi al Suap su altro supporto informatico,
illustrandone i motivi. Il procedimento decorre dalla
presentazione al Suap della documentazione
completa.
A proposito di procedimento completamente telematico
tra Suap e imprese, va richiamato il
D.P.C.M. 22 luglio 2011 (19), che, in attuazione
del Codice dell’amministrazione digitale, ha stabilito
che dal 1 luglio 2013 tutti i rapporti tra pubbliche
amministrazioni e imprese devono svolgersi
con modalità ‘‘esclusivamente telematica’’ e sottoscritte
con firma digitale, laddove previsto (art. 65,
c. 1bis, del D.Lgs. n. 82/2005, richiamato dall’art.
4, c. 2 del Decreto). «Le pubbliche amministrazioni
non possono accettare o effettuare in forma cartacea
le comunicazioni di cui all’art. 5bis, c. 1, del
Note:
Servizi
(18) Vedi la pagina http://www.impresainungiorno.gov.it/pubbliche-amministrazioni/schema-di-documento.
(19) D.P.C.M. 22 luglio 2011, ‘‘Comunicazioni con strumenti informatici tra imprese
e amministrazioni pubbliche, ai sensi dell’art. 5bis del Codice dell’amministrazione
digitale, di cui al D.lgs. 7 marzo 2005, n. 82 e successive modificazioni’’.
........................
4/2012 325
................

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........................
Servizi
Codice dell’amministrazione digitale», cioè «la
presentazione di istanze, dichiarazioni, dati e lo
scambio di informazioni e documenti, anche a fini
statistici, tra le imprese e le amministrazioni pubbliche».
Fin qui la norma nulla innova rispetto a
quanto già previsto del D.P.R. n. 160/2010, anzi,
sembra spostare in avanti la decorrenza della sua
applicazione. La novità, invece, consiste nell’introduzione
della responsabilità dirigenziale in caso di
mancata osservanza della disposizione.
Statuto delle imprese: prime
indicazioni operative per il comune
Con la legge n. 180/2011 sono state approvate le
‘‘Norme per la tutela della libertà d’impresa. Statuto
delle imprese’’. Essa applica il cosiddetto
‘‘Small Business Act’’, comunicazione della Commissione
europea del 25 giugno 2008 per favorire
le piccole imprese. In realtà, le norme semplificatorie
dettate dalla legge possono e devono essere applicate
anche a favore delle grandi imprese.
La legge contiene anche disposizioni che interessano
gli enti locali.
In primo luogo essa richiama il principio costituzionale
di libertà associativa (art. 3) e stabilisce la
legittimazione delle associazioni di categoria maggiormente
rappresentative, ad impugnare atti amministrativi
lesivi degli interessi diffusi (art. 4).
Valutazione di impatto dei regolamenti
Prima di approvare i regolamenti, anche gli enti locali
sono tenuti a valutarne l’impatto sulle imprese,
stimando i costi amministrativi che gravano sulle
imprese medesime (art. 6). A tal fine deve essere
predisposta una relazione sull’impatto delle nuove
regole, che costituirà parte integrante e sostanziale
dell’atto, sia esso regolamento in senso stretto, sia
esso atto amministrativo a contenuto ‘‘regolatorio
generale’’. Per la predisposizione della relazione
occorre seguire la disciplina dell’Air (analisi dell’impatto
della regolamentazione), di cui alla legge
246/2005 (20). I criteri per l’effettuazione della stima
dei costi amministrativi sono stabiliti con
D.P.C.M. che doveva essere emanato entro il 14
marzo 2012. Deve essere individuato l’ufficio responsabile
del coordinamento delle valutazioni preventive
di impatto per i regolamenti; in alternativa,
per effettuare tali valutazioni, gli enti locali possono
avvalersi delle camere di commercio. Deve essere
previsto e regolamentato il ricorso alla consultazione
delle associazioni delle imprese.
326 4/2012
................
Pubblicazione sul sito web dei documenti
da allegare a Scia o domanda
Per ogni procedimento ad istanza di parte (domanda
o segnalazione certificata di inizio attività) il comune
deve pubblicare sul proprio sito web ‘‘l’elenco
degli atti e documenti che l’istante ha l’onere di
produrre a corredo dell’istanza’’ (art. 6, c. 6), anche
se previsti da norme di legge, modificando con ciò
quanto previsto dal D.L. n. 70/2011, appena sei
mesi prima.
Divieto di introdurre nuovi oneri
a carico delle imprese
«Negli atti normativi e nei provvedimenti amministrativi
a carattere generale che regolano l’esercizio
di poteri autorizzatori, concessori o certificatori,
nonché l’accesso ai servizi pubblici o la concessione
di benefici, non possono essere introdotti
nuovi oneri regolatori, informativi o amministrativi
a carico di cittadini, imprese e altri soggetti privati
senza contestualmente ridurne o eliminarne
altri, per un pari importo stimato, con riferimento
al medesimo arco temporale» (art. 8). Peraltro, le
pubbliche amministrazioni devono ridurre gli
adempimenti meramente formali e burocratici, relativi
all’avvio dell’attività imprenditoriale (art. 9,
c. 1).
Comunicazioni alla Camera di commercio
All’art. 9, c. 2, la legge stabilisce che il comune comunica
alla Camera di commercio, entro il 31 dicembre
di ogni anno, l’elenco delle norme e dei requisiti
minimi per l’esercizio di ciascuna tipologia
di attività d’impresa, affinché la Camera ne dia informazione
agli interessati.
La norma appare problematica (rappresenta un costo
per il comune), in quanto scoordinata con la
disciplina dello Sportello unico per le attività produttive.
Quest’ultimo, infatti, è già individuato
(D.L. n. 112/2008 e D.Lgs. 59/2010) come unico
punto di riferimento per i procedimenti e per le informazioni
riguardanti l’esercizio dell’attività
d’impresa. Le stesse informazioni si trovano sul
portale nazionale www.impresaiungiorno.gov.it.
Sarà sufficiente che la Camera di commercio inserisca
un link nel proprio sito alle pagine web degli
Suap.
Nota:
(20) ‘‘Semplificazione e riassetto normativo per l’anno 2005’’.

Non più tollerati i ritardi delle pubbliche
amministrazioni
Evidentemente, non è apparso pleonastico al legislatore
stabilire che, nel caso di procedimento ex
art. 10bis della legge n. 241/1990, non possano essere
addotti, tra i motivi che ostano all’accoglimento
della domanda, inadempienze o ritardi attribuibili
all’amministrazione.
Semplificazioni nelle certificazioni tecniche
«Le certificazioni relative a prodotti, processi e impianti
rilasciate alle imprese dagli enti di normalizzazione
a ciò autorizzati e da società professionali o
da professionisti abilitati sono sostitutive della verifica
da parte della pubblica amministrazione e delle
autorità competenti, fatti salvi i profili penali». Le
pubbliche amministrazioni non possono richiedere
adempimenti ulteriori (art. 11) e non possono sospendere
l’attività d’impresa in attesa degli esiti
delle verifiche, né comminare sanzioni.
Infine, si stabiliscono norme, valevoli anche per gli
enti locali, finalizzate a favorire la partecipazione
delle micro, piccole e medie imprese agli appalti
pubblici.
Le zone a burocrazia zero
Le ‘‘zone a burocrazia zero’’ (a dire il vero, espressione
un po’ enfatica, come l’espressione ‘‘impresa
in un giorno’’, utilizzata come rubrica dell’art. 38
del D.L. n. 112/2008), nate con l’art. 43 del D.L.
n. 78/2010 per le regioni del sud, sono estese a tutto
il territorio nazionale, con l’art. 14 della legge
183/2011 (21).
La disciplina originaria intendeva favorire le ‘‘nuove
iniziative produttive’’: tutti i provvedimenti
autorizzatori ad esse legate (a parte quelli di natura
tributaria e quelli per iniziative in aree vincolate)
sono adottati da un commissario del governo entro
30 giorni dalla richiesta, convocando apposite conferenze
di servizi; decorsi i 30 giorni vale il silenzio-assenso.
Una bella semplificazione! Perché
non estenderla a tutto il territorio? Puntualmente,
vi ha provveduto, come detto, la legge n. 183/
2011, anche perché, nel frattempo è intervenuta la
Corte costituzionale a dichiarare la parziale, ma
consistente, illegittimità dell’art. 43, del D.L. n.
78/2010, con la sentenza n. 232/2011 a seguito di
un ricorso della Regione Puglia.
Tale sentenza ha stabilito che la disciplina delle
‘‘zone a burocrazia zero’’ di cui al D.L. n. 78/
2010, non si applica ai procedimenti amministrativi
che si svolgono nell’ambito di competenze regionali
residuali o concorrenti rispetto a quelle statali,
..................... ..................................................................................................
Servizi
causa la genericità della norma e perché lo Stato
può sostituirsi agli altri livelli di governo solo nell’ottica
della sussidiarietà.
Per questi motivi, nella nuova disciplina della legge
n. 183/2011, al posto del commissario del governo,
viene introdotto l’ufficio locale del governo, presso
la prefettura; con la partecipazione della regione,
con la possibilità di intervento del medesimo solo
dopo la decorrenza dei termini dell’art. 7 del
D.P.R. n. 160/2010.
Ciò significa che ‘‘gli atti conclusivi del procedimento’’
(chi svolge l’istruttoria, che richiede il
maggior tempo?) per le ‘‘nuove iniziative produttive’’
(anche le trasformazioni e i subentri?), ‘‘avviate
su istanza di parte’’ (e, quindi, la norma non riguarda
le Scia) sono adottati ‘‘entro 30 giorni’’ dall’Ufficio
locale del Governo (in mancanza di provvedimento
espresso vale il silenzio-assenso).
L’Ufficio locale del Governo è «istituito in ciascun
capoluogo di provincia, su richiesta della regione,
d’intesa con gli enti interessati e su proposta del
ministro dell’interno, con decreto del presidente
del consiglio dei ministri». Esso è «presieduto dal
prefetto e composto da una rappresentante della regione,
da un rappresentante della provincia, da un
rappresentante della città metropolitana ove esistente,
e da un rappresentante del comune interessato».
«Il dissenso di uno o più dei componenti, a
pena di inammissibilità, deve essere manifestato
nella riunione convocata dal prefetto, deve essere
congruamente motivato e deve recare le specifiche
indicazioni delle modifiche e delle integrazioni
eventualmente necessarie ai fini dell’assenso. Si
considera acquisito l’assenso dell’amministrazione
il cui rappresentante non partecipa alla riunione
medesima, ovvero non esprime definitivamente la
volontà dell’amministrazione rappresentata» (art.
14, c. 3, legge n. 183/2011).
Nel caso di procedimenti di competenza del Suap,
il procedimento presso l’Ufficio locale del governo
viene attivato se il Suap medesimo non rispetta i
termini del procedimento ordinario di cui all’art.
7 del D.P.R. n. 160/2010 (c. 5). Ciò svuota in modo
consistente la disciplina della prima ora e la rende
sostanzialmente inutile, apparendo piuttosto come
una modalità di appello/ricorso, concessa in via
amministrativa all’imprenditore che non riceve risposta
dal Suap.
Nota:
(21) ‘‘Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello
Stato (Legge di stabilità 2012)’’.
........................
4/2012 327
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Rubriche
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Sintesi e commenti
Giurisprudenza in materia contabile
a cura di Giancarlo Astegiano
Magistrato della Corte dei conti
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Società - Ripiano perdite
La perdita della società in house obbliga l’ente
locale al ripiano
n Corte conti, sez. contr. Piemonte, 19 gennaio 2012,
n. 3
Gli enti locali sono tenuti a effettuare il ripiano
delle perdite delle società partecipate che operino
in house.
Il caso
Nell’ipotesi in cui una società in house - gestore di servizi
pubblici locali - sia posta in liquidazione ex art. 14
c. 32 d.l. 78/10 conv. in L. 122/10 il Comune si può trovare
a dover affrontare diverse problematiche: innanzitutto,
la possibilità di procedere alla gestione in proprio
dei servizi e di reintegrare i lavoratori nell’organico dell’amministrazione;
in secondo luogo, l’applicabilità della
normativa sulla riduzione delle spese di personale (ex
art. 1, co. 557, L. 296/06) e sul rispetto del patto di stabilità;
infine, in presenza di perdite superiori al capitale
sociale e di debiti verso terzi, la possibile qualifica di tali
debiti come fuori bilancio.
La soluzione
La delibera della sez. controllo della Corte dei Conti per
la Regione Piemonte si basa sulla distinzione fra servizi
aventi rilevanza economica e quelli che ne risultano privi.
Come noto, l’importanza di tale differenziazione è
stata sottolineata anche dalla Corte Costituzionale che
con la sentenza 272/04 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
dell’art. 113 bis TUEL in quanto tale normativa
non era giustificata dall’esigenza di tutelare la concorrenza:
ai servizi pubblici, privi di rilevanza economica,
infatti, risultano inapplicabili i principi comunitari
sulla concorrenza.
Ora, poiché come affermato dalla giurisprudenza amministrativa
e da quella contabile, la qualificazione sulla rilevanza
economica dei servizi è rimessa all’autonoma
valutazione dell’ente, secondo la sezione piemontese,
se l’ente locale dovesse escludere la rilevanza economica
risulterebbe ammissibile la gestione in proprio dei
servizi pubblici. Viceversa, qualora il servizio debba es-
328 4/2012
................
sere qualificato dalla rilevanza economica deve applicarsi
l’art. 4 d.l. 138/11 conv. in L. 148/11. In tal senso, la
regola è la concorrenza e la liberalizzazione dei servizi
pubblici, e l’eccezione è l’attribuzione del diritto di
esclusiva mediante gara, in caso d’inidoneità del mercato
libero a garantire un servizio rispondente ai bisogni
della comunità.
Tuttavia, tale disciplina non riguarda le farmacie comunali,
per le quali le modalità di gestione sono previste
dall’art. 9 L. 475/68.
Collegata alla questione esaminata risulta il secondo quesito
affrontato dalla sezione, relativo alla possibilità di
reintegrare i lavoratori, ex dipendenti comunali, nell’organico
dell’amministrazione. Secondo la giurisprudenza
contabile richiamata dalla sezione piemontese sarebbe
imposto alla p.a. - anche a prescindere dall’applicazione
dell’art. 2112 c.c.- di reinserire nell’organico dell’ente locale
i dipendenti della società pubblica in presenza di determinati
presupposti, quali la persistenza di una carenza
organica, la disponibilità di risorse economiche, l’espressa
volontà della p.a. di procedere alla copertura dei posti
scoperti mediante la riammissione dei dipendenti, l’inquadramento
dei dipendenti nella medesima precedente
posizione giuridico - economica (SS.RR. 8/2010), il trasferimento
di personale al momento della costituzione
della società o dell’affidamento diretto del servizio alla
medesima, la previsione del reintegro nel ruolo del comune
in caso di scioglimento della società o di parziale
reinternalizzazione dei servizi pubblici locali (Sez. Lombardia
1014/2010, Sez. Lazio 67/2011).
In relazione all’applicabilità della normativa sulla riduzione
delle spese di personale e del rispetto del patto
di stabilità, si ritiene che, con la reinternalizzazione, occorra
procedere ad un particolare computo che includa,
nella base di calcolo per accertare la riduzione, le spese
per il personale da riassumere sostenute dalla società in
house (Sez. Lombardia 104/2008, e 1014/2010); tale
conclusione è confermata dall’art. 20, co. 9 d.l. 98/11,
conv. in L. 111/11.
Con riguardo al patto di stabilità e all’obiettivo di saldo
finanziario fissato per il 2012 (cfr. art. 31 L. 183/11)
non essendo prevista alcuna esclusione l’ente dovrà sottostare
a tale vincolo.
Infine, la sezione piemontese indaga sulla possibilità di
qualificare - in presenza di perdite superiori al capitale
sociale e di debiti verso terzi - tali debiti come fuori bilancio.
Poiché, pur in presenza di una società in house, il Co-

mune resta titolare del servizio, la sezione ritiene che
l’ente locale debba far fronte ai debiti non soddisfatti
con la liquidazione.
La conclusione è anche di tutela dei creditori sociali che
fanno affidamento sulla natura pubblica della società e
sulla maggiore possibilità di ottenere il soddisfacimento
integrale del credito.
Infine, la sezione esclude la possibilità del legittimo riconoscimento
di tali debiti come fuori bilancio, non
rientrando il caso nell’elencazione tassativa ex art. 194
TUEL.
In particolare non è possibile far rientrare l’ipotesi de
qua nella lett. b) della disposizione citata (copertura di
disavanzi di consorzi, di aziende speciali e di istituzioni)
in quanto consorzi, aziende speciali e istituzioni sono
enti strutturalmente diversi dalle società di capitali; né
nella lett. c) (ricapitalizzazione, nei limiti e nelle forme
previste dal cod. civ. o da norme speciali, di società di
capitali costituite per l’esercizio di servizi pubblici locali)
in quanto la liquidazione è misura alternativa alla ricapitalizzazione.
Nel caso in esame l’ente locale potrà ricorrere solo alle
procedure ordinarie ex art.191 TUEL, dovendo essere
previsto nel bilancio lo stanziamento da impegnarsi
per l’eventuale accollo dei debiti.
Problemi e prospettive
Successivamente al deposito della delibera in esame sono
intervenute le Sezioni Riunite della Corte dei Conti
in sede di controllo che hanno chiarito alcuni punti in relazione
al tema della reinternalizzazione (cfr. SSRR
Q.M. Del.3/CONTR/2012 e SSRR Q.M. Del. 4/
CONTR/2012) (1).
Posto che una tale scelta è rimessa alla discrezionalità
della p.a., l’ente non può derogare alla disciplina sul
contenimento della spesa per il personale, in quanto trattasi
di norme di natura cogente, rispondenti alle esigenze
di equilibrio finanziario.
Inoltre, sulla base della normativa attuale, non sussiste
l’obbligo per l’ente di assumere i lavoratori della società;
un tale vincolo sarebbe in contrasto coi principi di concorsualità
nell’accesso a pubbliche funzioni (art. 35 d. lgsl.
165/01) e di buon andamento (art. 97, co. 3 Cost.). Al riguardo
occorre, tuttavia, distinguere l’ipotesi in cui si sia
in presenza di personale già pubblicoinserviziopresso
la società da quella in cui in cui i soggetti da immettere
nell’organico dell’ente siano stati assunti direttamente dalla
stessa società in regime di diritto privato.
Nella prima ipotesi il nuovo inquadramento dei lavoratori
non violerebbe il principio di concorsualità, poiché il personale,
transitato dai ruoli dell’ente locale alla società per
effetto dell’esternalizzazione, si presume sia stato assunto
nel rispetto delle procedure selettive pubbliche.
Nel secondo caso, invece, l’inquadramento dell’organico
nei ruoli comunali andrebbe a ledere il principio costituzionale
ex art. 97 Cost. ed una tale disciplina non è
derogabile. Né la procedura pubblica può essere sostituita
con generiche procedure selettive seguite dalla società
in house, se del caso limitate ai soli soggetti stabilizzandi
individuati dalla legge regionale; infatti queste moda-
..................... ..................................................................................................
lità selettive risultano capaci di selezionare i più idonei
solo nell’ambito di una certa categoria, mentre con il
concorso pubblico si attua una procedura aperta a tutti
che sfocia nell’assunzione dei più meritevoli.
In conclusione al presente commento, merita un cenno
la delicata questione della fallibilità delle società pubbliche.
Si tratta di una tematica delicata ove si scontrano
diverse prospettive, le une tendenti alla assoggettabilità
alle procedure fallimentari delle suddette società, le altre
che affermano l’opposta soluzione.
La prima ottica parte dalla totale equiparazione delle società
a partecipazione pubblica alle società di diritto privato.
In tal senso (2), si ritiene che siano soggette al fallimento
le società in mano pubblica nonché i consorzi tra
enti pubblici costituiti per lo svolgimento di attività imprenditoriali.
In particolare, si afferma che poiché non
esiste una specifica disciplina che esclude le società pubbliche
dalle procedure concorsuali, queste ne sono assoggettate,
al pari delle società di diritto privato. La teoria
contraria (3) ritiene che la società pubblica, in presenza
di alcuni requisiti, deve essere considerata un ente pubblico
e come tale esclusa dal fallimento ex art. 1 l.fall.
Queste condizioni sono, innanzitutto, lo svolgimento della
maggior parte della propria attività in favore dell’ente
pubblico e la mancanza della vocazione commerciale; in
secondo luogo, i limitati poteri gestionali dell’organo
amministrativo della società a favore di quelli invasivi
dell’ente affidante; infine, la sottoposizione delle decisioni
di maggiore importanza all’ente pubblico (4).
Alla luce di quanto esposto è evidente che la giurisprudenza
non propone una soluzione univoca.
Tuttavia, a parere di chi scrive e concordemente con attenta
dottrina (5) sembra preferibile in relazione al tema de
quo la tesi pubblicistica. Del resto, anche in alcuni casi
le società pubbliche sono sottoposte alla stessa disciplina
degli enti pubblici ( cfr. in materia di appalti pubblici
art. 3, co. 25, e art. 32 D.Lgs. 163/06, ovvero nell’ambito
del diritto di accesso agli atti amministrativi art. 22 L. 241/
90). Ciò in quanto il legislatore, così come il regolatore
comunitario, sembra prescindere da una disciplina organica
e completa delle società in mano pubblica, preferendo
stabilire, di volta in volta, la normativa applicabile in base
a determinate circostanze, agli interessi coinvolti e al bilanciamento
degli stessi. Così se dovesse prevalere l’a-
Note:
Rubriche
(1) Per un esame di quanto affermato dalle Sezioni Riunite si rinvia a: G. Astegiano,
Lo scopo di reinternalizzare un servizio non giustifica l’incremento della
spesa di personale, in Azienditalia, marzo 2012.
(2) Cfr. App. Torino Sez. I, 15 febbraio 2010; App. Napoli Sez. I, 15 luglio 2009.
(3) Cfr. il noto decreto del Tribunale di S. Maria Capua Vetere del 9 gennaio
2009.
(4) Cfr. Trib. Santa Maria Capua Vetere Sez. III, 22 luglio 2009, ove i giudici di
merito ravvisata l’assenza in concreto degli elementi descritti, concludono per
l’assoggettabilità alla procedura di amministrazione straordinaria di una società
in mano pubblica.
(5) Cfr. G. D’Attore, Le società in mano pubblica possono fallire?, in Fallimento,
2009, p. 713 ss.; nonché ID.,Società in mano pubblica e fallimento: una terza
via è possibile, in Fallimento, 2010, p. 689 ss.
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4/2012 329
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spetto formale della società, o quello privatistico, si applicherà
la disciplina delle società private. Viceversa, se dovessero
prevalere aspetti pubblicistici, come nel caso della
fallibilità, si applicherà la normativa degli enti pubblici. In
tal caso, infatti, la ratio dell’esclusione dal fallimento degli
enti pubblici risiede nella prevalenza dell’interesse pubblico
rispetto a quello dei creditori nonché nella necessità di
non paralizzare l’attività dell’ente. Ad analoga conclusione
si perviene qualora si tratti di società in mano pubblica
che si occupino di servizi pubblici essenziali (ccdd. società
‘‘necessarie’’),ove il fallimento comporterebbe un’interruzione
non tollerabile nello svolgimento del servizio.
Allo stato attuale, dunque, una disciplina univoca non è
riscontrabile; tuttavia potrebbe ipotizzarsi che il legislatore,
consapevole della non fallibilità di tali società, abbia
voluto in qualche modo porre un rimedio nel caso di
società in mano pubblica che rappresentino un costo
troppo elevato per gli enti locali. Il riferimento è all’art.
14 c. 32 d.l. 78/10 conv. in L. 122/10 (6), che infatti
esclude dalla sua applicabilità le società virtuose.
Poiché le società in mano pubblica anche se provocano
effetti disastrosi sui bilanci dei Comuni non possono essere
sottoposte al fallimento, il legislatore avrebbe imposto
(perlomeno per i piccoli enti locali) la liquidazione
delle stesse - con la necessaria e consequenziale reinternalizzazione
del servizio dalle stesse svolte da parte del
Comune - ovvero la cessione delle partecipazioni societarie,
e quindi la dismissione totale in mano privata della
gestione del servizio ovvero la creazione di una società
mista che preveda l’apporto del socio privato (7).
Raffaella Miranda - Magistrato della Corte dei conti,
sez. contr. Campania
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SPL - Disciplina e vincoli
Affidamento del sistema idrico integrato e altre
questioni relative alle società di gestione degli spl:
il ‘‘decalogo’’ della Corte dei conti.
n Corte dei conti, sez. contr. Lombardia 19 gennaio
2012 n.7
In mancanza di una puntuale normativa di diritto
interno, la gestione del servizio idrico integrato è
regolata dalla disciplina comunitaria in materia di
concorrenza. Trattandosi di servizio pubblico a rilevanza
economica, l’estensione delle regole concorrenziali
minime (gara ed evidenza pubblica) alla gestione
del servizio è ribadita dalla Corte Costituzionale
nella pronuncia relativa all’ammissibilità del
quesito referendario sull’art. 23 bis della l. n. 133/
2008 (sent. n. 24/2011) e, successivamente, ripresa
nella sentenza n. 320/2011, a tenore della quale l’abrogazione
dell’art. 23 bis della l. n. 133/2008 non
ha comportato alcuna reviviscenza delle norme caducate
da tale articolo. Ferma tale premessa di sistema,
alla luce dei 14 quesiti posti dalla provincia
330 4/2012
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di Varese alla Sezione regionale di Controllo per la
Lombardia, si sintetizza quanto segue: - le società in
house affidatarie dirette della gestione del servizio
idrico integrato sono escluse dall’ambito applicativo
dell’art.4, comma 14, della l. n. 148/2011. Esse
risultano, comunque, assoggettate al patto di stabilità
interno in forza dell’autonoma distinta previsione
dell’art.18, comma 2 bis, ultimo periodo, d.l. n.
112/2008, avente portata generale;
— una società mista per la gestione del servizio
idrico integrato, con socio privato operativo scelto
mediante gara c.d. ‘‘a doppio oggetto’’ nel rispetto
dei presupposti enucleati dalla giurisprudenza comunitaria
e nazionale, è esclusa dall’ambito dell’art.18,
comma 2 bis, ultimo periodo, della l. n.
133/2008 per quanto concerne l’assoggettamento
al patto di stabilità interno, pur in mancanza di
una seconda gara per il conferimento del servizio,
in quanto l’affidamento in favore di siffatta società
riveste natura concorrenziale. Per la medesima ragione
essa è esclusa sia dall’obbligo di consolidamento
delle spese di personale ex art.20, comma 9,
d.l. n.98/2011, sia dai divieti e dalle limitazioni in
materia di assunzioni ex art.18, comma 2 bis primo
e secondo periodo del d.l. n. 112/2088;
— in astratto, sussiste l’obbligo per gli enti locali
di vigilare sull’osservanza del patto di stabilità interno
da parte delle società controllate ex art.18,
comma 2 bis, ultimo periodo, del d.l. n.112/2008,
obbligo esplicitato nell’ultimo periodo del suddetto
art.4, comma 14 del d.l. n. 138/2011;
— allo stato attuale però, l’assoggettamento delle
società in house al patto di stabilità interno non è
operante, nelle more della compiuta attuazione del
relativo obbligo normativo;
— per quanto riguarda le modalità di gestione dei
rapporti con le società partecipate, ai fini della
corretta rappresentazione dei saldi del patto di stabilità
interno, la Sezione segnala, in via meramente
esemplificativa, alcune criticità relative a particolari
operazioni che infragruppo: a) realizzazione
di opere per conto dell’ente locale; b) concessione
di un credito da parte dell’ente e successiva rinunzia:
c) alienazioni immobiliari infragruppo;
— ai fini della fattispecie in oggetto afferente organismi
partecipati di natura societaria, il vaglio del
rispetto da parte dell’amministrazione del limite
percentuale di spesa di personale correlato alle spe-
Note:
(6) Per un approfondimento della tematica cfr. Novelli P., Società pubbliche: dismissioni,
cessioni,ricognizione delle partecipazioni, controllo e ruolo della Corte
dei Conti, in Azienditalia, 11/2011, p. 1 ss.
(7) Per un’interpretazione complessiva della normativa, cfr. la delibera della
Sez. Lombardia 861/2010/PAR.

se correnti avviene in forma consolidata tra l’ente
locale e la società in house. Si configura così un solo
tetto complessivo delle spese di personale rispetto
alle spese correnti pari al 50%, da calcolare in capo
all’ente locale in base alle attività del gruppo municipale
ex d.l. n. 98/2011, senza che gravi un concorrente
ed autonomo limite percentuale in capo alla
società in house singolarmente intesa;
— la gestione di un servizio pubblico locale a rilevanza
economica non rientra ex se tra le cause di
esclusione dall’applicazione dei limiti quantitativi
alle partecipazioni societarie di cui all’art.14,
comma 32, d.l. n.78/2010;
— la possibilità per un ente locale di costituire
una società in house o mista affidataria del servizio
idrico integrato deve avvenire nel rispetto dei limiti
quantitativi e dei presupposti ex art.14, comma 32,
d.l. n. 78/2010, già attualmente operanti;
— in linea di principio, i compiti operativi relativi
alla gestione del servizio che devono rientrare nella
procedura concorsuale di gara per la scelta del socio
di una società mista per un servizio pubblico locale
a rilevanza economica, devono essere gli stessi
oggetto del contratto di servizio con la società mista.
Il caso
Il Presidente della Provincia di Varese ha posto alla Sezione
controllo della Corte dei conti un’articolata richiesta
di parere in merito a numerosi profili giuscontabili
legati all’affidamento del servizio idrico integrato nel relativo
ambito territoriale ottimale (A.T.O).
L’amministrazione riferisce che è in itinere la valutazione
in merito all’adozione di due modelli alternativi: 1)
società in house partecipata dalla provincia di Varese
e dai comuni del territorio della medesime provincia;
2) società mista a prevalente partecipazione dei predetti
enti pubblici, con un socio industriale operativo scelto
mediante gara.
A tal fine l’organo rappresentativo dell’ente locale sottopone
alla sezione 14 quesiti, nel prosieguo richiamati,
relativi alle seguenti tematiche: 1) patto di stabilità interno,
2) le spese di personale; 3) i limiti alla costituzione
di società da parte degli enti locali; 4) le modalità di
svolgimento della gara c.d. ‘‘a doppio oggetto’’.
La soluzione
Il collegio, in via preliminare, analizza l’assetto normativo
vigente relativo alle modalità di svolgimento del servizio
idrico, alla luce dell’esito del recente referendum che ha
abrogato l’art. 23 bis del d.l. 25 giungo 2008, n.112 (convertito
nella legge 6 agosto 2008, n.133) e della successiva
riforma dei servizi pubblici locali a rilevanza economica
contenuta nella legge n.148/2011. Originariamente, le modalità
di gestione del servizio idrico, in virtù di quanto stabilito
dall’art. 150, comma 1 del d.lgs. 152/2006 dovevano
essere ricomprese in quelle indicate nell’art. 113, comma 5
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del d.l.gs 18 agosto 2000, n. 267. L’introduzione del citato
art.23 bis aveva espressamente abrogato quest’ultima norma,
pertanto all’indomani del referendum abrogativo, rimanevano
forti dubbi in merito alla normativa applicabile
al settore idrico, dal momento che quest’ultimo risultava
escluso anche dall’applicazione della disciplina di cui all’art.4
del successivo d.l. n.138/2011, (in virtù di quanto
previsto al comma 34 della stessa disposizione).
Ad avviso della Sezione, l’assetto normativo da applicare
alle modalità di affidamento del servizio sono ‘‘scolpite’’
nella pronuncia della Corte costituzionale relativa all’ammissibilità
del quesito referendario (sent. n. 24/2011, poi
ribadita nella successiva sent. n. 320/2011) in base alla
quale ‘‘l’abrogazione dell’art. 23 bis non ha comportato
alcuna reviviscenza delle norme abrogate da tale articolo,
con conseguente applicazione immediata nell’ordinamento
italiano della disciplina comunitaria relativa alle regole
concorrenziali minime in tema di gara ad evidenza pubblica
per l’affidamento della gestione del sistema idrico integrato’’.
Pertanto, tenendo conto tale principio generale, il
collegio risponde analiticamente ai 14 quesiti posti dall’amministrazione
di Varese.
1) Patto di stabilità interno
I8 quesito: assoggettamento al patto di stabilità delle società
in house che gestiscono il servizio idrico in forza
dell’art. 4, comma 14, del d.l. n. 138/2011.
La Corte, ribadisce che, il comma 34 del medesimo articolo
esclude dalla sua applicazione il servizio idrico integrato,
pertanto le suddette società in house risultano
espunte dall’ambito applicativo dell’art. 4, comma 14
della l. n. 148/2011, ma risultano comunque assoggettate
al patto in forza dell’autonoma.
II8 quesito: assoggettamento al patto di stabilità delle società
in house che gestiscono il servizio idrico in forza
dell’art. 18, comma 2 bis del d.l. n.112/2008.
Le società in house affidatarie dirette della gestione del
servizio idrico integrato sono, comunque, assoggettate al
patto di stabilità, in forza dell’autonoma e distinta previsione
dell’art. 18, comma 2 bis del d.l. n.112/2008, poiché
esse rientrano nella fattispecie legale delle società a
totale partecipazione pubblica che sono titolari di affidamenti
diretti di servizi pubblici locali senza gara.
III8 quesito: assoggettamento al patto di stabilità interno
delle società miste in forza dell’art. 18, comma 2 bis del
d.l. n.112/2008.
Le società miste a maggioranza pubblica cui è attribuita
la gestione del servizio idrico integrato, con socio privato
operativo scelto mediante gara ‘‘a doppio oggetto’’ è
esclusa dall’assoggettamento al patto di stabilità ex art.
18, comma 2 bis del d.l. n.112/2008, pur in mancanza
di una seconda gara per il conferimento del servizio, a
condizione che sussistano i seguenti presupposti: a) la
gara abbia ad oggetto dei servizi ‘‘determinati’’, ossia
definisca analiticamente l’oggetto dei medesimi; b) la
selezione dell’offerta migliore sia rapportata non solo alla
solidità finanziaria dell’offerente, ma alla capacità di
svolgere le prestazioni specifiche oggetto del contratto;
c) il rapporto instaurato abbia durata determinata; d)
l’oggetto sociale della società mista rimanga invariato
per tutta la durata della concessione, pena l’obbligo di
indire una nuova gara.
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Pertanto le suddette alle società non sono estesi i vincoli
amministrativi posti alle società affidatarie dirette di servizi
pubblici locali in ragione della natura concorrenziale
della concessione del servizio stesso mediante gara a
‘‘doppio oggetto’’ e dei rigorosi presupposti da rispettare
ai fini dell’esenzione dall’obbligo di introdurre una
‘‘seconda gara’’, la quale sarebbe difficilmente compatibile
con l’economia delle procedure cui si ispirano i partenariati
pubblico-privati istituzionalizzati.
IV8 eV8 quesito: l’attuale efficacia ed operatività delle
disposizioni in tema di assoggettamento al patto di stabilità
interno delle società in house in forza dell’art.
18, comma 2 bis del d.l. n.112/2008 e la disciplina concreta
dell’assoggettamento delle società in house e miste
al patto di stabilità.
La Corte osserva che, le società in house affidatarie del
servizio idrico integrato non sono ancora assoggettate al
patto di stabilità interno, poiché detto assoggettamento è
condizionato a modalità da definirsi a mezzo di un decreto
ministeriale, che, ad oggi, non risulta ancora entrato
in vigore. Ne consegue che non può farsi derivare dalla
norma in questione l’obbligo attuale, in capo agli enti
controllanti, di valutare il rispetto del patto di stabilità
attraverso un bilancio consolidato funzionale ad un’analisi
della situazione finanziaria della società unitamente
a quella dell’ente locale (Corte dei conti, sez. reg. contr.
Piemonte, n. 14/2010; cfr., altresì, Corte dei conti, sez.
reg. contr. Sardegna n. 24/2010; Corte dei conti, SS.RR.
in sede di controllo n. 28/2011).
In ogni caso il collegio ribadisce l’opportunità di un
consolidamento dei risultati economici e finanziari del
‘‘gruppo municipale’’, a prescindere dalla cogenza delle
singole disposizioni di legge, vista l’inevitabile esigenza
dell’amministrazione locale di controllare ed evitare il
verificarsi di situazioni di debito occulto nei bilanci delle
società controllate che graverebbero alla lunga sulla
collettività (sin dalla deliberazione sez. reg. contr. Lombardia
n. 17 del 13 ottobre 2006).
Vista l’attuale inefficacia dell’assoggettamento al patto
di stabilità delle società in house, la Corte considera
conseguentemente assorbito ogni dubbio relativo alle
modalità operative di siffatto adempimento.
VI8 quesito: le regole e le modalità per il rispetto del patto
di stabilità interno da parte degli enti locali in relazione
alle proprie partecipazioni societarie.
Vista l’evidente genericità del contenuto della domanda
proposta dalla Provincia di Varese, i magistrati contabili
hanno ritenuto opportuno in questa sede consultiva richiamare
alcuni criteri interpretativi in materi di riflessi sul patto
di stabilità interno dell’ente locale socio aventi ad oggetto
particolari movimentazioni finanziarie intercorrenti
tra quest’ultimo e l’organismo partecipato. Esse sono:
A) la realizzazione di opere per conto dell’ente locale:
spesso le amministrazioni, anche di modeste dimensioni,
conferiscono la gestione di numerosi servizi a società da
loro appositamente costituite che non di rado presentano
delle perdite ovvero dei debiti nei confronti dell’ente costitutore,
il quale grazie all’’’escamotage’’ dell’esternalizzazione
osserva comunque il patto di stabilità. In merito alla
realizzazione di opere pubbliche, anche se il debito non figura
formalmente in capo all’ente locale, di fatto lo stesso
332 4/2012
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può gravare sull’amministrazione in virtù di specifici accordi
contrattuali. Pertanto, le somme oggetto di una fideiussione,
ovvero di una concessione di mutuo, erogate
dall’amministrazione all’organismo partecipato devono
essere considerate nei saldi relativi al patto di stabilità dell’ente,
nonostante i pagamenti delle opere pubbliche vengano
effettuati dalle società in house (cfr. Corte dei conti
SS.RR. n. 49/2011), e, correttamente contabilizzate, escludendosi
senz’altro l’iscrizione delle stesse nei servizi per
conto terzi (Sez. reg. contr. Piemonte n. 114/2011).
B) autonoma concessione di credito da parte dell’ente
locale e successiva rinunzia: attraverso il finanziamento
di una propria società in house, l’ente locale in realtà finanzia
direttamente un propria attività. Così eventuali rinunzie
al credito da parte di quest’ultimo potrebbero riqualificare
l’erogazione in favore della controllata in termini
di versamento c.d. ‘‘a fondo perduto’’, rilevante ai
fini del patto di stabilità. Ènecessario, quindi, al fine di
un rigoroso vaglio antielusivo, considerate ab origine le
somme relative ai suddetti finanziamenti nel saldo finanziario
del patto di stabilità dell’ente socio.
C) alienazioni infragruppo: ulteriori problematiche, ai fini
della corretta contabilizzazione tra i saldi del patto di
stabilità, derivano dalle operazioni di cessione a titolo
oneroso di patrimonio comunale ad organismi partecipati,
se questi ultimi, privi di risorse proprie debbano anche
indebitarsi per procedere alla compravendita. In
questo caso l’ente, conseguirebbe da un lato un’entrata
solo apparente ai fini del rispetto del patto di stabilità,
e dall’altro otterrebbe un mero ‘‘ribaltamento’’ del proprio
indebitamento sulla società in house. Qualora l’amministrazione
provvedesse anche a pagare le rate del
mutuo, sotto forma di contributi a favore della partecipata,
si configurerebbe una vera ‘‘partita di giro’’ (Corte
dei conti, sez. reg. contr. Lombardia n.459/2011).
2) Le spese di personale
VII8 quesito. L’applicabilità alle società miste della normativa
sui limiti di spesa per il personale: il rapporto tra
spese di personale e spese correnti.
La Corte ribadisce l’esclusione di questa tipologia di società
dall’obbligo di consolidamento ex art. 20, comma 9 del
d.l. n. 98/2011, in presenza dei requisiti diffusamente richiamatisubquesiton.3acuifaespressorinvionelparere.
VIII8 quesito. L’applicabilità alle società miste della
normativa sui limiti di spesa per il personale: l’estensione
dei limiti e dei divieti alle assunzioni ex art. 19, comma
1 del d.l. n. 78/2009.
Anche in questo caso la natura concorrenziale propria
dell’affidamento ad una società mista in cui il socio privato
operativo viene selezionato mediante gara ‘‘a doppio
oggetto’’ ed in presenza dei requisiti diffusamente
richiamati sub quesito n.3 determina l’esclusione di questa
tipologia di società dall’applicazione dei limiti ex art.
19, comma 1 del d.l. n. 78/2009.
IX8 eX8 quesito. La disciplina completa sui limiti di
spesa per il personale con riferimento alle società pubbliche
in house e miste ex art.18, comma 2 bis del d.l.
112/2008: il dubbio sulla sussistenza di un autonomo
vincolo relativo al rapporto tra spesa per il personale e
spesa corrente con riferimento alle società a partecipazione
pubblica locale.

A parere del collegio si configura un solo tetto complessivo
delle spese di personale rispetto alle spese correnti
pari al 50%, da calcolare in capo all’ente locale in base
alle attività del gruppo municipale ex d.l. n. 98/2011,
senza che gravi un concorrente ed autonomo limite percentuale
in capo alla società in house singolarmente intesa.
Infatti, l’obbligo generale di adeguamento degli organismi
partecipati in materia di personale alle disposizioni
vigenti per i dipendenti pubblici, esplicitato sia
dall’art. 18, comma 2 bis del d.l. n. 112/2008 che dall’art.
9, comma 29 del d.l. n. 78/2010 costituiscono certamente
delle disposizioni di carattere precettivo, ‘‘ma
gravanti sugli atti di programmazione finanziaria dei
singoli organismi che contribuiscono al rispetto complessivo
dello specifico limite, di dettaglio, in capo all’ente
locale socio’’.
3) I limiti alla costituzione di società da parte degli enti
locali
XI8 quesito. L’applicabilità dei limiti ex art.14, comma 32
del d.l. n. 78/2010 alle società in house omisteperlagestione
dei servizi pubblici locali a rilevanza economica.
Relativamente a siffatta tematica, l’ente locale fa riferimento
nella richiesta di parere ad una precedente pronuncia
della Sezione lombarda (deliberazione n. 861/2010), in
base alla quale il legislatore ha previsto che talune attività
e funzioni dei comuni debbano essere svolte tramite la costituzione
di specifiche società di capitali; in tali ipotesi,
definite dalla legge, è evidente che si è al cospetto di norme
di carattere speciale, che non sono abrogate dal combinato
disposto degli art.3, comma 27, della l. n. 244/2007
ed dal citato art 14, comma 32 del d.l. n. 78/2010.
La Provincia di Varese, s’interroga se la normativa nazionale
sull’affidamento dei servizi pubblici locali a rilevanza
economica rientri nel novero delle normative nazionali
e regionali, che ‘‘prevedono che specifiche attività
siano svolte per il tramite della partecipazione a società
di capitali’’, con la conseguente esclusione di questa
tipologia di affidamenti dalla disciplina prevista nel
citato art.14, comma 32 del d.l. n. 78/2010.
Di diverso avviso si è mostrata la Corte, affermando che la
gestione di un servizio locale a rilevanza economica non
rientra di per sé tra le cause di esclusione di cui all’art.
14, poiché tra le due normative non sussiste un rapporto
di specialità, bensìdi applicazione congiunta, in quanto
operanti su piani diversi: l’una (art.4 d.l. n. 138/2011) nell’ottica
della legittimità degli affidamenti a tutela della
concorrenza, l’altra (art. 14, comma 32 del d.l. n. 78/
2010) sotto il profilo della legittimità della partecipazione
societaria in base alle dimensioni dell’ente e fatte salve le
sole attività per le quali il legislatore ritenga necessario lo
svolgimento tramite il modello societario.
XII8 quesito. L’applicabilità dei limiti ex art.14, comma
32 del d.l. n. 78/2010 alle società in house o miste per la
gestione del servizio idrico integrato.
La Sezione ritiene che anche nel servizio idrico, attualmente
privo di regolamentazione settoriale, l’adozione
del modello societario non escluda l’applicazione dell’art.14,
comma 32 del d.l. n. 78/2010.
3) Le modalità di svolgimento della gara ‘‘a doppio
oggetto’’
XIII8 e XIV8 quesito. La natura degli specifici compiti
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operativi per la gestione del servizio affidati al socio
operativo. La realizzazione diretta da parte del socio
operativo degli interventi infrastrutturali o legati alla
manutenzione straordinaria.
Nell’affidamento ad una società mista di un servizio
pubblico locale a rilevanza economica i compiti operativi
relativi alla gestione del servizio che devono rientrare
nella procedura concorsuale di gara per la scelta del socio
operativo devono essere gli stessi oggetto del contratto
di servizio con la medesima società mista. La Corte
rimette alla discrezionalità dell’amministrazione locale,
nel rispetto della vigente normativa a tutela della concorrenza
la determinazione dell’ampiezza dell’attività da
conferire al socio privato operativo e delle modalità di
svolgimento della procedura.
Problemi e prospettive
Rubriche
Le questioni prospettate dall’amministrazione provinciale
di Varese rivestono rilevanza strategica, per definire
le modalità di gestione del servizio idrico integrato, sulla
cui materia impatta l’esito della consultazione referendaria
che ha abrogato l’art. 23 bis della legge 6 agosto
2008, n.133. Il legislatore non aveva fatto in tempo a
sopprimere le Autorità d’ambito territoriale (A.T.O.),
ai sensi dell’art. 2 comma 186 bis della legge 23 dicembre
2009 n.191, e a ricondurre la materia alla disciplina
dei servizi a rilevanza economica, che il referendum
abrogativo ha creato un vuoto normativo. Vuoto non
colmato neanche dal varo della nuova disciplina sui servizi
pubblici a rilevanza economica (art. 4 d.l. n. 138/
2011), poiché la legge ne prevede l’espressa esclusione
rispetto al servizio idrico (art. 4 comma 34 d.l. citato).
La Sezione lombarda ha tentato di fornire una serie di
risposte ai quesiti proposti sulla modalità di gestione
del servizio ed, in particolare, sulla possibilità di affidare
il servizio mediante la costituzione di una società in
house, pluri-partecipata dagli enti pubblici interessati
al bacino idrico di riferimento, ovvero mediante la costituzione
di una società mista con apporti di capitale e di
soci privati operativi.
Allo stato attuale della legislazione, la Sezione ha osservato
che l’operatività dei principi comunitari della gara e
della tutela della concorrenza nel settore dei servizi pubblici
locali, impedisce modalità di svolgimento del servizio
in contrasto con la disciplina vincolistica circa la costituzione
di società da parte degli enti locali (art. 3 comma
27 della legge 27 dicembre 2007, n.244; art. 14 comma
32 del d.l. 31 maggio 2010, n.78), nonché modi di
resa del servizio in contrasto con i vincoli stabiliti dall’obbligatorio
rispetto del patto di stabilità e dei tetti alle
assunzioni di personale negli enti territoriali.
La risoluzione delle questioni applicative circa la resa e
le modalità di affidamento o di gestione del servizio idrico
integrato, ferma restando sempre la proprietà pubblica
delle risorse e delle infrastrutture idriche, non può che
essere avviata mediante l’introduzione di ponderate norme
settoriali che disciplinino in modo compiuto ed organico
la materia.
Francesca Calise - Revisore dei conti
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4/2012 333
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SEGNALAZIONI
Personale - Trattamento retributivo
La determinazione del trattamento retributivo
spettante nel triennio 2011 - 2013 e gli incrementi
maturati nel 2010
n Corte conti, sez. contr. Piemonte, 23 febbraio
2012, n. 13
Ai fini della determinazione del trattamento retributivo
spettante nel triennio 2011 - 2013, deve ritenersi
che il legislatore non abbia precluso alle singole
Amministrazioni di adottare decisioni di incremento
del trattamento retributivo nel periodo compreso fra
il 31 luglio ed il 31 dicembre 2010, ma sembrerebbe
ragionevole ritenere che nel periodo considerato gli
enti potessero solo portare a compimento procedure
iniziate in precedenza e, comunque, non fossero abilitati
ad adottare decisioni che potessero tradursi in
una elusione, anche solo parziale, della previsione
contenuta nell’art. 9, co. 1 del d.l. 31 maggio
2010, n. 78, conv. dalla l. 30 luglio 2010, n. 122.
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Personale - Assunzioni
L’incremento dell’orario di un contratto part time
non è assimilabile ad una nuova assunzione
n Corte conti, sez. contr. Emilia Romagna, 13 febbraio
2012, n. 8
La modifica di un contratto di part time che preveda
un incremento delle ore lavorate (da 18 a 30
ore settimanali) non costituisce nuova assunzione
e, pertanto non rientra nell’ambito di applicazione
dell’articolo 3, co. 101, l. 244/2007 e può essere
disposta nell’osservanza dei limiti e vincoli stabiliti
in tema di spese di personale per gli enti sottoposti
al patto di stabilità interno (artt. 1, comma 557, l.
296/2006 e 76, comma 7, d.l. 112/2008).
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Contratti - Partenariato pubblico - privato
Vincoli di finanza pubblica: il contratto di project
financing ed il leasing in costruendo
n Corte conti, sez. contr. Emilia Romagna, 19 gennaio
2012, n. 5
Qualora in un contratto di project financing l’apporto
di risorse pubbliche sia superiore alla metà
del valore dell’opera, il contratto non è riconducibile
alla fattispecie tipica che prevede il trasferimento
in capo ai privati, quantomeno in parte,
dei rischi relativi al buon esito del progetto. Analogamente,
qualora l’ente locale si renda garante
334 4/2012
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presso il soggetto finanziatore, risulta svilita la
funzione del project.
Il leasing in costruendo rappresenta un valido strumento
per la realizzazione di opere pubbliche, sempreché
risulti conveniente e non derivi indebitamento
per l’ente locale. In sostanza, non può essere uno
strumento per eludere vincoli o limiti che le regole
di finanza pubblica pongono all’ente locale.
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Patto di stabilità - Elusione
L’accollo del debito dell’ente locale da parte
dell’azienda speciale è elusivo della disciplina
del Patto
n Corte conti, sez. contr. Emilia Romagna, 19 gennaio
2012, n. 4
L’accollo del debito di un ente locale da parte di
una propria azienda speciale non ha una giustificazione
diversa da quella elusiva dei vincoli di finanza
pubblica che gravano sull’ente locale, considerato
che l’operazione avrebbe quale conseguenza quella
di eliminare dal bilancio del Comune un debito trasferendolo
presso un ente strumentale, non soggetto
al regime vincolistico. In questo modo verrebbe aggirata
la normativa relativa al patto di stabilità.
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Personale - Assunzioni
La determinazione del trattamento retributivo
spettante nel triennio 2011 - 2013 e gli incrementi
maturati nel 2010
n Corte conti, sez. contr. Basilicata, 23 febbraio
2012, n. 2
Qualora siano programmate nuove assunzioni in un
esercizio con avvio delle relative procedure è coerente
con la previsione contenuta nell’art. 1, comma
557, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 consentire
all’ente di portarne a conclusione il procedimento
nell’esercizio successivo, sempreché lo slittamento
sia dovuto a cause non imputabili all’ente stesso.
In sostanza, la programmazione di nuove assunzioni
con avvio delle relative procedure determina un ‘‘effetto
prenotativo’’ nello stesso anno sulle relative
somme ai fini dell’osservanza della disciplina in materia
di spesa per il personale. Con la conseguenza
che nell’esercizio nel quale le assunzioni si concretizzeranno
con impegno delle relative spese, si dovrà
tener conto, ai fini del raffronto con le spese dell’anno
precedente ai sensi del predetto comma 557, delle
spese che seppur non impegnate riusultano ‘‘prenotate’’
nel precedente esercizio.

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Legislazione e prassi
Osservatorio normativo
a cura di Francesco Bruno
Presidente Onorario Ardel
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Bilancio di previsione
Termine per
l’approvazione
Mancata
approvazione
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Documenti in sintesi
1. È fissata al 31 dicembre la scadenza entro la quale deve essere deliberato il bilancio
di previsione per l’anno successivo. (art. 151, c. 1, D.Lgs. 18 agosto
2000, n. 267; art.13, c. 4, D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 170).
1.1. Il termine può essere differito, in presenza di motivate esigenze, con decreto
ministeriale.
1.2. Il termine per la deliberazione consiliare del bilancio di previsione 2012, è prorogato
al 30 giugno 2012. (art. 29, c. 16 quater, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216,
convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
2. Sono parimenti differiti alla data fissata da norme statali per la deliberazione del
bilancio i termini relativi alle deliberazioni sulle tariffe, sulle aliquote di imposta,
compresa l’aliquota dell’addizionale all’Irpef, sulle tariffe dei servizi pubblici locali,
nonché quelli per approvare i regolamenti sulle entrate. (art.1, c. 169, legge 27 dicembre
2006, n. 296).
2.1. Anche se adottati successivamente al 1º gennaio, i regolamenti hanno, comunque,
effetto dall’inizio dell’anno.
2.2. In caso di mancata approvazione entro la data fissata da norme statali per la
deliberazione del bilancio di previsione, le tariffe e le aliquote si intendono prorogate
di anno in anno.
2.3. La stretta correlazione fra la determinazione dell’ammontare delle entrate e la
formulazione delle previsioni di bilancio impone che, qualora adottate, le deliberazioni
con le quali sono approvate le aliquote e le tariffe dei tributi, le tariffe sui servizi
pubblici locali e sui costi di gestione dei servizi a domanda individuale, precedano
la deliberazione di approvazione del bilancio, per la cui validità costituiscono
un obbligo da rispettare. (nota Ministero economia e finanze, dipartimento per le
politiche fiscali, ufficio federalismo fiscale, 16 marzo 2007, n. 5602).
3. Il bilancio di previsione rientra tra gli atti urgenti e improrogabili ed essendo l’organo
consiliare chiamato a deliberare su provvedimento non rinviabile, in quanto
vincolato nell’an e nel quando, il termine per l’approvazione non può subire rinvii
o limiti per le consultazioni elettorali (circolare Ministero Interno, direzione centrale
finanza locale, 6 aprile 2009, n. F.L. 6/2009).
1. Gli statuti degli enti locali devono disciplinare le modalità di nomina del commissario
chiamato a predisporre d’ufficio lo schema di bilancio, qualora la giunta non vi
abbia provveduto, per sottoporlo al consiglio ed a sostituirsi a quest’ultimo, per approvare
il bilancio, qualora non vi provveda non oltre il termine di cinquanta giorni
dalla scadenza prescritta per l’adempimento. (art.1, c. 3, D.L. 22 febbraio 2002, n.
13, convertito dalla legge 24 aprile 2002, n. 75; circolare Ministero interno, dipartimento
per gli affari interni e territoriali, 27 aprile 2002, n. 5/2002 U.R.A.E.L.).
1.1. Della nomina del commissario per l’approvazione del bilancio in sostituzione
del consiglio inadempiente deve essere data comunicazione al Prefetto, affinché avvii
la procedura per lo scioglimento del Consiglio a termini dell’art.141 del TUEL.
1.2. Qualora lo statuto dell’ente non disciplini le modalità di nomina del commissa-
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4/2012 335
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Documenti in sintesi
Certificazione di
bilancio
Rendiconto
rio per la predisposizione dello schema e per l’approvazione del bilancio, alla predetta
nomina, anche nell’anno 2012 provvede il Prefetto, così come nei precedenti
anni dal 2002. (art.1, c. 1-bis, D.L. 30 dicembre 2004, n. 314, convertito dalla legge
1 marzo 2005, n. 25; art. 15, c. 3, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla
legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.3.La procedura dell’intervento sostitutivo prevede che:
a) qualora la giunta non abbia provveduto ad approvare lo schema di bilancio entro
la scadenza del termine prescritto, il prefetto nomina un commissario affinché lo
predisponga d’ufficio per sottoporlo al consiglio;
b) con lettera notificata ai singoli consiglieri, il prefetto assegna al consiglio un termine
per l’approvazione del bilancio predisposto dal commissario;
c) qualora, invece, la giunta abbia approvato lo schema di bilancio e alla scadenza
del termine prescritto il consiglio non abbia ancora provveduto all’approvazione, il
prefetto, con lettera notificata ai singoli consiglieri, assegna un termine per l’approvazione
consiliare;
d) decorso il termine assegnato nei casi precedenti, all’approvazione del bilancio
provvede il commissario nominato dal prefetto ed ha inizio la procedura di scioglimento
del consiglio. (art.1, c. 2, D.L. 22 febbraio 2002, n. 13, convertito dalla legge
24 aprile 2002, n. 75).
1.4. La diffida a provvedere deve recare l’esplicita avvertenza che in caso di omissione
all’adempimento si procederà in via sostitutiva.
2. Analoga procedura di intervento sostitutivo di cui al punto 1. è prevista anche
nell’ipotesi di scioglimento del consiglio per mancata adozione dei provvedimenti
di riequilibrio di bilancio. (art.1, c. 1bis, D.L. 30 dicembre 2004, n. 314, convertito
dalla legge 1 marzo 2005, n. 26; art. 15, c. 3, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito
dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
2.1. L’intervento sostitutivo comporterà avvio della procedura per lo scioglimento
del consiglio solo nel caso che il provvedimento consegua all’accertata mancanza
degli equilibri generali del bilancio e non già alla rilevata sussistenza degli equilibri
dei quali prendere atto, unitamente allo stato di attuazione dei programmi.
1. Il buon esito della trasmissione al Ministero interno viene comunicato da questi
con apposito messaggio di posta elettronica e, pertanto, la sola ricevuta di invio della
certificazione tramite pec non è sufficiente ad assolvere l’adempimento. (comunicato
Ministero interno, direzione centrale finanza locale, 8 febbraio 2012).
Allegati 1. Le spese di rappresentanza sostenute dagli organi di governo degli enti locali sono
elencate, per ciascun anno, in apposito prospetto da allegare al rendiconto (art.
16, c. 26, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n.
148).
1.1. Con D.M. interno 23 gennaio 2012, è definito lo schema tipo del prospetto,
compilato a cura del segretario e del responsabile dei servizi finanziari e sottoscritto,
oltre che dagli stessi, dall’organo di revisione. (in G.U. n. 28 del 3 febbraio 2012).
1.2. Il prospetto che elenca le spese di rappresentanza deve essere pubblicato nel sito
internet dell’ente, entro dieci giorni dall’approvazione del rendiconto, e deve essere
trasmesso alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti.
Patto di stabilità interno
Premialità anno
2011
336 4/2012
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1. Per l’anno 2011, i comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti, che hanno
rispettato il patto di stabilità interno nel 2010 e per i quali l’incidenza percentuale
dell’importo del saldo finanziario sulla media triennale 2006-2008 delle spese cor-

Ordinamento autonomie locali
renti, risulti superiore al 5,14%, considerano, come saldo obiettivo del patto di stabilità
interno, l’importo corrispondente al 5,14% della suddetta media triennale.
(D.M. 24 febbraio 2012, in G.U. n. 54 del 4 marzo 2012).
2. Per l’anno 2011, le province che hanno rispettato il patto di stabilità interno 2010
e per le quali l’incidenza percentuale della riduzione dei trasferimenti sulla media
delle spese correnti registrate nel triennio 2006-2008 risulti superiore al 7,0%, riducono
il proprio saldo obiettivo di un importo pari alla somma del valore ottenuto
moltiplicando la popolazione per 0,068 e del valore ottenuto moltiplicando la superficie
territoriale per 9. (D.M. 24 febbraio 2009, in G.U. n. 54 del 4 marzo 2012).
Federalismo fiscale 1. Nell’osservanza dei principi e criteri direttivi specifici e generali dettati dalla legge
delega, con uno o più decreti legislativi è data attuazione all’art. 119 della Costituzione,
al fine di assicurare, attraverso la definizione dei principi fondamentali
del coordinamento della finanza pubblica, del sistema tributario e la definizione della
perequazione, l’autonomia finanziaria di comuni, province, città metropolitane e
regioni (art. 2, legge 5 maggio 2009, n. 42)
2. Con D.Lgs. 26 novembre 2010, n. 216, sono dettate le disposizioni dirette a disciplinare
la determinazione dei fabbisogni standard (in G.U. n. 294 del 17 dicembre
2010)
2.1. I fabbisogni standard, riguardo ad almeno due terzi delle funzioni fondamentali,
entreranno in vigore nel 2013, dopo essere stati individuati entro il 31 marzo 2013
(art. 2, c. 5, lett. b; art. 29, c. 16 duodecies, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito
dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
2.1.1. I fabbisogni standard, riguardo a tutte le funzioni fondamentali, entreranno in
vigore nel 2014, dopo essere stati individuati nel 2013 (art. 2, c. 5, lett. c).
2.2. Ai fini della individuazione dei fabbisogni standard, alla determinazione dei valori
ed al loro aggiornamento, comuni e province sono chiamati alla compilazione di
appositi questionari sui dati contabili e strutturali (art. 5, c. 1, lett. c).
2.2.1. I questionari compilati, sottoscritti dal legale rappresentante e dal responsabile
del servizio finanziario, devono essere restituiti, per via telematica, entro sessanta
giorni dal loro ricevimento.
2.2.2. La mancata restituzione nei termini è sanzionata con il blocco, sino all’adempimento,
dei trasferimenti a qualunque titolo erogati all’ente.
2.3. I fabbisogni standard vengono sottoposti a monitoraggio e rideterminati non oltre
il terso anno successivo alla loro adozione (art. 7, c. 1)
Funzioni
fondamentali -
Esercizio in forma
associata
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Documenti in sintesi
1. Fino alla data di entrata in vigore della legge in materia di funzioni fondamentali
di comuni, province e città metropolitane, sono considerate funzioni fondamentali
dei comuni (art. 21, c. 3, legge 5 maggio 2009, n. 42; art. 14, c. 27, D.L. 31 maggio
2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122; art. 3, D.Lgs. 26 novembre
2010, n. 216):
a) funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, nella misura
complessiva del 70 per cento delle spese, come certificate dal rendiconto 2007;
b) funzioni di polizia locale;
c) funzioni di istruzione pubblica, ivi compresi i servizi per gli asili nido e quelli di
assistenza scolastica e refezione, nonché l’edilizia scolastica;
d) funzioni nel campo della viabilità e dei trasporti;
e) funzioni riguardanti la gestione del territorio e dell’ambiente, fatta eccezione per
il servizio di edilizia residenziale pubblica e locale e piani di edilizia nonché per il
servizio idrico integrato;
f) funzioni del settore sociale.
1.1. Le funzioni fondamentali, il cui esercizio è obbligatorio per i comuni, devono
essere obbligatoriamente esercitate in forma associativa, attraverso convenzione o
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4/2012 337
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Documenti in sintesi
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unione, da parte dei (art. 14, c. 28, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla
legge 30 luglio 2010, n. 122, nel testo modificato dall’art. 16, c. 22, D.L. 13 agosto
2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148):
— comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti e fino a 5.000 abitanti;
— comuni appartenenti o già appartenuti a comunità montane, con popolazione inferiore
a 3.000 abitanti.
1.1.1. Sono esclusi dall’obbligo il comune di Campione d’Italia ed i comuni il cui
territorio coincide integralmente con quello di una o più isole.
1.2. La medesima funzione fondamentale può essere esercitata da una sola forma
associativa e non può essere svolta singolarmente dal comune. (art. 14, c. 29,
D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122).
1.3. I comuni avviano l’esercizio delle funzioni fondamentali in forma associativa
entro il termine che sarà fissato con legge regionale che, previa concertazione
con i comuni medesimi, ne individuerà anche la dimensione territoriale ottimale e
omogenea per area geografica. (art. 14, c. 30, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito
dalla legge 30 luglio 2010, n. 122).
1.3.1. I comuni capoluogo di provincia e i comuni con popolazione superiore a
100.000 abitanti non sono obbligati all’esercizio delle funzioni in forma associata.
1.4. Il limite demografico minimo che deve raggiungere l’insieme dei comuni che
sono tenuti ad esercitare le funzioni fondamentali in forma associata è fissato in
10.000 abitanti, salvo diverso limite demografico individuato dalla regione entro
il 16 novembre 2011. (art. 14, c. 31, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla
legge 30 luglio 2010, n. 122, nel testo sostituito dall’art. 20, c. 2-quater, D.L. 6 luglio
2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e modificato dall’art.
16, c. 24, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n.
148).
1.5. I comuni devono assicurare il completamento dell’attuazione delle disposizioni
di cui ai punti precedenti (art. 14, c. 31; art. 29, c. 11, D.L. 29 dicembre 2011, n.
216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14):
a) entro il 30 settembre 2012, con riguardo ad almeno due delle funzioni fondamentali
(termine rinviato dal 31 dicembre 2011);
b) entro il 30 settembre 2013, con riguardo a tutte le sei funzioni fondamentali (termine
rinviato dal 31 dicembre 2012).
2. Al fine di dare attuazione all’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali,
i comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti possono aderire ad
un’unione di comuni fino a 1.000 abitanti, anche esercitando mediante l’unione tutte
le funzioni e tutti i servizi pubblici. (art.16, c. 2, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148).
3. Fino alla data di entrata in vigore della legge di individuazione delle funzioni fondamentali
di comuni, province e città metropolitane e fino alla individuazione dei
fabbisogni standard delle funzioni fondamentali delle province, sono individuate tali
e quantificate dalle corrispondenti voci di spesa le seguenti (art. 21, c. 4, legge 5
maggio 2009, n. 42; art. 3, c. 1, lett. b, D.Lgs. 26 novembre 2010, n. 216; art. 3,
D.Lgs. 26 novembre 2010, n. 216; art. 22, D.Lgs. 6 maggio 2011, n. 68):
a) funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo, nella misura
complessiva del 70% della spesa, come certificate dal rendiconto 2007;
b) funzioni di istruzione pubblica, ivi compresa l’edilizia scolastica;
c) funzioni nel campo dei trasporti;
d) funzioni riguardanti la gestione del territorio;
e) funzioni nel campo della tutela ambientale;
f) funzioni nel campo dello sviluppo economico relative ai servizi del mercato del
lavoro.
Forme associative 1. Dal 1º gennaio 2013 (termine rinviato dal 1º gennaio 2011, 1º aprile 2011 e 1º
gennaio 2012) sono soppresse le Autorità d’ambito territoriale (ATO) per la gestio-
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Unioni di comuni
fino a 1.000 abitanti
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Documenti in sintesi
ne del servizio idrico integrato e per la gestione integrata dei rifiuti. (art. 2, c. 186bis,
legge 23 dicembre 2009, n. 191; art. 1, c. 1, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225,
convertito dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10; DPCM 25 marzo 2011; art. 13,
c. 2, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.1. Ogni atto compiuto dalle ATO dopo il 31 dicembre 2012 è da considerarsi nullo.
1.2. Le regioni a statuto speciale e le province autonome disciplinano la fattispecie
secondo quanto previsto dai rispettivi statuti e dalle relative norme di attuazione.
(art. 1, c. 1, D.L. 25 gennaio 2010, n. 2, convertito dalla legge 26 marzo 2010,
n. 42)
1. A decorrere dal giorno della proclamazione degli eletti negli organi di governo a
seguito del rinnovo successivo al 13 maggio 2013 (termine rinviato dal 13 agosto
2012), nei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti, le funzioni amministrative
e tutti i servizi pubblici devono essere esercitati obbligatoriamente in forma associata,
mediante un’unione di comuni. (art. 16, c. 1, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148; art. 29, c. 11-bis, D.L. 29 dicembre
2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.1. Sono esclusi dall’obbligo il comune di Campione d’Italia ed i comuni il cui territorio
coincide integralmente con quello di una o più isole.
1.2. Le unioni di comuni già costituite e di cui facciano parte uno o più comuni con
popolazione fino a 1.000 abitanti dovranno adeguare i rispettivi ordinamenti alla disciplina
delle unioni di comuni fino a 1.000 abitanti. (art. 16, c. 7).
1.3. A ciascuna unione possono aderire anche i comuni con popolazione superiore a
1.000 abitanti. (art. 16, c. 2).
1.3.1. Al fine di dare attuazione all’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali,
i comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti possono aderire ad
un’unione di comuni fino a 1.000 abitanti, anche esercitando mediante l’unione tutte
le funzioni e tutti i servizi pubblici.
1.4. I comuni facenti parte dell’unione sono, di norma, contermini. (art. 32, c. 1,
D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267).
1.5. La popolazione complessiva residente nei territori dell’unione deve, di norma,
superare i 5.000 abitanti, ovvero i 3.000 abitanti qualora i comuni appartengano o
siano appartenuti a comunità montane. (art. 16, c. 6).
1.5.1. Entro il 16 agosto 2012 (termine rinviato dal 16 novembre 2011), ciascuna
regione ha facoltà di individuare diversi limiti demografici.
1.6. Entro il 16 dicembre 2012 (termine rinviato dal 16 marzo 2012), i comuni con
popolazione fino a 1.000 abitanti, con deliberazione consiliare adottata a maggioranza
dei componenti, propongono alla regione una aggregazione per l’istituzione
della rispettiva unione. (art. 16, c. 8).
1.6.1. Entro il 30 settembre 2013 (termine rinviato dal 31 dicembre 2012), la regione
sancisce l’istituzione di tutte le unioni del proprio territorio anche sulla base dell’elenco
di cui al successivo punto 2.3., pur se dovessero mancare le proposte di aggregazione
o le stesse non siano conformi alle disposizioni di legge.
1.7. I comuni appartenenti a forme associative (convenzioni e consorzi) cessano di
diritto di farne parte alla data in cui diventano membri di un’unione. (art. 16, c. 7).
2. L’obbligo di costituzione dell’unione non si applica ai comuni che, alla data del
30 giugno 2013 (termine rinviato dal 30 settembre 2012), esercitano tutte le funzioni
amministrative e tutti i servizi pubblici mediante convenzione fra enti locali. (art.
16, c. 16, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011,
n. 148; art. 29, c. 11 bis, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge
24 febbraio 2012, n. 14).
2.1. Ai fini della non applicazione, i comuni devono trasmettere al Ministero interno,
entro il 15 luglio 2013 (termine rinviato dal 15 ottobre 2012), un’attestazione
comprovante il conseguimento di significativi livelli di efficacia ed efficienza nella
gestione in convenzione.
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4/2012 339
................

........................
Documenti in sintesi
2.2. Con D.M. interno da adottare entro il 16 settembre 2012 (termine rinviato dal
16 dicembre 2011), sono determinati contenuti e modalità dell’attestazione da rendere.
2.3. Con D.M. interno da pubblicare entro il 30 agosto 2013 (termine rinviato dal 30
novembre 2012) sul proprio sito internet, è adottato l’elenco dei comuni obbligati e
di quelli esentati dall’obbligo.
3. Le unioni di comuni succedono a tutti gli effetti nei rapporti giuridici in essere
alla data della loro istituzione inerenti alle funzioni e servizi loro affidati. (art.
16, c. 5, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011,
n. 148; art. 29, c. 11-bis, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge
24 febbraio 2012, n. 14).
3.1. Alle unioni sono trasferite tutte le risorse umane e strumentali relative alle funzioni
ed ai servizi loro affidati, nonché i relativi rapporti finanziari risultanti dal bilancio.
3.2. Con DPR da adottare entro il 15 dicembre 2012 (termine rinviato dal 15 marzo
2012) è disciplinata la successione nei rapporti amministrativo-contabili fra ciascun
comune e l’unione. (art. 16, c. 4).
4. A decorrere dall’anno 2014, le unioni di comuni con popolazione fino a 1.000
abitanti sono soggette alla disciplina del patto di stabilità interno prevista per i comuni
aventi corrispondente popolazione. (art. 16, c. 5, D.L. 13 agosto 2011, n. 138,
convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148).
5. L’unione esercita, per conto dei comuni membri, la programmazione economicofinanziaria
e la gestione contabile, con riferimento alle funzioni esercitate dai comuni
per mezzo dell’unione. (art. 16, c. 4, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla
legge 14 settembre 2011, n. 148; art. 29, c. 11-bis, D.L. 29 dicembre 2011, n.
216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
5.1. I comuni membri concorrono alla predisposizione del bilancio di previsione
dell’unione mediante un documento programmatico, nell’ambito di un piano generale
di indirizzo dell’unione.
5.1.1. Il consiglio dell’unione delibera il piano generale di indirizzo per l’anno successivo
entro il precedente 15 ottobre.
5.1.2. Il consiglio comunale delibera il documento programmatico, nell’ambito del
piano generale di indirizzo per l’anno successivo dell’unione, entro il precedente 30
novembre.
5.2. Con DPR da adottare entro il 15 dicembre 2012 (termine rinviato dal 15 marzo
2012), sono disciplinati il procedimento amministrativo-contabile di formazione e di
variazione del documento programmatico ed i poteri di vigilanza sulla sua attuazione.
6. Entro 20 giorni dalla data di istituzione dell’unione, il consiglio delibera a maggioranza
assoluta dei suoi componenti, lo statuto dell’unione, che individua le modalità
di funzionamento dei propri organi e ne disciplina i rapporti. (art. 16, c. 14,
D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148).
Ordinamento finanziario e contabile
..................... ..................................................................................................
Organo di revisione 1. A decorrere dal primo rinnovo dell’organo di revisione successivo al 13 maggio
2012 (termine rinviato dal 13 agosto 2011), i revisori dei conti dell’ente sono scelti
mediante estrazione da apposito elenco regionale. (art. 16, c. 25, D.L. 13 agosto
2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148; art. 29, c. 11-bis,
D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.1. Nell’elenco possono essere iscritti, a richiesta, i soggetti iscritti nel registro dei
revisori legali, nonché gli iscritti all’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti
contabili.
1.1.1. Con D.M. interno da adottare entro il 15 agosto 2012 (termine rinviato dal 15
novembre 2011), sono stabiliti i criteri per l’inserimento degli interessati nell’elenco,
nel rispetto dei seguenti principi:
340 4/2012
................

Fabbisogni
standard
Contabilità e regole di gestione
a) rapporto proporzionale tra anzianità di iscrizione nei registri e albi e popolazione
di ciascun comune;
b) l’avere in precedenza avanzato richiesta di svolgere la funzione nell’organo di
revisione degli enti locali;
c) possesso di specifica qualificazione professionale in materia di contabilità pubblica
e gestione economica e finanziaria degli enti locali.
1. Con D.M. 21 febbraio 2012, sono resi disponibili i questionari relativi alle funzioni
di istruzione pubblica, per i comuni e per le province, ed alle funzioni riguardanti
la gestione del territorio, per le sole province. (in G.U. n. 25 del 22 febbraio
2012).
1.1. I questionari compilati devono essere restituiti a SOSE S.p.a. entro il 22 aprile
2012, mediante invio a mezzo telematico.
1.2. In caso di inadempienza, si applica la sanzione del blocco dei trasferimenti statali
fino all’adempimento.
Flussi di cassa 1. Con D.M. economia e finanze 8 febbraio 2012, è disciplinato l’iter di consultazione
dei dati SIOPE da parte dei soggetti autorizzati.
1.1. Gli enti soggetti al sistema di tesoreria unica accedono anche alle informazioni
riguardanti la movimentazione della propria contabilità speciale.
Pagamenti -
Documento unico
di regolarità
contributiva (DURC)
Entrate
Trasferimenti
statali - Spesa
personale
..................... ..................................................................................................
Documenti in sintesi
1. In caso di DURC che segnali inadempienze contributive, dal certificato di pagamento
deve essere trattenuto l’importo corrispondente all’inadempienza e versato
agli enti previdenziali e assicurativi. (art. 4, c. 2, DPR 5 ottobre 2010, n. 207).
1.1. Qualora le somme dovute dall’ente non coprano l’intero debito nei confronti
degli Istituti, dovranno essere ripartite in proporzione dei crediti vantati da ciascuno
di essi. (circolare Ministero lavoro e politiche sociali, direzione generale per l’attività
ispettiva, 16 febbraio 2012, n. 3).
1.1.1. Prima di procedere al versamento agli Istituti, l’ente deve comunicare agli
stessi, attraverso un preavviso di pagamento, che si sostituirà al debitore originario
e, successivamente al versamento, deve comunicare l’importo dei versamenti effettuati
a loro favore.
1.1.2. L’intervento sostitutivo è da porre in essere anche in caso di subappalto.
1.1.3. L’intervento sostitutivo relativo al versamento in favore degli Istituti e/o Casse
edili ha prioritaria applicazione, nel caso di pagamenti superiori a 10.000,00 euro,
rispetto all’obbligo di verifica e di intervento sostitutivo per inadempienze all’obbligo
di pagamento derivante dalla notifica di cartelle Equitalia.
1. Agli enti locali è assegnato un contributo corrispondente alla spesa sostenuta per
il personale dipendente dalla società per azioni FIME assunto dagli enti stessi.
(art.1, legge 23 luglio 1998, n. 251).
1.1. Per la definizione e l’erogazione del contributo a rimborso della spesa sostenuta
nell’anno 2011, la certificazione, sottoscritta dal responsabile del servizio finanziario,
deve essere consegnata alla Prefettura - UTG competente per territorio entro il
31 marzo 2012. (circolare Ministero interno, direzione centrale finanza locale, 8
febbraio 2012, n. F.L. 1/2012).
........................
4/2012 341
................

........................
Documenti in sintesi
Trasferimenti
statali - Fondo Iva
Trasferimenti
statali - Fondo
sviluppo
investimenti
Trasferimenti
statali - Fondo
trasporto pubblico
locale
Riduzione
trasferimenti statali
342 4/2012
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..................... ..................................................................................................
1. Agli enti locali titolari dei contratti di servizio in materia di trasporto pubblico è
concesso un contributo parametrato ai maggiori oneri sostenuti per Iva alla quale
sono soggetti i contratti medesimi. (art.9, legge 7 dicembre 1999, n. 472).
1.1. Con D.M. 22 dicembre 2000 sono state approvate le procedure e le modalità per
l’attribuzione di contributi erariali a favore delle regioni e degli enti locali titolari di
contratti di servizio in materia di trasporto pubblico. (in G.U. n. 3 del 4 gennaio
2001).
1.2. Per l’attribuzione del contributo spettante, gli enti interessati devono attestare
gli oneri da sostenere, prima, ed i pagamenti effettuati per Iva sui contratti di servizio
stipulati per la gestione del trasporto pubblico, inviando i modelli di certificazione,
per il tramite delle prefetture competenti per territorio, al Ministero interno. (Circolare
Ministero interno, direzione centrale finanza locale, 8 febbraio 2012, n. F.L.
2/2012).
1.3. Per l’attribuzione della prima rata del contributo a regime dall’anno 2001, il
modello di certificazione degli oneri da sostenere deve essere trasmesso entro il
28 febbraio di ogni anno (per l’anno 2012, 29 febbraio).
1.4. Per l’attribuzione della seconda rata dei contributi spettanti per gli anni 2001 e
successivi, il modello di certificazione degli oneri sostenuti nell’anno di competenza
deve essere trasmesso entro il 30 aprile dell’anno successivo.
1.5. L’erogazione della prima rata del contributo sarà effettuata entro il 30 giugno
dell’anno di competenza.
1.6. L’erogazione della seconda rata a saldo del contributo sarà effettuata entro il 30
novembre dell’anno successivo.
1.7. La mancata presentazione entro il 28 febbraio di ogni anno della certificazione
sugli oneri da sostenere non pregiudica la possibilità di trasmettere entro il 30 aprile
dell’anno successivo la certificazione sugli oneri sostenuti, ma comporta la mancata
corresponsione della prima rata del contributo entro la scadenza del 30 giugno; la
mancata presentazione entro il 30 aprile della certificazione sugli oneri sostenuti comporta,
invece, la perdita del diritto alla corresponsione del contributo. (circolare Ministero
interno, direzione centrale finanza locale, 8 febbraio 2012, n. F.L. 2/2012).
1.8. Il contributo non compete agli enti locali dei territori delle regioni a statuto speciale
e delle province autonome di Trento e Bolzano.
1. L’estinzione anticipata dei mutui non determina il venir meno del concorso erariale
sulle rate di ammortamento che, pertanto, permane fino alla naturale scadenza
del piano di ammortamento. (comunicato Ministero interno, direzione centrale finanza
locale, 23 gennaio 2012).
2. Gli eventuali spazi finanziari derivanti dal venir meno degli oneri di ammortamento
dei mutui estinti non possono essere destinati ad incrementi di spese correnti
(comunicato Ministero interno, direzione centrale finanza locale, 3 febbraio 2012).
1. A decorrere dall’anno 2011, è istituito presso il Mef il fondo per il finanziamento
del trasporto pubblico locale, nelle regioni a statuto ordinario, con una dotazione di
400 milioni di euro annui. (art. 21, c. 3, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla
legge 15 luglio 2011, n. 111, nel testo modificato dall’art. 1, c. 13, D.L. 13 agosto
2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 e dall’art. 27, c. 1,
D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.1. Gli obiettivi per il periodo 2012-2014, le misure da adottare, il monitoraggio ed
i criteri per il riparto del fondo sono definiti dal governo entro il 29 febbraio 2012.
1.2. Dall’anno 2012, il fondo è incrementato di 800 milioni di euro. (art. 30, c. 3,
D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214).
1. Dal 26 agosto 2012 (termine rinviato dal 1º gennaio 2011, dal 1º aprile 2011 e dal
31 dicembre 2011) i contributi ordinari sono ridotti dell’ammontare del contributo

Riduzione
trasferimenti statali
- Ici rurale
annuale non più dovuto da comuni e province all’agenzia autonoma per la gestione
dell’albo dei segretari comunali e provinciali. (art. 7, c. 31-sexies, D.L. 31 maggio
2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122; art. 1, c. 1, D.L. 29 dicembre
2010, n. 225, convertito dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10; art. 15, c. 5,
D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.1. I criteri della riduzione sono definiti con D.M. che avrebbe dovuto essere adottato
entro il 29 ottobre 2010.
1. Dall’anno 2007, i trasferimenti statali sul fondo ordinario sono ridotti in misura
pari al maggior gettito Ici stimato derivante dall’aggiornamento del catasto terreni,
dal riclassamento dei fabbricati rurali, dalla revisione della qualificazione e della
rendita catastale delle unità immobiliari delle categorie E/1, E/2, E/3, E/4, E/5, E/
6 ed E/9 che hanno autonomia funzionale e reddituale e dalla rivalutazione delle
rendite catastali dei fabbricati classificati nel gruppo catastale B. (art.2, c. 39 e
46, D.L. 3 ottobre 2006, n. 262, convertito dalla legge 24 novembre 2006, n. 286).
2.1. Il maggior gettito Ici, è stato certificato da ogni singolo comune interessato con
le modalità definite con decreto ministeriale 17 marzo 2008 (in G.U. n. 80 del 4
aprile 2008).
2.1.1. La certificazione resa per l’anno 2007 ed i relativi dati certificati hanno conservato
validità anche per l’anno 2008. (art.2, c. 1, D.L. 7 ottobre 2008, n. 154, convertito
dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189).
2.2. Ai fini dell’erogazione del conguaglio 2009, i comuni hanno dovuto trasmettere
entro il termine perentorio del 31 maggio 2010, a pena di decadenza, al Ministero
dell’interno, apposita nuova certificazione del maggior gettito accertato a tutto l’anno
2009 (81,7 milioni di euro). (art. 2, c. 24, legge 23 dicembre 2009, n. 191).
2.3. Per l’anno 2011, il trasferimento statale sul fondo ordinario è stato ridotto di
179,42 milioni di euro, in relazione al presunto maggiore gettito Ici accertato a tutto
l’anno 2009, di cui al precedente punto 2.2.
2.3.1. La differenza fra la riduzione 2011 e l’importo certificato relativo all’effettivo
maggior gettito Ici 2009, può essere, comunque, prevista in bilancio quale trasferimento
statale.
3. A decorrere dall’anno 2011, la riduzione dei trasferimenti compensativi Ici rurale
è consolidata all’importo certificato dai singoli comuni, entro il 31 maggio 2010, del
maggior gettito (81,7 milioni di euro) accertato a tutto l’anno 2009. (art. 13, c. 12,
D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214).
3.1. I conguagli relativi all’anno 2011 sono operati sui trasferimenti statali 2012 (comunicato
Ministero interno, direzione centrale finanza locale, 13 febbraio 2012).
Tributi locali 1. Il termine per deliberare le tariffe e le aliquote d’imposta nonché i regolamenti
relativi alle entrate, è stabilito entro la data fissata da norme statali per la deliberazione
del bilancio di previsione. (art.1, c. 169, legge 27 dicembre 2006, n. 296)
I regolamenti hanno effetto dal 1º gennaio, anche se approvati successivamente all’inizio
dell’esercizio.
1.2. Per l’anno 2012, il termine è fissato al 30 giugno 2012 . (art. 29, c. 16 quater,
D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.3. In caso di mancata approvazione entro il 30 giugno 2012, le tariffe e le aliquote
si intendono confermate nella stessa misura dell’anno 2011. (art.1, c. 169, legge 27
dicembre 2006, n. 296)
Tariffe e prezzi
pubblici
..................... ..................................................................................................
Documenti in sintesi
1. Ferme restando le competenze degli organi comunali e provinciali previste dalle
disposizioni vigenti in ordine alle delibere su tariffe e prezzi pubblici e di approvazione
del bilancio, l’approvazione di tariffe e prezzi costituisce presupposto per la
formazione del bilancio. (art. 54, c. 1, D.Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446).
1.1. I comuni possono prevedere agevolazioni tariffarie per i servizi pubblici locali e
........................
4/2012 343
................

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Documenti in sintesi
Partecipazione
all’accertamento
fiscale
Spesa
Personale
non di ruolo
Fondo finanziario
di mobilità
dei segretari
deliberare tariffe ridotte per l’accesso a più servizi educativi e sociali in favore delle
famiglie con responsabilità di cura per non autosufficienti o disabili. (art.16, c. 5,
legge 8 novembre 2000, n. 265).
2. Per l’anno 2012, il termine è fissato al 30 giugno 2012. ( art.1, c. 169, legge 27
dicembre 2006, n. 296; art. 29, c. 16-quater, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito
dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
2.1. In caso di mancata approvazione entro il 30 giugno 2012, le tariffe si intendono
confermate nella stessa misura dell’anno 2011. (art.1, c. 169, legge 27 dicembre
2006, n. 296).
1. Con nota Agenzia delle entrate, 7 febbraio 2012, prot. 2012/14447, sono fornite
indicazioni sull’attuazione del processo partecipativo.
1. È esteso agli enti locali il principio generale in forza del quale, a decorrere dall’anno
2012, la spesa per il personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero
con contratti di collaborazione coordinata e continuativa non può superare il 50%
della spesa sostenuta per le stesse finalità nell’anno 2009. (art. 9, c. 28, D.L. 31
maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nel testo modificato
dall’art. 4, c. 102, lett. b, legge 12 novembre 2011, n. 183).
1.1. Per l’anno 2012, non sono soggette al limite di spesa le assunzioni di (art. 1, c.
6 bis, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n.
14):
— personale educativo e scolastico;
— personale destinato alle funzioni di polizia locale.
1.1.1. Per l’anno 2012, non sono, altresì, soggetti al limite di spesa i lavoratori socialmente
utili coinvolti in percorsi di stabilizzazione già avviati alla data del 28 febbraio
2012.
1. Dal 26 agosto 2012 (termine rinviato dal 1º gennaio 2011, dal 1º aprile 2011 e dal
31 dicembre 2011) è soppresso il contributo annuale dovuto all’Agenzia autonoma
per la gestione dell’albo dei segretari comunali e provinciali, percentualmente determinato
sul trattamento economico del segretario dell’ente. (art.7, c. 31-sexies, aggiunto
al D.L. 31 maggio 2010, n. 78, dalla legge di conversione 30 luglio 2010,
n. 122; art. 1, c. 1, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito dalla legge 26 febbraio
2011, n. 10; art. 15, c. 5, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla
legge 24 febbraio 2012, n. 14).
Prestazioni sociali 1. Per l’anno 2012 l’assegno mensile per il nucleo familiare concesso dai comuni
passa da 131,87 euro a 135,43 euro e l’assegno di maternità passa da 316,25 euro
a 324,79 euro per cinque mensilità. (comunicato di adeguamento indice Istat, in
G.U. n. 39 del 16 febbraio 2012; circolare Inps, 1 marzo 2012, n. 29).
Indebitamento
Certificazione
mutui
344 4/2012
................
..................... ..................................................................................................
1. Con D.M. interno 23 febbraio 2012 è stato approvato il certificato relativo alla
richiesta del contributo a concorso dell’onere di ammortamento dei mutui contratti
nel 2011, a valere sulle quote 1992 e retro non ancora utilizzate del fondo per lo
sviluppo degli investimenti. (in G.U. n. 52 del 2 marzo 2012).
1.1. La certificazione, sottoscritta dal responsabile del servizio, deve essere trasmessa
alle prefetture competenti per territorio entro il termine perentorio del 31 marzo

Procedimenti amministrativi
Mancata
conclusione
Servizi pubblici
Prestazioni
assistenziali
..................... ..................................................................................................
Documenti in sintesi
2012, a pena di decadenza, e non deve comprendere i mutui concessi dalla Cassa
dd.pp., dall’Inpdap e dall’Istituto per il credito sportivo
1. Le sentenze passate in che accolgono il ricorso avverso il silenzio inadempimento
dell’amministrazione sono trasmesse, in via telematica, alla Corte dei conti. (art. 2,
c. 8, legge 7 agosto 1990, n. 241, nel testo sostituito dall’art. 1, c. 1, D.L. 9 febbraio
2012, n. 5).
1.1. Il ritardo o la mancata emanazione dei provvedimenti costituisce elemento di
valutazione della perfomance e di responsabilità disciplinare e amministrativo-contabile
del dipendente inadempiente. (art. 2, c. 9, nel testo sostituito).
1.2. L’organo politico di vertice individua, fra le figure apicali, il dipendente cui attribuire
il potere sostitutivo in caso di inerzia. (art. 2, c. 9 bis, aggiunto).
1.2.1. In caso di omessa individuazione, il potere sostitutivo si considera attribuito al
direttore generale o, in mancanza, al dirigente preposto all’ufficio o, in mancanza, al
funzionario di grado più elevato.
1.3. Al predetto responsabile può rivolgersi il privato, scaduti i termini, perché concluda
il procedimento entro un termine pari alla metà di quello originariamente previsto.
(art. 2, c. 9-ter, aggiunto).
1.4. Entro il 30 gennaio di ciascun anno, il predetto responsabile comunica all’ente i
procedimenti nei quali non è stato rispettato il termine e per i quali si è attivato. (art.
2, c. 9-quater, aggiunto).
1. Gli enti locali condividono il ‘‘casellario dell’assistenza’’ istituito presso l’Inps
per la raccolta, la conservazione e la gestione dei dati, dei redditi e di altre informazioni
relativi ai soggetti aventi titolo alle prestazioni di natura assistenziali. (art.13,
c. 1 e 2, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122).
1.1. I dati e le informazioni relativi a tutte le posizioni risultanti negli archivi e banche
dati degli enti locali devono essere trasmessi all’Inps secondo criteri e modalità
di trasmissione stabilite dall’Inps medesimo. (art. 13, c. 3).
1.2. Le modalità di attuazione del ‘‘casellario dell’assistenza’’ saranno disciplinate
con DM. (art. 13, c. 4).
2. Devono essere trasmesse all’Inps, per l’inserimento nel ‘‘casellario dell’assistenza’’,
tutte le informazioni sui beneficiari di interventi sociali e sulle prestazioni concesse.
(art. 16, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
Carta acquisti 1. È avviata la sperimentazione della carta acquisti nei comuni con più di 250.000
abitanti. (art. 60, c. 1, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
1.1. Con D.M. lavoro e politiche sociali da emanare entro il 10 maggio 2012, saranno
stabiliti decorrenza, caratteristiche e modalità. (art. 60, c. 2).
Mobilità urbana 1. È rinviato al 30 giugno 2012 (da 31 dicembre 2010) il termine entro il quale dovrà
essere emanato D.M. infrastrutture e trasporti recante disposizioni tese ad impedire
pratiche di esercizio abusivo del servizio di taxi e di noleggio con conducente,
ai fini del rilascio dei titoli autorizzativi da parte dei comuni. (art. 2, c. 3, D.L. 25
marzo 2010, n. 40, convertito dalla legge 22 maggio 2010, n. 73, nel testo modificato
dall’art. 51, c. 7, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio
2010, n. 122; art. 1, c. 1, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito dalla legge 26
febbraio 2011, n. 10; art. 11, c. 4, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla
legge 24 febbraio 2012, n. 14).
........................
4/2012 345
................

........................
Documenti in sintesi
Autorizzazione
attività
1. Dal 31 luglio 2010, la dichiarazione di inizio attività (Dia) è sostituita dalla segnalazione
certificata di inizio attività (Scia), corredata da dichiarazioni sostitutive
di certificazioni, attestazioni, asseverazioni o dichiarazioni di conformità da parte
dell’agenzia delle imprese, nonché da elaborati tecnici. (art. 19, legge 7 agosto
1990, n. 241, nel testo sostituito dall’art. 49, c. 4-bis,D.L. 31 maggio 2010, n.
78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122).
1.1. L’obbligo di produrre dichiarazioni sostitutive nelle SCIA è limitato ai soli casi
in cui ciò è espressamente previsto dalla legge. (art. 19, c. 1, legge 7 agosto 1990, n.
241, nel testo modificato dall’art. 2, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
Servizi demografici 1. Le carte di identità rilasciate a partire dal 1º gennaio 2013 (termine rinviato dal 1º
gennaio 2011) devono essere munite della fotografia e delle impronte digitali della persona
a cui si riferiscono (art. 3, c. 2, R..D. 18 giugno 1931, n. 773; art. 1, c. 1, D.L. 29
dicembre 2010, n. 225, convertito dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10; art. 15, c. 4,
D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
2. I documenti di identità e di riconoscimento valgono fino alla data di nascita immediatamente
successiva alla scadenza prevista per il documento. (art. 7, D.L. 9
febbraio 2012, n. 5; circolare Ministero interno, dipartimento per gli affari interni
e territoriali, 10 febbraio 2012, n. 2).
3. A decorrere dal 9 maggio 2012, l’iscrizione anagrafica è effettuata nei due giorni
successivi alla presentazione delle dichiarazioni. (art. 5, c. 3, D.L. 9 febbraio 2012,
n. 5).
4. Le comunicazioni tra i comuni, con le questure e dai notai ai comuni, sono effettuate
esclusivamente con modalità telematiche. (art. 6, c. 1, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
5. Con circolare Ministero interno, dipartimento affari interni e territoriali, 20 febbraio
2012, n. 3, sono fornite istruzioni relative alle modalità con le quali effettuare
la revisione dell’anagrafe della popolazione residente sulla base delle risultanze del
15º censimento generale.
Lavori pubblici
Edilizia scolastica 1. Per l’ammodernamento e il recupero del patrimonio scolastico, anche ai fini della
messa in sicurezza degli edifici, è approvato dal CIPE un piano nazionale di edilizia
scolastica, alla cui realizzazione possono compartecipare gli enti locali. (art. 53, c. 1
e 2, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
2. Gli enti proprietari di edifici adibiti ad istituzioni scolastiche adottano, entro il 10
febbraio 2014, misure di gestione, conduzione e manutenzione degli immobili finalizzate
al contenimento dei consumi di energia ed alla migliore efficienza, secondo
le linee guida predisposte dal MIUR entro il 10 aprile 2012. (art. 53, c. 9, D.L. 9
febbraio 2012, n. 5).
Monitoraggio e
verifiche
Pubblico impiego
Assunzione di
personale
346 4/2012
................
..................... ..................................................................................................
1. Con D.Lgs. 29 dicembre 2011, n. 229, è data attuazione alle procedure di monitoraggio
delle opere pubbliche finanziate dallo Stato ed alla verifica dell’utilizzo dei
finanziamenti nei tempi previsti. (in G.U. n. 30 del 6 febbraio 2012).
1. Le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale restano vigenti per
un termine di tre anni dalla data di pubblicazione, salvo periodi di vigenza inferiori
previsti da leggi regionali. (art.35, c. 5 ter, D.Lgs 30 marzo 2001, n. 165).
1.1. Per comuni e province soggetti a limitazioni alle assunzioni, sono valide fino al
31 dicembre 2012 le graduatorie dei concorsi pubblici per le assunzioni a tempo indeterminato
approvate successivamente al 30 settembre 2003. (art. 1, c. 4, D.L. 29
dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).

Contratti di lavoro
flessibile
..................... ..................................................................................................
Documenti in sintesi
1.1.1. La proroga della vigenza si riferisce solo alle graduatorie relative a concorsi
pubblici a tempo indeterminato e non consente di ricorrere allo scorrimento di graduatorie
relative ad idonei delle progressioni verticali già a decorrere dal 1º gennaio
2010. (nota circolare dipartimento funzione pubblica, 22 febbraio 2011, n. 11786).
1.2. L’utilizzo delle graduatorie concorsuali è consentito per la copertura di posti
che si venissero a rendere vacanti e disponibili successivamente alla pubblicazione
del bando di concorso ed all’approvazione della graduatoria, mentre è fatto divieto
per la copertura di posti istituiti o trasformati dopo l’indizione del concorso. (art.91,
c. 4, D.Lgs 18 agosto 2000, n. 267; nota dipartimento funzione pubblica, U.P.P.A.,
28 gennaio 2008, n. 4431).
2. È legittimo il re-inquadramento nei ruoli del comune dei dipendenti già trasferiti
presso una società concessionaria, senza ledere il principio della concorsualità (deliberazione
Corte dei conti, sezioni riunite in sede di controllo, 26 marzo 2010, n. 8/
CONTR/10, depositata in segreteria il 15 aprile 2010).
2.1. Condizioni necessarie perché si possa procedere alla riammissione in servizio
sono:
— la persistenza di carenza organica nei ruoli e per le funzioni di competenza dei
dipendenti già trasferiti presso la società concessionaria;
— la disponibilità di risorse economiche per sostenere gli oneri connessi al re-inquadramento;
— l’espressa volontà dell’amministrazione di procedere alla copertura dei posti
scoperti mediante riammissione dei dipendenti;
— l’inquadramento dei dipendenti nella medesima posizione giuridico-economica
rivestita anteriormente al trasferimento presso la società concessionaria.
3. In caso di reinternalizzazione di servizi, l’ente non può derogare alle norme in
materia di contenimento della spesa per il personale. (deliberazioni, Corte dei conti,
sezioni riunite in sede di controllo, n. 3/CONTR/12, depositata in segreteria il 2 febbraio
2012, e n. 4/CONTR/12, depositata in segreteria il 3 febbraio 2012).
3.1. Non può essere trasferito all’ente locale il personale assunto direttamente dalla
società affidataria di servizi per i quali si intende reinternalizzare, in quanto non è
possibile derogare dal principio costituzionale del pubblico concorso.
3.2. La disciplina di salvaguardia occupazionale non trova applicazione nei confronti
del personale assunto direttamente dalla società a totale partecipazione pubblica
locale, i cui servizi si intendono reinternalizzare, senza il ricorso alle procedure
aperte di selezione pubblica.
1. Sono prestazioni di lavoro accessorio le attività lavorative di natura occasionale
svolte da soggetti a rischio di esclusione sociale o, comunque, non ancora entrati nel
mercato di lavoro o in procinto di uscirne, che non danno complessivamente luogo,
con riferimento al medesimo committente, a compensi superiori a 6.600,00 euro nel
corso di un anno solare. (art. 70, c. 2, D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276).
1.1. In deroga al divieto previsto dall’art. 1, c. 2, D.Lgs. 276/2003, è consentito alle
pubbliche amministrazioni di avvalersi di prestazioni di lavoro accessorio per lo
svolgimento di attività concernenti manifestazioni sportive, culturali, fieristiche o
caritatevoli e di lavori di emergenza o di solidarietà (art. 70, c. 1, lett. d)
1.2. La possibilità per gli enti locali di ricorrere allo strumento del lavoro accessorio,
oltre che per le attività concernenti manifestazioni sportive, culturali, fieristiche o
caritatevoli e di lavori di emergenza o di solidarietà, si amplia ai lavori di giardinaggio,
pulizia e manutenzioni di edifici, strade, parchi, monumenti e in tutti i settori
produttivi. (art. 70, c. 1, lett. b, h-bis, c. 1 bis).
1.3. Il ricorso ai giovani con meno di 25 anni di età iscritti a un ciclo di studi presso
un istituto scolastico di ogni ordine e grado può essere effettuato, compatibilmente
con gli impegni scolastici, solo nei giorni di sabato e di domenica e durante i periodi
di vacanza. (art. 70, c. 1, lett. e).
1.4. Il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio è consentito nel rispetto dei vincoli
........................
4/2012 347
................

........................
Documenti in sintesi
di contenimento delle spese di personale e del patto di stabilità interno. (art. 70, c. 2
ter).
1.5. In via sperimentale, per il solo anno 2010 e nel limite massimo di 3.000,00 euro,
possono essere utilizzati con prestazioni di lavoro accessorio i percettori di prestazioni
integrative del salario o con sostegno al reddito.
1.5.1. Il termine del 31 dicembre 2010 è stato prorogato al 31 dicembre 2012 (art. 1,
c. 1, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10;
DPCM 25 marzo 2011; art. 6, c. 2, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla
legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.6. I pensionati possono svolgere le attività occasionali di lavoro accessorio, per il
quale non trovano applicazione i divieti che precludono il conferimento di incarichi
da parte dell’amministrazione di provenienza al dipendente che cessa volontariamente
dal servizio pur non avendo il requisito previsto per il pensionamento di vecchiaia
ma che abbia, tuttavia, il requisito per l’ottenimento della pensione anticipata
di anzianità, nei cinque anni successivi a quello della cessazione. (interpello Ministero
del lavoro e delle politiche sociali, direzione generale per l’attività ispettiva,
11 novembre 2011, n. 44/2011).
Direttore generale 1. La disposizione dell’art. 6, c. 3, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge
30 luglio 2010, n. 122, che dispone la riduzione del 10% delle indennità, compensi,
gettoni, retribuzioni o altre utilità comunque denominate corrisposti ai componenti
di organi di indirizzo, direzione e controllo, non si applica alle retribuzioni
da lavoro dipendente. (deliberazione Corte dei conti, sezioni riunite in sede di controllo,
n. 5/CONTR/12, depositata in segreteria il 3 febbraio 2012).
Segretari comunali
e provinciali
Contrattazione
integrativa
Valutazione delle
perfomance
348 4/2012
................
..................... ..................................................................................................
1. La disposizione dell’art. 6, c. 3, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge
30 luglio 2010, n. 122, che dispone la riduzione del 10% delle indennità, compensi,
gettoni, retribuzioni o altre utilità comunque denominate corrisposti ai componenti
di organi di indirizzo, direzione e controllo, non si applica all’indennità previste
per il segretario che svolge anche le funzioni di direttore generale, in quanto la
stessa ha natura retributiva. (deliberazione Corte dei conti, sezioni riunite in sede di
controllo, n. 5/CONTR/12, depositata in segreteria il 3 febbraio 2012).
2. Dal 1º gennaio 2012, l’indennità del meccanismo di allineamento stipendiale previsto
dall’art. 41, c. 5, del CCNL deve essere applicata solo dopo che permanga la
differenza a seguito della applicazione della maggiorazione della retribuzione di posizione.
(art. 4, c. 26, legge 12 novembre 2011, n. 183).
2.1. È fatta salva l’esecuzione dei giudicati formatisi alla data dell’1 gennaio 2012.
2.2. La disposizione è meramente interpretativa e non innovativa. (nota Ministero
economia e finanze, Ragioneria generale dello Stato, 10 gennaio 2012, n. 191).
3. Nel trattamento economico complessivo soggetto alla riduzione del 5% per la
parte eccedente 90.000,00 euro fino a 150.000,00 euro e del 10% per la parte eccedente
150.000,00 euro, sono compresi sia diritti di segreteria e sia la remunerazione
per lo scavalco. (nota Ministero Economia e finanze, Ragioneria generale dello Stato,
10 gennaio 2012, n. 191).
1. Con circolare dipartimento funzione pubblica, 11 novembre 2011, n. 13, sono
fornite indicazioni sulle possibilità di alimentazione dei fondi per la contrattazione
integrativa e sulla destinazione delle economie derivanti da riduzioni di spesa e da
maggiori entrate conseguite in relazione all’attuazione dei processi di riorganizzazione.
(in G.U. n. 48 del 27 febbraio 2012).
1. Con delibera della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità
delle amministrazioni pubbliche, febbraio 2012, n. 4/2012, sono fornite le linee gui-

da relative alla redazione della relazione degli 0IV sul funzionamento complessivo
del sistema di valutazione, trasparenza e integrità dei controlli interni e sull’attestazione
degli obblighi relativi alla trasparenza e all’integrità.
2. Con delibera della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità
delle amministrazioni pubbliche, febbraio 2012, n. 5/2012, sono fornite le linee
guida relative alla struttura e alla modalità di redazione della relazione sulla perfomance.
3. Con delibera della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità
delle amministrazioni pubbliche, febbraio 2012, n. 6/2012, sono fornite le linee guida
per la validazione da parte degli OIV della relazione sulla perfomance.
Concorsi pubblici 1. Le domande di partecipazione a concorsi e selezioni per l’assunzione sono inviate
esclusivamente per via telematica. (art. 8, c. 1, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
Personale ex Ente
poste italiane
Aspettative e
permessi
Patrimonio pubblico
Patrimonio
pubblico utilizzato
o detenuto
..................... ..................................................................................................
Documenti in sintesi
1. I comandi in atto del personale dell’ex Ente poste italiane presso pubbliche amministrazioni
sono prorogati al 31 dicembre 2012, termine entro il quale il personale
può essere inquadrato in ruolo nei limiti dei posti in organico. (art. 21, c. 1, D.L. 29
dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1. Con circolare dipartimento funzione pubblica, 7 ottobre 2011, n. 12, sono forniti
chiarimenti in materia di permessi e congedi per diritto allo studio. (in G.U. n. 25
del 31 gennaio 2012).
1. L’elenco identificativo dei beni immobili di proprietà dello Stato o di altre amministrazioni
pubbliche utilizzato o detenuto, a qualunque titolo, deve essere trasmesso
al Ministero economia e finanze - dipartimento del tesoro - entro il 31 luglio 2012.
(art. 2, c. 222, legge 23 dicembre 2009, n. 191; art. 24, c. 1, D.L. 29 dicembre 2011,
n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1.1. Eventuali variazioni intervenute, sono comunicate entro il 31 luglio ciascun anno
successivo a quello di trasmissione del primo elenco.
1.2. Le modalità di trasmissione e comunicazione sono stabilite con provvedimento
direttoriale dell’agenzia del demanio.
1.3. L’inadempimento agli obblighi di trasmissione e comunicazione è segnalato alla
Corte dei conti.
1.4. Per consentire a tutte le amministrazioni di inviare i dati, è stato realizzato un
portale informatico ‘‘Patrimonio della P.A. a valori di mercato’’, cui accedere attraverso
il sito del dipartimento del tesoro e ottenere la password di accesso, previa
registrazione con i dati anagrafici e l’indirizzo di posta elettronica certificata dell’ente.
(nota Ministero economia e finanze, dipartimento del tesoro, 24 febbraio 2010,
n. 16132/2010; comunicato dipartimento del tesoro).
1.4.1. La comunicazione sugli immobili utilizzati o detenuti deve includere fabbricati
e terreni di proprietà dello Stato o dello stesso Ente che effettua la comunicazione,
in affitto chiunque sia il soggetto locatario, in uso governativo o altro.
1.5. La violazione degli obblighi di cui ai punti precedenti è causa di responsabilità
amministrativa. (art. 12, c. 13, D.L. 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15
luglio 2011, n. 111).
1.5.1. L’ente deve individuare il responsabile delle comunicazioni, trasmettendolo al
Mef, dipartimento del tesoro, tramite registrazione sul portale.
........................
4/2012 349
................

........................
Documenti in sintesi
Contratti e appalti
Autorità per la
vigilanza sui
contratti pubblici
Stazione unica
appaltante
Banca dati
nazionale
Enti e organismi pubblici
Partecipazione in
società
350 4/2012
................
..................... ..................................................................................................
1. A decorrere dall’anno 2007 le spese di funzionamento dell’Autorità per la vigilanza
sui lavori pubblici sono finanziate dal mercato di competenza. (art.1, c. 65,
legge 23 dicembre 2005, n. 266).
1.1. L’Autorità determina annualmente l’ammontare delle contribuzioni ad essa dovute
dai soggetti, pubblici e privati, sottoposti alla sua vigilanza. (art.1, c. 67).
1.2. L’Autorità può, altresì, individuare quali servizi siano erogabili a titolo oneroso
e determinare la relativa tariffa.
2. Con deliberazione dell’Autorità 21 dicembre 2011, entrata in vigore il 1º gennaio
2012, è stato aggiornato l’ammontare delle contribuzioni e confermate le modalità
di riscossione del contributo dovuto dai soggetti pubblici e privati.(in G.U. n. 30 del
6 febbraio 2012).
2.1. Il contributo da versare all’Autorità è dovuto dalle amministrazioni che bandiscono
la gara e dalle imprese che vi partecipano, con importi scaglionati in fasce a
seconda del valore della gara.
2.2. Il mancato pagamento della contribuzione comporta l’avvio della procedura
coattiva.
2.3. L’avvenuto pagamento del contributo da parte degli operatori economici che
partecipano alla gara deve essere dimostrato al momento di presentazione dell’offerta,
pena l’esclusione dalla procedura di gara.
2.3.1. L’adempiuto obbligo del versamento del contributo all’Autorità da parte di
tutti gli operatori economici che intendano partecipare a procedure di scelta del contraente,
costituisce condizione di ammissibilità dell’offerta, così come un versamento
in misura non corrispondente a quella dovuta implica l’inammissibilità della proposta
contrattuale. (Consiglio di Stato, Sez. V, 8 settembre 2010, n. 6515).
1. A decorrere dalle gare bandite dopo il 31 marzo 2013 (termine prorogato dal 31
marzo 2012), i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti ricadenti nel territorio
di ciascuna provincia sono obbligati ad affidare l’acquisizione di lavori, servizi e
forniture ad un’unica centrale di committenza costituita nell’Unione di comuni,
ove esistente, o tramite accordi consortili tra i comuni. (art. 33, c. 3 bis, D.Lgs.
12 aprile 2006, n. 163, aggiunto dall’art. 23, c. 4 e 5, D.L. 6 dicembre 2011, n.
201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214; art. 29, c. 11 ter, D.L. 29
dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
1. Dal 1º gennaio 2013 è istituita la banca dati nazionale dei contratti pubblici, contenente
tutte le informazioni sul possesso dei requisiti per la partecipazione alle procedure
di gara. (art. 6-bis, D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, aggiunto dall’art. 20, D.L.
9 febbraio 2012, n. 5).
1.1. Con propria deliberazione, l’autorità per la vigilanza sui contratti pubblici stabilisce
i dati concernenti la partecipazione alle gare e la valutazione delle offerte in
relazione ai quali è obbligatoria l’inclusione della documentazione nella banca dati,
nonché le regole ed i termini per l’acquisizione, l’aggiornamento e la consultazione.
1. Entro il 30 settembre 2013 (termine prima fissato al 31 dicembre 2011, rinviato al
31 dicembre 2013, poi anticipato al 31 dicembre 2012), i comuni con popolazione
inferiore a 30.000 abitanti devono mettere in liquidazione o cedere la partecipazione
delle società costituite al 31 maggio 2010, con esclusione di quelle che (art. 14, c.
32, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nel
testo integrato dall’art. 1, c. 117, legge 13 dicembre 2010, n. 220, come sostituito
dall’art. 2, c. 43, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito dalla legge 26 febbraio

Contributi previdenziali
Gestione
separata Inps
..................... ..................................................................................................
Documenti in sintesi
2011, n. 10, e modificato dall’art. 16, c. 27, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito
dalla legge 14 settembre 2011, n. 148; art. 29, c. 11 bis, D.L. 29 dicembre 2011, n.
216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14):
a) abbiano, al 31 dicembre 2012, il bilancio in utile negli ultimi tre esercizi;
b) non abbiano subito, nei precedenti esercizi, riduzioni di capitale conseguenti a
perdite di bilancio;
c) non abbiano subito, nei precedenti esercizi, perdite di bilancio in conseguenza
delle quali il comune sia stato gravato dell’obbligo di procedere al ripiano delle perdite
medesime.
1.1. Il prefetto è chiamato ad accertare l’attuazione della disposizione nei termini
stabiliti. (art. 16, c. 28, D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre
2011, n. 148).
1.1.1. Nel caso di mancata attuazione rilevata dal prefetto, questi assegna agli enti
inadempienti un termine perentorio entro il quale provvedere, decorso il quale è avviata
la procedura dell’intervento sostitutivo.
1.2. Dal 31 maggio 2010, i comuni con popolazione inferiore a 30.000 abitanti non
possono costituire società.
1.3. Il divieto di costituzione e l’obbligo di messa in liquidazione o cessione della
partecipazione non si applicano alle società costituite da più comuni con popolazione
complessiva superiore a 30.000 abitanti, con partecipazione paritaria o proporzionale
al numero degli abitanti.
2. I comuni con popolazione tra 30.000 e 50.000 abitanti possono detenere partecipazione
di una sola società. (art. 14, c. 32, D.L. 31 maggio 2010, n. 78, convertito
dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, nel testo integrato dall’art. 1, c. 117, legge 13
dicembre 2010, n. 220, come sostituito dall’art. 2, c. 43, D.L. 29 dicembre 2010, n.
225, convertito dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 e modificato dall’art. 16, c. 27,
D.L. 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148; art.
29, c. 11 bis, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio
2012, n. 14).
2.1. Entro il 30 settembre 2013 (termine rinviato dal 31 dicembre 2012), le altre società
già costituite al 31 maggio 2010 devono essere poste in liquidazione.
1. Sono soggetti all’iscrizione e contribuzione alla gestione separata Inps i soggetti
che conseguono redditi da collaborazioni coordinate e continuative e da lavoro autonomo
occasionale ed i professionisti privi di cassa di categoria. (circolare Inps, 1
febbraio 2006, n. 11).
2. I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa con soggetti che non esercitano
per professione abituale altra attività di lavoro autonomo, sono soggetti alla
gestione separata presso l’Inps. (art.2, c. 26, legge 335/1995; circolare dipartimento
funzione pubblica, 15 luglio 2004, n. 4).
3. I soggetti esercenti lavoro autonomo occasionale sono obbligati, a decorrere dal
1ºgennaio 2004, all’iscrizione e contribuzione alla gestione separata Inps qualora il
reddito derivante dalla relativa attività superi i 5.000 euro. (art.44, c. 1, D.L. 29 settembre
2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326).
3.1. Nelle ipotesi di superamento dell’importo di 5.000 euro in costanza di una pluralità
di rapporti, ciascun committente dovrà assoggettare al contributo la quota parte
del reddito complessivo eccedente la fascia esente. (circolare Inps, 6 luglio 2004,
n. 103).
3.2. Per consentire l’assoggettamento, i lavoratori interessati hanno l’obbligo di comunicare
ai propri committenti, all’inizio dei singoli rapporti e durante il loro svolgimento,
il superamento o meno del limite di 5.000 euro.
3.3. Le aliquote da applicare, le modalità ed i termini sono quelli previsti per i col-
........................
4/2012 351
................

........................
Documenti in sintesi
Sostituto d’imposta
..................... ..................................................................................................
laboratori coordinati e continuativi. (circolare Inps, 6 luglio 2004, n. 103; art.1, c.
770, legge 27 dicembre 2006, n. 296).
4. Dal 1º gennaio 2012, è aumentata dell’1% l’aliquota contributiva pensionistica
per i soggetti che conseguono redditi da collaborazioni coordinate e continuative
e che non esercitano per professione abituale altra attività di lavoro autonomo, nonché
per i soggetti esercenti lavoro autonomo occasionale qualora il reddito della relativa
attività superi i 5.000,00 euro. (art. 22, c. 1, legge 12 novembre 2011, n. 183).
4.1. Il contributo Inps si applica, pertanto, con il gravame di un terzo dell’importo
sui compensi da corrispondere a carico del collaboratore, nelle seguenti misure per
l’anno 2012. (circolare Inps,3 febbraio 2012, n. 16):
— 18%, se il collaboratore è assicurato previdenzialmente ad altra gestione obbligatoria;
— 18%, se il collaboratore è titolare di pensione indiretta o reversibilità;
— 18%, se il collaboratore è titolare di pensione diretta;
— 27,72%, se il collaboratore non è iscritto ad altro fondo previdenziale obbligatorio.
4.1.1. La base imponibile retributiva è costituita dalla stessa base imponibile Irpef,
con un massimale per l’anno 2012 di euro 96.149,00.
Dichiarazione 1. Dal 1º gennaio 2014, (termine già rinviato dal gennaio 2010 al gennaio 2011 e al
gennaio 2012) con dichiarazione mensile da presentare entro l’ultimo giorno del
mese successivo a quello di riferimento, devono essere comunicati telematicamente
i dati retributivi, fiscali e contributivi delle retribuzioni corrisposte. (art.44 bis, D.L.
30 settembre 2003, n. 269, convertito dalla legge 24 novembre 2003, n. 326; art.
29, c. 7, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito dalla legge 24 febbraio 2012,
n. 14).
1.1. Con decreti ministeriali saranno definite le modalità attuative e si provvederà
alla semplificazione e armonizzazione degli ordinamenti. (art.1, c. 122 e 123, legge
24 dicembre 2007, n. 244).
352 4/2012
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I ed. - pagg. 448, � 43,00
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Le società miste pubblico-privato
e le operazioni di project financing
Gli strumenti per rilanciare servizi pubblici
e investimenti negli enti locali
Il volume esamina le partnership pubblico - privato degli enti locali
sotto diversi profili: l’ingresso degli imprenditori privati nelle società
pubbliche; la costituzione di società miste per la gestione di servizi pubblici
o la realizzazione dei progetti; le società miste con la partecipazione
di più enti locali e le iniziative di project financing attraverso società di
scopo in cui partecipano anche uno o più enti pubblici.
L’approfondimento (aggiornato al contesto giuridico successivo alle
abrogazioni dei referendum popolari del 12-13 giugno 2011) è di
carattere interdisciplinare: giuridico, aziendale, fiscale, organizzativo e
strategico. Il taglio è operativo e professionale, ma con un alto livello
di analisi. I temi sono trattati prima a livello teorico e poi nell’ottica delle
amministrazioni locali, impegnate ad individuare le soluzioni concrete
per il futuro delle partecipate e le strategie per la gestione dei servizi
pubblici.
Il volume è anche un utile strumento per le imprese private che intendono
affrontare il rapporto con gli enti locali.
Disponibile anche nella versione e-book.
(00116652) Sì, desidero acquistare il volume Le società miste pubblico-privato e le operazioni di project financing, di Marco Libanora
a � 43,00.
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o servizi analoghi a quelli oggetto della presente vendita. Lei
potrà in ogni momento esercitare i diritti di cui all’art. 7 del
D.Lgs. n. 196/2003, fra cui il diritto di accedere ai Suoi dati e
ottenerne l’aggiornamento o la cancellazione per violazione
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di invio di materiale pubblicitario, vendita diretta e comunicazioni
commerciali e di richiedere l’elenco aggiornato
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dal ricevimento) il bene dovrà essere restituito per
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Adempimenti e scadenze
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Memo
L’agenda di maggio
a cura di Francesco Bruno
Presidente Onorario Ardel
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2 Maggio - Mercoledì
9 Maggio - Mercoledì
10 Maggio - Giovedì
13 Maggio - Domenica
15 Maggio - Martedì
354 4/2012
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Pubblico impiego (1)
3 Pubblicazione, con cadenza mensile, sul sito internet dell’ente, dei tassi di assenza e
di maggiore presenza del personale strutturati, complessivamente, per articolazioni
organizzative di livello dirigenziale. (art. 21, c. 1, legge 18 giugno 2009, n. 69; circolare
dipartimento funzione pubblica, 17 luglio 2009, n. 03/09).
Servizi demografici
3 Decorrenza del termine di due giorni lavorativi successivi alla presentazione delle
dichiarazioni entro il quale deve essere effettuata l’iscrizione anagrafica. (art. 5,
c. 3, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
Carta acquisti
3 Emanazione D.M. sulla decorrenza, caratteristiche e modalità della carta acquisti nei
comuni con più di 250.000 abitanti. (art. 60, c. 2, D.L. 9 febbraio 2012, n. 5).
Organo di revisione
3 Decorrenza della procedura di rinnovo mediante estrazione da apposito elenco regionale.
(art. 16, c. 25, D.L.13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre
2011, n. 148; art. 29, c. 11 bis, D.L. 29 dicembre 2011, n. 216, convertito
dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14).
Accesso al credito
3 Comunicazione al Ministero dell’economia e finanze, dipartimento del tesoro, direzione
II, dei dati relativi all’utilizzo del credito a breve termine presso le ban-
Nota:
(1) Termine stimato.
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20 Maggio - Venerdì
che, ai mutui accesi con soggetti esterni alla pubblica amministrazione, alle operazioni
derivate e di cartolarizzazione concluse, ai titoli obbligazionari emessi ed
alle operazioni di apertura di credito. (art. 1, D.M. 1 dicembre 2003; D.M. 3 giugno
2004).
Certificazione spesa personale in aspettativa sindacale
3 (Enti locali delle regioni Sicilia e Sardegna, ASP e Comunità montane) Termine
perentorio per la trasmissione alla prefettura competente per territorio della certificazione
per richiesta di attribuzione del contributo relativo all’anno 2011, corrispondente
alla spesa sostenuta per il personale cui è stata concessa l’aspettativa
per motivi sindacali. (art. 1bis, c. 1, D.L. 25 novembre 1996, n. 599, convertito
dalla legge 24 gennaio 1997, n. 5; D.M. 28 settembre 1996, n. F.L. 24/96; circolare
Ministero interno, direzione centrale finanza locale, 11 febbraio 2009, n. F.L.
2/2009).
Carta dì identità elettronica
3 Versamento sul c/c/p intestato alla tesoreria provinciale dello Stato di Viterbo - Capo
X - Cap. 3746, dandone comunicazione al Ministero interno, dei corrispettivi riscossi
per il rilascio delle carte d’identità elettroniche. (D.M. 22 aprile 2008; circolare
Ministero interno, Direzione centrale per i servizi demografici, 30 aprile 2007,
n. 21/2007).
Patto di stabilità interno
3 Termine ultimo per la rettifica e la trasmissione della certificazione annuale qualora,
dopo l’approvazione del rendiconto, i dati certificati al 31 marzo siano da
modificare. (lett. F, circolare, Ragioneria generale dello Stato, 14 febbraio
2012, n. 5).
Codifica dei conti pubblici
3 Comunicazione al tesoriere di informazioni sulla consistenza delle disponibilità finanziarie
depositate, alla fine del mese di aprile 2012, presso altri istituti di credito,
al fine di consentire al tesoriere di trasmettere i dati, entro lo stesso termine, al sistema
informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE), unitamente alle informazioni
codificate sulle disponibilità liquide complessive.(D.M. 10 ottobre
2011).
Rilevazioni SIOPE (2)
3 Trasmissione alla Ragioneria provinciale dello Stato competente per territorio della
relazione, allegata al rendiconto, predisposta dal responsabile del servizio finanziario,
nel caso in cui i prospetti dei dati SIOPE relativi all’esercizio precedente o la
relativa situazione delle disponibilità liquide non corrispondano alle scritture contabili
dell’ente e del tesoriere, con la quale vengono esplicitate le cause che hanno determinato
tale situazione e le iniziative adottate per pervenire, nell’anno successivo,
ad una corretta attuazione delle rilevazioni SIOPE (art. 77-quater, c. 11, D.L. 25
giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133; D.M. 23 dicembre
2009).
Nota:
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Adempimenti e scadenze
(2) Termine stimato, conseguente a quello dell’avvenuta approvazione del rendiconto 2011 alla scadenza del 30 aprile 2012, dovendo
l’adempimento essere eseguito entro venti giorni dall’intervenuta deliberazione.
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4/2012 355
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Adempimenti e scadenze
27 Maggio - Domenica
28 Maggio - Lunedì
31 Maggio - Martedì
356 4/2012
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Imposta di scopo città metropolitane
3 Adozione DPR di disciplina dell’imposta di scopo delle città metropolitane. (art. 24,
c. 6, D.Lgs. 6 maggio 2011, n. 68).
Riforma province
3 Adeguamento degli ordinamenti delle regioni a statuto speciale alla riforma. (art.
23, c. 20 bis, D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre
2011, n. 214).
Unioni di comuni e Comunità montane
3 Emanazione dell’annuale decreto ministeriale per la certificazione da allegare alla
richiesta di contributo erariale da parte di:
a) unioni di comuni di prima istituzione;
b) unioni di comuni di cui sia variato il numero dei comuni che costituiscono le stesse
unioni;
c) unioni di comuni di cui sia variato il numero dei servizi;
d) comunità montane che esercitano in forma associata servizi comunali, in sede di
primo conferimento;
e) comunità montane per le quali sia variato il numero dei servizi comunali esercitati
in forma associata;
f) unioni di comuni e comunità montane che esercitano in forma associata servizi
comunali, ai fini della determinazione triennale del contributo erariale. (art. 5,
D.M. 1 settembre 2000, n. 318).
Conto annuale e relazione sulla gestione del personale
3 Termine per la presentazione alla Corte dei Conti, per il tramite della Ragioneria
generale dello Stato competente per territorio e, in copia, alla sezione enti locali della
Corte dei Conti ed alla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per la
funzione pubblica - del conto delle spese per il personale sostenute nell’anno precedente,
accompagnato da una relazione sui risultati della gestione del personale.
La rilevazione è operata secondo le indicazioni e sui modelli approvati con circolare
del Ministero del tesoro. La mancata presentazione del conto e della relazione determina
la sospensione dei trasferimenti a carico dello Stato e l’applicazione di sanzione
amministrativa pecuniaria a carico del responsabile del procedimento.(art. 60,
c. 2, D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165).
Personale
3 Presentazione, in via telematica, alla presidenza del consiglio dei ministri, dipartimento
della funzione pubblica dell’elenco del personale dipendente che nell’anno
2011 ha fruito di distacco, aspettative e permessi sindacali, aspettative e permessi
sindacali, aspettative e permessi per funzioni pubbliche.(art. 50, c. 3 e 4, D.Lgs.
30 marzo 2001, n. 165; circolare dipartimento funzione pubblica, 9 marzo 2004,
n. 2/04).
Trasferimenti statali
3 (Comuni delle regioni a statuto speciale) Erogazione della seconda rata, pari ad 1/3,
dei contributi 2012 ordinario, consolidato e perequativo degli squilibri di fiscalità

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Adempimenti e scadenze
locale. (D.M. 21 febbraio 2002; art. 2, c. 45, D.L. 29 dicembre 2010, n. 225, convertito
dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10).
3 Erogazione della prima rata, pari al 60%, del contributo 2012 a valere sul fondo per
lo sviluppo degli investimenti. (D.M. 21 febbraio 2002; art. 2, c. 45, D.L. 29 dicembre
2010, n. 225, convertito dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10).
Riassetto normativo
3 Presentazione, da parte del governo, del disegno di legge annuale per la semplificazione
e il riassetto normativo volto a definire, per l’anno successivo, gli indirizzi, i
criteri, le modalità e le materie di intervento, anche ai fini della ridefinizione dell’area
di incidenza delle pubbliche funzioni, con particolare riguardo all’assetto delle
competenze dello Stato,delle regioni e degli enti locali. (art. 20, c. 1, legge 15 marzo
1997, n. 59).
Acquisti fuori convenzione Consip (1)
3 Relazione degli uffici preposti al controllo di gestione sui risultati conseguiti in termini
di riduzione di spesa, da rendere disponibile sul sito internet dell’ente. (art. 26,
c. 3, aggiunto alla legge 23 dicembre 1999, n. 488, dall’art. 1, c. 4, lett. c, D.L. 12
luglio 2004, n. 168, convertito dalla legge 30 luglio 2004, n. 191).
Contrattazione integrativa
3 Certificazione dell’organo di revisione delle specifiche informazioni sulla contrattazione
integrativa, relativa all’anno precedente. (art. 67, c. 8, D.L. 25 giugno 2008, n.
112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133; art. 40- bis, c. 3, D.Lgs. 30 marzo
2001, n. 165).
3 Trasmissione alla Corte dei conti, per il tramite della Ragioneria generale dello Stato,
delle specifiche informazioni sulla contrattazione integrativa. (art. 67, c. 8, D.L.
25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133).
3 Pubblicazione sul sito web dell’ente della documentazione sulla contrattazione integrativa
sottoposta all’organo di revisione per la certificazione. (art. 67, c. 11, D.L.
25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133).
Servizio idrico integrato
3 Termine per la richiesta, da parte dei gestori del servizio, di adeguamento per l’anno
2012 delle tariffe di acquedotto, fognatura e depurazione. (deliberazione Cipe, 18
dicembre 2008, n. 117/2008, in G.U. n. 71 del 26 marzo 2009).
Carta dì identità elettronica
3 Versamento sul c/c/p intestato alla tesoreria provinciale dello Stato di Viterbo - Capo
X - Cap. 3746, dandone comunicazione al Ministero interno, dei corrispettivi riscossi
per il rilascio delle carte d’identità elettroniche. (D.M. 22 aprile 2008; circolare
Ministero interno, direzione centrale per i servizi demografici, 30 aprile 2007,
n. 21/2007).
Bilanci aziende speciali e istituzioni
3 Deposito del bilancio presso la CCIA del proprio territorio, da parte delle aziende
speciali e delle istituzioni. Gli enti locali sono tenuti a vigilare sull’osservanza.
(art. 114, c. 5-bis, D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267, aggiunto dall’art. 25, c. 1, lett.
A, n. 6, D.L. 24 gennaio 2012, n. 1).
Indicatori della situazione economica equivalente (ISEE)
3 Adozione DPCM sulle modalità e campi di applicazione dell’Isee e sulla soglia di
reddito oltre la quale, dal 1º gennaio 2013, non possono essere più riconosciute agevolazioni
fiscali, tariffarie e provvidenze di natura assistenziale. (art. 5, D.L. 6 dicembre
2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214).
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4/2012 357
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Indici
Indice analitico
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Amministratori
Spese di rappresentanza ......................... 295
Analisi di bilancio
Equilibri di bilancio
- utilizzo dei flussi di cassa .................... 281
Bilancio di previsione
Termine per l’approvazione .................... 335
Contratti
Partenariato pubblico/privato - Corte dei conti 334
Corte dei conti
Contratti - Partenariato pubblico/privato ...... 334
Personale - Assunzioni .......................... 334
Personale - Trattamento retributivo ............ 334
Patto di stabilità interno - Elusione ............ 334
Servizi pubblici locali - Disciplina e vincoli . 328
Società partecipate - Ripiano perdite .......... 328
Indebitamento
Garanzie
- lettera di patronage ............................ 288
Lettera di patronage
Impatto sull’indebitamento ..................... 288
Ordinamento autonomie locali
Funzioni fondamentali
- esercizio in forma associata .................. 335
Unioni di comuni fino a 1000 ab. ............. 335
Patto di stabilità interno
Elusione - Corte dei conti ...................... 334
Triennio 2012-2014 ............................. 300
Personale
Assunzioni - Corte dei conti ................... 334
Trattamento retributivo - Corte dei conti ..... 334
Pubblico impiego
Assunzione di personale ........................ 335
Contratti di lavoro flessibile .................... 335
Semplificazione amministrativa
Semplificazione documentale ................... 312
Servizi pubblici locali
Disciplina e vincoli - Corte dei conti ......... 328
358 4/2012
................
Spese delle p.a.
Spese di rappresentanza ......................... 295
Società partecipate
Ripiano perdite - Corte dei conti .............. 328
Sportello unico
Novità 2011 ...................................... 318
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