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Ricordare il futuro - Universita' degli Studi "Magna Graecia"

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ecidiva in misura sim<strong>il</strong>e ai pazienti con linfonodi positivi. Il trattamento Chemioterapico(CT) rimane la<br />

terapia di scelta per la malattia metastatica dove rappresenta l’approccio di seconda e terza linea che, a<br />

differenza della CT di prima linea, che mira ad ottenere una remissione completa o quasi per un<br />

miglioramento del tempo libero da progressione, conserva unicamente lo scopo di condizionare la durata<br />

della sopravvivenza globale, non potendo perseguire come razionale applicativo la guarigione,<br />

fortemente compromessa dallo stadio avanzato della neoplasia. Nella definizione delle forme T4 dei<br />

tumori del colon-retto, rientra quindi <strong>il</strong> quadro della carcinosi peritoneale e dell’inf<strong>il</strong>trazione di altri<br />

tessuti. In passato la carcinosi peritoneale, veniva considerata una forma di malattia sistemica,<br />

intimamente correlata alle condizioni terminali dell’evoluzione neoplastica del tumore originario, e<br />

pertanto r<strong>il</strong>egab<strong>il</strong>e solo al trattamento chemioterapico sistemico, ma negli ultimi decenni ha iniziato ad<br />

indicare una condizione ancora curab<strong>il</strong>e di malattia. La carcinomatosi peritoneale (CP) rappresenta <strong>il</strong><br />

risultato dell’impianto transcelomatico delle cellule neoplastiche migrate dal T primitivo nei tumori ad<br />

interessamento a tutto spessore della parete intestinale o dell’insemenzamento intraperitoneale da<br />

disseminazione iatrogena durante l’intervento chirurgico principale. I recenti studi di biologia oncologica,<br />

oltre a restituire al peritoneo una dignità di organo non secondario, hanno permesso di modificare<br />

l’atteggiamento terapeutico nei casi di tumori T4 del colon-retto con inf<strong>il</strong>trazione peritoneale.<br />

L’innovazione delle metodiche chirurgiche e la disponib<strong>il</strong>ità di nuovi presidi terapeutici in ambito<br />

anestesiologico e chirurgico hanno consentito di poter standardizzare un approccio mirato al trattamento<br />

specifico del peritoneo, sede di malattia, con strategia terapeutica loco-regionale. La combinazione della<br />

metodica chirurgica citoriduttiva di peritonectomia con la chemio-ipertermia intraperitoneale è nata grazie<br />

agli avanzamenti scientifici del concetto di CP, in cui <strong>il</strong> primo trattamento tende allo scopo citoriduttivo<br />

e di eliminazione dei raggruppamenti neoplastici macroscopici e <strong>il</strong> secondo alla ster<strong>il</strong>izzazione dei residui<br />

tumorali minori tramite <strong>il</strong> contatto diretto delle sostanze citotossiche ad alta temperatura con le cellule<br />

neoplastiche.<br />

La messa a punto della nuova metodica (Chemioterapia in Ipertermia Intra-operatoria) ha permesso così<br />

di definire un nuovo approccio terapeutico con precisa indicazione nelle forme ad interessamento<br />

avanzato peritoneale o T4 di diversi tumori tra cui quelli del colon, di cui in particolare solo negli ultimi<br />

anni sono stati condotti studi di II fase per la verifica e la definizione dell’applicazione nei casi di IV<br />

stadio. La possib<strong>il</strong>ità di apportare dei benefici sulla sopravvivenza a lungo termine nei pazienti affetti da<br />

CP da Cancro del colon-retto è stata valutata considerando la localizzazione di malattia come un primo<br />

livello di diffusione e quindi ancora suscettib<strong>il</strong>e di controllo locale grazie alla meticolosa ed aggressiva<br />

asportazione chirurgica della tecnica messa a punto originariamente da Sugarbaker, mirata<br />

essenzialmente ad asportare <strong>il</strong> maggior numero di tessuto peritoneale inf<strong>il</strong>trato. Lo stato dell’arte della<br />

nuova metodica terapeutica nei tumori del Colon-Retto è ormai discussa dagli anni 1995 almeno, con<br />

studi confronto tra gruppi di pazienti trattati con chirurgia standard e chemioterapia sistemica e gruppi di<br />

pazienti sottoposti a chirurgia citoriduttiva e CT in ipertermia registrando una prognosi migliore con un<br />

aumento del 20%-30% circa della sopravvivenza mediana. Sicuramente un dato importante, sottolineato<br />

in tutte le casistiche, è rappresentato dalla completezza e correttezza tecnica della citoriduzione chirurgica<br />

che sembra rivelarsi una variab<strong>il</strong>e statisticamente significativa ai fini prognostici.

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