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Ricordare il futuro - Universita' degli Studi "Magna Graecia"

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UNITA’ DI ONCOLOGIA CELLULARE E MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Valter Agosti (Ricercatore di Oncologia Medica, SSD MED/06)<br />

Componenti dell’Unità: Raghavendra Vasuveda Murthy (Dottorando), Lucia Palaia, (Tirocinante di<br />

Ricerca, Regione Calabria)<br />

Cooperazione oncogenetica tra AML1-ETO e mutantazioni attivanti c-Kit in Leucemie Mieloidi<br />

Acute<br />

Le leucemie mieloidi acute (Acute Myeloid Leukemia, AML) costituiscono un insieme eterogeneo di<br />

neoplasie caratterizzate dall’espansione clonale di progenitori mieloidi. Solide evidenze sperimentali<br />

suggeriscono un modello patogenetico basato sulla cooperazione di due distinti eventi genetici, ognuno<br />

indispensab<strong>il</strong>e allo sv<strong>il</strong>uppo della malattia conclamata e che determinano 1) l’acquisizione di un<br />

vantaggio proliferativo; 2) <strong>il</strong> blocco del processo di differenziazione cellulare. Nella maggior parte delle<br />

cellule leucemiche infatti coesistono mutazioni attivanti geni regolatori della proliferazione e alterazioni<br />

di fattori trascrizionali critici nel processo di differenziazione mieloide. La più frequente alterazione<br />

genetica di quest’ultimo tipo coinvolge <strong>il</strong> core-binding factor (CBF), un fattore trascrizionale<br />

eterodimerico essenziale per la formazione del sistema ematopoietico definitivo. In particolare,<br />

l’alterazione di AML1, uno dei due elementi che costituiscono <strong>il</strong> CBF, è presente in circa <strong>il</strong> 15% di tutte<br />

le AML (40% del sottotipo FAB M2). Nella maggior parte dei casi <strong>il</strong> difetto è determinato da una<br />

traslocazione che coinvolgendo AML1 sul cromosoma 21 e <strong>il</strong> gene ETO sul cromosoma 8, t (8;21), porta<br />

al costituirsi della proteina di fusione patologica AML1-ETO. Il potenziale oncogenetico di tale molecola<br />

può però manifestarsi pienamente solo in presenza di un concomitante vantaggio proliferativo. In circa <strong>il</strong><br />

50% delle AML con t (8;21) tale secondo evento patogenetico è rappresentato da una mutazione attivante<br />

<strong>il</strong> recettore tirosino-chinasico c-Kit (CD117). C-Kit risulta per altro iperespresso, in assenza di mutazioni,<br />

in oltre <strong>il</strong> 70% di tutte le AML. C-KIT costituisce pertanto un promettente bersaglio per approcci<br />

terapeutici di inibizione molecolare specifica. Tuttavia l’inibizione mediante imatinib, in casi selezionati<br />

di AML, ha dato risultati controversi. Inoltre le più frequenti mutazioni attivanti c-Kit nelle AML (codone<br />

816, dominio chinasico) sono per lo più insensib<strong>il</strong>i all’azione dell’imatinib. <strong>Studi</strong> ulteriori sono quindi<br />

indispensab<strong>il</strong>i.<br />

Stiamo pertanto generando modelli murini di AML KITmut/AML1-ETO ut<strong>il</strong>izzando due diversi approcci:<br />

1. trasduzione mediante lentivirus portatori di construtti per AML1-ETO e forme mutate di c-KIT di<br />

cellule staminali/progenitrici e loro trapianto in ospiti condizionati;<br />

2. generazione di topi doppi knock-in inducib<strong>il</strong>i (ut<strong>il</strong>izzando l’escissione mediata dalla ricombinasi CRE<br />

la cui espressione è regolata da promotori tessuto specifici) per mutazioni attivati c-Kit (Kit ∆V558 e<br />

Kit D814V ) e AML1-ETO.<br />

Il knock-in Kit ∆V558 /AML1-ETO sono in stato avanzato di realizzazione, in collaborazione con <strong>il</strong><br />

laboratorio di Peter Besmer, al MSKCC.

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