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Ricordare il futuro - Universita' degli Studi "Magna Graecia"

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<strong>Ricordare</strong> <strong>il</strong> <strong>futuro</strong><br />

in memoria di Salvatore Venuta


Indice<br />

Presentazione del Rettore<br />

Alcuni scienziati ricordano ….<br />

Le Facoltà dell’Ateneo <strong>Magna</strong> Græcia<br />

I Dipartimenti dell’Ateneo <strong>Magna</strong> Græcia<br />

- Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica<br />

- Dipartimento di Scienze Mediche<br />

- Dipartimento di Scienze Farmacologiche<br />

- Dipartimento di Diritto dell’Organizzazione Pubblica,<br />

Economia e Società<br />

- Dipartimento di Scienze e Storia del Diritto<br />

Pubblicazioni della Facoltà di Farmacia e<br />

della Facoltà di Medicina e Chirurgia<br />

(triennio 2005-2007)<br />

Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza<br />

(triennio 2005-2007)<br />

Alcuni lavori scientifici dedicati alla memoria<br />

del Prof. Salvatore Venuta


Presentazione del<br />

Rettore


Questo libro, che raccoglie la produzione scientifica dell’Ateneo negli anni 2005-2007, è dedicato<br />

a Salvatore Venuta; è un piccolo tributo al suo grande amore per la Ricerca ed al suo instancab<strong>il</strong>e lavoro<br />

per questo Ateneo e per questa Regione.<br />

Non è certamente casuale <strong>il</strong> titolo che abbiamo voluto dare a questo lavoro: <strong>Ricordare</strong> <strong>il</strong> <strong>futuro</strong>.<br />

Infatti, come suggerisce Mario Vegetti, “<strong>il</strong> richiamo memoriale alla tradizione acquisisce senso….se esso<br />

viene riattivato in funzione di quello che speriamo, dei nostri progetti di identità e di <strong>futuro</strong>, insomma in<br />

vista non di quello che siamo stati ma di quello che vogliamo essere. Non c’è passato senza <strong>futuro</strong>”. Per<br />

questo, nel progettare <strong>il</strong> nostro <strong>futuro</strong>, dobbiamo r<strong>il</strong>eggere continuamente la tradizione del sapere che ci<br />

ha preceduti, nel nostro caso quello della <strong>Magna</strong> Graecia. Proprio in terre a noi molto vicine, quelle della<br />

<strong>Magna</strong> Graecia, nasceva nel VI sec a.C. con Alcmeone di Crotone, medico e f<strong>il</strong>osofo, un nuovo modo di<br />

indagare la natura, che ha posto le basi per la nascita della scienza moderna. Il riferimento alla figura di<br />

Alcmeone non è certo casuale in un Paese come <strong>il</strong> nostro dove troppo spesso si attribuisce alla scienza un<br />

mero valore strumentale ed ut<strong>il</strong>itaristico. Questa pubblicazione frutto e compendio di saperi diversi quali:<br />

la f<strong>il</strong>osofia del Diritto, le nanotecnologie, l’economia politica, le neuroscienze, la scienza<br />

dell’amministrazione, la bioingegneria e così ancora … vuole proprio testimoniare l’unitarietà della<br />

cultura ed affermare con forza che lo spartiacque non è fra cultura umanistica e cultura scientifica, ma fra<br />

cultura e ignoranza. E’ proprio questa l’eredità che lega <strong>il</strong> nostro Ateneo alla grande tradizione Magno-<br />

Greca.<br />

E’ certamente questo lo spirito che animava Salvatore, quando disegnava i lineamenti di un<br />

Ateneo che vedeva insieme discipline diverse dialogare all’insegna di un umanesimo sempre più pieno,<br />

proprio perché erede orgoglioso e pensoso di tanta vivacità, creatività e coraggio.<br />

Voglio ringraziare le numerose persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo<br />

volume. I Presidi Domenicantonio Rotiroti, Luigi Ventura e Giambattista De Sarro, per <strong>il</strong> prezioso lavoro<br />

di presentazione delle Facoltà da loro presiedute; i Direttori dei Dipartimenti, Giuseppe Scala, Antonio<br />

Viscomi, Alfredo Focà, Domenica Borgese e Valerio Donato, per l’attento lavoro di sintesi delle attività<br />

di Ricerca svolte dai ricercatori afferenti ai Dipartimenti da loro diretti; Luisa Infante per <strong>il</strong> complesso<br />

lavoro di coordinamento. Infine, un grazie particolare va a Franco Perticone, Tullio Barni e Giuseppe<br />

Viglietto, perché proprio con loro, è nata l’idea di raccogliere in maniera un po’ piu’ articolata le<br />

pubblicazioni dell’Ateneo e perché senza <strong>il</strong> loro costante entusiasmo questa idea, come purtroppo spesso<br />

avviene, sarebbe rimasta tale.<br />

Prof. Francesco Saverio Costanzo


Alcuni scienziati ricordano ….


Il Magnifico<br />

A "curriculum vitae" is a record of the academic contributions that is intended to define the professional<br />

life of a person. By that measure the professional life of Salvatore Venuta would be judged by any<br />

academic jury as having enriched beyond measure the fields of science and medicine. Since earning his<br />

degree as a physician "magna cum laude" and his doctorate degree in molecular biology he has<br />

continuously enriched our understanding of the mysterious molecular mechanisms of cancer and ut<strong>il</strong>ized<br />

that knowledge to relieve the burden of cancer especially for women with breast cancer. This alone is<br />

worthy of the world's respect and admiration but it is only a glimpse of the contributions made by this<br />

great man. His br<strong>il</strong>liance and productivity were accompanied by vision and leadership and perhaps it is<br />

the latter that have had the greatest impact on the lives of others. He is that rare person with an intellect<br />

that discerns the present reality and a spirit that defines a future. His passion for biomedical research has<br />

been the energy to drive the development of a biotechnology program that w<strong>il</strong>l define the science of the<br />

21 st century. His compassion for patients has been the strength required to create a medical center that w<strong>il</strong>l<br />

deliver modern molecular medicine for the citizens of southern Italy. This is a man whose professional<br />

achievements have enriched the lives of others and it is fitting that they be chronicled in this distinguished<br />

compendium developed in his honor. Others, colleagues and students, w<strong>il</strong>l long profit from reading the<br />

lessons contained here but this book's greatest and lasting value is that it honors "Il Magnifico" Professore<br />

Salvatore Venuta a man whose entire life has been a lesson to others who hope to make a difference in the<br />

world.<br />

Prof. Andrew C. von Eschenbach


Fare ricerca è una passione e una scelta di vita ma anche l’organizzazione, l’ambiente nel quale si lavora<br />

hanno la loro importanza. Si lavora meglio, oltre a produrre di più, se ci si trova a operare in un ambiente<br />

circostante che condivide la tua passione e che si è saputo dotare delle competenze umane e delle<br />

attrezzature più idonee per colpire nel segno.<br />

E' quello che sembra sia stato magicamente realizzato a Catanzaro nel Campus di ricerche<br />

Biomediche dell'Università che si erge sui colli limitrofi. Con entusiasmo e competenza vi operano<br />

biologi medici, biochimici, farmacologi, chimici, fisici e ingegneri informatici, uniti dall'obbiettivo e dalla<br />

soddisfazione di portare contributi significativi alla moderna medicina molecolare.<br />

Con questo termine si intende oggi quell'insieme di discipline che mirano a diagnosticare, prevenire e<br />

curare <strong>il</strong> maggior numero di malattie possib<strong>il</strong>e ut<strong>il</strong>izzando tutti gli strumenti che la scienza e la tecnica<br />

moderne ci mettono a disposizione, al di là e al di sopra delle tradizionali divisioni accademiche.<br />

Non c'è dubbio che i due campi che hanno fatto più progressi negli ultimi decenni siano la biologia<br />

molecolare da una parte e la scienza dei materiali dall'altra, specialmente con <strong>il</strong> suo rampollo più recente,<br />

la nanotecnologia. Molti si aspettano grandissime cose dalla confluenza di queste due discipline, una sorta<br />

di scienza dei domini materiali di ridottissime dimensioni che risolva i problemi diagnostici e terapeutici<br />

della medicina più avanzata e comprensiva.<br />

Questo è ciò che hanno ben capito a Catanzaro e che stanno tentando di realizzare con sempre maggior<br />

successo. Il valore aggiunto dell'impresa consiste proprio nella multidisciplinarietà dell'approccio. Si<br />

possono così osservare qui micrometodi di dosaggio biologico che ut<strong>il</strong>izzano le “magie" della<br />

nanotecnologia o la spettrometria di massa per individuare e saggiare nuovi marcatori tumorali, per non<br />

parlare che di alcune delle cose che gli stanno funzionando.<br />

Senza contare <strong>il</strong> fatto che tutto avviene in stretto contatto con la clinica. Ricerca sperimentale e ricerca<br />

clinica vanno di pari passo. (Si passa infatti direttamente dai laboratori alle corsie, attraverso corridoi che<br />

mettono in comunicazione i diversi ambienti e le diverse attività).<br />

Il tutto condito di grande entusiasmo, del piacere di collaborare anche se a partire da discipline così<br />

diverse, e della creatività che sola può emergere dalle menti più giovani o più giovan<strong>il</strong>i. Tanto giovani e<br />

giovan<strong>il</strong>mente disposte da strizzare l'occhio ad una eventuale apertura verso l'istituzione di spin-off e altre<br />

iniziative che possano ardire di coniugare ricerca e impresa di profitto.<br />

Ho visitato personalmente qualche tempo fa questi laboratori e questi ragazzi e ne sono rimasto<br />

sinceramente impressionato. Se sapranno continuare con la stessa competenza e la stessa passione e se<br />

sapranno adattarsi al continuo mutare dei tempi, non potranno che avere grande successo. Che auguro loro<br />

di tutto cuore.<br />

Prof. Eduardo Boncinelli


Brevi impressioni di un breve viaggio all'Università della <strong>Magna</strong> Grecia.<br />

Era una Domenica di febbraio abbastanza piovigginosa. Sul traghetto da Messina facemmo la nostra<br />

prima traversata dello stretto in compagnia di una banda di uligani calcistici e con loro fummo sorvegliati<br />

da un vero nugolo di poliziotti altrettanto grintosi. Il viaggio verso Catanzaro fu senza eventi degni di<br />

nota. Arrivati a Catanzaro Lido ci colpì l’ed<strong>il</strong>izia st<strong>il</strong>e anni sessanta o giù di lì con l’aggiunta che tutto<br />

sembrava fatto per durare pochissimo un po’ come in alcune parti delle città del sud <strong>degli</strong> Stati Uniti dove<br />

la provvisorietà delle costruzioni è un fatto molto comune. Tutto cambiò <strong>il</strong> giorno dopo all'arrivo alla<br />

Facoltà di Medicina del1’Università dove le sorprese si susseguirono a ritmo incalzante. Prima: parcheggi<br />

sufficienti per tutti e grandi palazzi tra le colline costruiti chiaramente per <strong>il</strong> <strong>futuro</strong>. Seconda: l'approccio<br />

alla facoltà tramite un androne non bellissimo ma funzionale. Ci diede la stessa impressione di un arrivo<br />

in un aeroporto canadese dove l’androne deve proteggere dal freddo e, forse qui dal caldo dell’estate del<br />

sud. All’arrivo al piano dei laboratori strumenti aggiornatissimi e un ambiente di cordiale apertura<br />

scientifica e ag<strong>il</strong>ità intellettuale. Per uno come <strong>il</strong> sottoscritto, che ha speso parti uguali di tutta una vita<br />

nelle università di 5 nazioni in due continenti vedendo lo scarsissimo progresso di quella che si può<br />

chiamare interdisciplinarietà istituzionale, fu come andare a nozze l’essere guidato a vedere <strong>il</strong> ponte che<br />

congiunge i laboratori (dove fisici, biologi, ingegneri e medici lavorano fianco a fianco) con le cliniche<br />

dove malati veri tengono i piedi per terra agli uomini di tutte le religioni scientifiche. Infine, <strong>il</strong> poter<br />

verificare di prima persona che tutto ciò non è solo sulla carta, nelle pietre e nelle cose ma che l’atmosfera<br />

umana corrisponde all’immagine esterna con entusiasmi, e puri problemi che rendono <strong>il</strong> tutto ancor più<br />

realistico, fu la sorpresa migliore di tutte. Congratulazioni per <strong>il</strong> lavoro svolto e auguri per un <strong>futuro</strong> di<br />

stab<strong>il</strong>izzazione delle innovazioni fatte e una continua produzione di novità sia scientifiche che sociali.<br />

Purtroppo varie volte in vita mia ho dovuto imparare che non sono le Università a plasmare la società<br />

attorno a loro ma è quest'ultima a condizionare lo sv<strong>il</strong>uppo delle sue Università. L'augurio migliore che vi<br />

posso fare è che le condizioni socioeconomiche delle spiagge del sud della Calabria siano tali da poter, tra<br />

alcuni anni, dire di essere stati l'eccezione che conferma 1a regola!<br />

Prof. Giacinto Scoles


LeSarDine di Copanello<br />

Mi trovavo a Copanello nell’estate del 2002, innocentemente impepato nella scuola europea di Bioetica,<br />

quando si presentò l'occasione di cenare con <strong>il</strong> Magnifico Rettore, <strong>il</strong> Professore Salvatore Venuta. Di<br />

racconti e voci sul mitico e Magnifico Professore ne avevo sentiti non pochi, negli anni e nei giorni<br />

precedenti al fatidico incontro serale.<br />

Sapevo dei suoi contributi scientifici, della sua leadership risoluta, br<strong>il</strong>lante e coraggiosa, dei suoi<br />

trascorsi a Berkeley, che automaticamente ne facevano un “comm<strong>il</strong>itone” – un alumnus, secondo <strong>il</strong><br />

costume americano - uno dei nostri, ancora prima di essersi incontrati.<br />

Ergo, la cena si prospettava stimolante e ricca di spunti, e una bella occasione per condividere un incontro<br />

di r<strong>il</strong>ievo assieme alla mia signora Paola. Le previsioni per la serata erano dunque molto buone - ma nulla<br />

lasciava prevedere la rivoluzione che da lì a poco si sarebbe scatenata sulla nostra vita.<br />

Se qualcuno mi avesse predetto, all’inizio di quella cena, che nei 5 anni seguenti avrei varcato l'oceano<br />

<strong>degli</strong> USA svariate decine di volte per ritornare a Catanzaro e dintorni avrei fatto controllare le sardine ed<br />

<strong>il</strong> Cirò alla ricerca di tracce di allucinogeni. Se mi avessero detto che sarei diventato calabrese da lì a tre<br />

anni, con residenza a Gagliato, a pochi ch<strong>il</strong>ometri dal ristorante stesso, avrei risposto di essere pure pronto<br />

a comprare <strong>il</strong> ponte di Brooklyn o <strong>il</strong> Colosseo.<br />

E avrei intimato di cambiare <strong>il</strong> canale della sfera di cristallo, e/o di farla revisionare da un tecnico<br />

stregone, se una fattucchiera avesse dichiarato di vedervi - realtà ancora più inimmaginab<strong>il</strong>e!!! - che tra le<br />

collinette sulla strada dall'aereoporto, più o meno tra i due distributori di benzina, ovvero circa nel posto<br />

dove avevamo dovuto fermare la macchina per fare passare le pecore - yes, proprio le pecore, quelle<br />

bianche, ricciute e a quatto zampe - dove c'era solo erba e neppure tanta, ecco proprio lì sarebbe sorto un<br />

complesso universitario bello come pochissimi ne ho visti al mondo, con un servizio oncologico così forte<br />

che ci avrei portato m<strong>il</strong>iardari americani e stelle della tivù, e che avremmo collaborato su programmi<br />

scientifici insieme pubblicando su Nature e tante altre riviste di r<strong>il</strong>ievo, nella speranza di fare una<br />

differenza a vantaggio di chi soffre.<br />

Ma tutto questo è successo.<br />

Che avrei trovato amicizie per la vita in Calabria, delle più care ed uniche, di quelle che restano per tutta<br />

la vita, questo invece l’avrei creduto subito - e così e' stato.<br />

Il Magnifico Rettore, Professore Salvatore Venuta, e' un profeta ed un condottiero, uno scienziato ed un<br />

guerriero, un maestro ed un attento studente di tutto e tutti. Ha visto la tecnologia nella medicina, e ha<br />

creato per primo un programma improbab<strong>il</strong>e quanto la transizione dalle pecore alla scienza di calibro<br />

mondiale in tre anni. E contro <strong>il</strong> dogma dell'accademia parruccona, e combattendo l'insidiosa guerriglia<br />

dei micropoliticismi, lo guida con generosa fermezza verso <strong>il</strong> raggiungimento di traguardi che<br />

cambieranno <strong>il</strong> rapporto dell’uomo con l’infermità e la sofferenza. Il Magnifico si rimbocca le maniche e<br />

scende in trincea con noi soldatini, nei nostri Research Days a Germaneto dove - mai visto nulla di sim<strong>il</strong>e<br />

nella mia intera vita!!! - ad ogni incontro si presentano cento e più persone, un mistomare degno della<br />

migliore tradizione calabrese, con oncologi, biologi molecolari, ingegneri meccanici ed elettronici, fisici,<br />

matematici, studenti, infermieri, ricercatori, professori, clinici, italiani, americani, rumeni, cinesi,


indiani....tutti insieme per ore e ore e ore a discutere progetti, inventare soluzioni, dividere entusiasmi,<br />

vittorie scientifiche, impantanamenti occasionali, occasionali scontri da saloon accademico... occasionali<br />

momenti di scoramento, perché no - ma ad ogni notte e' sempre seguita un'alba di luce e calore, un<br />

segnale che nell'improbab<strong>il</strong>ità del tracciato e nelle sua asperità si trovano le chiavi fondamentali del<br />

progresso contro <strong>il</strong> male.<br />

Ed è un tracciato che hai visto tu Magnifico Rettore, dove nessuno lo avrebbe osato immaginare. Per me,<br />

Magnifico, sei e sempre sarai guida ispiratrice e Maestro di scienza e di vita.<br />

Prof. Mauro Ferrari


Cenni storici sulla Facoltà di Farmacia<br />

La Facoltà di Farmacia è stata istituita nel 1990, terza realtà, dopo le Facoltà di Medicina e Chirurgia e di<br />

Giurisprudenza, del polo universitario catanzarese dell’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> di Reggio Calabria.<br />

La straordinaria localizzazione della Facoltà, ubicata sul mare Ionio a pochi ch<strong>il</strong>ometri da Catanzaro, si<br />

deve all’eccezionale generosità della Famiglia Barbieri di Catanzaro che ha concesso in comodato<br />

gratuito all’Università la struttura dell’ex-Ospedale sito in località Roccelletta di Borgia (CZ);<br />

l’insediamento della Facoltà nel Complesso “Ninì Barbieri”, sua sede attuale, avviene nel 1992.<br />

Nell’anno accademico 1991-1992 è stato attivato <strong>il</strong> I anno del corso di laurea quinquennale in Farmacia,<br />

adottando direttamente <strong>il</strong> “nuovo ordinamento”. Fino all’anno accademico 1994-1995 la Facoltà di<br />

Farmacia è stata retta da due Comitati Tecnici Ordinatori, presieduti <strong>il</strong> primo dal Prof. Giuseppe Nisticò e<br />

<strong>il</strong> secondo dal Prof. Paolo Preziosi. All’inizio del triennio accademico 1995/1996-1997/1998 si costituisce<br />

<strong>il</strong> Consiglio di Facoltà ed è stato eletto Preside <strong>il</strong> Prof. Domenicantonio Rotiroti, confermato<br />

ininterrottamente nei trienni successivi sino ad oggi. Inizialmente, l’immatricolazione avveniva secondo<br />

un numero programmato di 60 studenti. Erano inoltre previsti tre orientamenti: farmaceutico,<br />

farmacologico e biochimico-clinico. Nella sessione di Novembre 1996 si sono svolti i primi esami di<br />

laurea. Nella prima sessione del 1997 è stato attivato l’Esame di Stato per l’esercizio della professione di<br />

Farmacista, che da allora prosegue regolarmente secondo le due sessioni annuali.<br />

Nell’anno accademico 1997-1998 è stato attivato <strong>il</strong> “nuovissimo ordinamento” del corso di laurea in<br />

Farmacia, che si basa su 22 annualità suddivise in sei aree disciplinari definite (fisica-matematica,<br />

chimica, biologica, fisiopatologica, farmaceutico-tecnologica e farmacologica) e una specifica di sede. La<br />

didattica di base del corso di laurea in Farmacia è organizzata, per ciascun anno di corso, in due cicli<br />

coordinati, indicati convenzionalmente come semestre. Per quasi tutte le discipline, la Facoltà ha istituito<br />

adeguate attività di orientamento-tutorato. Obiettivo del corso di studi è la formazione di un operatore<br />

sanitario che, nell’ambito delle sue competenze scientifiche e tecnologiche multidisciplinari, contribuisce<br />

al raggiungimento <strong>degli</strong> scopi posti dal sistema sanitario, per rispondere in modo adeguato alle esigenze<br />

mutevoli della società nel settore.<br />

Nell’anno accademico 1997-1998 la Facoltà di Farmacia attiva la Scuola di Specializzazione in Farmacia<br />

Ospedaliera, unica esistente in Calabria. Essa prevede un corso di studi di durata triennale ed ha lo scopo<br />

di assicurare ai laureati delle discipline farmaceutiche la formazione professionale rivolta ai settori di<br />

farmacia delle istituzioni ospedaliere e di quelle operanti nel territorio. Alla Scuola di Specializzazione,<br />

aperta a tutti i laureati in Farmacia e in Scienze e Tecnologie Farmaceutiche, si accede per concorso<br />

pubblico bandito annualmente dall’Università. Il numero <strong>degli</strong> specializzandi iscritti a ciascun anno di<br />

corso è pari a dieci più tre riservisti. La Scuola è diretta dalla sua nascita dal Prof. Domenicantonio<br />

Rotiroti.<br />

Il corso di specializzazione comprende varie aree didattiche (biologica, chimico-analitica farmaceutica e<br />

tecnologico-applicativa), alle quali sono dedicate almeno 2400 ore. Le attività pratiche <strong>degli</strong><br />

specializzandi sono effettuate, oltre che presso i laboratori di ricerca della Facoltà, anche presso le<br />

maggiori Aziende ospedaliere e territoriali della Regione Calabria, grazie ad un’apposita convenzione,


fatto questo che non solo consente agli specializzandi di prendere diretto ed immediato contatto con <strong>il</strong><br />

mondo del lavoro e con le realtà presenti sul territorio, ma anche di poter svolgere <strong>il</strong> tirocinio e parte<br />

dell’attività didattica senza essere costretti a lunghi spostamenti e frequenti cambi di sede. L’accesso al<br />

mondo del lavoro è regolato da norme che consentono agli specialisti in Farmacia Ospedaliera l’accesso<br />

alla funzione di Farmacista Dirigente di II e I livello sia in ambito territoriale, nel settore farmaceutico,<br />

che in ambito ospedaliero, nella medicina interna.<br />

Nell’anno accademico 1999-2000 è stato attivato <strong>il</strong> Diploma Universitario in Tecniche Erboristiche, di<br />

durata triennale.<br />

Nell’anno accademico 2001-2002 diventa operativa la riforma universitaria delle classi di lauree triennali<br />

e specialistiche con l’introduzione del sistema dei crediti formativi universitari (CFU). La Facoltà di<br />

Farmacia ripropone la propria offerta formativa istituendo nell’ambito della classe di laurea 14/S i corsi di<br />

laurea specialistica in Farmacia e in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche e quelli di laurea triennale in<br />

Scienze e Tecnologie Erboristiche, Tossicologia dell’Ambiente, Informazione Scientifica sul Farmaco,<br />

Chimica e Tecnologie dei Prodotti Alimentari e Dietetici, Scienze e Tecnologie dei Prodotti Cosmetici.<br />

Dei corsi istituiti sono stati attivati la laurea specialistica in Farmacia e le lauree triennali in Tossicologia<br />

dell’Ambiente e Scienze e Tecnologie Erboristiche. Le due lauree triennali restano attive, rispettivamente,<br />

fino all’anno accademico 2003-2004 e 2004-2005.<br />

Nell’anno accademico 1999-2000 è stato attivato <strong>il</strong> Dipartimento di Scienze Farmacobiologiche, cui<br />

afferiscono tutti i Professori e i Ricercatori della Facoltà e diretto, inizialmente, dal Prof. Gianfranco Di<br />

Renzo e, successivamente, dalla Prof.ssa Dominica Borgese. Il Dipartimento, come di seguito verrà<br />

evidenziato, attraverso l’integrazione di diverse competenze, si prefigge le finalità di promuovere e<br />

coordinare le attività di ricerca riguardanti la progettazione, la sintesi, la caratterizzazione analitica e la<br />

valutazione <strong>degli</strong> effetti biologici di composti ad attività farmacobiologiche oltre che l’isolamento e le<br />

peculiarità chimiche e biologiche di prodotti naturali; nell’affrontare tali problematiche sono presi in<br />

considerazione anche gli aspetti biochimici e di biologia molecolare e cellulare.<br />

Nell’anno accademico 2001-2002 è stato attivato <strong>il</strong> corso di Dottorato di Ricerca in Scienze<br />

Farmaceutiche della durata di tre anni. Gli obiettivi formativi riguardano la creazione di esperti ricercatori<br />

nei settori professionalizzanti della Facoltà di Farmacia. Inizialmente, i dottorandi erano pari a tre unità,<br />

poi cresciuti fino agli attuali cinque per ciclo. Le collaborazioni scientifiche che ruotano intorno al<br />

Dottorato riguardano prestigiose Università Italiane ed estere, tra le quali si annoverano le Università di<br />

Catania, di Napoli “Federico II”, di Roma “La Sapienza”, di Siena e Innsbruck (Austria), la Open<br />

University di M<strong>il</strong>ton Keynes (UK) e la Ohio-State University di Columbus Ohio (USA).<br />

Dal 1989 afferisce alla Facoltà di Farmacia, l’Istituto di Biotecnologie Applicate alla Farmacologia del<br />

CNR che, in seguito al riordino dell’Ente di ricerca, diventa nel 2000 sezione di Farmacologia dell’Istituto<br />

di Scienze Neurologiche di Piano Lago (CS). L’interazione tra i docenti della Facoltà di Farmacia e i<br />

ricercatori del CNR ha dato vita a numerose collaborazioni che hanno consentito lo svolgimento di<br />

ricerche pubblicate su prestigiose riviste internazionali nonché la presentazione e <strong>il</strong> finanziamento di<br />

progetti scientifici nell’ambito della neurofarmacologia.


Cenni storici sulla Facoltà di Giurisprudenza<br />

La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> “<strong>Magna</strong> Graecia” di Catanzaro eroga, dal 2001,<br />

la propria offerta formativa nel Campus Universitario “S. Venuta” di Germaneto.<br />

I Presidi della Facoltà sono stati: dal 1983 al 1995, <strong>il</strong> Prof. Alessandro Corbino, Ordinario di Diritto<br />

romano e diritti dell’antichità; dal 1995 al 2001, <strong>il</strong> Prof. Sebastiano Ciccarello, Ordinario di Diritto<br />

privato; dal 2001 ad oggi, <strong>il</strong> Prof. Luigi Ventura, Ordinario di Diritto costituzionale.<br />

La pianificazione dell’offerta didattica è determinata sulle linee guida dettate dal Consiglio di Facoltà con<br />

l’aus<strong>il</strong>io della Commissione didattica, che la istruisce anche sulla base di valutazioni annuali, definendone<br />

altresì i criteri. L’organizzazione didattica della Facoltà di Giurisprudenza contempla la suddivisione delle<br />

attività in semestri, l’espletamento delle prove intermedie di verifica dell’apprendimento, l’indicazione<br />

dei percorsi formativi di indirizzo, la predisposizione e la distribuzione anonima di schede di valutazione<br />

della didattica, la calendarizzazione ragionata delle prove d’esame e l’elaborazione della prova finale.<br />

Gli insegnamenti attivati nel triennio 2005-2007 sono stati complessivamente 129, dei quali 25 sono stati<br />

coperti con titolarità, 2 con titolarità e disponib<strong>il</strong>ità interna, 65 per disponib<strong>il</strong>ità interna (di cui 3 per<br />

disponib<strong>il</strong>ità di Ateneo), 1 per disponib<strong>il</strong>ità interna e mediante contratto di affidamento, 21 mediante<br />

contratto di affidamento (di cui 1 coperto per disponib<strong>il</strong>ità gratuita) e, infine, 14 coperti mediante<br />

supplenza esterna.<br />

Nel complesso, la Facoltà si caratterizza, oltre che per l’elevato valore scientifico e per <strong>il</strong> prestigio<br />

accademico, anche per la giovane età media del suo corpo docente.<br />

Le infrastrutture dell’Edificio giuridico - economico comprendono 14 aule (per un totale di circa 1.600<br />

posti a sedere) munite di attrezzature tecniche audio-visive. La struttura dispone, inoltre, di due laboratori<br />

informatici comprensivi di 44 postazioni e di un sistema di videoconferenza.<br />

Gli esiti dell’attività scientifica dei docenti e dei ricercatori della Facoltà di Giurisprudenza trovano<br />

espressione, innanzitutto, nelle pubblicazioni della Collana di Facoltà, edita fino al 2007 dalle Edizioni<br />

Scientifiche Italiane e, dal 2008, dalla Casa editrice Rubbettino, nonché in numerosi convegni (di portata<br />

nazionale e internazionale), seminari e altre importanti iniziative di carattere scientifico.<br />

Alla Facoltà di Giurisprudenza si collegano i tre dipartimenti giuridici (<strong>il</strong> Dipartimento di Scienza e Storia<br />

del Diritto, <strong>il</strong> Dipartimento di Diritto dell’Organizzazione pubblica, Economia e Società e <strong>il</strong> Dipartimento<br />

di <strong>Studi</strong> Giuridici istituito nel 2008 e che per questo non compare nella presentazione dei dipartimenti),<br />

che trovano la propria ubicazione nel medesimo Edificio destinato allo svolgimento delle attività<br />

didattiche.<br />

Il Dipartimento di Scienza e Storia del Diritto è sede consorziata di diversi dottorati di ricerca, è sede<br />

amministrativa del Dottorato in Teoria del diritto e Ordine giuridico europeo, in collaborazione con<br />

l’Università di Jaèn (Spagna), ed ha altresì attivato diversi Master di I e di II livello. Nella collana dei<br />

Quaderni del Dipartimento di Scienza e Storia del Diritto, edita dalla casa editrice G. Giappichelli, fino al<br />

2007 sono stati pubblicati 31 volumi, tutti di elevato livello scientifico, comprendenti studi monografici e<br />

atti di convegni inerenti ai temi di ricerca di specifico interesse del Dipartimento.


Il Dipartimento di Diritto dell’Organizzazione pubblica, Economia e Società è sede consorziata di diversi<br />

dottorati di ricerca, sede amministrativa del Dottorato in Economia e management in sanità, in<br />

collaborazione con l’Università “Federico II” di Napoli, ed ha anch’esso attivato diversi Master di I e II<br />

livello.<br />

Il Dipartimento di <strong>Studi</strong> Giuridici nasce, infine, allo scopo di promuovere ricerche di diritto positivo,<br />

incentivando la cooperazione tra studiosi di diversa estrazione e coltivando, tra gli altri, studi sul sistema<br />

delle fonti del diritto; sul biodiritto e sul diritto di famiglia; sul riconoscimento e sulla tutela dei diritti e<br />

dei doveri costituzionali; sui rapporti tra Stato e confessioni religiose e sullo statuto costituzionale del<br />

principio di laicità; sulle nuove frontiere del diritto privato, del diritto penale, del diritto amministrativo,<br />

del diritto dei trasporti, del diritto internazionale e del diritto dell’Unione europea.<br />

La Biblioteca giuridica, che troverà a breve posto nei locali appositamente dedicat<strong>il</strong>e nel Campus di<br />

Germaneto, è dotata di moltissimi volumi italiani ed internazionali, nonché delle più prestigiose riviste e<br />

collane nazionali aventi carattere giuridico.


Cenni storici sulla Facoltà di Medicina e Chirurgia<br />

La storia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Catanzaro si identifica con la storia della<br />

stessa Università. Nel periodo 1967/68 viene costituito <strong>il</strong> Consorzio per l’Università di Reggio Calabria, e<br />

<strong>il</strong> Consorzio per la Promozione della Cultura e <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> Universitari di Catanzaro. Quest’ultimo viene<br />

istituito con decreto prefettizio del 18 gennaio 1979 e vede come presidente <strong>il</strong> giudice Salvatore Blasco,<br />

animatore instancab<strong>il</strong>e di ogni iniziativa idonea al raggiungimento <strong>degli</strong> insediamenti universitari a<br />

Catanzaro. In seguito con la legge n. 590 del 14 agosto 1982, viene istituita l’Università <strong>degli</strong> studi di<br />

Reggio Calabria, che contempla anche l’istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia a Catanzaro.<br />

L'istituzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia significava la naturale conclusione di legittime<br />

aspirazioni culturali della Città. Il primo preside di Facoltà è <strong>il</strong> Prof. Vincenzo Bocchini che rimase in<br />

carica fino al settembre 1985. Inizialmente fu prescelta quale sede della Facoltà <strong>il</strong> Seminario Pio X, che<br />

era, in sostanza, una delle sedi più idonee di tutta la città. Seguono al Prof. Vincenzo Bocchini i presidi<br />

Prof. Salvatore Venuta (dal 1985 al 1997), Prof. Pierluigi Mattioli (dal 1997-23/06/1999) ed <strong>il</strong> Prof.<br />

Amato Amati (dal 5/07/1999 al 15/01/2000). L’anno 1998 è sicuramente l’anno più importante per<br />

l’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> <strong>Magna</strong> Græcia di Catanzaro e quindi anche per la Facoltà di Medicina e<br />

Chirurgia, infatti l’Ateneo realizza la propria autonomia con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del<br />

13 gennaio 1998 del decreto ministeriale del 29 dicembre 1997. Da quel momento in poi l’offerta<br />

formativa della Facoltà si è andata gradualmente arricchita di nuovi corsi e si è rinnovata, adeguandosi<br />

alle tendenze generali del mercato del lavoro. Nell’anno accademico 2004/05, preside <strong>il</strong> Prof. Francesco<br />

S. Costanzo (dal 2000 al 24/05/2007), vengono attivati oltre 15 corsi di laurea triennale e 8 corsi di laurea<br />

specialistica (Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria, Scienze Motorie, Biotecnologie<br />

mediche veterinarie e farmaceutiche, Medicina Veterinaria e Professioni Sanitarie Infermieristiche e<br />

Professione Sanitaria Ostetrica/o, Professioni Sanitarie della Riab<strong>il</strong>itazione, Professioni Sanitarie della<br />

Prevenzione) 3 Dottorati di Ricerca, 36 Scuole di Specializzazione, numerosi master di I livello e II<br />

livello e 20 Corsi di perfezionamento. Allo stesso modo negli anni si è cresciuta e si è intensificata<br />

l’attività di ricerca scientifica, che, come attestano le graduatorie nazionali, sta segnando elevati valori<br />

produttivi. Con <strong>il</strong> Campus “Salvatore Venuta” di Germaneto, la Facoltà di Medicina e Chirurgia vede<br />

gradualmente concretizzarsi tutte quelle iniziative e quei progetti che nel corso di questi anni hanno visto<br />

la luce. Nel Campus è oggi rappresentata l’interdisciplinarietà dei saperi e delle conoscenze, come


testimoniato dal gran numero di ricercatori di numerose discipline, tale condizione si presenta come<br />

un’alternativa forse decisiva per un processo evolutivo della conoscenza e della ricerca.<br />

Le Scuole di Specializzazione attivate presso la Facoltà sono 36 per i laureati in Medicina e Chirurgia e 6<br />

per i laureati presso altre Facoltà, e coprono praticamente tutti i settori disciplinari.<br />

La Facoltà di Medicina e Chirurgia ha attivato per <strong>il</strong> prossimo anno <strong>il</strong> corso di laurea in Biotecnologie ed i<br />

seguenti corsi di laurea triennale nelle Professioni Sanitarie: Infermieristica, Dietista, Fisioterapia,<br />

Logopedista, Ortottista assistente in Oftalmologia, Terapista occupazionale, Tecnico di radiologia medica.<br />

Sono sede di formazione le strutture delle Aziende di riferimento della Facoltà e le strutture accreditate ai<br />

sensi Art. 6 della Legge 502/1992. Complessivamente sono quasi 800 i posti disponib<strong>il</strong>i suddivisi tra la<br />

sede di Catanzaro e i Poli di Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Montalbano Ionico, in provincia di<br />

Matera, Reggio Calabria, Vibo Valentia.<br />

Numerosi anche i corsi di perfezionamento: epidemiologia, formazione manageriale per operatori sanitari,<br />

flebologia, farmacobiologia delle sostanze da abuso, medicina delle farmacotossicodipendenze, chirurgia<br />

estetica ambulatoriale, riab<strong>il</strong>itazione geriatrica, nutrizione clinica, endoscopia digestiva, fisiopatologia<br />

digestiva, medicina penitenziaria, medicina delle assicurazioni private, diabetologia, fisioterapia e<br />

riab<strong>il</strong>itazione dell'apparato respiratorio.<br />

Molte sono le possib<strong>il</strong>ità che la Facoltà offre a chi vuole proseguire gli studi post-laurea: i dottorati di<br />

ricerca, per chi desidera intraprendere la carriera accademica, le scuole di specializzazione, i master di<br />

primo e secondo livello, per un costante aggiornamento nell’ambito delle professioni mediche.<br />

Nell’ottica di un’apertura internazionale e di scambio dello studio e dell’attività di ricerca, i docenti della<br />

Facoltà hanno stretto collaborazioni con colleghi di importanti università estere per avviare progetti<br />

avanzati di didattica e di ricerca scientifica.<br />

Il Consiglio di Facoltà, presieduto dal Preside discute e delibera su tutti gli aspetti della vita della Facoltà,<br />

definendo, tra l'altro, gli ordinamenti <strong>degli</strong> studi, pianificando lo sv<strong>il</strong>uppo della Facoltà, coordinando le<br />

attività didattiche dei Corsi di Laurea e deliberando sull'attivazione e sulla copertura dei corsi e <strong>degli</strong><br />

insegnamenti. A tal fine si avvale della collaborazione di 8 Commissioni Istruttorie permanenti, quali<br />

quelle per la didattica, per <strong>il</strong> coordinamento delle attività assistenziali, per le Scuole di Specializzazione,<br />

per le Lauree Triennali, per la Ricerca, per l’orientamento e <strong>il</strong> tutorato, per l’Alta Formazione e per i<br />

Rapporti con l’estero<br />

Il Preside è coadiuvato da un Ufficio di Presidenza, coordinato dal Prof. Arturo Puija (puija@unicz.it) e<br />

costituito dai Proff.:<br />

Rosa D. Grembiale rdgrembiale@unicz.it


Luca Gallelli gallelli@unicz.it<br />

Olimpio Galasso galasso@unicz.it<br />

Giuseppe Costante costante@unicz.it<br />

Nicola Lombardo nlombardo@unicz.it<br />

Sede: Viale Europa, Loc. Germaneto 88100 Catanzaro<br />

Edificio delle Bioscienze<br />

Segreteria Presidenza: Tel. 0961.3694079<br />

Management didattico: Tel. 0961.3694199/4206<br />

ema<strong>il</strong>: presidenzamed@unicz.it


I Dipartimenti dell’Ateneo<br />

“<strong>Magna</strong> Græcia”


Dipartimento di Medicina<br />

Sperimentale e Clinica


La ricerca scientifica nel Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica “G. Salvatore”<br />

Il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica “G. Salvatore” (DMSC) include le seguenti figure di<br />

ricercatori: Prof. Ordinari (39), Prof. Associati (19) e Ricercatori (48). Il DMSC è caratterizzato dalla<br />

presenza di gruppi di ricerca focalizzati su un pannello di macro aree scientifiche, quali Bio-medicina,<br />

Medicina molecolare e clinica, Scienze chirurgiche ed odonto-stomatologiche, Bio-ingegneria,<br />

Nanotecnologie e Bio-informatica, Veterinaria. Questa diversificazione scientifica, pressoché unica nel<br />

panorama nazionale, è stata recepita dai singoli gruppi di ricerca come un’opportunità per promuovere<br />

una fattiva integrazione scientifica. In questo contesto, la produttività scientifica del DMSC nel solo anno<br />

2007 si è espansa in modo significativo con un totale di 207 pubblicazioni su riviste scientifiche<br />

internazionali. In accordo con questi dati, i gruppi di ricerca hanno applicato con successo ad agenzie e<br />

fondazioni per finanziamenti alla ricerca scientifica, quali AIRC, Telethon, CEE-FP6/7, MIUR. Il totale<br />

dei finanziamenti ha raggiunto la somma di € 3.218.887,97.


Area di Biomedicina


UNITA’ DI ONCOLOGIA CELLULARE E MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Valter Agosti (Ricercatore di Oncologia Medica, SSD MED/06)<br />

Componenti dell’Unità: Raghavendra Vasuveda Murthy (Dottorando), Lucia Palaia, (Tirocinante di<br />

Ricerca, Regione Calabria)<br />

Cooperazione oncogenetica tra AML1-ETO e mutantazioni attivanti c-Kit in Leucemie Mieloidi<br />

Acute<br />

Le leucemie mieloidi acute (Acute Myeloid Leukemia, AML) costituiscono un insieme eterogeneo di<br />

neoplasie caratterizzate dall’espansione clonale di progenitori mieloidi. Solide evidenze sperimentali<br />

suggeriscono un modello patogenetico basato sulla cooperazione di due distinti eventi genetici, ognuno<br />

indispensab<strong>il</strong>e allo sv<strong>il</strong>uppo della malattia conclamata e che determinano 1) l’acquisizione di un<br />

vantaggio proliferativo; 2) <strong>il</strong> blocco del processo di differenziazione cellulare. Nella maggior parte delle<br />

cellule leucemiche infatti coesistono mutazioni attivanti geni regolatori della proliferazione e alterazioni<br />

di fattori trascrizionali critici nel processo di differenziazione mieloide. La più frequente alterazione<br />

genetica di quest’ultimo tipo coinvolge <strong>il</strong> core-binding factor (CBF), un fattore trascrizionale<br />

eterodimerico essenziale per la formazione del sistema ematopoietico definitivo. In particolare,<br />

l’alterazione di AML1, uno dei due elementi che costituiscono <strong>il</strong> CBF, è presente in circa <strong>il</strong> 15% di tutte<br />

le AML (40% del sottotipo FAB M2). Nella maggior parte dei casi <strong>il</strong> difetto è determinato da una<br />

traslocazione che coinvolgendo AML1 sul cromosoma 21 e <strong>il</strong> gene ETO sul cromosoma 8, t (8;21), porta<br />

al costituirsi della proteina di fusione patologica AML1-ETO. Il potenziale oncogenetico di tale molecola<br />

può però manifestarsi pienamente solo in presenza di un concomitante vantaggio proliferativo. In circa <strong>il</strong><br />

50% delle AML con t (8;21) tale secondo evento patogenetico è rappresentato da una mutazione attivante<br />

<strong>il</strong> recettore tirosino-chinasico c-Kit (CD117). C-Kit risulta per altro iperespresso, in assenza di mutazioni,<br />

in oltre <strong>il</strong> 70% di tutte le AML. C-KIT costituisce pertanto un promettente bersaglio per approcci<br />

terapeutici di inibizione molecolare specifica. Tuttavia l’inibizione mediante imatinib, in casi selezionati<br />

di AML, ha dato risultati controversi. Inoltre le più frequenti mutazioni attivanti c-Kit nelle AML (codone<br />

816, dominio chinasico) sono per lo più insensib<strong>il</strong>i all’azione dell’imatinib. <strong>Studi</strong> ulteriori sono quindi<br />

indispensab<strong>il</strong>i.<br />

Stiamo pertanto generando modelli murini di AML KITmut/AML1-ETO ut<strong>il</strong>izzando due diversi approcci:<br />

1. trasduzione mediante lentivirus portatori di construtti per AML1-ETO e forme mutate di c-KIT di<br />

cellule staminali/progenitrici e loro trapianto in ospiti condizionati;<br />

2. generazione di topi doppi knock-in inducib<strong>il</strong>i (ut<strong>il</strong>izzando l’escissione mediata dalla ricombinasi CRE<br />

la cui espressione è regolata da promotori tessuto specifici) per mutazioni attivati c-Kit (Kit ∆V558 e<br />

Kit D814V ) e AML1-ETO.<br />

Il knock-in Kit ∆V558 /AML1-ETO sono in stato avanzato di realizzazione, in collaborazione con <strong>il</strong><br />

laboratorio di Peter Besmer, al MSKCC.


Sono stati generati numerosi costrutti lentivirali che sono in corso di sperimentazioni in vitro in sistemi di<br />

differenziazione mieloide. Sono in via di ottimizzazione procedure di purificazione e trasduzione di<br />

progenitori ematopoietici murini.<br />

La generazione di modelli murini, sistemi sperimentali ad elevato livello di integrazione funzionale,<br />

potrebbe consentire una migliore definizione dei meccanismi molecolari su cui si basa la cooperazione<br />

oncogenetica AML1-ETO/c-KIT permettendo l’individuazione di molecole chiave, la cui inibizione<br />

specifica potrebbe sinergizzare con l’inibizione di KIT e/o ovviare al problema della farmaco-resistenza.<br />

Evento questo che rappresenta attualmente <strong>il</strong> limite principale nell’ut<strong>il</strong>izzo clinico dell’imatinib.<br />

Nel contempo tali modelli potrebbero rappresentare un prezioso strumento di sperimentazione<br />

farmacologica. Numerose molecole che hanno mostrato in vitro di inibire forme mutate di c-KIT resistenti<br />

all’imatinib, necessitano infatti di validazione in vivo.


UNITA’ DI ANATOMIA UMANA<br />

Coordinatore dell’Unità: Tullio Barni (Professore Ordinario di Anatomia, SSD BIO/16)<br />

<strong>Studi</strong>o in vitro del ruolo di alcuni ormoni, fattori di crescita e citochine sulla differenziazione e<br />

migrazione (plasticità) di neuroblasti olfattivi.<br />

L’interesse di questo campo di ricerca trae origine dalla identificazione e dallo studio di quei fattori e dei<br />

relativi meccanismi biologici, che contribuiscono ad indirizzare <strong>il</strong> destino differenziativo di cellule non<br />

ancora pienamente differenziate (neuroblasti).<br />

Le ricerche vengono effettuate in collaborazione con <strong>il</strong> Dipartimento di Anatomia Umana, Istologia e<br />

Medicina Legale dell'Università di Firenze.


UNITA’ DI ENDOCRINOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Antonino Belfiore (Professore Ordinario di Endocrinologia, SSD MED/13).<br />

Componenti dell’Unità: Antonella Sacco, Alaide Morcavallo, Giuseppe Panini, Marco Genua,<br />

Antonietta Fava, Stefania Giuliano<br />

Ruolo del sistema dell’IGF-I nella patologia tumorale: meccanismi molecolari ed implicazioni<br />

terapeutiche<br />

Background: Il sistema dell’IGF-I ha un ruolo chiave nella regolazione della proliferazione e<br />

dell’apoptosi cellulare ed ha un ruolo permissivo sulla trasformazione maligna. Il recettore insulinico,<br />

oltre a regolare l’omeostasi glicidica, è un componente essenziale del sistema dell’IGF-I; infatti, è<br />

altamente omologo a quello IGF-I (IGF-IR) e forma dei recettori ibridi con quest’ultimo. Negli ultimi 20<br />

anni si è assistito ad un notevole incremento dell’obesità e del diabete di tipo II, ambedue strettamente<br />

associati ad insulinoresistenza con conseguenti alterazioni del sistema dell’IGF-I ed aumento<br />

dell’incidenza di diversi istotipi tumorali.<br />

Risultati: abbiamo dimostrato che <strong>il</strong> recettore dell’insulina regola l’attività del sistema dell’IGF-I in<br />

diversi tumori umani dove è, iperespresso. In particolare, questi tumori, associati ad insulinoresistenza,<br />

iperesprimono una isoforma fetale del recettore insulinico e recettori ibridi IR/IGF-IR. Abbiamo anche<br />

descritto nuovi meccanismi mediante i quali IR attiva effetti proliferativi. Abbiamo inoltre identificato un<br />

nuovo meccanismo di regolazione trascrizionale di IGF-IR da parte di ormoni steroidei. Questi studi<br />

hanno permesso l’identificazione di nuovi target per terapie oncologiche innovative.<br />

Il cancro della tiroide: alterazioni molecolari ed aspetti epidemiologici<br />

Background: Il cancro della tiroide è la neoplasia maligna più frequente del sistema endocrino.<br />

Nonostante la maggior parte di questi tumori sia rappresentata da istotipi differenziati, una percentuale del<br />

10-15% è costituita da forme aggressive. Esiste quindi la necessità di identificare nuove terapie per questi<br />

tumori che non sono guarib<strong>il</strong>i con le terapie convenzionali.<br />

Risultati: Abbiamo recentemente dimostrato che la mutazione BRAF T1796A nel carcinoma pap<strong>il</strong>lare<br />

della tiroide è associata ad un fenotipo più aggressivo, specie nei microcarcinomi, dove permette di<br />

identificare quei casi che possono dare metastasi e necessitano quindi di una terapia più aggressiva.


UNITA’ DI ENDOCRINOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Antonio Brunetti (Ricercatore di Endocrinologia, SSD MED/13)<br />

Componenti dell’Unità: Eusebio Chiefari, Francesco Paonessa, Ilaria Le Pera, Stefania Iiritano,<br />

Giuseppina Covello, Aurora Nocera, Vanessa Costa, Giuseppe Brunetti, Frank Wu, Amy S. Lee,<br />

Guidalberto Manfioletti, Monica Fedele, Alfredo Fusco, Elio Gulletta, Daniela Foti.<br />

Genetica molecolare del diabete mellito di tipo 2 e ruolo dell’insulino-resistenza nella<br />

trasformazione neoplastica<br />

La resistenza insulinica è una caratteristica preminente del diabete mellito di tipo 2 e delle altre malattie<br />

dismetaboliche, quali l’obesità e la sindrome plurimetabolica o sindrome X, nelle quali i livelli plasmatici<br />

di insulina sono spesso elevati per un compensatorio aumento della secrezione insulinica da parte delle<br />

beta-cellule pancreatiche. Il recettore dell’insulina (RI) gioca un ruolo chiave nella fisiopatologia<br />

dell’azione insulinica. Anomalie a carico del RI, accompagnandosi ad alterazioni della trasduzione del<br />

segnale ormonale, possono determinare insulino-resistenza e diabete mellito conclamato. La proteina<br />

HMGA1 è un fattore nucleare architetturale importante nella trascrizione genica negli eucarioti. Un nesso<br />

tra la proteina HMGA1 e <strong>il</strong> RI è stato stab<strong>il</strong>ito in precedenza dal nostro gruppo, in seguito<br />

all’osservazione che l’HMGA1 costituisce un fatto necessario nell’attivazione funzionale del gene che<br />

codifica per <strong>il</strong> RI umano (J. Clin. Invest. 1996; FASEB J, 2001; Mol. Cell. Biol., 2003). A riprova che un<br />

legame tra queste due proteine esiste in vivo, nell’organismo in toto, recentemente abbiamo identificato<br />

un nuovo difetto genetico a carico di HMGA1 in alcuni pazienti diabetici con ridotta espressione del RI.<br />

La riproduzione di tale difetto in modelli sperimentali animali (topi knockout per Hmga1) riduceva<br />

significativamente l’espressione genica del RI nei tessuti bersaglio dell’insulina (tessuto muscolare,<br />

fegato e tessuto adiposo), con conseguente insorgenza del fenotipo diabetico (Nat. Med., 2005).<br />

Numerose evidenze epidemiologiche e cliniche mostrano una stretta associazione del diabete mellito di<br />

tipo 2 e dell’obesità con <strong>il</strong> cancro del colon, fegato, pancreas, mammella e endometrio. I meccanismi<br />

molecolari di questa associazione non sono noti; tuttavia, sembra plausib<strong>il</strong>e che l’iperinsulinismo cronico<br />

(vero e proprio marchio di resistenza insulinica) possa agire come fattore di stimolo alla proliferazione,<br />

costituendo di fatto un importante fattore di rischio neoplastico nei pazienti affetti. In questo ambito,<br />

un’iperespressione del RI sostenuta da HMGA1 e dai suoi partner molecolari è stata riportata dal nostro<br />

gruppo nel tessuto tumorale mammario di alcune pazienti sottoposte ad intervento chirurgico per cancro<br />

della mammella, affette contemporaneamente da resistenza insulinica e diabete mellito di tipo 2 (Cancer<br />

Res., 2006).<br />

Recentemente, impiegando modelli in vitro di cellule neoplastiche animali ed umane, abbiamo dimostrato<br />

che i tiazolidinedioni (TZD), farmaci antidiabetici di nuova generazione, sono in grado di abbassare i<br />

livelli di RI sulla membrana citoplasmatica di queste cellule attraverso meccanismi molecolari che<br />

regolano negativamente l’attività trascrizionale di HMGA1, Sp1, C/EBPbeta e AP-2 nell’ambito del gene<br />

che codifica per <strong>il</strong> RI (Endocr. Relat. Cancer, 2008). Tale riduzione, attenuando gli effetti indesiderati<br />

dell’iperinsulinismo sulla crescita e sulla proliferazione cellulare potrebbe diminuire l’incidenza del


cancro nei soggetti diabetici e obesi a più alto rischio di neoplasie. Ricerche epidemiologiche specifiche,<br />

tendenti a dimostrare una relazione tra l’uso dei farmaci TZD e l’incidenza di tumori nella popolazione<br />

diabetica sono state avviate dal nostro gruppo di ricerca.<br />

RILEVANZA NEL CONTESTO SPECIFICO<br />

La comprensione dei meccanismi molecolari che regolano l’espressione genica del RI e migliorano la<br />

sensib<strong>il</strong>ità insulinica potrà essere di ut<strong>il</strong>e aus<strong>il</strong>io nell’allestimento di nuovi approcci diagnostico-<br />

preventivi e terapeutici nei soggetti con fam<strong>il</strong>iarità per obesità e diabete mellito, nei quali le misure atte a<br />

prevenire o a migliorare lo stato di insulino-resistenza e di iperinsulinismo potrebbero risultare ut<strong>il</strong>i anche<br />

nella prevenzione del cancro.


UNITA’ DI IMMUNOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Ennio Carbone (Professore Associato di Patologia Generale, SSD MED/04)<br />

Componenti dell’Unità: Talib Almosawi, Rosanna LaRocca, Ilenia Aversa, Cinzia Garofano, Valerio<br />

Mazzei<br />

Cellule NK e progressione tumorale<br />

L’immunità innata è la prima linea di difesa contro le infezioni e altre noxe patogene come cellule<br />

trasformate o trapiantate. I linfociti NK sono un importante componente dell’immunità innata. Abbiamo<br />

sv<strong>il</strong>uppato tecnologie e progetti che analizzano <strong>il</strong> potenziale ruolo dei linfociti NK umani in diverse<br />

patologie. Il gruppo ha due estensioni: una presso <strong>il</strong> Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica “G<br />

Salvatore” dell’Università <strong>Magna</strong> Grascia e l’altra presso i laboratori del Microbiology e Tumorbiology<br />

Department del Karolinska Institutet di Stoccolma.<br />

L’obiettivo principale della nostra ricerca nei laboratori del Tumor immunology lab UMG è di chiarire gli<br />

aspetti molecolari dell’interazione tumore linfociti NK nell’uomo.<br />

I nostri risultati hanno dimostrato che i linfociti NK riconoscono ed eliminano con grande efficienza<br />

cellule di Mieloma Multiplo ottenute da biopsie midollari. Dati recenti hanno dimostrato in vitro ed in<br />

vivo che cellule di melanoma ottenute da linfonodi sentinella vengono selettivamente eliminate mentre le<br />

relative metastasi cutanee sono resistenti al riconoscimento citotossico mediato dai linfociti NK. I nostri<br />

risultati forniscono nuove basi biologiche per <strong>il</strong> disegno di protocolli avanzati di immunoterapia sia nel<br />

mieloma multiplo che nel melanoma.


UNITA’ DI BIOCHIMICA<br />

Coordinatore dell’Unità: Francesco Saverio Costanzo (Professore Ordinario di Biochimica, SSD<br />

BIO/10)<br />

Componenti dell’Unità: Ricercatori: Dott.ssa M.C. Faniello, Dott.ssa B. Quaresima, Dott. F. Baudi.<br />

Dottorandi: Maddalena Di Sanzo, Ahmad Nasar, Francesco Romeo<br />

Analisi mutazionale e correlazione Genotipo-Fenotipo nei tumori ereditari del colon-retto e della<br />

mammella-ovaio<br />

Negli ultimi dieci anni sono stati scoperti numerosi geni che conferiscono suscettib<strong>il</strong>ità ai tumori ereditari<br />

e sono state identificate un grande numero di mutazioni.<br />

La maggior parte delle mutazioni identificate in questi geni determinano la formazione di “stop codon” e<br />

quindi la proteina espressa sarà tronca e non funzionante. Per molte mutazioni “missense”, invece, non<br />

esiste ancora la dimostrazione di una chiara correlazione fra l’alterazione strutturale del DNA e l’alterata<br />

attività della proteina corrispondente.<br />

Già da alcuni anni <strong>il</strong> nostro gruppo si occupa dell’analisi strutturale e funzionale di alcuni geni coinvolti<br />

nello sv<strong>il</strong>uppo dei tumori ereditari del colon-retto non poliposico (MLH1, MSH2) e del carcinoma della<br />

mammella-ovaio (BRCA1, BRCA2).<br />

L’analisi mutazionale condotta nella popolazione calabrese, selezionando gruppi fam<strong>il</strong>iari con<br />

caratteristiche di trasmissione ereditaria di tumori del colon-retto non poliposico (HNPCC) o di tumori<br />

della mammella-ovaio, ha portato all’identificazione rispettivamente di nuove mutazioni sia nei geni<br />

MLH1 ed MSH2 che nei geni BRCA1 e BRCA2. In particolare nel gene BRCA1 è stata identificata una<br />

mutazione con effetto fondatore (5083del19), che ha contribuito alla caratterizzazione genetica della<br />

popolazione calabrese.<br />

La mutazione founder 5083del19 del gene BRCA1 è stata riprodotta in vitro per valutare <strong>il</strong> suo ruolo<br />

biologico. Mediante analisi microarray, abbiamo identificato la periostina come potenziale marker<br />

biologico specifico per un gruppo particolare di soggetti affetti da carcinoma ereditario della mammella-<br />

ovaio. Inoltre, stiamo allestendo gli esperimenti per generare <strong>il</strong> modello murino knock-in che riproduce la<br />

mutazione con effetto fondatore.<br />

Un aspetto critico nell’esecuzione dei test di suscettib<strong>il</strong>ità tumorale è rappresentato dal frequente riscontro<br />

di mutazioni di significato clinico incerto, tali da rendere <strong>il</strong> risultato del test non informativo. Nella nostra<br />

esperienza è frequente <strong>il</strong> riscontro di tali varianti spesso associate a quadri clinici di complessa<br />

interpretazione, e per dare un contributo nella comprensione del loro ruolo sono stati messi a punto, dal<br />

nostro gruppo di ricerca, dei saggi biochimici e genetici. Questi saggi prevedono l’ut<strong>il</strong>izzo di tecniche di<br />

biologia molecolare per mettere in evidenza come la presenza di una mutazione “missense” possa alterare<br />

<strong>il</strong> corretto “folding” della proteina, rendendola incapace di interagire correttamente con i suoi “partners”<br />

molecolari.


Inoltre, dati presenti in letteratura indicano una stab<strong>il</strong>izzazione della proteina MLH1 in seguito a danno<br />

provocato da cisplatino o adriamicina, ma <strong>il</strong> meccanismo molecolare non è ancora noto. D’altro canto,<br />

MLH1 e BRCA1 sono entrambi coinvolti nei meccanismi di riparo del DNA, per questo motivo stiamo<br />

esplorando <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e ruolo della proteina BRCA1 nella stab<strong>il</strong>izzazione della proteina MLH1 in seguito a<br />

danno prodotto da adriamicina.<br />

Recentemente abbiamo anche analizzato i prof<strong>il</strong>i di espressione proteica da siero, attraverso approcci di<br />

proteomica e spettrometria di massa, in soggetti affetti da Poliposi Adenomatosa del colon (FAP). I nostri<br />

risultati hanno evidenziato la presenza di alcune proteine sieriche capaci di differenziare stati evolutivi e/o<br />

forme cliniche/anatomo-patologiche diverse in pazienti FAP.<br />

Regolazione trascrizionale del gene che codifica per la subunità H della ferritina umana<br />

Il nostro gruppo, inoltre, da alcuni anni si occupa dell’analisi strutturale e funzionale della regione<br />

promotrice della trascrizione del gene della ferritina H. Il promotore del gene codificante per le subunità<br />

H della ferritina umana consiste di circa 150 bp nel quale sono localizzati due elementi in cis. L'elemento<br />

prossimale in posizione -62 è una CCAAT box invertita ed è riconosciuto dalla proteina trimerica NF-Y,<br />

l'elemento distale in posizione -132 è riconosciuto dal fattore trascrizionale Sp1.<br />

Abbiamo dimostrato che la subunità B di NF-Y lega <strong>il</strong> dominio centrale della molecola coattivatrice p300<br />

sia in vivo che in vitro e che <strong>il</strong> binding fra NF-Y e p300 viene potenziato dalla proteina chinasi A (PKA)<br />

cAMP dipendente, migliorando, di conseguenza, l’efficienza trascrizionale di geni NFY-dipendenti.<br />

Inoltre, abbiamo dimostrato che p300 a sua volta, richiama sul promotore H c-Jun che agisce<br />

incrementando la trascrizione ed EIA che la regola negativamente. Oltre ad E1A ed a c-Jun, abbiamo<br />

verificato che <strong>il</strong> complesso NF-Y/p300 veicola sul promotore H anche l’acet<strong>il</strong>asi <strong>degli</strong> istoni pCAF. Il<br />

modello sperimentale da noi proposto è che p300 funge da “àncora” molecolare reclutando sul promotore<br />

attivatori o inibitori della trascrizione. Dati disponib<strong>il</strong>i in letteratura dimostrano che la porzione N-<br />

terminale del coattivatore p300 prende contatto con la proteina p53. Sulla base di queste informazioni,<br />

abbiamo verificato che questa proteina è reclutata sul promotore dove è già posizionato <strong>il</strong> complesso<br />

NFY/p300 ed abbiamo dimostrato, che p53 quando è overespressa o attivata da doxorubicina è in grado<br />

di modulare negativamente la trascrizione del gene H.<br />

La ridotta disponib<strong>il</strong>ità di catena H conseguente alla riduzione della efficienza con cui <strong>il</strong> gene è trascritto<br />

in seguito alla attivazione di p53 priva la cellula di uno dei principali meccanismi di difesa contro i danni<br />

prodotti dal ferro in presenza dei radicali liberi dell’ossigeno. Il deficit di ferritina potrebbe svolgere un<br />

ruolo fondamentale nel danno ischemico dei cardiomiociti, sia in caso di ischemia prolungata che in caso<br />

di ischemia breve. Siamo particolarmente interessati a verificare <strong>il</strong> ruolo dovuto al deficit di ferritina in<br />

caso di disfunzione contratt<strong>il</strong>e prolungata (stunning).<br />

<strong>Studi</strong> recenti hanno evidenziato elevati livelli di ferritina L nella progressione del melanoma, nessun dato<br />

invece è riportato circa <strong>il</strong> ruolo della ferritina H. I primi dati sperimentali, da noi prodotti, dimostrano<br />

elevati livelli di ferritina H in cellule metastatiche paragonate alle cellule di tessuto primario. Stiamo<br />

sv<strong>il</strong>uppando un sistema che blocca l’espressione della H ferritina in cellule metastatiche per verificare <strong>il</strong><br />

ruolo della ferritina nella progressione del melanoma.


Dai nostri dati sperimentali emerge una buona conoscenza circa la struttura dei promotori dei geni H ed L.<br />

Pochi dati sono invece disponib<strong>il</strong>i sulle presenza di Single Nucleotide Polymorphisms (SNPs) in queste<br />

regioni e sul loro eventuale effetto “patologico”. Le sequenze promotrici della trascrizione sono, infatti,<br />

potenziali sorgenti di SNPs che possono alterare l’espressione genica.<br />

Abbiamo analizzato <strong>il</strong> promotore del gene per la catena H della ferritina in una popolazione di circa 100<br />

donatori, allo scopo di identificare eventuali mutazioni capaci di alterare <strong>il</strong> controllo trascrizionale. Lo<br />

studio ha evidenziato la presenza di una variazione nucleotidica G >T in posizione –69 del promotore.


UNITA’ DI PROTEOMICA E SPETTROMETRIA DI MASSA<br />

Coordinatore dell’Unità: Giovanni Cuda (Professore Associato di Biologia Molecolare, SSD BIO/11)<br />

Componenti dell’Unità: Marco Gaspari, Rosa Terracciano, Domenica Scumaci, Rita Casadonte<br />

M<strong>il</strong>ena Saccomanno, Shibu Krishnan.<br />

Descrizione delle attività<br />

Il Laboratorio di Proteomica e Spettrometria di Massa ha la finalità principale di condurre ricerca nel<br />

campo della Biomarker Discovery ut<strong>il</strong>izzando strumentazione bio-analitica avanzata. Inoltre, esso<br />

fornisce la tecnologia ed <strong>il</strong> necessario supporto di consulenza ai ricercatori dell’Università di Catanzaro<br />

<strong>Magna</strong> Grǽcia (UMG) interessati a sfruttare i metodi di analisi proteomica per le loro finalità di ricerca.<br />

Infine, <strong>il</strong> laboratorio può effettuare, per istituti e laboratori esterni a UMG, analisi di routine riguardanti:<br />

(i) identificazione di proteine; (ii) determinazione del peso molecolare di peptidi sintetici e proteine<br />

ricombinanti.<br />

Il laboratorio è dotato di due spettrometri di massa (un MALDI-TOF e un Q-TOF collegato ad un<br />

cromatografo a nanoflussi), un sistema per gel elettroforesi bidimensionale, e varia strumentazione per <strong>il</strong><br />

frazionamento di miscele complesse di peptidi o proteine (microHPLC, isoelettrofocalizzazione off-gel).<br />

Il laboratorio partecipa a progetti multidisciplinari sia in collaborazione col Laboratorio di Bioinformatica<br />

che in collaborazione con quello di Nanotecnologie dell’Università di Catanzaro.<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico.<br />

- Proteomica e Nanotecnologie<br />

Il Laboratorio di Proteomica e Spettrometria di Massa lavora da tempo in stretta collaborazione con <strong>il</strong><br />

Laboratorio di Nanotecnologie. La collaborazione ha come obiettivo principale lo sv<strong>il</strong>uppo di metodi<br />

analitici innovativi per l’analisi proteomica grazie al collegamento tra nanofabbricazione e spettrometria<br />

di massa. In particolare, la ricerca si è rivolta finora alla “f<strong>il</strong>trazione” di fluidi biologici mediante materiali<br />

nanoporosi, con l’obiettivo di arricchire <strong>il</strong> proteoma a basso peso molecolare (LMWP), rendendo così la<br />

successiva indagine spettrometrica più efficace nel r<strong>il</strong>evare piccole proteine o frammenti di proteine<br />

presenti a basse concentrazioni.<br />

- Proteomica mediante LC-MS/MS<br />

Il laboratorio di Proteomica e Spettrometria di Massa sta sv<strong>il</strong>uppando metodi di analisi proteomica<br />

complessi (e perciò necessariamente low-throughput) basati su cromatografia liquida a nanoflussi<br />

interfacciata con la spettrometria di massa in tandem (nanoLC-MS/MS). Come approccio quantitativo è<br />

stato scelto l’ICAT, mentre per <strong>il</strong> frazionamento dei peptidi risultanti da digestione triptica sono state<br />

ut<strong>il</strong>izzate cromatografia a scambio ionico o isoelettrofocalizzazione off-gel. I metodi basati su<br />

frazionamento multidimensionale e nanoLC-MS/MS sono in corso di applicazione a piccoli set di<br />

campioni (5-20). La fase successiva di questi studi consisterà nella conferma (“Validation”) dei marcatori


individuati da questi metodi low-throughput ut<strong>il</strong>izzando approcci più rapidi ed accurati di proteomica<br />

“mirata”.<br />

- Proteomica mediante elettroforesi bidimensionale<br />

Il laboratorio di Proteomica e Spettrometria di Massa è impegnato nello sv<strong>il</strong>uppo di approcci proteomici<br />

integrati mediante elettroforesi bidimensionale (2D-PAGE).<br />

Tale tecnica costituisce un importante strumento di analisi che, integrata con la spettrometria di massa,<br />

permette di separare, identificare e quantificare le specie proteiche presenti in un dato tessuto. Inoltre è la<br />

tecnica d’elezione per lo studio delle modificazioni post-trasduzionali (PMT), le quali Le ricoprono un<br />

ruolo fondamentale nei processi fisiopatologici, nella risposta immune, nella regolazione del traffiking<br />

cellulare, nei processi di signalling associati con la trasformazione neoplastica e nell’interazione <strong>degli</strong><br />

antigeni tumorali con specifici recettori. La 2D-PAGE è stata da noi impiegata per l'analisi qualitativa e<br />

quantitativa del proteoma plasmatico e tissutale di soggetti affetti da specifiche patologie e per l'analisi di<br />

estratti provenienti da specifiche colture cellulari: (i) cellule transfettate con geni target responsab<strong>il</strong>i di<br />

difetti genici, (ii) cellule in cui specifici geni target sono stati s<strong>il</strong>enziati, (iii) cellule staminali. La<br />

complessità dei campioni analizzati richiede l'integrazione della 2D-PAGE con metodi di separazione<br />

(HPLC, FPLC) in grado di arricchire specifici sub-proteomi e rendere "high throughput" un metodo<br />

d'indagine "classico".<br />

- Applicazioni della ricerca proteomica traslazionale<br />

I nostri attuali interessi nella ricerca traslazionale sono i seguenti:<br />

1. Identificazione di biomarcatori precoci del carcinoma ereditario della mammella attraverso studi<br />

su modelli in vitro e su plasma umano<br />

2. Identificazione di prof<strong>il</strong>i proteomici in pazienti affetti da politosi adenomatosa del colon (FAP.)<br />

3. Identificazione di marcatori precancerosi nella mastopatia fibrocistica<br />

4. Identificazione di biomarcatori prognostici nella sindrome di Brugada<br />

5. Analisi proteomica di tessuto e plasma provenienti da modelli animali di ischemia cardiaca e<br />

trombosi coronaria<br />

6. Analisi del proteoma piastrinico in soggetto con cardiopatia ischemica<br />

7. Analisi proteomica delle alterazioni molecolari nella sindrome Atassia-Telangectasia<br />

8. Caratterizzazione di cellule staminali cardiache


UNITA’ DI FARMACOLOGIA CLINICA E FARMACOVIGILANZA<br />

Coordinatore dell’Unità: Giovambattista De Sarro (professore ordinario di Farmacologia, SSD BIO/14)<br />

Componenti dell’Unità: Rita Citraro, Salvatore De Fazio, Eugenio Donato Di Paola, Luca Gallelli, Piero<br />

Gareri, Em<strong>il</strong>io Russo, Francesca Scicchitano<br />

Collaborazioni: Istituto di chimica tossicologica e farmaceutica, Università di M<strong>il</strong>ano.<br />

Linee di ricerca:<br />

Department of Neuroscience, Department of Clinical Neuroscience, Institute of<br />

Psychiatry, University of London, United Kingdom.<br />

Dipartimento di Medicina Sperimentale, Seconda Università di Napoli.<br />

Department of Pharmacology, School of Pharmacy, University of London, UK.<br />

Dipartimento Farmaco-Chimico, Università di Messina.<br />

School of Pharmacy, University of Reading, UK.<br />

Ruolo dei recettori per gli amino acidi eccitatori nelle ep<strong>il</strong>essie.<br />

In tale ricerca vengono valutati agonisti ed antagonisti dei vari sottotipi di recettori ionotropi e<br />

metabotropi del glutammato in vari modelli sperimentali in vivo ed in vitro di ep<strong>il</strong>essia genetica o<br />

chimicamente o fisicamente indotta. I composti sono somministrati per via sistemica o microiniettati in<br />

singoli nuclei cerebrali e la loro attività viene valutata sia clinicamente che elettrograficamente. Viene<br />

talvolta effettuata una correlazione tra effetti e livelli plasmatici e/o cerebrali dei composti studiati.<br />

Ruolo dei neurosteroidi nelle ep<strong>il</strong>essie.<br />

In tale ricerca vengono valutati agonisti ed antagonisti dei neurosteroidi che agiscono su vari sottotipi di<br />

recettori ionotropi del GABA in vari modelli sperimentali in vivo ed in vitro di ep<strong>il</strong>essia genetica o<br />

chimicamente o fisicamente indotta. I composti sono somministrati per via sistemica o microiniettati in<br />

singoli nuclei cerebrali e la loro attività viene valutata sia clinicamente che elettrograficamente. Viene<br />

talvolta effettuata una correlazione tra effetti e livelli plasmatici e/o cerebrali dei composti studiati.<br />

Ruolo delle GAP-Junctions nelle ep<strong>il</strong>essie.<br />

In tale ricerca vengono valutati agonisti ed antagonisti delle Gap-Junctions che agiscono su vari sottotipi<br />

di Gap-Junctions in vari modelli sperimentali in vivo ed in vitro di ep<strong>il</strong>essia genetica o chimicamente o<br />

fisicamente indotta. I composti sono somministrati per via sistemica o microiniettati in singoli nuclei<br />

cerebrali e la loro attività viene valutata sia clinicamente che elettrograficamente. Viene talvolta effettuata<br />

una correlazione tra effetti e livelli plasmatici e/o cerebrali dei composti studiati.<br />

Modulazione farmacologica della funzionalità respiratoria in modelli animali<br />

In tale ricerca viene valutato l’effetto di sostanze agoniste o antagoniste dei recettori del sistema<br />

adrenergico, colinergico o NANC in modelli sperimentali di animali normali o sensib<strong>il</strong>izzati verso i più<br />

comuni allergeni ambientali. A seconda del modello sperimentale gli animali possono essere sottoposti a<br />

neuroleptoanagesia oppure possono non essere sedati. La sensib<strong>il</strong>izzazione <strong>degli</strong> animali si attua per via<br />

intraperitoneale in un arco di tempo di un mese. I composti oggetto dello studio, sono somministrati per<br />

via sistemica o per via aerosolica e la loro attività viene valutata mediante tecnica spirometria


scientificamente valicata ed appropriata per l’animale. Al fine di valutare la tollerab<strong>il</strong>ità dei farmaci sono<br />

anche monitorati i parametri funzionali cardiovascolari (ECG e pressione arteriosa). Infine, per la<br />

comprensione delle modificazioni molecolari alla base delle variazioni registrate, sono valutati sugli<br />

organi prelevati dagli animali sacrificati, le modificazioni delle vie di trasduzione del segnale e della<br />

secrezione di citochine mediante tecniche Western blotting ed ELISA.<br />

<strong>Studi</strong>o dei recettori e dei meccanismi di trasduzione coinvolti nella proliferazione di cellule<br />

polmonari e secrezione di citochine.<br />

Scopo di tale ricerca è quello di valutare i mediatori responsab<strong>il</strong>i della proliferazione e della attivazione<br />

cellulare. In particolare, in collaborazione con i gruppi di Pneumologia e di Biologia Molecolare<br />

dell’Università di Catanzaro e con <strong>il</strong> gruppo di Farmacologia dell’Università di Napoli, su linee cellulari<br />

normali e neoplastiche si valuta se <strong>il</strong> pretrattamento con agonisti o antagonisti recettoriali è capace di<br />

modulare la proliferazione e la secrezione di citochine. La proliferazione cellulare viene valutata mediante<br />

microscopia, la trasduzione del segnale mediante Western blotting, la secrezione di citochine mediante<br />

ELISA.<br />

Analisi prospettica e retrospettiva di reazioni avversi ai farmaci, monitoraggio ospedaliero e<br />

training del personale sanitario.<br />

Le reazioni avverse ai farmaci rappresentano una delle cause di accesso ai servizi sanitari ed una delle<br />

cause di incremento della spesa sanitaria. Scopo di tale ricerca è riuscire ad individuare mediante analisi<br />

retrospettiva delle cartelle cliniche di pazienti ricoverati nei reparti di Medicina di diversi Ospedali della<br />

regione Calabria, una possib<strong>il</strong>e associazione tra effetti avversi o allungamento dei tempi di degenza ed <strong>il</strong><br />

trattamento farmacologico. Inoltre, altro scopo della presente ricerca è quello di effettuare, in pazienti<br />

provenienti da nosocomi della Regione Calabria, una diagnosi differenziale per stimare se <strong>il</strong> trattamento<br />

farmacologico o le interazioni tra farmaci possono essere una causa di sv<strong>il</strong>uppo di manifestazioni cliniche.<br />

A tal fine, la diagnosi viene completata mediante studi di farmacogenetica sui CYP responsab<strong>il</strong>i del<br />

metabolismo dei farmaci e mediante monitoraggio plasmatico dei farmaci o dei loro metaboliti nei<br />

pazienti oggetto dello studio. Per implementare l’osservazione e la diagnosi di reazioni avverse ai<br />

farmaci, sono in atto e verranno implementati dei corsi di aggiornamento del personale sanitario delle<br />

diverse AO e ASP della Regione Calabria.<br />

Monitoraggio terapeutico dei farmaci e studi farmacocinetici nei pazienti.<br />

In tale ricerca vengono valutati i livelli plasmatici della maggior parte dei farmaci a basso indice<br />

terapeutico tra cui farmaci immunosoppressori, digitale, teof<strong>il</strong>lina, oltre farmaci antiep<strong>il</strong>ettici. I farmaci, o<br />

i loro metaboliti sono dosati a tempo zero (prima della somministrazione della dose del farmaco) o a<br />

tempo 3 ore (3 ore dopo la somministrazione del farmaco), con metodiche appropriate e scientificamente<br />

validate tra cui metodiche cromatografiche o immunoenzimatiche. Per i farmaci antiep<strong>il</strong>ettici, i livelli<br />

plasmatici vengono valutati correlandoli sia ai dati clinici che a quelli elettrocorticografici.<br />

Ricerca di nuovi farmaci con attività antiep<strong>il</strong>ettica.<br />

In tale ricerca vengono valutati nuovi composti con attività antiep<strong>il</strong>ettica in vari modelli sperimentali in<br />

vivo ed in vitro di ep<strong>il</strong>essia genetica o chimicamente o fisicamente indotta. I composti sono somministrati<br />

per via sistemica o microiniettati in singoli nuclei cerebrali e la loro attività viene valutata sia


clinicamente che elettrograficamente. Viene talvolta effettuata una correlazione tra effetti e livelli<br />

plasmatici e/o cerebrali dei composti studiati.<br />

Ricerca dei meccanismi fisiopatologici e di nuovi bersagli terapeutici delle ep<strong>il</strong>essie.<br />

In tale ricerca vengono valutati nuovi bersagli terapeutici, sintetizzati dai vari istituti di chimica<br />

farmaceutica con cui si collabora da diversi anni, in vari modelli sperimentali in vivo ed in vitro di<br />

ep<strong>il</strong>essia genetica o chimicamente o fisicamente indotta. Vari agenti farmacologici di recente<br />

identificazione sono somministrati per via sistemica o microiniettati in singoli nuclei cerebrali e la loro<br />

attività viene valutata sia clinicamente che elettrograficamente. Viene talvolta effettuata una correlazione<br />

tra effetti e livelli plasmatici e/o cerebrali dei composti studiati.<br />

<strong>Studi</strong> elettrofisiologici sul meccanismo d’azione dei farmaci antiep<strong>il</strong>ettici.<br />

In tale ricerca vengono valutati nuovi agenti antiep<strong>il</strong>ettici in vari modelli sperimentali in vitro di ep<strong>il</strong>essia<br />

genetica o chimicamente o fisicamente indotta. I composti sono somministrati sulla fettina di tessuto<br />

cerebrale e la loro attività viene valutata sia istologicamente che elettrograficamente. Viene talvolta<br />

effettuata una correlazione tra effetti e livelli cerebrali dei composti studiati.<br />

<strong>Studi</strong> di farmacovig<strong>il</strong>anza pre- e post-marketing.<br />

In tale ricerca vengono valutati tutti i possib<strong>il</strong>i indici di segnale di eventuale evento avverso che giunge<br />

alla nostra attenzione, dopo segnalazione, sia nella fase di pre-marketing che di post-marketing di vari<br />

farmaci. Si tende a fare una valutazione sia prospettica che retrospettiva <strong>degli</strong> eventi e anche, ove<br />

possib<strong>il</strong>e una correlazione tra evento avverso e livelli plasmatici del farmaco ut<strong>il</strong>izzato in terapia umana. I<br />

farmaci vengono rapidamente dosati con metodiche appropriate e scientificamente validate. I livelli<br />

plasmatici vengono valutati correlandoli sia ai dati clinici che a quelli strumentali. La valutazione di<br />

probab<strong>il</strong>ità viene effettuata mediante la Scala di Narangio.


UNITA’ DI PATOLOGIA CLINICA<br />

Coordinatore dell’Unità: Elio Gulletta (Professore Ordinario di Patologia Clinica, SSD MED/05)<br />

Componenti dell’Unità: Daniela P. Foti, Maria G. Scarmozzino, Giorgio Palmieri, Maria C. Tassone,<br />

Pamela Squ<strong>il</strong>lace.<br />

Appropriatezza del dosaggio delle citochine in patologia umana<br />

Descrizione dell’Attività:<br />

Validazione analitica e clinica del dosaggio delle citochine proinfiammatorie ed antinfiammatorie, di<br />

marcatori biologici di flogosi endotelio-vascolare e di molecole di adesione nei fluidi biologici in<br />

differenti condizioni patologiche.<br />

Sono reclutati pazienti di pertinenza cardiochirurgica, cardiovascolare, dismetabolica.<br />

Sono eseguiti, con differenti metodologie (immunoenzimatiche, citofluorimetriche, ed in microarray) nel<br />

plasma, in altri fluidi biologici e nel sopranatante di colture cellulari, i dosaggi di: IL-1 alfa, IL-1beta, IL-<br />

2, IL-4, IL-6, IL-8, IL-10, IL-12, IFN-γ, TNF-α, TGF-1β, VEGF, V-CAM, I-CAM, MCP-1, E-Selectina,<br />

L-Selectina.<br />

Risultati e R<strong>il</strong>evanza:<br />

Il dosaggio delle citochine nei fluidi biologici risulta significativo se è correlab<strong>il</strong>e alle variazioni che si<br />

verificano nello stesso soggetto, al di fuori della variab<strong>il</strong>ità individuale. E’ appropriato dosare le Citochine<br />

per monitorare <strong>il</strong> sistema immunitario, misurare i livelli di citochine tipici di molte patologie; contribuire<br />

alla definizione della evoluzione della malattia e della prognosi; valutare gli effetti biologici delle<br />

citochine endogene; valutare gli effetti sistemici desiderati e/o indesiderati nei soggetti in terapia con<br />

modulatori immunitari. In condizioni patologiche, <strong>il</strong> dosaggio deve risultare associab<strong>il</strong>e al coinvolgimento<br />

dello specifico “field” citochinico nelle malattie. Infatti, sul piano fisiopatologico le citochine potenziano<br />

e regolano l’evoluzione della malattia e terapie innovative con anti-citochine possono risultare efficaci nel<br />

correggere lo squ<strong>il</strong>ibrio esistente sia nei pazienti oncologici sia nei pazienti con alterazioni del sistema<br />

immunitario (ad es. malattie autoimmunitarie, immunodeficienze).<br />

Riteniamo di aver acquisito sufficienti dati per validare sul piano analitico le metodologie più innovative,<br />

quali la citofluorimetria ed i microarray, che forniscono un ampio ed accurato prof<strong>il</strong>o, nel singolo<br />

paziente, della produzione e delle variazioni dei livelli di citochine correlate sul piano fisiopatologico<br />

(Th1 versus Th2).<br />

Inoltre, abbiamo raggiunto evidenze che rendono appropriato <strong>il</strong> dosaggio di molecole di adesione nella<br />

patogenesi e nell’evoluzione <strong>degli</strong> stati infiammatori, alla base dei meccanismi delle malattie vascolari<br />

con interessamento cardiaco e neurologico.


UNITA’ DI PATOLOGIA GENERALE<br />

Coordinatore dell’Unità: Rodolfo Iuliano (Ricercatore di Patologia Generale, SSD MED/04)<br />

Componenti dell’Unità: Ilaria Le Pera, Cinzia Raso, Alfina Quintiero, Francesco Trapasso, Lorenzo<br />

Chiariotti, Giuseppe Viglietto, Alfredo Fusco.<br />

Meccanismi di regolazione della fosfatasi PTPRJ<br />

La tirosin-fosfatasi recettoriale PTPRJ ha mostrato di possedere attività di oncosoppressore in differenti<br />

contesti cellulari. L’espressione di PTPRJ è diminuita in diverse linee cellulari e tumori, tuttavia i<br />

meccanismi responsab<strong>il</strong>i della sua riduzione sono solo parzialmente conosciuti. La riduzione<br />

dell’espressione di geni con funzione di oncosoppressore può essere provocata da met<strong>il</strong>azione a livello del<br />

promotore. La regione del promotore di PTPRJ possiede una sequenza ricca di “isole” CpG che sono dei<br />

potenziali siti di met<strong>il</strong>azione. Nel nostro laboratorio è stato per la prima volta affrontato lo studio della<br />

met<strong>il</strong>azione del promotore di PTPRJ. Il metodo del bisulfito è stato adoperato per rivelare le citosine<br />

met<strong>il</strong>ate di un frammento di circa 250 bp nella zona del promotore di PTPRJ. Sono stati individuati tre siti<br />

specifici di met<strong>il</strong>azione nella regione del promotore di PTPRJ in un pannello di tumori anaplastici della<br />

tiroide. E’ stata rivelata la correlazione tra presenza di met<strong>il</strong>azione sito-specifica del promotore di PTPRJ<br />

ed LOH nella regione genomica del gene stesso. Questi risultati sono stati ut<strong>il</strong>izzati per confermare in vivo<br />

studi eseguiti in vitro che hanno dimostrato <strong>il</strong> legame tra met<strong>il</strong>azione e ricombinazione omologa (Cuozzo<br />

et al. PLoS Genet. Jul 6, 2007).<br />

La formazione di complessi molecolari è in grado di influenzare l’attività delle tirosin-fosfatasi<br />

recettoriali ma <strong>il</strong> ruolo giocato in questo processo dai vari domini presenti nelle regioni extracellulari è<br />

stato solo parzialmente studiato. Nel nostro laboratorio sono stati individuati differenti tipi di complessi<br />

molecolari di PTPRJ. Abbiamo dimostrato che la tirosin-fosfatasi è in grado di formare dimeri a livello<br />

della membrana plasmatica. Inoltre, in condizioni di stress ossidativo, PTPRJ forma all’interno della<br />

cellula complessi proteici ad alto peso molecolare dipendenti da legami disolfuro. I complessi<br />

intracellulari di PTPRJ si formano anche quando viene specificamente deleto l’ottavo dominio di<br />

fibronectina di tipo III della fosfatasi. Questo mutante di delezione di PTPRJ genera una proteina che,<br />

siccome genera una grande quantità di complessi molecolari, viene trattenuta all’interno della cellula e<br />

non è più in grado di compiere la propria funzione di oncosoppressione, nonostante sia ancora attiva dal<br />

punto di vista catalitico. Da questi risultati si evince che l’integrità della struttura dell’ottavo dominio di<br />

fibronectina di tipo III è cruciale per la corretta localizzazione e funzione della tirosin-fosfatasi PTPRJ.<br />

RILEVANZA DEI RISULTATI<br />

La conoscenza dei meccanismi di regolazione trascrizionali e post-traduzionali della fosfatasi PTPRJ può<br />

essere ut<strong>il</strong>e allo sv<strong>il</strong>uppo di terapie innovative volte ad incrementare nei tumori umani l’attività di questo<br />

importante oncosoppressore.


UNITA’ DI EMATOPOIESI MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Giovanni Morrone (Professore Ordinario di Biochimica, SSD BIO/10)<br />

Componenti dell’Unità: Heather M. Bond (R.C.), Maria Mesuraca (R.C.). Tiziana Mega (Borsista),<br />

Daniela Pelaggi (Borsista), Emanuela Bar<strong>il</strong>lari, (Borsista), Mariarosaria Gagliardi (Borsista), Michela<br />

Lupia (Dottoranda), Raffaella Spina (Dottoranda).<br />

Il nostro laboratorio studia i meccanismi che controllano l’omeostasi del compartimento immaturo del<br />

sistema ematopoietico umano, e delle loro alterazioni collegate all’insorgenza di leucemie, in particolare<br />

di leucemie mieloidi.<br />

In questo contesto abbiamo identificato una serie di geni selettivamente espressi in cellule ematopoietiche<br />

indifferenziate (CD34 + ) ma non in leucociti maturi di sangue periferico. Uno di questi codifica per una<br />

proteina, denominata early hematopoietic zinc finger protein o zinc finger protein 521 (EHZF/ZNF521),<br />

la cui espressione è elevata in cellule staminali ematopoietiche e decresce rapidamente nel corso della<br />

differenziazione (HM Bond et al., Blood 2004; HM Bond et al., Int J Biochem Cell Biol 2008).<br />

EHZF/ZNF521 è una proteina di 1311 amino acidi che contiene 30 motivi ‘zinc finger’ e che mostra le<br />

caratteristiche di un co-fattore trascrizionale multifunzionale. Abbiamo dimostrato che EHZF interagisce<br />

con i fattori SMAD 1 e 4 e contribuisce all’attivazione trascrizionale di geni bersaglio delle Bone<br />

morphogenetic proteins (BMP), e che invece mostra un potente effetto inibitorio del fattore trascrizionale<br />

EBF1, che ha un ruolo centrale nello sv<strong>il</strong>uppo de lineage linfoide B. L’espressione forzata di EHZF in<br />

cellule ematopoietiche immature ne promuove l’espansione in coltura ed inibisce o rallenta lo sv<strong>il</strong>uppo di<br />

linfociti B. Il trascritto di EHZF è presente nella maggioranza delle leucemie mieloidi acute ed alti livelli<br />

di espressione sono associati con specifiche aberrazioni geniche, tra cui quelle del gene MLL. I dati sinora<br />

ottenuti suggeriscono che EHZF è necessario per lo sv<strong>il</strong>uppo e/o <strong>il</strong> mantenimento dei cloni cellulari<br />

leucemici. La ricerca correntemente in atto nel laboratorio è volta alla caratterizzazione dello spettro<br />

completo delle interazioni molecolari di EHZF ed all’identificazione dei suoi geni bersaglio, allo scopo di<br />

chiarire <strong>il</strong> meccanismo d’azione di questo fattore.<br />

In collaborazione con i gruppi dei Proff. Malcolm Moore al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center,<br />

Pengbo Zhou alla Cornell University e Jan-Jacob Schuringa all’Università di Groningen, abbiamo<br />

sv<strong>il</strong>uppato modelli sperimentali in vitro ed in vivo per lo studio della leucemogenesi basati su<br />

trasferimento genico in cellule CD34 + attraverso vettori virali. I risultati hanno dimostrato che<br />

l’espressione forzata di diversi oncogeni o di mutanti costitutivamente attivi di fattori di trasduzione del<br />

segnale induce alterazioni nel self-renewal, nella proliferazione e/o nella differenziazione di cellule<br />

staminali e progenitrici ematopoietiche (Y Zhang et al., EMBO J. 2003; Q Ye et al., Leukemia 2004; JJ<br />

Schuringa et al., J Exp Med 2004; K-Y Chung et al., Blood 2005; K-Y Chung et al., Cancer Res 2006;<br />

MAS Moore et al., Exp Hematol 2007; MAS Moore et al., Ann NY Acad Sci 2007). In particolare,<br />

l’oncogene Nup98-HoxA9 appare particolarmente attivo nello stimolare <strong>il</strong> self-renewal di cellule<br />

staminali, senza alterare in modo drastico la loro capacità differenziativa. Questo dato, ed altri risultati<br />

sperimentali che lo hanno confermato, aprono la strada ad un possib<strong>il</strong>e approccio innovativo per


l’espansione di cellule staminali ex vivo allo scopo di trapianto. In questa strategia, che stiamo attualmente<br />

esplorando, cellule CD34 + sono esposte transitoriamente in coltura ad una forma ricombinante della<br />

proteina Nup98-HoxA9 capace di penetrare la membrana e quindi di entrare liberamente nelle cellule. Il<br />

risultato atteso da questo procedimento è l’espansione delle cellule staminali dovuta all’aumentato self-<br />

renewal indotto da Nup98-HoxA9, priva <strong>degli</strong> effetti indesiderati che la prolungata espressione del gene<br />

potrebbe causare.<br />

Infine, <strong>il</strong> laboratorio è impegnato nel disegno e produzione di vettori lentivirali per trasferimento genico<br />

in cellule ematopoietiche umane. A questo scopo abbiamo generato un vettore in cui l’espressione del<br />

transgene è diretta da un piccolo frammento della regione trascrizionale del gene WASP, isolata e<br />

caratterizzata nel nostro laboratorio (A Petrella et al., Blood 1998). in collaborazione con <strong>il</strong> gruppo della<br />

Prof. Piacibello all’Università di Torino abbiamo studiato questo vettore e dimostrato che esso è in grado<br />

di infettare cellule staminali ematopoietiche umane con alta efficienza, e di indurre una significativa e<br />

persistente espressione del transgene in tutti i lineage ematopoietici (Leuci, et al., sottoposto per la<br />

pubblicazione).


UNITA’ DI CHIMICA APPLICATA ALLE SCIENZE BIOMEDICHE<br />

Coordinatore dell’Unità: Giuseppe Parlato (Professore Ordinario di Biochimica, SSD BIO/10)<br />

Componenti dell’Unità: Dr Angotti Elvira, Dirigente Biologo dell’U.O. di Chimica Clinica<br />

dell’Azienda Universitaria Ospedaliera “Materdomini”, Dr. Di Martino Maria Teresa, Collaboratore<br />

Biologo, Dr Marasco Onorina, Dirigente Biologo del Centro Regionale Screening Neonatale, Dr Martucci<br />

Maria, Tecnico dell’U.O. di Chimica Clinica, Dr Michniewicz Andzelika, Contrattista, Dr Samà Simona,<br />

Biologo, Dr Giovanna Scozzafava, Dirigente Biologo del Centro Regionale di Screening Neonatale,<br />

Martino Luisa e Zakrzeswska Aneta, Specializzandi.<br />

Le ricerche sono state rivolte alla verifica di risultati ottenuti in anni precedenti e a collaborazioni con<br />

Gruppi di Ricerca della Facoltà di Medicina dell’Università di Catanzaro, dell’Università Federico II di<br />

Napoli e dell’Istituto Superiore di Sanità, Roma. I risultati delle ricerche condotte presso la Cattedra di<br />

Chimica in questi anni sono stati presentati in Congressi della “International Society of Neonatal<br />

Screening” hanno riguardato lo studio dell’ipertiroidismo in Calabria (6 th Meeting of the International<br />

Society for Neonatal Screening, tenutosi in Giappone nel 2006), lo studio dei livelli di piombo in<br />

campioni di sangue in neonati provenienti da aree montuose dell’Italia meridionale, (5 th European ISNS<br />

Congress in Newborn Screening, tenutosi a Reykjavik, Islanda nel 2007)<br />

In collaborazione con <strong>il</strong> Gruppo di Ricerca del Prof. Emmanuele de Vendittis, del Dipartimento di<br />

Biochimica e Biotecnologie Mediche, Università di Napoli, Federico II, si è provveduto ad eseguire,<br />

mediante spettrofotometria di assorbimento atomico, determinazioni della presenza di ferro e manganese<br />

in campioni proteici enzimatici di superossido dismutasi da eubatteri, isolati da sedimenti marini<br />

dell’Antartide (come documentato dall’articolo Psychroph<strong>il</strong>ic superoxide dismutase from<br />

Pseudoalterimonas haloplanktis: biochemical characterization and identification of a higly reactive<br />

cysteine residue, Biochimie, 88, 1377-89, 2006).<br />

In collaborazione con <strong>il</strong> Gruppo di Ricerca della Dssa Mariella Sorcini, del Laboratorio di Metabolismo e<br />

Biochimica Patologica, si sono effettuati studi volti alla determinazione dei fattori di rischio per lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo di ipotiroidismo nell’ambito delle famiglie calabresi (Risk factors for congenital hypothyroidism:<br />

results of a population case –control study (1997-2003), Eur J. Endocrinol, 153, 765-73, 2005).<br />

Le ricerche in collaborazione con alcuni Gruppi di Ricerca della Facoltà di Medicina dell’Università di<br />

Catanzaro hanno condotto a pubblicazioni internazionali quali quelle effettuate in collaborazione con <strong>il</strong><br />

Gruppo di Ricerca del Prof. Francesco Saverio Costanzo (Detection and functional analysis of an SNP in<br />

the promoter of the human ferritin H gene that modulates the gene expression, Gene, 377, 1-5, 2006); e<br />

con <strong>il</strong> Gruppo di Ricerca del Prof. Francesco Perticone (Effects of growth hormone and insulin-like<br />

growth factor-1 on cardiac hypertrophy of hypertensive patients, J Hypertens, 25,471-7, 2007). In<br />

particolare, <strong>il</strong> contributo fornito dalla Cattedra di Chimica Applicata relativo alla determinazione<br />

immunometriche di ormoni e proteine in campioni di sangue di pazienti, è stato riconosciuto di<br />

particolare importanza per lo sv<strong>il</strong>uppo della seconda ricerca.


UNITA’ DI PATOLOGIA GENETICA<br />

Coordinatore dell’Unità: Nicola Perrotti (Professore Ordinario di Patologia Generale SSD MED/04,<br />

Direttore della Scuola di Specializzazione in Genetica Medica)<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Rosario Amato, Miranda Menniti<br />

Componenti dell’Unità assistenziale: Paola Malatesta (Dirigente Biologo), Em<strong>il</strong>y Colao (Dirigente<br />

biologo a contratto), Donatella Nocera (Tecnico a contratto), Fernanda Fabiani: (Tecnico a contratto)<br />

Collaborazioni: Università di Modena (Prof. Erica V<strong>il</strong>la),<br />

Università di Tubingen (Prf. Florian Lang),<br />

Indiana University Purdue University di Indianapolis (Prof. Bonnie Blazer Yost)<br />

Mount Sinai School of Medicne (Prof. Derel Le Roith).<br />

Ricerca di base: Il gruppo coordinato dal Prof Perrotti ha un tradizionale interesse per la trasduzione del<br />

segnale del recettore insulinico e di altri recettori con attività tirosino chinasica. Questi studi si sono<br />

recentemente focalizzati sull’attività di una chinasi regolata da siero e steroidi, detta Sgk (serum and<br />

glucocticoid regulated kinase). Questo enzima è regolato al livello trascrizionale da steroidi, mentre al<br />

livello post-traduzionale è regolato da insulina, vasopressina ed interuchina 2.<br />

Il gruppo del Prof. Perrotti ha dimostrato che l’enzima è essenziale nella regolazione ormonale del<br />

riassorbimento tubulare del sodio da parte di insulina, vasopressina ed aldosterone. Queste caratteristiche<br />

fanno di Sgk1 un interessante candidato per comprendere la patofisiologia dell’ipertensione arteriosa<br />

associata ad iper-insulinemia ed insulino resistenza.<br />

Contributi molto interessanti per la comprensione dei meccanismi molecolari nei quali Sgk1 è coinvolta,<br />

sono giunti grazie al lavoro della dottoressa Menniti che ha identificato nuovi partners molecolari di sgk1<br />

mediante la tecnica del doppio ibrido in lievito.<br />

Più recentemente si è riconosciuto ad Sgk1 un ruolo nella trasduzione di segnali di sopravvivenza<br />

cellulare da parte di insulina e steroidi, tanto che da diversi autori l’enzima è considerato un possib<strong>il</strong>e<br />

bersaglio molecolare della terapia oncologica. Il dottor Amato ha dimostrato che Sgk1 è coinvolto nella<br />

regolazione dell’apoptosi oltre che della proliferazione e della differenziazione cellulare. Questi effetti di<br />

Sgk1 sarebbero dovuti alla interazione con p53, un oncosoppressore regolato negativamente proprio da<br />

Sgk1 .<br />

Ancora in relazione a temi legati alla patofisiologia del controllo della pressione arteriosa si è studiato <strong>il</strong><br />

possib<strong>il</strong>e meccanismo con cui adducina controlla l’attività del gene che codifica per la pompa del sodio. Il<br />

gene che codifica per alfa adducina è associato a forme ereditarie di ipertensione sodio sendib<strong>il</strong>e. Il<br />

gruppo coordinato dal Prof. Perrotti ha dimostrato che adducina regola la attività trascrizionale del gene<br />

che codifica per la pompa del sodio interagendo con <strong>il</strong> fattore trascrizionale RFX1.<br />

Risultati: Sono stati prodotti vettori eucaristici che esprimono in varia modalità forme selvatiche e<br />

mutanti dei geni studiati. E’ stato anche prodotto un modello murino che esprime, in maniera tessuto<br />

specifica, <strong>il</strong> mutante dominante negativo di Sgk1 (d222a) sotto <strong>il</strong> controllo di un promotore regolato da


tetraciclina. Lo studio del modello murino si è avvalso della collaborazione del dottor Nicola Costa,<br />

veterinario della facoltà di Farmacia, e trova applicazioni nello studio di malattie metaboliche ed in<br />

oncologia sperimentale.<br />

Ricerca applicata: L’unità operativa di patologia genetica svolge ricerca applicata di tipo osservazionale<br />

nel campo della genetica umana. In particolare si è caratterizzata per la definizione dei meccanismi<br />

molecolari con cui mutazioni rare nel gene che codifica per la contessina 26 determinano sordità<br />

neurosensoriale. Inoltre, nel campo della citogenetica sono state descritte interessanti aberrazioni<br />

cromosomiche che possono aiutare la comprensione dei meccanismi che sono alla base di malattie<br />

genetiche rare.<br />

Le osservazioni sono state oggetto di pubblicazioni scientifiche e di comunicazioni ai congressi della<br />

società italiana di genetica umana.


UNITA’ DI BIOCHIMICA E BIOLOGIA MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Ileana Quinto (Professore Ordinario di Biochimica SSD BIO/10)<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Giuseppe Fiume, Annamaria de Laurentiis, Laura Liberto, Mar<strong>il</strong>ena<br />

Pontoriero<br />

Ruolo delle proteine della famiglia NF-κB/IκB nella regolazione della divisione e sopravvivenza<br />

cellulare, risposta immunitaria e trascrizione del retrovirus HIV-1.<br />

1) Meccanismo d’inibizione di HIV-1 ad opera IkB-a.<br />

Il progetto ha come obbiettivo lo sv<strong>il</strong>uppo d’inibitori della trascrizione di HIV-1 al fine d’inibire la<br />

replicazione virale. Il gruppo di ricerca ha prodotto risultati originali inerenti l’inibizione di HIV-1<br />

mediante espressione di un inibitore dei fattori trascrizionali NF-κB, IκB-αS32/36A, resistente alla<br />

proteolisi. E’ stato dimostrato che l’inibizione della trascrizione di HIV-1 ad opera di IkB-a si esplica<br />

tramite una duplice azione inibitoria delle proteine cellulari NF-κB e della proteina virale Tat, che sono<br />

essenziali per l’attivazione ed elongazione della trascrizione di HIV-1. E’ stato inoltre dimostrato che<br />

IkB-a inibisce Tat mediante associazione ed esporto nucleare. Il lavoro è stato oggetto di tre pubblicazioni<br />

su The Journal of Biological Chemistry ed una pubblicazione su Retrovirology.<br />

2) Ruolo di IkB-a nella regolazione della sintesi proteica.<br />

IκB-a ha un’attività pro-apototica mediata dall’inibizione dei fattori trascrizionali NF-κB che attivano<br />

l’espressione di geni anti-apoptotici. Mediante l’impiego del sistema del doppio ibrido di lievito abbiamo<br />

dimostrato che IκB-a associa le proteine ribosomiali S15a ed S28, componenti della subunità S40 del<br />

ribosoma umano. Mediante microscopia confocale abbiamo verificato la presenza di IkappaB-alfa a<br />

livello della subunità S40 del ribosoma umano e la sua colocalizzazione con le proteine ribosomiali S15a<br />

ed S28. Il progetto è ora finalizzato all’analisi del ruolo di IκB-a nella regolazione della sintesi proteica.<br />

L’ipotesi di lavoro è che l’inibitore trascrizionale possa svolgere un ruolo di controllo della sintesi<br />

proteica mediato da interazione con proteine ribosomiali. Il lavoro è stato oggetto di una tesi di dottorato<br />

in Biotecnologie Mediche.<br />

3) Ruolo di Bruton’s tyrosine kinase (Btk) nella regolazione di NF-kB.<br />

Btk è una tirosina chinasi della famiglia Tec e ha un ruolo essenziale nella maturazione di linfociti pre-B<br />

tramite <strong>il</strong> pre-B cell receptor (pre-BCR) e nella regolazione della sopravvivenza di linfociti B maturi<br />

tramite <strong>il</strong> B cell receptor (BCR). Btk è prevalentemente localizzata nel citoplasma di linfociti B ed inibita<br />

dalla proteina IBtk da noi identificata. Nel signaling innescato dall’antigene dopo legame al BCR, Btk è<br />

attivata da chinasi associate al BCR e reclutata a livello delle zattere lipidiche di membrana dove attiva<br />

PLC-γ che genera i secondi messaggeri DAG ed IP3 per la successiva attivazione di una cascata di eventi<br />

che determinano l’attivazione di NF-kB. Tuttavia, la presenza di Btk nel nucleo di linfociti B suggerisce<br />

un ruolo nucleare della protina tuttora ignoto. Per verificare tale ipotesi, abbiamo analizzato la cinetica di<br />

distribuzione cellulare di Btk in linfociti B in risposta a stimolazione del BCR e verificato la sua rapida


traslocazione nucleare mediante microscopia confocale. Sono in corso esperimenti finalizzati alla ricerca<br />

di partners di Btk a livello nucleare che ne suggeriscano un ruolo di regolazione nucleare.<br />

Identificazione di una glicoproteina di membrana associata a cancro della mammella.<br />

Identificazione dell’antigene tumorale UN1.<br />

L’anticorpo monoconale UN1 identifica una glicoproteina di membrana - definita antigene UN1- che è un<br />

marcatore di cellule tumorali ed in particolare del cancro della mammella. Lo scopo della ricerca è<br />

l’identificazione della proteina UN1 mediante metodiche di purificazione da estratti cellulari per<br />

immunoprecipitazione con anticorpo UN1 e successiva analisi per spettrometria di massa. Allo stato, è<br />

stato identificato come candidato la proteina CD43 ed è in atto la verifica del candidato tramite clonaggio<br />

del relativo gene fusionato ad epitopo FLAG per l’espressione ed <strong>il</strong> riconoscimento in estratti di cellule<br />

trasfettate con anticorpo monoclonale UN1. Inoltre, abbiamo dimostrato che l’anticorpo monoclonale<br />

UN1 riconosce un epitopo glicos<strong>il</strong>ato dell’antigene UN1 contenente <strong>il</strong> disaccaride Galβ1,3GalNAcα.


UNITA’ DI BIOLOGIA MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Rocco Savino (Professore Ordinario di Biologia Molecolare SSD BIO/11)<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Rosa Terracciano, Natalia Malara, Francesca Casadonte, Domenico<br />

Focà, Massimo Fresta, Donatella Paolino, Daniela Falcone.<br />

Sv<strong>il</strong>uppo di reagenti biotecnologici per la terapia di patologie umane<br />

Scopo del progetto è quello di sv<strong>il</strong>uppare una serie di reagenti biotecnologici che vadano ad interferire in<br />

maniera mirata con processi molecolari aberranti che determinano l’insorgere di varie patologie. Le<br />

patologie di cui <strong>il</strong> gruppo si è occupato sono <strong>il</strong> mieloma multiplo e la fibrosi polmonare.<br />

Il Mieloma Multiplo (MM) è una neoplasia ematologica caratterizzata da espansione monotipica di un<br />

tipo particolare di cellule, specializzate nella produzione di anticorpi, chiamate plasmacellule; tale<br />

espansione avviene nel midollo osseo. A dispetto di tutte le terapie messe a punto, la sopravvivenza media<br />

è di 4-7 anni al massimo e la malattia recidiva, anche dopo apparente remissione completa, a causa dello<br />

sv<strong>il</strong>uppo di cellule resistenti ai trattamenti. Nel MM cloni di plasmacellule maligne si localizzano in<br />

maniera prevalente nel midollo osseo, grazie all’aderenza alle proteine della matrice extracellulare ed alle<br />

cellule stromali del midollo osseo. Questa interazione tra le cellule tumorali e le cellule stromali innesca<br />

la produzione di proteine, le citochine, che inducono proliferazione e sopravvivenza ai farmaci delle<br />

cellule stromali. Tra questi fattori, uno dei più attivi è una citochina, chiamata Interleuchina-6 (IL-6).<br />

Tra i reagenti che sono stati sv<strong>il</strong>uppati c’è una proteina artificiale, chiamata Sant7, creata da personale del<br />

nostro Ateneo con sofisticate tecniche di ingegneria delle proteine e che agisce da inibitore della IL-6.<br />

Abbiamo dimostrato che Sant7, somministrato in combinazione con Desametasone, inibisce la crescita di<br />

una linea cellulare di mieloma in un modello animale molto sofisticato, chiamato SCID-hu, che riproduce<br />

fedelmente la patologia umana. Un’altra via di segnalazione iperattivata nel mieloma coinvolge <strong>il</strong> fattore<br />

di trascrizione NFkB. Per inibire l’attività di NFkB abbiamo ut<strong>il</strong>izzato un’altra proteina artificiale,<br />

chiamata IkBamut. Questa proteina può agire solamente all’interno della cellula, non può essere veicolata<br />

dall’esterno, quindi un’iniezione intravenosa risulterebbe inefficace. Per ovviare al problema, abbiamo<br />

sv<strong>il</strong>uppato un vettore di terapia genica derivato da Adenovirus, chiamato vettore Adenovirale di tipo<br />

Helper-Dependent, che, dopo aver infettato le cellule bersaglio, non si riproduce, ma induce espressione<br />

di livelli elevati della proteina in questione. Abbiamo dimostrato che <strong>il</strong> trattamento simultaneo con Sant7<br />

e con <strong>il</strong> vettore Adenovirale da noi generato è in grado di uccidere praticamente tutte le cellule di una<br />

linea cellulare di mieloma, chiamata U266, estremamente resistente al trattamento con altri farmaci.<br />

Infine, abbiamo sv<strong>il</strong>uppato un sistema di “drug delivery” basato su liposomi, particelle lipidiche dotate di<br />

una membrana sim<strong>il</strong>e a quella cellulare. La gemcitabina è un farmaco che non può essere ut<strong>il</strong>izzato ad alte<br />

dosi a causa di seri effetti collaterali, ed è per questa ragione che la sperimentazione della gemcitabina<br />

come agente terapeutico nel MM non è andata oltre la fase due. Il farmaco è stato incapsulato in liposomi<br />

e abbiamo dimostrato che in questa formulazione esso risulta tossico per linee cellulari di MM a dosaggi<br />

più bassi rispetto al farmaco libero.


Infine, abbiamo saggiato l’attività dell’inibitore di IL-6, Sant7, anche su fibroblasti derivati da pazienti<br />

con fibrosi polmonare. Abbiamo dimostrato che l’attività proliferativa indotta su queste cellule da una<br />

proteina chiamata TGF-β1 è mediata, almeno in parte, da IL-6 e questa scoperta apre nuova prospettive<br />

terapeutiche per pazienti affetti da fibrosi polmonare.


UNITA’ DI IMMUNOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Giuseppe Scala (Professore Ordinario di Biologia Applicata, SSD BIO/13)<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Cristina Falcone, Enrico Iaccino, Elzbieta Janda, Cam<strong>il</strong>lo Palmieri,<br />

Maria Nevolo<br />

Il complesso recettoriale B (B Cell Receptor, BCR): ruolo nella patogenesi delle neoplasie delle<br />

cellule B e bersaglio di terapie antitumorali.<br />

Il gruppo di ricerca diretto dal Prof. G. Scala è interessato alla migliore comprensione dei meccanismi<br />

molecolari coinvolti nella tumorigenesi delle cellule B, quali linfomi Non-Hodkin's e Mieloma Multiplo.<br />

In particolare, l'interesse è focalizzato sul complesso recettoriale B (B Cell Receptor, BCR) da cui<br />

originano i segnali che contribuiscono allo sv<strong>il</strong>uppo, alla proliferazione, alla differenziazione e alla<br />

sopravvivenza dei linfociti B. La deregolazione di questi segnali generati dal BCR contribuisce alla<br />

trasformazione neoplastica delle cellule B. Il BCR, inoltre, contiene dei determinanti strutturali, chiamati<br />

idiotipo, che sono unici per ogni clone di cellule B neoplastiche e che rappresentano un valido bersaglio<br />

di terapie antitumorali. In questi ultimi anni <strong>il</strong> nostro gruppo di ricerca ha esplorato questi due aspetti che<br />

riguardano <strong>il</strong> BCR, sv<strong>il</strong>uppando sia una linea di ricerca per lo studio della trasduzione del segnale che<br />

origina dall'attivazione del BCR, sia una linea di ricerca per lo studio e la validazione di strategie<br />

terapeutiche innovative dirette verso i determinanti idiotipici delle cellule B neoplastiche.<br />

Il secondo progetto del laboratorio di immunologia e’ focalizzato su IBtk - una proteina potenzialmente<br />

coinvolta nella patogenesi delle immunodeficienze ed altre malattie del sistema immune compreso<br />

leucemie e linfomi. L’acronimo IBtk deriva da Inhibitor of Bruton Tyrosin Kinase, <strong>il</strong> nome dato alla<br />

proteina grazie alla sua capacita’ di inibire l’attivita’di Bruton Tyrosin Kinase (Btk). Il laboratorio ha <strong>il</strong><br />

primato mondiale nella ricerca su IBtk in quanto e’ stato <strong>il</strong> primo ad identificarla e caratterizzarla dal<br />

punto di vista funzionale (Nature Immunology, 2001). Lo studio di IBtk ha mantenuto negli ultimi anni<br />

molti aspetti pionieristici concentrandosi sullo sv<strong>il</strong>uppo di anticorpi contro IBtk, clonaggio di isoforme<br />

nuove e infine sulla caratterizzazione del locus genico di IBtk e sulla comprensione dei meccanismi di<br />

regolazione di IBtk nel contesto della stimolazione antigenica dei linfociti B. L’ut<strong>il</strong>izzo di IBtk come esca<br />

nell’approccio del doppio ibrido ha portato all’identificazione di un valido partner di interazione di IBtk –<br />

una proteina di ancoraggio alle protein kinasi C (PKC) nota come RACK (Receptor for Activated<br />

protein Kinase C). Questa scoperta ha permesso di ipotizzare un ruolo funzionale per la fosfor<strong>il</strong>azione di<br />

diverse serine consensus per PKC presenti nella sequenza di IBtk. La fosfor<strong>il</strong>azione PKC- dipendente di<br />

IBtk e’ stata dimostrata sia in vitro che in vivo in risposta all’attivazione del recettore dell’antigene BCR.<br />

L’identificazione delle serine fosfor<strong>il</strong>ate, mediante la spettrometria di massa LC-MS/MS, ha permesso di<br />

valutare l’importanza dei singoli siti attraverso l’analisi mutazionale. La comparazione di una serie di<br />

mutanti in serina (Ser-Ala) ha indicato nella serina in posizione 90 <strong>il</strong> sito principalmente coinvolto nella<br />

regolazione dell’interazione con Btk. La mutazione della serina 90 ha reso <strong>il</strong> complesso Btk-IBtk piu’<br />

stab<strong>il</strong>e e di conseguenza, piu’ efficace nell’inibizione sia dell’attivita’ di NfkB che della proliferazione


delle cellule linfoidi. Quest’ultima osservazione ha fornito le basi per ipotizzare un ruolo di IBtk come un<br />

potenziale oncosopressore – l’idea da verificare nel <strong>futuro</strong>.<br />

L’analisi del gene codificante per IBtk ha evidenziato che oltre all’IBtk inizialmente caratterizzata (28<br />

kDa), esistono 2 isoforme alternative di IBtk - a di 150 kDa e b di 130 kDa, codificate dalla regione 5’<br />

del gene. Le dimensioni delle proteine a e b, la presenza dei domini di interazione proteina- proteina<br />

quali ankirine, BtB e RCC e assenti nella isoforma corta di 28 kDa (IBtkg), e infine la loro localizzazione<br />

prevalentemente nucleare suggeriscono che queste proteine abbiano funzioni che vanno ben oltre la<br />

regolazione di Btk. Nei prossimi anni, l’analisi dei modelli murini knock-out per isoforme a e b e<br />

isoforma corta g, gia’ disponib<strong>il</strong>i in forma eterozigote, dovrebbero verificare <strong>il</strong> ruolo IBtkg nello sv<strong>il</strong>uppo<br />

di linfociti B e nelle malattie del sistema immune, nonche’ potrebbero rivelare funzioni alternative di<br />

altre isoforme IBtk. La linea di ricerca che riguarda lo studio di nuove strategie terapeutiche per le cellule<br />

B neoplastiche si basa sulla identificazione e la validazione di peptidi specifici per i determinanti<br />

idiotipici delle cellule B neoplastiche. In questi anni <strong>il</strong> gruppo di ricerca ha analizzato la specificità<br />

epitopica di una coorte di soggetti con Mieloma Multiplo tramite l'ut<strong>il</strong>izzo di librerie peptidiche<br />

combinatoriali. L'analisi ha consentito di identificare un pool di peptidi comuni riconosciuti da una<br />

percentuale consistente di sieri con la paraproteina IgG. Tali peptidi sono rappresentativi della specificità<br />

antigenica del pool di cellule tumorali e sono in grado di riconoscere e legare con alta affinità e specificità<br />

sia le IgG sieriche che le cellule mielomatose. Tali risultati rappresentano una solida base sperimentale<br />

per una migliore comprensione della patogenesi del MM e per l'identificazione di possib<strong>il</strong>i antigeni<br />

naturali e/o ambientali coinvolti nell'eziopatogenesi di questa neoplasia.<br />

Una linea di ricerca parallela riguarda lo studio preclinico per la valutazione delle potenzialità<br />

diagnostiche e terapeutiche dei peptidi idiotipo-specifici. Sono stati identificati peptidi specifici per <strong>il</strong><br />

complesso recettoriale BCR di cellule di linfoma murino (A20, 5T33MM) e mieloma multiplo umano<br />

(IM9). Questi peptidi (1) riconoscono le rispettive cellule tumorali bersaglio con un'alta specificità e<br />

sensib<strong>il</strong>ità, sia in vitro che in vivo; (2) sono internalizzati con un meccanismo di endocitosi mediata dal<br />

BCR; (3) inducono l'apoptosi specifica delle cellule bersaglio dopo cross-linkin del BCR; (4) inibiscono<br />

la crescita di tumori in topi singenici e immunocompetenti, contribuendo alla migliore sopravvivenza<br />

<strong>degli</strong> animali. Questo studio ha dimostrato che l'apoptosi indotta in vivo dal trattamento con peptidi<br />

idiotipo-specifici induce l'attivazione di una risposta antitumorale, mediata dai linfociti T CD8+, che<br />

contribuisce ad inibire la crescita tumorale.


UNITA’ DI PATOLOGIA GENERALE<br />

Coordinatore dell’Unità: Francesco Trapasso (Ricercatore di Patologia Generale, SSD MED/04),<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Dott. Eugenio Gaudio (Dottorando), Dott. Francesco Paduano<br />

(Borsista AIRC), Dott. Cinzia Raso (PhD), Dott Graziella Mangone (Specializzanda Genetica Medica)<br />

Identificazione di peptidi agonisti di PTPRJ, una proteina tirosin fosfatasi recettoriale con attivita’<br />

oncosoppressoria<br />

PTPRJ, una proteina tirosin fosfatasi di tipo recettoriale, e’ drammaticamente sottoespressa in cellule<br />

umane di cancro della mammella, tiroide e pancreas; inoltre, perdita di eterozigosi (LOH) e’ stata<br />

osservata con elevata frequenza in tumori umani della mammella, tiroide, polmone e colon. PTPRJ e’ un<br />

gene terapeutico, poiche’ la ricostituzione della sua espressione in cellule maligne blocca <strong>il</strong> loro<br />

potenziale replicativo e <strong>il</strong> loro potenziale tumorigenico in vivo. Le vie di segnale di PTPRJ sono<br />

parzialmente conosciute: PTPRJ defosfor<strong>il</strong>a e inattiva molecole che regolano positivamente la<br />

proliferazione cellulare, quali numerosi recettori tirosin chinasici (PDGFR, HGFR/MET, RET, VEGFR).<br />

L’obiettivo principale dell’Unita’ di Ricerca diretta dal Dr. Trapasso consiste nell’identificazione di<br />

peptidi agonisti che, legando la porzione extracellulare di PTPRJ, possano innescare <strong>il</strong> segnale inibitorio<br />

di PTPRJ endogena in cellule maligne ed endoteliali.<br />

Risultati<br />

Mediante l’ut<strong>il</strong>izzo di librerie combinatoriali di Phage Display sono stati isolati 25 fagi interagenti con la<br />

proteina PTPRJ. Tra i peptidi di sintesi testati, due (Pep-19 e Pep-24) hanno mostrato effetto di inibizione<br />

della proliferazione ed innesco di apoptosi in cellule HeLa. A livello biochimico, e’ stata osservata: a) una<br />

riduzione dello stato di fosfor<strong>il</strong>azione di ERK1/2, mediatori cruciali dei segnali di proliferazione cellulare;<br />

b) una significativa riduzione della fosfor<strong>il</strong>azione totale in tirosina e c) un aumentato livello di proteina<br />

p27Kip1, un importante inibitore del ciclo cellulare.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

PTPRJ e’ un regolatore negativo di proteine tirosin chinasi coinvolte nell’autosufficienza della crescita<br />

delle cellule cancerose a seguito di attivazione oncogena e nella sostenuta angiogenesi; l’identificazione<br />

di peptidi agonisti di PTPRJ potrebbe rappresentare la prima tappa per la generazione di nuovi farmaci<br />

anticancro mirati all’interferenza con questi due cruciali hallmarks del cancro.


UNITA’ DI ONCOLOGIA MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Giuseppe Viglietto (Professore Ordinario di Patologia Generale, SSD<br />

MED/04)<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Carmela De Marco (Borsista FIRC), Alfina Quintiero (Dottorando),<br />

Ali Naheem Salem (Dottorando), Barbara Tavernise (Dottorando), Donatella Malanga (Tirocinante<br />

Regione Calabria), Nicola Amodio (Borsista)<br />

Collaborazioni: Alfredo Fusco, Università Federico II, Napoli<br />

Roberto di Lauro, Università Federico II, Napoli<br />

Mercedes Robledo, Centro di Investigaciones Oncologicas (CNIO), Madrid<br />

Ruolo <strong>degli</strong> inibitori delle chinasi ciclino-dipendenti CIP/KIP nello sv<strong>il</strong>uppo di tumori umani<br />

Il cancro è una malattia caratterizzata da un’alterata capacità di divisione cellulare. Pertanto, lo studio<br />

delle alterazioni dei meccanismi molecolari che regolano <strong>il</strong> ciclo cellulare nelle cellule tumorali<br />

costituisce un elemento chiave per la comprensione del processo di trasformazione neoplastica. Gli<br />

inibitori delle chinasi ciclino-dipendenti (CKI) sono <strong>degli</strong> importanti regolatori negativi del ciclo cellulare<br />

che frequentemente vengono resi non funzionali durante lo sv<strong>il</strong>uppo di tumori nell’uomo. I CKI<br />

appartengono a due classi distinte: la classe <strong>degli</strong> Ink4 (inhibitor of Cdk4) che comprende quattro membri<br />

(p15ink4b, p16ink4a, p18ink4c, e p19ink4d) e quella <strong>degli</strong> inibitori CIP/KIP (Cdk interacting<br />

protein/Kinase inhibitory protein) che ne comprende tre (p21cip1, p27Kip1 e p57Kip2).<br />

Risultati<br />

Gli studi condotti dal gruppo coordinato da Giuseppe Viglietto hanno contribuito a determinare <strong>il</strong> ruolo<br />

<strong>degli</strong> inibitori CKI appartenenti alla famiglia Cip/Kip nel processo di trasformazione neoplastica, con<br />

particolare riguardo al cancro della mammella, della tiroide e del polmone. Tali ricerche hanno portato<br />

all’identificazione delle vie di trasmissione del segnale intracellulare responsab<strong>il</strong>i dell’alterata espressione<br />

e/o localizzazione delle proteine CIP/KIP nei tumori umani.<br />

Nel dettaglio, gli studi condotti dal gruppo di oncologia molecolare hanno contribuito a: (1) identificare<br />

un nuovo meccanismo molecolare - la delocalizzazione nel citoplasma in seguito alla fosfor<strong>il</strong>azione da<br />

parte della protein chinasi AKT1 – mediante cui le proteine CIP/KIP sono inattivate nei tumori umani; (2)<br />

identificare le chinasi e le fosfatasi che modulano la fosfor<strong>il</strong>azione delle proteine CIP/KIP e a definire <strong>il</strong><br />

significato biologico di tali fosfor<strong>il</strong>azioni; (3) determinare <strong>il</strong> ruolo <strong>degli</strong> inibitori CIP/KIP nei meccanismi<br />

di resistenza ai farmaci mediati da AKT1 in cellule tumorali; (4) identificare le lesioni molecolari che<br />

contribuiscono alla perdita dell’espressione di p27Kip1 (amplificazione della ubiquitino-ligasi Skp2 sul<br />

cromosoma 5) o al suo sequestro citoplasmatico (mutazioni attivanti nel gene codificante AKT1 o la<br />

subunità catalitica della PI3K, mutazioni inattivanti nel gene codificante l’oncosoppressore PTEN); (5)<br />

individuare nuovi substrati di AKT1 la cui fosfor<strong>il</strong>azione contribuisce a promuovere la proliferazione<br />

incontrollata caratteristica delle cellule tumorali.


R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

L’identificazione di un nuovo meccanismo molecolare che promuove la trasformazione in senso<br />

neoplastico rappresenta <strong>il</strong> primo passo verso l’identificazione di nuovi bersagli molecolari per terapie<br />

innovative. Inoltre, studi approfonditi effettuati su un alto numero di pazienti, da diversi gruppi di ricerca<br />

(incluso <strong>il</strong> gruppo coordinato da G. Viglietto) hanno messo in evidenza che i pazienti affetti da cancro<br />

della mammella che mostrano ridotti livelli di espressione dell’inibitore p27Kip1 o la sua<br />

delocalizzazione citoplasmatica presentano una prognosi decisamente peggiore rispetto a quelli con alti<br />

livelli di p27Kip1 nucleare.<br />

Le osservazioni sono state oggetto di pubblicazioni scientifiche e di comunicazioni ai congressi della<br />

società italiana di genetica umana.


Area di Medicina Molecolare e Clinica


UNITA’ DI PEDIATRIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Mariangiola Baserga (Professore Associato di Pediatria Generale e<br />

Specialistica, SSD MED/38)<br />

I Settore di ricerca: Endocrinologia ed Oncologia pediatrica<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Immacolata Guzzo, Elisa Anastasio, L<strong>il</strong>iana D’Aiutolo<br />

Descrizione della linea di ricerca:<br />

Ricerca in ambito oncologico: studi epidemiologici, che hanno portato all’istituzione del “ Registro di<br />

Mortalità per Tumore” della città di Catanzaro nel 1997. Sono stati raccolti a tutt’oggi i dati relativi ai<br />

decessi avvenuti nella città di Catanzaro dal 1990 al 2007. I dati del 1990-94 sono stati pubblicati nel<br />

2001 ( Vol III); quelli relativi al 1995-99 (Vol. IV) sono in corso di stampa e quelli relativi al 2000-04<br />

(Vol. V) sono in corso di revisione.<br />

Ricerca in ambito endocrinologico, sia di tipo clinico che epidemiologico: studi sulla fisiologia<br />

dell’accrescimento e della pubertà; studi nell’ambito dell’Ipotiroidismo Congenito, la cui raccolta di dati è<br />

convogliata prevalentemente nel “Registro Nazionale dell’Ipotiroidismo Congenito” gestito dall’Istituto<br />

Superiore di Sanità; le ricerche hanno portato all’identificazione della prima alterazione genetica legata<br />

all’ipotiroidismo primario.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati: Tale attività di ricerca svolta nel triennio 2005/2007 ha portato ad una serie di<br />

pubblicazioni su riviste internazionali di r<strong>il</strong>ievo.<br />

II Settore di ricerca: Pediatria genetica e malattie metaboliche<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: D. Concolino, G.Bonapace, M.T. Moricca, R. Apa.<br />

Descrizione della linea di ricerca:<br />

1) sindromologia con particolare riferimento all’identificazione di variazioni fenotipiche nell’ambito di<br />

sindromi malformative e caratterizzazione molecolare di sindromi genetiche rare;<br />

2) citogenetica molecolare con particolare riferimento alla descrizione di riarrangiamenti cromosomici<br />

strutturali ed alla correlazione cariotipo-fenotipo in anomalie cromosomiche peculiari;<br />

3) malattie metaboliche con particolare interesse nell’ambito della correlazione fenotipo-genotipo della<br />

fen<strong>il</strong>chetonuria, malattia di Gaucher, malattia di Fabry e difetto di CO2.<br />

Principali linee di ricerca attualmente in corso presso <strong>il</strong> Laboratorio di Genetica delle malattie<br />

metaboliche della Cattedra di Pediatria.<br />

1. Caratterizzazione molecolare dal 2002 ad oggi delle mutazioni responsab<strong>il</strong>i di Fen<strong>il</strong>chetonuria in<br />

pazienti calabresi allo scopo di identificare gli aspetti genotipici potenzialmente in grado di rispondere al<br />

trattamento farmacologico con <strong>il</strong> BH4. <strong>Studi</strong>o dei meccanismi biochimici e strutturali in grado di


determinare un recupero di attività enzimatica nelle mutazioni sensib<strong>il</strong>i al BH4 mediante l’uso di modelli<br />

molecolari di mutagenizzazione, transfezione, analisi <strong>degli</strong> effetti strutturali del misfolding. R<strong>il</strong>evanza:<br />

Possib<strong>il</strong>ità di instaurare un trattamento farmacologico BH4 dipendente in pazienti affetti da PKU con<br />

conseguente sganciamento dalla terapia dietetica.(Attualmente caratterizzati 30 pazienti).<br />

2. <strong>Studi</strong>o dei meccanismi molecolari biochimici sottesi al deficit di Anidrasi Carbonica 2 (Ca 2) con<br />

acidosi tubolare renale ed osteopetrosi in pazienti italiani. Analisi funzionali delle mutazioni associate al<br />

blocco dell’attività osteoclastica riassorbitiva e valutazione del possib<strong>il</strong>e uso di inibitori della Ca2 come<br />

potenziali chaperone molecolari. R<strong>il</strong>evanza: Acquisizione di informazioni volte ad identificare un<br />

possib<strong>il</strong>e trattamento terapeutico per le osteopetrosi da deficit di Ca2.<br />

3. <strong>Studi</strong>o del gene FBLX 7 (Ligasi Ubiquitina di tipo 3) come gene candidato nell’insorgenza di<br />

convulsioni neonatali benigne. R<strong>il</strong>evanza: Identificazione di un nuovo gene-malattia. Caratterizzazione<br />

dei meccanismi patogenetici conseguenti alla deregolazione del sistema di ubiquitinazione e<br />

degradazione proteosomica a livello nervoso centrale.<br />

4. <strong>Studi</strong>o dei meccanismi biochimici coinvolti negli abnormi aumenti plasmatici di Lisina (LYS) e<br />

Istidina (HYS) verificati in pazienti affetti da malattia di Fabry. R<strong>il</strong>evanza: Messa a punto di un nuovo<br />

marcatore di malattia e di risposta al trattamento enzimatico sostitutivo.<br />

III Settore di ricerca: Gastroenterologia Pediatrica<br />

Componenti dell’Unità di ricerca: Licia Pensabene<br />

Descrizione della linea di ricerca:<br />

Le principali attività di ricerca in questo ambito sono state focalizzate su molteplici settori della<br />

gastroenterologia pediatrica, riguardando prevalentemente i Disordini Funzionali Gastrointestinali<br />

(DFGI), in particolare la validazione dei nuovi criteri diagnostici per i DFGI, i criteri di Roma III, la<br />

caratterizzazione dei meccanismi patogenetici e della storia naturale e prevalenza del Reflusso<br />

Gastroesofageo, ma anche le controversie nella sperimentazione e nella gestione clinica delle Malattie<br />

Infiammatorie Croniche Gastrointestinali e di quei casi con persistenza di sintomi dopo chirurgia per<br />

acalasia esofagea, nonché la valutazione del significato clinico di una isolata eosinof<strong>il</strong>ia del colon in età<br />

pediatrica.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati: Tale attività di ricerca svolta nel triennio 2005/2007 ha portato ad una serie di<br />

pubblicazioni su riviste internazionali di r<strong>il</strong>ievo.


UNITA’ DI AUDIOLOGIA E FONIATRIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Ettore Cassandro (Prof. Ordinario di Audiologia, SSD MED/32)<br />

Componenti dell’Unità: Dott. Giuseppe Chiarella (Dir. Medico Audiologia e Foniatria), Dott. Mario<br />

Catalano (Dir. Medico Audiologia e Foniatria), Dott. Lelio Valerio Gallo (Dir. Medico Audiologia e<br />

Foniatria)<br />

L’acufene quale segno di alterazione dell’omeostasi tra liquidi endocranici e labirintici: nuovi<br />

aspetti nel protocollo diagnostico dell’acufene riguardo alle alterazioni della circolazione venosa<br />

cerebrale ed all’ipertensione endocranica idiopatica.<br />

Background<br />

Una delle condizioni anatomiche frequentemente associate all’Ipertensione endocranica (IE) (67,8%) è la<br />

stenosi b<strong>il</strong>aterale del Seno Trasverso (SBST) che è stata stigmatizzata quale possib<strong>il</strong>e indicatore di IE<br />

idiopatica nei pazienti con cefalea. D’altra parte, uno dei sintomi più frequentemente riferiti dai pazienti<br />

con aumentata pressione endocranica (PE) è l’acufene, associato o meno ad altri segni e sintomi,<br />

universalmente considerati principali per questa patologia, quali pap<strong>il</strong>ledema e cefalea.<br />

Partendo dalle evidenze cliniche dell’influenza della pressione intracranica sull’idromeccanica labirintica<br />

che può determinare sintomi otologici pur reversib<strong>il</strong>i e dalla condizione di omeostasi tra endolinfa,<br />

per<strong>il</strong>infa e fluidi intracranici, ci siamo prefissi di indagare la possib<strong>il</strong>e associazione tra acufene ed<br />

alterazioni della circolazione venosa cerebrale.<br />

Risultati<br />

Il 17,6% del campione (80 donne di età compresa tra 23 e 68 anni, affette da acufene ed esenti da<br />

alterazioni audio-vestibolari significative e senza segni clinici di IE) ha avuto una diagnosi radiologica<br />

(Angio RM del sistema venoso intracranico) di SBST. L’analisi dell’acufene ha mostrato ampia<br />

variab<strong>il</strong>ità non consentendo di individuare caratteristiche peculiari da associare a tale ipotesi eziologica.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

L’incidenza della stenosi nella popolazione generale è contenuta entro valori del 7% (Farb, 2003) i nostri<br />

risultati suggeriscono di includere nel protocollo diagnostico del paziente affetto da acufene, in particolar<br />

modo se associato a cefalea, gli approfondimenti necessari per valutare eventuali alterazioni del flusso<br />

venoso cerebrale ed in particolare del Seno Trasverso, indipendentemente dalle caratteristiche<br />

acufenometriche. Queste conclusioni, ancora parziali, (la seconda fase dello studio prevede<br />

l’approfondimento del sospetto di ipertensione intracranica nei soggetti affetti da SBST, mediante puntura<br />

lombare, in collaborazione con la Cattedra di Neurologia diretta dal prof. Quattrone) aprono una nuova<br />

prospettiva nella terapia dell’acufene e lo riconsiderano quale possib<strong>il</strong>e sintomo allarme per l’IE<br />

subclinica.<br />

Aspetti eziologici della Vertigine Posizionale Parossistica Benigna<br />

Background


La Vertigine Posizionale Parossistica Benigna è la patologia vestibolare periferica più frequente <strong>il</strong> cui<br />

meccanismo patogenetico è sufficientemente individuato ed <strong>il</strong> cui percorso diagnostico e la cui terapia<br />

sono ampiamente codificate. Rimangono notevoli perplessità sugli aspetti eziologici con particolare<br />

riguardo alle recidive della malattia.<br />

Risultati<br />

I primi risultati sono di tipo epidemiologico: è emerso che la patologia colpisce ambo i sessi con una<br />

prevalenza per quello femmin<strong>il</strong>e con un rapporto pari a 1.7/1. Può interessare tutte le fasce di età adulta,<br />

ma presenta una maggiore incidenza nella 5^-6^ decade (55.6% dei casi). Tale incidenza tende a ridursi<br />

nella 7^-8^ decade, in particolar modo nel sesso femmin<strong>il</strong>e.<br />

Considerando un follow-up medio di 12 mesi, recidive si sono verificate nel 12,4% del campione, senza<br />

differenze statisticamente significative tra le forme dei canali verticali e di quelli laterali. In più di un<br />

terzo di esse (35.3%) abbiamo individuato la presenza associata di almeno 2 fattori di rischio<br />

(specialmente patologie cardiovascolari e endocrino-metaboliche).<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

I risultati preliminari su un campione così ampio (794 pz) forniscono la base per <strong>il</strong> successivo step di<br />

approfondimento sui meccanismi che legano i fattori sistemici che dal punto di vista epidemiologico<br />

sembrano influenzare fortemente <strong>il</strong> determinismo della malattia. In particolare le alterazioni in ambito<br />

cardiovascolare (ipertensione arteriosa in primis) ed endocrino-metaboliche (dislipidemie e alterazioni<br />

ormonali in epoca peri menopausale).<br />

Analisi del rischio iatrogeno in vestibologia: vertigine posizionale parossistica iatrogena.<br />

Background<br />

L’origine post-traumatica della vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB) è la più comprensib<strong>il</strong>e<br />

da un punto di vista fisiopatologico. In letteratura vengono descritte forme di VPPB successive a “traumi”<br />

chirurgici. Un’analisi dei casi a sospetto “iatrogeno” consente di chiarire alcuni meccanismi eziologici<br />

con possib<strong>il</strong>i importanti risvolti di ordine terapeutico e medico legale.<br />

Risultati<br />

Con particolare riguardo alla chirurgia odontoiatrica e max<strong>il</strong>lo-facciale sono stati analizzati alcuni casi di<br />

vertigine posizionale parossistica a forte sospetto iatrogeno, ripercorrendo i possib<strong>il</strong>i quadri<br />

eziopatogenetici.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

I modelli ricostruiti propongono un attendib<strong>il</strong>e meccanismo d’azione del trauma chirurgico sul labirinto<br />

posteriore e suggeriscono percorsi di comportamento che possono ridurre <strong>il</strong> rischio di tali conseguenze.<br />

Protezione del danno da rumore: azione dell’allopurinolo nei confronti del danno cocleare da<br />

radicali liberi dell’ossigeno.<br />

Background<br />

E’ noto <strong>il</strong> danno nei confronti dei tessuti cocleari da parte dei radicali liberi dell’ossigeno. In particolare<br />

essi giocano un ruolo importante quali mediatori del danno da esposizione a rumore. L’ut<strong>il</strong>izzo preventivo


di sostanze antiossidanti può avere un importante ruolo nella prevenzione delle lesioni cocleari<br />

permanenti conseguenti all’esposizione cronica al rumore. L’allopurinolo è stato scelto per la sua azione<br />

di inibitore competitivo di xantina deidrogenasi e ossidasi.<br />

Risultati<br />

Ut<strong>il</strong>izzando la malondialdeide endolinfatica quale indicatore della perossidazione lipidica conseguente<br />

all’azione dei radicali liberi è stata documentata l’efficacia protettiva dell’allopurinolo somministrato<br />

preventivamente in un campione di animali (guinea pigs) esposti cronicamente a rumore con risultati<br />

elettrofisiologici e biochimici sovrapponib<strong>il</strong>i al gruppo controllo.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

La lotta ad ampio raggio al danno da rumore sta impegnando su diversi fronti la ricerca e non può basarsi<br />

solo sulla mancata esposizione/protezione fisica. L’impiego dell’allopurinolo aggiunge un elemento alla<br />

possib<strong>il</strong>e protezione farmacologica che necessita di una successiva fase di sperimentazione nell’uomo per<br />

stab<strong>il</strong>irne l’applicab<strong>il</strong>ità in termini di dose ed effetti collaterali.


UNITÀ DI ONCOLOGIA ENDOCRINA<br />

Coordinatore dell’Unità: Giuseppe Costante (Ricercatore Confermato di Endocrinologia, SSD MED/13)<br />

Collaborazioni: Dipartimento di Scienze Cliniche, Università di Roma ‘La Sapienza’<br />

Divisione di Endocrinlogia Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza – San<br />

Giovanni Rotondo<br />

Divisione di Endocrinlogia AUSL Bologna<br />

- <strong>Studi</strong> sul ruolo del TSH ricombinante e dell’ecografia nel follow up dei carcinomi<br />

differenziati della tiroide. Questi studi hanno dimostrato che mentre la determinazione della<br />

Tireglobulina circolante dopo stimolo con TSH ricombinante costituisce <strong>il</strong> più sensib<strong>il</strong>e indice<br />

nell’accertamento della assenza o di persistenza/ripresa di malattia, l’ecografia cervicale rappresenta la<br />

metodica di elezione per l’identificazione precoce delle metastasi linfonodali nei pazienti con carcinoma<br />

differenziato a basso rischio;<br />

- Impiego del dosaggio della calcitonina sierica per lo screening di massa dei noduli tiroidei<br />

nella diagnosi precoce di carcinoma midollare della tiroide e valutazione del rapporto costo-<br />

beneficio in uno studio su larga scala. Lo studio ha dimostrato che in tutti i pazienti con Calcitonina<br />

basale superiori a 100 pg/ml è stato osservato un carcinoma midollare ad uno stadio avanzato nella<br />

maggior parte di questi pazienti. Il dato più importante ha riguardato i pazienti con Calcitonina solo<br />

lievemente aumentata, nei quali la diagnosi di carcinoma midollare veniva effettuata ad uno stadio molto<br />

precoce, con un elevato tasso di guarigione (circa 90% dei casi). In questi pazienti, l’esecuzione di un test<br />

addizionale (stimolazione con pentagastrina) era indispensab<strong>il</strong>e per escludere i falsi positivi. Il professor<br />

Martin Schlumberger dell’Istituto francese Gustave Roussy di V<strong>il</strong>lejuif ha commentato i risultati dello<br />

studio italiano con un editoriale su “The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism”, evidenziando<br />

che lo screening per <strong>il</strong> carcinoma midollare condotto con la strategia impiegata dal Dr. Costante e coll. ha<br />

un rapporto costo/beneficio vantaggioso, comparab<strong>il</strong>e allo screening di altre patologie neoplastiche.


UNITÀ DI GASTROENTEROLOGIA ED ENDOSCOPIA DIGESTIVA<br />

1) Ricerca in ambito di malattie infiammatorie dell’apparato digerente: valutazione<br />

dell’espressione della miosin chinasi epiteliali nelle malattie infiammatorie croniche intestinali.<br />

Coordinatore dell’Unità: Patrizia Doldo (Professore Straordinario di Scienze infermieristiche generali,<br />

cliniche e pediatriche, SSD MED/45)<br />

Componenti dell’Unità: R. Fedele, R. Spagnuolo, P. Cosimo, G. Ruggiero, I. Luppino, V. Cosco, C.<br />

Cosco, R. Marasco<br />

Descrizione della linea di ricerca:<br />

L’eziologia della malattia di Crohn e della Rettocolite Ulcerosa rimane a tutt’oggi controversa; l’insieme<br />

delle attuali conoscenze indica che in soggetti geneticamente predisposti, si verifichi un’alterata risposta<br />

immunitaria nei confronti di antigeni normalmente presenti nel lume intestinale, fra cui soprattutto la<br />

flora batterica residente e che ciò rappresenti un evento in grado, se non di indurre, quantomeno di<br />

mantenere e perpetuare <strong>il</strong> processo infiammatorio. La barriera intestinale è spesso alterata in tali<br />

patologie, studi in vitro mostrano, infatti, che la disfunzione epiteliale della mucosa intestinale sia indotta<br />

da citochine, tra cui <strong>il</strong> TNF-alpha, che porterebbero all’aumento di espressione della chinasi della catena<br />

leggera della miosina (MLCK) che a sua volta, fosfor<strong>il</strong>erebbe <strong>il</strong> sito regolatore della catena leggera della<br />

miosina II con una susseguente riorganizzazione citoscheletrica e alterazione delle tight junctions. La<br />

perdita di integrità della continuità della barriera mucosa porterebbe ad un “mixing” tra <strong>il</strong> compartimento<br />

luminale e quello interstiziale con conseguenti alterazioni patologiche di tipo infettivo, ischemico, e<br />

immuno-mediato. Questi risultati sono stati precedentemente messi in evidenza tramite studi di<br />

immunoistochimica effettuati su pezzi operatori e biopsie di colon di pazienti affetti da IBD. Lo scopo<br />

di questo studio è quello di dimostrare se l’aumento di espressione della MLCK possa essere messa in<br />

evidenza anche tramite tecniche di immunoblotting su pezzi bioptici prelevati dal colon di pazienti affetti<br />

da IBD. Risultato di tale studio preliminare, è stata l’osservazione di un aumento dell’espressione di<br />

MLCK nell’estratto proteico proveniente dalle aree endoscopicamente lese con un’attività clinica di<br />

malattia di grado severo. Tale risultato non è evidenziab<strong>il</strong>e nell’estratto proveniente sia dalle aree<br />

endoscopicamente indenni dei pazienti affetti da IBD sia dalla mucosa endoscopicamente sana dei<br />

controlli.<br />

2) Ricerca in ambito di malattie oncologiche dell’apparato digerente: protocollo di radio-<br />

chemioterapia pre-operatoria per i tumori del retto medio e basso.<br />

Componenti dell’Unità: R. Marasco, C. Cosco , P. Cosimo, G. Ruggiero, V. Cosco, R. Spagnuolo, I.<br />

Luppino, U. Prati, L. Roveda, A. Puzziello, G. Vescio, M.G. Fava, A.Valente, R. DeVinci, D. Voci<br />

Descrizione della linea di ricerca:


Attualmente si riconosce che la definizione del margine circonferenziale delle neoplasie del retto medio e<br />

basso rappresenta un compromesso ideale di accuratezza e r<strong>il</strong>evanza clinica ai fini della formulazione<br />

prognostica, pertanto si ritiene che questo sia <strong>il</strong> parametro su cui intervenire per ottenere un<br />

miglioramento della prognosi. (1) Lo studio del margine circonferenziale può essere eseguito mediante<br />

TAC multislice, RMN, ECO endoscopia e PET, tra loro variamente combinate. Questo protocollo si<br />

prefigge lo scopo di prevenire le recidive locali e possib<strong>il</strong>mente di aumentare la sopravvivenza a lungo<br />

termine nei pazienti con neoplasia del retto medio e basso (T3 e T4; M0). Attraverso una combinazione<br />

ottimale di chemioterapia, radioterapia e chirurgia, si opererà per garantire un margine circonferenziale di<br />

resezione libero da malattia, unitamente alla prevenzione delle metastasi a distanza. Gli incoraggianti<br />

risultati ottenuti con la radio-chemioterapia post-operatoria nei pazienti operati per carcinoma del retto<br />

hanno indotto a proporre tale trattamento anche a livello pre-operatorio. La radioterapia pre-operatoria<br />

offre potenziali vantaggi rispetto al trattamento post-operatorio che possono essere distinti in: vantaggi<br />

biologici, per la diminuzione del fenomeno di “seeding” durante la manipolazione chirurgica e la<br />

maggiore radiosensitività di cellule ben ossigenate; vantaggi funzionali, con maggiore possib<strong>il</strong>ità di<br />

eseguire interventi conservativi (anastomosi colorettali basse o coloanali); vantaggi tecnici, maggior<br />

numero di interventi radicali; vantaggi in termini di tossicità, con minore incidenza di effetti collaterali<br />

acuti in assenza di aderenze sulle anse <strong>il</strong>eali che possono quindi essere meglio dislocate e preservate dai<br />

danni da radiazione. Tuttavia, nei trials eseguiti sino ad ora, è stata dimostrata una riduzione delle recidive<br />

locali nei pazienti sottoposti a radioterapia pre-operatoria ma la sopravvivenza non ha subito sostanziali<br />

modificazioni, verosim<strong>il</strong>mente per la comparsa di metastasi a distanza. Si è pensato pertanto di introdurre<br />

<strong>il</strong> trattamento combinato radio-chemioterapico a livello pre-operatorio per ottenere ulteriori vantaggi:<br />

vantaggi in termini di dosi, i pazienti sono in grado di tollerare dosi maggiori con minore incidenza di<br />

effetti collaterali acuti; vantaggi in termini di risposta alla radioterapia, con incremento del downstaging<br />

e dell’indice di resecab<strong>il</strong>ità; vantaggi in termini di tempo, non c’è ritardo nell’inizio della terapia<br />

sistemica; vantaggi in termini di volume di tessuto metastatatico, <strong>il</strong> trattamento viene eseguito in pz. M0<br />

per cui le metastasi, se presenti, sono comunque in fase subclinica.<br />

Poiché questa terapia combinata non è esente da morb<strong>il</strong>ità, non è in grado di dare gli stessi risultati in<br />

tutti i pz. e ritarda l’approccio chirurgico, abbiamo scelto di trattare solamente i pazienti con una prognosi<br />

peggiore (T3 e T4, M0), che comunque possono beneficiare di entrambi i trattamenti.<br />

Unità Operative coinvolte:<br />

Chirurgia Oncologica:<br />

La chirurgia deve quindi porsi l’obiettivo di raggiungere <strong>il</strong> massimo controllo locale della malattia. A tale<br />

scopo l’intervento chirurgico verrà eseguito 4 settimane dopo la fine della radioterapia e verrà condotto<br />

secondo i criteri standard di asportazione totale del mesoretto, con integrità della fascia mesorettale<br />

(TME) e tecnica nerv sparing. Il pezzo operatorio dovrà essere consegnato integro all’Anatomia<br />

Patologica allo scopo di consentire un adeguato studio del margine circonferenziale.<br />

Nella fase preliminare i target da raggiungere sono <strong>il</strong> downstaging e downsizing delle lesioni tumorali al<br />

fine di poter eseguire resezioni R0 anche nei tumori T4 e di ridurre <strong>il</strong> numero di addomino-perineali;<br />

inoltre verrà valutata l’incidenza di complicanze post-operatorie, in primo luogo <strong>il</strong> numero di fistole (se


questo non risulterà superiore ai pz. di controllo potrà essere preso in considerazione l’approccio<br />

laparoscopico). A lungo termine i target da raggiungere sono rappresentati da: ridotta incidenza di<br />

recidive locali, con conseguente miglioramento della qualità di vita, e aumento della sopravvivenza a<br />

lungo termine.<br />

Servizio di Endoscopia:<br />

Il contributo del Servizio consiste nella selezione dei pazienti che verranno arruolati mediante endoscopia<br />

tradizionale con biopsie, per la precisazione diagnostica, e mediante ECO- endoscopia, per la definizione<br />

del margine circonferenziale oltre che del T e dell’N a livello pre-operatorio. E’ prevista anche la<br />

raccolta di campioni di tumore al fine di future determinazioni di biologia molecolare per<br />

l’individuazione dei soggetti da arruolare (responder) e da escludere (non responder).<br />

Oncologia<br />

Impostazione dello schema di chemioterapia pre-operatoria da associare al trattamento radioterapico. E’<br />

prevista la raccolta di campioni di siero al fine di future determinazioni di biologia molecolare per<br />

l’individuazione dei soggetti da arruolare (responder) e da escludere (non responder) con formulazione<br />

anche di terapie personalizzate.<br />

Radiologia<br />

Il contributo previsto consiste nella stadiazione pre-operatoria mediante TAC multislice e RMN.<br />

Anatomia Patologica<br />

Oltre al tradizionale studio del pezzo operatorio con accurato studio del margine circonferenziale, andrà<br />

formulato uno score per esprimere l’entità ed <strong>il</strong> tipo di risposta alla radio-chemioterapia.<br />

3) Itumori T4 del colon: trattamento di chemioterapia in ipertermia di “prima linea”.<br />

Componenti dell’Unità: R. Marasco, C. Cosco , P. Cosimo, G. Ruggiero, V. Cosco, R. Spagnuolo, I.<br />

Luppino, U. Prati, L. Roveda, A. Puzziello, G. Vescio, M.G. Fava, A. Valente, R. DeVinci, D.Voci<br />

Descrizione della linea di ricerca:<br />

L’Evidence Based Medicine e gli studi scientifici sul trattamento del cancro del colon-retto hanno<br />

sottolineato ormai da tempo la validità dei trattamenti integrati e/o sequenziali al fine di apportare dei<br />

vantaggi sia in termini di intervallo libero da malattia che di sopravvivenza in questi pazienti, potendo la<br />

chirurgia guarire solo <strong>il</strong> 45-50% dei casi. Il trattamento adiuvante andrebbe intrapreso entro 6-8 settimane<br />

da quello chirurgico, scegliendo <strong>il</strong> più opportuno regime da somministrare, soprattutto in termini di<br />

tossicità e compliance; ormai esistono protocolli considerati standard con indicazione assoluta per alcuni<br />

stadi di patologia e sono iniziati gli studi che prevedono l'ut<strong>il</strong>izzo di combinazioni contenenti dei nuovi<br />

farmaci (Oxaliplatino, Irinotecan, Raltitrexed, Fluoropirimidine per via orale) con notevoli ripercussioni<br />

sui progressi nell'ambito del trattamento della malattia metastatica. Non esiste ancora una risposta<br />

definitiva circa la necessità di trattamento dei pazienti in stadio II (Dukes B2), dove lo schema terapeutico<br />

viene individualizzato sulla base di alcuni fattori prognostici quali i parametri patologici di grading G3,<br />

invasione vascolare e linfatica, ulcerazione, numero di linfonodi asportati/esaminati inferiore a 8 o clinici,<br />

perforazione, occlusione intestinale, che sembrano in grado di identificare pazienti ad alto rischio di


ecidiva in misura sim<strong>il</strong>e ai pazienti con linfonodi positivi. Il trattamento Chemioterapico(CT) rimane la<br />

terapia di scelta per la malattia metastatica dove rappresenta l’approccio di seconda e terza linea che, a<br />

differenza della CT di prima linea, che mira ad ottenere una remissione completa o quasi per un<br />

miglioramento del tempo libero da progressione, conserva unicamente lo scopo di condizionare la durata<br />

della sopravvivenza globale, non potendo perseguire come razionale applicativo la guarigione,<br />

fortemente compromessa dallo stadio avanzato della neoplasia. Nella definizione delle forme T4 dei<br />

tumori del colon-retto, rientra quindi <strong>il</strong> quadro della carcinosi peritoneale e dell’inf<strong>il</strong>trazione di altri<br />

tessuti. In passato la carcinosi peritoneale, veniva considerata una forma di malattia sistemica,<br />

intimamente correlata alle condizioni terminali dell’evoluzione neoplastica del tumore originario, e<br />

pertanto r<strong>il</strong>egab<strong>il</strong>e solo al trattamento chemioterapico sistemico, ma negli ultimi decenni ha iniziato ad<br />

indicare una condizione ancora curab<strong>il</strong>e di malattia. La carcinomatosi peritoneale (CP) rappresenta <strong>il</strong><br />

risultato dell’impianto transcelomatico delle cellule neoplastiche migrate dal T primitivo nei tumori ad<br />

interessamento a tutto spessore della parete intestinale o dell’insemenzamento intraperitoneale da<br />

disseminazione iatrogena durante l’intervento chirurgico principale. I recenti studi di biologia oncologica,<br />

oltre a restituire al peritoneo una dignità di organo non secondario, hanno permesso di modificare<br />

l’atteggiamento terapeutico nei casi di tumori T4 del colon-retto con inf<strong>il</strong>trazione peritoneale.<br />

L’innovazione delle metodiche chirurgiche e la disponib<strong>il</strong>ità di nuovi presidi terapeutici in ambito<br />

anestesiologico e chirurgico hanno consentito di poter standardizzare un approccio mirato al trattamento<br />

specifico del peritoneo, sede di malattia, con strategia terapeutica loco-regionale. La combinazione della<br />

metodica chirurgica citoriduttiva di peritonectomia con la chemio-ipertermia intraperitoneale è nata grazie<br />

agli avanzamenti scientifici del concetto di CP, in cui <strong>il</strong> primo trattamento tende allo scopo citoriduttivo<br />

e di eliminazione dei raggruppamenti neoplastici macroscopici e <strong>il</strong> secondo alla ster<strong>il</strong>izzazione dei residui<br />

tumorali minori tramite <strong>il</strong> contatto diretto delle sostanze citotossiche ad alta temperatura con le cellule<br />

neoplastiche.<br />

La messa a punto della nuova metodica (Chemioterapia in Ipertermia Intra-operatoria) ha permesso così<br />

di definire un nuovo approccio terapeutico con precisa indicazione nelle forme ad interessamento<br />

avanzato peritoneale o T4 di diversi tumori tra cui quelli del colon, di cui in particolare solo negli ultimi<br />

anni sono stati condotti studi di II fase per la verifica e la definizione dell’applicazione nei casi di IV<br />

stadio. La possib<strong>il</strong>ità di apportare dei benefici sulla sopravvivenza a lungo termine nei pazienti affetti da<br />

CP da Cancro del colon-retto è stata valutata considerando la localizzazione di malattia come un primo<br />

livello di diffusione e quindi ancora suscettib<strong>il</strong>e di controllo locale grazie alla meticolosa ed aggressiva<br />

asportazione chirurgica della tecnica messa a punto originariamente da Sugarbaker, mirata<br />

essenzialmente ad asportare <strong>il</strong> maggior numero di tessuto peritoneale inf<strong>il</strong>trato. Lo stato dell’arte della<br />

nuova metodica terapeutica nei tumori del Colon-Retto è ormai discussa dagli anni 1995 almeno, con<br />

studi confronto tra gruppi di pazienti trattati con chirurgia standard e chemioterapia sistemica e gruppi di<br />

pazienti sottoposti a chirurgia citoriduttiva e CT in ipertermia registrando una prognosi migliore con un<br />

aumento del 20%-30% circa della sopravvivenza mediana. Sicuramente un dato importante, sottolineato<br />

in tutte le casistiche, è rappresentato dalla completezza e correttezza tecnica della citoriduzione chirurgica<br />

che sembra rivelarsi una variab<strong>il</strong>e statisticamente significativa ai fini prognostici.


Nella nostra esperienza, riportiamo due case report di tumori del colon in stadio T4. In entrambe le<br />

esperienze, <strong>il</strong> trattamento da noi perseguito ha permesso di apportare un evidente vantaggio in termini di<br />

prolungamento della sopravvivenza, pur con le limitazioni legate alle condizioni di chiaro avanzamento di<br />

malattia, permettendo ai pazienti <strong>il</strong> proseguimento dei trattamenti sistemici con un basso tasso di<br />

complicanze e 0% di mortalità. Della metodica possono beneficiare i pazienti che possono ottenere una<br />

citoriduzione CCR-0 completa e con minimo residuo tumorale CCR-1, ma anche pazienti, come nei nostri<br />

casi, con interessamento più avanzato, considerato <strong>il</strong> prolungamento della sopravvivenza ottenuta, casi<br />

selezionati grazie ad un’attento b<strong>il</strong>ancio del rapporto rischi/benefici, espressi soprattutto in termini di<br />

aspettative di vita, e sulla scorta di una precisa stadiazione pre-operatoria sul coinvolgimento neoplastico<br />

addominale, e che ci hanno permesso di poter verificare come la metodica sia già attuab<strong>il</strong>e in “prima<br />

linea” nei casi ad interessamento T4 con carcinomatosi peritoneale estesa, senza però trascurare i<br />

molteplici e complessi fattori che possono influenzare i risultati immediati e a distanza nonché la qualità<br />

di vita del paziente. Rispetto quindi alle esperienze documentate in letteratura, nella nostra pratica<br />

abbiamo potuto sottolineare la fattib<strong>il</strong>ità in termini di risultati, seppur la limitazione del breve follow-up,<br />

della metodica attuab<strong>il</strong>e anche nei pazienti con malattia peritoneale diffusa o nei casi di ripresa di<br />

malattia, nonostante i dati sottolineano un 13% di tasso di mortalità e un 50% di tasso di morb<strong>il</strong>ità<br />

associate,evidenziandone l’efficacia anche nelle forme di recidiva e auspicandone la diffusione come<br />

terapia adiuvante di salvataggio.


UNITÀ DI MALATTIE DEL METABOLISMO<br />

Coordinatore dell'Unità: Agostino Gnasso (Professore Associato di Medicina Interna. SSD MED/09)<br />

Componenti dell'Unità di Ricerca: Concetta Irace (Ricercatore di Medicina Interna. SSD MED/09).<br />

Faustina Scavelli (Dottorando). Claudio Carallo (Dirigente Medico di I Livello), Maria Serena De<br />

Franceschi.<br />

Collaborazioni: Claudio Cortese, Università di Tor Vergata, Roma<br />

Michael Tschakovsky, Kingston (Ontario), Canada<br />

Associazione tra forze emodinamiche e placche e/o ispessimento medio-intimale.<br />

L'aterosclerosi è più frequente, e più grave, nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare quali<br />

ipertensione arteriosa, diabete mellito, dislipidemia e fumo di sigarette. Tuttavia le placche ateromasiche<br />

si sv<strong>il</strong>uppano in zone particolari dell'albero arterioso, nonostante i fattori di rischio considerati siano<br />

sistemici, ossia agiscano allo stesso modo su tutte le arterie. Ciò depone a favore della presenza di fattori<br />

locali, verosim<strong>il</strong>mente emodinamici, che favoriscono lo sv<strong>il</strong>uppo delle lesioni. Lo studio di questi fattori<br />

emodinamici locali è stato a lungo trascurato, soprattutto a causa di difficoltà metodologiche relative alla<br />

loro valutazione.<br />

Valutazione della funzione endoteliale<br />

L'endotelio è in grado di sintetizzare numerose sostanze che agendo sulla muscolatura liscia del vaso<br />

possono indurre vasod<strong>il</strong>atazione (r<strong>il</strong>ascio soprattutto di Ossido Nitrico) o vasocostrizione (r<strong>il</strong>ascio<br />

soprattutto di Endotelina), in base alle esigenze metaboliche o in seguito a variazioni fisiche o chimiche<br />

locali. Oltre a queste sostanze l'endotelio produce anche fattori antiaterogeni che contrastano, in<br />

condizioni fisiologiche, la formazione di placche. Ut<strong>il</strong>izzando gli ultrasuoni è possib<strong>il</strong>e stimolare<br />

un'arteria, ed in particolare l'arteria brachiale, e verificare la risposta della stessa in termini di<br />

vasod<strong>il</strong>atazione. La metodica più ut<strong>il</strong>izzata è quella della misurazione della FMD (Flow-Mediated-<br />

Vasod<strong>il</strong>ation) attraverso la quale si valuta la percentuale di incremento del diametro dell'arteria brachiale.<br />

in seguito ad uno stimolo ischemico indotto all'avambraccio. L'entità della vasod<strong>il</strong>atazione è una misura<br />

della funzione endoteliale. Una ridotta vasod<strong>il</strong>atazione è indice di disfunzione endoteliale ritenuta, in base<br />

agli studi presenti in letteratura, una condizione di aterosclerosi iniziale. La vasod<strong>il</strong>atazione flusso<br />

mediata, oltre ad essere compromessa nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare, è anche associata<br />

alle forze emodinamiche locali quali lo shear stress.


Risultat<br />

È stata sv<strong>il</strong>uppata una metodica per la misurazione in vivo dello shear stress di parete (ossia l'attrito<br />

esercitato dalla colonna di sangue sulla parete del vaso) principale fattore emodinamico responsab<strong>il</strong>e della<br />

normale struttura e funzione dei vasi arteriosi. Ut<strong>il</strong>izzando questa metodica è stato possib<strong>il</strong>e<br />

dimostrare che lo shear stress di parete è in grado di influenzare localmente lo sv<strong>il</strong>uppo di placche e<br />

l'ispessimento medio intimale delle arterie carotidi, sottolineando l'importanza di fattori locali che<br />

favoriscono, in alcuni distretti più che in altri, l'insorgenza di lesioni in presenza di fattori di rischio<br />

cardiovascolare sistemici. L'impatto dei fattori locali è maggiore nei soggetti considerati a basso rischio<br />

cardiovascolare, in base ai soli parametri metabolici, ma già con danno aterosclerotico iniziale.<br />

Per quanto attiene lo studio della funzione endoteliale dell'arteria brachiale, è stato valutato <strong>il</strong> ruolo di<br />

alcune sostanze, quali inibitori del TNF alfa e mezzi di contrasto iodati, sulle caratteristiche<br />

reologiche del sangue e sulle conseguenze emodinamiche. È stata dimostrata una significativa<br />

correlazione tra la funzione endoteliale valutata in modo non invasivo e quella misurata con metodiche<br />

più invasive (pletismografia). Infine, è stato valutato <strong>il</strong> ruolo fondamentale dello shear stress come<br />

stimolo per l'attivazione dell'endotelio al r<strong>il</strong>ascio di Ossido Nitrico. In altre parole l'entità dell'ischemia<br />

e quindi la variazione percentuale dello shear stress possono meglio discriminare i soggetti con una<br />

funzione endoteliale normale o alterata. I risultati di questi studi hanno consentito di dimostrare come,<br />

nei soggetti con diabete di tipo 2, la riposta dell'endotelio all'ischemia sia differente rispetto a quella<br />

descritta in letteratura nel senso che vi è sia una risposta ritardata sia una maggiore compromissione<br />

della funzione endoteliale delle arterie periferiche di resistenza e delle arterie di grosso calibro di<br />

conduttanza.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

La descrizione di una metodica relativamente semplice e riproducib<strong>il</strong>e per la stima in vivo dello shear<br />

stress di parete ha dato l'avvio a numerosi studi sulla valutazione delle forze emodinamiche locali nel<br />

determinismo della malattia aterosclerotica. Allo stesso modo, la identificazione di molteplici meccanismi<br />

responsab<strong>il</strong>i della disfunzione endoteliale nei soggetti diabetici ha aperto nuove strade nella<br />

valutazione del danno vascolare in questi pazienti. Le osservazioni sono state oggetto di<br />

pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali.


UNITÀ DI MALATTIE INFETTIVE<br />

Coordinatore dell’Unità: Vincenzo Guadagnino (Prof Ordinario di Malattie Infettive, SSD MED/17)<br />

Componenti dell’Unità: Benedetto Caroleo, Jessica Carioti<br />

Trattamento di associazione Peg-interferone α-2b e ribavirina in Tossicodipendenti con epatite<br />

cronica C in terapia sostitutiva o antagonista delle droghe di abuso<br />

Scopi dello studio: Questo studio multicentrico, osservazionale, prospettico, è stato disegnato per valutare la<br />

praticab<strong>il</strong>ità e quindi tollerab<strong>il</strong>ità ed efficacia della terapia con Peg-interferone α-2b e Ribavirina in<br />

tossicodipendenti con epatite cronica C, inseriti in programmi di trattamento della dipendenza con farmaci<br />

sostitutivi od antagonisti delle droghe d’abuso.<br />

Obbiettivi dello studio: Valutazione della risposta virologica a fine terapia antivirale (ETR) e della risposta<br />

virologica sostenuta (SVR) a sei mesi dal suo completamento.<br />

Metodi: Cinquantatrè tossicodipendenti con epatite cronica C (43,3% con infezione da genotipo 1,4),<br />

inseriti in programmi di recupero, sono stati arruolati nell’ambito di uno studio multicentrico,<br />

osservazionale, prospettico condotto con la partecipazione di 6 centri clinici specialistici per la cura delle<br />

Malattie Infettive in collaborazione con 11 differenti Servizi per tossicodipendenti (Ser.T) distribuiti nel<br />

territorio di 5 diverse Regioni Italiane (Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Sic<strong>il</strong>ia). Essi sono stati seguiti<br />

in contemporanea da operatori dei Ser.T:, da psicologi o psichiatri e da specialisti infettivologi.<br />

Risultati: L’analisi intention-to-treat è stata indicativa di risposta virologica ETR nel 58,5% dei pazienti<br />

(genotipo 1,4: 39,1%; genotipo 3: 73.4%) e di SVR nel 54,7% di essi (genotipo 1,4: 34,8%; genotipo 3:<br />

70.0%). I drop-outs sono stati complessivamente 19 (35,8%), I non responders 3 (5,7%) un genotipo 1 e due<br />

genotipi 4; due sono stati i relapsers (3,8%): un genotipo 1 ed un genotipo 3.<br />

L’analisi on treatment ha indicato che la determinazione qualitativa di HCV-RNA è risultata negativa in 40<br />

(93.1%) dei 43 soggetti che avevano completato le prime 12 settimane ed in 35 (92.1%) dei 38 soggetti che<br />

avevano completato le prime 24 settimane di trattamento. Considerando soltanto i soggetti infetti da<br />

genotipo 3, <strong>il</strong> 100% di coloro che avevano concluso <strong>il</strong> trattamento otteneva risposta favorevole.<br />

La tollerab<strong>il</strong>ità è stata buona, l’aderenza soddisfacente.<br />

Conclusioni: Lo studio ha dimostrato come un sistema di gestione multidisciplinare standardizzato, che ha<br />

visto la collaborazione di competenze specialistiche diverse, rappresentate da: infettivologo, psichiatra e/o<br />

psicologo e medico esperto in trattamento di disintossicazione, può consentire di curare l’epatite cronica C,<br />

anche in tossicodipendenti già responsab<strong>il</strong>mente inseriti in programmi di recupero, basati sull’ut<strong>il</strong>izzo di<br />

farmaci antagonisti o sostitutivi delle droghe d’abuso. La selezione dei pazienti più motivati, e quindi<br />

maggiormente aderenti è apparsa accrescere le probab<strong>il</strong>ità di successo.<br />

I risultati ottenuti sono di particolare r<strong>il</strong>evanza sia per implicazioni individuali che per quelle di sanità<br />

pubblica. Un appropriato trattamento espande, infatti, la possib<strong>il</strong>ità di intervenire favorevolmente sulla storia<br />

naturale della malattia da HCV nei tossicodipendenti che sono spesso soggetti giovani e quindi con buone


probab<strong>il</strong>ità di favorevole risposta virologica. Inoltre, i tossicodipendenti sono oggi un importante serbatoio<br />

di infezione da HCV ed appare evidente che, trattare con successo questi soggetti per l’epatite cronica,<br />

significa anche “renderli liberi” dall’infezione virale con la conseguente inibizione della loro potenzialità di<br />

diffondere <strong>il</strong> virus nell’ambito della collettività.


UNITA’ DI CARDIOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Ciro Indolfi (Professore Straordinario di Cardiologia, SSD MED/11)<br />

Componenti dell’Unità: Antonio Curcio, Cosimo Gasparri, Daniele Torella, Daniela De Serio, Carmen<br />

Spaccarotella, Annalisa Mongiardo, Ciro Indolfi<br />

1) Meccanismi Molecolari delle Sindromi Coronariche Acute e Approccio alla Terapia Mediante<br />

Drug-Eluting Stents di Nuova Generazione<br />

Le sindromi coronariche acute (SCA) rappresentano la piu’ frequente causa di ospedalizzazione per adulti in<br />

Europa e la piu’ importante causa di mortalità e morb<strong>il</strong>ità nel mondo occidentale. Il nostro laboratorio e’<br />

impegnato attivamente nella descrizione dei meccanismi molecolari e cellulari coinvolti nella fisiopatologia<br />

delle SCA e del loro trattamento. Infatti, negli ultimi anni ci siamo occupati dell’identificazione di nuovi<br />

marcatori sierici per la diagnosi precoce delle SCA e di nuovi approcci terapeutici percutanei. A<br />

quest’ultimo riguardo, i lavori del nostro laboratorio hanno contribuito al recente sv<strong>il</strong>uppo dei drug-eluting<br />

stents (DES). Inoltre, allo stato attuale, non esistono dei marker di instab<strong>il</strong>ità della placca, prima che <strong>il</strong> danno<br />

miocardico si sia verificato. Recentemente, abbiamo iniziato un programma di analisi proteomica allo scopo<br />

di identificare nuovi biomarcatori diagnostici e prognostici per le SCA. Allo stesso tempo, sono in corso<br />

esperimenti di biologia molecolare per individuare pathways del segnale intracellulare e/o molecole che<br />

abbiano differenti ruoli nella crescita delle cellule muscolari lisce vascolari e delle cellule endoteliali dopo<br />

danno vascolare allo scopo di ridurre la restenosi/trombosi dopo impianto di DES.<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico:<br />

In pazienti con SCA sono stati descritti per la prima volta nuovi marcatori molecolari di instab<strong>il</strong>ità della<br />

placca. In particolare l’attivazione di p-ERK nei linfociti T circolanti di pazienti si è dimostrato essere un<br />

marcatore molecolare in pazienti con angina instab<strong>il</strong>e. Abbiamo inoltre ottenuto una banca di campioni di<br />

siero di pazienti con SCA e questi sono processati mediante metodiche di spettrometria di massa per<br />

individuare un prof<strong>il</strong>o proteomico di questi pazienti nella fase acuta. Ad oggi, abbiamo individuato<br />

incrementi della proteina legante la vitamina D (VDB protein) e della protrombina nel siero di pazienti con<br />

infarto acuto del miocardio. Abbiamo dimostrato inoltre che tali proteine sono presenti nel trombo che<br />

occlude l’arteria coronaria responsab<strong>il</strong>e dell’infarto e sembrano avere un ruolo nella fisiopatologia della<br />

placca instab<strong>il</strong>e. Questi dati sono i primi ad identificare un fingerprint basato sull’analisi del proteoma del<br />

siero e della risposta infiammatoria cellulare durante SCA che potrebbe aver una grande r<strong>il</strong>evanza per la loro<br />

diagnosi e prognosi. Dall’altro lato, in modelli in vitro e in vivo, abbiamo identificato p85α, la subunità<br />

regolatoria del fosfatid<strong>il</strong>-inositolo3’-Chinasi (PI3K), attivata dal complesso cAMP/PKA, come potenziale<br />

candidato per essere r<strong>il</strong>asciato da DES in nuovi protocolli clinici di rivascolarizzazione coronaria percutanea.<br />

Infatti, abbiamo dimostrato che la subunità p85α attivata dalla proteina kinasi A (PKA) ha effetti vascolari<br />

protettivi in quanto riduce la formazione neointimale senza interferire con <strong>il</strong> processo di re-endotelizzazione<br />

del segmento arterioso danneggiato. Questi dati forniscono informazioni r<strong>il</strong>evanti per la nuova generazione<br />

di DES.


Componenti dell’Unità: Daniele Torella, Georgina M. Ellison, Valentina Galuppo, Carla Vicinanza,<br />

Angelo Leone, F. Chiara Surace, Cosimo Gasparri, Antonio Curcio, Ciro<br />

Indolfi<br />

2) Isolamento Delle Cellule Staminali Cardiache Umane e Caratterizzazione delle Loro Proprieta’<br />

Biologiche e Rigenerative<br />

La terapia cellulare con cellule staminali per <strong>il</strong> trattamento di numerose patologie degenerative e da<br />

invecchiamento ha dato origine ad eccitanti e promettenti nuovi approcci per la medicina e la terapia medica.<br />

Infatti, la terapia cellulare per le malattie cardiovascolari è molto più che una speranza della moderna<br />

medicina e rappresenta l’avanguardia nella ricerca biomedica. Abbiamo dimostrato che cellule c-kit positive<br />

(c-kit pos ) derivate dal cuore adulto sono vere cellule staminali cardiache (CSC), poiché sono clonogeniche,<br />

self-renewing e multipotenti, i.e. possono dare origine a miociti, cellule muscolari lisce e cellule endoteliali<br />

in vitro e in vivo. La presenza nel miocardio delle CSC ha definitivamente annullato <strong>il</strong> concetto che <strong>il</strong> cuore<br />

sia un organo terminalmente differenziato privo di potenziale rigenerativo. Questi dati suggeriscono la<br />

possib<strong>il</strong>ità che tale potenziale rigenerativo endogeno possa essere sfruttato per <strong>il</strong> trattamento di patologie<br />

cardiache quando vi sia una significativa perdita di miociti.<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico:<br />

L’obiettivo attuale del nostro laboratorio è quello di raggiungere una migliore comprensione della biologia e<br />

del potenziale rigenerativo sia in vivo sia in vitro delle cellule staminali cardiache umane, al fine di designare<br />

protocolli migliori riguardanti la rigenerazione di miocardio contratt<strong>il</strong>e dopo infarto mediante <strong>il</strong> trapianto<br />

autologo di CSC e/o attraverso l’attivazione in situ di queste cellule. In particolare, abbiamo dimostrato<br />

recentemente che CSC c-kit pos possono essere isolate e propagate da tutte e quattro le camere cardiache del<br />

cuore umano adulto. In particolare, a scopo rigenerativo queste cellule di derivazione diversa sembrano<br />

intercambiab<strong>il</strong>i. Infatti, i dati del nostro laboratorio dimostrano che le CSC umane sono in grado di generare<br />

nuovo tessuto miocardio funzionale indipendentemente dalla camera d’origine in modelli di infarto<br />

miocardico in ratti immunodepressi. Sono in corso al momento ulteriori esperimenti per definire i<br />

meccanismi molecolari alla base della self-renewal e della selettiva differenziazione delle CSC umane.<br />

Nonostante i risultati fin ora ottenuti, sono ancora molti i punti oscuri riguardo le potenzialità rigenerative di<br />

queste cellule, che dovranno essere oggetto di intensa sperimentazione prima del loro trasferimento<br />

nell’uomo. Infatti, riuscire ad identificare i fattori che regolano <strong>il</strong> destino delle cellule staminali cardiache è<br />

un punto fondamentale per disegnare nuovi e più efficienti protocolli clinici sull’ut<strong>il</strong>izzo di tali cellule nella<br />

rigenerazione miocardica per <strong>il</strong> trattamento dell’infarto miocardico e dello scompenso cardiaco nell’uomo.


UNITÀ DI GASTROENTEROLOGIA<br />

Coordinatore dell'Unità di Ricerca: Francesco Luzza (Professore Associato di<br />

Gastroenterologia, SSD MED/12)<br />

Componenti dell'Unità: Maria Imeneo (Dirigente Medico - U.O. di Fisiopatologia Digestiva,<br />

Azienda Ospedaliera "Mater Domini", Catanzaro), Tiziana Larussa (Specializzanda), Isidoro<br />

Buoncompagni (Specializzando), Evelina Suraci (Specializzanda), Isabella Leone (Biologa,<br />

borsista).<br />

Collaborazioni: Andrea Amorosi (Professore Ordinario di Anatomia Patologica), Olimpio<br />

Galasso (Ricercatore di Ortopedia)<br />

Effetto dei farmaci inibitori della pompa protonica e inibitori selettivi delle COX-2 sulla<br />

risposta immunitaria Th1/Th2 nella mucosa gastrica con infezione da Helicobacter pylori.<br />

L'Helicobacter pylori è un batterio che infetta circa <strong>il</strong> 50% della popolazione mondiale, colonizza lo<br />

stomaco dell'uomo e causa invariab<strong>il</strong>mente gastrite cronica e, in una minoranza di individui,<br />

ulcera peptica e cancro gastrico. Numerose evidenze suggeriscono che un'alterata polarizzazione<br />

funzionale dei linfociti T helper 1/T helper 2 nei confronti del batterio svolga un ruolo importante<br />

nella patogenesi delle suddette malattie. 1 farmaci inibitori di pompa protonica (IPP) vengono<br />

largamente ut<strong>il</strong>izzati per la cura delle malattie acido-correlate e delle malattie associate<br />

all'infezione da H. pylori per la potente azione antisecretiva. Anche i farmaci inibitori selettivi<br />

della ciclo-ossigenasi (COX)-2 sono farmaci di largo impiego per gli effetti antinfiammatori che si<br />

accompagnano ad una ridotta gastrolesività. <strong>Studi</strong> preliminari, condotti in vitro ed in animali,<br />

hanno evidenziato la capacità dei farmaci IPP e inibitori selettivi delle COX-2 di attenuare i<br />

processi infiammatori e modificare la risposta immunitaria.<br />

Risultati<br />

<strong>Studi</strong> condotti dal nostro gruppo in pazienti con dispepsia funzionale hanno dimostrato che la<br />

terapia con farmaci IPP ha un'azione inibitrice sulla risposta immunitaria Thl nella mucosa<br />

gastrica di soggetti con infezione da H. pylori attraverso l'induzione di una diminuita espressione<br />

del fattore trascrizionale T-bet e la diminuita produzione di IFN-gamma. D'altra parte, l'assunzione<br />

di farmaci inibitori delle COX-2 negli stessi pazienti induceva un'aumentata attivazione di T-bet e<br />

produzione di IFN-gamma e, pertanto, un'aumentata risposta di tipo Th1. Parallelamente, la<br />

valutazione della risposta di tipo Th2 effettuata attraverso la determinazione dell'espressione del<br />

fattore trascrizionale STAT-6 e la produzione di IL-4 non evidenziava variazioni statisticamente<br />

significative sia dopo assunzione di farmaci IPP che di inibitori delle COX-2. A conferma di<br />

questi effetti contrastanti, la contemporanea assunzione di entrambi i farmaci negli stessi


pazienti non faceva evidenziare alterazioni significative della polarizzazione funzionale<br />

Thl/Th2. Coerentemente a questi risultati, la valutazione dell'entità dell'inf<strong>il</strong>trato infiammatorio<br />

nella mucosa gastrica risultava diminuita a seguito di assunzione di farmaci IPP e aumentata<br />

dopo assunzione di farmaci anti-COX-2.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

I dati del nostro studio forniscono un meccanismo attraverso <strong>il</strong> quale i farmaci IPP e inibitori<br />

delle COX-2 interferiscono sulla risposta immunitaria mucosale gastrica, modulando la<br />

risposta Thl/Th2. I risultati prodotti aiutano a comprendere i meccanismi patogenetici dell' H.<br />

pylori e suggeriscono nuove, possib<strong>il</strong>i, strategie terapeutiche indirizzate a contrastare una risposta<br />

immunitaria nei confronti del batterio che si rivela dannosa per l'ospite.


UNITÀ DI MALATTIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO<br />

Coordinatore dell’Unità: Rosario Maselli (Professore Straordinario di Malattie dell’Apparato<br />

Respiratorio, SSD MED/10)<br />

Componenti dell’Unità: G. Pelaia, T. Renda, M.T. Busceti<br />

Ruolo delle MAP chinasi (“mitogen activated protein kinases”) in varie patologie respiratorie.<br />

Lo studio dei meccanismi molecolari mediati dalle vie di trasduzione dei segnali MAP chinasi-dipendenti<br />

è stato approfondito in relazione alla patogenesi ed alla modulazione farmacologica dei fenomeni cellulari<br />

implicati nelle malattie respiratorie ostruttive (asma bronchiale e broncopneumopatia cronica ostruttiva),<br />

nelle interstiziopatie polmonari fibrosanti e nel carcinoma broncogeno.<br />

Malattie respiratorie ostruttive. Nell’ambito delle principali malattie respiratorie ostruttive (asma<br />

bronchiale e broncopneumopatia cronica ostruttiva), l’attivazione delle MAP chinasi svolge un ruolo<br />

centrale a livello delle cellule immuno-flogistiche e strutturali coinvolte nei processi infiammatori e di<br />

rimodellamento tessutale che caratterizzano queste affezioni. In particolare, abbiamo dimostrato in colture<br />

primarie di cellule epiteliali bronchiali che la fosfor<strong>il</strong>azione delle MAP chinasi è responsab<strong>il</strong>e<br />

dell’apoptosi indotta da TGF-β (“transforming growth factor”) e stress ossidativo; tali risultati assumono<br />

r<strong>il</strong>evante importanza nel contesto del danno epiteliale delle vie aeree, che rappresenta una delle peculiari<br />

caratteristiche fenotipiche dell’asma. Inoltre, <strong>il</strong> nostro gruppo ha documentato, ut<strong>il</strong>izzando campioni<br />

bioptici polmonari e colture cellulari derivanti da pazienti affetti da BPCO (broncopneumopatia cronica<br />

ostruttiva), un notevole incremento della fosfor<strong>il</strong>azione del sottogruppo p38 delle MAP chinasi nei<br />

macrofagi alveolari e nei linfociti T CD8+ dei setti interalveolari. Ciò contribuisce a delineare le MAP<br />

chinasi come importanti “targets” molecolari ai fini della modulazione farmacologica dell’infiammazione<br />

e del rimodellamento strutturale bronco-polmonare, che sono gli eventi fondamentalmente implicati nella<br />

patogenesi e nella progressione dell’asma e della BPCO.<br />

Interstiziopatie polmonari fibrosanti. Ut<strong>il</strong>izzando colture primarie di fibroblasti polmonari umani<br />

derivanti da pazienti affetti dal sottogruppo UIP (“usual interstitial pneumonia”) di IPF (“idiopathic<br />

pulmonary fibrosis”), abbiamo r<strong>il</strong>evato l’induzione, mediata dal TGF-β1, dall’endotelina-1 (ET-1) e dalla<br />

interleuchina-6 (IL-6), della proliferazione cellulare e dell’attivazione fosfor<strong>il</strong>azione-dipendente delle<br />

MAP chinasi. Tali effetti sono stati efficacemente prevenuti dagli inibitori delle MAP chinasi, dai<br />

corticosteroidi e da un superantagonista recettoriale della IL-6 (SANT7). Questi nostri risultati aprono<br />

interessanti prospettive nel contesto delle nuove strategie terapeutiche finalizzate ad interferire sui<br />

meccanismi patogenetici responsab<strong>il</strong>i delle interstiziopatie polmonari fibrosanti, nell’ambito dei quali un<br />

ruolo fondamentale è svolto dall’attivazione delle vie di trasduzione del segnale MAP chinasi-dipendenti<br />

indotta da TGF-β, ET-1 ed IL-6.<br />

Carcinoma broncogeno. Nell’attivazione delle vie di trasduzione del segnale coinvolte nei fenomeni di<br />

proliferazione cellulare responsab<strong>il</strong>i del carcinoma broncogeno, un ruolo fondamentale è svolto da<br />

modificazioni post-traduzionali, ed in particolare dalla farnees<strong>il</strong>azione, che riguardano le proteine della


famiglia Ras. Pertanto, abbiamo valutato gli effetti relativi alla fosfor<strong>il</strong>azione del sottogruppo ERK1/2<br />

delle MAP chinasi, alla proliferazione ed all’apoptosi, conseguenti all’inibizione farmacologica della<br />

farnes<strong>il</strong>azione, attuata mediante incubazione con statine (simvastatina) o inibitori della farnes<strong>il</strong>-transferasi<br />

(R115777) di colture primarie di cellule epiteliali bronchiali umane derivanti da pazienti con carcinoma<br />

broncogeno non a piccole cellule. Entrambi i farmaci ut<strong>il</strong>izzati hanno indotto una significativa riduzione<br />

della fosfor<strong>il</strong>azione di ERK e della proliferazione cellulare, unitamente ad un incremento dell’apoptosi,<br />

evidenziata dall’aumentata espressione della forma attiva dell’enzima caspasi-3. Questi nostri risultati<br />

preliminari suggeriscono quindi l’opportunità di proseguire, nell’ambito delle nuove strategie<br />

farmacologiche impiegate nel trattamento del carcinoma broncogeno non a piccole cellule, gli studi<br />

concernenti l’eventuale attività terapeutica delle statine e di altri inibitori delle vie di trasduzione mediate<br />

dalla cascata Ras/Raf/MEK/ERK.


UNITÀ DI IGIENE E SANITÀ PUBBLICA<br />

Coordinatore dell'Unità: Maria Pavia (Professore Straordinario di Igiene, SSD MED/42)<br />

Componenti dell'Unità di ricerca: Carmelo Nob<strong>il</strong>e (Ricercatore di Igiene, SSD MED/42), Aida Bianco (Dirigente<br />

Medico UO Igiene Ospedaliera)<br />

Collaborazioni: Italo F. Angel<strong>il</strong>lo, Seconda Università di Napoli<br />

Epidemiologia e prof<strong>il</strong>assi delle malattie infettive<br />

Prevenzione e controllo delle infezioni correlate all'assistenza ospedaliera attraverso la valutazione della<br />

diffusione del fenomeno in diverse realtà e dei relativi fattori di rischio (comportamentali e ambientali) al<br />

fine di individuare efficaci ed efficienti strategie di controllo.<br />

Valutazione dell'efficacia dei vaccini e delle strategie vaccinali attraverso le tecniche meta-analitiche ed<br />

individuazione <strong>degli</strong> ostacoli/barriere all'adesione alle campagne vaccinali in età infant<strong>il</strong>e e adulta.<br />

Prevenzione e controllo delle patologie di origine alimentare attraverso la valutazione della<br />

contaminazione microbiologica di particolari tipologie di alimenti;<br />

Igiene dell'ambiente fisico e sociale<br />

Valutazione epidemiologica del rischio per la salute umana legato alla presenza di fonti di inquinamento<br />

Ambientale.<br />

Valutazione dell'efficacia di interventi preventivi attraverso le tecniche meta-analitiche.<br />

Valutazione dello stato di salute di gruppi di popolazione svantaggiati.<br />

Management sanitario<br />

Valutazione dei diversi indicatori della qualità dell'assistenza sanitaria nelle realtà ospedaliere.<br />

Identificazione di percorsi preventivi, diagnostici e terapeutici basati sulle prove di efficacia.<br />

Odontoiatrìa preventiva e di comunità<br />

Valutazione dello stato di salute bucco-dentaria di gruppi particolari di popolazione.<br />

Applicazione delle tecniche meta-analitiche per la valutazione dell'efficacia <strong>degli</strong> interventi preventivi e<br />

terapeutici in odontoiatria.<br />

Risultati<br />

Relativamente all'ampia tematica delle infezioni correlate all'assistenza, recenti studi condotti dal gruppo di ricerca<br />

hanno consentito di verificare l'efficacia, attraverso la meta-analisi di clinical trials, di tecniche di disinfezione del<br />

cavo orale per la prevenzione delle polmoniti nosocomiali, e, sempre nel campo della prevenzione delle patologie<br />

infettive, di caratterizzare anche quantitativamente, l'efficacia della vaccinazione anti-pneumococcica<br />

nell'infanzia in relazione alla malattia invasiva da pneumococco, alle


polmoniti ed alle otiti medie acute. In tema, poi, di valutazione epidemiologica del rischio per la salute umana legato<br />

alla presenza di fonti di inquinamento ambientale, l'unità di ricerca ha contribuito ad approfondire le conoscenze<br />

relative al ruolo dell'esposizione residenziale al radon e le neoplasie polmonari, attraverso una meta-analisi di<br />

studi osservazionali. Gli studi sul management e l'epidemiologia dei servizi sanitari hanno consentito di<br />

verificare in campo l'applicab<strong>il</strong>ità di indicatori di qualità dell'assistenza territoriale attraverso l'ut<strong>il</strong>izzo dell'indicatore<br />

ricoveri prevenib<strong>il</strong>i e della qualità dell'assistenza ospedaliera attraverso l'ut<strong>il</strong>izzo di indicatori ormai validati, quali gli<br />

indicatori di processo elaborati dalla Joint Commission on Accreditation of Health Care Organization, ed altri ancora<br />

poco sperimentati quali le riammissioni ospedaliere. I risultati di tali studi hanno fornito ut<strong>il</strong>i informazioni per la<br />

programmazione dei servizi sanitari. Infine, relativamente all'odontoiatria preventiva, di grande interesse sono i<br />

risultati di un'indagine meta-analitica, sempre di studi osservazionali, che ha consentito di r<strong>il</strong>evare e quantizzare <strong>il</strong><br />

ruolo svolto dalla dieta, ed in particolare dal consumo di frutta e verdura, quali fattori preventivi del cancro<br />

orale.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

I risultati delle attività di ricerca sono state oggetto di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali.


UNITÀ DI MEDICINA INTERNA<br />

Coordinatore dell’Unità: Francesco Perticone (Professore Ordinario di Medicina Interna, SSD MED/09)<br />

Componenti dell’Unità: Raffaele Maio, Angela Sciacqua, Susanna Cassano, Irma Laino, Maria Perticone,<br />

Serena Di Cello,<br />

Aspetti genetici, molecolari e clinici della funzione endoteliale e dell’insulino-resistenza<br />

Razionale<br />

L’endotelio è un organo autocrino, endocrino e paracrino che, mediante la produzione di sostanze<br />

vasoattive come l’ossido nitrico (NO), svolge una funzione chiave nella modulazione del tono e della<br />

struttura vascolare, espletando un’attività antitrombotica, antiproliferativa ed anti-infiammatoria. La<br />

disfunzione endoteliale (DE), caratterizzata da una ridotta biodisponib<strong>il</strong>ità di NO, rappresenta la<br />

manifestazione più precoce del processo aterosclerotico, tanto da considerarla un importante fattore<br />

prognostico per la comparsa di eventi cardiovascolari. Essa è riscontrab<strong>il</strong>e in presenza dei fattori di rischio<br />

cardiovascolare (CV), sia tradizionali (ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, diabete mellito, obesità,<br />

fumo) che emergenti (insulino-resistenza, fattori proinfiammatori, fattori genetici).<br />

Risultati<br />

L’attività del nostro gruppo, nell’ultimo triennio, si è sv<strong>il</strong>uppata su diverse linee di ricerca.<br />

Inizialmente, abbiamo cercato di individuare nuovi indicatori di DE, dal momento che essa è frutto<br />

dell’interazione di numerosi fattori, non sempre compiutamente indagati. Tra questi abbiamo valutato<br />

l’interazione della dimet<strong>il</strong>-arginina asimmetrica (ADMA), un antagonista competitivo della NO-sintasi, e<br />

di alcuni parametri di funzionalità renale (creatinina ed acido urico) e della proteina C reattiva con la<br />

disfunzione endoteliale. Di particolare interesse, l’ADMA si associa anche ad insulino-resistenza.<br />

Una seconda linea di ricerca consiste nella valutazione del ruolo svolto dal sistema renina-angiotensina<br />

(RAS) nella patogenesi dell’insulino-resistenza e nella comparsa e progressione del danno d’organo<br />

(ipertofia ventricolare sinistra, DE, funzione renale). Inoltre, abbiamo indagato l’asse GH, insulina, insulin-<br />

like growth factor-1 (IGF-1) nel determinismo dell’insulino-resistenza e della massa cardiaca in ipertesi di<br />

prima diagnosi. I risultati ottenuti dal nostro gruppo hanno contribuito ad identificare l’IGF-1 come nuovo<br />

indicatore di insulino-resistenza. In particolare, bassi livelli di IGF-1 correlano con una ridotta sensib<strong>il</strong>ità<br />

insulinica e con <strong>il</strong> danno d’organo nel paziente iperteso (DE, ipertrofia ventricolare sinistra, f<strong>il</strong>trato<br />

glomerulare). Stante l’evidenza che i fattori di rischio CV nel singolo individuo interagiscono in maniera<br />

moltiplicativa e non additiva, abbiamo dimostrato, sempre nell’ambito del paziente iperteso di nuova<br />

diagnosi, l’interazione tra danno vascolare e massa cardiaca, quest’ultima predittore indipendente di eventi<br />

anche nella popolazione generale.<br />

Altra linea di ricerca è rappresentata dalla genotipizzazione e fenotipizzazione del paziente a rischio CV. In<br />

particolare, la nostra attenzione è stata focalizzata su alcuni geni coinvolti nella comparsa della sodio-<br />

sensib<strong>il</strong>ità e dell’ipertensione arteriosa (ACE, alfa-adducina, NO-sintasi) e dell’insulino-resistenza (ACE,


PC-1, IRS-1, PPAR-gamma). In particolare, per quanto attiene <strong>il</strong> ruolo del RAS su insulino-resistenza e<br />

funzione endoteliale, abbiamo ut<strong>il</strong>izzato anche metodiche di biologia molecolare finalizzata a valutare<br />

l’interazione tra <strong>il</strong> segnale insulinico e la produzione di NO. I risultati ottenuti hanno consentito di avviare<br />

un proficuo lavoro di collaborazione con altri gruppi italiani su alcuni aspetti di farmacogenomica.<br />

Infine, dato estremamente innovativo e clinicamente importante, abbiamo dimostrato che la DE unitamente<br />

alla m<strong>il</strong>d inflammation vascolare sono indicatori indipendenti di nuovi casi di diabete nei soggetti ipertesi<br />

di prima diagnosi.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

Accurata definizione di alcuni meccanismi fisiopatologici coinvolti nella disfunzione endoteliale, prima, e<br />

del processo aterosclerotico successivamente. Identificazione di nuovi indicatori di DE e del danno<br />

d’organo in soggetti con ipertensione arteriosa e/o alterazioni metaboliche, con l’indubbio vantaggio di una<br />

migliore stratificazione del rischio CV. Pertanto, i nostri risultati sembrano avere una importante ricaduta<br />

clinica perché consentono: 1) una precoce individuazione dei meccanismi coinvolti nella malattia<br />

aterosclerotica e negli eventi CV ad essa correlata; 2) di instaurare una efficace terapia preventiva fondata<br />

su un’accurata fenotipizzazione del paziente; 3) di migliorare la prognosi e ridurre gli eventi.


UNITÀ DI MEDICINA LEGALE<br />

Coordinatore dell'Unità: Pietrantonio Ricci (Professore Ordinario di Medicina Legale, SSD MED/43)<br />

Componenti dell'Unità di ricerca: Giulio Di Mizio (ricercatore, professore aggregato di medicina legale,<br />

SSD/Med 43) Collaborazioni: Ciro Di Nunzio, Overlab, Casera, Luciano Garofano, RIS CC, Parma<br />

Estrazione del DNA da resti umani putrefatti e/o non completamente scheletrizzati. Dati iniziali<br />

sulla procedura analitica adottata<br />

L'estrazione del DNA da frammenti ossei può essere ottenuta con più sistemi che sono relativi al diverso<br />

modo con cui i resti umani sono stati esposti agli agenti ambientali. Lo studio in corso prevede l'adozione<br />

di una nuova metodica che prevede <strong>il</strong> taglio di un frammento di dialisi femorale della lunghezza di cm<br />

4 o, l'allontanamento dei tessuti molli interni ed esterni, la rimozione <strong>degli</strong> interferenti chimici mediante<br />

estrazione con solventi organici, la polverizzazione con <strong>il</strong> TissueLyser associato al Grinding Jar set e la<br />

successiva demineralizzazione di 0, 5 gr di polvere di osso con una soluzione di EDTA 0,5 M pH 8, 0;<br />

l'estrazione fenolo - cloroformio, la sospensione dell'estratto in acqua pentadist<strong>il</strong>lata ed infine la<br />

purificazione con <strong>il</strong> prodotto QIAamp DNA Mini Kit e la sospensione dell'estratto purificato in 60 Ul di<br />

tampone TAE. La qualità del DNA estratto è determinata mediante corsa elettroforetica in gel di agarosio<br />

al 2% P/V in presenza di bromuro d'etidio. La quantità di DNA contenuto negli estratti è determinata con<br />

la tecnica REAL-TIME PCR, ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> Kit Human Quantif<strong>il</strong>er. I prof<strong>il</strong>i individuali sono ottenuti con<br />

amplificazione multiplex, ut<strong>il</strong>izzando i kit identif<strong>il</strong>er e/o Power Plex 16 e successiva separazione in<br />

elettroforesi cap<strong>il</strong>lare. La nostra tecnica è stata adottata con successo in 32 casi giudiziari. La metodica e<br />

le osservazioni sono state oggetto di pubblicazioni scientifiche e di comunicazioni ai congressi della<br />

società italiana di medicina legale e di emogenetica forense.


UNITA’ DI OFTALMOPATIA AUTOIMMUNE<br />

Coordinatore dell’Unità: Giovanni Scorcia (Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Visivo,<br />

SSD MED/30)<br />

Componenti dell’Unità: Donatella Bruzzichessi (Ricercatore SSD MED/50), Giuseppe Costante<br />

(Ricercatore Confermato, SSD MED/13 – Endocrinologia), Vincenzo Scorcia (Ricercatore a contratto SSD<br />

MED/30), Giovanna Carnovale-Scalzo (Dirigente Medico I Livello), Angela Paola (Ortottista)<br />

L’unità sta conducendo una serie di studi finalizzati alla definizione di alterazioni precoci del nervo ottico<br />

e dei muscoli extra-oculari, capaci di identificare manifestazioni subcliniche della Oftalmopatia<br />

basedowiana da ut<strong>il</strong>izzare come possib<strong>il</strong>i parametri predittivi di neuropatia ottica compressiva (NOC) e/o<br />

markers quantitativi dello stato di attività della malattia. Allo stato attuale, è stato possib<strong>il</strong>e dimostrare che<br />

in pazienti senza NOC clinicamente evidente (assenza di calo del visus), la perimetria computerizzata<br />

permette di r<strong>il</strong>evare la presenza di difetti perimetrici in una r<strong>il</strong>evante proporzione di pazienti,<br />

frequentemente associati a danno funzionale subclinico del nervo ottico (riduzione della sensib<strong>il</strong>ità<br />

foveale) e correlab<strong>il</strong>i al grado di attività della patologia ma non alla sua severità.


UNITÀ DI MEDICINA INTERNA<br />

Coordinatore dell’Unità dell’Unità: Giorgio Sesti (Prof Ordinario di Medicina Interna, SSD MED/09)<br />

Componenti dell’Unità: Franco Arturi (Ricercatore), Marta Letizia Hribal (assegnista di ricerca),<br />

Francesco Andreozzi (dottorando), Elena Succurro (medico specialista), Maria Rosaria Mancuso<br />

(specializzanda in Medicina Interna), Ivan Presta (dottorando), Paola Iania (biotecnologa)<br />

Eugene 2, Network Europeo per lo studio della Genomica Funzionale del Diabete di Tipo 2<br />

Base scientifica e risultati ottenuti: Il diabete di tipo 2 è una patologia complessa con una componente<br />

ambientale ed una componente genetica, nonostante i numerosi sforzi dedicati a chiarire quest’ultima<br />

soltanto negli ultimi anni sono stati identificati i principali geni coinvolti. L’obiettivo di questo studio era<br />

quello di reclutare parenti di primo grado di pazienti diabetici, che rappresentano una popolazione ideale<br />

per studiare la base genetica della malattia prima della sua insorgenza. In collaborazione con 4 diversi<br />

centri europei (Copenhagen, Danimarca; Goteborg, Svezia; Kuopio, Finlandia, Tubingen, Germania)<br />

abbiamo reclutato quasi 1000 soggetti, che sono stati sottoposti a clamp euglicemico, iperinsulinemico, una<br />

tecnica che permette di valutare con estrema precisione la sensib<strong>il</strong>ità insulinica, e li stiamo seguendo nel<br />

tempo per valutare l’influenza dei fattori genetici sull’insorgenza della malattia. Inoltre nella nostra<br />

popolazione abbiamo valutato l’associazione con diabete di tipo 2 dei principali geni di suscettib<strong>il</strong>ità.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati: Il diabete di tipo 2 e le complicanze ad esso correlate sono una delle maggiori<br />

cause di mortalità nel mondo occidentale, chiarirne le basi genetiche avrà un ruolo fondamentale nel<br />

disegnare terapie più mirate per pazienti diabetici e potrà addirittura fornire le basi per interventi che<br />

prevengano l’insorgenza della patologia in soggetti a rischio.<br />

Titolo: Correlazione tra l’infiammazione cronica e la sindrome metabolica.<br />

Ricercatori coinvolti: Prof. Giorgio Sesti (professore ordinario Medicina Interna), dott.ssa Marta Letizia<br />

Hribal (assegnista di ricerca), dr. Francesco Andreozzi (dottorando), dott.ssa Cristina Procopio<br />

(dottoranda), dott.ssa Emanuela Laratta (biotecnologa)<br />

Base Scientifica e risultati ottenuti: Le malattie cardiovascolari (CV) rappresentano la piu’ grave<br />

complicanza del diabete di tipo 2, in alcuni casi tuttavia la loro insorgenza precede lo sv<strong>il</strong>uppo del diabete<br />

e tale osservazione ha portato ad ipotizzare che le due patologie possano avere delle basi molecolari<br />

comuni e che uno stato infiammatorio cronico possa contribuire alla patogenesi di entrambe. I nostri studi,<br />

in diversi modelli cellulari ed animali, hanno dimostrato che molecole pro infiammatorie (quali la proteina<br />

C reattiva e l’interleuchina-6), interferiscono con la trasmissione del segnale insulinico, riducendo<br />

l’efficacia dell’azione ormonale.


R<strong>il</strong>evanza dei risultati: L’individuazione di nuovi meccanismi di azione delle molecole pro-infiammatorie<br />

contribuisce a chiarire <strong>il</strong> loro ruolo nell’insorgenza delle complicanze cardiovascolari del diabete e quindi<br />

ad identificare approcci terapeutici volti a prevenirne lo sv<strong>il</strong>uppo.


UNITÀ DI RADIOLOGIA E DI MEDICINA NUCLEARE<br />

Coordinatore dell'Unità: Prof. Oscar Tamburrini (Ordinario di Radiologia, SSD MED 36)<br />

Componenti dell'Unità di Ricerca: Prof. Giuseppe Lucio Cascini (Ricercatore, SSD MED 36)<br />

Diagnostica per Immagini in Oncoematologia<br />

La DPI in oncologia ha come obiettivi la diagnosi precoce, la stadiazione, la precisa definizione della<br />

risposta alla terapia e la caratterizzazione biologica del processo neoplastico. In questo scenario<br />

metodiche di MRI e CT/PET svolgono un ruolo determinante per la corretta gestione del paziente<br />

oncologico.<br />

La ricerca del gruppo è stata incentrata su quattro principali linee di sv<strong>il</strong>uppo: 1. Metastasi scheletriche 2.<br />

Mieloma Multiplo 3. Imaging molecolare e RT 4. Imaging Molecolare nel tumore della prostata.<br />

• Metastasi Scheletriche<br />

Lo scheletro è frequente sede di metastasi la cui diagnosi è di fondamentale importanza per pianificare <strong>il</strong><br />

trattamento. La presenza di metastasi scheletriche è inoltre un fattore che condiziona negativamente la<br />

prognosi e la qualità di vita del paziente oncologico. La radiografia tradizionale dello scheletro ha ormai<br />

un ruolo anc<strong>il</strong>lare nella diagnosi e nel follow up in questo contesto nosologico, fatte salve le situazioni di<br />

"fratture patologiche". Egualmente la TC appare indicata nella diagnosi di marcate alterazioni strutturali,<br />

mentre ha mostrato limitata accuratezza nelle forme iniziali in cui la malattia può interessare <strong>il</strong> solo<br />

compartimento midollare. La scintigrafia ossea e la Risonanza Magnetica sono invece considerate le<br />

metodiche di riferimento sebbene presentino alcune limitazioni in termini di accuratezza e disponib<strong>il</strong>ità<br />

sul territorio. Tuttavia la mancanza di dati certi sull' accuratezza della MRI whole body quale metodica di<br />

screening per la ricerca di metastasi scheletriche, ci ha spinto a verificare <strong>il</strong> ruolo della WB-MRI nella<br />

diagnosi di metastasi scheletriche, confrontando i risultati con la scintigrafia ossea.<br />

Risultati<br />

Il gruppo di ricerca ha avviato <strong>il</strong> confronto sistematico delle due metodiche in diversi tipi di neoplasie<br />

arruolando pazienti anche in corso di follow up oltre che nella fase di stadiazione. I risultati hanno<br />

dimostrato che la WB-MRI è una metodica certamente affidab<strong>il</strong>e e fac<strong>il</strong>mente eseguib<strong>il</strong>e, ma soprattutto<br />

ben tollerata dal paziente. In merito ai livelli di accuratezza si è r<strong>il</strong>evata la maggiore efficacia della WB-<br />

MRI rispetto alla scintigrafia. L'analisi dei distretti corporei ha tuttavia mostrato che la scintigrafia ha una<br />

superiore capacità diagnostica in distretti quali le coste ed <strong>il</strong> cranio, mentre è netto <strong>il</strong> vantaggio della MRI<br />

nella definizione del rachide.<br />

I risultati di questo studio sono stati presentati al CONGRESSO NAZIONE 2008 della SIRM ed<br />

accettati per la pubblicazione su rivista internazionale.


• Mieloma multiplo<br />

Le recenti guida per la stadiazione del mieloma prevedono l’impiego routinario della (WB)<br />

MRI e della PET-TC. Tuttavia <strong>il</strong> loro contributo diagnostico non è completamente definito e<br />

soprattutto incompleto e <strong>il</strong> loro ruolo nel follow up e nella valutazione dell’efficacia del<br />

trattamento. Se la presenza di un ipercellularità midollare è un contesto favorevole per la RM,<br />

più variab<strong>il</strong>i sono i risultati diagnostici della PET-CT, poiché la captazione di FDG è<br />

proporzionale all’aggressività della neoplasia. Egualmente appare controverso <strong>il</strong> ruolo della<br />

PET-TC nelle gammopatie di incerto significato.<br />

Risultati<br />

Sono stati verificati sistematicamente in tutti i pazienti con nuova diagnosi di mieloma<br />

multiplo, l’efficacia diagnostica della PET-CT con FDG e della RM con tecnica WB,<br />

confrontando i risultati con gli indici clinici di malattia. In particolare, lo studio in corso<br />

prevede di seguire longitudinalmente i pazienti con nuova diagnosi verificando sia l’efficacia<br />

del trattamento chemioterapico che come la terapia modifichi la semeiotica PET e RM. I primi<br />

risultati preliminari sembrano dimostrare la maggiore efficacia diagnostica delle RM, mentre<br />

la PET-TC appare preferib<strong>il</strong>e in corso di follow up o in caso di ripresa di malattia.<br />

I dati preliminari sono stati presentati al Congresso Europeo di Ematologia.<br />

• Imaging molecolare e RT<br />

La disponib<strong>il</strong>ità di metodiche di diagnostica per immagini basate su caratteristiche morfo<br />

funzionali come la PET-CT, ha modificato negli ultimi anni la pianificazione del trattamento<br />

radioterapico. Il gruppo di ricerca ha rivisitato le principali tematiche inerenti la fusione delle<br />

immagini per la contornazione in pazienti affetti da neoplasie polmonari. È stato inoltre<br />

avviato uno studio sulla quantizzazione del sottovolume ipossico in tumori polmonari<br />

impiegando al PET con Misonidazolo.<br />

Risultati<br />

Nell’approccio funzionale con FDG-PET, la definizione del volume bersaglio<br />

“Biologicamente attivo” è l’obiettivo fondamentale per garantire la somministrazione di una<br />

dose massimamente efficace ma che risparmi i tessuti sani. Questo dato è particolarmente<br />

importante nel tumore polmonare, quando ad esempio lesioni stenosanti inducono la presenza<br />

di una zona di addensamento non neoplastico ma indissociab<strong>il</strong>e dalla porzione tumorale<br />

primitiva. In questo ed altri contesti, la PET con FDG è un’importante presidio, ma numerose<br />

tecniche di contornazione sono state proposte. Dall’analisi dei numerosi dati presenti in<br />

letteratura, emerge come basandosi sul SUV max o su di un valore soglia del 43% del valore<br />

massimo della lesione si possano ottenere br<strong>il</strong>lanti risultati in quest’ottica. Se con la PET con<br />

FDG i dati presenti in letteratura consentono la definizione di protocolli di elaborazione più o


meno standardizzati, per lo studio dell’ipossia con PET-misonidazolo i valori di cut-off sono<br />

in corso di acquisizione.<br />

I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati su rivista internazionale.<br />

• Imaging molecolare e neoplasia prostatica<br />

La DPI nelle neoplasie prostatiche presenta diverse indicazioni che variano dalla diagnosi di sede<br />

e di natura, alla stadiazione e alla diagnosi di recidiva.<br />

La PET con FDG è stata storicamente impiegata quale strumento diagnostico per rispondere alle<br />

esigenze dell’urologo, tuttavia con scarsi risultati. Le ragioni per questo insuccesso sono legate<br />

alla biologia della neoplasia, che diversamente da altre, mostra un incremento del metabolismo<br />

della colina più che della via del citrato. Ne consegue che tecniche come la RM spettroscopica per<br />

la ricerca del picco di colina e la PET con F18-colina sono metodiche con potere diagnostiche più<br />

elevato. L’unità di ricerca impiega routinariamente la PET con 18F-colina sia nella localizzazione<br />

della recidiva biochimica di malattia, che più raramente nella definizione della primitività.<br />

Risultati<br />

La metanalisi dei dati presenti in letteratura e l’esperienza acquisita confermano l’efficacia della<br />

PET-CT con F-colina nella diagnosi di recidiva; i valori di accuratezza sono tuttavia strettamente<br />

correlati ai valori di PSA: bassa per valori < 1.5 e massima per > 4.<br />

Questi dati in accordo con la metanalisi pongono <strong>il</strong> problema di quanto la PET possa essere<br />

efficace per programmare la RT in pazienti in prima recidiva biochimica di malattia, poiché un<br />

risultato negativo non esclude la presenza di micometastasi in sede extrapelvica.<br />

Questi risultati sono stati oggetto di pubblicazione su rivista internazionale.


UNITÀ DI ONCOLOGIA MEDICA<br />

Coordinatore dell’Unità: Pierfrancesco Tassone, Pierosandro Tagliaferri (Professori Straordinari di<br />

Oncologia Medica, SSD MED/06)<br />

Componenti dell’Unità: Marco Rossi, Maria Teresa Di Martino, Ernesta Paola Neri, Maria Teresa<br />

Fulciniti e Simona Blotta<br />

Le principali linee di ricerca perseguite dal gruppo e unità di Oncologia Medica si sono focalizzate negli<br />

ultimi anni su tematiche sperimentali di tipo traslazionale e clinico sia nell'ambito dei tumori solidi che nel<br />

contesto di neoplasie di origine ematopoietica. In quest'ultimo ambito, una particolare attenzione è stata<br />

dedicata agli approcci sperimentali preclinici e clinici del trattamento del mieloma multiplo, alla messa a<br />

punto di modelli sperimentali in vitro ed in vivo per lo studio <strong>degli</strong> eventi patogenetici, con particolare<br />

interesse alla malattia ossea, e per la validazione preclinica di nuovi agenti anti-tumorali con finalità di<br />

traslazione <strong>degli</strong> stessi in ambito clinico. In parallelo sono stati avviati studi clinici per lo studio di<br />

trattamenti innovativi come Revlimid ed altri su pazienti affetti da questa neoplasia. Nell'ambito delle<br />

neoplasie solide, uno <strong>degli</strong> aspetti r<strong>il</strong>evanti dell'attività di ricerca svolta da questo gruppo sono state le<br />

neoplasie a patogenesi eredo-fam<strong>il</strong>iare, con particolare attenzione ai tumori ereditari della mammella. In<br />

questo ambito un'attenzione particolare è stata dedicata alle caratteristiche di chemiosensib<strong>il</strong>ità di queste<br />

neoplasie e alla messa a punto di modelli preclinici per la valutazione differenziale della risposta<br />

farmacologica rispetto a neoplasie sporadiche. Questa attività di ricerca preclinica è stata condotta in<br />

parallelo ad una intensa attività di counselling genetico, di diagnostica molecolare e all'attivazione di studi<br />

clinici in pazienti affetti da carcinoma della mammella portatrici di mutazioni a carico del gene BRCA1.<br />

Al contempo è proseguita l'attività di ricerca volta a definire modalità terapeutiche innovative attraverso<br />

l’impiego di combinazioni di citochine con farmaci citotossici o a bersaglio molecolare, sulla base di<br />

precisi razionali definiti in ambito preclinico o con <strong>il</strong> monitoraggio biomolecolare nell'ambito <strong>degli</strong> studi<br />

clinici. In particolare questi studi sono basati sul potenziale delle citochine o dei farmaci citotossici di<br />

indurre l'attivazione di vie di survival, potenzialmente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i come target terapeutici prioritizzati. E'<br />

altresì proseguita l'attività di ricerca clinica con particolare riferimento a nuove modalità di impiego della<br />

adriamicina veicolata in liposomi stealth.<br />

Ulteriori, importanti e più recenti f<strong>il</strong>oni di ricerca consistono:<br />

nella sperimentazione di "tools" nanotecnologici al fine di migliorare le caratteristiche di farmacocinetica e<br />

farmacodinamica dei farmaci antitumorali, permettere <strong>il</strong> targeting selettivo del tumore ed potenziale <strong>il</strong> drug<br />

delivery di farmaci citotossici e/o biologici risparmiando significativamente <strong>il</strong> danno sui tessuti non<br />

tumorali nell'impiego di tecnologie di prof<strong>il</strong>ing molecolare con DNA Microarray, SNP prof<strong>il</strong>ing e Gene-<br />

expression prof<strong>il</strong>ing per l'identificazione di lesioni genetiche a bassa penetranza correlate all'insorgenza dei


tumori mammari e biomarcatori di risposta ai farmaci antitumorali.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati:<br />

Lo studio del mieloma multiplo si è estrinsecato in forte e costruttiva collaborazione con <strong>il</strong> Jerome Lipper<br />

Multiple Myeloma Center, del Department of Medical Oncolgy del Dana Farber Cancer Institute &<br />

Harvard Medical School di Boston, MA, USA, e ha portato ad evidenziare l'importanza del ruolo del<br />

microambiente tumorale sia nei meccanismi patogenetici della malattia e dell’ insorgenza di malattia ossea<br />

correlata sia nellíinsorgenza di fenomeni di resistenza farmacologica ai comuni trattamenti farmacologici.<br />

La messa a punto di un modello in vivo topo-uomo (SCID-hu) che ricapitola strettamente le caratteristiche<br />

biologiche e patologiche della malattia tumorale in un contesto di microambiente umano, ha messo a<br />

disposizione dei ricercatori uno strumento unico e quanto mai innovativo per la comprensione delle<br />

dinamiche di sv<strong>il</strong>uppo della malattia e la sperimentazione di trattamenti innovativi. Inoltre, la r<strong>il</strong>evanza<br />

della sperimentazione sul mieloma multiplo si è caratterizzata per la definizione dei prof<strong>il</strong>i di attività<br />

antitumorale di farmaci sperimentali che a tutt'oggi stanno proseguendo <strong>il</strong> loro iter traslazionale in "early<br />

clinical trials".<br />

R<strong>il</strong>evanti anche i dati ottenuti dagli studi di chemiosensib<strong>il</strong>ità delle neoplasie BRCA1-defective che hanno<br />

prospettato la possib<strong>il</strong>ità concreta di individualizzare i trattamenti antitumorali in uno specifico setting di<br />

neoplasie geneticamente ben caratterizzab<strong>il</strong>i. Gli studi hanno messo in evidenza che neoplasie BRCA1-<br />

defective hanno un elevato grado di risposta ai trattamenti a base di derivati dal platino mentre dimostrano<br />

costitutiva resistenza ai taxani. Queste evidenze precliniche, ora basate su solidi razionali molecolari<br />

ottenuti con tecnologie di prof<strong>il</strong>ing di gene-expression rappresentano <strong>il</strong> razionale con cui sono stati<br />

disegnati e sono attualmente in corso studi clinici in pazienti affette da carcinoma della mammella<br />

BRCA1-correlato. Gli studi sulle terapie basate sull’impiego combinato di citochine hanno condotto a<br />

risultati di interesse sia in ambito molecolare, con specifico riferimento al ruolo di RAF1 nel mediare<br />

risposte di survival sia in ambito clinico con l’impiego di un modello altamente efficace di<br />

biochemioterapia delle neoplasie del colon-retto. Tali studi sono stati condotti in collaborazione con<br />

l’U.O.C. di Farmacologia Sperimentale dell’INT Fondazione Pascale di Napoli, con <strong>il</strong> Dipartimento di<br />

Biochimica e Biofisica della SUN di Napoli e con l’U.O.C. di Oncologia Medica della Facoltà di Medicina<br />

e Chirurgia dell’Università di Siena.


Area di Scienze Chirurgiche<br />

ed Odontostomatologiche


UNITÀ OPERATIVA DI CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE<br />

Coordinatore dell' Unità di ricerca: Mario Giudice (Professore Ordinario di Chirurgia Max<strong>il</strong>lo-Facciale,<br />

SSD MED/29)<br />

Componenti dell'Unità di ricerca: Maria Giulia Cristofaro (Prof. Aggr. In Chirurgia Max<strong>il</strong>lo-Facciale),<br />

Amerigo Giudice (Dirigente Medico), Massim<strong>il</strong>iano Amantea (Assistente in formazione Specialistica in<br />

Chirurgia Max<strong>il</strong>lo-Facciale), Giovanni Zinno (Assistente in formazione Specialistica in Chirurgia<br />

Max<strong>il</strong>lo-Facciale), Elio Giofrè (Assistente in formazione Specialistica in Chirurgia Max<strong>il</strong>lo-<br />

Facciale).<br />

L'ut<strong>il</strong>izzo del monitoraggio intraoperatorio continuo del nervo facciale nella chirurgia parotidea<br />

OBIETTIVI: Il monitoraggio intraoperatorio del nervo facciale è una tecnica che consente di<br />

controllare la funzionalità del nervo nel corso di un intervento chirurgico. Infatti, proprio durante le<br />

operazioni sulla parotide, i tronchi nervosi che decorrono in prossimità della lesione possono subire dei<br />

traumatismi. L'incidenza delle paralisi permanenti del nervo facciale post chirurgiche per neoplasie<br />

benigne della parotide varia tra lo 0 ed <strong>il</strong> 7%. Lo scopo del nostro lavoro è stab<strong>il</strong>ire se l'ut<strong>il</strong>izzo di tali<br />

tecniche di monitoraggio intraoperatorio possano contribuire a diminuire la percentuale di deficit<br />

neurologici post-operatori.<br />

METODI: Sono stati considerati nello studio 38 pazienti (gennaio 2006- apr<strong>il</strong>e 2008) sottoposti a<br />

chirurgia parotidea per asportazione di neoformazioni benigne della ghiandola, nei quali è stata ut<strong>il</strong>izzata<br />

la identificazione ed <strong>il</strong> monitoraggio del nervo facciale mediante l'ut<strong>il</strong>izzo di un apposito stimolatore <strong>il</strong><br />

Neurosign 400®. Per tutti gli interventi effettuati, lo stimolatore è stato impostato sulla gamma più<br />

bassa, che fornisce corrente da range 0.2-0.5 mA. L'integrità del facciale è stata testata durante<br />

l'operazione ed alla fine dell'intervento. Il follow-up a 1 settimana, un mese e sei mesi è stato effettuato<br />

dallo stesso operatore ut<strong>il</strong>izzando l’ House Brackmann per la valutazione clinica della funzionalità del<br />

nervo facciale.<br />

RISULTATI: In tutti i casi <strong>il</strong> nervo facciale è stato identificato con successo e finemente<br />

dissecato dalle masse neoplastiche. Comparando i dati con la letteratura e con <strong>il</strong> nostro gruppo di<br />

controllo (casi operati prima del 2006 senza aus<strong>il</strong>io di monitoraggio intraoperatorio) è stata registrata una<br />

significativa diminuzione delle paresi transitorie e l'assenza di casi di paralisi permanente. A distanza di<br />

6 mesi <strong>il</strong> 99% dei pazienti registrava una normale funzione nervosa.


CONCLUSIONI: Gli scopi del monitoraggio intraoperatorio del nervo facciale sono di<br />

identificare <strong>il</strong> nervo, di ridurne al minimo i traumatismi chirurgici ed infine di prevedere <strong>il</strong> risultato<br />

funzionale alla fine dell'intervento. Il Neurosign 400 è un apparecchio a quattro canali per <strong>il</strong><br />

monitoraggio dei nervi motori, progettato per essere usato negli interventi chirurgici sulla testa e sul<br />

collo; effettua <strong>il</strong> monitoraggio dei nervi motori rivelando i potenziali EMG generati nei muscoli<br />

controllati dai nervi a rischio. Il segnale viene elaborato, ed è presentato mediante un amplificatore ed un<br />

altoparlante, e al neurofisiologo tramite un display. La riduzione del rischio di ledere <strong>il</strong> nervo si ottiene<br />

proprio attraverso <strong>il</strong> continuo feed-back sonoro in relazione alle manovre chirurgiche. Infine, la<br />

previsione del risultato funzionale postoperatorio si potrebbe ottenere attraverso <strong>il</strong> rapporto tra le risposte<br />

agli stimoli a valle ed a monte del tratto di nervo manipolato. Il monitoraggio continuo intraoperatorio<br />

risulta un valido strumento in grado di aiutare <strong>il</strong> chirurgo nella identificazione anche delle branche più fini<br />

del nervo facciale, soprattutto in situazioni complesse. Visti i risultati gli autori raccomandano l'ut<strong>il</strong>izzo<br />

del monitoraggio in caso di recidive, aderenze della neoplasia con la ghiandola, tumori delle porzioni<br />

periferiche e profonde della parotide e neoplasie in età pediatrica.<br />

Nuovo sistema di fissazione rigida tridimensionale in materiale riassorbib<strong>il</strong>e con l'ut<strong>il</strong>izzo di<br />

ultrasuoni nella chirurgia dello scheletro facciale<br />

OBIETTIVI: L'ut<strong>il</strong>izzo dei sistemi di fissazione riassorbib<strong>il</strong>i in chirurgia max<strong>il</strong>lo-facciale è<br />

iniziato intorno agli anni ‘70 con Cutright e Getter e ha trovato impiego soprattutto nei pazienti in<br />

età evolutiva e, negli adulti, per le fratture del terzo medio-superiore dello scheletro facciale.<br />

Tuttavia dai dati della letteratura è emerso che tale sistema presenta diversi fattori limitanti come una<br />

bassa stab<strong>il</strong>ità meccanica, una scarsa maneggevolezza del sistema, tempi di applicazione piuttosto<br />

lunghi e fac<strong>il</strong>ità di rottura delle teste delle viti. Pertanto è stata ideata una nuova tecnica di fissazione<br />

delle viti e delle placche all'osso, ut<strong>il</strong>izzando un sistema ad ultrasuoni che, unito al materiale<br />

riassorbib<strong>il</strong>e, è in grado di fornirci un metodo più semplice, più veloce e soprattutto più stab<strong>il</strong>e. In<br />

particolare quest'ultimo dato ha consentito di allargare le indicazioni all'ut<strong>il</strong>izzo del sistema, non solo<br />

in traumatologia ma anche nella patologia dismorfica, nella mal formativa e nelle ricostruzioni post-<br />

oncologiche dello scheletro facciale. Lo scopo di questo lavoro è pertanto dimostrare la veridicità<br />

dei vantaggi di questo nuovo sistema.


METODI: Da novembre 2006 ad agosto 2008 sono stati sottoposti ad intervento chirurgico per trauma<br />

craniomax<strong>il</strong>lo-facciale 115 pazienti. Per 22 di questi, di cui l'80% in età evolutiva, è stato ut<strong>il</strong>izzato <strong>il</strong> sistema di<br />

fissazione biodegradab<strong>il</strong>e con l'aus<strong>il</strong>io <strong>degli</strong> ultrasuoni (Sonic Weld Rx System). Il follow-up clinico e<br />

strumentale con ecografia o RMN è stato condotto a 3, 6, 12 e 24 mesi dall'intervento, al fine di valutare la<br />

stab<strong>il</strong>ità dell'osteosintesi, la reazione dei tessuti e l'avvenuto riassorbimento delle placche e dei pins.<br />

RISULTATI: In tutti i casi operati si è osservata una riduzione dei tempi intraoperatori di quasi <strong>il</strong> 40% rispetto<br />

agli altri sistemi di fissazione riassorbib<strong>il</strong>i e con possib<strong>il</strong>ità di posizionamento delle viti anche in situazioni<br />

diffic<strong>il</strong>i (angolazione massima 40°); si è avuto inoltre un'eccellente stab<strong>il</strong>ità meccanica tridimensionale (tra<br />

placca, pin e osso), nessun danno da effetto termico sull'osso, oltre a tutti i vantaggi comuni dei materiali<br />

riassorbib<strong>il</strong>i (non necessità di reintervento per rimozione delle placche e delle viti metalliche, nessuna<br />

interferenza con l'accrescimento osseo delle strutture scheletriche trattate).<br />

CONCLUSIONI: Il sistema di fissazione biodegradab<strong>il</strong>e con l'aus<strong>il</strong>io di ultrasuoni (Sonic Weld<br />

Rx System) comprende un micromotore a batteria per la creazione del foro che dovrà accogliere <strong>il</strong><br />

pin; <strong>il</strong> micromotore lavora a basso numero di giri e ad alto torque e pertanto non è prevista<br />

l'irrigazione continua con soluzione ster<strong>il</strong>e poiché non induce necrosi ossea da effetto termico; le<br />

placche e i pins sono costituiti da acido poli-D-lattico e acido poli-L-lattico (PDLLA) presenti in pari<br />

quantità. In particolare, le placche hanno uno spessore ridotto rispetto a quelle già in uso e i pins non<br />

possiedono la f<strong>il</strong>ettatura tradizionale ma particolari espansioni dendritiche che, sotto effetto<br />

ultrasonico, si espandono nelle trabecole ossee; la testa del pin si fonde con la placca posizionata<br />

diventando un blocco unico tridimensionale. I risultati da noi ottenuti sono soddisfacenti soprattutto<br />

per la riduzione dei tempi di intervento, con miglioramento del rapporto costo-beneficio, per la<br />

maggiore stab<strong>il</strong>ità dei segmenti osteosintetizzat, in specie nelle strutture scheletriche centro-facciali e<br />

cranio-facciali.<br />

Questo sistema è stato da noi maggiormente ut<strong>il</strong>izzato in età pediatrica. Le nostre prospettive<br />

sono anche quelle di verificarne la validità nei soggetti adulti e, per quanto riguarda la mandibola, di<br />

ut<strong>il</strong>izzare tale sistema anche nell'età pediatrica.


UNITÀ DI CARDIOCHIRURGIA<br />

Coordinatore dell'Unità di ricerca: Prof. Pasquale Mastroroberto, (Professore Associato<br />

S.S.D. MED/23-Chirurgia Cardiaca)<br />

Componenti dell'Unità di ricerca: Specializzandi Scuola Specializzazione Cardiochirurgia,<br />

Dirigenti Medici afferenti U.O. Cardiochirurgia, Azienda Ospedaliero Universitaria "Mater<br />

Domini"<br />

A) Azione del bypass cardiopolmonare sull'apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i. L'apoptosi dei granulociti<br />

rappresenta una delle "chiavi di volta" nel processo infiammatorio determinato dalla circolazione<br />

extracorporea in cardiochirurgia. Un ritardo dell'apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i è associato a numerosi<br />

stati infiammatori, compresa la sindrome da infiammazione sistemica, lesioni da ischemia-<br />

riperfusione e la sindrome da distress respiratorio nell'adulto. Una migliore comprensione dei<br />

suoi meccanismi e delle sue alterazioni potrebbe favorire nuovi approcci terapeutici per <strong>il</strong><br />

monitoraggio e la regolazione della risposta infiammatoria dopo interventi di cardiochirurgia.<br />

L'impiego di un approccio terapeutico selettivo nella regolazione dell'apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i<br />

rappresenta un obiettivo realistico, anche in considerazione del fatto che la manipolazione di<br />

molti segnali fisiologici che inducono la morte in altri tipi cellulari, risulta inefficace ad indurre<br />

l'apoptosi nei neutrof<strong>il</strong>i. Poiché l'ossido nitrico (NO) ha dimostrato di possedere effetti<br />

significativi su molte specie cellulari, comprese le cellule infiammatorie, recentemente numerosi<br />

sforzi sono stati concentrati sull' identificazione del ruolo del NO nelle reazioni infiammatorie.<br />

NO può modulare l'apoptosi cellulare secondo una modalità dose-dipendente: alte concentrazioni<br />

di NO esercitano un effetto pro-apoptosico sui neutrof<strong>il</strong>i. Alla luce di queste considerazioni <strong>il</strong><br />

progetto di ricerca si è proposto di valutare: 1. effetti indotti dallo stress chirurgico sull'apoptosi<br />

dei neutrof<strong>il</strong>i mediante prelievi ematici ottenuti da pazienti sottoposti a by-pass aortocoronarico<br />

con la metodica a cuore battente per:<br />

• valutazione dei livelli e della distribuzione di IL-6, IL-8 IL-10, GM-CSF, e TNF-a prima e<br />

dopo intervento di bypass aortocoronarico<br />

• valutazione del grado di apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i prima e dopo intervento di bypass<br />

aortocoronarico<br />

• verifica della correlazione tra apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i e livelli plasmatici di citokine.<br />

2. effetti indotti dalla circolazione extracorporea (CEC) sull'apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i mediante<br />

prelievi ematici ottenuti da pazienti sottoposti a by-pass aortocoronarico in circolazione<br />

extracorporea per:<br />

• valutazione dei livelli e della distribuzione DI IL-6, IL-8, IL-10,GM-CSF e TNF-a<br />

prima e dopo intervento di bypass aortocoronarico<br />

• valutazione del grado di apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i prima e dopo intervento di bypass<br />

aortocoronarico


• verifica della correlazione tra apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i e livelli plasmatici di citokine<br />

• verifica dei possib<strong>il</strong>i meccanismi che regolano l'apoptosi-citokino mediata dei neutrof<strong>il</strong>i<br />

dopo CEC<br />

3. effetto della somministrazione di un precursore di NO sull'apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i dopo CEC<br />

mediante prelievi ematici ottenuti da pazienti sottoposti a bypass aorto-coronarico in CEC, trattati<br />

con infusione di L-Arginina (30 g in 15 minuti) o di un placebo per:<br />

• verificare gli effetti della somministrazione di L-Arginina sull'apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i;<br />

• verificare gli effetti della somministrazione di L-Arginina sulla sintesi di NO;<br />

• verificare i meccanismi della modulazione apoptosica della L-Arginina.<br />

Risultati ottenuti dalla ricerca in corso<br />

La ricerca in corso ha mostrato i primi risultati con i seguenti elementi:<br />

1. Riscontro di una inibizione dell’apoptosi dei neutrof<strong>il</strong>i dopo stress chirurgico, e di<br />

un'accentuazione dell'inibizione dopo circolazione extracorporea.<br />

2. Presenza di una correlazione tra i livelli sierici di citochine ed entità della inibizione dei<br />

neutrof<strong>il</strong>i.<br />

3. Alterazioni quantitative o stab<strong>il</strong>ità dei recettori di innesco apoptosico, alterazione<br />

quantitative o stab<strong>il</strong>ità delle caspasi intracellulari. Tali risultati sono stati pubblicati su riviste<br />

intemazionali.<br />

Ulteriori risultati attesi<br />

1. Aumento dell'apoptosi spontanea dei neutrof<strong>il</strong>i in colture in vitro dopo somministrazione<br />

di L-Arginina.<br />

2. Assenza di fenomeni collaterali sistemici di tipo emodinamico.


3. Aumento della produzione di ossido nitrico in base agli indici di misurazione indiretta.<br />

4. Alterazioni quantitative/assenza di variazioni dei recettori superficiali di trasmissione del<br />

segnale di morte.<br />

5. Alterazioni quantitative e/o qualitative vs. assenza di variazioni delle caspasi<br />

intracellulari<br />

Collaborazioni esterne:<br />

Cardiochirurgia - Università Campus Bio-Medico, Roma<br />

B) Chirurgia conservativa della valvola aortica nella chirurgia della dissecazione aortica<br />

acuta. Ut<strong>il</strong>izzazione dell'arteria ascellare per <strong>il</strong> bypass cardiopolmonare e della<br />

perfusione cerebrale selettiva nella chirurgia dell'aorta<br />

Valutazione clinica mediante follow-up del trattamento conservativo della valvola aortica in<br />

pazienti sottoposti ad intervento in emergenza per dissecazione acuta dell'aorta di tipo A<br />

secondo Stanford. Tale ricerca, con caratteristiche strettamente cliniche, ha già prodotto 2<br />

pubblicazioni a stampa su riviste "recensite" e 2 comunicazioni scientifiche a congressi<br />

internazionali. Sempre nell'ambito della chirurgia d'emergenza per patologie a carico<br />

dell'aorta, sono stati analizzati i risultati dell'ut<strong>il</strong>izzazione dell'arteria ascellare quale accesso<br />

vascolare per la circolazione extracorporea e per la perfusione cerebrale selettiva.


UNITA’ DI CARDIOCHIRURGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Att<strong>il</strong>io Renzulli (Professore Associato di Chirurgia Cardiaca, SSD MED/23)<br />

Componenti dell’Unità: Raffaele Maio, Angela Sciacqua, Susanna Cassano, Irma Laino, Maria<br />

Perticone, Serena Di Cello,<br />

a) Ricerca di base: iperlasia intimale dopo arteriotomia chirurgica<br />

Titolo: Prof<strong>il</strong>i di espressione genica in stenosi carotidee indotte chirurgicamente: studio combinato<br />

transcriptomico e proteomico<br />

Ricercatori coinvolti: Onorati F, Renzulli A<br />

Le lesioni vascolari provocate allo scopo di rimuovere le stenosi inducono reazioni locali che spesso<br />

conducono alla restenosi. Lo scopo di questo studio è un’analisi combinata transcriptomica-proteomica<br />

delle variazioni molecolari in un modello sperimentale di arteriotomia carotidea su ratto, per svelare i<br />

meccanismi molecolari innescati dalla lesione vascolare chirurgica e per identificare nuovi potenziali<br />

target anti-restenosi. Risultati: 1163 mRNA sono stati espressi differentemente nelle carotidi<br />

chirurgicamente lese 4 ore, 48 ore e 7 giorni dopo la lesione (p/=2), mentre 48 spot<br />

hanno mostrato cambiamenti significativi dopo arteriotomia carotidea (p/=2). Tra<br />

questi, 16 spot sono stati identificati con successo e sono stati associati a 19 proteine. Gli mRNA sono<br />

coinvolti principalmente nella trasduzione del segnale, nello stress ossidativo/infiammazione e nel<br />

rimodellamento, inclusi molti nuovi target potenziali per la limitazione delle (re)stenosi provocate da<br />

lesioni chirurgiche (es. Arginasi I, Kruppel-like factor). L’analisi proteomica ha confermato ed esteso i<br />

dati di microarray, rivelando modificazioni post-traduzionali di Hsp27, aptoglobina e inibitore delle<br />

protease 6 contrapsin-like, e la differente espressione delle proteine principalmente coinvolte nella<br />

contratt<strong>il</strong>ità.<br />

Titolo: L’ipertensione induce meccanismi compensatori di rimodellamento arterioso dopo arteriotomia.<br />

Ricercatori coinvolti: Onorati F, Mastroroberto P, Pezzo F, Renzulli A<br />

L’ipertensione è stata tradizionalmente considerata un fattore di rischio per restenosi dopo arteriectomia<br />

carotidea. Per tale motivo sono state analizzate le risposte genetiche e morfologiche all’arteriectomia<br />

carotidea in ratti normotesi Wystar-Kyoto (WKY), spontaneamente ipertesi (SHR) e ipertesi di ceppo<br />

M<strong>il</strong>ano (MHS). Risultati: C-myc mRNA è attivato prima e/o maggiormente nei ceppi ipertesi rispetto al<br />

WKY. L’mRNA di AT1 aumenta in WKY dopo la lesione chirurgica, mentre si riduce in SHR e MHS.<br />

AT2 segue una tendenza opposta, descrescendo in WKY ed aumentando nei ceppi ipertesi. ET(A) mRNA


diminuisce in tutti i ceppi sebbene seguendo differenti andamenti temporali e quantitativi e ciò si associa<br />

ad una maggiore espressione di ET(B) mRNA. Il rapporto Bcl2/Bax diminuisce gradualmente in WKY,<br />

mentre mostra soltanto un transitorio decremento in SHR e MHS 4 ore dopo la lesione. Un<br />

rimodellamento negativo è stato osservato in tutte le carotidi lese, sebbene una neointima sia stata<br />

osservata solo nei ceppi WKY. Trenta giorni dopo l’arteriometria, l’analisi morfometrica ha dimostrato<br />

una significativa riduzione dell’area luminale, con un consistente guadagno nella media nei ceppi WKY,<br />

mentre nei ceppi ipertesi si è mostrato un significativo incremento del lume, corrispondente ad una<br />

contemporanea riduzione dell’area media.<br />

Titolo: L’arteriotomia carotidea induce differenti prof<strong>il</strong>i temporali di espressione genica in ceppi di ratti<br />

normotesi ed ipertesi<br />

Ricercatori coinvolti: Renzulli A<br />

L’analisi dei prof<strong>il</strong>i di espressione genica in pazienti o modelli animali affetti da malattie cardiovascolari<br />

può essere uno spunto per nuove strategie terpeutiche. In questo studio, 3 ceppi di ratto, Wistar Kyoto<br />

(WKY), ratti spontaneamente ipertesi (SHR) ed <strong>il</strong> ceppo iperteso M<strong>il</strong>ano (MHS) sono stati analizzati per<br />

valutare l’influenza di substrati genetici e/o dell’ipertensione sull’espressione genica nelle arterie carotidi<br />

lese dopo arteriotomia (AC). Risultati: WKY, SHR e MHS mostrano differenze significative nei prof<strong>il</strong>i di<br />

espressione genica dopo arteriotomia dell’AC. c-myc mRNA è attivato prima o a livelli maggiori nei<br />

ceppi ipertesi rispetto a WKY (p


nelle arterie trattate con ODN AS per c-myc era <strong>il</strong> 35% più grande delle arterie nel gruppo di controlli<br />

(p


della FA nel determinare un rimodellamento inverso, con un impatto sulla prognosi a lungo termine di<br />

questi pazienti.<br />

C) RICERCA CLINICA: OTTIMIZZAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA CON<br />

FLUSSO PULSATO INDOTTO DA CONTROPULSATORE AORTICO E SUE NUOVE VIE DI<br />

INSERZIONE<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati: questo gruppo di studi ha dimostrato per la prima volta la sicurezza e l’efficacia del<br />

contropulsatore aortico (IABP), un semplice sistema di assistenza meccanica ventricolare, nell’indurre una<br />

perfusione più fisiologica durante bypass cardiopolmonare (che è tradizionalmente costruito per indurre<br />

flussi laminari durante la perfusione). In tal modo, abbiamo dimostrato che l’inserimento preoperatorio del<br />

contropulsatore aortico non solo migliora lo stato emodinamico e riduce i rischi di ischemia miocardia<br />

critica (migliorando l’outcome ospedaliero), ma inoltre migliora la perfusione globale e organo-specifica.<br />

Abbiamo dimostrato un migliore outcome renale, respiratorio ed emocoagulativo nella popolazione<br />

cardiochirurgia, con specifici benefici nei pazienti con comorbidità renali o respiratorie. In ultimo,<br />

l’arteriopatia distale/periferica severa è tradizionalmente considerata una controindicazione al<br />

contropulsatore: in questi pazienti abbiamo riportato <strong>il</strong> primo caso al mondo di un inserimento percutaneo<br />

trans-brachiale di IABP e descritto inoltre i risultati della prima serie di pazienti con supporto IABP trans-<br />

brachiale.<br />

D) RICERCA CLINICA: IMPIEGO DELLA FLUSSIMETRIA INTRAOPERATORIA PER IL<br />

CONTROLLO DI QUALITÀ DEI BYPASS AORTO-CORONARICI<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati: Questo gruppo di studi ha dimostrato l’importanza del controllo intraoperatorio dei<br />

graft con la flussimetria dei tempi di transizione (TTF), migliorando l’outcome ospedaliero riducendo<br />

l’incidenza di sindrome da bassa gittata perioperatoria e di infarti miocardici acuti perioperatori. In più, i<br />

risultati del TTF sono ut<strong>il</strong>i per confrontare le proprietà funzionali dei differenti tipi di graft. Con questi<br />

studi, abbiamo dimostrato l’ut<strong>il</strong>ità dei graft arteriosi anche nelle ultime decadi di vita (normalmente una<br />

controindicazione al graft arterioso) non solo in termini di risultati a lungo termine ma anche in termini di<br />

outcome ospedaliero. Nel corso di questi studi abbiamo dimostrato la superiorità del graft sequenziale sul<br />

graft singolo – cosicché la nostra pratica quotidiana è completamente indirizzata verso un uso esteso dei<br />

graft sequenziali – e la comparab<strong>il</strong>ità funzionale delle arterie mammarie peduncolate e scheletrizzate, e<br />

della rivascolarizzazione miocardica on-pump ed off-pump. Questi lavori hanno quindi contribuito ad una<br />

migliore comprensione della fisiologia dei graft.


E) RICERCA CLINICA: OTTIMIZZAZIONE DELLA PROTEZIONE MIOCARDICA<br />

ATTRAVERSO NUOVI MARCATORI BIOCHIMICI DI DANNO CELLULARE. IL RUOLO<br />

DELLA TROPONINA I IN CARDIOCHIRURGIA<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati: La recente introduzione nella pratica clinica di nuovi marker biochimici di danno<br />

miocardica (Troponina I, mioglobina, CK-massa, ecc) con maggiore sensib<strong>il</strong>ià e specificità, ha fatto<br />

insorgere dubbi riguardo <strong>il</strong> loro significato nella pratica chirurgica routinaria, che è sempre associata a<br />

danno miocardico in qualche modo legato anche all’atto chirurgico (incisione chirurgica, manipolazione,<br />

defibr<strong>il</strong>lazione, cardioplegia, ecc). Questo gruppo di studi chiarifica <strong>il</strong> potenziale ruolo di una maggiore<br />

sensib<strong>il</strong>ità di questi marker per diagnosticare sia un minimo sia un diffuso danno miocardico, così da<br />

stratificare meglio i risultati della pratica clinica e da definire meglio l’importanza di stategie preventive<br />

volte alla riduzione dei danni miocardici iatrogenici. In tal modo abbiamo definito nuove tecniche per<br />

migliorare la protezione miocardica, specialmente in termini di soluzione cardioplegica anche in categorie<br />

di pazienti ad alto richio (diabetici, ipertesi, angina instab<strong>il</strong>e/infarto senza elevazione del segmento ST,<br />

ecc). In più, mediante prelievi dal seno coronarico, abbiamo dimostrato <strong>il</strong> ruolo potenziale per un<br />

riconoscimento molto precoce (intraoperatorio) di danno miocardico, in modo da intraprendere precoci<br />

strategie terapeutiche.


UNITA’ DI ANESTESIOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Ermeneg<strong>il</strong>do Santangelo (Professore Straordinario di Anestesiologia, SSD<br />

MED/41)<br />

Componenti dell’Unità: S. Caroleo K. Abdalla, F. Onorati, G. Santarpino, E. Gulletta, A. Renzulli, B.<br />

Amantea<br />

Relazione tra livelli plasmatici di B-type Natriuretic Peptide (BNP) e svezzamento dalla vent<strong>il</strong>azione<br />

meccanica nei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca “on-pump” in regime di elezione. Uno studio<br />

osservazionale.<br />

Razionale<br />

La funzione cardiaca e lo stato volemico possono giocare un ruolo chiave nello svezzamento dalla<br />

vent<strong>il</strong>azione meccanica. Il B-type Natriuretic Peptide (BNP) è un marker di disfunzione cardiaca dotato di<br />

alto valore predittivo. Valuteremo i livelli plasmatici di BNP e di Troponina I (TnI) durante lo<br />

svezzamento dei pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca “on-pump” in regime di elezione poiché pensiamo<br />

che possa esistere una correlazione tra i livelli plasmatici di questi markers e l’andamento dello<br />

svezzamento medesimo in questa specifica categoria di pazienti.<br />

Obiettivi Primari – Valutazione/Analisi di:<br />

• Livelli basali di BNP (T0 – preoperatori).<br />

• Livelli di BNP durante lo svezzamento dalla vent<strong>il</strong>azione meccanica (T1 – 30 minuti dopo l’inizio<br />

del protocollo di svezzamento – Vedi Appendice 1).<br />

• Correlazione tra i livelli di BNP (T1) e successo/fallimento dello svezzamento (Vedi Appendice<br />

2).<br />

• Correlazione tra i livelli di BNP (T1) e durata dello svezzamento espressa in minuti (Vedi<br />

Appendice 2).<br />

• Correlazione tra i livelli di BNP (T1) e durata della degenza in Terapia Intensiva espressa in ore.<br />

• Correlazione tra i livelli di BNP (T1) e durata della degenza in Ospedale espressa in giorni.<br />

• Livelli basali di TnI (T0 – preoperatori).<br />

• Livelli di TnI durante lo svezzamento dalla vent<strong>il</strong>azione meccanica (T1 – 30 minuti dopo l’inizio<br />

del protocollo di svezzamento – Vedi Appendice 1).


• Correlazione tra i livelli di TnI (T1) e successo/fallimento dello svezzamento (Vedi Appendice<br />

2).<br />

• Correlazione tra i livelli di TnI (T1) e durata dello svezzamento espressa in minuti (Vedi<br />

Appendice 2).<br />

• Correlazione tra i livelli di TnI (T1) e durata della degenza in Terapia Intensiva espressa in ore.<br />

• Correlazione tra i livelli di TnI (T1) e durata della degenza in Ospedale espressa in giorni.<br />

• Correlazione tra i livelli di BNP e/o TnI e l’infiammazione sistemica (livelli plasmatici di TNF〈,<br />

IL2, IL6, IL8, IFN©, IL4, IL10 a T0 e T1).<br />

• Correlazione tra EUROSCORE, livelli di BNP e/o TnI e durata della degenza in Terapia Intensiva<br />

(ore) ed in Ospedale (giorni).<br />

• Correlazione tra l’insorgenza postoperatoria di Fibr<strong>il</strong>lazione Atriale ed i livelli di BNP e/o TnI.<br />

• Correlazione tra i parametri emodinamici monitorizzati ed <strong>il</strong> successo/fallimento dello<br />

svezzamento.<br />

Risultati attesi.<br />

Ci attendiamo che <strong>il</strong> BNP e la TnI siano ut<strong>il</strong>i markers nella valutazione dell’andamento dello svezzamento<br />

dei pazienti in esame dalla vent<strong>il</strong>azione meccanica. Ci attendiamo inoltre interessanti informazioni<br />

dall’analisi della correlazione tra i suddetti markers e la risposta infiammatoria sistemica.<br />

Criteri a priori per <strong>il</strong> fallimento del trial di svezzamento sono: 1. Frequenza Respiratoria > 35<br />

respiri/minuto con aumento dell’attività dei muscoli accessori; 2. Saturazione in Ossigeno alla<br />

Pulsossimetria 140 battiti/minuto; 4. Pressione Arteriosa Sistolica > 200 o<br />

< 80 mmHg; 5. Agitazione psico-motoria e segni clinici di distress. I pazienti che superano <strong>il</strong> trial in<br />

assenza di questi segni clinici vengono valutati per l’estubazione. Si parla di fallimento dell’estubazione<br />

quando la reintubazione si rende necessaria nell’arco delle prime 48 ore. La durata in minuti dello<br />

svezzamento è considerata dall’inizio del protocollo fino all’estubazione.


UNITA’ DI NEUROCHIRURGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Francesco Signorelli (Professore Associato di Neurochirurgia, SSD MED/27)<br />

Componenti dell’Unità: J. Guyotat (Hôpital Neurologique et Neurochirurgical « P. Wertheimer », Lyon,<br />

France), F. Schneider (Hospital Bellevue, Dept. Of Neuroradiology, St. Etienne, France)<br />

1) La plasticità cerebrale: nuove acquisizioni tratte dalla cartografia cerebrale funzionale pre- ed<br />

intraoperatoria in caso di lesioni in aree eloquenti.<br />

Descrizione delle attività . Il nostro gruppo analizza sia retrospettivamente che in maniera prospettica i<br />

dati clinici di pazienti con lesioni intracerebrali in area del linguaggio e sensitivo-motrice. La valutazione<br />

comprende un b<strong>il</strong>ancio neuropsicologico (Boston Test e Montrèal-Toulouse test) e la realizzazione di una<br />

cartografia funzionale delle aree eloquenti sia prima dell’intervento, tramite RM funzionale, che durante<br />

l’intervento stesso, mediante stimolazione cerebrale elettrica diretta. Ogni paziente viene in seguito<br />

sottoposto a controlli clinici e radiologici regolari a distanza dall’atto chirurgico, che comprendono sia una<br />

valutazione neuropsicologica che RM funzionali di controllo.<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico. In caso di lesioni intracraniche in aree eloquenti si instaurano<br />

meccanismi di plasticità cerebrale sia prima del trattamento sia in fase acuta e a distanza dall’intervento.<br />

Anche se la riorganizzazione cortico-sottocorticale delle aree funzionali sembra essere più efficace in caso<br />

di lesioni a lenta evoluzione, un potenziale di neuroplasticità sembra essere presente anche in caso di<br />

tumori maligni. Tale potenziale può essere vulnerab<strong>il</strong>e alla resezione chirurgica come a chemio- e<br />

radioterapia adiuvanti. Comprendere come <strong>il</strong> tessuto nervoso peritumorale compensi la perdita di<br />

funzionalità del tessuto inf<strong>il</strong>trato e resista all’ulteriore danno dovuto a recidiva tumorale e trattamenti<br />

complementari ed integrando tali conoscenze in una visione più ampia delle modifiche delle connessioni<br />

cerebrali può guidare <strong>il</strong> trattamento dei tumori cerebrali in aree eloquenti e definirne prognosi e<br />

programmi riab<strong>il</strong>itativi.<br />

2)<strong>Studi</strong>o anatomico endoscopico della Valle di S<strong>il</strong>vio<br />

Componenti dell’Unità: G. Barbagallo (Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> di Catania, Cattedra ed U.O.<br />

Neurochirurgia), M. Tschabitscher (Università di Vienna, Cattedra di Neuroanatomia Microchirurgica ed<br />

Endoscopica).<br />

Descrizione delle attività. Presso <strong>il</strong> laboratorio di anatomia endoscopica e microchirurgica dell’Università<br />

di Vienna <strong>il</strong> nostro gruppo conduce uno studio di neuroanatomia avvalendosi di tecniche endoscopiche e<br />

la scissura di S<strong>il</strong>vio è un sito priv<strong>il</strong>egiato dove poter applicare tali tecniche.


Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico. Le tecniche di chirurgia endoscopica, che offrono notevoli<br />

vantaggi in termine di miniinvasività e ridotta manipolazione delle strutture nervose e vascolari,<br />

richiedono una conoscenza specifica della neuroanatomia endoscopica prima di essere applicate<br />

clinicamente. La visione endoscopica ha <strong>il</strong> vantaggio, rispetto alle tecniche dissettorie classiche, di offrire<br />

inoltre una completa visualizzazione delle strutture anatomiche intatte, anche a livello delle aree meno<br />

accessib<strong>il</strong>i all’approccio chirurgico classico. La conoscenza, sia anatomica che in termini di tecnica<br />

chirurgica, derivata dalla studio neuroanatomico endoscopico, è in corso di applicazione ad interventi<br />

neurochirurgici, con ricadute positive in quanto a riduzione di morb<strong>il</strong>ità.<br />

2) <strong>Studi</strong>o anatomico endoscopico della Valle di S<strong>il</strong>vio<br />

Componenti dell’Unità: C. Bellecci (Università di Roma “Tor Vergata”), T. Lofeudo (CRATI, Rende –<br />

CS)<br />

Descrizione delle attività Il nostro gruppo, in collaborazione con <strong>il</strong> Laboratorio di Elettronica Quantistica<br />

e Plasmi (LQEP) della Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Roma “Tor Vergata” e con <strong>il</strong> Consorzio per<br />

la Ricerca e le Applicazioni di Tecnologie Innovative (CRATI), promuove lo sv<strong>il</strong>uppo e la messa a punto<br />

di sorgenti laser e delle loro applicazioni sia alla ricerca di base che applicata.<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico. La base scientifica del progetto si basa su dati riportati in<br />

letteratura, che dimostrano la possib<strong>il</strong>ità, in linea di principio, di realizzare microanastomosi vascolari<br />

mediante l’impiego di diversi tipi di laser. Ad oggi, però, i risultati non sono soddisfacenti a medio e<br />

lungo termine poiché negli esperimenti finora fatti insorgono complicanze tecniche che ne inficiano i<br />

risultati. Sembrerebbe che la causa sia attribuib<strong>il</strong>e ad una alterazione delle cellule dell’endotelio per un<br />

eccessivo riscaldamento nella fase di saldatura. Presso <strong>il</strong> CRATI è stata effettuata una simulazione<br />

numerica, che lascia intravedere la via da percorrere per risolvere <strong>il</strong> problema. Si tratta ora di verificare<br />

sperimentalmente quando suggerito dal modello e relativo codice di calcolo. Primo obiettivo è quello di<br />

individuare <strong>il</strong> tipo di laser da impiegare per la saldatura termino-laterale e termino-terminale di vasi<br />

arteriosi e venosi in modelli animali allo scopo di ridurre <strong>il</strong> trauma sull’endotelio ed i tempi dell’intervento<br />

chirurgico rispetto ai tradizionali metodi di sutura manuale. Fatto ciò sarà necessario sperimentare,<br />

mediante microanastomosi arterovenose in vivo su conigli e/o maiali, la resistenza delle saldature,<br />

effettuate mediante laser, alla pressione esercitata normalmente dal sangue sui vasi. Verificata infine la<br />

validità della scelta della sorgente laser, sarà necessario progettare e realizzare a livello prototipale uno<br />

strumento completo, che consenta al neurochirurgo la realizzazione in sicurezza di suture affidab<strong>il</strong>i. In<br />

prospettiva, ottenuto <strong>il</strong> brevetto e dimostrata la funzionalità e l’ut<strong>il</strong>ità del prototipo, sarà possib<strong>il</strong>e passare


alla ingegnerizzazione di questo in modo che possa generarsi uno spin-off imprenditoriale per la<br />

produzione e la commercializzazione del nuovo strumento.


UNITA’ DI GINECOLOGIA ED OSTETRICIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Fulvio Zullo (Professore Straordinario di Ginecologia ed Ostetricia, SSD<br />

MED/40)<br />

Componenti dell’Unità: Stefano Palomba, Angela Falbo, Tiziana Russo,<br />

1) Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS): aspetti metabolici e riproduttivi e ruolo della metformina<br />

La PCOS è una sindrome complessa caratterizzata da aumentato rischio per patologie cardiovascolari e<br />

disturbi riproduttivi che non si limitano all’infert<strong>il</strong>ità anovulatoria ma si estendono a tutti gli aspetti<br />

riproduttivi includendo anche la gravidanza.<br />

Nel corso <strong>degli</strong> ultimi tre anni diversi studi sono stati condotti in collaborazione con unità di ricerca<br />

nazionali ed internazionali, per la valutazione di end-point intermedi di rischio cardiovascolare nella<br />

paziente affetta da PCOS, come la struttura e la funzione endoteliale, i marker di infiammazione e le<br />

alterazioni cardiopolmonari. I nostri studi hanno mostrato che la PCOS può essere considerata un fattore<br />

di rischio per patologie cardiocircolatorie e metaboliche e che <strong>il</strong> probab<strong>il</strong>e link è l’insulino-resistenza,<br />

implicata nella patogenesi della PCOS e fattore di rischio per patologie a lungo termine.<br />

Partendo da tali presupposti, è stato successivamente valutato <strong>il</strong> ruolo di presidi terapeutici atti a ridurre<br />

l’insulino-resistenza sui marker di alterazione endoteliale, infiammazione ed alterazioni cardiopolmonari.<br />

In particolare, i nostri risultati hanno mostrato che sia programmi di esercizio fisico sia la metformina, un<br />

insulino-sensib<strong>il</strong>izzante recentemente impiegato per <strong>il</strong> trattamento della PCOS, sono risultati efficaci nel<br />

migliorare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o metabolico-ormonale delle pazienti PCOS trattate.<br />

Un altro aspetto ampiamente studiato è stato <strong>il</strong> trattamento dell’infert<strong>il</strong>ità anovulatoria. In<br />

particolare è stato affrontato <strong>il</strong> problema dell’efficacia della metformina quale trattamento per l’induzione<br />

dell’ovulazione in pazienti infert<strong>il</strong>i affette da PCOS. I nostri dati hanno confermato <strong>il</strong> ruolo della<br />

metformina quale approccio terapeutico efficace come monoterapia od in combinazione alle<br />

gonadotropine nella paziente che non ha mai ricevuto terapia, in quella clomifene citrato-resistente e nella<br />

paziente che riceve stimolazione ovarica controllata. Nostre ultime ricerche sono state mirate<br />

all’individuazione di fattori predittivi di efficacia terapeutica al fine di ottimizzare <strong>il</strong> trattamento con<br />

metformina nella paziente con PCOS.<br />

Infine, un aspetto interessante recentemente affrontato ha riguardato la gravidanza nella paziente<br />

affetta da PCOS. Nostri dati hanno confermato un aumentato rischio di gravidanza complicata<br />

probab<strong>il</strong>mente secondario ad anomala vascolarizzazione uterina e del sinciziotrofoblasto, come sembrano<br />

evidenziare dati preliminari in fase ancora sperimentale.


R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

I nostri risultati mostrano che trattamenti sicuri, semplici da somministrare ed economici, come la<br />

metformina e programmi di esercizio fisico, possono essere impiegati con successo nel trattamento della<br />

paziente con PCOS per ridurre <strong>il</strong> rischio metabolico ed indurre l’ovulazione. L’impiego della flussimetria<br />

uterina nella fase precoce della gravidanza nella paziente con PCOS può predire <strong>il</strong> <strong>futuro</strong> sv<strong>il</strong>uppo di<br />

complicanze in fase avanzata.<br />

Componenti dell’Unità: Stefano Palomba<br />

2) Impiego di nuove tecniche chirurgiche nelle patologie benigne e maligne ginecologiche.<br />

In ambito chirurgico, le ricerche condotte negli ultimi anni presso la nostra Unità Operativa hanno avuto<br />

come obiettivo quello di confermare la sicurezza e l’efficacia di approcci mininvasivi nel trattamento della<br />

patologia tumorale benigna, miomi uterini, e maligna, adenocarcinoma dell’endometrio e tumori<br />

borderline dell’ovaio. Infine, ultimi studi sono stati condotti in ambito uroginecologico al fine di valutare<br />

la sicurezza e l’efficacia di nuove tecniche chirurgiche per <strong>il</strong> trattamento dei difetti del pavimento pelvico<br />

e di evidenziare <strong>il</strong> giusto ruolo dell’esame urodinamico per la pianificazione terapeutica in pazienti affette<br />

da prolasso genitale associato ad incontinenza urinaria.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

Un attento approccio chirurgico mininvasivo può essere parimenti efficace ad uno tradizionale se inserito<br />

in una corretta strategia di intervento che valuti non solo i risultati di efficacia in assoluto ma anche le<br />

aspettative del paziente.


Area di Bioingegneria, Nanotecnologie<br />

ed Ingegneria Informatica


UNITÀ DI MODELLISTICA E IDENTIFICAZIONE DI SISTEMI BIOLOGICI (SYSTEMS<br />

BIOLOGY)<br />

Componenti dell’Unità: Francesco Amato, Carlo Cosentino, Alessio Merola, Francesco Montefusco<br />

Descrizione delle Linee di Ricerca<br />

Background. I rapidi progressi registrati negli ultimi anni nel settore delle biotecnologie hanno reso di<br />

fatto possib<strong>il</strong>e l’osservazione dei processi biologici a livello sistemistico. Tuttavia, l’enorme mole di dati<br />

che quotidianamente popola le banche dati di biologia molecolare, necessita oggi più che mai di un<br />

approccio interdisciplinare, in cui l’esperienza e l’intuito del biologo si avvale di strumenti metodologici e<br />

tecnologici presi a prestito dalle scienze applicate, quali l’ingegneria dei sistemi, l’informatica, la<br />

statistica, etc. Tale concetto ha portato alla definizione di una nuova area di ricerca trasversale ai suddetti<br />

settori, definita Systems Biology (Biologia dei Sistemi), che mira alla identificazione, comprensione e<br />

descrizione formale (in termini matematici) delle funzioni e delle proprietà dei sistemi biologici.<br />

Risultati. Il gruppo di Biomeccatronica ha sv<strong>il</strong>uppato diversi metodi di ricostruzione di reti biologiche,<br />

basati su modelli dinamici alle equazioni differenziali e validati sia mediante simulazioni numeriche, sia<br />

mediante applicazioni a dati reali. Tali metodologie sono attualmente in fase di applicazione sperimentale,<br />

in collaborazione con <strong>il</strong> gruppo di immunologia del prof. Ennio Carbone.<br />

Sempre nell’ambito della modellistica e simulazione dei sistemi biologici, è in corso un’attività di ricerca<br />

sul processo di riparo del DNA, e specificamente dei meccanismi di segnalazione e regolazione legati ai<br />

geni BRCA1/2, correlati all’insorgenza del cancro della mammella, in collaborazione con i gruppi di<br />

proteomica (prof. Giovanni Cuda) e di genetica (dott. Francesco Baudi).<br />

R<strong>il</strong>evanza dei Risultati. La r<strong>il</strong>evanza dei risultati prodotti è testimoniata dalle pubblicazioni su riviste e in<br />

atti di congressi internazionali di altro prof<strong>il</strong>o. I risultati già raggiunti e le attività di ricerca in corso, che<br />

coniugano approcci metodologici e numerici con la sperimentazione in vitro, dimostrano la potenzialità e<br />

l’ut<strong>il</strong>ità di un approccio di tipo sistemistico nei problemi di biologia molecolare e cellulare.


UNITA’ DI PROGETTAZIONE DI DISPOSITIVI BIOMECCATRONICI PER APPLICAZIONI<br />

DI CHIRURGIA MINIMAMENTE INVASIVA<br />

Componenti dell’Unità Ricercatori: Francesco Amato, Carlo Cosentino, Alessio Merola<br />

Descrizione della Linea di Ricerca<br />

Background. Negli ultimi dieci anni, le tecniche minimamente invasive hanno avuto una sempre più<br />

ampia applicazione in diverse specialità chirurgiche (artroscopia, cardiochirurgia, chirurgia vascolare<br />

ginecologia, laparoscopia, neurochirurgia, toracoscopia), visti gli evidenti vantaggi in termini di riduzione<br />

del rischio operatorio e di traumi per <strong>il</strong> paziente. Ciò è avvenuto grazie allo sv<strong>il</strong>uppo di “nuove interfacce<br />

tecnologiche” che hanno <strong>il</strong> compito di ovviare alla mancanza dell’interazione “a cielo aperto” del chirurgo<br />

con <strong>il</strong> teatro operatorio. I vantaggi derivanti dall’ut<strong>il</strong>izzo della chirurgia minimamente invasiva sono stati<br />

acclarati particolarmente nell’ambito di procedure chirurgiche laparoscopiche ed in angioplastica.<br />

Malgrado le ricadute positive per <strong>il</strong> paziente, l’assenza di interazione diretta del chirurgo con i tessuti resta<br />

un fattore limitante della chirurgia minimamente invasiva. Queste problematiche sono ancora più<br />

accentuate nelle procedure chirurgiche intravascolari, in uso in cardiochirurgia e chirurgia vascolare, in<br />

cui lo strumento operatorio è costituito generalmente da un catetere provvisto di dispositivi anc<strong>il</strong>lari (quali<br />

palloni per angioplastica) in grado di permettere l’allargamento delle pareti del vaso in un tratto<br />

parzialmente o completamente occluso per l’inserimento successivo di stent (protesi vascolari).<br />

Risultati. Nell’ambito delle attività svolte dal gruppo di Biomeccatronica in tema di definizione di<br />

dispositivi per Chirurgia Minimamente Invasiva, è stata ultimata la progettazione di un innovativo<br />

strumento meccatronico per chirurgia laparoscopica minimamente invasiva in grado di assistere <strong>il</strong><br />

chirurgo in differenti atti chirurgici aumentandone destrezza e percezione sensoriale. Il dispositivo è<br />

dotato di sensori ed unità di controllo in retroazione, nonché di un’idonea interfaccia comandi, in modo da<br />

consentire al chirurgo di controllare le forze di interazione con <strong>il</strong> tessuto con precisione ed in tutta<br />

sicurezza, avendo la percezione cinestetica dell’entità delle forze stesse.<br />

Infine, come risultato della collaborazione con la cattedra di Cardiologia diretta dal Prof. Ciro Indolfi, si è<br />

arrivati alla definizione di nuovi dispositivi in grado di migliorare la performance operatoria del chirurgo,<br />

soprattutto in termini di ergonomia e di fac<strong>il</strong>ità dell’atto chirurgico, in interventi di chirurgia<br />

endovascolare nei quali è richiesto di far scorrere all’interno del corpo del paziente dei cateteri su dei f<strong>il</strong>i-<br />

guida.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei Risultati. Test di atti chirurgici complessi come sutura e legatura del punto, effettuati per<br />

mezzo dello strumento meccatronico per chirurgia laparoscopica minimamente invasiva, sono stati<br />

compiuti da un chirurgo laparoscopista presso l’U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell’Università presso


l’Ospedale Civ<strong>il</strong>e “Pugliese” di Catanzaro. Le attività di ricerca svolte hanno prodotto, oltre a<br />

pubblicazioni internazionali, due brevetti nazionali.


UNITÀ DI SISTEMI DI BIOINGEGNERIA VIRTUALE: REALIZZAZIONE DI UN MODELLO<br />

PER L’IDENTIFICAZIONE E CORREZIONE DEI DIFETTI NEL SISTEMA VENOSO<br />

Componenti dell’Unità: Francesco Amato, Gionata Fragomeni, Alessio Merola<br />

Descrizione della Linea di Ricerca<br />

Background. Le nuove tecniche diagnostiche emodinamiche, basate sul principio dell’eco-doppler, hanno<br />

portato a una rielaborazione delle teorie eziologiche delle più importanti patologie venose <strong>degli</strong> arti<br />

inferiori, tra le quali l’insufficienza venosa cronica (IVC). Dai dati epidemiologici risulta una diffusione<br />

dell’IVC del 30 % per la popolazione italiana femmin<strong>il</strong>e e del 15 % per quella masch<strong>il</strong>e. I disturbi più<br />

ricorrenti variano dal semplice edema delle gambe fino a quadri complicati di disturbi trofici e ulcere.<br />

La modellistica matematica cardiovascolare e relativa simulazione al calcolatore sono correntemente<br />

ut<strong>il</strong>izzati per una migliore comprensione del funzionamento dell’apparato cardiovascolare, con particolare<br />

riguardo al ramo arterioso, e per lo studio della fluidodinamica di protesi vascolari (stent carotidei). In<br />

letteratura sono presenti alcuni studi clinici sulle patologie venose che analizzano i dati puntuali di flusso<br />

in determinati distretti o segmenti venosi. Manca uno studio analitico della fluidodinamica venosa <strong>degli</strong><br />

arti inferiori in quanto rete di vasi.<br />

Risultati. L’obiettivo della ricerca è di arrivare ad un sistema di diagnosi e chirurgia assistite dal<br />

calcolatore che, sulla base dei dati di velocità nei vasi di una rete venosa ottenuti tramite eco-doppler,<br />

supporti <strong>il</strong> chirurgo nella diagnosi di patologie venose <strong>degli</strong> arti inferiori e, in fase di trattamento, sia in<br />

grado di indicare la migliore via operatoria.<br />

Nell’ambito delle attività di ricerca, svolte contestualmente al progetto PRIN 2005 in collaborazione con<br />

l’altra unità di ricerca di Catanzaro diretta dal Prof. Stefano de Franciscis, a seguito di una ricostruzione<br />

anatomica di base, si è arrivati alla definizione di uno strumento di simulazione numerica in grado di<br />

descrivere in maniera più approfondita l’emodinamica venosa). Lo strumento virtuale di simulazione è in<br />

grado di individuare le direzioni fisiologiche dei flussi ematici e le condizioni di prevalenza emodinamica<br />

necessarie perché <strong>il</strong> sistema venoso assolva alle sue funzioni.<br />

Il modello emodinamico a parametri variab<strong>il</strong>i di una rete venosa è stato implementato al calcolatore<br />

tramite <strong>il</strong> software di calcolo e simulazione numerici Matlab/Simulink. Gli output delle simulazioni in<br />

termini di velocità e diametri nei rami della rete sono stati confrontati con dati sperimentali in letteratura.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei Risultati. Le attività di ricerca fin qui svolte hanno fornito ut<strong>il</strong>i ricadute sulla valenza finale<br />

dello strumento di simulazione virtuale oggetto della ricerca, in quanto la migliore caratterizzazione dei<br />

parametri del modello consente di riprodurre al calcolatore in maniera più accurata l’emodinamica venosa<br />

e quindi di fornire uno strumento di supporto alla diagnosi più attendib<strong>il</strong>e e nello stesso tempo più efficace


per <strong>il</strong> trattamento delle patologie. I risultati ottenuti sono stati capitalizzati in alcune pubblicazioni su<br />

rivista e su atti di importanti congressi del settore biomedico.


UNITÀ DI BIOINFORMATICA E PROTEOMICA COMPUTAZIONALE (BIOINFORMATICS<br />

& COMPUTATIONAL PROTEOMICS)<br />

Componenti dell’Unità: Mario Cannataro, Pierangelo Veltri, Pietro Hiram Guzzi (Collaboratore),<br />

Giuseppe Tradigo (Collaboratore)<br />

Descrizione della linea di ricerca (Background, risultati)<br />

Background: La proteomica computazionale (Computational Proteomics) comprende gli algoritmi, le<br />

basi di dati e le metodologie ut<strong>il</strong>izzate per elaborare, gestire ed interpretare i dati generati in esperimenti di<br />

proteomica. La spettrometria di massa, che consente esperimenti high-throughput, è una delle pietre<br />

m<strong>il</strong>iari di tale disciplina. Le attività bioinformatiche principali sono: (i) spectra preprocessing; (ii)<br />

peptide/protein identification; (iii) peptide/protein quantitation; (iv) knowledge discovery ed in particolare<br />

biomarker discovery in applicazioni cliniche.<br />

Risultati. E’ stato sv<strong>il</strong>uppato un sistema software prototipale (EIPEPTIDI) che consente di migliorare<br />

sensib<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> numero di peptidi/proteine identificate in esperimenti ICAT LC-MS/MS, e<br />

conseguentemente la quantità di informazioni potenzialmente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i in studi clinici basati sulla<br />

proteomica. Tale sistema è correntemente ut<strong>il</strong>izzato presso <strong>il</strong> Laboratorio di Proteomica (Prof. G. Cuda).<br />

E’ stato inoltre sv<strong>il</strong>uppato un sistema software prototipale (MS-Analyzer) per <strong>il</strong> pre-processing, la<br />

visualizzazione e l’analisi data mining di spettri di massa (MALDI-TOF, LC-MS/MS). Entrambi i sistemi<br />

sono stati sv<strong>il</strong>uppati in collaborazione con <strong>il</strong> suddetto laboratorio.<br />

E’ stato infine sv<strong>il</strong>uppato, in collaborazione con l’Università della Calabria un sistema software<br />

prototipale (JSSPRED) per la predizione della struttura secondaria delle proteine.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

La r<strong>il</strong>evanza scientifica dei risultati è dimostrata da numerose pubblicazioni su riviste ad alto impatto, tra<br />

cui Briefings in Bioinformatics, BMC Bioinformatics, IEEE Transaction on NanoBiosciences, Future<br />

Generation Computer Systems, Concurrency and Computation: Practice and Experience, Information<br />

Processing & Management, Methods of Information in Medicine.


UNITA’ DI SISTEMI INFORMATIVI SANITARI ED APPLICAZIONI BIOMEDICHE (E-<br />

HEALTH)<br />

Componenti dell’Unità: Mario Cannataro, Pierangelo Veltri, Giuseppe Tradigo<br />

Descrizione della linea di ricerca (Background, risultati);<br />

Background: La cartella clinica elettronica (Electronic Patient Record) è uno strumento essenziale non<br />

solo per la gestione clinica day-by-day del paziente, ma anche e soprattutto è l’elemento su cui basare<br />

l’analisi comparata dei dati clinici, lo studio del follow-up, gli studi epidemiologici, ecc. D’altra parte, i<br />

sistemi software specializzati nella raccolta, f<strong>il</strong>traggio, analisi, visualizzazione ed interpretazione dei<br />

segnali biomedici, sono fondamentali nel supporto di molte attività medico-chirurgiche (si pensi alla<br />

diagnostica per immagini oppure alla gestione real-time delle immagini in movimento nella chirurgia<br />

interventistica).<br />

Risultati. E’ stato sv<strong>il</strong>uppato un sistema software prototipale (SIGMCC) per l’integrazione ed<br />

interrogazione di cartelle cliniche elettroniche appartenenti a più strutture ospedaliere distribuite sul<br />

territorio. Obiettivo del sistema è la condivisione tra strutture sanitarie di alcuni dati clinici nel settore<br />

oncologico. Il sistema è stato sv<strong>il</strong>uppato in collaborazione con <strong>il</strong> Reparto di Oncologia (Prof. R.<br />

Tagliaferri).<br />

E’ in fase avanzata di sv<strong>il</strong>uppo un sistema software prototipale (REVA: Remote Voice Analysis) per la<br />

raccolta via Internet di campioni vocali e la loro analisi real-time ed automatizzata al fine di diagnosticare<br />

possib<strong>il</strong>i patologie dell’apparato vocale. Il sistema è stato ideato in collaborazione con <strong>il</strong> Laboratorio di<br />

BioMeccatronica (Prof. F. Amato) ed <strong>il</strong> Reparto di Otorinolaringoiatria (Prof. A. Garozzo) ed è<br />

correntemente in fase di test e validazione presso tale reparto.<br />

E’ infine in corso di studio, in collaborazione con <strong>il</strong> Reparto di Cardiologia Interventistica (Prof. C.<br />

Indolfi), un sistema software prototipale per l’acquisizione, elaborazione e visualizzazione di immagini<br />

biomediche provenienti da angiografo. Obiettivo principale dello studio è la misurazione real-time della<br />

morfologia dei tronchi di coronarie soggette ad intervento per una scelta accurata della tipologia di stents<br />

da impiantare.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

La principale r<strong>il</strong>evanza delle ricerche di questa linea è la forte integrazione tra i saperi ingegneristici e<br />

biomedici ed <strong>il</strong> forte risvolto applicativo nel settore medico.


UNITA’ DI NANOTECNOLOGIE<br />

Coordinatore dell’Unità: Enzo Di Fabrizio (Professore Straordinario di Fisica, SSD FIS/07)<br />

Componenti dell’Unità: Prof. Paolo Decuzzi, F<strong>il</strong>ippo Causa, Dr. Francesco De Angeli, Dr. Carlo Liberale,<br />

Dr. Patrizio Candeloro, Dr. Gobin Das, sig. Federico Mecarini (tecnico di processo e clean room),<br />

Antonella Puija, Geo Cojoc, Rosanna Tallerico, Edmondo Battista, Raffaella Della Moglie, Giuseppe<br />

Taraballa, Santo Iannazzo<br />

Attivita’ di ricerca<br />

L’ attivita’ scientifica diretta dal Prof. Di Fabrizio presso <strong>il</strong> laboratorio BIONEM (Bio & Nano<br />

Engineering for Medicine) riguarda diversi campi di applicazione delle nanotecnologie alla biomedicina.<br />

Particolare attenzione e’ dedicata al r<strong>il</strong>ascio controllato in situ dei farmaci per la cura dei tumori,<br />

attraverso dispositivi innovativi basati sia su S<strong>il</strong>icio nanoporoso, che su nanocapsule, nanoparticelle e su<br />

polimeri. Insieme all’attivita’ drug delivery e’ in atto una ricerca avanzata sulla diagnosi precoce dei<br />

tumori attraverso particolari marcatori (proteine a basso peso molecolare e peptidi) presenti nel siero.<br />

Anche in questo caso le nanotecnologie vengono applicate sia al problema dell’arricchimento dei<br />

marcatori nel siero e sia allo sv<strong>il</strong>uppo di dispositivi biofotonici SERS (surface Enhanced Raman<br />

Scattering ) o NEAR-INFRA (Near Field Infrared) con sensib<strong>il</strong>ità di r<strong>il</strong>evamento prossima a quella da<br />

singola molecola. Ulteriore sforzo scientifico e’ dedicato al disegno e alla fabbricazione di dispositivi<br />

microfluidici miranti sia allo studio quantitativo delle condizioni di interazione del farmaco con i tessuti<br />

endoteliali e alla diffusione nella matrice extracellulare, sia allo sv<strong>il</strong>uppo di nuovi dispositivi analitici e<br />

diagnostici di interesse biomedicale, come ad esempio sistemi dielettroforetici innovativi, microreattori<br />

basati sulla focalizzazione idrodinamica, realizzazione di sistemi micromeccanici per lo studio<br />

comparativo e controllato di stress meccanici su cellule sane e cancerose.<br />

Mettiamo in evidenza quindi le linee di ricerca piu’ importanti:<br />

1) sv<strong>il</strong>uppo di dispositivi basati su materiali innovativi quali S<strong>il</strong>icio Nanoporoso, compatib<strong>il</strong>i con<br />

analisi spettroscopiche e spettrometriche (MALDI, Raman etc) per la diagnosi precoce dei tumori<br />

attraverso pattern di marcatori biomolecolari presenti nel siero.<br />

2) r<strong>il</strong>ascio controllato in situ dei farmaci per la cura dei tumori, attraverso dispositivi innovativi<br />

basati sia su S<strong>il</strong>icio nanoporoso, che su nanocapsule, nanoparticelle e su polimeri.


3) sv<strong>il</strong>uppo di dispositivi biofotonici SERS (surface Enhanced Raman Scattering )o NEAR-INFRA<br />

(Near Field Infrared) con sensib<strong>il</strong>ita’ di r<strong>il</strong>evamento prossima a quella di singola molecola.<br />

4) disegno e fabbricazione di dispositivi microfluidici miranti sia allo studio quantitativo delle<br />

condizioni di interazione del farmaco con i tessuti endoteliali, e sia alla diffusione nella matrice<br />

extracellulare.<br />

5) Microscopia “Optical Tweezers” combinata con la spettroscopia Raman e di Fluorescenza per lo<br />

studio combinato dei parametri chimici e della misurazione delle forze a livello di singola<br />

molecola<br />

6) Sv<strong>il</strong>uppo di biomateriali per la realizzazione di un dispositivo innovativo multifattoriale di<br />

principi attivi e farmaci di natura anche idrof<strong>il</strong>a <strong>il</strong> cui r<strong>il</strong>ascio possa essere controllato su finestre<br />

terapeutiche clinicamente significative, attraverso l’ingegnerizzazione dei meccanismi di<br />

trasporto diffusivi e diffusivo/erosivo in funzione dei materiali in considerazione.<br />

Il laboratorio progettato, realizzato e diretto dal Prof. Enzo Di Fabrizio a partire dal Gennaio 2005, è<br />

un laboratorio interdisciplinare in cui le nanotecnologie sono integrate con altre discipline ritenute<br />

“classiche” in ambito biomedico. Medici, biologi, fisici, ingegneri, biotecnologi, chimici, farmacologi,<br />

lavorano in questa struttura di ricerca che fac<strong>il</strong>ita lo scambio di competenze e l’elaborazione di temi<br />

scientifici di contenuto interdisciplinare.<br />

Il laboratorio BIONEM consiste di una camera pulita di circa 130 mq e di strumentazione avanzata<br />

dedicata sia alla fabbricazione dei dispositivi, con caratteristiche dimensionali micrometriche e<br />

nanometriche, sia alla misurazione di carattere fisico-chimiche dei dispositivi realizzati o dei sistemi<br />

biologici in studio. La strumentazione avanzata e’ composta da 10 strumenti principali.<br />

1) Electron beam system for high resolution (5 nm) and wide area (6 inch) lithography<br />

2) Dual beam system (Ga ions and electrons) for nanodeposition and inspection<br />

3) Deep reactive ion etching (ICP) for microfluidic devices pattern transfer<br />

4) Femtosecond laser system for 2 photon lithography and microscopy<br />

5) MicroRaman microscope for biophotonic studies<br />

6) Fourier Transform Infrared spectroscopy<br />

7) single photon and two photon fluorescente<br />

8) optical tweezer microscope, for manipulation and force measurements<br />

9) AFM atomic force microscope (installation early summer)<br />

10) Confocal Fluorescence spectroscopy (FRET,FLIM, spectral Analysis etc.)


DOSIMETRIA PER ACCELLERATORI DEDICATI ALLA RADIOTERAPIA<br />

INTRAOPERATORIA (DOSIORT)<br />

Componenti dell’Unità: Ernesto Lamanna, Antonino Fior<strong>il</strong>lo<br />

Descrizione delle attività: Realizzazione di un fantoccio calorimetrico per la dosimetria tridimensionale<br />

di un fascio radioterapico ad alto rateo di dose prodotto da macchine dedicate per radioterapia<br />

intraoperatoria.<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico:<br />

E’ stata mostrata la validità della proposta attraverso dei test su fascio.<br />

I risultati sono stati presentati a due Conferenze Internazionali.<br />

Si è completata la progettazione del fantoccio e si sta attualmente lavorando alla realizzazione del sistema<br />

completo.


Area di Veterinaria


UNITA’ DI MEDICINA VETERINARIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Domenico Britti (Professore Straordinario di Clinica Medica Veterinaria, SSD<br />

VET/08 )<br />

Componenti dell’Unità: Giuseppe Spinella (SSD VET/09 – Clinica Chirurgica Veterinaria)<br />

Vincenzo Mastellone (SSD VET/02 – Fisiologia Veterinaria), Francesca Ciotola (SSD AGR/17 –<br />

Zootecnica Generale e Miglioramento Genetico), Valeria Maria Morittu (SSD AGR/18 – Nutrizione e<br />

Alimentazione Animale), Vincenzo Musella (SSD VET/06 – Parassitologia Veterinaria)<br />

Descrizione delle attività:<br />

Giuseppe Spinella<br />

Nel triennio 2005-2007 l’attività di ricerca del dott. Giuseppe Spinella si è incentrata sulla chirurgia<br />

sperimentale in campo ortopedico e traumatologico mediante applicazione di scaffolds di policaprolattone<br />

(PCL) con cellule stromali di midollo osseo in difetti ossei creati sperimentalmente. Tale ricerca è stata<br />

condotta in collaborazione con le Università Alma Mater di Bologna e Federico II di Napoli. Inoltre sono<br />

stati condotti diversi studi clinici inerenti la chirurgia endoscopica veterinaria del cane e del cavallo,<br />

l’ecografia interventistica del cane e l’ecografia dell’apparato muscolo-tendineo di cane e cavallo.<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico<br />

Lo studio sperimentale su modello animale ha richiesto l’ut<strong>il</strong>izzo di scaffolds di PCL arricchiti con cellule<br />

stromali di midollo transfettate per la produzione di BMP-4. Le cellule stromali sono state isolate dal<br />

midollo osseo di femore di coniglio ed espanse in vitro per raggiungere una quantità sufficiente all’ut<strong>il</strong>izzo<br />

in vivo. Dopo caratterizzazione del fenotipo osteoblastic, le cellule sono state immesse in scaffolds di PCL<br />

di 3x7 mm, appositamente predisposti, mediante camera a perfusione. Le eMSC (cellule attivate e<br />

arricchite) sono state “ingegnerizzate” mediante infezione di cellule MSC con un vettore adenovirale di<br />

prima generazione contenente una cassetta di espressione per bone morphogenetic protein-4 (BMP-4) per<br />

due ore. E’ noto che BMP-4 è attivo nell’indurre un differenziamento osteoblastico anche in cellule<br />

contigue per effetto paracrino. Sono stati esaminati 3 gruppi di conigli New Zealand: ciascun gruppo è<br />

costituito da 5 soggetti maschi di peso compreso tra 3 e 3,5 Kg. Ogni soggetto è stato sottoposto ad<br />

induzione (ketamina 10 mg/Kg IM e medetomidina 0,2 mg/Kg IM): dopo 10 min. è stato somministrato<br />

butorfanolo tartrato (0,11 mg/Kg IM) seguito da mantenimento dell’anestesia con maschera facciale e<br />

miscela ossigeno e isofluorano 3-4%.<br />

Previa esposizione chirurgica della faccia latero-caudale del terzo prossimale del femore sinistro, si è<br />

creato un difetto di 3x7 mm in corrispondenza della porzione più distale della cresta del trocantere.


Nel gruppo 1, <strong>il</strong> difetto è stato colmato da scaffold di PCL mantenuto in sede da riposizionamento e sutura<br />

del m. gluteo medio. Analogo sistema di fissazione è stato ut<strong>il</strong>izzato nei soggetti del gruppo 2 e 3, dove <strong>il</strong><br />

difetto osseo è stato colmato da PCL con cellule stromali (gruppo 2) e da PCL con cellule stromali<br />

ingegnerizzate (gruppo 3).<br />

Nel periodo post-operatorio, i conigli sono stati sottoposti a periodici controlli clinici, che non hanno<br />

r<strong>il</strong>evato segni di intolleranza all’impianto. L’esame radiografico a 7, 30 e 60 giorni ha mostrato una<br />

graduale guarigione del difetto osseo. La completa guarigione radiografica si osserva solo nei gruppi 2 e 3.<br />

Valeria Maria MORITTU<br />

Dal 7/08/2007 Ricercatore non confermato per <strong>il</strong> SSD AGR/18 “Nutrizione e alimentazione animale”<br />

presso l’Università della <strong>Magna</strong> Græcia; docente del C.I. di Nutrizione e Alimentazione animale presso <strong>il</strong><br />

Corso di Laurea in Medicina Veterinaria e <strong>il</strong> Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie delle Produzioni<br />

Animali per l’A.A. 2007/2008.<br />

Attività<br />

Partecipa ai lavori nell’ambito di Costituzione ed Avvio dei CEntri Regionali per le Tecnologie<br />

Agroalimentari (CE.R.T.A. s.c.r.l.), intervento P.O.N. 2000-2006 “Ricerca Scientifica, Sv<strong>il</strong>uppo<br />

Tecnologico, Alta Formazione” Misura II.3 “Centri di Competenza Tecnologica” Misura III.2 –<br />

Formazione di alte professionalità per lo sv<strong>il</strong>uppo e la competitività delle imprese con priorità alle PMI –<br />

Azione b), finalizzato alla costruzione di una rete interregionale di Centri di Competenza Tecnologica che<br />

si propone di sostenere la propensione all’innovazione nel sistema produttivo agroalimentare del<br />

meridione. In particolare, all’avvio delle attività del CE.R.T.A., opererà per lo sv<strong>il</strong>uppo di alimenti<br />

funzionali all’interno del nodo secondario Calabria, sede operativa Catanzaro, c/o Laboratori scientifici<br />

Università <strong>Magna</strong> Grecia di Catanzaro (UMG), nell’ambito delle attività previste per la f<strong>il</strong>iera zootecnica<br />

ed inerenti la nutrizione animale.


Francesca Ciotola<br />

Descrizione della linea di ricerca<br />

L’Ematuria Enzootica Cronica (CEH) è una patologia che si riscontra prevalentemente in bovini che,<br />

allevati allo stato brado o semibrado, si alimentano con felce aqu<strong>il</strong>ina (Pteridium aqu<strong>il</strong>inum), una pianta<br />

diffusa in tutto <strong>il</strong> mondo e in particolar modo nell’Italia meridionale. Questa pianta contiene sostanze<br />

tossiche, lo ptaqu<strong>il</strong>oside e la quercitina, che hanno un’azione clastogena, mutagenica ed oncogena in<br />

particolar modo sulla vescica. Lo ptaqu<strong>il</strong>oside nella vescica <strong>degli</strong> erbivori, per <strong>il</strong> pH basico, viene attivato<br />

e come tale alch<strong>il</strong>a <strong>il</strong> codone 61 dell’oncogene H-ras. L’individuazione di tale sostanza in liquidi biologici<br />

tra i quali <strong>il</strong> latte è di grande ut<strong>il</strong>ità nel valutare e gestire <strong>il</strong> rischio oncogeno legato alla sicurezza<br />

alimentare. Il test delle Aberrazioni Cromosomiche (AC) e quello <strong>degli</strong> scambi tra cromatidi fratelli (SCE)<br />

sono stati impiegati per studiare la stab<strong>il</strong>ità del genoma nell’uomo (Chaganti et al., 1974) e nelle specie<br />

animali di interesse zootecnico (Di Berardino and Shoffner, 1979; Di Meo et al., 1993; Ciotola et al.,<br />

2005; Peretti et al., 2006), per valutare i danni a carico del DNA indotti da sostanze naturali o di sintesi<br />

(Iannuzzi et al., 2004; Peretti et al., 2007).<br />

Gli obiettivi della ricerca sono:<br />

a) di studiare la presenza di ptaqu<strong>il</strong>oside in campioni di latte provenienti da animali ammalati e destinati<br />

alla alimentazione umana;<br />

b) di studiare la presenza di ptaqu<strong>il</strong>oside in altri campioni biologici come urine e sangue per meglio capire<br />

i meccanismi patogenetici attraverso i quali viene trasformata la cellula;<br />

c) di descrivere alcuni casi di tumori della vescica mai riportati precedentemente in letteratura veterinaria;<br />

d) di studiare <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o ematologico e biochimico del sangue di animali affetti da Ematuria Enzootica<br />

Cronica (CEH);<br />

e) di studiare mediante i test citogenetici delle Aberrazioni Cromosomiche (aneuploidia, gap, rotture<br />

cromosomiche e cromatidiche, frammenti) e <strong>degli</strong> scambi tra cromatidi fratelli (SCE) la stab<strong>il</strong>ità<br />

cromosomica di animali affetti da Ematuria Enzootica Cronica (CEH).<br />

Vincenzo Mastellone<br />

Descrizione delle attività<br />

L’attività di ricerca del Dott. Vincenzo Mastellone nel triennio 2005/2007 si è incentrata principalmente<br />

nella “Ricerca di frammenti di DNA vegetale in liquidi biologici e tessuti di animali alimentati con diete a<br />

base di alimenti geneticamente modificati (OGM)” nonché la ricerca di proteine potenzialmente indicatrici<br />

di alterazioni delle derrate di origine animale dovute al suddetto regime alimentare. I risultati della ricerca<br />

hanno messo in evidenza la persistenza di frammenti di DNA geneticamente modificato nei tessuti di


animali alimentati con diete a base di soia GM, nonché la presenza di alterazioni a carico di alcuni enzimi<br />

organospecifici (lattico deidrogenasi, gamma-glutam<strong>il</strong>transferasi, creatinchinasi).<br />

Risultati e r<strong>il</strong>evanza nel contesto specifico<br />

In particolare, le analisi enzimatiche relative alle attività tessutali hanno mostrato differenze significative<br />

principalmente nel rene, mostrando livelli più elevati di LDH, ALT e GGT negli animali trattati. Inoltre, la<br />

LDH è risultata significativamente aumentata anche nel cuore. La distribuzione <strong>degli</strong> isoenzimi LDH ha<br />

poi confermato questo risultato, mostrando differenze significative per LDH1 e LDH2 nel cuore e LDH1<br />

nel rene. Inoltre, un significativo aumento di questo isoenzima è stato anche r<strong>il</strong>evato nel fegato,<br />

nonostante non fossero state trovate differenze significative per l’attività totale dell’enzima in questo<br />

organo. L’attività della LDH1, quindi, è risultata significativamente aumentata in tre <strong>degli</strong> organi testati.<br />

Nel loro complesso, i risultati indicano una maggiore sintesi di LDH1 e quindi, potenzialmente, una<br />

diversa espressione del gene che ne codifica la formazione. Attribuire tale risultato ad un’alterazione<br />

genica indotta da una integrazione di frammenti di DNA geneticamente modificato sarebbe, all’attuale<br />

stato della ricerca, chiaramente una ipotesi azzardata ma, sicuramente, i dati hanno suggerito che lo studio<br />

<strong>degli</strong> effetti metabolici <strong>degli</strong> OGM richiede indagini più approfondite.


La ricerca scientifica nel Dipartimento di Diritto dell’organizzazione Pubblica, Economia e Società<br />

Quindici anni di attività non sono molti per una valutazione complessiva di un’istituzione scientifica, ma<br />

se si prendono in considerazione alcuni “caratteri” che hanno segnato l’atto di nascita delle Università in<br />

Calabria – primi fra tutti, le lacerazioni ed i contrasti nel tessuto della società calabrese durante <strong>il</strong> dibattito<br />

Dipartimento di Scienze Mediche<br />

nei primi anni Settanta sulla localizzazione <strong>degli</strong> insediamenti universitari nella regione, poi la<br />

“gemmazione” delle facoltà catanzaresi dall’Università di Reggio Calabria e, infine, la più recente<br />

conquista dell’autonomia – costituiscono un arco temporale sufficiente per fare un “primo” b<strong>il</strong>ancio di<br />

tutte le attività scientifiche e didattiche progettate e realizzate dal DOPES dal 1993, anno della sua<br />

istituzione, ad oggi.<br />

Una lettura veloce delle pagine che seguono, e nelle quali si offre soltanto un quadro d’insieme delle<br />

iniziative realizzate, può bastare a dare una dimensione quantitativa e qualitativa dei percorsi di crescita<br />

che hanno caratterizzato la vita del Dipartimento dal 1993 ad oggi: certamente non senza ostacoli e<br />

difficoltà di varia natura, ma con lo sforzo e l’impegno costanti di coniugare dialetticamente quantità e<br />

qualità, contribuire ad inserire sempre più e sempre meglio <strong>il</strong> “giovane” Ateneo catanzarese nei circuiti<br />

più dinamici della cultura accademica nazionale e internazionale, offrire indicazioni, suggerimenti e<br />

proposte al dibattito in atto sullo sv<strong>il</strong>uppo economico-sociale del Mezzogiorno contemporaneo (e della<br />

Calabria, in particolare) e infine, ma non ultimo tra gli obiettivi prefissati, arricchire l’offerta formativa<br />

<strong>degli</strong> studenti dell’Ateneo tanto in termini di cultura generale, quanto sotto l’aspetto dell’orientamento<br />

professionale.<br />

Rispettando la sua denominazione istitutiva e le linee-guida dello Statuto, tutta l’attività scientifica e<br />

didattica del DOPES è stata orientata su tre aree tematiche fondamentali: quella del mondo antico (nella<br />

quale “rinverdire”, soprattutto per la nostra Calabria, le “radici” del nostro presente), quella giuslavoristica<br />

(legata fondamentalmente ad aspetti e problemi del mondo del lavoro e della sicurezza sociale, oggi al<br />

centro di un largo dibattito soprattutto nel nostro Mezzogiorno) e quella economico-organizzativa<br />

(programmaticamente indirizzata ad offrire alle istituzioni locali sollecitazioni, indicazioni e proposte per<br />

la crescita economica e sociale del territorio).<br />

La semplice indicazione di alcuni nuclei tematici ci sembra di per sé sufficiente a dare lo “spessore” di<br />

tutte le iniziative poste in essere dal DOPES. Per quanto riguarda la prima area, basta ricordare la<br />

partecipazione dei docenti del DOPES ai diversi convegni internazionali di diritto romano, ai seminari e<br />

agli incontri di studio dedicati al mondo greco-romano, ai simposi ed agli incontri internazionali di diritto<br />

greco ed ellenistico, di epigrafia e papirologia giuridica, che hanno visto la partecipazione di docenti<br />

autorevoli di Università italiane e straniere.


La ricerca scientifica nel Dipartimento di Scienze Mediche<br />

Il Dipartimento di Scienze Mediche è stato istituito nel 1994 come Dipartimento di Scienze<br />

Microbiologiche, Neurologiche, Ortopediche dell’Università di Reggio Calabria. Primo Direttore del<br />

Dipartimento è stato <strong>il</strong> Prof. Carlo M<strong>il</strong>ano Ordinario di ortopedia presso la Facoltà di Medicina e<br />

Chirurgia di Catanzaro. Nel 1998 prende <strong>il</strong> nome di Dipartimento di Scienze Mediche nel quale sono<br />

sempre rappresentate le aree della Microbiologia, Neurologia, Neuroradiologia, Ortopedia. Dal 1996 <strong>il</strong><br />

Direttore è <strong>il</strong> Prof. Alfredo Focà, Ordinario di Microbiologia.<br />

Oggi le aree didattico-scientifiche rappresentate sono Anatomia Patologica, Anestesia e Rianimazione, la<br />

Chirurgia Toracica, Chirurgia Generale, Medicina Fisica e Riab<strong>il</strong>itazione, Microbiologia, Neurologia,<br />

Neurochirurgia, Neuroradiologia, Ortopedia, Otorinolaringoiatria.


UNITA’ DI ANATOMIA PATOLOGICA<br />

Coordinatore dell’Unità: Andrea Amorosi (Professore Straordinario, SSD MED/08-Anatomia<br />

Patologica)<br />

Componenti dell’Unità: Giuseppe Donato (Ricercatore, SSD BIO/10- Biochimica); Francesco Conforti,<br />

Valeria Zuccalà (Dirigenti medici I livello).<br />

Linee di ricerca: neuropatologia sperimentale e clinica, patologia cardiovascolare e ultrastrutturale.


UNITA’ DI NEURORADIOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Prof. Francesco Fera (Professore Associato, SSD MED/37- Neuroradiologia)<br />

Linee di Ricerca:<br />

Valutazione morfometrica e volumetrica con Risonanza Magnetica di strutture cerebrali coinvolte nella<br />

genesi della patologie degenerative del sistema nervoso centrale.<br />

Ruolo di polimorfismi genetici nel mapping cerebrale delle funzioni cognitive superiori con Risonanza<br />

Magnetica Funzionale nella malattia di Parkinson e nella Sclerosi Multipla.<br />

Collaborazioni di Ricerca con:<br />

Prof. Daniel Winberger, “Genes, Cognition and Psychosis Program”, National Institutes of Mental Health<br />

(NIMH), National Institutes of Health (NIH), Bethesda, MD, USA<br />

Dr. Mark Gluck, Rutgers University; Center for Molecular and Behavioural Neuroscience, Newark, NJ,<br />

USA: “Neurobiology of learning and memory”.<br />

Finanziamenti:<br />

PRIN 2006: Area 06 – Scienze Mediche, “Parkinson e parkinsonismi: epidemiologia, basi molecolari,<br />

modelli diagnostici e farmacogenetica”. Prof. Francesco Fera, Componente Unità di Ricerca n° 1. Entità<br />

del cofinanziamento = € 52.200.


UNITA’ DI MICROBIOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Alfredo Focà (Professore Ordinario, SSD MED/07-Microbiologia)<br />

Componenti dell’Unità Maria Carla Liberto, Giovanni Matera (Professori Associati), Angela Quirino e<br />

Angelo Lamberti (tecnici laureati), Valentina Muto (dottoranda di ricerca), dirigenti medici dell’U.O. di<br />

Microbiologia Clinica.<br />

Linee di ricerca<br />

� Meccanismi recettoriali, mediatori cellulari e messaggeri intracellulari nella patogenesi delle<br />

infezioni da batteri emergenti e riemergenti: <strong>il</strong> caso delle patologie da Bartonella quintana.<br />

� Lipopolisaccaridi con basso potenziale endotossico: ruolo nella patogenesi delle infezioni<br />

batteriche e nella modulazione dell’infiammazione cronica.<br />

� Meccanismi etiopatogenetici di Ve<strong>il</strong>lonella parvula e Prevotella intermedia per lo studio della<br />

malattia parodontale.<br />

� Meccanismi patogenetici implicati nella coevoluzione della diatesi allergica e delle infestazioni da<br />

geoelminti.<br />

� La sindrome da intestino irritab<strong>il</strong>e. Tecnologie innovative per lo studio del rapporto tra parassiti e<br />

cellule della mucosa intestinale umana. Il protozoo Giardia lamblia come modello di agente<br />

etiologico: sua caratterizzazione molecolare da ceppi di recente isolamento clinico e sua<br />

interazione con recettori dell’immunità innata.<br />

� Biotecnologie avanzate nella diagnosi di malattia da infezione. Applicazioni della real-time PCR<br />

nella diagnostica di infezioni virali, batteriche e protozoarie.<br />

� Patogenesi e diagnosi delle sepsi e delle infezioni da microrganismi nosocomiali inusuali.<br />

� Ruolo delle proteine dei pap<strong>il</strong>lomavirus (HPV) nella evasione immunologica che conduce alla<br />

persistenza ed alla trasformazione neoplastica.<br />

Dal 2004 è in corso una proficua collaborazione con:<br />

� Department of Rheumatology, Radboud University Nijmegen Medical Centre, Nijmegen, The<br />

Netherlands<br />

� Department of Internal Medicine, Radboud University Nijmegen Medical Centre, Nijmegen, The<br />

Netherlands su alcuni modelli sperimentali in vivo ed in vitro che si prefiggono di chiarire i<br />

meccanismi recettoriali, i mediatori cellulari ed i messaggeri intracellulari nella patogenesi delle<br />

infezioni da batteri emergenti e riemergenti quali Bartonella quintana e di batteri coinvolti nella<br />

patogenesi di infezioni croniche del cavo orale, quali Ve<strong>il</strong>lonella parvula.


BREVETTI<br />

E’ in corso la registrazione di un brevetto internazionale sull’ut<strong>il</strong>izzo di derivati batterici come<br />

modificatori di reazioni infiammatorie croniche. (In collaborazione con l’Università di Nijmegen,<br />

Olanda).


UNITA’ DI ORTOPEDIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Dott. Olimpio Galasso (Ricercatore SSD MED/33-Ortopedia)<br />

Linee di ricerca<br />

Biomateriali in Ortopedia (Richiesta finanziamento progetto Regione Calabria 2007);<br />

Cellule staminali in Ortopedia (Richiesta finanziamento progetto PRIN 2007 e Bando Giovani Ricercatori<br />

2007);<br />

Neuropatie periferiche da intrappolamento.<br />

Componenti protesiche e risultati a distanza nella chirurgia dell’anca.


UNITA’ DI OTORINOLARINGOIATRIA<br />

Coordinatore dell’U.O.: Aldo Garozzo (Professore Ordinario di otorinolaringoiatria SSD MED 31)<br />

Componenti dell’Unità di Ricerca: Eugenia Allegra (dirigente medico), Nicola Lombardo (ricercatore<br />

ORL), Alessandro LaBoria (dirigente medico)<br />

Collaborazioni: Francesco Amato (Bioingegneria-Catanzaro), Mario Cannataro (Bioingegneria-<br />

Catanzaro), Pierangelo Veltri (Bioingegneria-Catanzaro), Claudia Manfredi (Firenze).<br />

L’attività scientifica è stata incentrata sulle seguenti linee di ricerca:<br />

1) definizione di alcuni meccanismi di oncogenesi molecolare nei tumori del distretto testa collo;<br />

2) studio delle caratteristiche elettroacustiche della voce nei soggetti afferenti da carcinoma della<br />

laringe e sottoposti ad interventi di laringectomia ricostruttiva sovra cricoidea;<br />

3) screening delle patologie vocali attraverso l’invio di f<strong>il</strong>es sonori via web ed analisi dei pattern<br />

elettroacustici delle alterazioni fonatorie attraverso procedura informatica automatizzata.<br />

Il cancro della laringe comporta l’impiego di un approccio terapeutico combinato che comprenda tecniche<br />

chirurgiche totali o parziali e trattamenti chemioterapici e radio terapici. Si sono sv<strong>il</strong>uppati negli ultimi<br />

due decenni trattamenti di chirurgia laringea ricostruttiva che si contrappongono a quelli demolitivi totali<br />

con lo scopo di consentire la preservazione e o <strong>il</strong> recupero delle funzioni primordiali laringee vale a dire<br />

quella respiratoria, fonatoria e deglutito ria. In tal senso, è fondamentale che la diagnosi del cancro<br />

laringeo venga effettuata in maniera precoce e tutto ciò in pratica non si verifica visto l’enorme ritardo con<br />

<strong>il</strong> quale vengono diagnosticati i tumori, anche del piano glottico, che pur comportando una disfonia di<br />

vecchia data vengono sottostimati dal paziente stesso e o dal medico di famiglia con conseguente grave<br />

ritardo diagnostico. Inoltre molto spesso la qualità della voce dei soggetti sottoposti a tecniche chirurgiche<br />

parziali non era soddisfacente per <strong>il</strong> paziente. Essa molto spesso era una voce con scarsa intelligib<strong>il</strong>ità per<br />

la notevole presenza di sfiato legata all’incompetenza glottica che residuava dopo questo intervento<br />

chirurgico.<br />

RISULTATI<br />

Gli studi condotti dal gruppo coordinato da Aldo Garozzo hanno riguardato quindi l’adozione di un<br />

programma di screening che preveda una informatizzazione della metodica al fine di consentire un’analisi<br />

delle alterazioni vocali su di un campione della popolazione molto esteso. Si è quindi ottenuta la<br />

possib<strong>il</strong>ità di analizzare con un elevato grado di sensib<strong>il</strong>ità campioni vocali in genere una /a/ inviata<br />

mediante f<strong>il</strong>es sonori-web mediati che consentono in maniera rapida ed estremamente affidab<strong>il</strong>e di<br />

individuare iniziali modificazioni del pattern elettroacustico invitando quindi <strong>il</strong> soggetto a sottoporsi ad<br />

una indagine endoscopica orl mirata, con conseguente miglioramento del tempo diagnostico. La procedura<br />

informatizzata ha previsto quindi la definizione di un modello, cosiddetto REVA, che consente di ottenere<br />

risultati molto validi nella definizione precoce delle alterazioni vocali. Inoltre, al fine di migliorare i<br />

risultati <strong>degli</strong> interventi di laringectomia ricostruttiva sovra cricoidea si è realizzata una nuova modalità di<br />

tecnica chirurgica che pur conservando inalterati i tempi della demolizione preveda nella fase ricostruttiva<br />

l’adozione di lembi di muscolo sterno ioideo che opportunamente tubulizzato ed ancorato al processo<br />

vocale delle aritenoidi consente di ridurre l’incompetenza glottica realizzando una neocorda che nei nostri<br />

casi ha migliorato in maniera efficace <strong>il</strong> risultato fonatorio di questi pazienti.<br />

R<strong>il</strong>evanza dei risultati<br />

L’adozione di procedure informatizzate di analisi delle alterazioni vocali agisce nella direzione di<br />

migliorare in maniera determinante la diagnosi del cancro glottico. In particolare, si è ottenuta la


possib<strong>il</strong>ità di estendere una procedura di screening ad un campione di popolazione teoricamente <strong>il</strong>limitato<br />

contribuendo quindi a migliorare la precocità diagnostica e con essa la prognosi. L’adozione inoltre di una<br />

nuova tecnica chirurgica che consenta la ricostruzione del piano glottico ci ha consentito di migliorare<br />

notevolmente i risultati fonatori di questi soggetti, consentendo quindi una intelligib<strong>il</strong>ità dell’eloquio che<br />

migliori le performances post-chirurgiche dei pazienti e realizzi una migliore qualità della vita di questi<br />

soggetti.<br />

Le comunicazioni sono state oggetto di pubblicazioni scientifiche e di comunicazioni ai congressi della<br />

società italiana di otorinolaringoiatria.


UNITA’ DI MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE<br />

Coordinatore dell’Unità: Maurizio Iocco (Professore Associato, SSD MED/34-Medicina Fisica e<br />

Riab<strong>il</strong>itazione)<br />

Linee di ricerca<br />

1) Ut<strong>il</strong>izzo della Elettromiografia di superficie SEMG) nella clinica riab<strong>il</strong>itativa<br />

a) In ambito di diagnosi funzionale:<br />

i) modalità di propagazione dell’ irradiazione provocata da particolari esercizi in soggetti sani e<br />

patologici<br />

ii) r<strong>il</strong>evazione di attività minimale ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e ai fini riab<strong>il</strong>itativi<br />

iii) studio del segnale in attività di mantenimento della postura eretta e deambulazione (Gait<br />

EMG) in soggetti sani e patologici da varia causa: neurologica, ortopedica, vascolare<br />

iv) Modifiche del segnale EMG durante l’ut<strong>il</strong>izzo di strumenti per esercizio di Fitness<br />

b) In ambito terapeutico:<br />

i) Ut<strong>il</strong>izzo del SEMG – Biofeedback in disab<strong>il</strong>ità di origine ortopedica, neurologica centrale e<br />

periferica da varie cause.<br />

2) Ut<strong>il</strong>izzo di altre metodiche strumentali in ambito diagnostico e terapeutico riab<strong>il</strong>itativo:<br />

a) Baropometria<br />

b) Stab<strong>il</strong>ometria<br />

3) Riguarda le condizioni già citate al capo precedente<br />

4) Effetti ed efficacia dell’Ut<strong>il</strong>izzo di mezzi fisici in Fisioterapia e Riab<strong>il</strong>itazione, in particolare in<br />

relazione all’uso di:<br />

a) Correnti di Media Frequenza (Horizontal Therapy)<br />

b) Correnti di Altissima Frequenza (Radio frequenza: TECARterapia)<br />

5) Valore ed applicab<strong>il</strong>ità in Riab<strong>il</strong>itazione medica della Classificazione Internazionale del<br />

Funzionamento, della Disab<strong>il</strong>ità e della Salute (ICF-WHO)<br />

6) Valore ed applicab<strong>il</strong>ità del Protocollo di Valutazione di Minima per l’ Ictus Cerebri della SIMFER<br />

(Società Italiana di Medicina Fisica e Riab<strong>il</strong>itazione) in multicentrica nazionale come punto di<br />

riferimento regionale.<br />

Le attività di cui al punto 1 e 2 sono svolte in collaborazione con i gruppi di ricerca di Bioingegneria e con<br />

dottorandi di ricerca di del nostro Ateneo e di quello di Perugia.


Contratti<br />

Ha in atto un contratto ai fini di Ricerca Scientifica con <strong>il</strong> “Centro Ricerche DIASU” della Diagnostic<br />

Support SRL di Roma, relativo alla “Biometria Digitalizzata, test strumentale posturale”.


UNITA’ DI NEUROCHIRURGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Prof. Angelo Lavano (Professore Associato, SSD MED/27-Neurochirurgia)<br />

Il Prof. Angelo Lavano coordina le attività di ricerca che fanno capo alla Clinica Neurochirurgica: lo<br />

studio osservazionale multicentrico “PRECISE” è orientato alla valutazione di tipo “cost-effectiveness”<br />

e “cost-ut<strong>il</strong>ity” della elettrostimolazione del midollo spinale vs trattamento medico raccomandato nel<br />

trattamento antalgico dei pazienti affetti da Fa<strong>il</strong>ed Back Surgery Sindrome a prevalenza neuropatica. I<br />

risultati saranno pubblicati nel giugno 2008.<br />

Il secondo studio “PuLsE” (Prospective Long Term Effectiveness Study E-100). Obbiettivo dello studio è<br />

verificare i benefici clinici a lungo termine della migliore procedura medica con o senza l’aggiunta di<br />

VNS Therapy su pazienti affetti da ep<strong>il</strong>essia parziale farmacoresistente. La ricerca iniziata nel 2006 verrà<br />

chiusa nel 2010.<br />

Il terzo studio, “SISTER”, multicentrico europeo, si pone l’obbiettivo di verificare l’efficacia del<br />

Baclofen intratecale nel pazienti affetto da spasticità post-stroke.<br />

UNITA’ DI OTORINOLARINGOIATRIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Prof. Nicola Lombardo (Ricercatore SSD MED/31-otorinolaringoiatria)<br />

Linee di ricerca:<br />

Definizione di alcuni meccanismi di oncogenesi molecolare nei tumori del distretti testa-collo.<br />

Caratteristiche elettroacustiche della voce nei soggetti affetti da carcinoma della laringe e sottoposti ad<br />

interventi di laringectomia ricostruttiva sovracricoidea.<br />

Screening delle patologie vocali attraverso l’invio di f<strong>il</strong>es sonori via web ed analisi dei pattern<br />

elettroacustici delle alterazioni fonatorie attraverso procedura informatica automatizzata. Tale indagine<br />

viene condotta in collaborazione con la Cattedra di Bioingegneria dell’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> “<strong>Magna</strong><br />

Graecia” di Catanzaro.


UNITA’ DI NEUROLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Aldo Quattrone (Professore Ordinario, SSD MED/26- Neurologia)<br />

Il gruppo di ricerca di Neurologia fa capo al Prof. Aldo Quattrone, Ordinario di Neurologia, consiste nel<br />

2005-2007, essenzialmente di cinque linee principali:<br />

1) <strong>Studi</strong> di neurologia clinica riguardanti ricerche sulla fisiopatologia della malattia di Parkinson e dei<br />

Parkinsonismi, delle cefalee primarie e sulla ep<strong>il</strong>essia;<br />

2) <strong>Studi</strong> di associazione genetica in malattie neurologiche multifattoriali come la malattia di Parkinson,<br />

la demenza di Alzheimer, la Sclerosi Multipla e l’Ep<strong>il</strong>essia;<br />

3) Farmacogenetica della malattia di Parkinson.<br />

4) <strong>Studi</strong> di genetica molecolare in malattie neurodegenerative ereditarie;<br />

5) <strong>Studi</strong> di Neuroimmagini morfologiche e funzionali nella malattia di Parkinson e Parkinsonismi e<br />

nell’Ep<strong>il</strong>essia.<br />

Negli ultimi tre anni (triennio 2005-2007) l’attività di ricerca è stata molto florida consentendo alla U.O.<br />

di Neurologia di partecipare ed ottenere finanziamenti internazionali, nazionali e regionali sia come<br />

partecipazioni a progetti di ricerca sia come centro coordinatore. Infatti, <strong>il</strong> prof. Aldo Quattrone è<br />

coordinatore o responsab<strong>il</strong>e scientifico in molti dei progetti che hanno ottenuto un cospicuo<br />

finanziamento. A testimonianza dell’intenso ed efficace impegno lavorativo diverse sono state le<br />

pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali “peer-reviewed”.<br />

Malattia di Parkinson e Parkinsonismi<br />

Nell’ambito delle malattie extrapiramidali si è valutata la bradicinesia mediante l’uso del tempo di<br />

movimento computerizzato, l’imaging della malattia di Parkinson e Parkinsonismi, la farmacodinamica<br />

della risposta di breve durata alla levodopa, la farmacodinamica della risposta di lunga durata alla<br />

levodopa e la genetica della malattia di Parkinson e delle discinesie dopa-indotte.<br />

Le ricerche condotte in questi ultimi anni sulla malattia di Parkinson, hanno messo in luce aspetti finora<br />

sconosciuti sui fattori di rischio genetici della malattia di Parkinson nonché sulla farmacodinamica<br />

cerebrale e sulla farmacogenetica della levodopa, identificando variab<strong>il</strong>i farmacologiche e fattori di rischio<br />

genetici fondamentali per la valutazione della terapia farmacologica e delle fluttuazioni motorie ad essa<br />

correlate. Le scoperte più recenti riguardano studi di neuroimaging finalizzati alla diagnosi differenziale in<br />

vivo tra malattia di Parkinson e parkinsonismi. Si tratta di scoperte di grande r<strong>il</strong>evanza clinica che aprono<br />

nuovi orizzonti nella diagnostica differenziale e nella programmazione di strategie terapeutiche<br />

individualizzate ed innovative nella malattia di Parkinson. Uno <strong>degli</strong> studi più recenti sulla risposta di


lunga durata, per l’importanza dell’argomento trattato, ha avuto un Editoriale su Neurology. Alcune di<br />

queste ricerche sui fattori di rischio genetici della malattia di Parkinson sporadica, frutto di una proficua<br />

collaborazione internazionale, sono state recentemente pubblicate dalle più prestigiose riviste di medicina<br />

del mondo.<br />

Inoltre ricerche condotte in questi ultimi anni sull’ut<strong>il</strong>ità della Risonanza Magnetica (RM) convenzionale e<br />

di diffusione hanno dimostrato che la RM morfometrica 1,5-T che consente la misurazione di piccole<br />

strutture cerebrali permette di distinguere pazienti con diverse forme di Parkinsonismo (atrofia multi-<br />

sistemica e paralisi sopranucleare progressiva) da pazienti con la malattia di Parkinson.<br />

Finanziamenti<br />

Progetto Ministero Salute “Approccio multidisciplinare alla fisiopatologia della ep<strong>il</strong>essia<br />

nella sindrome frax” Anno 2007-2009 Euro 75.000,00<br />

La Cefalea<br />

Le ricerche del nostro gruppo sono state condotte in questi anni in pazienti emicranici con ipertensione<br />

intracranica “idiopatica” con e senza pap<strong>il</strong>ledema. Tali studi hanno permesso di mettere in luce un<br />

importante meccanismo alla base di questa patologia: la stenosi dei seni venosi traversi cerebrali. Grazie<br />

alle nostre ricerche questa evidenza è oggi accettata universalmente come concausa di ipertensione<br />

intracranica con o senza pap<strong>il</strong>ledema. I nostri studi hanno anche dimostrato che una certa percentuale<br />

(circa <strong>il</strong> 7%) di pazienti con cefalee primarie (emicrania o cefalea cronica quotidiana) sono affetti in realtà<br />

da ipertensione intracranica senza pap<strong>il</strong>ledema dovuta e stenosi dei seni traversi cerebrali.<br />

Aspetti clinici e/o genetici in altre malattie del sistema nervoso<br />

Il contributo scientifico in questo settore ottenuto dal nostro gruppo è stato importante come evidenziato<br />

dalle pubblicazioni scientifiche e dai finanziamenti ricevuti. Tali ricerche sono state condotte sulla<br />

genetica e terapia della sclerosi multipla, genetica delle atrofie muscolari spinali, studi di correlazione<br />

genotipo-fenotipo in famiglie calabresi con atassie spino-cerebbellari, studi sulla sindrome di Marinesco-<br />

Sjögren e malattia di Anderson, studi neurofisiologici e genetici nella malattie da prioni, studi genetici in<br />

famiglie con CADASIL e leucoencefalopatie, studi genetici sulla paralisi spinale spastica fam<strong>il</strong>iare. In<br />

particolare ricerche condotte nel campo delle neuropatie sensitivo-motorie ereditarie (malattia di Charcot-<br />

Marie-Tooth, CMT) hanno contribuito ad una revisione sostanziale della classificazione internazionale<br />

delle CMT con l’inserimento delle forme recessive (CMT 4).


Finanziamenti<br />

Progetto Ministero Salute “<strong>Studi</strong>o di genomica e farmacogenomica in malattie neurologiche degenerative<br />

e infiammatorie” anno 2004 - 2006 euro 36.000,00<br />

Grant R-05-44 Progetto “Severe ch<strong>il</strong>dhood-onset Charcot-Marie-Tooth disease: a collaborative project for<br />

implementino the molecular analysis of new genes” Fondazione Mariani Anno 2005-2006 euro<br />

36.000,00<br />

Progetto Telethon “Severe Charcot-Marie-Tooth disease and related hereditary neuropathies: an Italian<br />

collaborative network for implementing the molecular analysis of rare forms and new genes” Anno 2005 -<br />

2006Euro 68.260,00<br />

Progetto di ricerca sulla malattia di Anderson-Fabry - Genzyme 2005 Euro 13.000,00<br />

Progetto di ricerca Fondazione Carical “Ricostruzione della storia biologica della minoranza etnica<br />

albonofona di Calabria e Bas<strong>il</strong>icata attraverso uno studio genetico e biodemografico” Anno 2005 Euro<br />

18.000,00<br />

P.O.R. 2000-2006 Regione Sic<strong>il</strong>ia “Tecnologie sensoristiche e sistemi automatici intelligenti per<br />

l’innalzamento competitivo delle attività produttive”. Anno 2003 – 2005 Euro 410.000,00<br />

Progetto Ministero Salute “Identificazione di fattori genetici predisposti l’insorgenza di tumori nella<br />

neurofibramotosi 1: analisi mutazionale di oncogeni.” Anno 2003-2005 Euro 42.600,00<br />

Progetto FIRB "Canalopatie Genetiche" Anno 2002-2005 Euro 21.600,00<br />

Progetto Ministero Salute “Basi molecolari, eziopatogenesi ed approcci innovativi diagnostico-terapeutici<br />

delle malattie neurodegenerative rare” Anno 2004-2005 Importo 18.000,00<br />

Progetto Ministero Salute “A national network for the study of hereditary spinocerebellar ataxias and<br />

spastic paraplegias in Italy ... “ anno 2006 -2008 Euro 30.000,00<br />

Progetto MIUR - LEGGE 297/99 Progetto di ricerca "DNA-Microarray integrato su s<strong>il</strong>icio per la<br />

determinazione attiva dell'espressione genetica ad uso diagnostico" Anno 2002-2006 Euro 683.760,00.<br />

Progetto FIRB “<strong>Studi</strong>o e trattamento dei tumori e delle malattie degenerative: sv<strong>il</strong>uppo e produzione di<br />

una nuova piattaforma analitica in DHPLC (denaturing high pressare liquid cromathography) completa di<br />

test diagnostici dedicati ai differenti settori applicativi in oncologia e nelle malattie degenerative<br />

RBIP06PMF2/006 Anno 2007-2009 Euro 45.000,00


UNITA’ DI CHIRURGIA GENERALE<br />

Coordinatore dell’Unità: Rosario Sacco (Professore Ordinario, SSD MED/18-Chirurgia Generale)<br />

I campi di ricerca su cui è impegnato <strong>il</strong> Prof. Rosario Sacco, Ordinario di Chirurgia Generale, riguardano<br />

l’identificazione di fattori biologici e biomolecolari presenza di carcinoma colo rettale, trattamento<br />

chirurgico del gozzo multinodulare e del cancro della tiroide; la chirurgia della pelvi e del trattamento<br />

pelvico. In particolare l’attenzione è focalizzata sul DNA microsatellite nei tumori della vescica e del<br />

colon; fattori di crescita nel cancro della tiroide; precursori NO e ipoperfusione intestinale.


Dipartimento di Scienze<br />

Farmacobiologiche


La ricerca scientifica nel Dipartimento di Scienze Farmacobiologiche<br />

Il Dipartimento di Scienze Farmacobiologiche, diretto dalla Prof.ssa Nica Borgese, è sede dell’attività<br />

scientifica condotta dai docenti della Facoltà di Farmacia e da un docente della Facoltà di Medicina,<br />

accomunati da una ricerca focalizzata sulla comprensione dei meccanismi d’azione di farmaci e di agenti<br />

tossici e sull’identificazione di molecole di potenziale interesse farmacologico. La peculiarità della ricerca<br />

condotta presso questo Dipartimento è data dal fatto che sulla centralità delle finalità scientifiche vertono<br />

un insieme di campi di interesse che vanno dalla ricerca di base a quella applicata. In particolare, l’attività<br />

di ricerca comprende lo studio di specifiche proteine coinvolte in importanti funzioni fisiologiche e in<br />

meccanismi patogenetici, la caratterizzazione dei meccanismi molecolari e cellulari che sottendono alcune<br />

patologie acute e croniche al fine di individuare nuovi targets farmacologici, l’identificazione dei bersagli<br />

molecolari di farmaci e sostanze naturali, <strong>il</strong> design e la sintesi di nuove molecole farmacologicamente<br />

attive, lo sv<strong>il</strong>uppo di drug delivery systems innovativi e di modelli per lo studio di molecole di potenziale<br />

interesse farmacologico. A queste linee di indagine si aggiunge un’intensa attività di ricerca su tematiche<br />

di interesse ambientale, recentemente potenziata dalla convenzione e collaborazione con l’ARPACAL.<br />

Il Dipartimento, istituito nel 2000, ospita 17 unità di personale docente (di cui 6 Professori di I Fascia, 6<br />

Professori di II Fascia, e 5 Ricercatori ) e 7 unità di personale tecnico-amministrativo. I settori scientifico-<br />

disciplinari rappresentati sono: BIO/10 – Biochimica (2 unità), BIO/13 – Biologia Applicata (2 unità),<br />

BIO/14- Farmacologia (7 unità), BIO/15 – Biologia Farmaceutica (1 unità), CHIM/06- Chimica Organica<br />

(1 unità), CHIM/08 – Chimica Farmaceutica (2 unità), CHIM/09- Farmaceutico Tecnologico Applicativo<br />

(1 unità), MED/13- Endocrinologia (1 unità). La presenza di personale docente nei suddetti settori<br />

garantisce la multidisciplinarietà <strong>degli</strong> approcci sperimentali, in quanto sono presenti competenze in campi<br />

quali la Chimica Biologica, la Biologia Molecolare e Cellulare, la Farmacologia compresa quella<br />

Molecolare e Cellulare, la Tossicologia, la Chimica Farmaceutica, la Chimica Organica, la Botanica<br />

Farmaceutica e la Biologia Vegetale, la Tecnologia Farmaceutica.<br />

Nel Dipartimento è svolta attività di alta formazione, essendo esso sede di due Dottorati di Ricerca: <strong>il</strong><br />

Dottorato in Scienze Farmaceutiche, e quello in Farmacologia e Biochimica della Morte Cellulare.<br />

Quest’ultimo è consorziato con l’Università della Calabria (Cosenza). I dottorandi di ricerca sono<br />

attivamente coinvolti nei progetti di ricerca descritti qui di seguito e molti hanno frequentato o<br />

frequentano laboratori esteri a completamento del loro percorso formativo.<br />

Presso <strong>il</strong> Dipartimento trova allocazione la sezione staccata di Farmacologia dell’Istituto di Scienze


Neurologiche del CNR di Piano Lago (CS), che arricchisce l’attività scientifica del Dipartimento di<br />

professionalità particolarmente apprezzate nel settore della Neurofarmacotossicologia.<br />

Le Unità di Ricerca descritte nelle pagine che seguono sono state raggruppate nelle seguenti Aree: Area<br />

di Biologia Molecolare e Cellulare, Area Botanica, Area Chimica, Area Neurofarmacologica e<br />

Tossicologica, Area Oncologica.


Area di Biologia molecolare e cellulare


1. UNITÀ PER LO STUDIO DI SERPINE E PROTEASI A SERINA NELLA PROLIFERAZIONE<br />

E DIFFERENZIAMENTO CELLULARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Rosaria Arcone (Professore Associato, SSD BIO/10- Biochimica).<br />

Componenti dell’Unità: Mario Masullo (Professore Associato, SSD BIO/10- Biochimica), Maddalena<br />

Parafati (Dottoranda Scienze Farmaceutiche).<br />

Collaborazioni: Dipartimento di Biochimica e Biotecnologie Mediche, Università Federico II di Napoli;<br />

Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Padova.<br />

<strong>Studi</strong>o del ruolo della Nexina-1 (PN-1) nella proliferazione e differenziamento di cellule di glioma e<br />

neuroblastoma.<br />

La modulazione dell’attività delle proteasi a serina extracellulari, i cui effetti sono mediati dall’attivazione<br />

proteolitica di recettori (PARs), è fondamentale nell’omeostasi di molti processi fisiologici. Numerose<br />

evidenze indicano che un’alterazione dell’equ<strong>il</strong>ibrio proteasi-inibitore può contribuire all’instaurarsi di<br />

una condizione patologica.<br />

La Proteasi Nexina-1 (PN-1), un membro della super-famiglia di Inibitori di Proteasi a Serina (SERPINE),<br />

a cui appartengono proteine estremamente conservate, inibisce proteasi tra cui la Plasmina, l’Attivatore<br />

del Plasminogeno tipo Urochinasi e la Trombina. La PN-1, abbondantemente espressa nel cervello, è <strong>il</strong><br />

principale inibitore fisiologico della Trombina, una proteasi della coagulazione, che contribuisce alla<br />

fisiopatologia del Sistema Nervoso Centrale (SNC) modulando <strong>il</strong> fenotipo cellulare di neuroni ed<br />

inducendo la proliferazione di astrociti. Numerose evidenze suggeriscono che la PN-1 svolge un ruolo<br />

nella neuroprotezione inibendo la Trombina liberata in seguito a danni tissutali. Inoltre, recentemente è<br />

stato riportato un coinvolgimento della PN-1 nello sv<strong>il</strong>uppo di alcuni tipi di tumori.<br />

La nostra linea di ricerca è rivolta alla comprensione del meccanismo di regolazione di fattori che<br />

controllano l’equ<strong>il</strong>ibrio tra proliferazione e differenziamento cellulare analizzando le interazioni serpina-<br />

proteasi ed <strong>il</strong> ruolo della PN-1. Sono stati messi a punto sistemi d’espressione che hanno consentito<br />

l’ottenimento della PN-1, della Trombina e suoi mutanti con attività enzimatica alterata, per poterne<br />

analizzare le loro interazioni in vitro e valutare le proprietà cellulari. I risultati hanno dimostrato che la<br />

PN-1 è in grado d’inibire la Trombina formando complessi inibitore-proteasi, confermando <strong>il</strong> meccanismo<br />

d’inibizione delle serpine del tipo substrato suicida. E’ stata inoltre osservata una stretta correlazione tra<br />

l’attività enzimatica della Trombina e la sua proprietà mitogenica e di modulazione del fenotipo cellulare,<br />

indicando <strong>il</strong> coinvolgimento dei recettori PARs. Inoltre, la disponib<strong>il</strong>ità di un sistema d’espressione della<br />

PN-1 ricombinante consentirà uno studio strutturale della proteina, di cui non è ancora stata risolta la<br />

struttura cristallografica.


Lo studio del ruolo della PN-1 nella proliferazione e differenziamento di cellule nervose è affrontato<br />

ut<strong>il</strong>izzando modelli di studio in vitro già convalidati, quali linee cellulari di glioma e di neuroblastoma che<br />

esprimomo la serpina e rispondono a vari stimoli di differenziamento, quale deprivazione di siero,<br />

trattamento con ciclico AMP o NGF. Sarà ut<strong>il</strong>izzato un approccio che prevede l’inibizione<br />

dell’espressione genica basata sull’interferenza con piccoli RNAm (shRNAi) per l’ottenimento di cloni<br />

cellulari stab<strong>il</strong>i in cui sia inibita l’espressione della PN-1.<br />

I risultati derivanti da questi studi, oltre a fornire informazioni sulla struttura e attività della PN-1,<br />

potranno essere ut<strong>il</strong>i per la progettazione di nuovi approcci diagnostici e terapeutici dei gliomi umani.


2. UNITÀ DI BIOLOGIA E PATOLOGIA DEI COMPARTIMENTI CELLULARI<br />

Coordinatore dell’Unità: Nica Borgese (Professore Ordinario, SSD BIO/13-Biologia Applicata).<br />

Componenti dell’Unità: Stefania Bulotta (Ricercatore SSD BIO/13 – Biologia applicata).<br />

Enza Ierardi (dottoranda Farmacologia e Biochim. della Morte Cellulare) Jessica Maiuolo (borsista).<br />

Collaborazioni: Istituto di Neuroscienze del CNR, M<strong>il</strong>ano; Dipartimento di Farmacologia, Chemioterapia<br />

e Tossicologia Medica – Università Statale di M<strong>il</strong>ano; Istituto della Chimica del Riconoscimento<br />

Molecolare del CNR, M<strong>il</strong>ano; Dipartimento di Biochimica e Biotecnologia Molecolare, Università di<br />

Napoli Federico II; DIMESAB, Università di M<strong>il</strong>ano Bicocca.<br />

Uno dei problemi più importanti della Biologia Cellulare è di come le cellule eucariotiche costruiscano i<br />

propri compartimenti, attribuendo a ciascuno uno specifico complemento di proteine e lipidi. L’Unità è<br />

interessata a chiarire i meccanismi tramite i quali proteine di membrana si associano o si inseriscono in<br />

membrane specifiche, come esse vengono smistate lungo la via di secrezione, e come le cellule regolano<br />

le dimensioni e l’architettura <strong>degli</strong> organelli. Stiamo studiando inoltre come la regolazione della<br />

localizzazione di un enzima di grande interesse fisio-patologico, la Nitrossido sintasi endoteliale (eNOS),<br />

si correla alla sua attività. Di seguito sono riassunte le due principali linee di ricerca della Unità.<br />

Regolazione della localizzazione e attività della eNOS.<br />

La forma endoteliale della NOS gioca un ruolo fondamentale nella biologia del sistema cardiovascolare,<br />

essendo <strong>il</strong> nitrossido (NO) da esso prodotto coinvolto in processi fondamentali quali la migrazione, la<br />

sopravvivenza e la morte cellulare. Grazie alla ac<strong>il</strong>azione grassa della catena polipeptidica, la eNOS si<br />

associa in modo regolato alla faccia citosolica di vari compartimenti cellulari. Per studiare la relazione tra<br />

localizzazione e funzione, è stata sv<strong>il</strong>uppata una linea cellulare con espressione inducib<strong>il</strong>e dell’enzima.<br />

Con questa linea, l’Unità ha chiarito una nuova via tramite la quale l’enzima protegge le cellule da stimoli<br />

apoptotici. Ha inoltre scoperto che l’enzima si localizza al margine avanzante di cellule migranti. L’Unità<br />

sta attualmente studiando <strong>il</strong> ruolo di questa eNOS compartimentalizzata nella migrazione cellulare.<br />

Inserimento di proteine nella membrana del Reticolo Endoplasmico (ER) e loro trasporto lungo la<br />

via di secrezione.<br />

Quasi tutte le proteine transmembrana si inseriscono nella membrana dell’ER durante la loro sintesi (mo-<br />

dalità co-traduzionale) mediante <strong>il</strong> complesso “Sec61”. L’Unità è interessata a una particolare classe di<br />

proteine di membrana (le proteine ad ancoraggio C-terminale, dette “ta<strong>il</strong>-anchored”) che non ut<strong>il</strong>izzano


questo sistema e che si inseriscono con meccanismo ancora non compreso. Esperimenti in sistemi<br />

acellulari hanno portato alla definizione di una via non-assistita di inserzione (cioè indipendente da<br />

proteine della membrana dell’ER) che riguarda una sottoclasse di proteine “ta<strong>il</strong>-anchored”. E’ adesso in<br />

corso la caratterizzazione dei componenti molecolari coinvolti nella via assistita, che richiede invece<br />

proteine dell’ER. l’Unità studia inoltre lo smistamento di proteine “ta<strong>il</strong>-anchored” all’interfaccia tra ER e<br />

apparato di Golgi. I risultati ottenuti finora hanno rivelato un ruolo importante per <strong>il</strong> dominio<br />

transmembrana, la cui lunghezza e idrofobicità determina <strong>il</strong> destino finale della proteina. Questa<br />

osservazione suggerisce che interazioni con i lipidi possano influire lo smistamento di proteine di<br />

membrana mediante un semplice meccanismo di partizione.


3. UNITÀ DI ENZIMOLOGIA MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Mario Masullo (Professore Associato, SSD BIO/10-Biochimica).<br />

Componenti dell’Unità: Rosaria Arcone (Professore Associato, SSD BIO/10- Biochimica); Maddalena<br />

Parafati (Dottoranda); Pasquale Grimaldi (Contrattista).<br />

Collaborazioni: Dipartimenti di Biochimica e Biotecnologie Mediche e delle Scienze Biologiche, Sezione di<br />

Biostrutture, Università Federico II di Napoli; Istituto di Biostrutture e Bioimmagini, CNR, Napoli;<br />

Dipartimento di Scienze e tecnologie dell’Ambiente e del Territorio, Isernia; Dipartimento di Scienze<br />

farmaceutiche, Università di Salerno.<br />

Caratterizzazione di alcuni sistemi enzimatici coinvolti nella regolazione dello stato redox cellulare e<br />

dei fattori proteici convolti nel ciclo di allungamento della sintesi proteica in micro-organismi<br />

adattati alla vita in condizione estreme.<br />

I sistemi enzimatici coinvolti nella regolazione dello stato redox cellulare oggetto di studio sono <strong>il</strong> sistema<br />

della tioredossina, costituito dalla tioredossina riduttasi ed <strong>il</strong> suo substrato proteico tioredossina, e della<br />

superossido dismutasi. Tali sistemi enzimatici partecipano in maniera coordinata al mantenimento dello<br />

stato redox cellulare. Infatti, mentre <strong>il</strong> sistema della tioredossina è deputato al mantenimento dello stato<br />

ridotto delle proteine cellulari, la superossido dismutasi provvede alla eliminazione dell’anione<br />

superossido, una specie reattiva dell’ossigeno coinvolta nella regolazione del metabolismo cellulare, ma<br />

che diventa tossica quando i suoi livelli intracellulari risultano de-regolati.<br />

I fattori proteici coinvolti nel ciclo di allungamento della sintesi proteica studiati sono invece EF-Tu e <strong>il</strong><br />

suo fattore di scambio nucleotidico EF-Ts, entrambi coinvolti nel legame dell’amminoac<strong>il</strong>-tRNA al<br />

ribosoma ed EF-G che catalizza invece <strong>il</strong> processo di traslocazione del peptide neosintetizzato da un sito<br />

ribosomale all’altro.<br />

I micro-organismi estremof<strong>il</strong>i in cui tali sistemi enzimatici vengono studiati sono l’eubatterio psicrof<strong>il</strong>o<br />

antartico Pseudoalteromonas haloplanktis, adattato alla vita a basse temperature (4-15°C) e<br />

l’archeobatterio ipertermof<strong>il</strong>o ed acidof<strong>il</strong>o Sulfolobus solfataricus, adattato invece alla vita ad alte<br />

temperature (80.90°C, pH 2-3). Inoltre, le proprieta di questi enzimi sono studiati anche in Streptococcus<br />

mutans, uno <strong>degli</strong> agenti eziologici della carie dentaria.<br />

Identificazione del sito catalitico di legame per i nucleotidi purinici nel dominio N-terminale<br />

dell’enzima nucleotide ciclico fosfodiesterasi da cervello di ratto.<br />

Tale tematica si avvantaggia della disponib<strong>il</strong>ità dell’enzima purificato ottenuto mediante espressione<br />

eterologa del relativo gene codificante. In particolare, sono già note le proprietà strutturali e funzionali del


dominio C-terminale dell’enzima deputato all’attività fosfodiestreasica dell’enzima. L’oggetto di questa<br />

linea di ricerca si riferisce alla caratterizzazione molecolare e funzionale del dominio N-terminale<br />

dell’enzima nella cui sequenza amminoacidica sono state identificate alcune sequenze consenso per <strong>il</strong><br />

legame dei nucleotidi aden<strong>il</strong>ici e/o guan<strong>il</strong>ici.


Area di Botanica


UNITÀ DI BOTANICA FARMACEUTICA<br />

Coordinatore dell’Unità: Salvatore Ragusa (Professore Ordinario, SSD BIO/15-Biologia Farmaceutica.<br />

Collaborazioni: Facoltà di Farmacia dell’Università di Messina.<br />

Attività biologica di droghe di origine vegetale e studio di piante medicinali tipiche della flora<br />

regionale.<br />

Il principale obiettivo <strong>degli</strong> studi in corso è quello di documentare scientificamente un patrimonio di<br />

conoscenze e di esperienze secolari di grande valore, quale risulta dall’insieme delle tradizioni popolari<br />

della Regione calabra legate, in particolare, a piante medicinali della flora autoctona.<br />

Un’attenta valorizzazione del patrimonio floristico officinale della Regione è importante per specie cui è<br />

stata già rivolta una certa attenzione (Artemisia arborescens, Bupleurum fruticosum, Capparis sp.,<br />

Crataegus monogyna, Citrus bergamia, Daphne gnidium, Datura stramonium, Foeniculum vulgare,<br />

Hypericum sp., Isatis tintoria, Lavandula stoechas, Olea europaea, Otanthus maritimus, Pistacia<br />

lentiscus, Rhus coriaria, Ruta chalepensis, Teucrium fruticans, etc.), per le quali è in corso un<br />

approfondimento di indagini sia dal punto di vista biologico che chimico, anche al fine di nuove<br />

applicazioni pratiche; inoltre si vuole rivolgere l’attenzione ad altre piante che crescono allo stato<br />

spontaneo in Calabria (Origanum heracleoticum, Taxus baccata, etc.) o che vengono coltivate da tempo<br />

(Aloe vera, Pimpinella anisoides, Rosa sp., etc.) che possono rappresentare una fonte pressoché<br />

inesaurib<strong>il</strong>e di costituenti biologicamente attivi e pertanto potenzialmente ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i. Uno studio<br />

approfondito della diffusione e distribuzione di tali specie nella Regione Calabria risulterà di notevole<br />

importanza vista l’attuale tendenza all’impiego terapeutico, su basi sempre più rigorosamente scientifiche,<br />

di preparazioni e di principi attivi di origine vegetale.<br />

Nell’ambito di tale linea di ricerca, pertanto, indagini ultrastrutturali su piante, e sulle droghe da esse<br />

ottenute, della flora medicinale calabrese, potrà consentire di mettere in evidenza i più fini dettagli<br />

riguardanti le caratteristiche istologiche dei tessuti tegumentali ed i caratteri micromorfologici dei tessuti<br />

interni <strong>degli</strong> organi vegetali e potrebbero risultare di notevole importanza non solo per la caratterizzazione<br />

morfologica delle piante medicinali e per l’identificazione delle droghe da questa ottenute, ma anche per <strong>il</strong><br />

controllo di qualità delle droghe stesse. Esse potranno risultare notevolmente ut<strong>il</strong>i anche per quanto<br />

riguarda la caratterizzazione morfologica di piante della medicina popolare calabrese in un’indagine che<br />

sarà rivolta ad un riesame scientifico delle stesse e nel più complesso campo dello studio dei tessuti nei<br />

quali ha luogo la formazione e/o la localizzazione dei principi attivi, consentendo anche di esaminare gli<br />

aspetti morfo-funzionali del sistema ghiandolare di piante aromatiche ed officinali.


Area di Chimica


1. UNITÀ DI CHIMICA FARMACEUTICA<br />

Coordinatore dell’Unità: Stefano Alcaro (Professore Associato, SSD CHIM/08 –Chimica Farmaceutica).<br />

Componenti dell’Unità: Francesco Ortuso (Ricercatore); Anna Artese (Borsista); Raffaele Pasceri<br />

(Borsista).<br />

Collaborazioni: The Ohio-State University (USA); The University of Innsbruck (Austria); The Open<br />

University (UK); Università “La Sapienza” di Roma.<br />

La Chimica Farmaceutica del Dipartimento di Scienze Farmacobiologiche del nostro Ateneo è<br />

caratterizzata da una vocazione piuttosto innovativa, legata allo sv<strong>il</strong>uppo ed all’ut<strong>il</strong>izzo di tecniche<br />

computazionali. Nel 1998, quindi circa 10 anni or sono, è stato fondato <strong>il</strong> CCLab, Laboratorio di Chimica<br />

Farmaceutica Computazionale (cclab.unicz.it), grazie all’apporto dei Proff. Franco Chimenti e<br />

Domenicantonio Rotiroti.<br />

Le linee di ricerca del CCLab sono essenzialmente suddivise in due sezioni.<br />

La prima linea di ricerca (nuove metodologie computazionali) ha principalmente coinvolto la creazione di<br />

due approcci di calcolo rispettivamente denominati MOLINE e GBPM. MOLINE, acronimo di<br />

MOLecular INteraction Evaluation (Alcaro, S. et al J. Comp. Chem., 2000, 21, 515-530), nasce per lo<br />

studio del meccanismo di riconoscimento enantioselettivo di specie chimiche caratterizzate dalla presenza<br />

di centri di asimmetria. Il metodo permette la generazione di complessi bimolecolari usando un paradigma<br />

innovativo caratterizzato da alcuni elementi peculiari. Un modulo specifico di MOLINE è dedicato alla<br />

stima delle funzioni di stato che regolano <strong>il</strong> processo di riconoscimento molecolare e che hanno diretta<br />

connessione con dati macroscopici sperimentalmente determinab<strong>il</strong>i (Alcaro, S. et al J. Comp. Chem.,<br />

2007, 28, 1119-1128). Questa peculiarità ha consentito l’applicazione del metodo in svariati campi della<br />

ricerca farmaceutica a partire dalle interazioni di tipo host-guest, tipicamente di interesse in Chimica<br />

Analitica e Supramolecolare, fino a quelle tra ligando-macromolecola che hanno maggiori ricadute nella<br />

Chimica delle sostanze biologicamente attive. Il metodo GBPM, acronimo di Grid Based Pharmacophore<br />

Model (Ortuso, F. et al Bioinformatics, 2006, 22, 1449-55.), nasce per effettuare la generazione originale<br />

ed innovativa di modelli farmacoforici tridimensionali a partire da strutture cristallografiche di complessi<br />

tra ligandi e macromolecole di interesse farmaceutico. Esso usa come motore computazionale <strong>il</strong> ben noto<br />

approccio di calcolo del Prof. Peter Goodford, conosciuto nella comunità scientifica come metodo GRID.<br />

L’innovazione di GBPM sta nel calcolo differenziale tridimensionale delle MIFs (molecular interaction<br />

field) ottenute sul complesso e i suoi singoli componenti che vengono tradotte in un modello<br />

farmacoforico oggettivo. Le ricadute del metodo sono molteplici sia in campo farmaceutico nel disegno


azionale di nuovi farmaci, sia in campo bioinformatico nell’identificazione delle interazioni chiave tra<br />

macromolecole bioattive.<br />

La seconda linea del CClab (applicazioni chimico-farmaceutiche) si basa sull’uso massivo, ma non<br />

esclusivo, delle più diffuse tecniche computazionali in uso in Chimica Farmaceutico. I principali progetti<br />

di ricerca condotti in collaborazione con gruppi nazionali ed internazionali riguardano <strong>il</strong> campo<br />

antitumorale (Azinomicine ed analoghi; Ligandi selettivi per <strong>il</strong> DNA tetraplex; Tassani), quello antivirale<br />

(Analoghi nucleosidici di sintesi chimica; Fluorenoni con proprietà antivirali; Farmaci antiretrovirali anti-<br />

HIV) e quello neuro farmacologico (Inibitori delle MAO; Ligandi selettivi per l’acet<strong>il</strong>colinesterasi;<br />

Ligandi per recettori oppioidi).


2. UNITÀ DI “DRUG DELIVERY”<br />

Coordinatore dell’Unità: Massimo Fresta (Professore Ordinario, SSD CHIM/09 – Farmaceutico<br />

Tecnologico Applicativo.<br />

Componenti dell’Unità: Christian Celia (Specializzando); Felisa C<strong>il</strong>urzo (Dottoranda); Donato Cosco<br />

(Dottorando); Michelangelo Iannone (Ricercatore C.N.R.); Elena Trapasso (Dottoranda).<br />

Collaborazioni: Ohio State University, U.S.A.; University of Santiago de Compostela, Spagna; The<br />

Hebrew University of Jerusalem, Israele; University of Helsinki, Finlandia; University of Paris-Sud,<br />

France.<br />

Background<br />

Molti principi attivi svolgono la loro azione terapeutica interagendo con la struttura cellulare o con<br />

processi funzionali. Per ottenere una determinata risposta terapeutica occorre che una quantità ottimale del<br />

principio attivo deve essere assorbita e trasportata al sito di azione al momento opportuno, mentre deve<br />

essere evitata la distribuzione dei principi attivi in distretti biologici diversi da quelli del sito di azione e<br />

<strong>degli</strong> organi di eliminazione, in modo da ridurre o eliminare gli effetti collaterali. Pertanto, <strong>il</strong> gruppo di<br />

ricerca si occupa della progettazione, preparazione, caratterizzazione e valutazione biologica di drug<br />

delivery systems innovativi che possono garantire una distribuzione selettiva del principio attivo con un<br />

"uptake" minimo nei siti diversi da quello attivo.<br />

Attività di Ricerca<br />

I sistemi carrier investigati dall’Unità, quali potenziali candidati per aumentare l’indice<br />

terapeutico di vari principi attivi mediante la realizzazione di processi di targeting passivo e attivo, sono a<br />

base macromolecolare (le ciclodestrine), colloidale polimerica (nanosfere e nanocapsule), colloidale<br />

vescicolare (liposomi, transferosomi, etosomi e niosomi) e sopramolecolare (self-assembling systems).<br />

Questi sistemi carrier sono realizzati sia per la veicolazione sistemica che topica (dermica, mucosale,<br />

oftalmica). L'efficacia biologica è valutata sia in vitro su colture cellulari che in vivo su opportuni modelli<br />

animali. In particolare, sono ad oggi attive i seguenti progetti di ricerca:<br />

1. Veicolazione selettiva a livello del SNC di farmaci antiep<strong>il</strong>ettici, antischemici e neuroprotettori,<br />

realizzando sistemi a lunga circolazione con capacità target mediante coniugazione con specifici<br />

anticorpi monoclonali.<br />

2. Veicolazione selettiva di farmaci antitumorali mediante sistemi sopramolecolari capaci di assicurare<br />

delle specifiche caratteristiche multifunzionali sia in termini di targeting che di veicolazione, idonee<br />

alle esigenze della multi-farmaco terapia.


3. Veicolazione di oligonucleotidi antisenso costituiti da basi naturali o modificate chimicamente<br />

nell’ambito della terapia farmacologica per l'inibizione della trascrizione e/o della traduzione genica.<br />

4. Applicazione di sistemi sopramolecolari per la veicolazione topica di sostanze biologicamente attive<br />

sia di origine sintetica che naturale. La realizzazione di sistemi multifasici a base di sostanze<br />

perfettamente biodegradab<strong>il</strong>i e biocompatib<strong>il</strong>i ha consentito la realizzazione di carrier atossici e con<br />

un’eccellente compliance. Nell’ambito dell’applicazione dermica, l’efficacia di questi sistemi è<br />

saggiata in vivo su volontari sani mediante metodiche spettrofotometriche non invasive.


3. UNITÀ DI SINTESI ORGANICHE<br />

Coordinatore dell’Unità: Antonio Procopio (Professore Associato, SSD CHIM/06 – Chimica Organica)<br />

Componenti dell’Unità: Dott.ssa Manuela Oliverio (Borsista); Rossella Paonessa (Borsista); Marco<br />

Gaspari (Ricercatore Chim/06; Facoltà d Medicina).<br />

Collaborazioni: Prof. Giovanni Sindona (Unverstà <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> della Calabria); Prof. Massimo Curin (Università<br />

di Perugia); Prof. Giovanni Romeo (Università di Messina).<br />

La crescente apprensione per lo stato dell’ambiente in cui viviamo ha promosso un spiccato interesse per<br />

lo sv<strong>il</strong>uppo di strategie produttive atte a ridurne la contaminazione e/o l’usura. La chimica organica ha<br />

così avviato una sorta di rivisitazione dei molteplici processi che la riguardano con l’obiettivo di<br />

sv<strong>il</strong>uppare metodologie a impatto ambientale sempre più basso. Questo percorso ha portato<br />

all’individuazione di alcune strategie che, anche a livello industriale, sono capaci di incidere in maniera<br />

meno compromettente sul nostro habitat naturale, fra esse:<br />

- reazioni in assenza di solvente;<br />

- sostituzione di reagenti ut<strong>il</strong>izzati in quantità stechiometriche con altri attivi in dosi catalitiche;<br />

- ricorso a processi biocatalitici;<br />

- ut<strong>il</strong>izzo di mezzi di reazione acquosi o di altri solventi non convenzionali;<br />

- impiego di tecniche atte a diminuire tempi e temperature di reazione e/o ad aumentare le rese del<br />

processo e/o a semplificare <strong>il</strong> processo di purificazione dei prodotti.<br />

Uno dei principali obiettivi perseguiti nell’Unità di Sintesi Organiche è quello di sv<strong>il</strong>uppare metodologie<br />

sintetiche più sostenib<strong>il</strong>i per l’ambiente attraverso l’applicazione di uno o più tecniche non-convenzionali<br />

(microonde, catalizzatori a bassa impatto ambientale, solventi acquosi o in neat), da applicare alla<br />

manipolazione chimica di substrati complessi di origine naturale e/o sintetica con l’obiettivo d’individuare<br />

nuovi composti d’interesse farmacologico e coadiuvarne l’indagine strutturale attraverso avanzate<br />

tecniche di spettrometria di massa.


Area di Neurofarmacologia e Tossicologia


1. UNITÀ PER LO SVILUPPO DI NUOVE STRATEGIE NEURO PROTETTIVE<br />

Responsab<strong>il</strong>e dell’Unità: Maria Tiziana Corasaniti (Professore Ordinario, SSD BIO/14 – Farmacologia).<br />

Coordinatore dell’Unità: Micaela Gliozzi (assegnista di ricerca); Simona Maida (dottoranda); Vincenza<br />

Fratto (dottoranda); Antonella Ciociaro (dottoranda).<br />

Collaborazioni: Dipartimento Farmacobiologico, Università della Calabria; Dipartimento di Medicina<br />

Sperimentale e Scienze Biochimiche, Università di Roma Tor Vergata; Dipartimento di Scienze<br />

Biomediche, Università di Teramo; Dipartimento di Medicina Sperimentale, Sezione di Farmacologia e<br />

Tossicologia, Università di Genova.<br />

Identificazione di nuove strategie neuroprotettive in modelli sperimentali di deprivazione energetica<br />

e neuroinfiammazione<br />

Meccanismi eccitotossici e neuroinfiammatori sono implicati nella morte neuronale in corso di malattie<br />

neurodegenerative sia acute (come l’ischemia cerebrale) che croniche (quali <strong>il</strong> neuroAIDS). In tale<br />

contesto, la migliore comprensione del ruolo e dei meccanismi responsab<strong>il</strong>i dell’aumento della citochina<br />

pro-infiammatoria, interleuchina-1b (IL-1b), risulta fondamentale al fine di individuare nuovi targets di<br />

neuroprotezione. In due modelli animali - uno di ischemia/riperfusione (indotta nel ratto mediante<br />

occlusione transitoria dell’arteria cerebrale media), uno di neuroAIDS (infusione intracerebroventricolare,<br />

i.c.v., nel ratto della glicoproteina di rivestimento del virus HIV-1, gp120) - l’Unità ha documentato <strong>il</strong><br />

coinvolgimento della precoce modulazione dei livelli cerebrali di IL-1b nella progressione del danno<br />

neuronale. Il dato più interessante è che l’aumento della citochina non sembra conseguire all’attività della<br />

caspasi-1, nota in altri sistemi essere la responsab<strong>il</strong>e della maturazione della citochina a partire dalla pro-<br />

forma biologicamente inattiva. Infatti, nei modelli animali ut<strong>il</strong>izzati è stato possib<strong>il</strong>e identificare un<br />

meccanismo alternativo di maturazione della citochina, individuando un ruolo delle metalloproteasi della<br />

matrice (le MMP-2/MMP-9), quali enzimi la cui attivazione precede ed è implicata nella maturazione<br />

dell’IL-1b. Su questi stessi modelli sperimentali e sul modello di ischemia/riperfusione della retina di ratto<br />

è stata avviata la dissezione dei meccanismi alla base della neuroprotezione conferita dagli estrogeni e da<br />

farmaci del sistema endocannabinoide.<br />

<strong>Studi</strong>o del potenziale neuroprotettivo di composti naturali di origine vegetale<br />

In linea con gli obiettivi formativi della Facoltà di Farmacia che prevedono anche lo studio dell’attività<br />

biologica di composti naturali di origine vegetale, la ricerca è rivolta alle proprietà neuroprotettive<br />

dell’olio essenziale di bergamotto (BEO), una droga vegetale iscritta in Farmacopea Italiana ed ottenuta da


un agrume che cresce in modo pressocchè esclusivo in una ristretta area della costa calabrese. I risultati<br />

ottenuti hanno documentato che <strong>il</strong> BEO riduce la morte di cellule neuronali in coltura sottoposte a<br />

eccessiva stimolazione dei recettori per <strong>il</strong> glutammato di tipo N-met<strong>il</strong>-D-aspartato (NMDA), prevenendo<br />

la rapida deattivazione di Akt, l’accumulo intracellulare di specie reattive dell’ossigeno e l’attivazione<br />

della proteasi calcio-dipendente calpaina I. <strong>Studi</strong> in vivo, condotti nel ratto, hanno, inoltre, documentato<br />

che <strong>il</strong> BEO attraversa la barriera emato-encefalica dopo somministrazione intraperitoneale, osservazione<br />

di estremo interesse data la nota difficoltà di molti composti ad azione neuroprotettiva a raggiungere <strong>il</strong><br />

parenchima cerebrale, ed interferisce con <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio del glutammato, alterando la regolazione dei livelli<br />

extracellulari del neurotrasmettitore.


2. UNITA’ DI FARMACOTERAPIA E TOSSICOLOGIA ALIMENTARE ED AMBIENTALE<br />

Coordinatori dell’Unità: Domenicantonio Rotiroti (Professore Ordinario, SSD BIO/14– Farmacologia)<br />

Vincenzo Mollace (Professore Ordinario, SSD BIO/14 – Farmacologia<br />

Componenti dell’Unità: Carolina Muscoli (Ricercatore SSD BIO/14 – Farmacologia)<br />

Ernesto Palma (Ricercatore SSD BIO/14 – Farmacologia),<br />

Iolanda Sacco e Francesca Sculco (Assegniste)<br />

Valeria Visalli (Dottoranda)<br />

Collaborazioni: Dipartimento di Medicina Sperimentale e Scienze Biochimiche, Università di Roma Tor<br />

Vergata;<br />

Istituto San Raffaele IRCCS, Roma;<br />

Istitut de Recherche Servier, Parigi;<br />

Department of Internal Medicine, University St. Louis, USA.<br />

Ruolo dei radicali liberi dell’azoto e dell’ossigeno nei processi fisiopatologici su base immune.<br />

È stata caratterizzata la risposta delle cellule astrogliali in seguito a stimoli neurotossici ed infiammatori. È<br />

noto che le cellule gliali, in virtù della loro posizione a cavallo tra i neuroni e le cellule endoteliali dei vasi<br />

del microcircolo cerebrale, svolgano una funzione importante nelle comunicazioni tra SNC e periferia. In<br />

tal senso, è stato documentato come le cellule astrogliali r<strong>il</strong>ascino NO non solo in condizioni basali, ma<br />

anche a seguito di incubazione con endotossine o citochine, grazie alla presenza della NO-sintetasi<br />

inducib<strong>il</strong>e, particolarmente importante in talune condizioni in cui è attivata la funzione<br />

immunocompetente <strong>degli</strong> astrociti; inoltre, è stata chiarita l’interrelazione tra l’isoforma inducib<strong>il</strong>e e<br />

costitutiva dell’enzima e gli effetti di tale relazione sulla regolazione/modulazione di enzimi come le<br />

ciclossigenasi e la glutamina sintasi. Accanto alle evidenze sperimentali acquisite relative alla proprietà<br />

delle cellule astrogliali umane in coltura di r<strong>il</strong>asciare una notevole quantità di radicali liberi in seguito<br />

all’azione di stimoli infiammatori ed eccitotossici, è stato documentato che esse r<strong>il</strong>asciano radicali liberi<br />

anche in seguito all’azione della gp120 e dei sopranatanti dei macrofagi infettati con HIV. Da questa serie<br />

di evidenze sperimentali si può pertanto dedurre che i radicali liberi rappresentano la “via finale” comune<br />

attraverso cui diversi fattori tossici inducono la morte cellulare e, in tale contesto, un ruolo di primo piano<br />

spetta all’NO, in quanto elemento determinante nella produzione delle altre forme.<br />

Ruolo dei radicali liberi nella modulazione della risposta algogena in seguito a stimoli di natura<br />

infiammatoria ed eccitotossica.<br />

Una linea di ricerca sv<strong>il</strong>uppata di recente riguarda <strong>il</strong> coinvolgimento dei radicali liberi nella reattività<br />

algogena, con particolare riguardo allo sv<strong>il</strong>uppo e sperimentazione di nuove classi di farmaci


neuroprotettivi ed antidolorifici. È noto come <strong>il</strong> superossido sia una molecola estremamente citotossica per<br />

le sue caratteristiche intrinseche di radicale altamente reattivo. Tale azione è stata particolarmente<br />

caratterizzata durante i processi infiammatori indotti con la somministrazione intraplantare di carragenina<br />

nel ratto, un modello sperimentale molto ut<strong>il</strong>e per studiare <strong>il</strong> dolore infiammatorio. È stato osservato come<br />

<strong>il</strong> superossido sia strettamente coinvolto nel r<strong>il</strong>ascio delle citochine, nell’inf<strong>il</strong>trazione dei neutrof<strong>il</strong>i nei siti<br />

di infiammazione, nell’attivazione della PARP e nella formazione di notevoli quantità di perossinitrito, un<br />

altro radicale a potente azione citotossica e pro-infiammatoria, derivante dalla reazione del superossido<br />

con <strong>il</strong> nitrossido. L’eccessiva formazione di superossido associata all’infiammazione è stata dimostrata<br />

essere un evento cruciale per l’insorgenza ed <strong>il</strong> successivo mantenimento dello stato iperalgesico. Tale<br />

dato ha supportato lo sv<strong>il</strong>uppo di una nuova classe di farmaci antiossidanti noti come SOD mimetici.


3. UNITA’ DI NEUROFARMACOLOGIA<br />

Coordinatore dell’Unità: Vincenzo Rispoli (Ricercatore, SSD BIO/14 – Farmacologia)<br />

Componenti dell’Unità: Rosario Marra (Ricercatore C.N.R.)<br />

Nicola Costa (Tecnico)<br />

Giovanni Bosco Politi (Tecnico)<br />

Nicola Rotiroti (Tecnico)<br />

Collaborazioni: Department of Neuroscience e Institute of Psychiatry della Università di<br />

Londra<br />

Tohoku College of Pharmacy, Università di Sendai, Giappone<br />

Dipartimento di Chimica e tecnologia delle Sostanze Biologicamente<br />

Attive dell’Università di Roma “La Sapienza<br />

Sv<strong>il</strong>uppo di modelli sperimentali in vivo di malattie neurodegenerative<br />

Le ricerche della Unità sono indirizzate allo studio ed alla comprensione del ruolo dei vari sistemi<br />

neurotrasmettitoriali del sistema nervoso centrale (SNC) coinvolti nel controllo dei meccanismi di<br />

attivazione della corteccia cerebrale e correlati a stati funzionali quali l'attenzione, l’apprendimento, la<br />

memoria e <strong>il</strong> ritmo sonno/veglia a livello di aree quali <strong>il</strong> locus coeruleus, la s. nigra e <strong>il</strong> nucleo basale di<br />

Meynert al fine di sv<strong>il</strong>uppare in vivo modelli sperimentali di malattie neurodegenerative quali la M. di<br />

Alzheimer e la M. di Parkinson.<br />

Sv<strong>il</strong>uppo e studi di nuove strategie terapeutiche per la m. di Alzheimer<br />

Attualmente un grosso sforzo è dedicato alla ricerca di nuove strategie terapeutiche per <strong>il</strong> trattamento della<br />

malattia di Alzheimer. Vista la grossa difficoltà a realizzare composti in grado di stimolare a livello<br />

centrale la sintesi di fattori neurotrofici, si è provveduto alla sintesi di composti originali in grado di<br />

attraversare la barriera ematoencefalica ed al loro successivo studio farmacologico in modelli sperimentali<br />

di M. di Alzheimer (lesione del nucleo basale di Meynert). I risultati ottenuti dimostrano che tali composti<br />

sono in grado di potenziare la neurotrasmissione colinergica a livello cerebrale attraverso diversi<br />

meccanismi quali: 1) l’incremento dei livelli cerebrali di acet<strong>il</strong>colina, che nella malattia di Alzheimer e<br />

nelle malattie analoghe, così come nei modelli sperimentali normalmente ut<strong>il</strong>izzati, appaiono<br />

compromessi. Tale incremento potrebbe derivare sia dalla sintesi de novo del neurotrasmettitore sia dal<br />

blocco temporaneo dell’acet<strong>il</strong>colinesterasi (AChE). Infatti, lo studio enzimatico e di molecular modeling<br />

ha evidenziato che sia dal punto di vista teorico che enzimatico questi composti sono substrato per


l’acet<strong>il</strong>colinesterasi (AChE). Inoltre, per uno di essi è stata ipotizzata una debole attività inibitoria nei<br />

confronti dell’enzima. 2) Un altro meccanismo si attuerebbe attraverso la stimolazione diretta dei recettori<br />

nicotinici centrali, soprattutto <strong>il</strong> sottotipo a7 (a7nRACh) ad opera della colina liberata in seguito ad idrolisi<br />

dei composti carrier. 3) L’ut<strong>il</strong>izzo di questi nuovi composti potrebbe, inoltre, contribuire ad ostacolare un<br />

processo patogenetico, che nel cervello di pazienti con malattia di Alzheimer contribuirebbe ulteriormente<br />

alla progressione della neurodegenerazione, vale a dire <strong>il</strong> fenomeno del cannibalismo neuronale. 4) Infine,<br />

le nostre ricerche hanno dimostrato che, in questi modelli sperimentali, la stimolazione, diretta ed<br />

indiretta, dei recettori nicotinici, da parte di questi composti, è in grado di aumentare nel cervello<br />

l’espressione e la sintesi di fattori neurotrofici quali l’NGF e <strong>il</strong> BDNF. Quanto ipotizzato è testimoniato<br />

dai dati EEG (in questi modelli sperimentali di m. di Alzheimer, i composti in esami sono stati in grado di<br />

annullare le modificazioni EEG determinate dalla lesione dell’area nervosa e nello stesso tempo di<br />

ripristinare la normale architettura EEGrafica) e di migliorare le performance cognitive nei test<br />

comportamentali ut<strong>il</strong>izzati. I risultati scientifici derivanti da queste ricerche hanno permesso che alcuni di<br />

questi composti originali siano attualmente protetti da brevetto.


4. UNITA' DI FARMACOLOGIA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE<br />

Coordinatore dell'Unità: Domenicantonio Rotiroti (Professore Ordinario di Farmacologia -<br />

BIO/14)<br />

Componenti dell'Unità: Michelangelo Iannone (Ricercatore III Liv. Prof.le e responsab<strong>il</strong>e di<br />

commessa)<br />

Mariamena Arbitrio, Rosario Marra, Anna Maria Paoletti, Maria Concetta<br />

Strongoli, Immacolata Vecchio (Ricercatori III Liv. Prof.le)<br />

Carmen Colica (Assegnista di Ricerca)<br />

Antonio Macrì, Domenico Saturnino (Collaboratori tecnici)<br />

Salvatore Frustaci (Operatore Tecnico)<br />

Collaborazioni: Università “<strong>Magna</strong> Græcia” di Catanzaro, Facoltà di Farmacia e Medicina<br />

e Chirurgia Università di Roma “Tor Vergata”, Istituto di Neurologia<br />

Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma, Istituto di Neurochirurgia<br />

European Brain Research Institute (EBRI).<br />

L'Unità opera quale sezione dell'Istituto di Scienze Neurologiche del CNR presso la Facoltà di Farmacia<br />

dell'Università "<strong>Magna</strong> Græcia" di Catanzaro. Il lavoro dell'Unità si articola su differenti livelli,<br />

consentendo un approccio sistematico ai problemi sperimentali. In particolare, nel campo della<br />

neuromorfologia funzionale e patologica l'Unità è in grado di studiare le modificazioni presenti in un<br />

determinato modello sperimentale spingendo l’analisi fino al livello molecolare tramite l’ut<strong>il</strong>izzo di<br />

metodiche immunoistochimiche ed autoradiografiche. L'attività dell'Unità comprende inoltre l'uso di<br />

tecniche elettrofisiologiche, di fisiologia comportamentale e di moderne tecniche di analisi biochimica e<br />

molecolare.<br />

Ruolo del monossido d'azoto nel sistema nervoso centrale. a) Nitrossido ed ischemia cerebrale: Il<br />

ruolo dell’NO e della sua modulazione farmacologica viene studiato in modelli di ischemia cerebrale nel<br />

piccolo animale (Moriones unguiculatus) e in un modello sperimentale di ischemia globale in animali di<br />

taglia media (Sus scrofa). b) L’NO come potenziale agente neurotossico. Esperimenti su un modello<br />

animale di ep<strong>il</strong>essia hanno permesso di documentare come un aumento della sintesi di NO possa essere<br />

responsab<strong>il</strong>e di neurotossicità a livello del sistema nervoso centrale e possa quindi contribuire alla<br />

degenerazione di particolari popolazioni di neuroni.<br />

Neurotossicologia <strong>degli</strong> inquinanti ambientali - Il paraquat come tool farmacologico per lo studio<br />

dei meccanismi di neurodegenerazione. Il paraquat, erbicida comunemente usato in agricoltura, ha<br />

struttura molto sim<strong>il</strong>e all’'MPP + , noto agente neurotossico. Il lavoro dell’Unità ha dimostrato che <strong>il</strong><br />

paraquat possiede marcati effetti neuropatologici quando viene microinfuso in diverse aree del sistema<br />

nervoso centrale del ratto. In collaborazione con l’Unità di Chimica farmaceutica del Dipartimento, le


conoscenze acquisite vengono poi ut<strong>il</strong>izzate per la realizzazione di nuove molecole con potenziale attività<br />

anticolinesterasica.<br />

Veicolazione di farmaci a livello del sistema nervoso centrale. Una parte dell'attività dell'Unità viene<br />

dedicata allo studio dell'efficacia di nuove metodologie per la veicolazione di farmaci a specifici distretti<br />

dell'organismo come <strong>il</strong> sistema nervoso centrale. Questi studi vengono condotti in collaborazione con<br />

l’Unità di “Drug Delivery” del Dipartimento.<br />

Stimolazione sensoriale e potenziamento <strong>degli</strong> effetti di alcune droghe: l'esempio dell'ecstasy. Alcune<br />

condizioni ambientali possono influenzare la tossicità dell’ecstasy nell’uomo causando, ad esempio,<br />

ipertermia. L'attività di ricerca dell'Unità si è concentrata sullo studio dei possib<strong>il</strong>i meccanismi tramite cui<br />

alcuni fattori tipici dell’ambiente “rave”, come stimoli sensoriali uditivi, possono influire su funzioni<br />

neurali più elevate e, in particolare, sull’attività elettrocorticale, potenziando in modo assai pericoloso gli<br />

effetti di basse dosi di MDMA e mettendo in evidenza l’elevata pericolosità per l’uomo di sostanze<br />

accettate comunemente come abbastanza “sicure”.


Area di Oncologia


UNITA’ DI ONCOLOGIA CELLULARE E MOLECOLARE<br />

Coordinatore dell’Unità: Diego Russo (Professore Associato, SSD MED/13 – Endocrinologia)<br />

Componenti dell’Unità: Mar<strong>il</strong>ena Celano (borsista)<br />

Maria D’Agostino (borsista)<br />

Collaborazioni: Dipartimento di Scienze Cliniche, Università di Roma ‘La Sapienza’<br />

Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche, Università di Udine<br />

Dipartimento di Medicina Interna, Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> di Perugia,<br />

Institut Gustave Roussy, Service de Médecine Nucléar, V<strong>il</strong>lejuif<br />

(Francia)<br />

Cedars-Sinai Research Institut, Autoimmune Disease Unit, Los Angeles<br />

L’Unità si occupa dello studio dei meccanismi molecolari coinvolti nella tumorigenesi tiroidea nel<br />

tentativo di individuare nuovi approcci terapeutici per le forme di tumore meno differenziate e non<br />

responsive agli attuali trattamenti mediante: a. <strong>il</strong> tentativo di ripristinare la capacità di concentrazione del<br />

radioiodio; b. l’uso di nuovi farmaci diretti contro bersagli molecolari espressi dalle cellule tumorali e loro<br />

veicolazione mirata.<br />

<strong>Studi</strong>o del trasporto dello iodio<br />

La presenza di un’adeguata capacità di concentrare lo iodio da parte delle cellule tumorali tiroidee<br />

rappresenta un requisito fondamentale per l’ut<strong>il</strong>izzo del radioiodio al fine di identificare e trattare<br />

efficacemente <strong>il</strong> tessuto tumorale metastatico. Dall’analisi dell’espressione del cotrasportatore di sodio e<br />

ioduro (NIS) in tessuti tiroidei tumorali ed in cellule tiroidee in coltura, è stata dimostrata l’esistenza, nelle<br />

cellule tumorali, di un’alterazione nell’espressione genica del NIS, assieme ad una ridotta traslocazione<br />

della proteina nella membrana plasmatica. Tale riduzione risulta particolarmente accentuata nei carcinomi<br />

portatori della mutazione dell’oncogene B-RAF. <strong>Studi</strong>ando la regolazione dell’espressione del NIS in<br />

cellule tiroidee normali e trasformate in modelli sperimentali in vitro, abbiamo dimostrato la possib<strong>il</strong>ità di<br />

ripristinare la captazione di radioiodio nelle cellule tumorali grazie all’aumento dell’espressione del gene<br />

del NIS attraverso: a. la trasfezione del fattore di trascrizione tiroide-specifico PAX8; b. l’uso <strong>degli</strong><br />

inibitori dell’istone deacet<strong>il</strong>asi. Sono in corso esperimenti per dimostrare la trasferib<strong>il</strong>ità in vivo di tali<br />

effetti. Inoltre, l’espressione del NIS è attualmente oggetto di studio anche in cellule tumorali<br />

extratiroidei, come quelle mammarie, placentari e prostatiche.


<strong>Studi</strong>o di nuovi farmaci<br />

Per <strong>il</strong> ruolo ampiamente riconosciuto nella regolazione della proliferazione, le proteine dotate di attività<br />

tirosino-kinasica (TK) rappresentano dei potenziali bersagli di nuovi farmaci antineoplastici. Anche nelle<br />

cellule tumorali tiroidee, l’attività di alcune di tali proteine (per es. quelle della famiglia c-src) risulta<br />

aumentata e correlata al processo di trasformazione cellulare. Per tale motivo, abbiamo analizzato gli<br />

effetti di alcuni derivati pirazolo-pirimidinici inibitori delle TK su diverse linee di cellule tumorali tiroidee<br />

umane. Uno di questi composti ha dimostrato un potente effetto antiproliferativo e citotossico assieme ad<br />

una riduzione dell’invasività delle cellule trasformate. L’incapsulazione in un carrier liposomiale<br />

(effettuata in collaborazione con l’Unità del Prof. Fresta) ha determinato un miglioramento di tutti i<br />

suddetti effetti, che si sono confermati in un modello sperimentale in vivo (tumori xenograft in topo<br />

immunodepresso). Sono in corso valutazioni <strong>degli</strong> effetti ottenib<strong>il</strong>i dalla combinazione di tali composti<br />

con antineoplastici classici quali la gemcitabina su cellule tumorali tiroidee. Inoltre è allo studio la<br />

possib<strong>il</strong>ità di dirigere i farmaci in maniera mirata verso le cellule tumorali tiroidee ut<strong>il</strong>izzando carriers<br />

diretti contro antigeni presenti nella membrana della cellula tumorale.


Dipartimento di Diritto<br />

dell’Organizzazione Pubblica,<br />

Economia e Società


La ricerca scientifica nel Dipartimento di Diritto dell'organizzazione Pubblica, Economia e Società<br />

Quindici anni di attività non sono molti per una valutazione complessiva di un'istituzione scientifica, ma<br />

se si prendono in considerazione alcuni "caratteri" che hanno segnato l'atto di nascita delle Università in<br />

Calabria - primi fra tutti, le lacerazioni ed i contrasti nel tessuto della società calabrese durante <strong>il</strong> dibattito<br />

nei primi anni Settanta sulla localizzazione <strong>degli</strong> insediamenti universitari nella regione, poi la<br />

"gemmazione" delle facoltà catanzaresi dall'Università di Reggio Calabria e, infine, la più recente<br />

conquista dell'autonomia - costituiscono un arco temporale sufficiente per fare un "primo" b<strong>il</strong>ancio di<br />

tutte le attività scientifiche e didattiche progettate e realizzate dal DOPES dal 1993, anno della sua<br />

istituzione, ad oggi.<br />

Una lettura veloce delle pagine che seguono, e nelle quali si offre soltanto un quadro d'insieme delle<br />

iniziative realizzate, può bastare a dare una dimensione quantitativa e qualitativa dei percorsi di crescita<br />

che hanno caratterizzato la vita del Dipartimento dal 1993 ad oggi: certamente non senza ostacoli e<br />

difficoltà di varia natura, ma con lo sforzo e l'impegno costanti di coniugare dialetticamente quantità e<br />

qualità, contribuire ad inserire sempre più e sempre meglio <strong>il</strong> "giovane" Ateneo catanzarese nei circuiti<br />

più dinamici della cultura accademica nazionale e internazionale, offrire indicazioni, suggerimenti e<br />

proposte al dibattito in atto sullo sv<strong>il</strong>uppo economico-sociale del Mezzogiorno contemporaneo (e della<br />

Calabria, in particolare) e infine, ma non ultimo tra gli obiettivi prefissati, arricchire l'offerta formativa<br />

<strong>degli</strong> studenti dell'Ateneo tanto in termini di cultura generale, quanto sotto l'aspetto dell'orientamento<br />

professionale.<br />

Rispettando la sua denominazione istitutiva e le linee-guida dello Statuto, tutta l'attività scientifica e<br />

didattica del DOPES è stata orientata su tre aree tematiche fondamentali: quella del mondo antico (nella<br />

quale "rinverdire", soprattutto per la nostra Calabria, le "radici" del nostro presente), quella giuslavoristica<br />

(legata fondamentalmente ad aspetti e problemi del mondo del lavoro e della sicurezza sociale, oggi al<br />

centro di un largo dibattito soprattutto nel nostro Mezzogiorno) e quella economico-organizzativa<br />

(programmaticamente indirizzata ad offrire alle istituzioni locali sollecitazioni, indicazioni e proposte per<br />

la crescita economica e sociale del territorio).<br />

La semplice indicazione di alcuni nuclei tematici ci sembra di per sé sufficiente a dare lo "spessore" di<br />

tutte le iniziative poste in essere dal DOPES. Per quanto riguarda la prima area, basta ricordare la<br />

partecipazione dei docenti del DOPES ai diversi convegni internazionali di diritto romano, ai seminari e<br />

agli incontri di studio dedicati al mondo greco-romano, ai simposi ed agli incontri internazionali di diritto<br />

greco ed ellenistico, di epigrafia e papirologia giuridica, che hanno visto la partecipazione di docenti<br />

autorevoli di Università italiane e straniere.


L’area del diritto del lavoro e della sicurezza sociale è stata articolata ed arricchita sempre più di convegni<br />

di studio, seminari, master, incontri, cicli di conferenze e dibattiti che hanno affrontato aspetti e problemi<br />

del mondo del lavoro nella società contemporanea. La semplice indicazione di alcuni, fra i tanti temi<br />

trattati, può offrire l’ampiezza ed <strong>il</strong> rigore scientifico delle tematiche affrontate: gli scenari calabresi su<br />

lavoro e non lavoro, prof<strong>il</strong>i legislativi e contrattuali per la promozione dell’occupazione, patti e contratti in<br />

Calabria, flessib<strong>il</strong>ità e occupazione, politiche del lavoro e servizi per l’impiego in Calabria, minori e<br />

lavoro, <strong>il</strong> diritto del lavoro tra Stato e Regioni, <strong>il</strong> sistema sanitario italiano e che hanno visto la<br />

partecipazione, in qualità di relatori, di esponenti di r<strong>il</strong>ievo del mondo politico e accademico italiano (solo<br />

per fare qualche esempio, la presenza nel 1997 del professor Tiziano Treu, allora ministro del Lavoro, e<br />

del professor Edoardo Ghera, fra i più autorevoli giuslavoristi).<br />

Infine, l’area economico-organizzativa ha programmato e realizzato – con seminari, convegni, conferenze<br />

e lezioni per gli studenti – attività legate ad aspetti e problemi di particolare interesse nel mondo<br />

contemporaneo: si pensi, solo per fare alcuni esempi, alle prospettive dell’economia italiana e meridionale<br />

nell’Unione Europea, al federalismo fiscale, agli effetti economici dell’impresa criminale nelle regioni<br />

meridionali, all’economia italiana nei processi di globalizzazione, ai compiti <strong>degli</strong> enti locali nel settore<br />

dei beni culturali, alla regolamentazione del settore bancario, ai percorsi di crescita delle piccole e medie<br />

aziende, ai convegni AIDEA-giovani, alle nuove linee di ricerca nella storia economica.<br />

Tutto ciò, naturalmente, è stato possib<strong>il</strong>e grazie al sostegno offerto, in tempi e modi diversi, al DOPES: è<br />

doveroso ricordare in questa sede i Rettori dell’Ateneo (prof. Rosario Pietropaolo ed <strong>il</strong> compianto prof.<br />

Salvatore Venuta e l’attuale Magnifico Prof. Francesco Saverio Costanzo), i Presidi della Facoltà di<br />

Giurisprudenza (proff. Alessandro Corbino, Sebastiano Ciccarello e Luigi Ventura), i docenti che si sono<br />

succeduti alla direzione del DOPES (proff. Lorenzo Zoppoli, Felice Costab<strong>il</strong>e, Giorgio Barone Adesi e<br />

Antonio Viscomi) ed <strong>il</strong> personale amministrativo tutto, che con costanza e d<strong>il</strong>igenza ha curato gli aspetti<br />

organizzativi di tutte le attività finora realizzate.<br />

Ci preme sottolineare <strong>il</strong> “clima” che ha caratterizzato la vita quotidiana del DOPES, costituito<br />

essenzialmente dal senso di appartenenza ad una piccola comunità animata da obiettivi comuni ed<br />

indirizzati, soprattutto, alla crescita culturale e civ<strong>il</strong>e del territorio in cui opera.<br />

In particolare, l’attività di studio e di ricerca che questo Dipartimento ha svolto nel corso <strong>degli</strong> anni, è<br />

sempre stata particolarmente attiva e proficua e attenta soprattutto a riflettere e ad approfondire le<br />

problematiche e i temi più interessanti ed attuali che la società pone costantemente al mondo accademico,<br />

anche nel rispetto del carattere di cooperazione con altri organismi, nazionali e internazionali.<br />

R<strong>il</strong>evante è sottolineare che nell’ambito del Dopes sono stati siglati accordi di cooperazione con :<br />

- la Business School di Oslo (Norvegia) e l’Università di York (UK).<br />

- la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (Fiaso);


- <strong>il</strong> Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria Sociale (Cergas) dell’Università Bocconi.<br />

Presso <strong>il</strong> Dopes sono attivi <strong>il</strong> Dottorato di ricerca in Diritto del Lavoro europeo, consorziato con<br />

l’Università di Catania, e <strong>il</strong> Dottorato in Economia e Management in Sanità in collaborazione con<br />

l’Università Federico II di Napoli.<br />

Il Dottorato di ricerca in Diritto del Lavoro europeo - attivato presso la Facoltà di Giurisprudenza<br />

dell'Università di Catania nel 1993 - costituisce una sede di formazione e di confronto scientifico per<br />

giovani laureati sui temi del diritto comunitario del lavoro, della politica sociale dell'U.E. e del loro<br />

rapporto con gli ordinamenti giuridici nazionali. Oltre a formare giovani ricercatori orientati alla<br />

prosecuzione della carriera accademica, <strong>il</strong> corso intende preparare operatori sensib<strong>il</strong>i alle tematiche<br />

indicate, capaci di svolgere, a livelli elevati, attività variamente connesse ai medesimi temi (attività<br />

giudiziarie, forensi, presso imprese private o pubbliche amministrazioni, etc…). In un contesto economico<br />

e politico sempre più influenzato dalle dinamiche comunitarie, la formazione di giovani esperti in materia<br />

di diritto sociale comunitario rappresenta una esigenza cui <strong>il</strong> Dottorato di ricerca in Diritto del lavoro<br />

europeo intende fornire un'adeguata risposta.<br />

Il Dottorato di ricerca in Economia e Management in Sanità, giunto ormai al terzo anno, si propone di<br />

fornire competenze con un forte taglio multidisciplinare nei settori dell’analisi economica e del<br />

management in sanità senza trascurare approfondimenti di bioetica, legislazione sanitaria ed aspetti<br />

gestionali connessi allo sv<strong>il</strong>uppo tecnologico ed all’innovazione in medicina. In particolare l’obiettivo è<br />

quello di formare figure altamente professionali dutt<strong>il</strong>i per l’inserimento nel mondo del lavoro<br />

caratterizzate sia da capacità gestionali e manageriali che da attitudini sv<strong>il</strong>uppate per la ricerca. Tali prof<strong>il</strong>i<br />

appaiono indispensab<strong>il</strong>i sia per posizioni di responsab<strong>il</strong>ità nelle Pubbliche Amministrazioni con<br />

competenze specifiche nell'ambito sanitario, sia all'interno di strutture sanitarie. Rappresenta un tassello<br />

naturale del sistema formativo dell'Università di Catanzaro, in cui <strong>il</strong> polo sanitario costituisce una struttura<br />

centrale con caratteristiche peculiari di innovatività.<br />

I posti disponib<strong>il</strong>i sono 6, di cui 3 coperti da borsa di studio.<br />

Presso <strong>il</strong> Dopes sono attivi <strong>il</strong> Master universitario di II Livello in Diritto del Lavoro (IUS/07) e <strong>il</strong> Master<br />

universitario di II Livello in Economia dello sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e.<br />

Il Master in Diritto del Lavoro è alla sua quarta edizione sotto la direzione scientifica ed organizzativa del<br />

prof. Antonio Viscomi.<br />

L’obiettivo del Master è quello di offrire una approfondita conoscenza dell’ordinamento giuridico che<br />

governa <strong>il</strong> rapporto di lavoro subordinato, coniugando l’esatta conoscenza del tessuto normativo – di<br />

origine legale e contrattuale – con una pari conoscenza <strong>degli</strong> orientamenti giurisprudenziali e delle<br />

tecniche di decisione giudiziaria.


La prima edizione (MDL&G – Diritto del Lavoro ed esperienza giurisprudenziale) è stata attivata nell’A.<br />

A. 2001/2002.<br />

La seconda edizione (MaLPA – Master in Diritto del Lavoro e Pubbliche Amministrazioni) è stata attivata<br />

nell’A.A. 2002/2003 in collaborazione con <strong>il</strong> Tribunale e <strong>il</strong> Consiglio dell’Ordine <strong>degli</strong> avvocati di<br />

Catanzaro.<br />

La terza edizione è stata attivata per l’A.A. 2004-2005 (MDL – Master in Diritto Lavoro) e l’ultima<br />

edizione riguarda l’A.A. 2006-2007 (DLS – Master in Diritto del Lavoro e Organizzazione dei Servizi<br />

Sanitari).<br />

In particolare l’obiettivo dell’ultima edizione del Master è stato offrire un’ approfondita conoscenza<br />

dell’ordinamento giuridico che governa <strong>il</strong> rapporto individuale e le relazioni collettive di lavoro<br />

nell’ambito delle aziende e <strong>degli</strong> enti che erogano servizi sanitari, coniugando l’analisi del tessuto<br />

normativo – di fonte legale e contrattuale – con le teoriche dell’organizzazione e della gestione dei sistemi<br />

sanitari.<br />

Il Master in Economia dello sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e diretto dal Prof. Nicola Ostuni, è arrivato alla terza<br />

edizione (A.A. 2004-2005 , A.A. 2005-2006 e A.A. 2006-2007).<br />

Il Master intende offrire un approccio integrato al tema della sostenib<strong>il</strong>ità ambientale dello sv<strong>il</strong>uppo,<br />

coniugando aspetti tecnologico-gestionali ed economico-giuridici in una prospettiva macro e<br />

microeconomica. L’obiettivo è quello di fornire una preparazione prevalentemente economica e giuridica<br />

a coloro che intendano avviarsi ad un’attività professionale o che già espletino la propria in imprese<br />

private o nell’amministrazione pubblica, che operano nell’ambito della progettazione <strong>degli</strong> interventi e<br />

della gestione del territorio e che siano comunque tenute alla sua tutela, per quanto concerne l’aspetto sia<br />

naturale, sia tecnico, sia paesaggistico, sia artistico.<br />

Numerose sono anche le Convenzioni sottoscritte e affidate per la gestione amministrativo-contab<strong>il</strong>e al<br />

Dopes, tra cui ricordiamo:<br />

- Convenzione per l’attivazione di quattro edizioni del Corso “Donne, Politica e Istituzioni, percorsi<br />

formativi per la promozione delle pari opportunità nei centri decisionali della politica”. Si precisa che tre<br />

edizioni del Corso sono state realizzate; da attivare la quarta ed ultima edizione.<br />

Responsab<strong>il</strong>e Scientifico: Prof.ssa M<strong>il</strong>ena Rizzo – Responsab<strong>il</strong>e organizzativo: Prof. Antonio Viscomi.


- Convenzione tra la Regione Calabria e l’Università <strong>Magna</strong> Græcia di Catanzaro per l’affidamento<br />

dell’incarico di studi e ricerche e realizzazione di azioni p<strong>il</strong>ota del Progetto “MEDICUBE” – PIC<br />

INTERREG IIIB ARCHIMED.<br />

Coordinatore delle attività previste: Dr. Rocco Reina.<br />

- Convenzioni di partneriato (A.T.S.) tra <strong>il</strong> consorzio sociale GOEL quale ente capof<strong>il</strong>a del progetto<br />

EQUAL ROBINIA IT-G2-CAL-037 e l’Università <strong>Magna</strong> Græcia di Catanzaro.<br />

Responsab<strong>il</strong>e del progetto: Dr. Ernesto De Nito.<br />

- Progetto di ricerca congiunto delle tre Università calabresi dal titolo: “Cittadinanza Attiva e Qualita’ dei<br />

Servizi Socio-Sanitari: Organizzazioni Istituzionali, Gestione Del Personale e Partecipazione Degli<br />

Utenti”.<br />

Coordinatore scientifico: Prof. Antonio Viscomi.<br />

- Programma “Work Experience” finanziato dall’Assessorato al Lavoro per lo svolgimento di tirocini<br />

presso aziende e un modulo didattico in aula.<br />

Coordinamento progettuale, organizzativo e finanziario: Prof.ssa Annarita Trotta.<br />

- Protocollo d’Intesa tra <strong>il</strong> Consiglio regionale della Calabria e le Università calabresi finalizzato ad<br />

assicurare un adeguato percorso formativo ai giovani laureati selezionati per lo svolgimento di stages nelle<br />

PP.AA. della Regione Calabria.<br />

Coordinatore del progetto: Prof. Antonio Viscomi.<br />

- Convenzione tra la Prefettura di Reggio Calabria e l’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> “<strong>Magna</strong> Græcia” di<br />

Catanzaro per la realizzazione del Progetto di ricerca “Usura e Racket”.<br />

Responsab<strong>il</strong>e: Prof. Cleto Corposanto.<br />

- Convenzione tra l’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> “<strong>Magna</strong> Græcia” di Catanzaro e l’ASP di Vibo Valentia<br />

finalizzata alla realizzazione di percorsi formativi rivolti a dirigenti e funzionari.<br />

Coordinamento scientifico: Prof. Antonio Viscomi.<br />

- Accordo Quadro sulla formazione del personale tra l’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> “<strong>Magna</strong> Græcia” di<br />

Catanzaro e l’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia.<br />

Responsab<strong>il</strong>e scientifico ed organizzativo: Prof. Antonio Viscomi.


Per quanto riguarda i programmi di ricerca cofinanziati si ricordino:<br />

- <strong>il</strong> bando PRIN 2005 “Nuova edizione ipermediale delle fonti epigrafiche del Diritto Romano del Prof.<br />

Orazio Licandro<br />

- <strong>il</strong> bando PRIN 2006 “Il diritto all’identità culturale nei luoghi di lavoro: prospettive di una società<br />

multietnica.” del Prof. Antonio Viscomi.<br />

Per quanto riguarda le pubblicazioni finanziate dal Dopes, realizzate nel triennio 2005-2007, si ricordano:<br />

per <strong>il</strong> 2005:<br />

- AA.VV. Professioni legali e fabbisogni formativi, Tipografia Beccuto;<br />

- AA.VV., Minima Epigraphica et Papirologica, vol. 9-10, L’Erma di Bretschneider;<br />

- Nicola Ostuni, Un mistero inesplicab<strong>il</strong>e. La S<strong>il</strong>a nelle relazioni settecentesche, Liguori Editore;<br />

- AA.VV., Le responsab<strong>il</strong>ità <strong>degli</strong> intermediari finanziari nell’asset management industry, Litografia<br />

Editrice “A. DE Frede”;<br />

- AA.VV., Procedimenti cautelari e rito del lavoro: materiali per una ricerca. Opuscoli 2005, Tipografia<br />

Beccuto;<br />

- AA.VV., Immigrazione, Diritti, Costituzione. Opuscolo n. 12, Tipografia Beccuto;<br />

- Aldo Laudonio, La partecipazione dei lavoratori alle imprese: la prospettiva del giuscommercialista.<br />

Opuscolo n. 13, Tipografia Beccuto;<br />

- AA.VV., La tutela nella trasformazione. Opuscolo n. 14, Tipografia Beccuto.<br />

Per <strong>il</strong> 2006:<br />

- AA.VV., Organizzazione e lavoro negli enti locali – atti del Convegno di Catanzaro, Rubbettino Editore;<br />

- Pessina/Cantù, Rapporto OASI 2005, EGEA;<br />

- AA.VV., Risultati della ricerca dell’unità di Catanzaro. Opuscolo n. 15, Tipografia Beccuto.<br />

Per <strong>il</strong> 2007:<br />

- AA.VV., Minima Epigraphica et Papirologica, vol. 11-12, L’Erma di Bretschneider;


- AA.VV., Imprese cooperative: innovazioni giuridiche ed organizzative. Opuscolo n. 16, Tipografia<br />

Beccuto;<br />

- AA.VV., Rapporto OASI 2006, EGEA;<br />

- AA.VV., Relazioni tra banche e piccole imprese. Il caso delle imprese artigiane nelle province di<br />

Catanzaro, Abramo Printing S.p.a.;<br />

- AA.VV., Contratti integrativi e flessib<strong>il</strong>ità nel lavoro pubblico riformato, Cacucci Editore.


Dipartimento di Scienze<br />

e Storia del Diritto


La ricerca scientifica nel Dipartimento di Scienze e Storia del Diritto<br />

Il Dipartimento di Scienza e Storia del Diritto della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong><br />

“<strong>Magna</strong> Graecia” di Catanzaro è stato istituito <strong>il</strong> 1° Gennaio del 1990.<br />

Dal 2005 <strong>il</strong> Dipartimento è diretto dal Professore Valerio Donato.<br />

Afferiscono al Dipartimento 8 Professori Ordinari, 6 Professori Associati, 5 Ricercatori e sono assegnati<br />

ad esso 3 unità di personale tecnico-amministrativo e un segretario amministrativo.<br />

Il dipartimento persegue lo scopo di promuovere e coordinare l’attività didattica dei corsi di laurea, dei<br />

dottorati di ricerca nell’ambito delle discipline giuspubblicistiche e giusprivatistiche ad esso afferenti,<br />

salvaguardando l’autonomia di ogni singolo docente.<br />

Negli anni <strong>il</strong> Dipartimento ha promosso e sv<strong>il</strong>uppato la ricerca scientifica su un’ampia gamma di<br />

tematiche, partecipando a numerosi progetti di interesse nazionale.<br />

L'attività di ricerca scientifica del Dipartimento, nel suo complesso (anche nell'ambito di progetti comuni<br />

finanziati dal MIUR) tende a valorizzare specifici argomenti a contenuti e metodologie interdisciplinari e<br />

pluridisciplinari.<br />

Il Dipartimento di Scienza e Storia del Diritto dispone, inoltre, di una biblioteca che può essere<br />

considerata un luogo di eccellenza nel panorama dell’Ateneo sia per l’estensione delle raccolte librarie,<br />

documentali e dell’emeroteca, sia per la completezza delle collezioni antiche. Per valorizzare al meglio le<br />

aree di ricerca peculiari del Dipartimento viene investita annualmente una parte consistente delle risorse<br />

finanziarie in sua dotazione al fine di mantenere <strong>il</strong> livello di eccellenza del patrimonio bibliografico di cui<br />

dispone.<br />

Sia <strong>il</strong> Dipartimento che i singoli docenti ad esso afferenti sono particolarmente interessati alla dimensione<br />

internazionale della ricerca e attivi nel mantenere rapporti di collaborazione con università ed editori<br />

internazionali.<br />

Nel corso del triennio 2005/2007 l’attività scientifica del Dipartimento si è concretizzata, oltre che nelle<br />

numerose ricerche in corso, nell’organizzazione di iniziative, quali convegni e conferenze, promossi in<br />

seno alle distinte aree disciplinari giuspubblicistiche e giusprivatistiche ad esso afferenti.<br />

Nei bienni 2005/2006 e 2006/2007 <strong>il</strong> Dipartimento ha ottenuto finanziamenti dal MIUR attraverso la<br />

partecipazione a PRIN (Progetti di Interesse Nazionale) di docenti afferenti come Unità di ricerca<br />

nell’area delle Scienze Giuridiche.<br />

In particolare, sono stati finanziati tre progetti:<br />

• Titolo del Progetto : “Permanenze e discontinuità nei processi di costruzione <strong>degli</strong> ordinamenti<br />

giuridici moderni (secc. XV-XVIII)” biennio 2005/2006<br />

• Responsab<strong>il</strong>e dell’Unità : Prof. A. Errera


• Finanziamento assegnato all’Unità : 13.700,00 euro<br />

• Obiettivo: Il gruppo di ricerca intende arricchire le conoscenze relative ad una tematica<br />

fondamentale della storiografia giuridica, benché finora prevalentemente enunciata in scritti<br />

programmatici, ma solo parzialmente studiata negli snodi effettivi. Secondo un'immagine<br />

tralatizia, fra XV e XVIII secolo si sarebbe collocato un periodo ora contraddistinto dalla "crisi<br />

del diritto comune", ora definito come età del "diritto comune particolare", in cui <strong>il</strong> "diritto<br />

statuale" sarebbe "l'unica fonte normativa in quanto emana dal principe" [Calasso].<br />

Il gruppo di ricerca intende affrontare singoli aspetti e problematiche che si collocano<br />

cronologicamente all'interno di quella che convenzionalmente si definisce l'età moderna, per<br />

verificare se, in che misura e con quali modalità si siano verificati questi cambiamenti.<br />

La scelta stessa di due termini presenti nel titolo della ricerca ("permanenze" / "discontinuità")<br />

indica quelli che possono essere i punti di riferimento entro cui verificare determinati assunti; la<br />

storia giuridica in età moderna non può essere presa come una mera, lunghissima transizione,<br />

teleologicamente predeterminata, <strong>il</strong> cui punto di partenza è un ordine tardo medievale (connotato<br />

dallo "ius commune") e quello di arrivo è <strong>il</strong> nuovo ordine otto-novecentesco, dominato<br />

dall'esperienza dei codici e delle costituzioni. Si intende pertanto verificare, attraverso ricerche di<br />

settore e tematiche tra loro correlate, significativi elementi che caratterizzano in modo specifico<br />

l'esperienza giuridica tra XV e XVIII secolo, sia identificandone gli elementi di "continuità"<br />

rispetto al passato (innanzi tutto <strong>il</strong> linguaggio "romanistico" e "canonistico" – ma c'è un<br />

linguaggio senza pensiero?), sia cogliendone le "discontinuità" (ruolo <strong>degli</strong> stati nella vita del<br />

diritto; cambiamenti nei rapporti tra stato e chiesa; pratiche giudiziarie; nuove elaborazioni<br />

dottrinali).<br />

Nell'ambito delle linee generali del progetto di ricerca nazionale, l'unità operativa avrà <strong>il</strong> compito<br />

di approfondire alcuni aspetti della letteratura canonistica d'età tardo medievale e moderna<br />

contribuendo in tal modo a mettere in evidenza quelle persistenze e quegli elementi di<br />

discontinuità che caratterizzano anche la cultura canonistica nel passaggio dal mondo medievale<br />

all'età moderna.<br />

In particolare, l'indagine verrà orientata su tre principali f<strong>il</strong>oni riguardanti l'evoluzione di<br />

altrettanti tipologie di opere di taglio pratico come le summae confessorum, i manuali<br />

inquisitoriali e le practicae judiciariae.<br />

• Titolo del Progetto: “La presenza del religioso nello spazio pubblico”<br />

• Responsab<strong>il</strong>e dell’Unità: Prof. A. Mantineo<br />

• Finanziamento assegnato all’Unità: 3.000,00 euro


• Obiettivo: Il programma si propone <strong>il</strong> repertoriamento sistematico dei formanti legali,<br />

giurisprudenziali e dottrinali relativi alla presenza del religioso nello spazio pubblico europeo e<br />

italiano, con particolare riguardo non soltanto alla funzione ma anche alla r<strong>il</strong>evanza di questo<br />

fattore, entrambe spesso mimetizzate all'interno di un vasto ed indistinto amalgama normativo. Il<br />

materiale raccolto sarà poi analizzato e scientificamente rielaborato dalle singole unità di ricerca<br />

isolando tre tematiche specifiche: 1) funzione e r<strong>il</strong>evanza dell'insegnamento della religione nei<br />

sistemi scolastici europei (anche con riguardo al ruolo svolto in tale ambito dai ministri di culto e<br />

al contributo indiretto che lo Stato in tal modo assicura al sostentamento di tali soggetti per attività<br />

in qualche modo collegate all'esercizio del loro ministero pastorale) e statuto legale delle scuole<br />

confessionali, anche relativamente alle ragioni e alle modalità di accesso al finanziamento<br />

pubblico, valutandosi, più in generale, in tal modo <strong>il</strong> ruolo attribuito alla religione nella<br />

trasmissione delle culture nazionali e i limiti che lo Stato deve osservare nell'intervenire<br />

finanziariamente a favore delle varie realtà confessionali; 2) funzione e r<strong>il</strong>evanza di simboli e<br />

rappresentazioni figurative di natura religiosa negli spazi pubblici; 3) funzione e r<strong>il</strong>evanza delle<br />

organizzazioni assistenziali a carattere religioso e <strong>degli</strong> edifici in qualche modo collegati alle<br />

organizzazioni religiose. L’unità tratterà gli sv<strong>il</strong>uppi del quadro legislativo riguardante la materia<br />

dell’assistenza e dell’ed<strong>il</strong>izia di culto, per valutare l’incidenza della legislazione statale di diritto<br />

comune, e della sempre più numerosa legislazione regionale, sulle regole concordatarie.<br />

• Titolo della Ricerca: “Il codice veronese di Gaio. Stato, letture, apografi e nuove prospettive di<br />

indagine”<br />

• Responsab<strong>il</strong>e Unità : Prof. I. Piro<br />

• Finanziamento assegnato: 6.000,00 euro<br />

• Obiettivo della Ricerca : La ricerca intende riprendere <strong>il</strong> lavoro avviato agli inzi <strong>degli</strong> anni '90,<br />

nella speranza che nuove acquisizioni tecnologiche possano consentire significativi progressi. Si<br />

pensi alle tecniche già sperimentate con successo dall'Istituto Naz.le di Ottica in collaborazione<br />

con l’Ist. Papirologico “Vitelli” di Firenze per papiri scuri o carbonizzati, nei quali lo scritto si<br />

presentava quasi indistinguib<strong>il</strong>e dallo sfondo nero. Tali tecniche consentono di ottenere immagini<br />

ad alta definizione in cui <strong>il</strong> testo viene evidenziato anche dove di questo non rimangono che lievi<br />

tracce. L'uso di telecamere CCD ha permesso in quel caso di superare i problemi ut<strong>il</strong>izzando, a<br />

seconda dei casi, la loro sensib<strong>il</strong>ità spettrale nella banda del visib<strong>il</strong>e oppure in quella del vicino<br />

infrarosso. Contestualmente, la ricerca intende rendere possib<strong>il</strong>e una nuova e più nitida<br />

riproduzione fotografica del palinsesto (della precedente, eseguita nel 1909 e pubblicata dall'ed.


Hiersemann di Lipsia , esistono pochissimi esemplari, uno dei quali è posseduto dalla Facoltà<br />

giuridica di Messina), sulla base della quale compiere una verifica del grado di corrispondenza<br />

all’originale <strong>degli</strong> apografi disponib<strong>il</strong>i (Böcking - Lipsiae 1866 - e Studemund -1873 rist. 1965),<br />

verifica resa opportuna non solo dalle sensib<strong>il</strong>i differenze che essi presentano, ma anche dai<br />

numerosissimi pregevoli studi che si sono venuti nel tempo accumulando e che possono favorire<br />

la produzione di un apografo aggiornato. Riscontro fra <strong>il</strong> Codice veronese di Gaio e gli apografi<br />

esistenti per i paragrafi 97-141.<br />

Il Dipartimento di Scienza e Storia del Diritto, inoltre, ha partecipato ad un importante Progetto<br />

realizzato nell'area di Gioia Tauro (RC) per la creazione di un Distretto Tecnologico per la Logistica e<br />

la Trasformazione con l’obiettivo di valorizzare <strong>il</strong> patrimonio economico e rafforzare i già esistenti<br />

canali di collegamento con i numerosi centri di ricerca dell'area (Università della Calabria, Università<br />

di Reggio Calabria, CNR) che hanno raggiunto livelli di eccellenza nel settore della logistica. In<br />

particolare, la nascita del Distretto si inserisce nell’ambito di un Accordo di Programma Quadro<br />

(APQ) fra <strong>il</strong> Ministero dell’Economia e della Finanze, <strong>il</strong> MIUR e la Regione Calabria, siglato <strong>il</strong> 03<br />

Agosto 2005. Tale Distretto oggi rappresenta, per la Regione Calabria, una grande opportunità di<br />

crescita, attraverso lo sv<strong>il</strong>uppo di laboratori di eccellenza, la collaborazione ricerca-industria, la<br />

creazione di nuove imprese high-tech e l’impegno di nuove risorse e competenze nel settore della<br />

logistica e dei trasporti.<br />

• Titolo del Progetto : Laboratorio tecnologico della LOGIstica in Calabria<br />

• Responsab<strong>il</strong>e dell’Unità: Prof. Valerio Donato<br />

• Finanziamento assegnato all’Unità : 200.000,00<br />

• Obiettivo: <strong>il</strong> Progetto “LOGICA” si colloca all'interno del più ampio quadro costituito dal progetto<br />

integrato LogNET che delinea <strong>il</strong> contesto programmatico delle attività del Distretto Tecnologico della<br />

Logistica e della Trasformazione di Gioia Tauro. L'idea di un Laboratorio Tecnologico della Logistica<br />

nasce con l'obiettivo di creare un centro avanzato di ricerca di base ed applicata, in grado di aggregare<br />

in modo sinergico le competenze scientifiche esistenti negli ambienti universitari regionali e favorire<br />

processi di sv<strong>il</strong>uppo per <strong>il</strong> distretto tecnologico di Gioia Tauro, attraverso <strong>il</strong> sostegno ad iniziative<br />

innovative di settore promosse e condotte dalle imprese. Il gruppo di ricerca dell’area giuridico-<br />

economico-organizzativa dell’Università della <strong>Magna</strong> Græcia di Catanzaro, collaborerà con <strong>il</strong><br />

Laboratorio di Cosenza presso l’Università della Calabria in tutte quelle attività a supporto della<br />

completa operatività dello stesso, anche attraverso <strong>il</strong> suo diretto contributo alla formazione e sv<strong>il</strong>uppo<br />

di un pool di conoscenze e competenze specifiche di matrice giuridica ed economico-organizzativa a


sostegno della crescita e dell’innovazione dei processi logistici delle aziende operanti nel distretto.In<br />

particolare le competenze specialistiche messe a disposizione del progetto, saranno finalizzate ad<br />

effettuare analisi giuridiche apposite a supporto delle capacità operative del distretto, analisi<br />

giuridiche finalizzate alla migliore valorizzazione dei risultati della ricerca applicata alle attività del<br />

distretto, analisi organizzative a supporto del sistema organizzativo rappresentato dalle aziende<br />

operanti nel territorio, analisi e valutazione dei processi organizzativi sv<strong>il</strong>uppati interni alle aziende<br />

appartenenti al distretto.In tale ambito pertanto, l’obiettivo primario appare quello di sv<strong>il</strong>uppare<br />

strumentazione a supporto dell’inquadramento giuridico del sistema dei trasporti intermodali, con<br />

particolare riferimento al regime giuridico <strong>degli</strong> spazi marittimi; in particolare le fonti dei diritto dei<br />

trasporti e della navigazione, le convenzioni internazionali e comunitarie del traffico delle merci e le<br />

normative doganali del traffico marittimo dovranno essere esaminate ed acquisite come bagaglio di<br />

conoscenze fondamentali. Altro elemento importante sarà poi rappresentato dalle fonti del diritto<br />

commerciale, in quanto le aziende del distretto nella loro necessità di relazione sui mercati avranno<br />

bisogno dei necessari supporti collegati al regime dei contratti di servizi di logistica, necessaria<br />

conseguenza dell’evoluzione tecnica ed economica del trasporto; saranno oggetto di approfondimento<br />

pertanto tutti i prof<strong>il</strong>i collegati alla forma del contratto, agli aspetti tariffari, alla responsab<strong>il</strong>ità <strong>degli</strong><br />

operatori di logistica, allo sv<strong>il</strong>uppo ed adozione di chiare e definite formule contrattuali. Altro<br />

obiettivo r<strong>il</strong>evante, sempre sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o giuridico-economico, appare essere <strong>il</strong> riferimento alla<br />

costruzione di conoscenze e competenze importanti collegate alla valorizzazione delle opere<br />

dell’ingegno; si fa quindi riferimento a tutte le normative nazionali ed internazionali sul tema della<br />

protezione del diritto d’autore, come marchi, brevetti, attività di licensing, etc…tutte attività collegate<br />

allo sv<strong>il</strong>uppo ed alla tesaurizzazione dei risultati della ricerca e prodromiche alla crescita delle attività<br />

collegate al distretto. Altro elemento di r<strong>il</strong>ievo, a supporto delle attività del Laboratorio, appare essere<br />

quello collegato agli aspetti economico-organizzativi; a tal fine, apposito obiettivo progettuale sarà<br />

quello dello sv<strong>il</strong>uppo di idonee conoscenze e competenze finalizzate alla comprensione del “sistema<br />

distretto”, sia nelle sue logiche di analisi interna sia con riferimento alla gestione delle relazioni con<br />

l’esterno. A tal fine, all’analisi <strong>degli</strong> aspetti macro-organizzativi, ottenuta anche attraverso l’uso di<br />

strumentazioni specifiche quali benchmark sia nazionali che internazionali, occorrerà far seguire<br />

un’analisi micro-organizzativa, sull’analisi e valutazione dell’insieme dei processi interni alle aziende<br />

operanti nel Distretto.<br />

Dal 2005 al 2007 <strong>il</strong> Dipartimento è stato anche e soprattutto un centro di sv<strong>il</strong>uppo dell'alta formazione<br />

essendo sede amministrativa di due dottorati ancora attivi :<br />

1) “Nuova sistematica del diritto civ<strong>il</strong>e, diritto privato comunitario e teoria delle interpretazioni”


Il dottorato suindicato, attivato per l’A.A.2003/2004 presso la Facoltà di Giurisprudenza di Catanzaro,<br />

con <strong>il</strong> proposito di approfondire i nuovi equ<strong>il</strong>ibri ordinativi e le nuove frontiere dello ius privatorum<br />

nell’epoca post-industriale.<br />

Il Corso tende a realizzare un Coordinamento tra <strong>il</strong> Diritto Civ<strong>il</strong>e ed <strong>il</strong> Diritto Privato, con le tematiche<br />

comunitarie da un lato e con prof<strong>il</strong>i di teoria generale legati alle problematiche dell’interpretazione della<br />

norma.<br />

2)“Teoria del diritto ed ordine giuridico europeo”<br />

Il dottorato è stato attivato nell’A.A. 2003/2004 si propone di contribuire alla formazione di giuristi ed<br />

operatori giuridici, f<strong>il</strong>osofi e storici con particolare sensib<strong>il</strong>ità alla cultura giuridica Europea e<br />

Comunitaria.<br />

Il corso di durata triennale si articola in due parti o indirizzi di ricerca: una relativa alla “teoria del diritto”<br />

e alla riflessione f<strong>il</strong>osofica e storica sull’ordine politico e la teoria dello Stato, ed un’altra rivolta allo<br />

studio delle problematiche del diritto europeo.<br />

Il Dipartimento è stato, inoltre, sede amministrativa di un terzo dottorato concluso nel 2006:<br />

Titolo :“Diritto romano delle Obbligazioni”<br />

Inoltre, <strong>il</strong> Dipartimento partecipa, come sede consorziata ai seguenti dottorati:<br />

1) GIUSTIZIA COSTITUZIONALE E TUTELA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI<br />

FONDAMENTALI.<br />

Sede Amministrativa: Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> di Pisa.<br />

2) PROCEDURA PENALE<br />

Sede Amministrativa: Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> di Palermo.<br />

3) DIRITTO AMMINISTRATIVO<br />

Sede Amministrativa: Università <strong>degli</strong> <strong>Studi</strong> di Catania.<br />

Dal 1999, <strong>il</strong> Dipartimento finanzia, inoltre, una propria collana di pubblicazioni, intitolata “Quaderni del<br />

Dipartimento” (Giapichelli Editore).<br />

In particolare, nel triennio 2005/2007 nella collana “Quaderni del Dipartimento” sono state edite le<br />

seguenti pubblicazioni:<br />

1) Massimo La Torre – Alberto Scerbo (a cura di), Diritti, procedure , virtù. Seminari catanzaresi di<br />

f<strong>il</strong>osofia del diritto, 2005;


2) Francesco Manganaro – Antonio Romano Tassone (a cura di), I nuovi limiti di cittadinanza: <strong>il</strong><br />

diritto d’informazione, 2005;<br />

3) Paolo Falzea, Norme, principi, integrazione. Natura, limiti e seguito giurisprudenziale delle<br />

sentenze costituzionali a contenuto indeterminato, 2005;<br />

4) Roberto Siclari, Il fenomeno collatizio tra legge e volontà. A proposito della collazione c.d.<br />

volontaria, 2005;<br />

5) Giuseppe Colacino, Il volontariato nel “sistema” delle relazioni gratuite. Prof<strong>il</strong>i ricostruttivi e<br />

regole di tutela, 2005;<br />

6) Andrea Porciello, Diritto Decisione Giustificazione. Tra etiche procedurali e valori sostanziali,<br />

2005;<br />

7) Roberto Amagliani, Autonomia privata e diritto di famiglia, 2005;<br />

8) Francesco Siracusano, <strong>Studi</strong>o sui reati contro la giurisdizione, 2005;<br />

9) Francesco Manganaro, I rapporti giuridici internazionali <strong>degli</strong> Enti Locali, 2006;<br />

10) F. Astone – M. Caldarera – F. Manganaro – A. Romano Tassone – F. Saitta (a cura di), Le<br />

disuguaglianze sostenib<strong>il</strong>i nei sistemi autonomistici mult<strong>il</strong>ivello, 2006;<br />

11) Mario Alberto Ruffo, Famiglia allargata e violenza sessuale. Oggetto e tecniche della tutela<br />

penale, 2007;<br />

12) G. Bellantoni: Sequestro probatorio e processo penale (La Tribuna, 2005).


Pubblicazioni della Facoltà di Farmacia e della Facoltà di Medicina e Chirurgia<br />

triennio 2005-2007<br />

1. Abbate, R; Di Giuseppe, G; Marinelli, P; Angel<strong>il</strong>lo, IF. Knowledge, attitudes, and practices of<br />

avian influenza, poultry workers, Italy. EMERGING INFECTIOUS DISEASES, 12 (11): 1762-1765<br />

NOV 2006<br />

2. Abdollahi-Roodsaz, S; Joosten, LAB; Roelofs, MF; Radstake, TRDJ; Matera, G; Popa, C; van der<br />

Meer, JWA; Netea, MG; van den Berg, WB. Inhibition of toll-like receptor 4 breaks the inflammatory<br />

loop in autoimmune destructive arthritis. ARTHRITIS AND RHEUMATISM, 56 (9): 2957-2967 SEP<br />

2007<br />

3. Adriani, W; Leo, D; Greco, D; Rea, M; di Porzio, U; Laviola, G; Perrone-Capano, C.<br />

Methylphenidate administration to adolescent rats determines plastic changes on reward-related behavior<br />

and striatal gene expression. NEUROPSYCHOPHARMACOLOGY, 31 (9): 1946-1956 SEP 2006<br />

4. Agata, S; Viel, A; Della Puppa, L; Cortesi, L; Fersini, G; Callegaro, M; Palma, MD; Dolcetti, R;<br />

Federico, M; Venuta, S; Miolo, G; D'Andrea, E; Montagnas, M. Prevalence of BRCA1 genomic<br />

rearrangements in a large cohort of Italian breast and breast/ovarian cancer fam<strong>il</strong>ies without detectable<br />

BRCA1 and BRCA2 point mutations. GENES CHROMOSOMES & CANCER, 45 (9): 791-797 SEP<br />

2006<br />

5. Aiello, A; Pandini, G; Frasca, F; Conte, E; Murabito, A; Sacco, A; Genua, M; Vigneri, R;<br />

Belfiore, A. Peroxisomal proliferator-activated receptor-gamma agonists induce partial reversion of<br />

epithelial-mesenchymal transition in anaplastic thyroid cancer cells. ENDOCRINOLOGY, 147 (9): 4463-<br />

4475 SEP 2006<br />

6. Alcaro, S; Arcone, R; Vecchio, I; Ortuso, F; Gallelli, A; Pasceri, R; Procopio, A; Iannone, M.<br />

Molecular modelling and enzymatic studies of acetylcholinesterase and butyrylcholinesterase recognition<br />

with paraquat and related compounds. SAR AND QSAR IN ENVIRONMENTAL RESEARCH, 18 (5-6):<br />

595-602 2007


7. Alcaro, S; Artese, A; Iley, JN; Maccari, R; Missa<strong>il</strong>idis, S; Ortuso, F; Ottana, R; Ragazzon, P;<br />

Vigorita, MG. Tetraplex DNA specific ligands based on the fluorenone-carboxamide scaffold.<br />

BIOORGANIC & MEDICINAL CHEMISTRY LETTERS, 17 (9): 2509-2514 MAY 1 2007<br />

8. Alcaro, S; Gasparrini, F; Incani, O; Caglioti, L; Pierini, M; V<strong>il</strong>lani, C. "Quasi flexible" automatic<br />

docking processing for studying stereoselective recognition mechanisms, part 2: Prediction of Delta Delta<br />

G of complexation and H-1-NMR NOE correlation. JOURNAL OF COMPUTATIONAL CHEMISTRY,<br />

28 (6): 1119-1128 APR 30 2007<br />

9. Alcaro, S; Marino, T; Ortuso, F; Russo, N. Conformational behavior of antineoplastic peptides<br />

dolastatin 10 and dolastatin 15 from Monte Carlo and molecular dynamics simulations.<br />

INTERNATIONAL JOURNAL OF QUANTUM CHEMISTRY, 107 (2): 318-325 FEB 2007<br />

10. Alcaro, S; Ortuso, F; Coleman, RS. Molecular modeling of DNA cross-linking analogues based<br />

on the azinomycin scaffold. JOURNAL OF CHEMICAL INFORMATION AND MODELING, 45 (3):<br />

602-609 MAY-JUN 2005<br />

11. Alcaro, S; Arena, A; Di Bella, R; Neri, S; Ottana, R; Ortuso, F; Pavone, B; Trincone, A; Vigorita,<br />

MG. Biocatalysed synthesis of beta-O-glucosides from 9-fluorenon-2-carbohydroxyesters. Part 3: IFN-<br />

inducing and anti-HSV-2 properties. BIOORGANIC & MEDICINAL CHEMISTRY, 13 (10): 3371-3378<br />

MAY 16 2005<br />

12. Alexandrescu, A; Cojoc, D; Di Fabrizio, E. Mechanism of angular momentum exchange between<br />

molecules and Laguerre-Gaussian beams. PHYSICAL REVIEW LETTERS, 96 (24): Art. No. 243001<br />

JUN 23 2006<br />

13. Alexandrescu, A; Di Fabrizio, E; Cojoc, D. Electronic and centre of mass transitions driven by<br />

Laguerre-Gaussian beams. JOURNAL OF OPTICS B-QUANTUM AND SEMICLASSICAL OPTICS, 7<br />

(4): 87-92 APR 2005<br />

14. Aloisi, A; Di Gregorio, S; Stagno, F; Guglielmo, P; Mannino, F; Sormani, MP; Bruzzi, P;<br />

Gambacorti-Passerini, C; Saglio, G; Venuta, S; Giustolisi, R; Messina, A; Vigneri, P. BCR-ABL nuclear<br />

entrapment k<strong>il</strong>ls human CMIL cells: ex vivo study on 35 patients with the combination of imatinib<br />

mesylate and leptomycin B. BLOOD, 107 (4): 1591-1598 FEB 15 2006


15. Amantea, D; Spagnuolo, P; Bari, M; Fezza, F; Mazzei, C; Tassorelli, C; Morrone, LA; Corasaniti,<br />

MT; Maccarrone, M; Bagetta, G. Modulation of the endocannabinoid system by focal brain ischemia in<br />

the rat is involved in neuroprotection afforded by 17 beta-estradiol. FEBS JOURNAL, 274 (17): 4464-<br />

4475 SEP 2007<br />

16. Amantea, D; Russo, R; Bagetta, G; Corasaniti, MT. From clinical evidence to molecular<br />

mechanisms underlying neuroprotection afforded by estrogens. PHARMACOLOGICAL RESEARCH, 52<br />

(2): 119-132 AUG 2005<br />

17. Amato, F; Cosentino, C; Merola, A. On the region of attraction of nonlinear quadratic systems.<br />

AUTOMATICA, 43 (12): 2119-2123 DEC 2007<br />

18. Amato, F; Cosentino, C; Pricl, S; Ferrone, M; Fermeglia, M; Cheng, MMC; Walczak, R; Ferrari,<br />

M. Multiscale modeling of protein transport in s<strong>il</strong>icon membrane nanochannels. Part 2. From molecular<br />

parameters to a predictive continuum diffusion model. BIOMEDICAL MICRODEVICES, 8 (4): 291-298<br />

DEC 2006<br />

19. Amato, F; Cosentino, C; Mattei, M; Paviglianiti, G. A direct/functional redundancy scheme for<br />

fault detection and isolation on an aircraft. AEROSPACE SCIENCE AND TECHNOLOGY, 10 (4): 338-<br />

345 MAY 2006<br />

20. Amato, F. Robust control of linear systems subject to uncertain time-varying parameters.<br />

ROBUST CONTROL OF LINEAR SYSTEMS SUBJECT TO TIME-VARYING PARAMETERS, 325:<br />

1-+ 2006. Book series title: LECTURE NOTES IN CONTROL AND INFORMATION SCIENCES 2006<br />

21. Amato, F; Ariola, M; Cosentino, C. Finite-time stab<strong>il</strong>ization via dynamic output feedback.<br />

AUTOMATICA, 42 (2): 337-342 FEB 2006<br />

22. Amato, F; Mattei, M; Pironti, A. Grain scheduled control for discrete-time systems depending on<br />

bounded rate parameters. INTERNATIONAL JOURNAL OF ROBUST AND NONLINEAR CONTROL,<br />

15 (11): 473-494 JUL 25 2005


23. Amato, F; Bas<strong>il</strong>e, F; Carbone, C; Chiacchio, P. An approach to control automated warehouse.<br />

CONTROL ENGINEERING PRACTICE, 13 (10): 1223-1241 OCT 2005<br />

24. Amato, F; Ariola, M. Finite-time control of discrete-time linear systems. IEEE TRANSACTIONS<br />

ON AUTOMATIC CONTROL, 50 (5): 724-729 MAY 2005<br />

25. Amato, R; Menniti, M; Agosti, V; Boito, R; Costa, N; Bond, HM; Barbieri, V; Tagliaferri, P;<br />

Venuta, S; Perrotti, N. IL-2 signals through Sgkl and inhibits proliferation and apoptosis in kidney cancer<br />

cells. JOURNAL OF MOLECULAR MEDICINE-JMM, 85 (7): 707-721 JUL 2007<br />

26. Ambrosio, F; Finco, G; Mattia, C; Mediati, R; Paoletti, F; Coluzzi, F; Piacevoli, Q; Savoia, G;<br />

Amantea, B; Aur<strong>il</strong>io, C; Bonezzi, C; Camaioni, D; Chiefari, M; Costantini, A; Evangelista, M; Ischia, S;<br />

Mondello, E; Polati, E; Raffaeli, W; Sabato, AF; Varrassi, G; Visentin, M; Alampi, D; Tufano, R.<br />

SIAARTI Chronic Non Canc Pain Stud. SIAARTI recommendations for chronic non-cancer pain.<br />

MINERVA ANESTESIOLOGICA, 72 (11): 859-880 NOV 2006<br />

27. Ammendolia, A; Ianno, B; Lotti, G. Tumefactive fibroinflammatory lesion of the lower extremity:<br />

a case report. CLINICAL RHEUMATOLOGY, 26 (10): 1741-1743 OCT 2007<br />

28. Andreoli, V; Cittadella, R; Valentino, P; Condino, F; La Russa, A; Liguori, A; Manna, I;<br />

Spadafora, P; Nistico, R; Pirritano, D; Clodomiro, A; Quattrone, A. The role of VLA4 polymorphisms in<br />

multiple sclerosis: An association study. JOURNAL OF NEUROIMMUNOLOGY, 189 (1-2): 125-128<br />

SEP 2007<br />

29. Andreoli, V; Nicoletti, G; Romeo, N; Condino, F; La Russa, A; Liguori, M; Manna, I; Spadafora,<br />

P; Quattrone, A; Cittadella, R. Fas antigen and sporadic Alzheimer's disease in Southern Italy: Evaluation<br />

of two polymorphisms in the TNFRSF6 gene. NEUROCHEMICAL RESEARCH, 32 (9): 1445-1449 SEP<br />

2007<br />

30. Andreozzi, F; Succurro, E; Mancuso, MR; Perticone, M; Sciacqua, A; Perticone, F; Sesti, G.<br />

Metabolic and cardiovascular risk factors in subjects with impaired fasting glucose: the 100 versus 110<br />

mg/dL threshold. DIABETES-METABOLISM RESEARCH AND REVIEWS, 23 (7): 547-550 OCT<br />

2007


31. Andreozzi, F; Laratta, E; Procopio, C; Hribal, ML; Sciacqua, A; Perticone, M; Miele, C;<br />

Perticone, F; Sesti, G. Interleukin-6 impairs the insulin signaling pathway, promoting production of nitric<br />

oxide in human umb<strong>il</strong>ical vein endothelial cells. MOLECULAR AND CELLULAR BIOLOGY, 27 (6):<br />

2372-2383 MAR 2007<br />

32. Andreozzi, F; Laratta, E; Cardellini, M; Marini, MA; Lauro, R; Hribal, ML; Perticone, F; Sesti, G.<br />

Plasma interleukin-6 levels are independently associated with insulin secretion in a cohort of Italian-<br />

Caucasian nondiabetic subjects. DIABETES, 55 (7): 2021-2024 JUL 2006<br />

33. Andreucci, M; Fuiano, G; Presta, P; Esposito, P; Faga, T; Bisesti, V; Procino, A; Altieri, V;<br />

Tozzo, C; Memoli, B; Michael, A. Radiocontrast media cause dephosphorylation of Akt and downstream<br />

signaling targets in human renal proximal tubular cells. BIOCHEMICAL PHARMACOLOGY, 72 (10):<br />

1334-1342 NOV 15 2006<br />

34. Annesi, F; Gambardella, A; Michelucci, R; Bianchi, A; Marini, C; Canevini, MP; Capov<strong>il</strong>la, G;<br />

Elia, M; Buti, D; Chifari, R; Striano, P; Rocca, FE; Castellotti, B; Cali, F; Labate, A; LePiane, E; Besana,<br />

D; Sofia, V; Tabiadon, G; Tortorella, G; Vigliano, P; Vignoli, A; Beccaria, F; Annesi, G; Striano, S;<br />

Aguglia, U; Guerrini, R; Quattrone, A. Mutational analysis of EFHC1 gene in italian fam<strong>il</strong>ies with<br />

juven<strong>il</strong>e myoclonic ep<strong>il</strong>epsy. EPILEPSIA, 48 (9): 1686-1690 SEP 2007<br />

35. Annesi, G; Aguglia, U; Tarantino, P; Annesi, F; De Marco, EV; Civitelli, D; Torroni, A;<br />

Quattrone, A. SIL1 and SARA2 mutations in Marinesco-Sjogren and chylomicron retention diseases.<br />

CLINICAL GENETICS, 71 (3): 288-289 MAR 2007<br />

36. Annesi, G; Savettieri, G; Pugliese, P; D'Amelio, M; Tarantino, P; Ragonese, P; La Bella, V;<br />

Piccoli, T; Civitelli, D; Annesi, F; Fierro, B; Piccoli, F; Arabia, G; Caracciolo, M; Candiano, ICC;<br />

Quattrone, A. DJ-1 mutations and parkinsonism-dementia-amyotrophic lateral sclerosis complex.<br />

ANNALS OF NEUROLOGY, 58 (5): 803-807 NOV 2005<br />

37. Aquaro, S; Muscoli, C; Ranazzi, A; Pollicita, M; Granato, T; Masuelli, L; Modesti, A; Perno, CF;<br />

Mollace, V. The contribution of peroxynitrite generation in HIV replication in human primary<br />

macrophages. RETROVIROLOGY, 4: Art. No. 76 OCT 21 2007


38. Arena, S; Pattarozzi, A; Massa, A; Esteve, JP; Iuliano, R; Fusco, A; Susini, C; Florio, T. An<br />

intracellular multi-effector complex mediates somatostatin receptor 1 activation of phosphotyrosine<br />

phosphatase eta. MOLECULAR ENDOCRINOLOGY, 21 (1): 229-246 JAN 2007<br />

39. Arturi, F; Ferretti, E; Presta, I; Mattei, T; Scipioni, A; Scarpelli, D; Bruno, R; Lacroix, L; Tosi, E;<br />

Gulino, A; Russo, D; F<strong>il</strong>etti, S. Regulation of iodide uptake and sodium/iodide symporter expression in<br />

the MCF-7 human breast cancer cell line. JOURNAL OF CLINICAL ENDOCRINOLOGY AND<br />

METABOLISM, 90 (4): 2321-2326 APR 2005<br />

40. Autorino, R; Quarto, G; Di Lorenzo, G; De Sio, M; Damiano, R. Are abstracts presented at the<br />

EAU meeting followed by publication in peer-reviewed journals? A critical analysis. EUROPEAN<br />

UROLOGY, 51 (3): 833-840 MAR 2007<br />

41. Autorino, R; Quarto, G; De Sio, M; Lima, E; Quarto, E; Damiano, R; Oliviero, R; Osorio, L;<br />

Marcelo, F; D'Armiento, M. Fate of abstracts presented at the World Congress of Endourology: Are they<br />

followed by publication in peer-reviewed journals? JOURNAL OF ENDOUROLOGY, 20 (12): 996-1001<br />

DEC 2006<br />

42. Autorino, R; Perdona, S; D'Armiento, M; De Sio, M; Damiano, R; Cosentino, L; Di Lorenzo, G.<br />

Gynecomastia in patients with prostate cancer: update on treatment options. PROSTATE CANCER AND<br />

PROSTATIC DISEASES, 9 (2): 109-114 JUN 2006<br />

43. Autorino, R; De Sio, M; Damiano, R; Di Lorenzo, G; Perdona, S; Russo, A; Quarto, G;<br />

Cosentino, L; D'Armiento, M. The use of tamsulosin in the medical treatment of ureteral calculi: where do<br />

we stand? UROLOGICAL RESEARCH, 33 (6): 460-464 DEC 2005<br />

44. Autorino, R; De Sio, M; Di Lorenzo, G; Damiano, R; Perdona, S; Cindolo, L; D'Armiento, M.<br />

How to decrease pain during transrectal ultrasound guided prostate biopsy: A look at the literature.<br />

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Labianca, R; Sobrero, A; Cortesi, E; Bressi, C; Ferraldeschi, R; Mazzoli, M; Evangelista, ML; Di Fonzo,<br />

C; Cigolari, S; Angelini, V; Cioffi, A; Guardasole, V; Zarra, E; Tonato, M; Betti, M; Marrocolo, F;<br />

Bonciarelli, V; Cetto, G; S<strong>il</strong>ingardi, V; Cognetti, F; Beretta, G; Pessi, A; Mosconi, S; M<strong>il</strong>esi, L; Molinette,<br />

G; Bertetto, O; Malacarne, P; Marzola; Margutti, G; Modenesi, C; Manente, P; Comandone, A; Oliva, C;<br />

Berniolo, P; Cutin, SC; Luporini, G; Colucci, G; Recaldin, E; Nicodemo, M; Picece, V; Turazza, M;<br />

Ferrazzi, E; Solina, G; Rosati, G; Rossi, A; Manzione, L; Sozzi, P; Fornarini, G; Lavarello, A; Catalano,<br />

G; Giordani, P; Alessandroni, P; Troccoli, G; Ramus, GV; Tonda, L; Sirgiovanni, MP; Iannello, GP;<br />

Tinessa, V; Ruggiero, A; Palazzo, S; Barni, S; Mandala, M; Cremonesi, M; Porc<strong>il</strong>e, G; Destefanis, M;<br />

Testore, F; Carteni, G; Daniele, B; Volta, C; Ferrau, F; Zaniboni, A; Marchetti, P; Citone, G; Cefaro, GA;<br />

Iacono, C; Musi, M; Mozzicafreddo, A; Imperiale, FN; F<strong>il</strong>ippelli, G; Sciacca; I, L; Recchia, F; Spada, S;<br />

Cascinu, S; Carroccio, R; Mustacchi, G; Ceccherini, R; Chetri, M; Rizzo, P; Botturi, M; Marchei, P;<br />

Bretti, S; Montalbetti; Reguzzoni, G; Massidda, B; Ionta, MT; Cruciani, G; Prosperi, A; Mantovani, G;<br />

Sidoti, V; Peta; Greco, E ; Cicero, G; Sobrero, A; Mars<strong>il</strong>io; Vigevani, E; Rimondi, G; Gebbia, V; Nuzzo,<br />

A; Biondi, E; Caroti, C; D'Amico, M; Tuveri, G; Pieri, G; Enrici, RM; Tonini, G; Santini, D; Iannone, T;<br />

Pizza, C; Belli, M; Del Prete, S; Pizza, C; Piceno, A; Trevisonne, R; Serlenga, M; Laricchiuta, R; Lacava,<br />

V; Bumma, C; Roselli, M; Verderame, F; Mascia, V; Perrone; Prantera, T; Venuta, S; Nastasi, G;<br />

Bortolussi, V; Lembo, A. Drug Ut<strong>il</strong>ization Review Team Onco. Adjuvant systemic therapies in patients<br />

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Crystallization and preliminary X-ray crystallographic analysis of Sulfolobus solfataricus thioredoxin<br />

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434 NOV 2005


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2. Andolina, A., Principio di diritto della Cassazione e questione di legittimità costituzionale, nota a<br />

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3. Andolina, A., Ragioni di inammissib<strong>il</strong>ità del ricorso per Cassazione unicamente motivato in base<br />

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4. Astone, F. (a cura di), Le disuguaglianze sostenib<strong>il</strong>i nei sistemi autonomistici mult<strong>il</strong>ivello, in<br />

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Quaderni del Dipartimento di Scienza e Storia del Diritto n. 31, 2007, pp. VIII, 264<br />

6. Astone, F. (a cura di), Verso un’amministrazione responsab<strong>il</strong>e, Giuffrè, 2005, pp. VII, 386 ss<br />

7. Astone, F., Il processo normativo dell’Unione Europea e le procedure nazionali per l’esecuzione<br />

<strong>degli</strong> obblighi comunitari, in Quaderni del Dipartimento di Scienza e Storia del Diritto n. 32, 2007, pp.<br />

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8. Astone, F., Strumenti di tutela e forme di risoluzione bonaria del contenzioso nel codice dei<br />

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danno: <strong>il</strong> caso spagnolo (storia breve di un sistema in controtendenza rispetto al contesto europeo), in<br />

Verso un’amministrazione responsab<strong>il</strong>e, Giuffrè, 2005, 1 ss.


10. Astone, F., Agenzie specializzate e “funzioni normative globali”: <strong>il</strong> caso della Organizzazione<br />

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11. Astone, F., L’integrazione amministrativa nell’Unione a venticinque, in Funzione Pubblica, n. 3,<br />

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12. Astone, F.; Romano Tassone, A. Ordinamenti nazionali e ordinamento europeo nell’Unione a 25,<br />

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13. .Astone, F., Erogazione dei servizi di r<strong>il</strong>evanza economica e modelli di gestione, in AA.VV., Codice<br />

delle cittadinanze, a cura di R. Ferrara, F. Manganaro e A. Romano Tassone, Giuffrè, 2006, 724 ss.<br />

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15. Astone, F., Strumenti di tutela e forme di risoluzione bonaria del contenzioso nel codice dei<br />

contratti pubblici (Relazione al Convegno dell’Ordine <strong>degli</strong> Avvocati di Messina) in Giustizia<br />

amministrativa Rivista di diritto pubblico, n. 5/2007 (www.giustamm.it)<br />

16. Astone, F., L’accordo bonario nel nuovo “sistema” <strong>degli</strong> strumenti di tutela codificato dal D.Lgs. n.<br />

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17. Astone, F., Codificazione dei procedimenti contrattuali e diritto comunitario <strong>degli</strong> appalti. Brevi<br />

riflessioni in merito al D. lgs. n. 163/2006, in <strong>Studi</strong> in onore di Leopoldo Mazzarolli, Cedam, 2007, Vol.<br />

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18. Astone, F., L’accodo bonario nel Codice <strong>degli</strong> appalti (art. 240, D.Lgs. 12.4.2006, n. 163), in<br />

Codice Ipertestuale della Giustizia Amministrativa, a cura di Battini S., Mattarella B.G., Sandulli A.,<br />

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19. Astone, F., La pubblicità dei bandi nel codice dei contratti pubblici, in Contratti pubblici: manuale<br />

della pubblicità legale in Sic<strong>il</strong>ia, a cura di Italia Oggi/M<strong>il</strong>ano Finanza, 2007, pp. 16 ss.<br />

20. Astone, F., Una proposta di riforma dell’art. 31 della legge n. 1150/42 (alla luce di alcune<br />

riflessioni in tema di procedure autorizzative in materia ambientale e deroghe alla competenza comunale<br />

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21. Astone, F., Brevi note in tema di autoproduzione dei servizi e rispetto del principio di concorrenza<br />

da parte <strong>degli</strong> enti locali, nel Volume Principi generali del diritto amministrativo ed autonomie<br />

territoriali, (a cura di F. Astone, M. Caldarera, F. Manganaro, A. Romano Tassone, F. Saitta) in Quaderni<br />

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22. Astone, F., Il diritto comunitario <strong>degli</strong> appalti pubblici ed <strong>il</strong> codice dei contratti, in Il nuovo codice<br />

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25. Bellantoni, G., Sequestro probatorio e processo penale (monografia), Piacenza, La Tribuna RCS,<br />

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26. Bellantoni, G., Commentario breve al codice di procedura penale, a cura di G.Conso e V.Grevi,<br />

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Corr.trib.(Ipsoa), 2006, p.2853 ss.


28. Bellantoni, G., Il trattamento dei condannati, in AA.VV., Manuale dell’esecuzione penitenziaria, a<br />

cura di P.Corso, Bologna, Monduzzi, 3^ ed., 2006, p. 65 ss.<br />

29. Bellantoni, G., Codice di procedura penale commentato, a cura di A.Giarda e G.Spangher, M<strong>il</strong>ano,<br />

Ipsoa, 3^ ed., 2007, sub artt. 247-252 (Perquisizioni)<br />

30. Bellantoni, G., Commento al codice di procedura penale, a cura di P.Corso, M<strong>il</strong>ano-Piacenza, RCS-<br />

La Tribuna, 2^ ed., 2007, sub artt. 697-699, 710-713, 720-721(Estradizione)<br />

31. Bellantoni, G., Commento al codice di procedura penale, a cura di P.Corso, M<strong>il</strong>ano-Piacenza, RCS-<br />

La Tribuna, 2^ ed., 2007, coordinatore del Libro VI (Procedimenti speciali)<br />

32. Bellantoni, G., Il procedimento penale per i delitti sessuali:un micro-sistema in evoluzione, in<br />

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36. Colacino, G., La legge 9 gennaio 2004 n. 6 e lo statuto di protezione dei soggetti 'deboli', in "Il<br />

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37. Cuccurullo C., Le collaborazioni tra pubblico e privato in sanità. Meccanismi di governance,<br />

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38. Cuccurullo C., Socializzare e comunicare la strategia in contesti pluralistici, in Anessi Pessina E.,<br />

Cantù E. (a cura di), Rapporto OASI 2007 sullo stato dell’aziendalizzazione nella sanità italiana, Egea,<br />

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39. Cuccurullo C., Gli approcci strategici nelle aziende sanitarie pubbliche: un’analisi preliminare,<br />

in Anessi Pessina E., Cantù E. (a cura di), Rapporto OASI 2006 sullo stato dell’aziendalizzazione<br />

nella sanità italiana, Egea, M<strong>il</strong>ano 2006<br />

40. Cuccurullo C., Le valutazioni comparative, in Viganò E. (a cura di), La sensib<strong>il</strong>ità al valore delle<br />

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41. Cuccurullo C., Meneguzzo M., Dai piani strategici ai piani per la salute: tendenze in atto nella<br />

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42. Cuccurullo C., Il ruolo della pubblica amministrazione nelle politiche di sv<strong>il</strong>uppo delle aree<br />

depresse: un'analisi system dynamics, Azienda pubblica, Vol. 18, Fasc.2, pp. 231- 250, 2005<br />

43. Cuccurullo C., I meccanismi di governance nelle collaborazioni formali tra pubblico e privato in<br />

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50. Daniele, V., Gli investimenti esteri nel Mezzogiorno in SVIMEZ, Rapporto 2006 sull’economia del<br />

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51. Daniele, V., La crescita nei paesi del Mediterraneo, in P. Malanima (a cura di), Rapporto sulle<br />

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responsab<strong>il</strong>ità dell’avvocato, Copanello 24 giugno 2006; in corso di stampa<br />

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92. Gargiulo U., Sulla definizione di equivalenza delle mansioni, in Giornale di diritto del lavoro e<br />

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95. Gargiulo U., Clausole di fungib<strong>il</strong>ità per “esigenze aziendali”: un nuovo disorientamento della


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Esposito M. (a cura di), Mansioni e professionalità nel pubblico impiego tra efficienza organizzativa e<br />

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98. La Torre, M., Constitutionalism and Legal Reasoning, Springer, Dordrecht 2007, pp. 207<br />

99. La Torre, M., La “lucha contra el derecho subjetivo”. Karl Larenz y la teoria nacionalsocialista del<br />

derecho, Spanish transl. by C. García Pascual, Dyckinson, Madrid 2008, pp. 406 (forthcoming)<br />

100. La Torre, M., Law as Institution, Springer, Dordrecht 2008 (forthcoming)<br />

101. La Torre, M., (together with A. Scerbo) Diritti, procedure, virtù. Seminari catanzaresi di f<strong>il</strong>osofia<br />

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104. La Torre, M., Europe's Constitution of Europe in Times of Empire, in "European Public Law", Vol.<br />

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105. La Torre, M., Global Citizenship? Political Rights Under Imperial Conditions, in "Ratio Juris",<br />

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Sozialph<strong>il</strong>osophie", Vol. 92, 2006, pp.164-194


107. La Torre, M., On Two Distinct and Opposed Versions of Natural Law: "Exclusive" Versus<br />

"Inclusive", in "Ratio Juris", Vol. 19, 2006, pp. 197-216<br />

108. La Torre, M., Une citoyenneté globale? Les droits politiques en régime imperial, in L'idée d'empire.<br />

Dans la penséee politique, historique, juridique et ph<strong>il</strong>osophique, ed. by Th. Menissier, Editions<br />

Harmattan Paris 2006 (ISBN 2-296-00843-7)<br />

109. La Torre, M., Nine Critiques to Alexy's Theory of Fundamental Rights, in Arguing Fundamental<br />

Rights, ed. by E. O. Eriksen and A. J. Menéndez, Springer, Dordrecht 2006, pp. 53-68 (ISBN 10: 1-4020-<br />

4918-8 (HB))<br />

110. La Torre, M., Ciudadanía y "gubernaculum" en el Tratado sobre la Constitución de la Unión<br />

Europea, in "Derechos y libertades", December 2006, pp. 41-55<br />

111. La Torre, M., Europa: Raíces, identidad y misión, in La Llum de les Imatges – Lux Mundi – Xàtiva<br />

2007. Libro de Estudios, Generalitat Valenciana, Valencia 2007, pp. 71-85<br />

112. La Torre, M., The Hierarchical Model and Hart's Concept of Law, in "Archiv für Rechts- und<br />

Sozialph<strong>il</strong>osophie", 2007, pp. 82-100<br />

113. La Torre, M., Diritti umani, in Questioni di vita o morte, ed. by M. La Torre, M. Lalatta Costerbosa<br />

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114. La Torre, M., La teoría del derecho de la tortura, en “Derecho y libertades”, Vol. 17, June 2007, pp.<br />

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115. La Torre, M., Il diritto come cultura e come scienza. Rodolfo de Stefano giusf<strong>il</strong>osofo, in “Ragion<br />

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116. La Torre, M., “Giuristi cattivi cristiani”. Tortura e principio di legalità, in “Quaderni fiorentini per<br />

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117. La Torre, M., Républica y destino, in “Derechos y libertades”, 2008 (forthcoming)


118. La Torre, M., Prefazione, in Diritti, procedure, virtù, a cura di M. La Torre e A. Scerbo,<br />

Giappichelli, Torino, 2005, pp. i-iii<br />

119. La Torre, M., Weinberger, Ota, in Enciclopedia F<strong>il</strong>osofica, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 2006<br />

120. La Torre, M., Argomentazione, Teorie della, in Enciclopedia F<strong>il</strong>osofica, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 2006<br />

121. La Torre, M., Istituzione, in Enciclopedia F<strong>il</strong>osofica, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 2006<br />

122. La Torre, M., Istituzionalismo, in Enciclopedia F<strong>il</strong>osofica, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 2006<br />

123. La Torre, M., Paresce, Enrico, in Enciclopedia F<strong>il</strong>osofica, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 2006<br />

124. La Torre, M., Alexy, Robert, in Enciclopedia F<strong>il</strong>osofica, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 2006<br />

125. La Torre, M., Larenz, Karl, in Enciclopedia F<strong>il</strong>osofica, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 2006<br />

126. La Torre, M., Presentazione, in Questioni di di vita o morte, ed. by M. La Torre, M. Lalatta<br />

Costerbosa, and A. Scerbo, Giappichelli, Torino, 2007, pp. xi-xiv<br />

127. La Torre, U. (a cura di), Scritti in memoria di Elio Fanara (in collaborazione con G. Moschella, F.<br />

Pellegrino, M. P. Rizzo e G. Vermiglio), vol. I, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2006, pp. 802<br />

128. La Torre, U., Obblighi e responsab<strong>il</strong>ità del gestore della sicurezza, in AA. VV. (a cura di M.<br />

Deiana), Aeroporti e responsab<strong>il</strong>ità ISDIT, Cagliari, 2005, pp. 83-103<br />

129. La Torre, U., Competenze e responsab<strong>il</strong>ità dell’equipaggio di aeromob<strong>il</strong>e: prof<strong>il</strong>i normativi, in<br />

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130. La Torre, U., La responsab<strong>il</strong>ità del vettore per le operazioni di imbarco e sbarco, in AA.VV. (a cura<br />

di L. Masala – E.G. Rosafio), Trasporto aereo e tutela del passeggero nella prospettiva europea, M<strong>il</strong>ano,<br />

Giuffrè, 2006, pp. 153-178


131. La Torre, U., Sicurezza aerea e oneri del passeggero, in Diritto del turismo, 4, 2007, pp. 5- 11<br />

132. La Torre, U., Ospite e membro di equipaggio: una singolare commistione, in Diritto del turismo, 4,<br />

2006, pp. 234-239<br />

133. La Torre, U., La società d'armamento, in Aa.Vv. (a cura di A. Antonini), Trattato breve di diritto<br />

marittimo, vol. I, M<strong>il</strong>ano, Giuffrè, 2007, pp.131-149<br />

134. La Torre, U., Commento agli articoli 471, 493, 553, 562, 572, 622, 652, 685 292-321 del codice<br />

della navigazione, in Le assicurazioni, a cura di A. La Torre, II edizione aggiornata ed ampliata, Giuffrè,<br />

M<strong>il</strong>ano, 2007, pp. 625-642<br />

135. La Torre, U., Codice della navigazione esplicato, Commento ai capi IV e IV del codice della<br />

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http://www.giureta.unipa.it/codice_della_navigazione_esplica.htm, Vol. V/2007, pp.1-34<br />

136. La Torre, U., presentazione del Volume, scritto dal prof. Guido Camarda, dal titolo: “Il soccorso in<br />

mare. Prof<strong>il</strong>i contrattuali ed extracontrattuali, in Trattato di diritto civ<strong>il</strong>e e commerciale (già diretto da<br />

Cicu, Messineo e Mengoni e continuato da Schlesinger), vol. LIV, in Riv. dir. ec. dei trasporti e<br />

dell'ambiente, V/2007, http://www.giureta.unipa.it/VolumeV2007/index.html<br />

137. Licandro, O., La schiava di Moregine tra prostituzione e affectio domini, in Minima Epigraphica et<br />

Papyrologica VII-VIII (2004-2005) fasc. 9-10<br />

138. Licandro, O., L'arm<strong>il</strong>la di Moregine: segni di un'affectio domini?, in AA.VV., Moregine, Suburbio<br />

'portuale' di Pompei (a cura di V. Scarano Ussani), Loffredo Editore, Napoli 2005<br />

139. Licandro, O., Domic<strong>il</strong>ium habere. Persona e territorio nella disciplina del domic<strong>il</strong>io romano,<br />

Torino 2005


140. Licandro, O., Domic<strong>il</strong>ium e incolae tra repubblica e principato, in Étrangers dans la cité romaine.<br />

Actes du Colloque de Valenciennes (octobre 2005), Presses Universitaires de Rennes 2007<br />

141. Licandro, O., Pomponio e l'incola. Osservazioni su D. 50.16.239.2 (Pomp. l. sing. ench.) alla luce di<br />

lex Urs. cap. 98 e lex Irn. cap. 83, in <strong>Studi</strong> in memoria di Gennaro Franciosi, Napoli 2007<br />

142. Licandro, O., La prefettura d'Egitto tra conservazione e innovazione istituzionale, in <strong>Studi</strong> per<br />

Giovanni Nicosia IV, M<strong>il</strong>ano 2007<br />

143. Licandro, O., Dalla lex Claudia de quaestu senatorum alla lex Iulia de repetundis, ovvero del<br />

conflitto d'interessi nell'antica Roma, in <strong>Studi</strong> per Luigi Labruna IV, Napoli 2007<br />

144. Morelli, A., Le modifiche al sistema elettorale in Calabria: prof<strong>il</strong>i d’incostituzionalità? (17 febbraio<br />

2005), in Forum di Quad. cost., p. 1-2<br />

145. Morelli, A., Simboli e valori della democrazia costituzionale, in AA.VV., Symbolon/diabolon.<br />

Simboli, religioni, diritti nell’Europa multiculturale, a cura di E. Dieni-A. Ferrari-V. Pac<strong>il</strong>lo, Bologna<br />

2005, p. 167-191<br />

146. Morelli, A., Dalla distinzione per modelli di giustizia costituzionale ad una classificazione per<br />

istituti (note metodico-dogmatiche in merito alla “concretezza” del giudizio sulle leggi), in AA.VV.,<br />

Scritti dei dottorandi in onore di Alessandro Pizzorusso, Torino 2005, p. 467-475<br />

147. Morelli, A., Il giuramento di fedeltà alla bandiera: «deismo cerimoniale» o violazione<br />

dell’Establishment Clause? Una complessa (e irrisolta) questione al vaglio della Corte Suprema<br />

statunitense, in Dir. pubbl. comp. eur., I/2005, p. 281-288


148. Morelli, A., Il problematico “b<strong>il</strong>anciamento” tra stab<strong>il</strong>ità di governo e rappresentanza delle<br />

minoranze nella legislazione regionale sui sistemi elettorali, in Le Istituzioni del Federalismo, 2/2005, p.<br />

201-223<br />

149. Morelli, A., Simboli, religioni e valori nelle democrazie costituzionali contemporanee, Testo<br />

rielaborato dell’Intervento introduttivo al seminario sul tema Simboli e valori della democrazia<br />

costituzionale, tenutosi a Ferrara <strong>il</strong> 19 apr<strong>il</strong>e 2005, in www.forumcostituzionale.it (e, con <strong>il</strong> titolo Simboli,<br />

religioni e valori negli ordinamenti democratici, in AA.VV., I simboli religiosi tra diritto e culture, a cura<br />

di E. Dieni-A. Ferrari-V. Pac<strong>il</strong>lo, M<strong>il</strong>ano 2006, p. 85-124)<br />

150. Morelli, A., Voce Fedeltà alla Repubblica, in Dizionario di diritto pubblico, diretto da S. Cassese,<br />

Coordinatori M. Catenacci-A. Celotto-E. Chiti-A. Gioia-G. Napoletano-L. Salvini, III, M<strong>il</strong>ano 2006, p.<br />

2468-2474<br />

151. Morelli, A., Il ruolo e le funzioni della Corte costituzionale nella dinamica dell’ordinamento<br />

democratico, in AA.VV., La ridefinizione della forma di governo attraverso la giurisprudenza<br />

costituzionale, a cura di A. Ruggeri, Napoli 2006, p. 401- 436<br />

152. Morelli, A., Un ossimoro costituzionale: <strong>il</strong> crocifisso simbolo di laicità, in Forum di Quad. cost. (e,<br />

con <strong>il</strong> titolo Se <strong>il</strong> crocifisso è simbolo di laicità. L’ossimoro costituzionale è servito, in Diritto e giustizia,<br />

n. 10/2006, p. 66-68)<br />

153. Morelli, A., Illegittimità conseguenziale delle leggi ed effettività della tutela giurisdizionale, in<br />

AA.VV., «Effettività» e «seguito» delle tecniche decisorie della Corte costituzionale, a cura di R. Bin-G.<br />

Brunelli-A. Pugiotto-P. Veronesi, Napoli 2006, p. 163-180<br />

154. Morelli, A., Il dovere di fedeltà alla Repubblica, Relazione al Convegno annuale del Gruppo di Pisa<br />

su I doveri costituzionali nella giurisprudenza della Corte, Acqui Terme (Alessandria), 9-10 giugno 2006,<br />

in AA.VV., I doveri costituzionali: la prospettiva del giudice delle leggi, a cura di R. Balduzzi-M. Cavino-<br />

E. Grosso-J. Luther, Torino 2007, p. 140-205


155. Morelli, A., Quando la Corte decide di non decidere. Mancato ricorso all’<strong>il</strong>legittimità<br />

conseguenziale e selezione discrezionale dei casi (nota a margine dell’ord. n. 369 del 2006), nel Forum di<br />

Quad. cost., in rete (e, con <strong>il</strong> titolo Fecondazione assistita: quando la Corte decide di non decidere, in<br />

Quad. cost., 1/2007, p. 154-156)<br />

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Italia y Portugal (siglos XIV-XX)” San Cristóbal de la Laguna. 17-19 ottobre 2005. (vol. II, pp. 577-634).<br />

La Laguna, Universidad de La Laguna, 2007<br />

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volume (S. Cavaciocchi Ed.), Firenze, University press, 2008)<br />

161. Ostuni, N., Un patrimonio industriale integrato. Ferrovia e opifici nel golfo di Napoli, relazione<br />

presentata al convegno “L’Archeologia industriale e <strong>il</strong> mare” Genova 25-27 ottobre 2007<br />

162. Ostuni, N., B<strong>il</strong>ancio dello stato, fiscalità e spesa pubblica nel regno di Napoli (secolo XVIII), in<br />

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e 1904-1946<br />

169. Romano, G., Interessi e poteri di controllo nell’attuazione del rapporto obbligatorio, in «Interesse<br />

e potere di controllo nei rapporti di diritto civ<strong>il</strong>e» a cura di Raffaele Di Raimo, Napoli, 2006, pp. 57-129<br />

170. Romano, G., Equ<strong>il</strong>ibrio e meritevolezza nel rapporto obbligatorio (a proposito della inesigib<strong>il</strong>ità<br />

della prestazione), in I rapporti civ<strong>il</strong>istici nell’interpretazione della Corte costituzionale, atti del<br />

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M<strong>il</strong>ano (Giuffrè) 2005, 167 ss.


173. Saitta, F., Un abbozzo di codificazione per l’esecuzione amministrativa (note a margine dell’art. 21-<br />

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a cura di N. Paolantonio, A. Police e A. Zito, Torino (Giappichelli) 2005, 437 ss.<br />

174. Saitta, F., L’istruttoria del processo contab<strong>il</strong>e nello spiri- to del novellato art. 111 della<br />

Costituzione (Relazione al- la Giornata di studio su: «L’istruttoria delegata nel giudi- zio contab<strong>il</strong>e» -<br />

Cagliari, 23 giugno 2005), in www.lexitalia.it, n. 6/2005, in www.amcorteconti.it e in Riv. Corte conti<br />

2005, n. 6, 345 ss.<br />

175. Saitta, F., Del dovere del cittadino di informare la pub- blica amministrazione e delle sue possib<strong>il</strong>i<br />

implicazioni, in I nuovi diritti di cittadinanza: <strong>il</strong> diritto d’informazione (Atti del Convegno di Copanello,<br />

25-26 giugno 2004), a cura di F. Manganaro e A. Romano Tassone, Torino (Giappichelli) 2005, 111 ss.<br />

176. Saitta, F., Valore del precedente giudiziale e certezza del diritto nel processo amministrativo del<br />

terzo m<strong>il</strong>lennio, in Dir. amm. 2005, 585 ss.<br />

177. Saitta, F., La Plenaria interpreta (in parte) la «204»; ma è improbab<strong>il</strong>e che finisca qui, in Foro<br />

amm.: CdS 2005, 2094 ss.<br />

178. Saitta, F. Artt. 13, 14, 15, 65, 66, 67, 68, 70, 71, 72, 128, 165, 174, in Commentario al Codice dei<br />

beni culturali e del paesaggio, a cura di G. Trotta, G. Caia e N. Aicardi, in Nuove leggi civ. comm. 2005,<br />

1145-1163, 1315-1346 e 1477-1482; 2006, 239-240 e 271-275<br />

179. Saitta, F., Autonomia universitaria ed equipollenza (sostanziale) dei titoli di studio: una<br />

«disuguaglianza sostenib<strong>il</strong>e» o è meglio abolirne <strong>il</strong> valore legale?, in Riv. giur. scuola 2006, 37 ss. e in Le<br />

disuguaglianze sosteni- b<strong>il</strong>i nei sistemi autonomistici mult<strong>il</strong>ivello (Atti del Convegno di Copanello, 1-2<br />

luglio 2005), a cura di F. Asto- ne, M. Caldarera, F. Manganaro, A. Romano Tassone e F. Saitta,<br />

Giappichelli, Torino, 2006, 193 ss.<br />

180. Saitta, F., Cittadinanza, partecipazione procedimentale e globalizzazione (Appunti preliminari sulle<br />

funzioni del- l’istituto partecipativo nell’era del diritto globale), in Codice delle cittadinanze, a cura di R.<br />

Ferrara, F. Manga- naro e A. Romano Tassone, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano 2006, 331 ss.


181. Saitta, F., Codice dei contratti pubblici e tutela giurisdi- zionale: prime riflessioni (Relazione alla<br />

Giornata di stu- dio su: «Il nuovo Codice dei contratti pubblici: prime ri- flessioni» - Lamezia Terme, 18<br />

maggio 2006), in www.giustamm.it, n. 5/2006 e in Le Corti Calabresi 2006, 411 ss.<br />

182. Saitta, F., Istruzione e formazione professionale, in Il di- ritto amministrativo dopo le riforme<br />

costituzionali, a cu- ra di G. Corso e V. Lop<strong>il</strong>ato, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2006, Parte speciale, vol. II, 331 ss.<br />

183. Saitta, F., L’atipicità delle misure cautelari nel processo amministrativo, tra mito e realtà, in<br />

www.giustizia-am- ministrativa.it, in Giurisdizione Amministrativa 2006, IV, 215 ss., e in Scritti in<br />

onore di V. Spagnuolo Vigorita, Editoriale Scientifica, Napoli, 2007, 1223 ss.<br />

184. Saitta, F., Appunti preliminari per un’analisi economica del processo amministrativo<br />

(Comunicazione al Conve- gno su: «Analisi economica e diritto amministrativo» - Venezia, 28-29<br />

settembre 2006), in www.diritto-amministrativo.org, in Dir. econ. 2006, 489 ss., e in ASSOCIAZIONE<br />

ITALIANA DEI PROFESSORI DI DIRITTO AMMINISTRATIVO, Annuario 2006, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano 2007, 281 ss.<br />

185. Saitta, F., Nuove riflessioni sul trattamento processuale dell’omessa comunicazione di avvio del<br />

procedimento: gli artt. 8, ultimo comma, e 21-octies, 2° comma, della legge n. 241 del 1990 a confronto,<br />

in Foro amm.: TAR 2006, 2295 ss., e in Scritti in onore di L. Mazzarolli, Cedam, Padova, 2007<br />

186. Saitta, F., Art. 113, in Commentario alla Costituzione, a cura di R. Bifulco, A. Celotto e M. Olivetti,<br />

UTET, Torino, 2006, III, 2136 ss.<br />

187. Saitta, F., La legislazione regionale sic<strong>il</strong>iana sui parchi tra tutela del paesaggio e dell’ambiente<br />

naturale e svi- luppo economico e sociale, in Sv<strong>il</strong>uppo sostenib<strong>il</strong>e e re- gime giuridico dei parchi (Atti del<br />

Convegno di Polizzi Generosa, 20 ottobre 2006), a cura di M. Immordino e N. Gullo, Napoli (Editoriale<br />

Scientifica), in corso di pubbli- cazione, e in Riv. giur. amb. 2007, 159 ss.<br />

188. Saitta, F., Governo della sanità e falsa «tecnocrazia»: cronaca di un fallimento annunciato, in La<br />

dirigenza pubblica: analisi e prospettive (Atti del Convegno di Pa- lermo, 1-2 dicembre 2006), a cura di<br />

M.P. Chiti e R. Ur- si, Giappichelli, Torino, 2007, 293 ss., e in San. pubbl. 2007, 5 ss.


189. Saitta, F., Sulla negoziab<strong>il</strong>ità delle condizioni cui subor- dinare la sanatoria <strong>degli</strong> abusi ed<strong>il</strong>izi:<br />

notazioni su un’i- nusuale ipotesi di accordo integrativo, in www.federali- smi.it, n. 6/2007, e in Riv.<br />

giur. ed<strong>il</strong>. 2007, I, 728 ss.<br />

190. Saitta, F., Principi generali del diritto amministrativo ed autonomie territoriali (cur. con F. Astone,<br />

M. Caldarera, F. Manganaro e A. Romano Tassone), Giappichelli, Torino, 2007<br />

191. Saitta, F., Il giudizio in materia di operazioni elettorali: primo grado, in Codice ipertestuale della<br />

giustizia am- ministrativa, diretto da S. Battini, B.G. Mattarella, A. Sandulli e G. Vesperini, UTET,<br />

Torino, 2007, 898 ss.<br />

192. Saitta, F., Il giudizio in materia di operazioni elettorali: secondo grado, ivi, 904 ss.<br />

193. Saitta, F., Alla ricerca di un parere (ovvero della diffic<strong>il</strong>e semplificazione del ricorso<br />

straordinario): noterelle su una discutib<strong>il</strong>e interpretazione dell’art. 11 comma 2, d.P.R. n. 1199 del 1971,<br />

in Foro amm.: CdS 2007, 2316 ss.<br />

194. Saitta, F., L’impugnazione del permesso di costruire nell’evoluzione giurisprudenziale: da azione<br />

popolare a mero (ed imprecisato) ampliamento della legittimazione a ricorrere, in www.lexitalia.it, n. 7-<br />

8/2007, in Riv. giur. ed<strong>il</strong>. 2007, e in Cittadinanza ed azioni popolari (Atti del Convegno di Copanello, 29-<br />

30 giugno 2007), a cura di F. Astone, M. Caldarera, F. Manganaro, A. Romano Tassone e F. Saitta,<br />

Editoriale Scientifica, Napoli in corso di pubblicazione<br />

195. Saitta, F., Burocrazia e indirizzo politico: <strong>il</strong> modello della Corte costituzionale (Relazione al<br />

Convegno su: «Il dirit- to amministrativo nella giurisprudenza della Corte costi- tuzionale» - Bologna, 27-<br />

28 settembre 2007), in www.di- ritto-amministrativo.org, in Diritto e processo ammini- strativo, in<br />

corso di pubblicazione, e in ASSOCIAZIONE ITALIANA DEI PROFESSORI DI DIRITTO AMMINISTRATIVO,<br />

Annuario 2007, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, in corso di pubblicazione<br />

196. Scerbo, A., Diritti, procedure, virtù. Seminari catanzaresi di f<strong>il</strong>osofia del diritto, a cura di La Torre<br />

M. e Scerbo A., Giappichelli, Torino, 2005<br />

197. Scerbo, A., Questioni di vita o morte. Etica pratica, bioetica e f<strong>il</strong>osofa del diritto, a cura di La Torre<br />

M., Lalatta Costerbosa M..e Scerbo A., Giappichelli, Torino, 2007


198. Scerbo, A., Il ruolo della cittadinanza nel processo democratico di integrazione sociale, in A.<br />

ANASTASI, a cura di, Immigrazioni internazionali e democrazia partecipativa. Interazione, tolleranza e<br />

reciprocità, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2005, pp. 65-77<br />

199. Scerbo, A., Immigrazione e diritto: dall’individuo alla persona, in Immigrazione, diritti,<br />

Costituzione, Opuscoli del DOPES, Catanzaro, 2005, pp. 41-52<br />

200. Scerbo, A., Noi e gli altri: un breve cammino tra leggi e sentenze, in D’agostino F., Sapienza R. e<br />

SCERBO A., Immigrazione. Fra accoglienza e rifiuto, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2005, pp. 45-60<br />

201. Scerbo, A., Processo democratico e globalizzazione, in “L’Ircocervo. Rivista elettronica di<br />

metodologia giuridica, teoria generale del diritto e dottrina dello stato”, 2005, n. 2<br />

202. Scerbo, A., Dall’autorità al consenso: spunti metodologici e riflessioni, in “Funzione pubblica”,<br />

2005, n. 2, pp. 59-63<br />

203. Scerbo, A., Il passo sospeso della libertà: <strong>il</strong> diritto d’as<strong>il</strong>o nell’ordinamento italiano, in. B<strong>il</strong>otta<br />

B.M –Cappelletti F.A., Il diritto d’as<strong>il</strong>o, Cedam, Padova, 2006, pp. 101-126<br />

204. Scerbo, A., I d<strong>il</strong>emmi della società globalizzata e <strong>il</strong> recupero della vera politica, in AA.VV., La<br />

luce nel tunnel. Per una speranza certa, Catanzaro, 2006, pp. 57-72<br />

205. Scerbo, A., Procreazione medicalmente assistita, in La Torre M., Lalatta Costerbosa M.e Scerbo A.,<br />

a cura di, Questioni di vita o morte. Etica pratica, bioetica e f<strong>il</strong>osofa del diritto Giappichelli, Torino,<br />

2007, pp. 170-190<br />

206. Sia, A.M.L., Saggio su: “Osservazioni sull’applicazione della Convenzione Unidroit del 2001 ai<br />

contratti di vendita ai sensi del Protocollo aeronautico” in “Il Protocollo aeronautico annesso alla<br />

Convenzione relativa alle garanzie internazionali sui beni mob<strong>il</strong>i strumentali”, a cura di Tullio L.,<br />

CEDAM, Padova, 2005, pp. 121–158


207. Sia, A.M.L., Commento agli articoli 514-547 (Parte Prima, Libro II, Titolo V, “Delle<br />

assicurazioni”) per <strong>il</strong> “Codice della navigazione esplicato” a cura di Camarda G., in Rivista di Diritto<br />

dell'Economia, dei Trasporti e dell'Ambiente in www.giureta.unipa.it, pp. 1-49<br />

208. Sia, A.M.L., Saggio su: “La disciplina giuridica dello sci nautico” in “Trattato di diritto<br />

marittimo. Scritti in onore di Guido De Vita”, (a cura di Antonini A.) di prossima pubblicazione per i<br />

tipi della Giuffré, M<strong>il</strong>ano, pp. 1-17<br />

209. Sia, A.M.L., Voce “Urto di navi e di aeromob<strong>il</strong>i”, nel “Dizionario di diritto privato” a cura di Irti<br />

N. in corso di pubblicazione per i tipi della Giuffré, M<strong>il</strong>ano, pp. 1-16<br />

210. Sia, A.M.L., Saggio su: “L’urto di navi e di aeromob<strong>il</strong>i tra disciplina speciale e diritto comune” in<br />

Scritti in memoria di Elio Fanara (a cura di La Torre, Moschella, Pellegrino, Rizzo, Vermiglio) in corso<br />

di pubblicazione per i tipi della Giuffré, M<strong>il</strong>ano, pp. 1-33<br />

211. Trimarchi, M., L’arte contemporanea italiana nel mondo. Analisi e strumenti (con P.L. Sacco e W.<br />

Santagata), Skira, M<strong>il</strong>ano, 2005<br />

212. Trimarchi, M., Sette idee per la cultura. Patrimonio e innovazione (curatore, con F. Severino),<br />

LabItalia, Roma, 2005<br />

213. Trimarchi, M., Archeologia, spettacolo, turismo. La valorizzazione dei teatri antichi del<br />

Mediterraneo sul mercato del turismo culturale, (curatore, con L. Malcangio e M. Treu), Formez, Roma,<br />

2007<br />

214. Trimarchi, M., Turismo culturale e crescita del territorio. Identità, tradizioni e piaceri nel<br />

Monferrato (curatore, con W. Santagata), Angeli, M<strong>il</strong>ano, 2007<br />

215. Trimarchi, M., curatore della sezione monografica “La cooperazione culturale internazionale”,<br />

Economia della cultura, 2007, n. 2


216. Trimarchi, M., Il patrimonio culturale italiano tra vincoli e opportunità: la prospettiva economica,<br />

in Regioni e ragioni nel nuovo codice dei beni culturali e del paesaggio (a cura di V. Cicala e M.P.<br />

Guermandi), IBC, Bologna, 2005, pp. 83-90<br />

217. Trimarchi, M., Le politiche di promozione dell’arte contemporanea all’estero: modelli, strumenti e<br />

meccanismi d’azione (con M. Lavanga), in L’arte contemporanea italiana nel mondo. Analisi e strumenti<br />

(a cura di P.L. Sacco, W. Santagata e M. Trimarchi), Skira, M<strong>il</strong>ano, 2005, pp. 99-128<br />

218. Trimarchi, M., “Introduzione” (con F. Severino), in Sette idee per la cultura. Patrimonio e<br />

innovazione (a cura di F. Severino e M. Trimarchi), LabItalia, Roma, 2005, pp. 4-6<br />

219. Trimarchi, M., L’impatto economico della produzione culturale, in Sette idee per la cultura.<br />

Patrimonio e innovazione (a cura di F. Severino e M. Trimarchi), LabItalia, Roma, 2005, pp. 68-79<br />

220. Trimarchi, M., Il teatro italiano tra mercati e botteghe: verso <strong>il</strong> ridisegno dell’assetto economico<br />

(con S. Deganutto), in Il teatro possib<strong>il</strong>e (a cura di M. Gallina), Angeli, M<strong>il</strong>ano, 2005, pp. 198-215<br />

221. Trimarchi, M., “Prefazione” in I mestieri del patrimonio. Professioni e mercato del lavoro nei beni<br />

culturali in Italia (di E.Cabasino), Angeli, M<strong>il</strong>ano, 2005, pp. 11-13<br />

222. Trimarchi, M., Progetti culturali e sv<strong>il</strong>uppo territoriale sostenib<strong>il</strong>e, in Agorà di pietra. Metodi e<br />

metodologie di conservazione e tutela attiva dei luoghi storici (a cura di A. Roncolini), Il F<strong>il</strong>o, Roma,<br />

2005, pp. 85-93<br />

223. Trimarchi, M., La forma dell’arte. Modelli istituzionali e organizzativi nel settore culturale italiano,<br />

in Relazioni vincenti: conquistare le imprese oltre lo sponsor, Sipi, Roma, 2005, pp. 21-32<br />

224. Trimarchi, M., L’evoluzione del prodotto culturale, in Un marketing per la cultura (a cura di F.<br />

Severino), Angeli, M<strong>il</strong>ano, 2005, pp. 17-30<br />

225. Trimarchi, M., Chi ha paura delle Regioni? Valori, interessi e regole, Economia della cultura, n. 1,<br />

2006, pp. 67-78


226. Trimarchi, M., “Prefazione”, in Pianificazione e controllo delle organizzazioni culturali. Analisi<br />

teorica e casi di studio (di P. Paoli), Angeli, M<strong>il</strong>ano, 2006, pp. 11-13<br />

227. Trimarchi, M., Regime fiscale e forme di sostegno alla cultura: una lettura critica, in L’annuario<br />

del turismo e della cultura 2007 (a cura della Direzione <strong>Studi</strong> e Ricerche del Touring Club Italiano),<br />

Touring Editore, M<strong>il</strong>ano, 2007, pp. 437-8<br />

228. Trimarchi, M., Dal Grand Tour ai piani di gestione: valorizzazione e sostenib<strong>il</strong>ità dei teatri antichi<br />

(con L. Malcangio e M. Treu), in Archeologia, spettacolo, turismo. La valorizzazione dei teatri antichi del<br />

Mediterraneo sul mercato del turismo culturale (a cura di L. Malcangio, M. Treu e M. Trimarchi),<br />

Formez, Roma, 2007, pp. 15-21<br />

229. Trimarchi, M., Criteri di compatib<strong>il</strong>ità e sostenib<strong>il</strong>ità per la valorizzazione delle risorse culturali: i<br />

teatri antichi nel bacino Mediterraneo, Archeologia, spettacolo, turismo. La valorizzazione dei teatri<br />

antichi del Mediterraneo sul mercato del turismo culturale (a cura di L. Malcangio, M. Treu e M.<br />

Trimarchi), Formez, Roma, 2007, pp. 55-75<br />

230. Trimarchi, M., Le risorse culturali e la crescita del territorio (con M. Friel), in Italia, una regione<br />

d’Europa (a cura di S. Gaddoni), Patron, Bologna, 2007, pp. 83-118<br />

231. Trimarchi, M., La città molteplice e <strong>il</strong> cultural divide: agenda per un’economia metropolitana, in<br />

Città satellite? Le Laives d’Europa: quale sv<strong>il</strong>uppo attraverso la cultura (a cura di G. Tavano Blessi),<br />

Meltemi, Roma, 2007, pp. 23-34<br />

232. Trimarchi, M., I fantasmi dell’opera: la lirica in Italia tra nostalgia e imprenditorialità (con R.<br />

Ponchio), Ticonzero. Knowledge and Ideas for Emerging Leaders (http://www.ticonzero.info), n. 78, 2007<br />

233. Trimarchi, M., Indirizzi di sv<strong>il</strong>uppo, in Turismo culturale e crescita del territorio. Identità,<br />

tradizioni e piaceri nel Monferrato (a cura di W. Santagata e M. Trimarchi), Angeli, M<strong>il</strong>ano, 2007, pp.<br />

195-222


234. Trimarchi, M., Strategie culturali: un paradigma di sv<strong>il</strong>uppo del territori, in <strong>Studi</strong>o e monitoraggio<br />

dell’offerta teatrale in Alto Adige 2005 (a cura di C. Costa e A. Taormina), Provincia Autonoma di<br />

Bolzano-Alto Adige, 2007, pp. 70-75<br />

235. Trojsi, A., Lavoro pubblico e riparto di potestà normativa, in Il lavoro nelle Pubbliche<br />

Amministrazioni, 2005, n. 3-4, I, pp. 491-543;<br />

236. Trojsi, A., I contratti di collaborazione coordinata e continuativa negli enti locali: condizioni di<br />

uso e funzioni amministrative, in Aa.Vv., «Organizzazione e lavoro negli enti locali», Rubbettino, Soveria<br />

Mannelli, 2005, pp. 137-152<br />

237. Trojsi, A., Cosa cambia nel Federalismo solidale. Le funzioni amministrative in materia di mercato<br />

del lavoro nel disegno di legge campano, Intervento svolto al Convegno su «La riforma del mercato del<br />

lavoro in Campania» (Napoli, 24 gennaio 2005), in www.denaro.it, 2005, pp. 1-3;<br />

238. Trojsi, A., La concertazione locale nel nuovo quadro istituzionale, in Mario Rusciano, Carlo Zoli e<br />

Lorenzo Zoppoli (a cura di), «Istituzioni e regole del lavoro flessib<strong>il</strong>e», Editoriale scientifica, Napoli,<br />

2006, pp. 37-48 (pubblicato anche in Aa.Vv., «Analisi delle esperienze di concertazione territoriale»,<br />

Opuscolo DOPES n. 15, Catanzaro, 2006, pp. 23-47)<br />

239. Trojsi, A., La “partecipazione” sindacale alle informazioni dell’impresa, in Aa.Vv.,<br />

«Rappresentanza collettiva dei lavoratori e diritti di partecipazione alla gestione delle imprese», Atti delle<br />

Giornate di <strong>Studi</strong>o di Diritto del Lavoro. Lecce, 27-28 maggio 2005, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano, 2006, pp. 368-386<br />

240. Trojsi, A., Potestà legislativa e dirigenza regionale, in Argomenti di diritto del lavoro, 2007, n. 1, I,<br />

pp. 57-74<br />

241. Trojsi, A., Competenze legislative e funzioni amministrative sulla “sicurezza del lavoro”, in Mario<br />

Rusciano e Gaetano Natullo (a cura di), «Ambiente e sicurezza del lavoro», volume VIII della collana<br />

«Diritto del lavoro» diretta da Franco Carinci, Utet, Torino, 2007, pp. 23-76<br />

242. Trojsi, A., La potestà regionale in materia di lavoro, in Rivista giuridica del lavoro e della<br />

previdenza sociale, 2007, n. 3, I, pp. 651-671


243. Trojsi, A., La dirigenza regionale: assetto delle competenze legislative e principio di distinzione tra<br />

politica e amministrazione, in Andrea Patroni Griffi (a cura di), «Il governo delle Regioni tra politica e<br />

amministrazione. Principi e modelli nei settori qualità delle regole, sanità, ambiente e territorio»,<br />

Giappichelli, Torino, 2007, pp. 101-150<br />

244. Trojsi, A., Le regole sul lavoro e sul sindacato nei Paesi del Mediterraneo sud-orientale, in Diritti<br />

lavori mercati, 2007, n. 1, pp. 185-214 [in corso di pubblicazione anche in Maria Donzelli (a cura di),<br />

«Relazioni socio-economiche e culturali euro-mediterranee. Europa, Mezzogiorno, Mediterraneo.<br />

Materiali e strumenti», Centro Stampa Editoriale dell’Università <strong>degli</strong> studi «L’Orientale», Napoli, 2007]<br />

245. Trojsi, A., Vincoli costituzionali e sistema delle fonti regionali in materia di lavoro, in Lorenzo<br />

Zoppoli (a cura di), «La legislazione regionale in materia di lavoro. <strong>Studi</strong> preparatori», Arlav, Napoli,<br />

2007, pp. 27-47<br />

246. Trojsi, A., La legislazione regionale in materia di sicurezza del lavoro, in Lorenzo Zoppoli (a cura<br />

di), «La legislazione regionale in materia di lavoro. <strong>Studi</strong> preparatori», Arlav, Napoli, 2007, pp. 1-40<br />

247. Trojsi, A., L’infortunio in itinere, in Diritti lavori mercati, 2007, n. 2, pp. 399-424<br />

248. Trojsi, A., Le competenze sull’istruzione, Intervento svolto all’Incontro su «Politiche per<br />

l’istruzione, assetti organizzativi e risorse umane nella Provincia di Napoli» (Napoli, 1 dicembre 2006), in<br />

www.eticapubblica.com/DOCUMENTI/Trojsi%20_Le_competenze_sull'istruzione.pdf, 2007, pp. 1-3<br />

249. Trojsi, A., Lavoro pubblico regionale: storia e regole, in corso di pubblicazione in Le istituzioni del<br />

federalismo, 2007, n. 6<br />

250. Trojsi, A., Dirigenza regionale e dirigenza locale: <strong>il</strong> riparto di potestà normativa, in corso di<br />

pubblicazione in Le Regioni, 2008, n. 1<br />

251. Trojsi, A., Il rapporto di lavoro alle dipendenze <strong>degli</strong> enti regionali e locali, in corso di<br />

pubblicazione in Diritto delle relazioni industriali, 2008, n. 2 [nonché in Giuseppe Palma (a cura di),<br />

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252. Trojsi, A., Sulla tutela dell’identità genetica del lavoratore, in corso di pubblicazione in Giornale di<br />

diritto del lavoro e di relazioni industriali, 2008, n. 2<br />

253. Trojsi, A., Dirigenza regionale e dirigenza locale: <strong>il</strong> differente riparto di potestà normativa, in<br />

corso di pubblicazione in Lavoro e previdenza oggi, 2008, supplemento<br />

254. Trojsi, A., Voce «Lavoro nelle pubbliche amministrazioni. II. Amministrazione regionale», in corso<br />

di pubblicazione in Digesto delle discipline privatistiche – sezione commerciale, Aggiornamento, 2008<br />

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256. Trotta, A., Donne e mondo <strong>degli</strong> affari: analisi teoriche ed evidenze empiriche, in Obiettivo<br />

Calabria, marzo-apr<strong>il</strong>e, 2007<br />

257. Trotta, A.; Mauro, M., Il rapporto banca-microimpresa artigiana nella provincia di Catanzaro,<br />

Grafiche Abramo, Catanzaro, 2007<br />

258. Trotta, A.; Mauro, M., Un’indagine empirica sul rapporto banche-imprese artigiane: la provincia<br />

di Catanzaro nello scenario nazionale, in Obiettivo Calabria, settembre-ottobre, 2006<br />

259. Trotta, A., Sv<strong>il</strong>uppo economico e problematiche finanziarie della piccolo impresa. Il caso del<br />

sistema regionale calabrese, in Obiettivo Calabria, luglio, 2006<br />

260. Trotta, A.; Mauro, M.; Bruzzese, D., The effects of Basel II requirements on banks-SMEs<br />

relationship: the case of the handicraft firms, in Raffa M., Iandoli L. (EDITED BY), 2005,<br />

Entrepreneurship Competitiveness and Local Development, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli (ISBN:<br />

88-495-1183-3)<br />

261. Trotta, A., Le responsab<strong>il</strong>ità <strong>degli</strong> intermediari finanziari nell’Asset Management Industry.<br />

Problemi e prospettive in un contesto di global finance, Giappichelli, Torino, (ISBN 88-348-4475-0),<br />

2005


262. V<strong>il</strong>lella, A., Obbligo a contrarre ed abuso di dipendenza economica, ed. provv., Torino, 2005<br />

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commentati<br />

265. V<strong>il</strong>lella, A., Ferrosi, L., Leggi complementari al codice civ<strong>il</strong>e annotato con la giurisprudenza, Il<br />

Sole 24 ore M<strong>il</strong>ano, 2007. I codici di Guida al diritto. I commentati<br />

266. V<strong>il</strong>lella, A., Codice civ<strong>il</strong>e annotato con la giurisprudenza, a cura di Lanfranco Ferroni;<br />

coordinatore Aqu<strong>il</strong>a V<strong>il</strong>lella. - Il Sole 24 ore, M<strong>il</strong>ano, 2007. - I codici di Guida al diritto. I commentati<br />

267. Viscomi, A. (a cura di) , Procedimenti cautelari e rito del lavoro: materiali per una ricerca, Collana<br />

“Quaderni del Dipartimento di Diritto dell’Organizzazione Pubblica, Economia e Società,<br />

dell’Università <strong>Magna</strong> Græcia di Catanzaro”, n. 11, Catanzaro, 2005<br />

268. Viscomi, A. (a cura di) , Organizzazione e lavoro negli Enti locali, Rubbettino, Soveria Mannelli,<br />

2005<br />

269. Viscomi, A.; Carabelli, U.; Bellardi, L.(a cura di), Contratti integrativi e flessib<strong>il</strong>ità nel lavoro<br />

pubblico riformato, Cacucci, Bari, 2007<br />

270. Viscomi, A., Contrattazione integrativa, nullità della clausola difforme e responsab<strong>il</strong>ità diffusa, in<br />

Lav. Pubbl. Amm. 2007, 5, 859<br />

271. Viscomi, A., Il lavoro, diritto fondamentale: prospettive europee, relazione al Convegno su<br />

Cultura della Repubblica e Coscienza d’Europa organizzato dalla Prefettura di Catanzaro - 31 maggio -<br />

1 giugno 2007 (in corso di stampa)


272. Viscomi, A., Lavoro sommerso ed Immigrazione, relazione al Convegno internazionale su Le<br />

politiche per <strong>il</strong> lavoro tra globale e locale, Udine 11 maggio 2007, in corso di stampa<br />

273. Viscomi, A., Dal comparto al sistema: appunti per una discussione su sindacato e contrattazione<br />

collettiva nelle autonomie locali, Ris. Um. 2007, 3, 47<br />

274. Viscomi, A., Servizi per l’impiego: i «patti di servizio», in Dir. Lav. Merc. 2007, 2.<br />

275. Viscomi, A., Amianto: prevenzione, precauzione e responsab<strong>il</strong>ità, in L. Montuschi - G. Insolera, a<br />

cura di, Il rischio da amianto. Questioni sulla responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e e penale, BUP, Bologna, 2006<br />

276. Viscomi, A., Patti Locali e Occupazione, relazione al Convegno Governare <strong>il</strong> lavoro e <strong>il</strong> welfare<br />

attraverso la democrazia deliberativa, Cnel, Roma, 10 ottobre 2006, in corso di stampa<br />

277. Viscomi, A., Riflessioni minime su contrattazione integrativa e relazioni sindacali nel comparto<br />

<strong>degli</strong> enti locali, in Aa. Vv., Organizzazione e lavoro negli Enti locali, Rubbettino, Soveria Mannelli,<br />

2005<br />

278. Viscomi, A., La procedimentalizzazione del potere autoritativo di precettazione, in Scritti in onore<br />

di Giuseppe Suppiej, Cedam, Padova, 2005<br />

279. Viscomi, A., Lotta alla povertà ed all’esclusione: alcune osservazioni, in Atti del seminario di<br />

Catanzaro, 10 marzo 2005, mimeo<br />

280. Viscomi, A., Note brevi su identità, diversità, discriminazioni, in Aa. Vv., Immigrazione, Diritti,<br />

Costituzione, Collana “Quaderni del Dipartimento di Diritto dell’Organizzazione Pubblica, Economia e<br />

Società, dell’Università <strong>Magna</strong> Græcia di Catanzaro”, n. 12, Catanzaro, 2005

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