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23 luglio 2011<br />
primo piano<br />
Uno spiraglio per<br />
i “malati dell’Eternit”<br />
L'Inail si è costituita parte civile nel processo Eternit di Torino accanto ai<br />
lavoratori che hanno contratto tumori ai polmoni. Una buona notizia che fa ben<br />
sperare anche i salentini ex operai delle fabbriche di amianto in Svizzera<br />
L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro<br />
gli Infortuni sul Lavoro si è costituita parte<br />
civile contro le multinazionali dell’amianto. I<br />
legali che rappresentano l’Inail hanno depositato<br />
le conclusioni: condanna in solido per i<br />
due imputati e le società del gruppo per un<br />
importo di 185,5 milioni di euro, ovvero il totale<br />
degli indennizzi concessi a 1.651 lavoratori,<br />
più 87 milioni per la capitalizzazione<br />
delle rendite. Se i giudici accettassero il riconoscimento,<br />
per l’Italia sarebbe un precedente<br />
giuridico di notevole importanza.<br />
Le udienze riprenderanno il 29 settembre<br />
prossimo. In tanti attendono che i lavoratori<br />
“a rischio amianto” del danno morale subito<br />
nel corso di due decenni vengano indennizzati<br />
a causa della propria salute per il contatto con<br />
la fibra killer. Gli imputati sono il barone<br />
belga Louis De Cartier e il miliardario<br />
svizzero Stephan Schmidheiny, dirigenti dell’Eternit<br />
per oltre trent’anni. Le catastrofi di<br />
Casale Monferrato, di Bagnoli e di altri centri<br />
italiani dove si lavorava l’amianto non<br />
sono isolate, ma vi sono tanti altri casi in tutto<br />
il mondo. Questi disastri riguardano anche il<br />
futuro, in quanto si continua a morire di<br />
amianto ancora oggi. Se ogni stabilimento<br />
avesse investito nelle bonifiche, gli imputati<br />
avrebbero interrotto i reati di pericolo contestati<br />
loro e non si troverebbero a fare i conti<br />
con richieste di risarcimento eccezionali.<br />
L’Inail, per nome dell’avvocato Sergio Nutini,<br />
procuratore speciale dell’Istituto ha avanzato,<br />
così, la richiesta di condanna in solido di<br />
Schmidheiny, De Cartier e dei responsabili civili<br />
Anova Holding Ag, Amindus Holding<br />
Ag, Becon Ag e Etex Group, le società costituite<br />
da Eternit nel corso degli anni per am-<br />
ministrare il gruppo, per pagamento della<br />
somma complessiva di 272.518.026 euro<br />
(oltre agli interessi) con sentenza provvisoriamente<br />
esecutiva e ha chiesto, inoltre, una<br />
provvisionale immediatamente esecutiva di<br />
185.579.193 euro. L’importo stimato dall’Inail<br />
si riferisce all’indennizzo di 1.651 lavoratori<br />
ammalati dipendenti di tutti i quattro<br />
stabilimenti italiani della multinazionale e, in<br />
caso di decesso, il risarcimento spetterà ai legittimi<br />
eredi.<br />
Un sospiro di sollievo viene espresso anche da<br />
tanti ex operai salentini che quotidianamente<br />
lottano per la loro sopravvivenza, dopo aver<br />
trascorso una vita di lavoro nelle micidiali<br />
fabbriche Eternit in Svizzera. È il caso di Co-<br />
Intanto continua nel Salento la battaglia per la Pet-Tac<br />
Dal Comune di Minervino un’iniziativa significativa per sollecitare lo sblocco dei fondi per coprire le<br />
prestazioni del centro radiologico Calabrese<br />
Una vicenda interminabile, un paradosso,<br />
un’odissea. Le parole si sono sprecate sul tema<br />
dell’assenza di una Pet-Tac nel Salento e sulla<br />
mancata assegnazione del budget che tiene<br />
in stallo quella della clinica Calabrese di<br />
Cavallino, una speranza per molti cittadini, che<br />
però al momento sembra dover restare tale.<br />
Il motivo non è chiaro, o meglio, qualche spiegazione<br />
è stata data, sfociando nel teatro dell’assurdo:<br />
non ci sono i soldi dell’Asl per la copertura<br />
delle prestazioni. L’associazione “Sos per la vita”, presieduta<br />
da Rita Tarantini, ha intrapreso per questo una raccolta firme per sensibilizzare<br />
le istituzioni sulla necessità di un servizio Pet-Tac nel territorio<br />
della provincia di Lecce. E il Comune di Minervino ha portato la<br />
discussione in consiglio lo scorso 27 giugno, deliberando a favore dell’ordine<br />
del giorno “Voti al Presidente della Regione Puglia affinché vengano<br />
assegnate le risorse che consentano al Centro di Medicina Nu-<br />
cleare Calabrese di erogare prestazioni di Pet-<br />
Tac ai pazienti della Provincia di Lecce con costi<br />
a carico del Servizio sanitario regionale”.<br />
L’Amministrazione di Ettore Caroppo (nella foto<br />
a sinistra) ha poi organizzato il 14 luglio scorso<br />
una pubblica assemblea in piazza San Nicola,<br />
a Cocumola, per discutere sull’argomento<br />
e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla problematica,<br />
facendo ripartire la raccolta firme.<br />
Il giudizio del dottor Giuseppe Calabrese<br />
(nella foto a destra), responsabile della struttura in attesa e presente<br />
all’incontro, sull’iniziativa è molto positivo: “Magari ci fosse -ha dichiarato<br />
Calabrese- la possibilità di organizzarne altre, per far conoscere<br />
alla gente quali siano i reali problemi che si affrontano. Ho scritto<br />
a tutti i sindaci della provincia, riscontrando la loro vicinanza e una<br />
volontà comune ad uscire da questa situazione”.<br />
“La salute è un diritto di tutti -spiega Caroppo-, lottiamo perché que-<br />
stantino Minonne, 72 anni, residente in Andrano,<br />
e Mario Ricchiuto, 59 anni di Tiggiano<br />
per aver prestato servizio in questi<br />
“lager” per lunghi anni, in particolare nel cantone<br />
svizzero di Glarona, lavorando tra il micidiale<br />
prodotto e in ambienti polverosi, privi<br />
di impianti di aspirazione e senza dispositivi di<br />
sicurezza. Otto ore al giorno per realizzare<br />
tubi in cemento ed altri materiali per l’edilizia<br />
tra montagne di polvere che ammantavano<br />
tutta la fabbrica, con vestiti e tute diventate<br />
bianche perché intrise di amianto.<br />
“Siamo fiduciosi nella giustizia e nel processo<br />
di Torino -spiega Costantino Minonne-,<br />
anche se io sono scettico che l’indennizzo<br />
possa includere anche noi. Ogni anno ci<br />
fanno sottoporre presso l’ospedale di Gagliano<br />
del Capo a radiografie e visite generali,<br />
ma nonostante siano passati tanti anni, purtroppo<br />
i referti medici non sono favorevoli per<br />
noi. Eppure, soffriamo quotidianamente e se<br />
ci manca la bombola di ossigeno, la nostra<br />
vita è finita”.<br />
Giovanni Nuzzo<br />
sto diritto sia rispettato”. Il sindaco spiega di essere in prima linea sul<br />
tema dal 2008: “Oggi -chiarisce- non possiamo esimerci dal chiedere<br />
con forza che la stessa venga messa a disposizione dei cittadini che<br />
purtroppo hanno bisogno di ricorrere a questa ‘macchina’ riconoscendo<br />
alla clinica Calabrese la prestazione sanitaria che tra l’altro non graverebbe<br />
ulteriormente sui costi della stessa Asl per le ragioni che tutti<br />
noi conosciamo”. (M.B.)