Il domenicano P. Schillebeeckx condannato per ... - Chiesa viva
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sorpassa una comprensione puramente umana e<br />
intro-terrestre dell’episodio della croce, contiene già<br />
l’intenzione di legare anche la risurrezione agli episodi<br />
della sua vita terrena e di trovarle una spiegazione,<br />
<strong>per</strong> così dire, “ante-pasquale”. Quindi, il<br />
concetto della parola “risurrezione” deve comprendersi<br />
nel senso di un “processo di conversione”,<br />
puramente interiore, che i discepoli avrebbero vissuto.<br />
Perciò, secondo <strong>Schillebeeckx</strong>, l’esegeta che<br />
interpreta l’avvenimento pasquale, non deve prendere<br />
<strong>per</strong> punto di partenza la tomba vuota, né le narrazioni<br />
delle apparizioni. L’enorme distanza che separa<br />
l’Autore dall’indagine dello storico critico è dimostrata<br />
dalla dichiarazione che la menzione neo-testamentaria<br />
della tomba di Gesù non mira a una<br />
“tomba vuota”, ma alla venerazione cultica di una<br />
“tomba sacra”. <strong>Schillebeeckx</strong> ne fa “una visita<br />
annua della comunità di Gerusalemme alla tomba<br />
di Gesù”, dove si sarebbe attualizzata un’es<strong>per</strong>ienza<br />
di Dio, già esistente da prima, l’es<strong>per</strong>ienza del “Egli<br />
vive”. Insomma, l’Autore non distingue più i “fatti”<br />
dalle ipotesi. Per Lui, le “apparizioni” non rappresentano<br />
che “visioni di conversione” dal “contenuto<br />
vuoto”, in cui i discepoli vi avrebbero deposto<br />
es<strong>per</strong>ienze di grazia. Quelle visioni sarebbero,<br />
“strutturalmente” oblazioni di carattere di grazia,<br />
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