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Vita Con n.1 Anno 2012.pdf - Congregazione dei Figli dell ...

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a turno i Fratelli alla Vigna S. Giuseppe.<br />

La casa era accogliente. Infatti in<br />

essa si celebrò nel 1887 uno <strong>dei</strong> Capitoli<br />

generali più importanti <strong>dell</strong>a<br />

<strong>Con</strong>gregazione presieduto dal Card.<br />

Lucido M. Parrocchi, Vicario del<br />

Papa per la città di Roma. La zona<br />

era invitante ma era abitata da poca<br />

gente: pastori fissi e nomadi, salariati<br />

agricoli. I mezzi di comunicazione<br />

erano inesistenti. Per questo la Casa<br />

S. Giuseppe si era dotata di un calesse<br />

che all’uopo faceva spola tra la<br />

“Vigna” e la città.<br />

Racconta fr. Eugenio Arlati: «In ottobre<br />

si usava dare uno svago ai Fratelli<br />

in diverse riprese, andando alla<br />

vigna per una giornata. P. Luigi veniva<br />

anche lui, ed era lui stesso che teneva<br />

allegri i Fratelli. Si stava lì tutto il<br />

giorno a godere un poco di libertà»<br />

(Testimonianze a padre Monti, n. 606<br />

p. 242). La Vigna S. Giuseppe era un<br />

idillio per i religiosi. L’Agro Romano<br />

invece, particolarmente per quello<br />

che riguardava la sanità, era in abbandono.<br />

Pertanto i fratelli infermieri<br />

si prestavano per interventi di pronto<br />

soccorso di vario genere.<br />

Lodovico Sala<br />

alla Casa S. Giuseppe<br />

Nato ad Aicurzio, un paesino a trenta<br />

chilometri da Milano, dove la piana<br />

del Po sfuma nella verde Brianza, il 30<br />

aprile 1857, Antonio Lodovico Sala<br />

ebbe in sorte di incontrarsi, nel 1879,<br />

con il suo conterraneo padre Luigi<br />

Monti, che in cerca di vocazioni presso<br />

i parroci, sostava talora nei paesi<br />

<strong>dell</strong>a Brianza durante i suoi ritorni alla<br />

terra d’origine. Antonio aveva 22<br />

anni e fu conquistato dall’invito di<br />

p. Monti. Non esitò ad abbandonare<br />

le cure <strong>dei</strong> ricchi e fecondi campi paterni<br />

per rivestire l’abito azzurro <strong>dell</strong>a<br />

<strong>Con</strong>gregazione <strong>dei</strong> <strong>Figli</strong> <strong>dell</strong>’Immacolata<br />

<strong>Con</strong>cezione, in solenne atto di<br />

fraternità verso i sofferenti. E prese il<br />

nome di Lodovico.<br />

Due anni dopo egli venne ammesso,<br />

per singolarissima distinzione, alla<br />

professione <strong>dei</strong> voti perpetui e quindi,<br />

quasi subito, a far parte del ristretto<br />

<strong>Con</strong>siglio di padre Monti. È di<br />

questi anni l’inizio <strong>dei</strong> suoi privati studi<br />

di medicina e ancor più <strong>dell</strong>a pratica<br />

al capezzale degli infermi. Gli fu<br />

palestra il glorioso ospedale di Santo<br />

Spirito in Saxia, che fungeva allora<br />

da clinica universitaria e che accoglieva<br />

la maggioranza <strong>dell</strong>’umanità<br />

dolorante <strong>dell</strong>a città di Roma. Corsero<br />

tempi eroici, che videro i <strong>Con</strong>cezionisti<br />

impegnati in un’opera caritativa<br />

senza risparmio di forze fisiche e<br />

morali. Esempi di vera edificazione si<br />

offrirono agli occhi del giovane Sala,<br />

sotto la specie del sacrificio <strong>dell</strong>a vita<br />

di alcuni confratelli, stroncati nel<br />

fiore <strong>dell</strong>’età dalla tremenda fatica.<br />

Nel contempo si aprì alla sua mente<br />

l’orizzonte <strong>dell</strong>e conoscenze scientifiche<br />

dietro la guida di insigni maestri<br />

<strong>dell</strong>a medicina.<br />

<strong>Con</strong>seguì il diploma per l’esercizio<br />

<strong>dell</strong>a bassa chirurgia e <strong>dell</strong>a odontoiatria.<br />

Il tirocinio, peraltro, non riuscì<br />

meno severo e coscienzioso; donde<br />

la conseguenza che la diuturna sperimentazione,<br />

oltre all’assidua partecipazione<br />

come auditore alle lezioni<br />

di docenti illustri, gli attribuì ben presto<br />

un’approfondita conoscenza <strong>dei</strong><br />

morbi cutanei, <strong>dell</strong>a diagnosi di questi<br />

e <strong>dell</strong>e complesse terapie.<br />

Il beato Luigi Monti fondatore aveva<br />

un occhio particolare per la Casa<br />

S. Giuseppe, suo primo acquisto.<br />

Seguiva con paterna apprensione lo<br />

sviluppo degli eventi. Allora il governo<br />

di Francesco Crispi aveva in animo<br />

di incamerare i beni degli istituti<br />

religiosi. Pertanto era necessario trovare<br />

strumenti giuridici di difesa, pure<br />

per la Vigna S. Giuseppe. Anche<br />

l’attività di volontariato ospedaliero a<br />

favore <strong>dei</strong> residenti e a persone di<br />

passaggio sorta spontaneamente,<br />

obbediva al suono del campanello<br />

<strong>dell</strong>a porta. Andava organizzata. Né<br />

si poteva trascurare la Vigna. Pertanto<br />

p. Monti Superiore generale, pensò<br />

di mandare alla Casa S. Giuseppe<br />

fr. Lodovico. Gli inviò una lettera da<br />

Saronno il 9 luglio 1898. Tra le altre<br />

cose scrisse: «…E stando le cose come<br />

stanno, io avrei piacere che la vostra<br />

presenza nella casa S. Giuseppe<br />

fosse continua, sotto ogni riguardo.<br />

Voi lo sapete quel proverbio che dice:<br />

“L’occhio del padrone ingrassa<br />

il cavallo”. Perciò fate questo sacrificio<br />

e il Signore vi ricompenserà».<br />

Da sinistra un articolo tratto da L’Orfanello <strong>dell</strong>’Immacolata del 1908 e il frontespizio <strong>dell</strong>a pubblicazione sulla cura <strong>dell</strong>a tigna.<br />

I - 2012 13<br />

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