xciii congresso nazionale - S.I.O.e.Ch.CF.
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M. Grimaldi et al.<br />
Caratteristiche degli artefatti elettrici<br />
• Comparsa simultanea all’impiego di particolari strumenti<br />
• Pattern elettrofisiologico ad alta frequenza e larga ampiezza<br />
• Pattern elettrofisiologico regolare, sincronizzato, sinusoidale<br />
• Caratteristiche sonore con rumore stridente metallico<br />
• Comparsa contemporanea su tutti i canali di registrazione EMG compresi<br />
i canali di controllo<br />
Tabella VII. Caratteristiche degli artefatti elettrici<br />
Comunicazione tra neurofisiologo e chirurgo<br />
Per garantire in ambiente chirurgico l’esecuzione di un MI con registrazioni<br />
ed interpretazioni tecnicamente corrette è richiesta la collaborazione di figure<br />
professionali fornite di specifica preparazione ed esperienza. Negli Stati Uniti<br />
ormai da diversi anni si è affermato un nuovo campo di specializzazione riguardante<br />
il monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio con relative organizzazioni<br />
professionali che, sulla base di esami specifici e della casistica maturata, rilasciano<br />
certificazioni professionali di livello progressivo. Questi specialisti del MI<br />
possono avere estrazione professionale diversa (neurofisiologi, audiologi, otorinolaringoiatri,<br />
neurologi, neurochirurghi, anestesisti, bioingegneri, ecc.) ma<br />
devono possedere conoscenze di neurofisiologia, di anatomia, delle strumentazioni<br />
biomediche, delle tecniche specifiche di monitoraggio e soprattutto una<br />
esperienza pratica di impiego delle tecniche in sala operatoria e della relativa<br />
interpretazione dei risultati in relazione al contesto chirurgico.<br />
Il compito di questi “neurofisiologi” in sala operatoria è di analizzare i parametri<br />
elettrofisiologici registrati e di fornire al chirurgo informazioni di immediata<br />
utilità. A tale proposito devono essere prese in considerazione tre livelli di attività:<br />
- l’estrazione e la registrazione dei segnali elettrofisiologici;<br />
- il loro riconoscimento e la loro analisi;<br />
- l’interpretazione dei tracciati in relazione ai dati clinici e alle fasi chirurgiche.<br />
Di conseguenza necessita anche la conoscenza degli aspetti clinici e dei tempi<br />
chirurgici per poter comunicare adeguatamente con l’operatore. Per una ottimale<br />
collaborazione con il neurofisiologo, il chirurgo deve conoscere le reali possibilità<br />
delle tecniche di monitoraggio applicate e soprattutto i loro limiti. Infatti,<br />
una falsa sicurezza derivante da una eccessiva fiducia nei mezzi elettrofisiologici<br />
può essere facilmente foriera di gravi errori chirurgici.<br />
I tempi e i modi in cui debba avvenire la comunicazione tra addetto al monitoraggio<br />
e chirurgo non sono codificati e variano a seconda del tipo di esperienza<br />
maturata. Un allarme dato precocemente, per piccole alterazioni dei tracciati,<br />
dà l’opportunità al chirurgo di riconoscere i comportamenti potenzialmente lesivi<br />
e di correggerli. D’altro parte questa modalità di comunicazione è fonte di un<br />
gran numero di falsi positivi, con la conseguenza di allungare i tempi dell’intervento<br />
e di causare al chirurgo uno stress non sempre giustificato. L’avvertire tardivamente<br />
il chirurgo, cioè quando i tracciati sono gravemente alterati, favorisce<br />
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