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xciii congresso nazionale - S.I.O.e.Ch.CF.

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Attualità nella fisiopatologia dell’orecchio medio<br />

deglutizione, che non sempre coincidono con un’efficace permeabilizzazione<br />

tubarica. Questi sono ritmati con una cadenza di 1-2 al minuto, risultando meno<br />

frequenti durante il sonno. Hanno una durata media tra 0.2 e 0.4 secondi. Ciò<br />

significa che, nell’arco delle 24h, la durata complessiva della apertura tubarica<br />

oscilla tra i 3 ed i 4 minuti, con un’inalazione complessiva di aria espirata dal<br />

rinofaringe all’orecchio medio di 1-2 ml al giorno 50 . Si hanno dunque circa 1000<br />

episodi di apertura tubarica nelle 24 ore, con una diffusione di 1-2 μl di aria per<br />

singolo episodio. Valori, pertanto, molto bassi che sono compatibili con i diametri<br />

altrettanto modesti delle tre strettoie che l’aria inalata deve attraversare nel suo<br />

viaggio dal rinofaringe alle cavità mastoidee. Seguendo la sua traiettoria l’aria<br />

inalata dalla tuba incontrerà dapprima l’istmo tubarico, che è la porzione più<br />

ristretta, con un diametro compreso tra 1.1 ed 1.4 mm, successivamente l’istmo<br />

timpanico, diametro medio 2.5mm, ed infine la meno serrata delle strettoie che è<br />

l’aditus ad antrum, con sezione di 5.5 – 7mm 51 . Studi datati 52 e recenti conferme<br />

con l’ausilio di ricostruzioni 3D 53 , hanno dimostrato che la localizzazione del<br />

vero istmo tubarico non corrisponde con il concetto anatomico classico di istmo,<br />

che poneva tale regione all’unione tra porzione ossea e cartilaginea della tuba.<br />

L’istmo, inteso come punto realmente più ristretto dell’intera filiera tubo-timpano-mastoidea,<br />

appartiene alla porzione cartilaginea della tuba. Questa osservazione<br />

non ha un significato puramente morfologico, ma fa supporre un preciso<br />

ruolo funzionale. E’ ben comprensibile come la minima quantità d’aria inalata<br />

per singolo atto di deglutizione e la ristrettezza degli istmi della filiera tubo-timpano-mastoidea<br />

difficilmente possano creare un gradiente pressorio sufficiente a<br />

generare un flusso aereo diretto dal rinofaringe alla mastoide. E’ stato calcolato 34<br />

che per una mastoide normalmente sviluppata il gradiente pressorio che si sviluppa<br />

in queste condizioni è di appena 1-2 mmHg. Il trasferimento di gas dal<br />

rinofaringe alla tuba, pertanto, non è un meccanismo passivo, ma più verosimilmente<br />

attivo, legato alla contrazione dei muscoli tubarici. La localizzazione dell’istmo<br />

a livello della tuba “muscolare” può essere perciò utile in quest’ottica. La<br />

contrazione muscolare agirebbe così come un vero e proprio propellente per<br />

quella quantità d’aria inalata dal rinofaringe, che non a caso ha un volume equivalente<br />

a quello dell’istmo tubarico (1-3 μl).<br />

Lo studio morfologico della tuba cartilaginea ha anche permesso di delineare<br />

con precisione la profonda differenza anatomo funzionale tra la tuba cartilaginea<br />

del bambino e quella dell’adulto. Tra queste due fasce d’età vi è una significativa<br />

differenza nel rapporto dimensionale tuba ossea/tuba cartilaginea.<br />

L’accrescimento della lunghezza complessiva della tuba che si verifica nell’adulto<br />

dipende essenzialmente dallo sviluppo della tuba ossea. Per tale motivo il<br />

rapporto tuba cartilaginea/tuba ossea nel bambino è pari a 8/1, mentre si riduce<br />

a 4/1 nell’adulto 54 . Questa modalità di accrescimento della tuba, unitamente alla<br />

differente morfologia del basicranio tra bambino ed adulto, spiega come nell’infanzia<br />

l’asse maggiore tra tuba cartilaginea ed ossea sia sostanzialmente in linea<br />

retta, mentre determina un angolo ottuso, aperto verso il basso e verso l’esterno,<br />

nell’adulto. La tuba cartilaginea è, dunque, prevalente nella tuba del bambino,<br />

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