xciii congresso nazionale - S.I.O.e.Ch.CF.
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D. Dall’Olio et al.<br />
Principi terapeutici<br />
Per evitare spiacevoli complicanze o recidive della perforazione timpanica è<br />
di fondamentale importanza un’accurata prolungata preparazione dei pazienti<br />
all’intervento. Sono essenziali un trattamento antibiotico per via generale e per<br />
via locale associato a lavaggi con blande soluzioni disinfettanti (acido borico al<br />
3%), instillazione di corticosteroidi ed antibiotici dopo il lavaggio e ripetute aspirazioni<br />
al microscopio operatorio dalla cassa. Utile la ginnastica tubarica e la<br />
manovra del Valsalva associate ad irrigazioni nasali e insufflazioni tubo-timpaniche.<br />
Con tali trattamenti si deve arrivare ad una completa guarigione della cute<br />
del condotto uditivo esterno, che deve apparire privo di flogosi, e si debbono<br />
ridurre considerevolmente i fenomeni flogistici a carico della cassa timpanica. La<br />
procedura chirurgica è sostanzialmente differente nella forma tubo-timpanica<br />
rispetto a quella attico-antrale. Nel primo caso la semplice miringoplastica, o l’eventuale<br />
miringo-ossiculoplastica, dà ottimi risultati se si è riusciti a mantenere<br />
asciutta la cassa per qualche mese anche in coincidenza di episodi rinitici. Nel<br />
caso in cui ci sia interruzione di catena (osteite), o la mucosa del promontorio o<br />
tubo-timpanica sia granuleggiante e polipoide, spesso è preferibile asportare queste<br />
aree di mucosa e applicare un silastic tubo-timpanico. Se vi sono dubbi sulla<br />
partecipazione della mastoide alla flogosi cronica con scadente o insufficiente<br />
drenaggio dalle cavità posteriori nella cassa, è consigliabile praticare un “drill”<br />
antrale e attraverso questo iniettare della soluzione fisiologica a pressione che<br />
deve defluire rapidamente e completamente nella cassa timpanica. In caso contrario<br />
occorre praticare un’ampia mastoidectomia e timpanotomia posteriore e<br />
poi programmare in un secondo tempo, dopo circa un anno, l’ossiculoplastica.<br />
Nel caso dell’otoantrite mucosa è indispensabile eseguire un’ampia mastoidectomia<br />
(macroantro), aprendo tutte le cellule mastoidee ripiene di materiale<br />
colloido-giallastro, aprire molto bene l’aditus ad antro e mettere in comunicazione<br />
l’epitimpano con il macroantro, attraverso l’aditus. Per completare questa<br />
comunicazione è necessario praticare un’ampia timpanotomia posteriore per<br />
favorire la comunicazione della cassa con il macroantro. Durante questo tempo<br />
è necessario valutare l’integrità della catena ossiculare: se la catena è integra può<br />
essere utile disarticolare la staffa dall’incudine per evitare traumi all’orecchio<br />
interno. Nella nostra esperienza è stato raro il ricorso ad una mastoidectomia<br />
radicale, diversamente da quanto sostenuto in passato da numerosi autori<br />
(Naclerio 1981, Jackson 1985, Vartiainen 1992, Tos 1986) ed in accordo con<br />
recenti pubblicazioni (Balyan-Sanna 1997, Mishiro 2001). La mastoidectomia<br />
radicale dovrà essere eseguita nel caso in cui siamo di fronte a complicanze quali<br />
una osteite mastoidea. La fresatura ed il “curettage” non devono estendersi alle<br />
aree mucose di aspetto normale, ma si devono bonificare solo le zone infette<br />
rimuovendo l’osteite, i polipi e le granulazioni: infatti la conservazione di parte<br />
della mucosa epitimpanica sana risulta fondamentale per la rigenerazione del<br />
rivestimento epiteliale, al fine di permettere un corretto scambio gassoso con<br />
areazione della cavità stessa ed un buon drenaggio e detersione delle secrezioni<br />
da parte del complesso muco-ciliare (Takahashi 1997). Questa infatti è garantita<br />
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