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xciii congresso nazionale - S.I.O.e.Ch.CF.

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Attualità nella fisiopatologia dell’orecchio medio<br />

Le Micro-oscillazioni uditive<br />

Le ridotte dimensioni degli ossicini uditivi, che sono le ossa più piccole dell’organismo,<br />

vengono considerate un adattamento necessario ai valori estremamente<br />

bassi di pressione e di oscillazione sonora connesse al range di intensità<br />

fisiologica dei suoni percepiti. Una conferma di ciò verrebbe da quegli<br />

studi di anatomia comparata 5 che rapportano le dimensioni degli elementi della<br />

catena ossiculare a quelle corporee di differenti mammiferi. Anche negli animali<br />

di più grossa taglia le necessità di trasporto dell’energia sonora rimangono<br />

minime, non realizzandosi così un significativo aumento dimensionale degli<br />

ossicini dell’udito. Non vi è, pertanto, diretta proporzionalità tra dimensioni<br />

dell’estremo cefalico e dimensioni della catena ossiculare. Tale comportamento<br />

viene definito di “Allometria Negativa”. Ad ulteriore dimostrazione dell’efficienza<br />

anatomo-strutturale raggiunta dal sistema a tre ossicini, vi è la constatazione<br />

che anche in mammiferi tra loro profondamente differenti la forma di<br />

base di ognuno dei tre ossicini è mantenuta, così come è conservata la reciproca<br />

proporzione di massa. E’ interessante notare come solo l’elefante abbia,<br />

rispetto agli altri mammiferi terrestri di grossa taglia, un significativo incremento<br />

delle dimensioni della catena ossiculare. Questo dato viene posto in<br />

relazione alla particolare strutturazione tanto del sistema di produzione vocale<br />

quanto di quello uditivo, ottimizzato per la generazione e l’ascolto di suoni a<br />

frequenza molto bassa. Questi sono ideali per la comunicazione a lunga distanza,<br />

necessaria alla mole ed all’habitat naturale di tali animali 6 .<br />

Anche tali considerazioni, che sembrano allontanarsi da un interesse clinico,<br />

portano invece a risvolti di tipo chirurgico. La conoscenza della massa ottimale<br />

della catena ossiculare, al fine della trasmissione dei suoni, consente la<br />

definizione di massa e, pertanto, di peso ottimale delle protesi ossiculari. La<br />

preferenza negli interventi di ossiculoplastica deve essere accordata a protesi<br />

leggere, con peso complessivo inferiore ai 25 mg. Protesi più pesanti mostrano<br />

caratteristiche d’inerzia che le rendono poco adatte alla trasmissione sonora.<br />

Ricorderemo, infatti, come un corpo in movimento acquisisce un’energia<br />

cinetica che è pari alla metà della sua massa, moltiplicata per il quadrato della<br />

velocità (1/2mv 2 ). Per tale motivo una protesi ossiculare “pesante” fornirà prestazioni<br />

più scadenti di una protesi “leggera” per frequenze superiori ai<br />

1000Hz. Un tale comportamento è stato dimostrato da Gan & coll 7 , mettendo a<br />

confronto una protesi “pesante”, di 37.5mg, con una protesi leggera, di<br />

22.5mg.<br />

Sul piano funzionale il modello delle “micro-oscillazioni uditive” prevede<br />

che il sistema ossiculare abbia un’oscillazione “piston-like”, con la trasmissione<br />

della pressione uditiva secondo un asse perpendicolare alla membrana timpanica<br />

ed alla platina della staffa (Fig.3).<br />

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