magnifica - Casa Madre TORINO-VALDOCCO
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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/TORINO pag. 2 NPG La rivista “Note di Pastorale Giovanile”: il “metodo preventivo” per gli educatori Nº 4- 2012 ANNO XXXIII BIMESTRALE pag. 20 SGS tipografia voluta da Don Bosco, festeggia i primi 150 anni pag. 23 Lo sport luglio-agosto L’anima mia magnifica il Signore per tutti Tiziana Nasi, presidente della Fisip
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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/<strong>TORINO</strong><br />
pag. 2 NPG<br />
La rivista “Note<br />
di Pastorale Giovanile”:<br />
il “metodo preventivo”<br />
per gli educatori<br />
Nº 4- 2012<br />
ANNO XXXIII<br />
BIMESTRALE<br />
pag. 20 SGS<br />
tipografia voluta<br />
da Don Bosco, festeggia<br />
i primi 150 anni<br />
pag. 23 Lo sport<br />
luglio-agosto<br />
L’anima mia<br />
<strong>magnifica</strong><br />
il Signore<br />
per tutti<br />
Tiziana Nasi,<br />
presidente della Fisip
hic domus mea<br />
inde gloria mea<br />
Direzione:<br />
Livio Demarie (Coordinamento)<br />
Mario Scudu (Archivio e Sito internet)<br />
Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)<br />
Direttore responsabile:<br />
Sergio Giordani<br />
Registrazione:<br />
Tribunale di Torino n. 2954<br />
del 21-4-1980<br />
Stampa:<br />
Scuola Grafica Salesiana - Torino<br />
Corrispondenza:<br />
Rivista Maria Ausiliatrice<br />
Via Maria Ausiliatrice, 32<br />
10152 Torino<br />
Centralino 011.52.24.822<br />
Diffusione 011.52.24.203<br />
Fax 011.52.24.677<br />
rivista@ausiliatrice.net<br />
http://rivista.ausiliatrice.net<br />
www.donbosco-torino.it<br />
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intestato a:<br />
Santuario Maria Ausiliatrice<br />
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10152 Torino<br />
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Collaboratori:<br />
Franco Assom<br />
Federica Bello<br />
Lorenzo Bortolin<br />
Marina Lomunno<br />
Lara Reale<br />
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Sostenitore ......................................... E 50,00<br />
Europa ................................................. E 15,00<br />
Extraeuropei ....................................... E 18,00<br />
Un numero .......................................... E 3,00<br />
II LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Nel prossimo<br />
numero l'intervista a<br />
Suor Caterina Cangià,<br />
sceneggiatrice<br />
e produttrice<br />
del nuovo film<br />
su <strong>Madre</strong> Mazzarello.
Il saluto del Rettore<br />
Vacanze: periodo di<br />
ricarica umana e spirituale<br />
Carissimi amici,<br />
il periodo estivo che si apre è un periodo segnato, almeno per un<br />
certo tempo, dalle vacanze, dalla pausa dal lavoro. Certo il momento<br />
presente non permette a molti vacanze e ferie vissute come prima,<br />
anzi non mancano preoccupazioni e timori; tuttavia resta sempre un<br />
tempo di sosta, di pausa, di ricarica. Il papa Benedetto XVI propone<br />
per questo tempo di mettere il Vangelo nella valigia, per diventare,<br />
alla luce della Parola, padroni di questo tempo, saperlo valorizzare<br />
e scoprire in esso i valori che racchiude.<br />
Un primo valore è il riposo. Le vacanze sono un periodo utile per<br />
riprendere le forze fisiche, psichiche e spirituali. Un secondo aspetto<br />
è la possibilità di riflettere: abbiamo bisogno di cercare spazio e tempo<br />
per pensare a noi, uscendo dal rumore della vita ordinaria. È un<br />
tempo per vivere un po’ di serenità interiore, che deriva dal fatto di<br />
avere possibilità di mettere ordine “dentro”; è un periodo privilegiato<br />
per una sosta ai “box” e riprendere serenamente la corsa della vita.<br />
Questo tempo permette una maggior presenza in famiglia: in una<br />
società in cui il lavoro e gli impegni occupano molto spazio, il periodo<br />
delle vacanze è favorevole per rafforzare i legami familiari, aumentare<br />
il dialogo, stare insieme e aiutare quelli che ne hanno più<br />
bisogno. È un tempo per coltivare le amicizie, riallacciare rapporti,<br />
farsi vicini a chi ha bisogno, condividere esperienze. È un tempo<br />
propizio per la lettura di qualche buon libro che aiuti ad aprire la<br />
mente e il cuore; è un tempo per riscoprire le bellezze della natura<br />
spesso guardata distrattamente e con fretta, tempo per riscoprire le<br />
bellezze della propria città, del proprio paese, del proprio territorio,<br />
spesso sconosciute. Per noi uomini e donne di fede è soprattutto<br />
un tempo per riscoprire la preghiera, il silenzio, la meditazione, alla<br />
luce dell’esperienza di Maria che «custodiva tutte<br />
queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc<br />
2,19). Don Bosco ci ripeterebbe con forza: «Vivi<br />
questo tempo, vivi tutto il tempo alla presenza<br />
di Dio, perché il tempo è di Dio e lui te lo affida<br />
perché tu ne faccia un tempo di lode e di amore<br />
a lui e di attenzione e di amore ai fratelli».<br />
A tutti il nostro saluto più cordiale e l’assicurazione<br />
del nostro costante ricordo in Basilica.<br />
Don Franco Lotto, Rettore<br />
lotto.rivista@ausiliatrice.net<br />
LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
foto di Mario Notario
2 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
A tutto campo<br />
Una “sinfonia”<br />
di vita per i giovani<br />
La rivista “Note Di pastoraLe giovaNiLe”<br />
Un viaggio attorno all’unica rivista italiana per la pastorale giovanile.<br />
Essa ripropone il Sistema Preventivo alla luce della teologia e scienze umane<br />
di oggi. Nata nel 1967, si apre ora alla multimedialità.<br />
Il logo è fresco e accattivante. Nell’intenzione<br />
dell’autrice Catia Camillini il<br />
gioco dei cerchi colorati rappresenta gli<br />
elementi fondamentali del Sistema Preventivo<br />
di Don Bosco, ed evoca gli “abbracci”<br />
dei giovani che circondano Don<br />
Bosco fino a far risaltare la radice di tutto:<br />
la croce, richiamo dell’amore totale e gratuito<br />
di Gesù per l’uomo… e per i giovani<br />
in modo speciale.<br />
È l’ultimo (e per un certo verso forse “definitivo”)<br />
logo grafico di NPG, rivista salesiana<br />
per l’educazione ed evangelizzazione<br />
dei ragazzi e dei giovani.<br />
Dal 1967 al 2012: 46 anni di riflessioni, di<br />
proposte, di esperienze, di sussidi pratici,<br />
di dialogo con i lettori, per un aiuto<br />
alla correttezza delle analisi, alla progettazione<br />
seria, alla praticabilità dei percorsi<br />
educativi. Per dire che i giovani ci sono,<br />
che aspettano di essere chiamati personalmente<br />
in causa e di scoprire la bellezza<br />
del Vangelo, della vita nella Chiesa<br />
e dell’impegno per il Regno. Questo può<br />
essere più facilmente realizzato se degli<br />
educatori stanno con loro, credono in<br />
loro, vivono per loro.<br />
Un po’ di storia<br />
Per questo brevissimo viaggio intorno a<br />
Note di Pastorale Giovanile ci serviamo di<br />
un rimando musicale, come evocato dal<br />
titolo dell’articolo.<br />
Il nuovo logo (vedi al termine<br />
dell’articolo) è “costruito” sulla<br />
tradizionale immagine di Don<br />
Bosco che “abbraccia” i giovani.<br />
I “cerchi a croce” ne prolungano<br />
l’effetto.<br />
“Note”: ovviamente come brevi appunti,<br />
cose utili ma essenziali, senza pretesa di<br />
sistematicità o compiutezza. Non si lavora<br />
con i giovani “deducendo” dai libri ma<br />
“inventando”, costruendo insieme.<br />
Ma il richiamo ovvio è anche a “notazioni<br />
musicali”… come a dire che nel lavoro<br />
pastorale con i giovani - e con l’aiuto<br />
della Grazia - si possono comporre “sinfonie”…<br />
dei veri capolavori. Don Bosco<br />
ci credeva, e Domenico Savio pure, come<br />
mostra l’immagine della stoffa e del sarto.<br />
Le note sono indicate internazionalmente<br />
da lettere (A, B, C, ecc.) e con alcune di<br />
queste lettere-note musicali vorremmo<br />
richiamare la carta di identità della rivista,<br />
così che nell’insieme esse costruiscano la<br />
sinfonia della vita del giovane cristiano (e<br />
del suo educatore).<br />
Partiamo dalla lettera S (il si, la “sensibile”<br />
nella scala di do), con un po’ di storia.<br />
Il tempo è quello dell’entusiasmo del<br />
“dopo Vaticano II”, la contestazione giovanile<br />
e la messa in discussione di metodi<br />
e pratiche educative tradizionali, la voglia<br />
di novità: lo stesso Capitolo Generale<br />
dei Salesiani che “inventa” un centro di<br />
pastorale giovanile per produrre nuove<br />
idee e studiare nuove iniziative nel campo<br />
dell’educazione dei giovani.<br />
Spuntano qui i nomi che faranno la storia<br />
della rivista: d. Elio Scotti, d. Riccardo
Tonelli, d. Luigi Negri, e via via altri che<br />
si aggiungeranno (preti e laici), studiosi<br />
e operatori (G. Gozzelino, G. Piana, M.<br />
Pollo, D. Sigalini…). La rivista cresce di<br />
credito fino a diventare, nelle parole di d.<br />
J. Vecchi - compianto Rettor Maggiore -,<br />
«il fiore all’occhiello» della Congregazione<br />
Salesiana in termini di riflessione e proposta<br />
pastorale.<br />
Le idee e proposte, nate come aiuto a<br />
una nuova prassi salesiana, vengono accolte<br />
anche in altri ambienti, ecclesiali e<br />
laici: riferimento sicuro per gli operatori<br />
pastorali.<br />
i giovani e gesù, che altro?<br />
Velocemente altre “note”: la G (il sol, o<br />
dominante nella scala di do).<br />
E abbiamo i due grandi riferimenti, i pilastri<br />
del progetto: giovani e Gesù.<br />
I giovani come destinatari e soggetti protagonisti<br />
della loro crescita personale e<br />
cristiana, come sguardo privilegiato sul<br />
mondo, persone di cui l’educatore vuole<br />
essere compagno e guida, amico e padre<br />
lungo il cammino della vita.<br />
E Gesù, la fonte e radice dell’impegno<br />
dell’educatore, Colui verso il quale incontro<br />
esistenziale (e all’interno della comunità-Chiesa<br />
e dunque nella Parola e<br />
liturgia si vuole accompagnare i giovani.<br />
Tutta NPG sta in questi due riferimenti<br />
Note di Pastorale Giovanile<br />
via Marsala 42 - 00185 Roma<br />
Telefono: 06 49 40 442<br />
Fax: 06 44 63 614<br />
www.notedipastoralegiovanile.it<br />
facebook.com/notedi.pastoralegiovanile<br />
twitter.com/#!/NotediPG<br />
Abbonamento<br />
ccp n. 32701104<br />
intestato a: Note di pastorale<br />
giovanile - Editrice Elledici,<br />
10093 Leumann TO.<br />
Elledici ufficio<br />
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fax 011.95.74.048<br />
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ps100800.php<br />
(abbonamento on-line<br />
con carta di credito)<br />
Il nuovo logo della rivista: i “semicerchi”<br />
rappresentano i giovani<br />
attorno alla figura centrale di<br />
don Bosco, e disegnano la croce,<br />
simbolo della donazione totale<br />
di Gesù.<br />
che esplicitano il perché e il che cosa della<br />
proposta.<br />
Il resto, tutto il resto è solo il come condurre<br />
a questo incontro.<br />
E così il progetto educativo, gli itinerari<br />
o cammini di fede, il gruppo, l’animazione,<br />
le strutture... possiamo – nella nostra<br />
metafora musicale – considerarli come le<br />
altre “note” della composizione.<br />
Chiudiamo il cerchio con un’altra S, che si<br />
appoggia alla naturale conclusione sinfonica:<br />
social (NPG).<br />
È il modo di oggi per avvicinare una cultura<br />
dell’immagine e della comunicazione<br />
2.0.<br />
Per NPG questo significa un ricco e frequentatissimo<br />
sito (www.notedipastoralegiovanile.it);<br />
una newsletter mensile; la<br />
connessione a facebook, twitter per brevi<br />
lanci di info, youtube (per le videolezioni),<br />
una colonna sonora (una canzone<br />
sui giovani e la loro vita, della giovane e<br />
brava Margherita Pirri vincitrice di recenti<br />
concorsi nazionali e una tra le più ascoltate<br />
cantanti di Radio Demo RAI), un blog.<br />
Tutto come desiderio e impegno ad incontrare<br />
i giovani, dovunque e comunque;<br />
e di creare con loro - attraverso la<br />
riflessione e la proposta - una melodia o<br />
una sinfonia della vita.<br />
Come è nello slogan del sito: «Io voglio<br />
insegnarvi un metodo di vita cristiana,<br />
che vi possa nel tempo stesso rendere<br />
allegri e contenti, additandovi quali siano<br />
i veri divertimenti e i veri piaceri» (Don<br />
Bosco).<br />
giancarlo De Nicolò<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />
A TUTTO cAmpO 3
gesù è il cristo<br />
4 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Leggiamo i vangeli<br />
Non sono ammesse<br />
scorciatoie!<br />
Cosa significa camminare dietro a Gesù che sceglie di percorrere la via<br />
della debolezza per darci la salvezza? Un dialogo serrato tra lui e Pietro<br />
ci rivela che il cammino del discepolo deve essere di totale condivisione<br />
con la scelta del Maestro.<br />
Quanta strada gli Apostoli avevano fatto<br />
per capire chi fosse Gesù. Pietro a nome<br />
di tutti a Cesarea di Filippo lo aveva professato<br />
«il Cristo», il Messia. Da quel giorno<br />
Gesù iniziò la sua discesa verso Gerusalemme,<br />
cioè verso la sua Pasqua.<br />
Quanta strada avrebbero però ancora<br />
dovuto percorrere i Dodici per comprendere<br />
che tipo di messia egli fosse!<br />
Per un Giudeo – e gli Apostoli lo erano<br />
– una cosa era chiara: il messia atteso da<br />
Israele era una figura potente, che con il<br />
vigore concessogli dal Signore avrebbe<br />
restituito al popolo eletto libertà dai regni<br />
stranieri. Era dunque loro ferma convinzione<br />
che il messia non potesse che<br />
essere forte, glorioso; che fosse debole<br />
non era contemplato in alcun modo. Per<br />
altre due volte Gesù sentì la necessità di<br />
ripetere l’insegnamento sul suo essere<br />
Messia rivestito di debolezza (Mc 9,30-<br />
32; 10,32-34), ma per altrettante volte i<br />
Dodici non capirono. Solo al culmine del<br />
cammino, illuminati dalla presenza del Risorto<br />
che li mandava a proclamare il Vangelo,<br />
i loro occhi si aprirono veramente<br />
per comprendere il significato ed il valore<br />
del cammino di debolezza e della croce<br />
percorso dal loro Maestro e Signore.<br />
l’insegnamento nUovo<br />
Chiunque abbia letto con attenzione il<br />
Vangelo di Marco, resterà sorpreso che<br />
L’insegnamento di Gesù rivolto<br />
ai discepoli è oggi un messaggio<br />
per ciascuno di noi, un invito ad<br />
una sequela consapevole e fiduciosa.<br />
© Nino Musio<br />
egli, giunto alla metà del suo racconto,<br />
scriva: Gesù «incominciò ad insegnare<br />
loro». Forse che prima d’ora Gesù non<br />
aveva mai offerto insegnamenti ai Dodici?<br />
Certo che ne aveva dati! L’Evangelista<br />
vuol piuttosto farci capire che questo insegnamento<br />
è da ritenersi tanto importante<br />
da segnare un punto di svolta nella<br />
storia della sequela e da dover essere<br />
considerato come un secondo inizio del<br />
suo Vangelo. Qual è dunque il motivo di<br />
tanta importanza e novità? Gesù sente<br />
il dovere di insegnare che il Cristo che<br />
egli realmente è «deve» soffrire, essere
iprovato, essere ucciso e risorgere. La<br />
sua non è insomma da subito la via della<br />
grandezza, ma deve essere quella della<br />
debolezza e della sofferenza fino alla<br />
morte: solo così egli perverrà alla gloria<br />
che Dio gli darà. La decisività di questo<br />
insegnamento viene ancora segnalata da<br />
Marco quando scrive che Gesù pronunciò<br />
quelle parole «apertamente», in modo<br />
chiaro, ossia senza mezzi termini né addolcimento<br />
alcuno. La lezione di Gesù sul<br />
suo destino di morte e di gloria è proprio<br />
il cuore di tutto il suo Vangelo.<br />
non si pUò rifiUtare<br />
l’insegnamento nUovo<br />
Il discepolo che non condivide ed accoglie<br />
le parole del Maestro sulla sua sorte,<br />
rifiuta il Vangelo stesso. La posta in gioco<br />
è alta! Pietro però per il momento non<br />
riesce né ad accogliere né a condividere<br />
quanto Gesù ha appena detto. Marco<br />
scrive infatti che l’Apostolo, dopo aver<br />
preso in disparte Gesù, lo rimprovera per<br />
quello che aveva detto, ma non ne riporta<br />
le parole pronunciate; lo fa Matteo.<br />
Leggiamole: «Dio non lo voglia, Signore;<br />
questo non ti accadrà mai» (Mt 16,22).<br />
È questo il tono con cui Pietro richiama<br />
Gesù: lo fa perché lui sa che il messia di<br />
Israele non può essere un debole; lo fa<br />
anche perché teme per se stesso: sa bene<br />
infatti che la sorte del discepolo è quella<br />
del Maestro! Con ardore Pietro si oppone<br />
a Gesù, ma con altrettanto impeto costui<br />
lo riprende. A differenza dell’Apostolo, il<br />
Signore parla ora davanti a tutti. Anzi, l’Evangelista<br />
per farci capire che Gesù non<br />
intende solo rimproverare Pietro, ma anche<br />
gli altri Apostoli che in fondo la pensavano<br />
come lui, scrive che Gesù «voltatosi<br />
e guardando i suoi discepoli» parla.<br />
nessUna scorciatoia<br />
per chi segUe il signore<br />
Ci saremmo aspettati parole di biasimo,<br />
un «Volete andarvene anche voi?» insomma!<br />
Gesù però non si comporta così. È<br />
vero rimprovera gli Apostoli e Pietro: «Va’<br />
La strada del discepolo è quella<br />
già percorsa da Gesù, è lasciarsi<br />
morire come il chicco di grano<br />
per diventare il pane dell’umanità.<br />
dietro a me, Satana! Perché tu non pensi<br />
secondo Dio, ma secondo gli uomini».<br />
Espressioni dure, ma volte ad un unico<br />
scopo: nessuno deve perdersi di quelli<br />
che lui aveva chiamato a seguirlo. Nessuno,<br />
tantomeno Pietro cui egli aveva affidato<br />
una dignità ed un compito davvero<br />
unici. Gesù deve però compiere il progetto<br />
che il Padre gli ha affidato: pertanto se<br />
Pietro glielo impedisce diventa per lui un<br />
ostacolo, un vero tentatore che cerca in<br />
ogni modo di stornare la sua volontà e<br />
decisione di salvare tutti passando però<br />
per la debolezza, la sofferenza e la morte!<br />
Tutto questo in ossequio alla volontà<br />
del Padre. Gesù non può in alcun modo<br />
permettere a Pietro di mettere al posto<br />
del progetto di Dio un altro progetto più<br />
comodo, una scorciatoia. Per questo gli<br />
dice: «Rimani con me, ma riprendi il tuo<br />
esatto posto nella sequela, quello che ti<br />
avevo assegnato quando sulle rive del<br />
mare di Galilea ti chiamai e ti dissi “Su!<br />
dietro di me”».<br />
Per essere discepoli autentici bisogna<br />
totalmente lasciarsi coinvolgere nel progetto<br />
della salvezza che Cristo Gesù ha<br />
vissuto fino in fondo, bisogna entrare in<br />
una situazione di totale condivisione con<br />
la sua sorte: come il Maestro possiamo<br />
dirci disponibili a passare per il crogiolo<br />
della sofferenza, a preferire la via della<br />
debolezza? A darci la gloria ci penserà<br />
poi il buon Dio.<br />
Marco rossetti<br />
rossetti.rivista@ausiliatrice.net<br />
LEGGIAmO I VANGELI 5
6 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
In cammino con Maria<br />
Cana e Tabor<br />
Maria e il Padre<br />
Per i pellegrini che visitano la Galilea, il monte<br />
Tabor e il piccolo paese di Cana sono tra le tappe<br />
immancabili. Oltre alla vicinanza geografica, che<br />
legame c’è tra di loro?<br />
Giovanni presenta il miracolo del cambiamento<br />
dell’acqua in vino avvenuto<br />
a Cana come il primo “segno” operato<br />
da Gesù (Gv 2,1-11). È una parola densa<br />
di significato. Un detto sapienziale cinese<br />
dice così: «Quando ti addito la luna, è<br />
alla luna che devi guardare e non al mio<br />
dito». Il segno non è fine a sé, ma rinvia<br />
al di là di sé, indica e significa una realtà<br />
che lo trascende.<br />
L’evento a Cana è un dito che punta su<br />
Gesù, sulla sua divinità e sulla novità del<br />
Vangelo che è venuto a portare. Non soltanto<br />
il fatto nella sua totalità, ma anche<br />
i singoli elementi: il terzo giorno, le nozze,<br />
l’acqua, il vino, le sei giare, sono tutti<br />
segni sovraccarichi di significato. E i personaggi<br />
intorno a Gesù: i discepoli che<br />
giungono alla fede attraverso il segno; i<br />
servi che, con la loro obbedienza, sono<br />
diventati collaboratori e testimoni del segno;<br />
il maestro di tavola il cui malinteso<br />
ha accentuato la grandezza del prodigio;<br />
tutti appaiono come segni o paradigmi,<br />
hanno in sé un’eccedenza di significato,<br />
rinviano al di là di sé per rappresentare<br />
molte altre persone simili a sé. Che dire<br />
poi di Maria? Le sue parole concise, il suo<br />
atteggiamento discreto e premuroso non<br />
assomigliano al dito puntato sulla luna?<br />
Mentre il miracolo a Cana è posto all’inizio<br />
della missione pubblica di Gesù, la<br />
trasfigurazione sul Tabor avviene quando<br />
Gesù si avvia verso la croce (Mt 17,1-<br />
5; Mc 9,2-13; Lc 9,28-36). Il monte, lo<br />
splendore, la veste candida, la nube luminosa,<br />
Mosè e Elia: tutto addita la gloria<br />
del Figlio di Dio e allude al suo mistero<br />
pasquale. Pietro, abbagliato dalla luce ed<br />
estasiato dalla bellezza, vorrebbe che il<br />
tempo si fermasse, che la gloria permanga.<br />
Egli crede ingenuamente di ottenere<br />
questo costruendo tre tende, ma ormai<br />
la gloria di Dio non abita nelle tende fatte<br />
da mano d’uomo. Egli si arresta al dito,<br />
ma Gesù lo spinge verso l’oltre.<br />
Una voce<br />
Sul Tabor, accanto alla visione, si ode<br />
una voce dal cielo. È il Padre che parla:<br />
«Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho<br />
posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»<br />
(Mt 17,5). Gesù è il Figlio prediletto,<br />
amato dal Padre. La relazione tra Padre e<br />
L’amore ha bisogno di segni, gli<br />
sposi ritrovano nell’altro il segno<br />
dell’amore di Dio, il volto amorevole<br />
del Padre e al tempo stesso<br />
sono segno testimoniando l’amore<br />
di Dio per la sua Chiesa.<br />
L’uomo però non deve correre il<br />
rischio di ridurre la sua fede solo<br />
a una ricerca di segni spettacolari<br />
e miracolosi, ma aprirsi ogni<br />
momento all’orizzonte più grande<br />
dell’Amore di Dio cui i segni<br />
rimandano.
Il monte Tabor, luogo della Trasfigurazione,<br />
luogo della contemplazione<br />
di un Dio che si fa<br />
voce nel cuore dell’uomo e che si<br />
manifesta nella bellezza e grandezza<br />
del creato e nella gioia del<br />
cuore.<br />
Figlio è caratterizzata dall’amore. Il Padre<br />
ha voluto rendere pubblico il suo amore<br />
per il Figlio in due momenti importanti<br />
della sua vita: al battesimo sulla sponda<br />
del fiume Giordano (Mt 3,13-17; Mc 1,9-<br />
11; Lc 3,21-22) e ora sul Tabor. Da questa<br />
rivelazione dovremmo percepire non<br />
soltanto quanto il Padre ama il Figlio, ma<br />
anche quanto Egli ama l’umanità, per il<br />
fatto che ha donato a noi questo Figlio<br />
amato. La parola del Padre richiama le<br />
bellissime riflessioni di Giovanni: «Dio infatti<br />
ha tanto amato il mondo da dare il<br />
Figlio unigenito» (Gv 3,16); «In questo si<br />
è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio<br />
ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito,<br />
perché noi avessimo la vita per<br />
mezzo di lui. In questo sta l’amore: non<br />
siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che<br />
ha amato noi e ha mandato il suo Figlio»<br />
(1Gv 4,9). Gesù è il dono d’amore dal Padre<br />
all’umanità. La voce dal cielo in realtà<br />
è un’epifania di Dio come amore: amore<br />
verso il Figlio nello Spirito e amore verso<br />
l’umanità e verso tutte le sue creature.<br />
All’affermazione segue un imperativo:<br />
«Ascoltatelo!». Tutti gli uomini e le donne,<br />
se ascoltano il Figlio, sono coinvolti<br />
nell’amore reciproco e nella comunione<br />
vitale tra Padre e Figlio e diventano essi<br />
stessi figli e figlie amati dal Padre. La voce<br />
del Padre sul Tabor richiama la voce della<br />
<strong>Madre</strong> a Cana. Tra le poche parole di<br />
Maria riportate nel Vangelo, c’è soltanto<br />
una indirizzata direttamente agli uomini,<br />
è la parola rivolta ai servi nelle nozze di<br />
Cana: «Qualsiasi cosa vi dica fatela» (Gv<br />
2,5). A ragione questa parola è considerata<br />
“il comandamento mariano”. È anche<br />
l’ultima parola pronunciata da lei, quasi<br />
un “testamento spirituale” consegnato ai<br />
suoi figli. Come il Padre ritorna nel silenzio<br />
dopo aver manifestato il suo amore<br />
per Gesù e invitato tutti ad ascoltarlo,<br />
così Maria non parlerà più: ha detto<br />
l’essenziale aprendo i cuori a Gesù, lui<br />
solo ha «parole di vita eterna» (Gv 6,68).<br />
Ad Jesum per Mariam. Maria conduce a<br />
seguire Gesù, a obbedire alla sua parola e<br />
a considerarlo come riferimento assoluto.<br />
Maria aiuta a formare la comunità nuova<br />
di Gesù, anzi aiuta Gesù a farsi degli<br />
amici nel senso che Egli stesso ha detto:<br />
«Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi<br />
comando» (Gv 15,14).<br />
«Questi è il Figlio mio l’amato: ascoltatelo!»,<br />
«Qualsiasi cosa vi dica fatela»: sono<br />
parole proclamate con amore e sono parole<br />
che uniscono l’umanità a Gesù, l’unico<br />
Salvatore. La voce del Padre sul monte<br />
Tabor risuona solenne e misteriosa. La<br />
voce della <strong>Madre</strong> a Cana, semplice, discreta,<br />
soave, permeata dalla tenerezza<br />
materna e dalla sapienza femminile, è altrettanto<br />
potente ed efficace.<br />
Maria Ko Ha Fong<br />
kohafong.rivista@ausiliatrice.net<br />
IN cAmmINO cON mARIA 7
8 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
In cammino con Maria<br />
La devozione alla Madonna<br />
Tutta la natura, le piante, i fiori e gli animali rendono omaggio a Maria!<br />
«Animali tutti, selvaggi e domestici, benedite la <strong>Madre</strong> del Signore».<br />
la madonna degli animali<br />
Nel Museo dell’Albertina a Vienna un<br />
magnifico disegno a penna, parzialmente<br />
acquerellato, di Albrecht Dürer, ritrae<br />
un momento di serenità della Santa Famiglia<br />
di Nazareth.<br />
Al centro della scena la Madonna, seduta<br />
con il Bambino in grembo, chiude il libro<br />
che sta leggendo, distratta forse dal piccolo<br />
Gesù che indica San Giuseppe che<br />
si avvicina sulla destra.<br />
Numerosi animali si muovono nel piacevole<br />
paesaggio che si perde in lontananza,<br />
con la scena dell’annuncio ai pastori<br />
ed il corteo dei re Magi che giunge sulla<br />
sinistra.<br />
L’artista ha voluto certamente rappresentare<br />
la condizione di vita del paradiso<br />
terrestre nel quale il male, simboleggiato<br />
dalla volpe, è tenuto a bada da una corda<br />
che lo imprigiona ad un ceppo.<br />
Tra gli animali si riconoscono un leone,<br />
Santa Famiglia di Nazareth di Albrecht Dürer.<br />
Madonna della Stalla a<br />
Porzano di Leno.<br />
Madonna delle Galline di Pagani.<br />
un pappagallino, un picchio, un gufo, una<br />
civetta, una libellula, un grillo, fringuelli,<br />
cigni, un airone, un gregge di pecore con<br />
il cane e un ariete: tutti lodano il Creatore<br />
e fanno corona a Maria.<br />
Anche i fiori, il giglio e le rose, sulla sinistra,<br />
celebrano la verginità e l’amore della<br />
Madonna e del Bambino Gesù.<br />
alcUne altre raffigUrazioni<br />
che esprimono devozioni<br />
mariane caratteristiche<br />
Molti sono gli artisti che si sono dilettati<br />
nel ritrarre la Madonna con il Bambino<br />
Gesù in mezzo ad alcuni animali, personificazione<br />
di particolari virtù.<br />
La Divina Pastora ritrae Maria attorniata<br />
da pecore e da agnelli. Come la figura<br />
di Gesù buon pastore ci richiama la<br />
sua amorevolezza per noi peccatori, così<br />
quella della Divina Pastora ci ricorda la<br />
delicatezza materna di Maria.<br />
La Madonna delle galline di Pagani, Salerno.<br />
Sono alcune galline che, razzolando,<br />
ritrovano una tavoletta di legno su cui è<br />
raffigurata la Madonna del Carmine. La<br />
guarigione di uno storpio ed altri numerosi<br />
miracoli ne accrescono la devozione<br />
e nel 1610 le è dedicata una <strong>magnifica</strong><br />
Chiesa.<br />
Nell’Abbazia di Chiaravalle presso Milano,<br />
il bel quadro del Prof. Adriano Ambrosioni<br />
raffigura la Madonna delle uova:<br />
su uno sfondo di gigli, Maria tiene in<br />
grembo il Bambino Gesù che stringe tra<br />
le manine un uovo di gallina; sulla destra<br />
un cestello con altre sei uova. Da sempre<br />
nel mondo cristiano l’uovo, simbolo<br />
di fertilità, sta a raffigurare la nuova vita,<br />
la Risurrezione.
e il mondo degli animali<br />
Madonna di Monte Nero a Livorno. Madonna della rondine ad Avigliana. Divina Pastora di Pesaro.<br />
La Madonna della stalla a Porzano di<br />
Leno, Brescia: nel 1490 la Madonna appare<br />
ad una fanciulla cieca, sola in una<br />
stalla, tra gli animali, e le dona la vista.<br />
gli Uccellini nella<br />
simbologia mariana<br />
La Madonna del cardellino è raffigurata<br />
da Raffaello seduta, in un sereno paesaggio<br />
umbro, con un libro in mano. Accanto<br />
a Lei il piccolo Giovannino e Gesù<br />
Bambino giocano con un cardellino, simbolo<br />
della Passione di Gesù.<br />
La Madonna di Montenero, Livorno.<br />
Il volto della Madonna è inclinato verso<br />
il Bambino Gesù che le siede in grembo<br />
aggrappato con le manine alla veste,<br />
mentre tiene un filo che lega delicatamente<br />
l’uccellino, sul braccio di Maria,<br />
quasi ad indicare che la fede è come un<br />
filo che porta al cristiano la salvezza di<br />
Gesù, attraverso la devozione della Madonna.<br />
La Madonna della rondine in Avigliana,<br />
Torino.<br />
Su un Pilone campestre, la devozione popolare<br />
raffigura la Madonna in atteggia-<br />
Abbazia di Chiaravalle<br />
via Sant’Arialdo 102<br />
20139 Milano<br />
Tel: 0257403404<br />
s.m.chiaravalle@libero.it<br />
Parrocchia di S. Martino Vescovo<br />
Piazza Chiesa 6<br />
25024 Porzano di Leno (Bs)<br />
Tel: 0309067376<br />
parrocchiaporzano@popolis.it<br />
Santuario Madonna di Montenero<br />
Piazza di Montenero 9<br />
57128 Livorno<br />
Tel: 0586.57.96.27<br />
info@santuariomontenero.org<br />
Santuario Madonna dei laghi<br />
Corso Laghi 278<br />
10051 Avigliana (To)<br />
Tel: 011.932.88.27<br />
direttore.avigliana@<br />
salesianipiemonte.it<br />
mento materno, seduta, con in braccio il<br />
Bambino Gesù che tiene tra le manine,<br />
trastullo innocente, una rondine, simbolo<br />
di speranza e di nuova vita.<br />
Le mamme, passando lungo il sentiero,<br />
con i loro bambini al collo, hanno un<br />
pensiero di saluto ed una preghiera a<br />
Maria e si sentono rincuorate. Tra le tante<br />
grazie ottenute per intercessione della<br />
Madonna della rondine, forse la più insigne,<br />
è quella ricevuta dalla contessa di<br />
Savoia, Bona di Borbone, sposa di Amedeo<br />
VI, tanto desiderosa di poter stringere<br />
anche lei al proprio seno un bambino<br />
ed erede. La Madonna accoglie il suo desiderio<br />
di mamma ed il 24 febbraio 1360<br />
nasce Amedeo VII, il Conte Rosso.<br />
La riconoscenza verso Maria, di Bona di<br />
Borbone, di tante altre mamme felici e di<br />
tutte le persone beneficate, fu grande e<br />
continua: il Pilone si è trasformato in piccola<br />
Cappella e quindi in Santuario con<br />
annesso il Convento per i Padri Cappuccini,<br />
ed ora per i Figli di Don Bosco.<br />
Mario Morra<br />
morra.rivista@ausiliatrice.net<br />
IN cAmmINO cON mARIA 9
10 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Maria nei secoli<br />
“La Vergine del sorriso”<br />
e S. Teresa di Lisieux<br />
Molti, affettuosamente, la chiamano S. Teresina, ma è una grande santa.<br />
Ha scritto “Storia di un’anima”, opera che ha portato alla conversione molti<br />
e le ha meritato il titolo di Dottore della Chiesa.<br />
Un uragano di gloria. Un maremoto<br />
popolare universale. Un fenomeno<br />
unico nella storia della Chiesa. Soltanto<br />
così potremmo definire quello che è avvenuto<br />
dalla sera del 30 settembre 1897,<br />
quando, dopo dodici settimane di agonia<br />
e sussurrando «Io non muoio, entro nella<br />
vita», si spegne una ragazza di ventiquattro<br />
anni, nell’infermeria del Carmelo di<br />
Lisieux, una cittadina di 19 mila abitanti,<br />
nella Francia settentrionale.<br />
La ragazza si chiama Thérèse Martin. Dal<br />
giorno della sua vestizione, il 10 gennaio<br />
1889, ha assunto il nome religioso di Teresa<br />
di Gesù Bambino e del Santo Volto.<br />
E così tutto il mondo l’ha conosciuta e la<br />
conosce. Dio che confonde i sapienti di<br />
questo mondo con la sua Sapienza, ha<br />
La basilica di Lisieux, la cittadina<br />
della Francia settentrionale dove<br />
la giovane Thérèse Martin divenne<br />
monaca e compì il suo cammino<br />
verso la santità.<br />
fatto di questa ragazza, vissuta nell’intimità<br />
della famiglia e le mura del monastero<br />
carmelitano, il più grande teologo<br />
del secolo XIX, eccellenza riconosciuta<br />
anche da papa Giovanni Paolo II che<br />
nel 1997 la dichiarò Dottore della Chiesa.<br />
Tutti i Papi l’hanno sempre tenuta in<br />
grande considerazione: da Pio XI, che la<br />
beatificò, la canonizzò e la dichiarò anche<br />
Patrona universale delle missioni, a<br />
Giovanni Paolo I che le ha scritto una<br />
lettera: «Avevo 17 anni quando lessi la<br />
tua autobiografia. Mi fece l’effetto di un<br />
fulmine a ciel sereno».<br />
“la vergine santa<br />
mi ha sorriso”<br />
Quando sua sorella maggiore Pauline, cui<br />
lei era affezionatissima, entrò al Carmelo,<br />
la piccola Thérèse, orfana della mamma<br />
già a quattro anni, si ammalò. Guarì soltanto<br />
quando la Madonna le apparve e<br />
le sorrise “al mattino della vita”. Si tratta<br />
di un episodio che segna profondamente<br />
la sua vita. Lei stessa lo ricorderà con<br />
queste parole: «Non trovando soccorso<br />
sulla terra, la povera Teresa si era rivolta<br />
anche lei alla <strong>Madre</strong> del Cielo, la pregava<br />
con tutto il cuore perché avesse pietà di<br />
lei. Ad un tratto la Vergine Santa mi apparve<br />
bella, tanto bella, che non avevo visto<br />
mai cosa bella a tal segno, il suo viso<br />
ispirava bontà e tenerezza ineffabili, ma<br />
quello che mi penetrò tutta l’anima fu il<br />
sorriso stupendo della Madonna. Allora
tutte le mie sofferenze svanirono, delle<br />
grosse lacrime mi bagnarono le guance,<br />
ma erano lacrime di una gioia senza<br />
ombre. Ah, pensai, la Vergine Santa mi ha<br />
sorriso, come sono felice!». E la Madonna<br />
continuò a sorriderle, come nel giorno<br />
della sua prima comunione, quando si<br />
consacrò a Lei. Ecco le sue parole: «Fui<br />
io a pronunciare l’atto di consacrazione<br />
alla Madonna. Ci misi tutto il mio animo<br />
a parlarle, a consacrarmi a lei, come una<br />
bambina che si getta tra le braccia di sua<br />
madre e le chiede di vegliare su di lei. Mi<br />
sembra che la Madonna dovette guardare<br />
il suo fiorellino e sorridergli». E la<br />
Madonna le ottenne la grazia dell’amore<br />
sponsale intensissimo per Gesù conducendola<br />
al Carmelo: «Non è stata forse<br />
Lei a deporre nel calice del suo fiorellino<br />
il suo Gesù, il fiore dei campi, il Giglio<br />
della valle?».<br />
La sua autobiografia, composta per richiesta<br />
della sua Superiora, è diventato<br />
un bestseller: è intitolato Storia di un’anima.<br />
Moltissime persone, leggendola,<br />
sono passate dalla tiepidezza al fervore.<br />
Forse, il segreto di questo successo intramontabile<br />
è legato alla benedizione di<br />
Maria. La stessa Teresa racconta che, prima<br />
di redigere il suo diario, si inginocchiò<br />
dinanzi alla statua di Maria supplicandola<br />
di guidarle la mano. E la Madonna l’ha<br />
ascoltata. Persino un criminale francese,<br />
poi condannato all’esecuzione capitale, si<br />
convertì in carcere leggendo la Storia di<br />
un’anima. Il suo nome è Jacques Fesch<br />
e di lui è in corso il processo di beatificazione.<br />
perché ti amo, o maria<br />
La Santa di Lisieux parla frequentemente<br />
di Maria, nei suoi scritti. Nella sua semplicità<br />
formula un principio teologico di<br />
grandissimo valore. Afferma che quando<br />
si parla di Maria, non bisogna mai dimenticare<br />
di proporla come un esempio<br />
da seguire e che le sue eccellenti prerogative<br />
non eliminano l’ordinaria quotidianità<br />
della sua vita terrena e, soprattutto, che<br />
Quanto avrei desiderato essere<br />
sacerdote per predicare<br />
sulla Santa Vergine! Mi sarebbe<br />
bastata una sola volta per dirle<br />
tutto ciò che penso a questo<br />
proposito: la Santa Vergine è regina<br />
del cielo e della terra, ma è<br />
più madre che regina (S. Teresa<br />
di Lisieux).<br />
Fra i capitoli più originali della<br />
scienza spirituale [di Santa Teresa<br />
di Lisieux] è da ricordare la sapiente<br />
esplorazione che Teresa<br />
ha sviluppato del mistero e del<br />
cammino della Vergine Maria,<br />
giungendo a risultati molto vicini<br />
alla dottrina del Concilio<br />
Vaticano II e a quanto io stesso<br />
ho proposto nella mia Enciclica<br />
Redemptoris Mater (Beato Giovanni<br />
Paolo II).<br />
anche la Madonna esercitò la virtù della<br />
fede. Ecco le parole della “petite Thérèse”:<br />
«Bisognerebbe mostrarla imitabile, far risaltare<br />
le sue virtù, dire che viveva di fede<br />
come noi, darne le prove con il vangelo<br />
dove leggiamo a proposito dei suoi genitori:<br />
“Non capirono ciò che diceva loro”».<br />
Teresa è stata una poetessa fine e delicata.<br />
Alla Vergine ha dedicato il suo ultimo<br />
suggestivo poemetto, dal titolo Pourquoi<br />
je t’aime, o Marie (Perché ti amo, o Maria),<br />
composto quattro mesi prima di morire.<br />
Sono venticinque strofe dove la lode per<br />
la <strong>Madre</strong> di Dio si accompagna a un’intensa<br />
meditazione degli avvenimenti del<br />
Vangelo che parlano di Lei. In esse sono<br />
contenuti autentici gioielli di teologia<br />
e spiritualità mariana, come i versi con<br />
cui Teresa spiega il motivo fondamentale<br />
della grandezza di Maria, l’umiltà, che<br />
la rende onnipotente per grazia: «T’amo,<br />
Maria, quando ti chiami serva del Dio che<br />
tu conquisti con l’umiltà. Per tal virtù nascosta<br />
sei onnipotente nel tuo cuore attiri<br />
la Trinità». Ed ecco perché ogni persona<br />
devota di Maria impara anche da Santa<br />
Teresina a rivolgersi alla <strong>Madre</strong> con<br />
illimitata fiducia ed in ogni circostanza<br />
della vita: «Se sopraggiunge una preoccupazione<br />
- scrive Teresa - una difficoltà,<br />
subito mi rivolgo a lei e sempre, come la<br />
più tenera delle madri, prende a cura i<br />
miei interessi».<br />
roberto spataro<br />
spataro.rivista@ausiliatrice.net<br />
mARIA NELL’ARTE 11
12 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Maria nei secoli<br />
La Madonna<br />
di Fiesole<br />
La splendida terracotta degli inizi del Quattrocento<br />
è stata scoperta nel vescovado di Fiesole (Firenze)<br />
ed è stata attribuita a Filippo Brunelleschi,<br />
il grande architetto. Il committente era importante:<br />
forse apparteneva alla famiglia de’ Medici.<br />
Sono stati alcuni restauratori dell’Opificio<br />
delle Pietre Dure di Firenze,<br />
uno dei laboratori di restauro di opere<br />
d’arte più prestigioso d’Italia, a scoprire<br />
nel vescovado di Fiesole (Firenze) questa<br />
splendida terracotta degli inizi del Quattrocento.<br />
Ancor più singolare è che per<br />
l’attribuzione si è chiamato in causa Filippo<br />
Brunelleschi, il grande architetto che<br />
ha costruito la cupola della cattedrale di<br />
Firenze e il portico dell’Ospedale degli Innocenti,<br />
su piazza dell’Annunziata.<br />
Se Brunelleschi è conosciuto come uno<br />
dei più grandi architetti di tutti i tempi,<br />
pochi sanno che da giovane fu anche<br />
valente scultore, al punto di rivaleggiare<br />
con Donatello. Famosa è la formella con<br />
il “Sacrificio di Isacco”, preparata nel 1401<br />
per il concorso di una porta del battistero<br />
di Firenze e un Crocifisso per la chiesa<br />
domenicana di Santa Maria Novella.<br />
Filippo era nato nel 1377 e svolse il suo<br />
apprendistato nella bottega di un orafo.<br />
In quel contesto approntò alcuni particolari<br />
dell’altare di Sant’Jacopo per la cattedrale<br />
di Pistoia. Nel 1418, dopo importanti<br />
prove come scultore, cambiò indirizzo e<br />
si dedicò all’architettura. Il suo primo rilevante<br />
impegno fu la costruzione della<br />
cupola della cattedrale fiorentina, Santa<br />
Maria del Fiore, e singolare è il fatto che<br />
realizzò l’imponente opera senza l’aiuto<br />
di ponteggi.<br />
in cerca di sicUrezza tra le<br />
braccia della mamma<br />
Successivamente, tra il 1421 e il 1424,<br />
progettò la Loggia per l’Ospedale degli<br />
Innocenti, esempio innovativo di chiarezza<br />
e linearità e, a seguire, nel 1423, la<br />
chiesa di San Lorenzo con la sacrestia.<br />
Alcuni anni dopo, tra il 1430 e il 1444,<br />
Brunelleschi realizzò per la famiglia Pazzi<br />
la cappella aperta sul chiostro di Santa<br />
Croce.<br />
Grazie a queste importanti realizzazioni,<br />
la sua attività di scultore rimase sempre in<br />
ombra. Ora, per merito di questa splendida<br />
opera, che misura cm 60x17x88,5<br />
e che è stata denominata Madonna di<br />
Fiesole dal luogo dove è stata ritrovata,<br />
la sua maestria è ancor più riconosciuta.<br />
Gli storici dell’arte la datano ai primissimi<br />
anni del Quattrocento: Brunelleschi aveva<br />
circa venticinque anni e dopo aver realizzato<br />
la formella del “Sacrificio di Isacco”,<br />
eccolo creare questo miracolo di arte e<br />
di umanità.<br />
L’opera rappresenta una giovanissima<br />
Madonna, con lo sguardo fisso, forse<br />
un po’ perso nel vuoto, ma che lascia<br />
intendere la tristezza dei pensieri che si<br />
affollano nella sua mente. È tradizione<br />
nell’iconografia cristiana che Maria assuma<br />
atteggiamenti che preludono la morte<br />
tragica del Bambino che stringe tra le<br />
braccia. Il Piccolo Gesù cerca sicurezza
tra le braccia della mamma e si stringe<br />
a lei, facendo quasi tutt’uno con il corpo<br />
di Maria.<br />
“o mater dei memento mei”,<br />
invocava il ricco<br />
committente<br />
Le mani della Vergine sorreggono con<br />
delicatezza il piccolo corpo e con un<br />
bellissimo gioco pieno di umanità, gli<br />
trattengono le gambe, l’una tesa e l’altra<br />
piegata a mostrare il piede. Umanità<br />
e tenerezza raggiungono i vertici della<br />
loro espressione in questo capolavoro<br />
della scultura del primo Rinascimento. Il<br />
gruppo poggia su una base rettangolare,<br />
decorata con archetti intrecciati di gusto<br />
gotico, con la scritta “O mater Dei memento<br />
mei”, <strong>Madre</strong> di Dio ricordati di me.<br />
Che fosse una scultura destinata ad un<br />
committente importante - forse un membro<br />
della potente famiglia fiorentina de’<br />
Medici - lo dichiara non soltanto la decorazione<br />
raffinata dei panni, ma soprattutto<br />
l’uso di materiali preziosi come l’oro<br />
per il manto e i capelli sia della Vergine,<br />
sia del piccolo Gesù, e poi l’azzurrite e la<br />
lacca rossa nella veste. Il corpo del Piccolo<br />
è in parte avvolto dallo scialle della<br />
mamma, ma il suo abitino è prezioso, decorato<br />
con bolli d’oro punzonati. Maria<br />
aveva in testa una corona che ha perso<br />
le punte, forse a causa della loro fragilità.<br />
Gli angoli della base un tempo avevano<br />
degli stemmi, certo per rendere esplicita<br />
la committenza, ma sono scomparsi,<br />
forse cancellati di proposito al momento<br />
della caduta in disgrazia del loro nobile<br />
referente.<br />
I restauri hanno appurato che la Madonna<br />
di Fiesole è un prototipo originale,<br />
modellato direttamente in creta, da cui<br />
è stata tratta una matrice per realizzare<br />
numerose repliche in terracotta e in stucco,<br />
repliche che attualmente si conservano<br />
nei più prestigiosi musei del mondo.<br />
Natale Maffioli<br />
maffioli.rivista@ausiliatrice.net<br />
mARIA NEI SEcOLI 13
14 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
La parola qui e ora<br />
Il rischio della incredulità<br />
e dell’idolatria<br />
[Gesù] partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.<br />
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando,<br />
rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza<br />
è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle<br />
sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo,<br />
di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed<br />
era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato<br />
se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non<br />
poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e<br />
li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi<br />
d’intorno, insegnando.<br />
(Mc 6, 1-6)<br />
Allora non è vero che Gesù “ci azzecca”<br />
sempre! A Nazareth non riesce<br />
a compiere nessun prodigio perché la<br />
gente non crede in Lui. I suoi compaesani<br />
conoscono il falegname, “il figlio di<br />
Maria” (ed è probabilmente un dispregiativo,<br />
perché gli Ebrei richiamavano il<br />
nome del padre, anche dopo la morte);<br />
ma non vogliono sapere nulla del profeta<br />
che compie miracoli. L’evangelista Luca<br />
(4,29) testimonia come venne cacciato<br />
dalla sinagoga.<br />
Questo brano di Vangelo affronta, senza<br />
nessuna paura, il problema che per noi<br />
oggi è a volte assillante: quello del confine<br />
sottile tra fede e credulità. Se Gesù<br />
fosse un ciarlatano qualsiasi, le parole<br />
di Marco si adatterebbero ugualmente<br />
bene: i prodigi non riescono perché la<br />
gente non ci crede abbastanza. Qualcosa<br />
di simile avviene in continuazione anche<br />
oggi: in televisione passano centinaia di<br />
maghi, astrologi, cartomanti, illusionisti;<br />
il “fatturato” di questa gente (ammesso<br />
che qualcuno di loro paghi le tasse) è<br />
di decine di miliardi all’anno; e la baracca<br />
funziona proprio perché la gente ci<br />
crede, anzi si tratta di un fenomeno in<br />
continua espansione. Tempo fa a Torino<br />
si è svolto un convegno nazionale di<br />
coloro che analizzano le affermazioni di<br />
chi si occupa del “paranormale”: gli studiosi<br />
convenuti al Politecnico hanno denunciato<br />
i “venditori di illusioni”, svelando<br />
trucchi e malafede dei presunti “maghi”.<br />
Ma in molti di quegli scienziati c’era la<br />
convinzione, più o meno espressa, che<br />
anche la religione si alimentasse alla stessa<br />
fonte: perché per loro soltanto quel<br />
che è spiegabile con la scienza esiste, ed<br />
il resto è truffa.<br />
Non siamo più, e non solo in questo senso,<br />
nella Cacania che lo scrittore Robert<br />
Musil rimpiange con ironia: «Il paese era<br />
amministrato - con oculatezza, discrezione<br />
e abilità a smussare cautamente ogni<br />
punta - dalla migliore burocrazia d’Europa,<br />
alla quale si poteva rimproverare<br />
un solo difetto: per essa, genio e spirito<br />
d’iniziativa nelle persone non autorizzate<br />
a ciò da alti natali o da incarico governativo<br />
erano impertinenza e presunzione. A<br />
nessuno del resto piace farsi dettar legge<br />
da chi non vi è autorizzato! E poi in<br />
Cacania un genio era sempre scambiato<br />
per un babbeo, mai però, come succe-<br />
© Paolo Siccardi / sync<br />
Nella sinagoga di Nazareth Gesù<br />
si rivela e viene cacciato, ma nessuno,<br />
neanche gli increduli possono<br />
opporsi al suo messaggio<br />
salvifico che raggiunge tutti e<br />
lascia alla libertà di ciascuno la<br />
volontà di fidarsi.
© Paolo Siccardi / sync<br />
Maghi e fattucchiere facendo<br />
leva sulle debolezze umane inducono<br />
a credere in prodigi e poteri<br />
fasulli, fanno leva sulle apparenze,<br />
ben lontani dalla logica di un<br />
Dio che guarda e ascolta il cuore<br />
dell’uomo.<br />
deva altrove, un babbeo per un genio»<br />
(L’uomo senza qualità).<br />
Gesù si ritrova più o meno nella stessa<br />
posizione: la sua possibilità di compiere<br />
prodigi è “ridotta” in ragione del fatto che<br />
la gente, i suoi compaesani, non credono<br />
in Lui, non lo accettano in nessun modo<br />
come figlio di Dio. Ma il problema dei<br />
miracoli di Gesù è completamente diverso:<br />
quel che manca ai compaesani non è<br />
la credulità, ma la fede. Il brano di Marco<br />
rivela indirettamente la vera differenza:<br />
per i compaesani di Gesù Egli è solo<br />
come il falegname e non sono disposti a<br />
“cambiare idea” sul suo conto. Mentre la<br />
fede è propriamente un “cambiare idea”<br />
(e molto di più: cambiare cuore) sul conto<br />
di Dio. In molti altri passaggi del Vangelo<br />
Gesù congeda le persone con la frase «la<br />
tua fede ti ha salvato»: perché chi ha ricevuto<br />
un miracolo ha riconosciuto non<br />
tanto il prodigio materiale compiuto, ma<br />
appunto la potenza del Signore che lo ha<br />
reso possibile.<br />
Noi, come gli abitanti di Nazareth, siamo<br />
continuamente esposti al duplice rischio<br />
della incredulità e dell’idolatria. Siamo in<br />
genere molto sospettosi nei confronti di<br />
chi parla in nome del Signore e chiede<br />
fede, penitenza e conversione; ma siamo<br />
molto più pronti a dare credito a chi promette<br />
miracoli facili - il successo, il denaro,<br />
l’amore, il potere… Mettiamo queste<br />
promesse al posto di Dio; e a Dio riserviamo<br />
quella diffidenza che riteniamo<br />
sano raziocinio critico, legittimo dubbio.<br />
In questo la scienza positiva, così come<br />
è cresciuta in Europa negli ultimi secoli,<br />
non ci aiuta per nulla.<br />
Gli abitanti di Nazareth, ciechi e sordi di<br />
fronte a Gesù, ci mettono di fronte ad un<br />
altro rischio: quello di non “riconoscere” il<br />
Signore nei fratelli. Attenti alle apparenze,<br />
affezionati solo alle nostre conoscenze e<br />
al nostro modo di capire il mondo, anche<br />
noi valutiamo soprattutto l’aspetto<br />
esterno delle persone, lasciamo che siano<br />
i vestiti o il successo a determinare la<br />
nostra stima e la nostra capacità di porsi<br />
al servizio degli altri. Un atteggiamento<br />
molto mondano che ci rende sicuri di una<br />
sola realtà: che non saremo in grado di<br />
riconoscere i “prodigi”, quelli veri, che il<br />
Signore opera nel cuore delle persone.<br />
Marco Bonatti<br />
marco.bonatti@lavocedelpopolo.torino.it<br />
LA pAROLA QUI E ORA 15
16 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Amici di Dio<br />
Benedetto,<br />
Patrono d’Europa<br />
Fu un grande europeo. La sua personalità e la Regola che ci ha<br />
lasciato hanno avuto un influsso enorme su tutto il nostro Continente,<br />
aiutandolo a superare le asprezze dell’antichità e ad abbozzare una<br />
certa unione europea, nel nome dei valori cristiani.<br />
Stiamo celebrando il decimo anniversario<br />
dell’Euro, nato il 1 gennaio 2002,<br />
dopo un lunga e sofferta gestazione. Non<br />
è più un bambino quindi, ma un “ragazzo”<br />
sopravvissuto a tsunami monetari, a<br />
bolle speculative, al credit crunch, a firewall<br />
inefficaci e a ricorrenti nostalgie del<br />
passato. Eppure ha aiutato l’unificazione<br />
europea, monetaria adesso, ma in prospettiva<br />
politica.<br />
Un grande contributo a questo processo<br />
l’ha dato anche San Benedetto. Per questo<br />
Paolo VI lo ha proclamato, nel 1964,<br />
Patrono d’Europa. Qualcuno pensa che<br />
sia eccessivo. Infatti, se leggiamo i libri<br />
di storia, troviamo innumerevoli guerre e<br />
secolari inimicizie fra gli stati, pur cristiani,<br />
del Continente. Altro che unificazione. E<br />
il contributo di Benedetto? Ha scritto lo<br />
storico J. Le Goff: «Quando si pensa a<br />
tutta la violenza che ancora si scatenerà<br />
durante questo Medioevo selvaggio,<br />
può sembrare che la lezione di Benedetto<br />
non sia stata compresa. Ma dovremmo<br />
piuttosto domandarci a quali eccessi si<br />
sarebbe spinta la gente del Medioevo, se<br />
all’inizio di quei secoli non si fosse levata<br />
questa grande e dolce voce». E gli Europei<br />
ancora stanno imparando la sua lezione.<br />
alla ricerca<br />
della propria vocazione<br />
Benedetto è nato a Norcia, in Umbria,<br />
nel 480, da famiglia nobile. Fu mandato<br />
a Roma per gli studi, e, particolare im-<br />
Dalla Regola, capitolo XLVIII - Il<br />
lavoro quotidiano: «L’ozio è nemico<br />
dell’anima, perciò i monaci<br />
devono dedicarsi al lavoro in<br />
determinate ore e in altre, pure<br />
prestabilite, allo studio della parola<br />
di Dio».<br />
portante, in compagnia della fedele nutrice.<br />
Insomma, i genitori non volevano<br />
che, nella grande città, il loro rampollo si<br />
arricchisse intellettualmente e si perdesse<br />
moralmente (pericolo sempre presente).<br />
Al ragazzo, già sveglio e riflessivo, lo<br />
spettacolo romano, fatto di continue lotte<br />
degli abitanti contro il re Teodorico, di intrighi<br />
e invidie del mondo ecclesiastico,<br />
non piacque per niente. Prima decisione:<br />
via da Roma, sempre con la nutrice, verso<br />
Subiaco. Ma non per molto tempo. Un<br />
giorno all’insaputa di lei (si sentiva già<br />
maturo per stare da solo?) si ritirò in una<br />
grotta, in mezzo ai boschi.<br />
Come Cristo prima della missione si preparò<br />
con l’esperienza del deserto, così<br />
Benedetto. Furono tre anni di solitudine,<br />
riempita di preghiera, di meditazione, di<br />
penitenza volontaria (e involontaria, perché<br />
la grotta non era proprio a cinque<br />
stelle!). Un’esperienza non facile anche<br />
per le immancabili “visite” del diavolo.<br />
Ci fu anche un gruppo di (pseudo) monaci<br />
che lo vollero per guida spirituale.<br />
La loro vera intenzione era però<br />
di darsi una patina di legalità davanti
all’autorità. Ma quando Benedetto cominciò<br />
a parlare di disciplina, penitenza<br />
ecc. questi, come risposta poco evangelica,<br />
tentarono di avvelenarlo. E lui fuggì<br />
di corsa tornando a Subiaco. Qui trovò<br />
altri giovani volenterosi di diventare “veri”<br />
monaci, e camminare verso la santità. Si<br />
mise al loro servizio, organizzandoli e<br />
guidandoli spiritualmente. Superati altri<br />
ostacoli, finalmente arrivò a Monte Cassino.<br />
Correva l’anno 529.<br />
padre del monachesimo<br />
occidentale<br />
Qui fondò l’Abbazia che diventerà la<br />
madre di tutte le Abbazie in Europa, che<br />
avranno in lui il punto di riferimento carismatico.<br />
Il capolavoro di Benedetto però rimane la<br />
Regola, per molti aspetti originale, anche<br />
se debitrice di apporti provenienti da Basilio,<br />
Agostino, Cassiano e dall’autore italiano<br />
(sconosciuto) della Regula Magistri.<br />
Egli ha delineato un nuovo modo di essere<br />
monaci, basato su tre pilastri su cui<br />
poggerà la vita delle Abbazie. Primo: la<br />
“stabilità del luogo”. Benedetto cioè mise<br />
al bando i “monaci vaganti” che spesso<br />
erano poco monaci e molto vaganti (vagabondi).<br />
Chi entrava in monastero, secondo<br />
lui, doveva avere intenzione di viverci<br />
stabilmente. Il cenobio diventava la<br />
sua famiglia per sempre, nella “buona e…<br />
nella cattiva sorte”.<br />
Secondo: il tempo del monaco, fortemente<br />
strutturato da un orario, egli lo rivaluta<br />
come dono di Dio da non perdere: viene<br />
quindi organizzato, con scadenze per<br />
la preghiera, il lavoro manuale, la lettura<br />
della Bibbia e il riposo. Infine il principio<br />
di uguaglianza. Tutti i monaci uguali, nei<br />
diritti e nei doveri. Una vera rivoluzione<br />
insomma. «Qui si comincia a rinnovare<br />
il mondo: qui diventano uguali e fratelli<br />
“latini” e “barbari”, ex pagani ed ex ariani,<br />
antichi schiavi ed ex padroni di schiavi.<br />
Ora tutti sono una cosa sola, stessa legge,<br />
stessi diritti, stesso rispetto. Qui finisce<br />
l’antichità, proprio per mano di Be-<br />
Tratto in forma ridotta da:<br />
Un scorcio della foresteria di<br />
Subiaco, luogo che richiama<br />
l’importanza del silenzio e della<br />
semplicità per accostarsi a Dio,<br />
per progredire in quel cammino<br />
di santità che riguarda ogni<br />
cristiano: monaco, sacerdote,<br />
genitore...<br />
nedetto. Il suo monachesimo non fugge<br />
il mondo. Serve Dio ed il mondo, nella<br />
preghiera e nel lavoro» (D. Agasso).<br />
l’abate sarà discreto,<br />
rispettoso e dolce con tUtti<br />
Con Benedetto finiva il concetto di monachesimo-rifugio<br />
e incominciava quello<br />
di monachesimo-azione: cioè si doveva<br />
vivere per Dio nella contemplazione e<br />
nell’azione: “Ora, lege et labora”.<br />
Un altro elemento qualifica il suo monachesimo:<br />
il principio di autorità, rappresentato<br />
dall’Abate. Ci deve essere, perché<br />
il monastero e i monaci non possono vivere<br />
in anarchia, anche se santa. Questa<br />
autorità però deve essere condita di fraternità<br />
e dolcezza, virtù che renderanno<br />
l’obbedienza più leggera. La qualità che<br />
dovrà distinguerlo sarà la discrezione:<br />
non voler subito farli santi o eroi.<br />
Morto Benedetto, il “suo” monachesimo<br />
andò avanti. La Regola sarà esportata<br />
dall’Italia in tutta Europa. Era così geniale<br />
infatti che si adattava a tutti. Furono<br />
inoltre numerosi i nuovi Ordini Religiosi,<br />
maschili e femminili, che si ispirarono<br />
ad essa. E così le sue intuizioni poterono<br />
plasmare migliaia di monaci e monache,<br />
il cui influsso, culturale e spirituale, sul<br />
popolo e sul clero fu enorme. Per questo<br />
è stato proclamato Patrono d’Europa.<br />
Mario scudu<br />
archivio.rivista@ausiliatrice.net<br />
AmIcI DI DIO 17
18 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Giovani in cammino<br />
Non possiamo permetterci<br />
il lusso di essere tristi<br />
La Messa domenicale ci offre l’opportunità di far esplodere con gioia<br />
la nostra fede: il Dio che ci è stato accanto sempre, ci invita a casa sua<br />
e offre tutto lui. Altro che anonimato e musi lunghi.<br />
Vogliamo chiamare le cose per nome?<br />
E allora diamo un nome a certe celebrazioni<br />
eucaristiche domenicali dove<br />
i fedeli arrivano quando vogliono, tanti<br />
dopo la prima lettura, dove ci si mette<br />
uno qua e uno là in un anonimato pazzesco,<br />
dove se si canta è solo grazie al<br />
piccolo coretto di fanciullette della prima<br />
comunione, dove la predica è sopportata<br />
e piena di sbadigli, dove tanti non fanno<br />
la comunione… Esagerato? Prova a registrare<br />
la fila durante la comunione. Ti<br />
sembra di vederne uno contento? Tra un<br />
po’ potrà mangiare il suo Dio, pensa! e<br />
come mai si trascina sui piedi con tutte<br />
le rughe tese e non c’è un’ombra di felicità<br />
per quello che sta compiendo? Esagerato?<br />
Al bingo, alle gru, allo stadio e ai<br />
concerti tira tutta un’altra aria!<br />
Un popolo triste e annoiato<br />
Una religione subìta non desta gioia. Ma<br />
lo stesso linguaggio che ancora si adopera<br />
sa di commerciale: ho fatto il precetto,<br />
ho preso Messa, oggi non ho preso<br />
l’ostia. Si può essere invitati a pranzo e<br />
non mangiare e starsene in piedi, dietro<br />
la colonna, quasi per essere pronti<br />
a guadagnar l’uscita allo sprint finale?<br />
Ovviamente tutto questo è colpa della<br />
formazione ricevuta e, diciamola tutta, è<br />
colpa dei preti, questi noiosi! Ma adesso<br />
che abbiamo trovato il capro espiatorio,<br />
vogliamo guardare avanti e chiederci se<br />
la cosa deve continuare così, tirando alla<br />
meno peggio, oppure si può por mano<br />
L’incontro con Gesù Eucaristia,<br />
la prospettiva della Risurrezione<br />
non cancellano le fatiche<br />
quotidiane, ma offrono alle<br />
nostre sofferenze un orizzonte di<br />
speranza e pace.<br />
alla radice e alzare il livello del nostro<br />
modo di manifestare la fede in maniera<br />
che corrisponda a quello che diciamo di<br />
credere?<br />
Certo portare la croce è dura e non invita<br />
a manifestare gioia. Ma la croce è in vista<br />
della risurrezione. E questa può radunare<br />
un popolo di tristi e musoni? Siamo come<br />
quel figlio che non si sente parte della<br />
festa che il Padre organizza per il ritorno<br />
del fratello: che razza di Dio è questo che<br />
fa festa per chi se ne è scappato di casa e<br />
ha la faccia tosta di tornare per sbafarsi<br />
il vitello? No, non ci piace. Preferiamo un<br />
Dio serio. Non ci piace un Dio che frequenta<br />
le taverne o addirittura mangia<br />
con i peccatori, come faceva quel galileo<br />
famoso. A noi va bene un Dio che<br />
si fa rispettare e che quando ci riceve in<br />
casa sua alla domenica non vuole essere<br />
disturbato dalla nostra gioia. Meglio un<br />
Dio-oppio. Esagerato?<br />
Un’esplosione di vita<br />
Finalmente alla domenica ci si offre l’opportunità<br />
di esplodere con gioia indicibile<br />
quella fede che durante la settimana<br />
non abbiamo potuto manifestare perché<br />
presi dal ritmo incalzante della vita: quel<br />
Dio che ci è stato accanto sempre, ora ci<br />
invita a casa sua e offre tutto lui. Offre la<br />
sua Parola che ci illumina, ci chiarisce le<br />
idee, ci scalda il cuore stanco dell’andare<br />
quotidiano della vita. Offre e spezza per<br />
noi il Pane, quel Pane che è lui stesso<br />
fatto carne per noi perché chi ne man-
gia avrà la vita e non morirà in eterno. E<br />
lui vuole che tutti abbiano la vita e l’abbiano<br />
in abbondanza. Che Dio mitico e<br />
figo! Come non stupirci e commuoverci<br />
mentre ci parla, ci cura le ferite del cuore,<br />
versa olio sulla nostra stanchezza, ci<br />
sazia del suo Pane e ci abbraccia come il<br />
migliore dei Padri?<br />
La santa Messa è il concerto della vita.<br />
Lui è il cantautore che stuzzica la nostra<br />
voglia di bellezza, di bontà, di amore, di<br />
misericordia. Ci invita a cantare con lui<br />
come compagni di viaggio perché lui non<br />
ci lascerà orfani e sarà con noi sino alla<br />
fine dei tempi. È un preludio di quella risurrezione<br />
che ci vedrà tutti insieme al<br />
banchetto finale, dove quelli che lo hanno<br />
saputo riconoscere in chi aveva fame<br />
e sete, o in carcere e malato, o nudo e<br />
straniero, o diverso e indifeso, o piccolo<br />
e più debole… si sentiranno dire «Venite,<br />
benedetti del Padre mio, ricevete in eredità<br />
il regno preparato per voi fin dalla<br />
fondazione del mondo» (Mt 25).<br />
dimmi chi è il tUo dio<br />
e ti dirò come preghi<br />
Faccio fatica a capire come sia possibile,<br />
dopo la confessione, dare come penitenza<br />
la preghiera. Se la preghiera è una penitenza,<br />
è chiaro che non la si fa volentieri.<br />
Ma la preghiera nelle sue varie forme<br />
di celebrazione e nei diversi formulari è<br />
dialogare con Dio. Mi chiedo se possa<br />
essere un obbligo o un dovere. Ma che<br />
cosa c’è di più bello che poter parlare e<br />
dialogare e cantare con il nostro Dio? Ma<br />
c’è piacere più grande? Se Dio è colui che<br />
ci ama di più e non smette mai di amarci<br />
e se noi amiamo lui con tutto il cuore,<br />
l’anima e le forze, cosa c’è di più bello e<br />
desiderabile dell’incontrarlo in momenti<br />
di intimità?<br />
Il fidanzato non vede l’ora di incontrare<br />
la sua amata e il tempo che sta con lei<br />
passa velocissimo perché vissuto in ogni<br />
singolo attimo e goduto in ogni frazione<br />
di secondo. E noi ci annoiamo quando<br />
siamo con il nostro Dio? Ci distraiamo?<br />
La gioia del cristiano è anche la<br />
gioia di condividere un cammino.<br />
Non un percorso solitario, ma<br />
una condivisione di preghiere,<br />
fatiche e impegno che sono la<br />
forza della Chiesa.<br />
È nella Messa che si esprime<br />
la gioia di una comunità che<br />
incontra il suo Dio ed è la<br />
Messa, cuore del tempo libero<br />
domenicale, che dà senso a tutto<br />
il tempo.<br />
Ci dimentichiamo di pregare? Non abbiamo<br />
tempo alla domenica? Se è così, noi<br />
crediamo, ma non abbiamo fede. Allora,<br />
benvenuta tristezza! Come evitare il<br />
rischio di diventare dei bigotti che non<br />
hanno mai incontrato Dio e lo confondono<br />
con l’esattore delle tasse al quale<br />
ogni tanto debbono, purtroppo e con<br />
tristezza, l’obolo o una visita frettolosa<br />
e distratta? E poi ci stupiamo che nelle<br />
nostre assemblee mancano completamente<br />
certe fasce di età? Esagerato? «È<br />
ormai tempo di svegliar(vi)ci dal sonno»<br />
(Rm 13,11).<br />
giuliano palizzi<br />
palizzi.rivista@ausiliatrice.net<br />
GIOVANI IN cAmmINO 19
Chiesa viva<br />
Abolite l’omissione!<br />
Alcune domande dei ragazzi sembrano impertinenti, ma fanno riflettere gli<br />
adulti. Che talora dimenticano l’importanza delle “omissioni”<br />
Nel ripassare i riti iniziali della Messa,<br />
Gian Luca propone di abolire il termine<br />
omissioni dalla preghiera del Confesso.<br />
Lui non conosce il significato del<br />
vocabolo, quindi non si sente responsabile<br />
di questo peccato e non deve chiederne<br />
il perdono.<br />
Mi affanno a spiegare quante occasioni<br />
di bene perdiamo nella nostra vita,<br />
cominciando dall’omissione di soccorso,<br />
che si configura come reato, e continuando<br />
con l’indifferenza di fronte alle<br />
situazioni di disagio e di dolore, di cui<br />
ogni giorno siamo testimoni. Il discorso<br />
non è facile e mi viene in aiuto la saggia<br />
Monica, che apostrofa il compagno con<br />
un pizzico di aggressività: «Io ho capito<br />
benissimo e ti spiego subito che cos’è<br />
l’omissione. È, per esempio, quando TU<br />
dimentichi libri e quaderni di catechismo<br />
e IO, invece di mettermi vicino a te per<br />
aiutarti a stare attento, mi siedo vicino<br />
alle mie amiche! È quando non invitiamo<br />
Ahmed alle nostre feste di classe, perché<br />
20 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Alcune domande dei ragazzi<br />
sembrano impertinenti, ma fanno<br />
riflettere gli adulti. Che talora<br />
dimenticano l’importanza delle<br />
“omissioni”.<br />
non parla bene l’italiano e perché temiamo<br />
che ci rovini i giocattoli. È quando i<br />
nostri genitori chiedono di togliere quel<br />
marocchino dalla classe perché disturba<br />
e fa perdere tempo!».<br />
Nel silenzio glaciale che cala sull’intervento,<br />
cerco il sostegno in alcuni versetti<br />
del Vangelo di Matteo (25,42-43) per illustrare<br />
le omissioni che Gesù leggerà tra<br />
le pagine della nostra vita: «Avevo fame<br />
e non mi avete dato da mangiare… ero<br />
straniero, (ero Ahmed), e non mi avete<br />
accolto». Gesù dice che ogni volta che faremo<br />
un po’ di bene a un fratello piccolo<br />
o bisognoso, lo faremo a Lui. Anche se<br />
questo fratello sarà un pochino scomodo<br />
e romperà i giocattoli! Adesso Gian<br />
Luca è convinto che nella preghiera del<br />
Confesso quella parola si possa proprio<br />
lasciare.<br />
anna Maria Musso Freni<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net
Segni & Valori<br />
fotografie di Renzo Bussio<br />
Lo sport per tutti<br />
tiziana Nasi, una donna a capo di una federazione in italia. Cosa significa<br />
essere la presidente di una realtà così importante come la Federazione italiana<br />
sport invernali paralimpici? e quali passi in avanti sono stati fatti negli<br />
ultimi anni?<br />
«Importante. Mi piace questo aggettivo per descrivere una federazione davvero molto<br />
importante nata al Comitato italiano paralimpico (Cip). Fino al 2002 è esistita una<br />
Federazione italiana sport disabili (Fisd) che faceva parte del Coni, poi si è passati al<br />
Cip: un ente pari al Coni seppur più piccolo. Negli ultimi due anni, 18 tra gli sport<br />
praticati da atleti con disabilità, tra cui per esempio tiro con l’arco, ciclismo tennis,<br />
scherma... - sono convogliati nelle federazioni per i normodotati. Mentre sono state<br />
create alcune federazioni specifiche all’interno del comitato paralimpico (federazione<br />
Lo sport secondo<br />
Tiziana Nasi e Andrea<br />
Valenti. Entrambi<br />
hanno una grande<br />
passione per le<br />
discipline invernali: lei<br />
presiede la Federazione<br />
Italiana Sport<br />
Invernali Paralimpici,<br />
lui ha 14 anni e scia<br />
da sei. Li abbiamo<br />
incontrati e ci siamo<br />
fatti raccontare quali<br />
valori veicola e quali<br />
emozioni suscita lo<br />
sport.<br />
Dico sempre che<br />
sono atleti normali,<br />
ma del tutto normali<br />
poi non lo sono.<br />
Reagire in maniera<br />
positiva a problemi<br />
gravi non è cosa da<br />
tutti ma alla fine lo<br />
sport aiuta moltissimo.<br />
SEGNI & VALORI 21
22 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Segni & valori<br />
sport disabilità intellettiva, atletica leggera<br />
e sport promozionali, sport specifici per<br />
atleti ciechi e ipovedenti, nuoto, basket in<br />
carrozzina e sport invernali paralimpici).<br />
Ad oggi, solo la Fisip conta circa 600 atleti<br />
tesserati con una trentina di società<br />
situate tra l’arco alpino e Appennini fino<br />
alla Sicilia».<br />
Quando è nata l’idea e quindi l’occasione<br />
di occuparsi degli sport per disabili?<br />
«Io nasco con la passione per la montagna:<br />
mio padre Giovanni fu presidente<br />
della Federazione invernale normodotati<br />
per quattro anni, era la fine degli anni<br />
‘40. Personalmente, dopo l’esperienza a<br />
inizio anni ‘90 quando ho organizzato a<br />
Sestriere i campionati italiani sci alpino<br />
disabili, un altro anno importante è stato<br />
il 1997. Il comitato paralimpico regionale,<br />
allora Fisd, era commissariato: diciamo<br />
sempre che i nostri atleti sono come gli<br />
altri e vale lo stesso, ahimè, se pur raramente<br />
per fortuna, anche per i nostri<br />
dirigenti. A quell’epoca Paola Magliola,<br />
una signora di Biella mi aveva individuato<br />
come persona adatta a prendere in mano<br />
la sezione piemontese. Dal 1997 fino ad<br />
anno e mezzo fa, Tiziana Nasi è stata presidente<br />
del comitato regionale del Cip (ex<br />
Fisd); dal 1982 fino al 2006, si è occupata<br />
della Sestriere Spa (società che gestisce<br />
gli impianti di risalita e le piste) e dello<br />
Sporting club Sestriere (organizzazione<br />
eventi sportivi), infine è stata presidente<br />
del comitato organizzatore dei Giochi<br />
paralimpici di Torino 2006.<br />
Come si conoscono e come si combattono<br />
i muri basati su ignoranza<br />
e stereotipi?<br />
«Purtroppo ci sono ancora persone che<br />
non sanno che i disabili possono fare<br />
sport. Quando è nato il comitato, consideravano<br />
le paralimpiadi come “quell’altro<br />
evento comunque da fare”, i “brutti<br />
anatroccoli”, poi - a partire dal Toroc -<br />
hanno imparato a conoscerci e ad amar-<br />
Tutte le signore per<br />
bene di Torino mi dicono<br />
“che brava che<br />
sei”, io dico semplicemente<br />
che è una<br />
cosa bellissima e<br />
molto allegra: vorremmo<br />
che la disabilità<br />
non esistesse,<br />
ma dato che è inevitabile<br />
...tanto vale<br />
vederla dal punto di<br />
vista positivo.<br />
Lo staff della Federaziona Italiana<br />
Sport Invernali Paralimpici<br />
(Fisip).<br />
ci. La frase classica nel primo approccio<br />
con l’atleta disabile è “che coraggio” poi si<br />
rimane stupiti dai risultati e il muro scompare.<br />
Anzi, i muri sono addirittura meno,<br />
molti atleti normodotati se la tirano molto<br />
di più».<br />
Quali sono i valori e le competenze<br />
necessarie nello sport disabili?<br />
«È la stessa cosa: gare, allenamenti, corsi<br />
è tutto uguale. Anzi. I preparatori devono<br />
dimostrare professionalità e concretezza;<br />
direi che gli accorgimenti, soprattutto per<br />
il settore degli sport praticati da seduti<br />
(sitting) sono maggiori nelle nostre discipline.<br />
Posso dire che in Italia, dopo il<br />
2006, sono cambiate le cose. In meglio».<br />
Uno sport per i giovani! Un ultimo<br />
messaggio da lanciare a chi si vuole<br />
avvicinare allo sport?<br />
«L’età media degli atleti, anche tra i normodotati<br />
si sta alzando: è molto più lunga<br />
rispetto ad una volta, e vale ancora di<br />
più per noi; nel 50-60% dei casi, i nostri<br />
atleti si avvicinano alle discipline in seguito<br />
a un incidente; dopo il trauma è<br />
necessaria una riabilitazione fisica e psicologica.<br />
Il messaggio che voglio lanciare<br />
è che se ne parli di più. In questo può far<br />
molto l’esempio degli atleti che ammettono<br />
di fare sport perché piace, diverte: un<br />
approccio positivo che contagia».
Giorni di stupore e di lode<br />
Il profeta Baruc ci regala due versetti<br />
bellissimi: «Le stelle hanno<br />
brillato nei loro posti di guardia<br />
e hanno gioito; egli le ha chiamate ed<br />
hanno risposto: “Eccoci!”, e hanno brillato<br />
di gioia per colui che le ha create».<br />
(Bar 3,34). Senso di stupore e di meraviglia<br />
del profeta davanti all’immenso e<br />
stupefacente spettacolo di un cielo stellato,<br />
che lo fa cadere in ginocchio davanti<br />
a tanta eccedenza, grandezza e bellezza<br />
dell’Universo e del suo Creatore. Tutto<br />
canta la gloria di Dio, il firmamento poi<br />
(dopo l’uomo) è il suo capolavoro. Anche<br />
le stelle del cielo sono un invito a gioire<br />
e lodare il Creatore di tutto.<br />
Siamo quindi esortati anche noi, specialmente<br />
nei giorni di vacanze, a lasciarci di<br />
nuovo incantare da tutte queste meraviglie<br />
del Creato, da quei miracoli quotidiani<br />
che accadono e ai quali non ci badiamo<br />
più. Bisogna attuare quello che<br />
gli psicologi chiamano il “processo di<br />
de automatizzazione”. Che significa? «Da<br />
adulti diventiamo automatizzati davanti<br />
alla bellezza delle forme, dei colori e<br />
dei profumi attorno a noi (in genere non<br />
succede ai bambini) e perdiamo il senso<br />
del piacere e della preziosità della vita»<br />
(Matthew Fox, 2011). Nella nostra fretta<br />
e nel nostro attivismo quotidiano diamo<br />
sempre tutto per scontato e non ci badiamo.<br />
Troppe distrazioni, troppo rumore<br />
circonda l’uomo moderno, ciascuno di<br />
noi, anche in vacanza. E così diventa difficile<br />
la contemplazione e la lode a Dio.<br />
È saggio quindi recuperare un maggior<br />
autocontrollo ed una visione profonda<br />
delle cose. Ne abbiamo estremo bisogno<br />
per dare più consistenza e serietà alla nostra<br />
vita quotidiana e per trovare così un<br />
supplemento di “salvezza”. Ha scritto A.<br />
J. Heschel: «Questa dunque è la salvezza:<br />
che ci stupiamo di fronte alla bellezza del<br />
creato e lodiamo il suo bellissimo Creatore».<br />
Fare lo sforzo di vedere il tutto con gli<br />
occhi di Francesco d’Assisi, dal cui cuore<br />
sgorgò il Cantico delle Creature: per lui<br />
ogni singola creatura poteva e doveva<br />
lodare Dio: «Frate sole, sora Luna e le<br />
stelle, frate Vento, sora Aqua, la quale è<br />
multo utile…». Egli percepiva la presenza<br />
di Dio in tutto. Guardare con gli occhi di<br />
Francesco, non con quelli di Cartesio per<br />
il quale la natura era un semplice meccanismo,<br />
un ‘oggetto’ del pensiero, non<br />
interessante come l’io pensante. L’acqua<br />
non è solo H 2 0, ma può essere vista e<br />
contemplata come una creatura buona<br />
e bella, attraverso cui lodare il suo buonissimo<br />
Creatore.<br />
Nelle vacanze sviluppiamo quindi il senso<br />
della lode e della gratitudine per tanta<br />
meraviglia e bellezza donataci dal «Padre<br />
che è in cielo, che nutre gli uccelli che vivono<br />
in libertà e veste i fiori dei campi»<br />
(Mt 6,26). Facendo così daremo al nostro<br />
rapporto con Dio, cioè alla nostra spiritualità,<br />
un autentico respiro cristologico<br />
e cosmico insieme. Stupore, lode e ringraziamento<br />
a Lui in Cristo Gesù che «è<br />
prima di tutte le cose e tiene insieme tutto<br />
l’universo» (Col 1,17).<br />
Mario scudu<br />
archivio.rivista@ausiliatrice.net<br />
Poster<br />
«Io benedico Dio nel mio cuore<br />
e continuamente per ogni<br />
cosa terrena. Nella nobiltà delle<br />
creature e nella loro utilità io<br />
amerò Dio e non me stessa» (S.<br />
Matilde di Magdeburgo).<br />
«La bellezza è tutt’attorno a<br />
noi, ma quanti sono ciechi. La<br />
gente non gioisce delle cose<br />
semplici, silenziose e naturali<br />
della vita» (Pablo <strong>Casa</strong>ls, musico).
RIVISTA mARIA AUSILIATRIcE N. 4-2012<br />
A te, Signore,<br />
apri gli
innalzerò<br />
il mio pensiero:<br />
occhi miei<br />
allo splendore<br />
del bene
O Grande SpiritO<br />
Tua è la voce che odo nel vento<br />
Tuo è il soffio che dà vita a tutto il mondo.<br />
Io sono piccolo e debole:<br />
la tua forza e saggezza mi sostengono.<br />
Fammi camminare nel bello<br />
E i miei occhi vedano il tramonto color porpora.<br />
Fa’ che le mie mani rispettino le cose che<br />
hai creato.<br />
Fa’ le mie orecchie acute per sentire la tua<br />
voce.<br />
Dammi la sapienza per comprendere i<br />
tuoi insegnamenti.<br />
Fammi conoscere i segreti<br />
che tu hai nascosto nell’erba e nella roccia.<br />
Dammi forza per non superare il mio fratello<br />
ma per combattere il mio peggior nemico:<br />
me stesso.<br />
Fammi sempre pronto a venire da te<br />
con le mani pure e gli occhi giusti.<br />
Così quando la mia vita sfumerà come il<br />
sole al tramonto,<br />
il mio spirito potrà giungere a te senza<br />
vergogna.<br />
(Preghiera dei Pellerossa Chippewa)<br />
LOdateLO cieLi, SOLe e Luna<br />
Grande è il nostro Dio e grande la sua potenza<br />
E la sua sapienza infinita.<br />
Lodatelo cieli, sole luna e pianeti<br />
con la lingua che vi è data<br />
per lodare il vostro Creatore.<br />
E anche tu, anima mia, canta l’onore del Signore!<br />
Da lui, per lui e in lui sono tutte le cose:<br />
quelle ancora ignote e quelle già note.<br />
A lui lode, onore e gloria di eternità in eternità.<br />
Ti rendo grazie, Creatore e Signore,<br />
di avermi dato la gioia<br />
di contemplare la tua creazione,<br />
di ammirare l’opera delle tue mani.<br />
Cercherò di annunciare agli uomini<br />
Lo splendore delle tue opere<br />
nella misura in cui lo spirito finito<br />
può cogliere l’infinito.<br />
Giovanni Keplero (astronomo tedesco, 1571-1630)<br />
tuO è iL GiOrnO, O diO<br />
La tua parola, o Signore, sia in noi,<br />
come stilla di rugiada sull’erba.<br />
Sorgiamo col sole alla tua benedizione, o Dio;<br />
nel nascere della luce adoriamo con l’anima lieta.<br />
Tuo è il giorno, o Dio, tua è la notte.<br />
Tu hai creato l’aurora ed il sole,<br />
l’estate e l’inverno.<br />
Ti lodano il cielo e la terra,<br />
il mare e tutti i viventi che sono in essi.<br />
A te, Signore, innalzerò il mio pensiero:<br />
apri gli occhi miei allo splendore del bene.<br />
(Niccolò Tommaseo, poeta e scrittore italiano 1802-1874)
Segni & Valori<br />
andrea valenti, sei un promettente<br />
atleta di 14 anni, quando è nata la<br />
tua passione per lo sci?<br />
«Ho iniziato a sciare molto presto con la<br />
Freewhite di Gianfranco Martin di Sestriere.<br />
La passione per lo sci è di famiglia:<br />
con mamma e papà sono sempre andato<br />
in montagna per divertirmi, poi sono<br />
iniziate le gare, e il divertimento è aumentato.<br />
Inizialmente non pensavo che<br />
questo sport diventasse così importante<br />
nella mia vita».<br />
e invece... Quanti allenamenti fai<br />
e come riesci a conciliare studio e<br />
sport?<br />
«Nei primi tempi mi allenavo principalmente<br />
il sabato e la domenica, ultimamente<br />
l’impegno è aumentato e ho dovuto<br />
anche fare qualche assenza da scuola.<br />
Tra i professori qualcuno non ha approvato<br />
subito, poi, parlando e spiegando<br />
l’importanza che lo sport ha per me le<br />
cose sono migliorate e hanno iniziato ad<br />
aiutarmi. Ho frequentato le medie all’E-<br />
Senza sci non so<br />
cosa fare, sto meglio<br />
nel periodo invernale<br />
ma per fortuna<br />
da un paio di anni<br />
riesco a sciare anche<br />
d’estate con i ritiri<br />
dello Sci alpino Italiano,<br />
ad esempio<br />
allo Stelvio.<br />
Andrea Valenti (in alto)<br />
e Tiziana Nasi, con la fiaccola<br />
dei Giochi Paralimpici<br />
di Torino 2006 (a fianco).<br />
doardo Agnelli e adesso frequento il Liceo<br />
<strong>Madre</strong> Mazzarello: un’ottima scuola.<br />
Da quest’anno vado in palestra due volte<br />
a settimana e mi alleno nei fine settimana.<br />
I periodi più impegnativi sono in vista di<br />
una gara quando devo partire anche 2-3<br />
giorni prima e a volte lo studio diventa<br />
difficile. Quest’anno ho cominciato a fare<br />
le prime gare fuori, ad esempio in Svizzera,<br />
Francia, il Gigante, lo Slalom…».<br />
Cosa provi quando scii e quali obiettivi<br />
ti poni per la prossima stagione?<br />
«Provo una grande soddisfazione; prima<br />
di fare sport credevo di non poter fare<br />
niente con la mia disabilità poi grazie a<br />
Tiziana, Mariangela e Giorgio mi sono<br />
lanciato, provando sensazioni mai provate<br />
prima. La prima discesa è stata la<br />
più emozionante e da lì in avanti non ho<br />
mai voluto smettere. Senza sci a volte non<br />
saprei proprio cosa fare… Nella prossima<br />
stagione sono previste molte gare e<br />
durante l’anno è indispensabile tenersi<br />
in forma andando in palestra e sciando<br />
anche d’estate sul ghiacciaio...».<br />
Qual è il tuo sogno nel cassetto, se ce<br />
lo vuoi dire?<br />
«Il sogno? Senza dubbio i Giochi Paralimpici<br />
di Sochi nel 2014».<br />
emanuele Franzoso<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />
SEGNI & VALORI 23
Chiesa viva<br />
L’autunno caldo della fede<br />
Un ottobre 2012 bollente attende i cristiani: in quei giorni la Chiesa ricorda<br />
il 50° del Vaticano II e i 20 anni del Nuovo Catechismo, celebra il Sinodo<br />
dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione e dà inizio all’Anno della fede<br />
2012-2013. Tutti siamo chiamati dal Papa a fare memoria, al rinnovamento<br />
interiore e a una testimonianza sempre più credibile.<br />
Alcune date della Chiesa hanno una<br />
forte eloquenza: sono come pietre<br />
miliari che segnano il cammino della fede<br />
nel mondo. Nel caso nostro, si tratta del<br />
giorno 11 ottobre, in cui cadono sia avvenimenti<br />
passati da ricordare che appuntamenti<br />
da non mancare. Ci prepariamo<br />
già da oggi.<br />
l’11 ottobre,<br />
è accadUto e accadrà<br />
11 ottobre 1962: cinquant’anni fa Giovanni<br />
XXIII apriva il Concilio Ecumenico<br />
Vaticano II. I testi lasciati a noi in eredità<br />
dai padri conciliari conservano oggi tutto<br />
il loro valore, ma si tratta di riscoprirli, e<br />
di assimilarne tutta la ricchezza.<br />
11 ottobre 1992: Giovanni Paolo II promulgava<br />
il nuovo Catechismo della Chiesa<br />
Cattolica. Come si sa, «Il catechismo è un<br />
libro mirabile, che contiene le più grandi<br />
risposte alle più grandi domande» (Pio<br />
XI). Ha «lo scopo di illustrare a tutti i fedeli<br />
la forza e la bellezza della fede». L’attuale<br />
è «uno dei frutti più importanti del Vaticano<br />
II», e risulta anche oggi «un vero strumento<br />
a sostegno della fede, soprattutto<br />
per quanti hanno a cuore la formazione<br />
dei cristiani».<br />
11 ottobre 2011: papa Benedetto XVI<br />
con il Motu proprio Porta fidei ha indetto<br />
l’Anno della fede. Questo «anno di<br />
grazia», tutto da vivere, avrà inizio a cinquant’anni<br />
esatti dall’apertura del Concilio,<br />
e terminerà il 24 novembre 2013,<br />
solennità di Cristo re dell’universo.<br />
24 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Dal Sinodo dei Vescovi<br />
del prossimo ottobre gli<br />
orientamenti che segneranno<br />
il cammino della Chiesa nei<br />
prossimi anni. Tra i primi obiettivi<br />
l’anno della fede.<br />
Dal 7 al 28 ottobre 2012 si svolgerà a<br />
Roma il Sinodo dei vescovi, sul tema “La<br />
nuova evangelizzazione per la trasmissione<br />
della fede cristiana”. Evento da seguire<br />
con attenzione, perché ne scaturiranno<br />
gli orientamenti per la futura presenza<br />
della Chiesa nel mondo.<br />
11 ottobre 2012: Benedetto XVI aprirà<br />
l’Anno della fede, da lui pensato come importante<br />
«momento di grazia e di impegno»<br />
per tutti i cristiani. E ha già indicato<br />
gli obiettivi su cui puntare, e il modo di<br />
impegnarsi per realizzarli.<br />
gli obiettivi sU cUi pUntare<br />
Ai cristiani che intendono impegnarsi<br />
a vivere in profondità l’anno della fede,<br />
papa Benedetto ha indicato tre obiettivi,<br />
© Canção Nova / Flickr
che risultano in progressione e complementari<br />
tra loro. Essi sono: «impegno per<br />
una più piena conversione a Dio, per rafforzare<br />
la fede in Cristo, e per annunciarlo<br />
con gioia all’uomo del nostro tempo».<br />
A prima vista questi obiettivi proposti dal<br />
Papa al cristiano possono sembrare da<br />
sempre, ma ora andranno riconsiderati e<br />
perseguiti secondo modalità nuove, perché<br />
l’umanità sta vivendo un momento<br />
di profondi cambiamenti.<br />
Una situazione nuova, ricorda il Papa.<br />
«Nel passato era possibile riconoscere<br />
un tessuto culturale unitario, largamente<br />
accolto nel suo richiamo ai contenuti<br />
dalla fede e ai suoi valori…». Invece «oggi<br />
non sembra più così in grandi settori della<br />
società, a motivo di una profonda crisi<br />
di fede che ha toccato molte persone».<br />
in concreto, che fare?<br />
Il Papa ha avanzato proposte precise.<br />
Il punto di partenza per lui resta ancora<br />
e sempre «un’autentica conversione<br />
al Signore», dal momento che «la Chiesa<br />
comprende nel suo seno peccatori, ed è<br />
perciò santa e insieme sempre bisognosa<br />
di purificazione». Il cristiano è un uomo<br />
che deve convertirsi ogni giorno.<br />
Come suggerimento centrale il Papa<br />
raccomanda di «intensificare la celebrazione<br />
della fede nell’Eucaristia». E spiega:<br />
«perché nell’Eucaristia - mistero della<br />
fede, sorgente della nuova evangelizzazione<br />
- la fede della Chiesa viene proclamata,<br />
celebrata e fortificata». In sostanza,<br />
«dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci<br />
della Parola di Dio trasmessa dalla Chiesa<br />
in modo fedele, e nutrirci del Pane della<br />
vita, offerti a sostegno di quanti sono<br />
suoi discepoli».<br />
Santa Teresa di Lisieux, che aveva capito,<br />
diceva con garbato umorismo: «Se la<br />
gente conoscesse il valore dell’Eucaristia,<br />
l’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato<br />
dalla forza pubblica»…<br />
Agli operatori pastorali il Papa suggeri-<br />
L’icona della Trinità di Rublev,<br />
un richiamo alla centralità<br />
dell’amore che lega Gesù, il Padre<br />
e lo Spirito e che si effonde sulla<br />
Chiesa e anima la testimonianza<br />
cristiana.<br />
Nell’Eucaristia il cuore e la<br />
forza dell’annuncio. Nel Pane<br />
la sorgente a cui attingere per<br />
essere testimoni autentici e<br />
credibili.<br />
© Canção Nova / Flickr<br />
sce la lettura e approfondimento dei testi<br />
del Concilio: «Se leggiamo e recepiamo il<br />
Concilio guidati da una giusta ermeneutica,<br />
esso può essere e diventare sempre<br />
più una grande forza per il sempre necessario<br />
rinnovamento della Chiesa».<br />
Infine Benedetto XVI invita a «rafforzare<br />
la testimonianza dell’amore cristiano»,<br />
dato che «fede e carità si esigono<br />
a vicenda». Perciò insiste sul valore della<br />
«testimonianza offerta dalla vita dei credenti:<br />
con la loro stessa esistenza i cristiani<br />
sono chiamati a far risplendere nel<br />
mondo la Parola di verità che il Signore<br />
Gesù ci ha lasciato».<br />
Di fatto non basta essere credenti, bisogna<br />
anche essere credibili. Il Papa si<br />
aspetta che «tutti i i membri della Chiesa<br />
siano testimoni credibili e gioiosi del Signore<br />
risorto, capaci di indicare alle tante<br />
persone in ricerca, la porta della fede».<br />
Perciò il prossimo autunno, sarà autunno<br />
caldo. Quale volto avrà la nuova fase di<br />
vita, che si apre per i cristiani dallo storico<br />
ottobre 2012? Dipenderà da loro. È<br />
stato detto: «È vero che il futuro noi uomini<br />
non lo possiamo leggere, però lo<br />
possiamo scrivere».<br />
enzo Bianco<br />
bianco.rivista@ausiliatrice.net<br />
cHIESA VIVA 25
26 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Don Bosco oggi<br />
«Ho un sogno:<br />
dieci tipografie»<br />
Dal primo volume cucito da mamma Margheria alla stampa digitale:<br />
da 150 anni la tipografia salesiana ha cavalcato con sussesso i cambiamenti<br />
di un settore in continua evoluzione.<br />
Che Don Bosco fosse un grande comunicatore<br />
e che fosse preoccupato<br />
soprattutto di farsi capire dal “popolo”,<br />
dalla gente semplice, è risaputo. Già solo<br />
il fatto che leggesse le sue omelie a mamma<br />
Margherita prima di pronunciarle - e<br />
se sua madre gli faceva intendere di non<br />
seguire il filo del discorso, le riscriveva<br />
- la dice lunga su come ritenesse fondamentale<br />
che il messaggio evangelico<br />
fosse ben compreso specialmente dalla<br />
povera gente.<br />
Da questa sua intuizione, dalla premura<br />
che le buone letture, ovvero la “buona<br />
stampa” - come si diceva all’epoca di Don<br />
Bosco - sia religiosa che di intrattenimento<br />
culturale - si diffondessero tra la gente<br />
comune perché facessero “opinione” in<br />
un tempo di feroce anticlericalismo è nata<br />
l’idea di mettere in piedi la celeberrima tipografia<br />
salesiana di cui nei mesi scorsi si<br />
sono celebrati a Torino i 150 anni di vita.<br />
Ma c’era un altro scopo che spinse Don<br />
Bosco a “intestardirsi” sulla tipografia, pur<br />
non disponendo dei mezzi economici per<br />
lanciarsi in una simile impresa: quello di<br />
avviare i giovani ad un mestiere, quello di<br />
tipografo e legatore, con cui guadagnarsi<br />
onestamente da vivere.<br />
sUpporter,<br />
cafasso e rosmini<br />
Quello che oggi - a fianco della Basilica di<br />
Maria Ausiliatrice - è un centro editoriale<br />
all’avanguardia e attrezzato con le ultime<br />
tecnologie digitali per la stampa è la rea-<br />
Per Don Bosco, la tipografia era<br />
(e continua ad essere) un’opportunità<br />
per insegnare ai giovani<br />
un mestiere, con cui guadagnarsi<br />
onestamente da vivere. Nella<br />
foto: il reparto legatoria nell’anno<br />
1930.<br />
© Archivio SGS<br />
lizzazione di uno dei sogni di Don Bosco:<br />
del suo desiderio di creare «l’impianto di<br />
laboratori e di una stamperia» ne parlò<br />
al suo concittadino e confessore don<br />
Giuseppe Cafasso nel 1851. Anche a don<br />
Antonio Rosmini il nostro Santo chiese<br />
aiuto per poter dare vita al suo progetto.<br />
Il filosofo roveretano lo incoraggiò, promettendogli<br />
anche un sostegno economico<br />
ma la morte lo colse nel 1855 prima<br />
di poter mantenere la sua promessa. Intanto<br />
Don Bosco, sebbene privo di mezzi,<br />
metteva le fondamenta per la tipografia.<br />
Come si legge nelle “Memorie biografiche”<br />
(Volume 5, pagg. 34-35) era il 1854<br />
quando un giorno portò ai suoi alunni<br />
alcuni fogli stampati di un libro intitolato<br />
gli Angeli Custodi. Si sedette al tavolo<br />
con loro e iniziò a piegarli, poi chiese a<br />
sua mamma di cucirli: così nacque il primo<br />
laboratorio di legatoria e prese il via<br />
l’avventura di quella che oggi è la Scuola<br />
Grafica Salesiana in via Maria<br />
Ausiliatrice 36. Finalmente<br />
il 31 dicembre 1861 il nostro<br />
ottenne dal Prefetto di Torino<br />
la licenza di aprire la tipografia<br />
dell’Oratorio San Francesco di<br />
Sales, con direttore il cav. Oreglia<br />
di Santo Stefano ed editore<br />
il sac. Bosco Giovanni, come<br />
si legge nei documenti originali<br />
esposti nella mostra allestita<br />
lo scorso aprile per rie-<br />
vocare i 150 della tipografia.
vedrete, saremo famosi!<br />
«Di lì in poi non ci siamo più fermati -<br />
spiega l’attuale direttore della tipografia<br />
Luigi Bacchin, salesiano coadiutore, memoria<br />
storica della tipografia in cui lavora<br />
da 57 anni - all’inizio, in uno stanzone<br />
ricavato al pianterreno sotto le finestre<br />
della sua camera, Don Bosco collocò<br />
due macchine per la stampa a ruota e<br />
un torchio. E ai suoi giovani preoccupati<br />
per la precarietà di quelle attrezzature<br />
prometteva «Avremo una, due tipografie,<br />
dieci tipografie. Vedrete!». E così avvenne,<br />
tanto che la tipografia salesiana col passare<br />
degli anni impensierì alcuni tipografi<br />
privati tanto da presentare al Governo nel<br />
1872 una petizione per far abolire tutte<br />
le tipografie «aventi scopo e carattere di<br />
beneficenza». Ma Don Bosco non si fece<br />
intimidire e andò avanti per la sua strada<br />
ingrandendo i locali (con la fonderia dei<br />
caratteri, la stereotipia e la calcografia) e<br />
acquistando nuovi macchinari (4 torchi,<br />
12 macchine per la stampa prima a vapore<br />
e poi ad elettricità) man mano che<br />
la fama della tipografia si diffondeva così<br />
da competere con quelle più conosciute<br />
di Torino. Nell’esposizione nazionale<br />
del 1884 in una lunga galleria dedicata a<br />
“Don Bosco: fabbrica di carta, tipografia,<br />
fonderia, legatoria e libreria salesiana” i<br />
visitatori potevano seguire in tempo reale<br />
tutto il processo del libro a cura degli allievi<br />
della Scuola Grafica: dalla fabbricazione<br />
della carta alla composizione delle<br />
pagine con i caratteri mobili, dalla stampa<br />
alla piegatura e alla rilegatura del volume.<br />
E su impulso dei premi e dei riconoscimenti<br />
che la tipografia di Don Bosco ricevette<br />
da tutt’Europa, nacquero tipografie<br />
in tante altre Opere Salesiane.<br />
la sfida del digitale<br />
Oggi, a 150 anni dall’inaugurazione, la<br />
Comunità Salesiana San Francesco di Sales<br />
di Torino Valdocco, che gestisce l’azienda<br />
grafica e il Centro di Formazione<br />
Professionale grafico, proprio per tener<br />
Un’immagine del reparto stampa<br />
negli anni Cinquanta. Da decenni,<br />
torchi e linotype sono stati sostituiti<br />
da computer e stampanti<br />
laser.<br />
15 0<br />
anni<br />
della TiPOGRaFia<br />
SaleSiana<br />
fondata da San Giovanni Bosco<br />
1862-2012<br />
Oratorio Salesiano San Francesco di Sales<br />
Scuola Grafica Salesiana - Torino<br />
scUola grafica<br />
salesiana - torino<br />
via Maria Ausiliatrice 36<br />
10152 Torino<br />
tel. 0115224373<br />
essegiesse@valdocco.it<br />
© Archivio SGS<br />
fede a ciò che di sé diceva il fondatore<br />
«In queste cose Don Bosco vuole essere<br />
all’avanguardia del progresso» ricorda il<br />
passato glorioso di quest’opera guardando<br />
al futuro con il coraggio e l’ardire del<br />
nostro Santo. «Ho iniziato a lavorare a 19<br />
anni come legatore alla tipografia di Colle<br />
Don Bosco - prosegue Luigi Bacchin - e<br />
in questi anni ho visto molti cambiamenti<br />
e generazioni di giovani passare in questi<br />
stanzoni, gli stessi calpestati da Don<br />
Bosco. La rivoluzione nel settore editoriale<br />
che stiamo vivendo è paragonabile<br />
al passaggio dei libri copiati dagli amanuensi<br />
alla stampa di Gutenberg. Assistiamo<br />
a una crisi globale del prodotto<br />
stampato, la lettura sui libri viene soppiantata<br />
da quella nei vari supporti digitali.<br />
Penso spesso a Don Bosco e a tutte<br />
le difficoltà che ha avuto per realizzare il<br />
sogno della tipografia e a noi tocca inventare<br />
nuove strade per non tradire i<br />
due obiettivi del fondatore: diffondere le<br />
buone letture e insegnare un mestiere ai<br />
giovani».<br />
E allora come fronteggiare questa nuova<br />
crisi? «Intanto continuando a rimanere<br />
aggiornati per fare al meglio il nostro<br />
lavoro che deve essere di qualità - conclude<br />
il direttore -. E poi affidandoci alla<br />
Provvidenza. Mi capita spesso, soprattutto<br />
quando le commesse scarseggiano di<br />
andare all’urna di Don Bosco e di pregare<br />
perché ci ispiri qualcuna delle sue idee<br />
illuminanti…».<br />
Marina Lomunno<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />
DON BOScO OGGI 27
28 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Don Bosco oggi<br />
Don Bosco: i difficili<br />
inizi dell’Oratorio<br />
Dalle prime stanze messe a disposizione dalla marchesa Barolo,<br />
alla ricerca di una sede adatta ai suoi ragazzi, sino alla tettoia<br />
di casa Pinardi, la “terra promessa”.<br />
Negli anni 1844-1846 Don Bosco getta<br />
le fondamenta del suo oratorio. Si<br />
stacca definitivamente dagli ambienti del<br />
Convitto e, affrontando difficoltà di ogni<br />
genere, comincia ad operare in modo autonomo<br />
nel campo educativo giovanile.<br />
Le due stanze ed il prato annesso all’Ospedaletto,<br />
messi a sua disposizione dalla<br />
marchesa Barolo, segnano il punto di<br />
partenza per la realizzazione del sogno<br />
dei nove anni. Per la prima volta il giovane<br />
sacerdote non deve dipendere da altri.<br />
Nelle due stanze ci si raduna, si prega, ci<br />
si confessa, ci si incontra, si fa catechesi e<br />
scuola. Lì, l’8 dicembre 1844, per la prima<br />
volta, l’oratorio acquista il nome di “Oratorio<br />
di San Francesco di Sales”. Il motivo?<br />
Lo racconta Don Bosco stesso: «Perché<br />
la marchesa Barolo aveva fatto eseguire<br />
il dipinto di questo Santo nell’entrata del<br />
locale. E perché questo nostro ministero<br />
esigeva grande calma e dolcezza: ci eravamo<br />
messi sotto la protezione di San<br />
Francesco di Sales, perché ci ottenesse la<br />
sua straordinaria mansuetudine».<br />
prime difficoltà<br />
La calma e la mansuetudine, però, non<br />
sono sufficienti per rispondere alle necessità<br />
dei ragazzi. Esse permeano la relazione<br />
educativa salesiana, ma devono<br />
essere supportate dalla ricerca di strumenti<br />
e di sostegni materiali per aiutare<br />
la loro crescita umana e cristiana. Per far<br />
fronte alle esigenze dei giovani bisogna<br />
dare loro affetto, ma anche libri, abiti,<br />
© foto archivio RMA<br />
Fu Pancrazio Soave a mostrare<br />
a Don Bosco la tettoia Pinardi,<br />
quello spazio tanto desiderato<br />
per dare ai giovani un oratorio.<br />
strumenti di gioco. Ci<br />
vogliono soldi, che non<br />
ci sono. Don Bosco ne<br />
soffre. La sua natura riservata<br />
lo blocca. Si vergogna<br />
di dover chiedere<br />
l’elemosina. Per fortuna,<br />
l’amico don Borel interviene<br />
con decisione:<br />
«Se vuoi bene sul serio<br />
ai tuoi ragazzi, devi anche<br />
fare questo sacrificio<br />
vincendo tutte le tue<br />
ritrosie». Così, facendosi<br />
violenza, pieno di vergogna,<br />
Don Bosco per<br />
la prima volta bussa alla<br />
porta della casa signorile<br />
del signor Gonella<br />
ottenendo le prime 300<br />
lire per i suoi ragazzi. Da quel momento<br />
la ricerca di aiuti diventerà un impegno<br />
quotidiano. L’attività di Don Bosco<br />
decolla. I ragazzi aumentano di numero.<br />
Sono giovani, esuberanti e, qualche volta,<br />
un po’ discoli. Questo, con il passare dei<br />
giorni, innervosisce la Marchesa, le cui<br />
suore sono sempre più preoccupate per<br />
l’eccessiva “contiguità” tra i giovani e le<br />
ragazze di cui si prendono cura.<br />
inizia l’esodo<br />
Don Bosco capisce. Comincia a cercare<br />
una nuova sistemazione. Ma non è facile.<br />
I ragazzi arrivano da ogni dove. Molti<br />
sono dei giovanotti di 18-20 anni. Sono
pieni di voglia di vivere e suggestionabili<br />
dalla magmatica situazione politica, che<br />
presto sfocerà nei moti del 1848. Il clero<br />
guarda con invidia e sospetto al successo<br />
di Don Bosco. Anche le autorità civili<br />
sono preoccupate. È difficile trovare<br />
luoghi e persone adatte ad ospitare ed<br />
aiutare il nascente oratorio.<br />
Comincia un esodo che durerà mesi. Le<br />
tappe sono: San Pietro in Vincoli, i Molassi,<br />
casa Moretta con il prato Filippi. Finalmente,<br />
il 5 aprile 1846 scopre la tettoia<br />
di casa Pinardi. È la Terra Promessa.<br />
Durante il periodo del suo esodo Don<br />
Bosco non soltanto fa esperienza di invidie,<br />
incomprensioni e falsità, ma anche<br />
incontra e conosce persone che non lo<br />
abbandoneranno più. Le peggiori sofferenze<br />
gliele procurano i confratelli preti.<br />
Si sa che la gelosia e l’invidia clericale<br />
hanno sempre effetti devastanti, ingenerando<br />
dubbi sulla salute mentale, sulla<br />
correttezza, sull’ortodossia delle persone<br />
prese a bersaglio. Per fortuna questi<br />
preti, relativamente pochi, non riescono<br />
a scalfire la fiducia dell’Arcivescovo nei<br />
confronti della nascente attività pastorale.<br />
Durante la tappa dell’oratorio ai Molassi<br />
Don Bosco incontra un ragazzino che<br />
diventerà il suo principale collaboratore,<br />
nonché primo successore: Michele Rua.<br />
Pur nella precarietà della situazione logistica<br />
Don Bosco, sin dall’inizio, riesce a<br />
modellare in modo originale la sua nascente<br />
creatura educativa. Non inventa<br />
nulla. Si ispira all’opera degli oratori milanesi,<br />
alla originale esperienza di San Filippo<br />
Neri a Roma e alla testimonianza data<br />
in Torino da don Cocchi. Non si limita a<br />
riproporre, ma con la sua prorompente<br />
personalità rende la sua passione educativa<br />
unica ed originale. Per lui l’oratorio<br />
è autonomo dalle parrocchie, anzi, per<br />
dirla con le parole dell’arcivescovo Franzoni,<br />
è «la parrocchia dei giovani senza<br />
parrocchia».<br />
La sua presenza in mezzo a loro non è<br />
“seriosa” e “compassata”, secondo le abitudini<br />
del clero del tempo. Cerca la rela-<br />
L’affresco nella attuale cappella<br />
Pinardi che richiama le origini<br />
dell’opera di Don Bosco,<br />
di quell’affidamento alla<br />
Provvidenza che si servì di una<br />
semplice tettoia...<br />
zione personale. Non si limita ad attendere<br />
i giovani, li va a cercare, li coinvolge<br />
in un rapporto di vita ricco di gioia, di<br />
allegria, di divertimento, di proposte religiose<br />
ed umane. Il suo stare con loro non<br />
è di tipo autoritario, ma sono loro a cercarlo.<br />
Nessuno si sente escluso o discriminato.<br />
Non richiede attestati di buona<br />
condotta, ma privilegia, con una attenzione<br />
tutta particolare, coloro che sono più<br />
“abbandonati e pericolanti”. Non si limita<br />
a fare semplice catechismo. Partendo da<br />
una seria educazione alla fede, li accompagna<br />
nella realizzazione concreta di un<br />
solido progetto di crescita umana. I giovani<br />
capiscono e, nella stragrande maggioranza,<br />
lo seguono, rendendo possibile<br />
la realizzazione del sogno dei nove anni<br />
che, proprio a partire da Valdocco, muove<br />
i primi passi di quel lungo cammino<br />
che arriva fino a noi.<br />
ermete tessore<br />
tessore.rivista@ausiliatrice.net<br />
© foto Mario Notario<br />
DON BOScO OGGI 29
30 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Don Bosco oggi<br />
Maria rinnova le famiglie<br />
La partecipazione al VII Incontro mondiale delle famiglie ci ha visti presenti come<br />
ADMA sia al congresso, sia con uno stand espositivo, sia alla “festa delle testimonianze”<br />
che alla Messa solenne con il Papa, volendo così concretizzare il nostro<br />
impegno di rinnovamento dell’ADMA attraverso l’attenzione e l’accompagnamento<br />
delle famiglie nel loro cammino umano e cristiano. L’Incontro Mondiale delle Famiglie<br />
ha costituito un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella<br />
prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella<br />
Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo<br />
familiare. In un contesto di emergenza educativa e di apostasia dalla fede è strategica<br />
una particolare attenzione alla situazione attuale della famiglia, soggetto originario<br />
dell’educazione e primo luogo dell’evangelizzazione. Tutta la Chiesa ha preso coscienza<br />
delle gravi difficoltà nelle quali essa si trova e avverte la necessità di offrire<br />
aiuti straordinari per la sua formazione, il suo sviluppo e l’esercizio responsabile del<br />
suo compito educativo. Per questo anche noi dell’ADMA, guidati da Maria Ausiliatrice,<br />
ci impegniamo a rinnovare la nostra Associazione con un’attenzione speciale<br />
alla pastorale familiare.<br />
rakovnik-ljUbljana 1<br />
(slovenia) - 110 anni adma.<br />
Il 12 febbraio 1902 i salesiani avevano<br />
già costituito il primo gruppo dell’ ADMA<br />
della Slovenia, aggregato all’ADMA Primaria<br />
con il numero di registro n. 52. Nel<br />
1945, con l’avvento del comunismo, il<br />
gruppo finì, per rinascere nel 1994. Oggi<br />
la Slovenia conta 5 gruppi ADMA con<br />
238 soci e una decina di aspiranti.<br />
adma torino 2<br />
esercizi spiritUali<br />
Dal 14 al 16 marzo 2012 a Mornese, luogo<br />
natale di S. Maria Domenica Mazzarello,<br />
si sono svolti gli esercizi spirituali<br />
con una trentina di soci dell’ADMA Primaria<br />
e di Torino. Contemplando Don<br />
Bosco nella luce del Buon Pastore ci siamo<br />
sentiti rinnovati nel nostro cammino<br />
di fede in Dio e nell’impegno ad essere<br />
attenti all’educazione dei giovani.<br />
pierluigi Cameroni, Animatore Spirituale<br />
pcameroni@sdb.org<br />
corato (ba) 3<br />
secondo convegno<br />
dei grUppi adma<br />
della pUglia<br />
e della basilicata<br />
Presso il bellissimo Santuario della Madonna<br />
delle Grazie di Corato il 15 Aprile<br />
2012 si è svolto il secondo Convegno<br />
dell’ADMA della Puglia e della Basilicata,<br />
con la presenza di duecento associati in<br />
rappresentanza delle ADMA di Bari, Brindisi,<br />
Cerignola, Lecce, Manduria, Martina<br />
Franca, Molfetta e Potenza. Il tema della<br />
giornata, “incamminati nel Triennio di<br />
preparazione al Bicentenario della nascita<br />
di Don Bosco riviviamo il VI Congresso<br />
Internazionale di Maria Ausiliatrice<br />
a Cze˛stochowa”, è stato presentato<br />
da Tullio Lucca, Presidente dell’ADMA<br />
Primaria di Torino Valdocco, dalla moglie<br />
Simonetta Rossi e da Francesca Fida<br />
dell’ADMA Giovanile di Torino-Valdocco.<br />
© Marco Vergnano - Lightime Studio<br />
1<br />
4
ombay india 4<br />
primo incontro nazionale<br />
rappresentanti adma<br />
Il 24 e 25 marzo si è svolto il primo incontro<br />
nazionale dei delegati dell’Associazione<br />
di Maria Ausiliatrice (ADMA)<br />
dell’India. Durante le giornate i vari rappresentanti<br />
della Famiglia Salesiana, coordinati<br />
da don Maddhichetty Noel, Delegato<br />
nazionale della Famiglia Salesiana,<br />
hanno preso in considerazione il Regolamento,<br />
la formazione dei membri e la<br />
missione dell’ADMA. L’assemblea ha proposto<br />
delle linee di azione per la promozione<br />
dell’ADMA nella regione dell’Asia<br />
Sud.<br />
5<br />
2<br />
milano 5<br />
giornata di preparazione<br />
al vii incontro<br />
mondiale delle famiglie<br />
Domenica 29 aprile 2012 diversi gruppi<br />
di famiglie dell’ADMA del Piemonte<br />
e della Lombardia si sono ritrovate per<br />
condividere una giornata di spiritualità<br />
e di amicizia in preparazione al grande<br />
evento ecclesiale del VII Incontro mondiale<br />
delle famiglie. Don Roberto Carelli<br />
ha riletto la realtà della famiglia alla luce<br />
dell’icona biblica del buon Pastore. Significativa<br />
la presentazione del Servo di Dio<br />
Attilio Giordani (1913-1972), marito e padre,<br />
salesiano cooperatore e animatore INFO web<br />
dell’oratorio, offerta dal figlio Piergiorgio. www.admadonbosco.org<br />
3<br />
ASSOCIAZIONE DI MARIA AUSILIATRICE<br />
DON BOScO OGGI 31
32 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Don Bosco oggi<br />
Sorelle nel cammino<br />
dell’integrazione<br />
Una presenza missionaria nel cuore della Torino<br />
multietnica, in linea con il carisma educativo di Don<br />
Bosco e l’intraprendenza solidale di <strong>Madre</strong> Mazzarello.<br />
Vivono e lavorano portando avanti la<br />
loro missione in quello che oggi è<br />
il crocevia di popoli nel centro di Torino,<br />
a Porta Palazzo, che circa cento cinquant’anni<br />
fa è stato il punto di partenza<br />
dell’anima e dello spirito salesiano. Oggi<br />
sono cambiati i volti, ma non quel seme<br />
fecondo di solidarietà e fratellanza. Più<br />
che di fratellanza sarebbe forse il caso di<br />
parlare di “sorellanza” con le donne del<br />
mondo, che una piccola comunità dell’Istituto<br />
delle Figlie di Maria Ausiliatrice,<br />
porta tenacemente avanti, abitando in un<br />
appartamento di condominio.<br />
Nel 2006 parte l’idea di coniugare l’impegno<br />
che animò la giovane Maria Domenica<br />
Mazzarello nell’insegnare il mestiere<br />
di sarta alle giovani del paese in<br />
un laboratorio di manualità e valori, con<br />
il carisma di donne consacrate che vivono<br />
con semplicità lo stare in mezzo alla<br />
gente. La loro casa è significativamente<br />
intitolata a Suor Angela Vallese, la pioniera<br />
della prima spedizione missionaria<br />
delle FMA, in un’ottica di “restituzione” di<br />
suore dal mondo al continente europeo,<br />
e di nuova evangelizzazione.<br />
Dove trae origine la vostra iniziativa?<br />
È nata come emanazione del Capitolo<br />
Generale XXI del 2002 (assemblea generale<br />
di una rappresentanza di suore nel<br />
mondo) e la riflessione sull’essere missionarie<br />
oggi, individuando i bisogni delle<br />
grandi metropoli dove si concentrano i<br />
rischi del degrado e delle nuove povertà<br />
collegate al fenomeno delle migrazioni.<br />
Con la nostra, ne sono nate altre quattro<br />
nel mondo, ma la nostra è l’unica con<br />
questa identità presente in Italia. Siamo<br />
arrivate senza un progetto. Un anno di<br />
rodaggio senza aver realizzato qualcosa<br />
di visibile, se non il fatto di girare e conoscere<br />
la gente del quartiere e di metterci<br />
in contatto con le presenze già attive sul<br />
territorio per capire cosa si potesse fare<br />
rispetto al già esistente. L’idea del “gazebo<br />
itinerante” è stata efficace per avvicinare<br />
le donne e intervistarle al mercato con<br />
questionari multilingua. Un progetto che<br />
si è venuto delineando dal bisogno delle<br />
destinatarie!<br />
Come funziona?<br />
È una sorta di sportello ambulante -<br />
Aperta-mente Cittadine è il nome del progetto<br />
- sulla possibilità di avere luoghi e<br />
tempi di incontro e di laboratorio in cui<br />
trovarsi, insieme ad un gruppo di volontarie:<br />
quattro laboratori rivolti a giovani<br />
italiane e straniere (alfabetizzazione, taglio<br />
e cucito, ricamo e attività manuali varie<br />
di maglia e uncinetto; periodicamente<br />
anche laboratorio artistico). La finalità è<br />
quella di “stare” in mezzo alla gente, come<br />
sportello d’ascolto informale e presenza<br />
alternativa d’opinione e di offrire alle<br />
donne luoghi di incontro e spazi di integrazione,<br />
in vista di una dignitosa cittadinanza<br />
nell’ottica della prevenzione cara<br />
a noi Salesiani.
Il progetto “Aperta-mente cittadine”,<br />
coordinato dalle FMA, offre<br />
a donne immigrate luoghi e tempi<br />
di incontro dove trovarsi tutte<br />
insieme con volontarie per laboratori,<br />
momenti di formazione,<br />
svago, crescita culturale, dialogo,<br />
confronto interreligioso.<br />
copy Associazione 2PR<br />
le “ricadUte”<br />
sociali e familiari<br />
Quindi svolgete una educazione utile<br />
e spendibile per chi arriva qui, magari<br />
disorientata dalla lontananza con il<br />
paese d’origine?<br />
Imparano l’italiano con i nostri laboratori<br />
linguistici, socializzano con le altre<br />
donne, imparano cose immediatamente<br />
utili per l’economia domestica delle loro<br />
famiglie. Qualcuna si è lanciata in qualche<br />
attività in proprio, facendone una fonte<br />
di reddito. Per chi frequenta da ottobre a<br />
giugno, rilasciamo un attestato che certifica<br />
la raggiunta conoscenza dell’italiano,<br />
e questo è comunque gradito dai datori<br />
di lavoro. Inoltre, chi vuole può venir<br />
inserito nelle classi di adulti per il conseguimento<br />
della licenza media. La nostra<br />
Associazione, la “2PR” (Prevenzione<br />
e Promozione), che non è assistenzialista<br />
ma dà autonomia, è segnalata con il passaparola<br />
nelle loro comunità.<br />
Quante donne avete<br />
assistito sinora?<br />
Negli anni abbiamo accompagnato circa<br />
500 donne ed attualmente ne stiamo<br />
seguendo un centinaio di 12 nazionalità,<br />
con l’aiuto di insegnanti artigiane volontarie.<br />
Ci sono anche momenti di svago e<br />
crescita culturale.<br />
vi siete anche imbattute<br />
in storie difficili?<br />
Purtroppo le storie di povertà non mancano<br />
e siamo venute in contatto anche<br />
con donne vittime della tratta o della<br />
prostituzione. All’inizio sono state loro<br />
ad aprirsi e a confidarsi con noi, e sono<br />
entrate subito nei programmi di recupero<br />
delle istituzioni preposte e dei servizi<br />
sociali.<br />
L’etnia maggiormente presente<br />
qui è di fede musulmana.<br />
Come hanno reagito gli uomini?<br />
Ci hanno viste con cordialità e simpatia<br />
perché si sono sentiti accolti con le loro<br />
famiglie. Non hanno mai temuto un’ingerenza<br />
nei loro costumi e nella loro fede e,<br />
anzi, si è aperta un’occasione di confronto<br />
interreligioso e di dialogo.<br />
altri progetti e cose Utili<br />
Quali altre iniziative curate?<br />
Abbiamo un progetto che portiamo<br />
avanti con le scuole di primo e secondo<br />
grado. Abbiamo coinvolto una media di<br />
Chieri e un liceo di Torino. I ragazzi possono<br />
conoscere e apprezzare le diversità<br />
di una umanità colorata verso cui c’è<br />
diffidenza spesso ingiustificata, contribuendo<br />
a “sfatare” il mito di Porta Palazzo<br />
come luogo pericoloso. Operiamo inoltre<br />
in sinergia con varie istituzioni cittadine,<br />
con il Sermig , l’ASAI, l’Associazione<br />
Iroko, Tampep e siamo inserite nei programmi<br />
dell’Ufficio Pastorale Migranti.<br />
Inoltre una nostra consorella che è stata<br />
missionaria in Tunisia e conosce l’arabo,<br />
fa da mediatrice e coordinatrice nei corsi<br />
d’italiano presso l’UPM e segue alcuni<br />
casi accolti al Centro di accoglienza per<br />
immigrati senza permesso di soggiorno.<br />
anna rita Messe<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />
DON BOScO OGGI 33
34 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Don Bosco oggi<br />
Un piatto antico:<br />
la “Panada”<br />
Ne aveva percorsa di strada la giovane<br />
Maria Troncatti, nel 1900, da<br />
Corteno (Brescia) a Rosignano Monferrato<br />
(Alessandria), per consacrarsi a Dio<br />
come Figlia di Maria Ausiliatrice. Iniziata<br />
la professione religiosa come cuoca,<br />
poi trasferita a Varazze (Savona), avrebbe<br />
imparato la pratica infermieristica, grazie<br />
alla quale nel 1922 sarebbe diventata il<br />
“medico della selva” nelle missioni salesiane<br />
di Macas e Sucua (Ecuador).<br />
Nella foresta equatoriale avrebbe trascorso<br />
il resto della vita (quasi mezzo secolo),<br />
contrastando, con la preghiera e la professione<br />
di infermiera, la magia nera degli<br />
stregoni e convertendo al cristianesimo<br />
Anche suor Maria Troncatti, prima<br />
cuoca poi «medico della selva»<br />
nelle missioni salesiane di<br />
Macas e Sucua (Ecuador), come<br />
mamma Margherita sapeva recuperare<br />
sapientemente i cibi<br />
avanzati: dal pane raffermo ecco<br />
la gustosa “panada”.<br />
la popolazione indigena shuar. A ridosso<br />
dell’Equatore imparò a cavalcare, a guadare<br />
fiumi, ad affrontare le mille insidie<br />
della selva impenetrabile. Come accadde<br />
il giorno in cui fu assalita da un serpente<br />
che le si avvinghiò alle gambe, paralizzandone<br />
i movimenti. Contro la stretta<br />
mortale, la suora sfoderò la sua unica<br />
arma: il rosario. Dopo tante Ave Maria, il<br />
rettile si srotolò dal suo corpo, sparendo<br />
nell’intrico della selva.<br />
Il 25 agosto 1969, a ottantasei anni, suor<br />
Maria si concesse il lusso di un viaggio<br />
aereo per raggiungere Quito, capitale<br />
dell’Ecuador, dove avrebbe partecipato<br />
a un turno di Esercizi Spirituali, sua unica<br />
vacanza annuale. Partito dal piccolo<br />
aeroporto di Macas, una pista nella foresta,<br />
l’aereo su cui volava si schiantò,<br />
poco dopo il decollo. La popolazione<br />
shuar, accorsa in massa ai funerali della<br />
“<strong>Madre</strong>cita”, la pianse come si piange<br />
una mamma e come di una mamma ne<br />
venera il ricordo, in attesa della sua beatificazione.<br />
Come tutte le salesiane degli inizi, nella<br />
sua attività di cuoca suor Maria aveva<br />
imparato l’arte di utilizzare tutti gli avanzi<br />
di cibo, cosa che sicuramente aveva fatto<br />
anche Mamma Margherita, che possiamo<br />
immaginare esperta nel riciclare gli<br />
avanzi di pane, per il piatto contadino<br />
della Panada. Ecco la ricetta: abbrustolire<br />
200 g di pane raffermo a pezzi, soffregarli<br />
con l’aglio e coprirli con 2 litri di<br />
brodo (o acqua). Portare a ebollizione e<br />
cuocere, rimestando, sino a che il pane<br />
sarà ridotto in poltiglia. Condire con un<br />
filo d’olio e, volendo, prezzemolo tritato.<br />
anna Maria Musso Freni<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net
Esperienze<br />
Non giudicate<br />
dalle apparenze<br />
Anche a Valdocco, come in altre sedi salesiane,<br />
incontriamo sempre più spesso persone in difficoltà economica:<br />
cassa integrazione, licenziamenti e disoccupazione,<br />
soprattutto giovanile, hanno pesanti ripercussioni individuali e familiari.<br />
Tra le confidenze ricevute, pubblichiamo questa di “una giovane mamma”.<br />
Non giudicate dalle apparenze. Sono<br />
disoccupata. Ho due figli piccoli.<br />
Mio marito ha partita Iva e il commercialista<br />
ride quando vede il totale annuo<br />
delle sue fatture. Siamo una famiglia in<br />
difficoltà. Come tante. Forse troppe, in<br />
questo periodo.<br />
I nostri amici e anche molti nostri famigliari<br />
non sanno quanto siamo in difficoltà,<br />
a livello economico. È una cosa che<br />
non hai voglia di raccontare: riservatezza,<br />
pudore, vergogna… Conosciamo altre<br />
famiglie che vivono il nostro stesso<br />
disagio. Lasciate che vi spieghi la situazione<br />
di noi, nuove famiglie sulla soglia<br />
della povertà.<br />
Perdere il lavoro oggi, non significa che<br />
tutto ciò che fino a ieri abbiamo potuto<br />
comprare e “permetterci” sparisce. Per<br />
esempio, la mia auto rimane quella che,<br />
fortunatamente, avevo finito di pagare<br />
prima di rimanere senza lavoro. È grande,<br />
perché oltre alla mia famiglia deve<br />
ospitare i nonni anziani che non se la<br />
sentono più di guidare. Qualcuno può<br />
ritenerla uno status symbol: forse lo era<br />
più di 10 anni fa, quando l’ho acquistata,<br />
ma ora è soltanto un mezzo comodo a<br />
quattro ruote!<br />
Una conoscente mi passa gli<br />
abiti dismessi del nipotino<br />
che frequenta la “Torino-<br />
Gesù ha detto: «Non giudicate,<br />
per non essere giudicati» (Mt 7,1).<br />
È come se avesse detto: «Giudica<br />
noi, come noi giudichiamo<br />
gli altri».<br />
bene” e ha 8 anni più di mio figlio. Così, il<br />
mio bimbo ha abiti firmati di almeno otto<br />
“stagioni” fa... Mi sto facendo crescere i<br />
capelli, perché non posso più andare tutti<br />
i mesi dalla pettinatrice. Nel mio carrello<br />
della spesa non c’è il cibo “firmato”, ma<br />
soltanto prodotti a marchio del supermercato,<br />
soprattutto se in offerta. Quando<br />
gli amici ci invitano a mangiare la pizza<br />
con la famiglia, invento mille scuse. In<br />
estate sono in vacanza con i bambini tutti<br />
e tre i mesi: nelle case dei nonni, dove<br />
non pago nulla di più di quanto spenderei<br />
rimanendo a casa.<br />
A forza di togliere e tagliare dal “superfluo”<br />
si finisce con l’arrivare al “necessario”:<br />
il dentista è rimandato per mesi, gli<br />
occhiali non sono cambiati… E pur di<br />
lasciare il più possibile ai figli (nuoto,<br />
gita scolastica…), tu finisci col rinunciare<br />
a talmente tanto che alla fine ti<br />
senti (e sei) imbruttito di fuori, perché<br />
ti curi meno, ed arido dentro, perché<br />
costa troppo andare al cinema, uscire<br />
con gli amici o fare il campo famiglia<br />
con la parrocchia. Eppure curare hobby,<br />
svago e cultura è ciò che ti rende meno<br />
animalesco-robot e più persona, consapevole<br />
della tua dignità. Allora, cercate<br />
di conoscere. E provate<br />
a non giudicare. Soprattutto<br />
dalle apparenze.<br />
ESpERIENzE 35
Esperienze<br />
Quando l’Etica entra nel po<br />
Non è vero che la crisi economica ha colpito tutti gli istituti di credito.<br />
Ci sono realtà che non sono state toccate dal terremoto dello spread<br />
e dei “titoli spazzatura”. Un esempio è la Banca Popolare Etica.<br />
36 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Lo scorso marzo, in Canada, si sono<br />
incontrate le 14 banche aderenti alla<br />
Global Alliance for Banking on Values<br />
(Gabv), un network indipendente del risparmio<br />
gestito, che opera in 24 Paesi<br />
del mondo, contando un patrimonio<br />
complessivo di 26 miliardi di dollari. Il<br />
messaggio, positivo, è che i loro bilanci<br />
godono di ottima salute. In altri termini,<br />
lo tsunami della crisi economica planetaria<br />
non li ha nemmeno sfiorati. Com’è<br />
possibile?<br />
Il fatto si spiega con l’elemento che accomuna<br />
i membri del Gabv: il rispetto dei<br />
princìpi della finanza etica. Tra i protagonisti,<br />
c’è la Banca Popolare Etica, rappresentata<br />
dal presidente Ugo Biggeri, che<br />
lo scorso 8 marzo ha compiuto 13 anni.<br />
Forte di un capitale sociale di 35.607.000<br />
euro (il 14% in più del 2010) e di oltre<br />
36mila soci (di cui circa 31mila singoli cittadini),<br />
sin dall’inizio della crisi, nel 2008,<br />
la Banca Etica è riuscita a far crescere<br />
costantemente l’erogazione di credito a<br />
favore delle imprese sociali e delle famiglie,<br />
come spiega Alberto Hoch, responsabile<br />
culturale per l’Area Nord Ovest: «Il<br />
2011 si è chiuso registrando nei volumi<br />
una crescita a due cifre, per il terzo anno<br />
consecutivo. La raccolta di risparmio ha<br />
raggiunto i 717 milioni di euro, l’11,7% in<br />
più rispetto al 2010, mentre i crediti erogati<br />
sono pari a 540,8 milioni (+ 23,9%<br />
sul 2010)».<br />
Il trucco c’è. Banca Etica si pone, infatti,<br />
come alternativa alla finanza drogata<br />
da speculazioni e prodotti derivati, che<br />
punta al massimo profitto nel brevissimo<br />
periodo. «Il nostro fine - spiega ancora<br />
Hoch - è gestire il risparmio di famiglie,<br />
singoli e organizzazioni investendolo per<br />
finanziare esclusivamente iniziative economiche<br />
che perseguono finalità sociali<br />
e che operano nel pieno rispetto della dignità<br />
umana e dell’ambiente. Lo facciamo<br />
in modo innovativo, orientando l’attività<br />
sia operativa sia culturale ai principi della<br />
finanza etica: trasparenza, diritto di accesso<br />
al credito, efficienza e attenzione<br />
alle conseguenze non economiche delle<br />
azioni economiche».<br />
tanti pregi, Un difetto<br />
Unica pecca, il numero di filiali presenti<br />
sul territorio italiano: appena 16, nelle città<br />
più importanti, tra cui Torino (la “casa<br />
madre” è a Padova), e coadiuvate da una<br />
rete capillare di promotori finanziari, ribattezzati<br />
“banchieri ambulanti”, oltre che<br />
da 70 Gruppi di Iniziativa Territoriale (Git),<br />
con il compito di diffondere i valori della<br />
finanza etica e di facilitare le interazioni<br />
tra soci, banca e territorio.<br />
Anche in questo caso c’è una spiegazione:<br />
il sistema è stato costituito inizialmente<br />
per sostenere le realtà non profit<br />
del Terzo Settore. Un impegno, per così<br />
dire, di “nicchia”, il cui successo ha fatto<br />
spuntare ovunque richieste. Con il risultato<br />
che oggi la Banca Etica si dedica<br />
al finanziamento dell’economia civile in<br />
senso lato, ma sempre negli àmbiti della<br />
cooperazione sociale, di quella internazionale<br />
e degli aiuti allo sviluppo, del<br />
commercio equo e solidale, degli interventi<br />
per migliorare la qualità della vita,
tafoglio<br />
della tutela ambientale, del social housing,<br />
dell’agricoltura biologica. «Ogni finanziamento<br />
- dice Hoch - è erogato sulla base<br />
di un’istruttoria economica a cui si affianca<br />
una dettagliata valutazione socioambientale,<br />
che permette di selezionare i<br />
progetti più validi nel rispetto degli interessi<br />
della collettività».<br />
le proposte<br />
Banca Etica sta sperimentando forme innovative<br />
di sostegno alle imprese e all’occupazione.<br />
Un esempio sono le operazioni<br />
di “workers buyout”, finanziate dalla<br />
Banca in collaborazione con Legacoop:<br />
piccole e medie imprese fallite o sull’orlo<br />
del fallimento sono rilevate dai dipendenti<br />
che si costituiscono in cooperativa,<br />
investono gli ammortizzatori sociali (Tfr,<br />
cassa integrazione) e con il finanziamento<br />
di Banca Etica si impegnano a salvare<br />
l’azienda, il loro posto di lavoro e la loro<br />
professionalità. Reti e alleanze tra cittadini<br />
e tra lavoratori sono al centro di altre<br />
operazioni innovative che spesso coinvolgono<br />
le pubbliche amministrazioni.<br />
Il mondo non è fatto però soltanto di cifre.<br />
Serve una nuova cultura dell’economia<br />
e del risparmio gestito, più consapevolezza<br />
delle vie che portano una società<br />
a crescere. «Banca Etica si sta impegnando<br />
anche per il lancio di una campagna<br />
di educazione finanziaria nella convinzione<br />
che un reale cambiamento si potrà<br />
avere solo con un’azione simultanea:<br />
dall’alto con nuove regole internazionali<br />
- contrasto ai paradisi fiscali; tassa sulle<br />
transazioni finanziarie; trasparenza reale<br />
- e dal basso con cittadini più responsabili<br />
e consapevoli dei meccanismi della<br />
finanza», afferma Hoch. Il riferimento è<br />
all’iniziativa “Non Con I Miei Soldi”, volta<br />
a fornire tramite incontri e forum un utile<br />
vademecum, anche solo per la semplice<br />
apertura di un conto. «La finanza casinò<br />
è alimentata con i risparmi di tutti i cittadini<br />
e di tutte le organizzazioni - conclude<br />
Hoch -. Ma si può dire basta, così<br />
com’è avvenuto con le campagne che<br />
negli scorsi decenni hanno imposto anche<br />
alle grandi imprese strumenti di monitoraggio<br />
della responsabilità sociale e<br />
ambientale».<br />
Luca Mazzardis<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />
Banca Etica investe nell’economia<br />
reale della cooperazione<br />
sociale, degli aiuti allo sviluppo<br />
e del commercio equo e solidale.<br />
Così facendo, nel 2011 ha registrato<br />
una crescita a due cifre.<br />
www.bancaetica.com<br />
Sede centrale-Padova<br />
via Niccolò Tommaseo<br />
tel. 049.8771111<br />
Sede di Torino<br />
via San Pio V 15/bis,<br />
tel. 011.6680993<br />
ufficio.torino@bancaetica.com<br />
Il coordinatore<br />
del Git di Torino-Aosta<br />
Fingerle Lucas<br />
tel. 333.2005815<br />
git.torino-aosta@bancaetica.org<br />
ESpERIENzE 37
38 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Sfide educative<br />
Giovani lolite aumentano<br />
Perché molti giovani “mercificano” il loro corpo? Quali gli esempi<br />
e i comportamenti di educatori e di genitori? Non basta la (sterile)<br />
indignazione: non si può restare indifferenti, apatici o assenti.<br />
Chi quotidianamente frequenta il mondo<br />
della scuola, dalle medie all’università,<br />
non può chiudere gli occhi su<br />
una realtà inquietante: la fragilità di molti<br />
adolescenti nella gestione della propria<br />
affettività e sessualità. È di ieri la notizia<br />
di due adolescenti quattordicenni sorpresi<br />
nei bagni della scuola mentre avevano<br />
un rapporto intimo. Pochi giorni prima<br />
i giornali sparavano, a caratteri cubitali,<br />
che in una classe di seconda media lo<br />
sport preferito dagli alunni era quello di<br />
scambiarsi sui cellulari foto che li ritraevano<br />
in pose hard. Arriva dall’Inghilterra<br />
la notizia che un gruppo di viziosi pedofili<br />
pachistani, negli ultimi tre anni, hanno<br />
circuito e stuprato oltre seicento giovani<br />
ragazze inglesi. Insomma, chi più ne ha,<br />
più ne metta. Tutto questo non può limitarsi<br />
a suscitare una sterile indignazione<br />
da parte chi si onora di far parte della<br />
Famiglia Salesiana sgorgata dal cuore di<br />
Don Bosco che all’educazione dei giovani<br />
ha consacrato tutta la sua esistenza. Un<br />
vero salesiano e anche un vero educatore<br />
e un vero genitore non possono restare<br />
indifferenti, apatici ed assenti.<br />
Un film da vedere<br />
Un film, uscito di recente, offre ad ognuno<br />
di noi la possibilità di riflettere, senza<br />
pudibondi moralismi, su un aspetto della<br />
condizione giovanile ben mimetizzato<br />
tra le pieghe, all’apparenza ineccepibili,<br />
del nostro vivere quotidiano. I giovani, a<br />
volte, escono completamente disorientati<br />
e frastornati dalla loro quotidiana frequentazione<br />
con l’irrazionalità di alcuni<br />
modi di vivere, col no sense del mondo,<br />
Dal film “Elles” un invito a riflettere<br />
sul fenomeno sempre più diffuso<br />
della prostituzione giovanile.<br />
con l’esperienza della notte dei valori, col<br />
deserto morale ed etico del cosiddetto<br />
mondo adulto. Il film è intitolato Elles,<br />
è diretto dalla regista polacca Halgoska<br />
Szumovska ed interpretato magistralmente<br />
da Juliette Binoche.<br />
Il tema trattato è scabroso, ma amaramente<br />
attuale: la prostituzione femminile<br />
nel mondo giovanile. La visione del film<br />
fa male perché costringe lo spettatore<br />
non solo a prendere atto di una sottotaciuta<br />
realtà, ma anche a schierarsi in<br />
prima persona di fronte ad un dato di<br />
fatto denunciato da statistiche ufficiali<br />
che quantificano in parecchie decine<br />
di migliaia il numero di giovani donne<br />
che praticano la professione più vecchia<br />
dell’umanità nella sola Europa. L’attrice<br />
interpreta il ruolo di una giornalista che<br />
intende fare un reportage fra le giovani<br />
studentesse francesi. Costatando la realtà<br />
del fatto che non poche si vendo-
no per “arrotondare” la loro disponibilità<br />
di denaro, Anna rivolge a Lola una domanda<br />
fatale: «Perché lo fai?». La risposta<br />
che riceve la impietrisce: «Perché è come<br />
fumare. Il difficile è smettere». È evidente<br />
il cinismo insito in tale affermazione.<br />
Con una semplice battuta viene annullato<br />
ogni tentativo di comprendere gli oscuri<br />
motivi che spingono la ragazza a fare<br />
certe esperienze.<br />
la realtà di non pochi<br />
adolescenti<br />
Il dato che non pochi adolescenti non<br />
esitino a “mercificare” il proprio corpo,<br />
direttamente nella prostituzione o indirettamente<br />
dietro una webcam, non può<br />
non preoccupare chi si impegna nel campo<br />
dell’educazione a tutti i livelli. Ricercare<br />
i “perché” è indispensabile per attivare<br />
i rimedi. Il motivo principale deriva dal<br />
fatto che per troppe persone il massimo<br />
valore sono i soldi. Ognuno deve fissare<br />
un prezzo al proprio modo di essere. Il<br />
sesso gode della massima considerazione<br />
e valutazione. È uno dei mezzi più facili<br />
e sicuri a disposizione per arricchirsi.<br />
“Fare soldi il più possibile” è il mantra che<br />
i ragazzi sentono fin dalla più tenera età<br />
nell’ambito stesso della famiglia.<br />
Se tutto questo viene integrato dalla constatazione<br />
della frequentazione nevrotica<br />
Spesso internet veicola tra gli studenti<br />
la mercificazione del corpo<br />
e favorisce gli incontri a sfondo<br />
sessuale.<br />
La società spesso banalizza i sentimenti<br />
dei giovani che invece<br />
ancora sono capaci di riconoscere<br />
e valorizzare l’amore che sperimentano.<br />
I giovani non hanno<br />
perso la voglia di credere e impegnarsi<br />
in relazioni forti basate<br />
sul rispetto e sul desiderio di una<br />
felicità duratura e profonda.<br />
di siti porno da parte di molti che dovrebbero<br />
essere educatori, o dalle infedeltà di<br />
troppi genitori, o dalle miserie morali di<br />
troppi religiosi, inevitabilmente i giovani<br />
sprofondano nella noia del vivere, nella<br />
desertificazione dell’etica e della morale,<br />
nella oggettivazione dei sentimenti e della<br />
sessualità.<br />
Qual è la differenza tra sessualità e genitalità?<br />
Che cosa vuol dire essere uomo o<br />
donna e non semplicemente maschio o<br />
femmina? Amare è un punto di arrivo di<br />
un progetto o qualcosa da bruciare nella<br />
passione di un istante? Sono interrogativi<br />
che ogni appassionato del Sistema<br />
Preventivo di Don Bosco deve porre a<br />
se stesso prima di “smucinare” risposte<br />
scontate e a vanvera.<br />
ermete tessore<br />
tessore.rivista@ausiliatrice.net<br />
LE dOmANdE dI suOR sImONA<br />
Quale sentimento nasce in noi di fronte a questi<br />
fatti? Rabbia, giudizio, sorpresa, impotenza,<br />
indifferenza, compassione? Se ascoltiamo queste<br />
notizie come adulti che guardano “dall’alto<br />
al basso” e pronunciano sentenze, sarà difficile<br />
incrociare il cuore inquieto di giovani che gridano,<br />
come possono, il desiderio di un oltre e<br />
di relazioni umane che colmino il bisogno di<br />
trovare “un posto” in questo mondo. La nostra<br />
attenzione non può fissarsi sullo scandalo, ma<br />
sull’appello di ciò che non si vede e dal grido<br />
soffocato nell’uso del corpo. Ci facciamo<br />
compagni di viaggio delle loro domande di<br />
questi giovani? Riusciamo<br />
a far vedere, con il nostro<br />
corpo, la bellezza<br />
di un corpo fatto per<br />
la relazione? La sfida<br />
educativa deve passare<br />
dalla nostra carne e<br />
dalle nostre scelte!<br />
Suor Simona Corrado<br />
pedagogista<br />
e mediatrice familiare<br />
SFIDE EDUcATIVE 39
40 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Sfide educative<br />
Buoni cristiani<br />
e onesti cittadini<br />
In un tempo di smarrimento personale e sociale si<br />
avverte l’urgenza di formazione delle coscienze per<br />
essere non solo dei buoni cristiani, ma anche degli<br />
onesti cittadini.<br />
oltre lo spread<br />
Una crisi di civiltà?<br />
Siamo in piena crisi economico-finanziaria.<br />
Ma, al di là dei numeri che non tornano,<br />
si intravvede una crisi ben più profonda.<br />
Siamo nel bel mezzo di una crisi di<br />
civiltà: manca una bussola credibile per il<br />
nostro futuro. L’idea di un bene comune<br />
è quanto mai sbiadita. Viviamo immersi<br />
in un individualismo senza futuro pieno<br />
di solitudini, senza progetti e valori. Non<br />
vediamo più ragioni sufficienti per legare<br />
la nostra vita a quella degli altri con i<br />
quali con-viviamo. Una società ripiegata<br />
su se stessa e dominata dal denaro non<br />
riesce più a motivare impegno e responsabilità<br />
sociale.<br />
Come attivare nei cristiani una cittadinanza<br />
attiva, consapevole, responsabile nella<br />
società, nella professione, nel lavoro,<br />
nella politica, nell’economia, ecc., senza<br />
una formazione sociale adeguata? Questo<br />
libro vuole offrire un piccolo aiuto<br />
alla formazione. Buoni cristiani e onesti<br />
cittadini è la sintesi di tutta la formazione<br />
cristiana grazie alla conoscenza della dottrina<br />
sociale della Chiesa, come si legge<br />
nel sottotitolo.<br />
la “dottrina sociale<br />
della chiesa”: se ne parla<br />
ma non la si conosce!<br />
Purtroppo ben pochi sanno cos’è. La<br />
Chiesa sempre si è fatta carico delle situazioni<br />
di povertà sociale e personale.<br />
Basta pensare a tutte le iniziative di carità<br />
messe in atto in duemila anni di storia.<br />
Nel secolo XIX capita una vera rivoluzione:<br />
quella industriale con tanti nuovi<br />
poveri, drammi umani e sociali. Il Papa di<br />
allora, Leone XIII, prende carta e penna,<br />
come si dice, e, illuminato dal Vangelo,<br />
scrive la Rerum novarum per denunciare<br />
il degrado umano e sociale a cui sono<br />
sottoposti gli operai nelle manifatture del<br />
tempo. Orari impossibili, paghe da fame,<br />
situazioni abitative disumane. In positivo,<br />
l’enciclica prospetta le vie morali e giuridiche<br />
per una vita personale, sociale e<br />
produttiva degna dell’uomo.<br />
Dopo Leone XIII, altre encicliche sociali<br />
sono state scritte dai Papi per denunciare<br />
gli abusi e le minacce contro la dignità<br />
della persona e dei popoli e, al tempo<br />
stesso, per prospettare soluzioni che rispondano<br />
al bene comune.<br />
Il percorso storico che il libro propone<br />
dalla Rerum novarum alla Caritas in<br />
veritate di Benedetto XVI, fa vedere una<br />
Chiesa sempre attenta ai molti e profondi<br />
cambiamenti che avvengono nelle società<br />
e nel mondo intero. Si passa via via, dalla<br />
questione locale degli operai del tempo di<br />
Leone XIII, alla questione mondiale della<br />
pace e dello sviluppo dei popoli. In questa<br />
apertua mondiale il concilio Vaticano<br />
II pone l’attenzione sulla centralità della<br />
persona e del suo pieno sviluppo non<br />
solo economico, ma anche culturale, relazionale,<br />
spirituale e religioso.<br />
È nella Dottrina Sociale della<br />
Chiesa che si possono ritrovare i<br />
giusti orientamenti per formare<br />
una retta coscienza, attenta al<br />
bene comune e consapevole dei<br />
veri valori.
Il valore della persona non deve<br />
mai essere sopraffatto dalle logiche<br />
del profitto e da modelli individualistici<br />
di sviluppo.<br />
Tutti avvertiamo in questi tempi una grande<br />
carenza di formazione sociale che dia sostanza<br />
a una cittadinanza consapevole e responsabile.<br />
Per i cristiani l’educazione alla “cittadinanza<br />
consapevole e responsabile” non è un<br />
optional. La fede senza le opere è morta! Il<br />
con-vivere in società non può non provocare<br />
la coscienza cristiana. Per questo motivo ho<br />
scelto come titolo «Buoni cristiani e onesti cittadini».<br />
Tutte le encicliche sociali dopo il concilio<br />
mettono a fuoco la dignità della persona.<br />
Più recentemente, la tecnica e la scienza<br />
hanno dato il via a manipolazioni sulla<br />
vita estremamente minacciose per la<br />
dignità dell’uomo. La questione sociale<br />
è diventata una vera questione antropologica,<br />
vale a dire difesa di tutto l’uomo<br />
e di tutti gli uomini. Profeta indiscusso a<br />
favore della vita è stato Giovanni Paolo II.<br />
Sabino Frigato, sdb, è docente di teologia morale e<br />
dottrina sociale della Chiesa presso l’Università Pontificia<br />
Salesiana - Sezione di Torino. Con la Elledici<br />
ha pubblicato: I lavoratori cattolici tra testimonianza<br />
e politica, 1988; In risposta a Cristo. Piste per l’educazione<br />
morale e politica, 1991; Vita in Cristo e agire<br />
morale. Saggio di teologia morale fondamentale,<br />
1994. Con l’editrice Effatà: La difficile democrazia. La<br />
Dottrina sociale della Chiesa da Leone XIII a Pio XII<br />
(1878-1958), 2007. E nel 2010 ancora con la Elledici:<br />
Vizi capitali. Come parlarne, oggi? Per un itinerario<br />
educativo morale.<br />
i qUattro pilastri<br />
della dottrina sociale<br />
della chiesa<br />
Chi prende in mano le encicliche sociali<br />
si accorge che, pur cambiando di tempo<br />
in tempo il tema – la condizione operaia,<br />
l’economia, il lavoro, la pace, la politica, lo<br />
sviluppo dei popoli, ecc. – il ragionamento<br />
che viene fatto si basa su quattro fondamentali<br />
pilastri. Prima di tutto la dignità<br />
della persona considerata soggetto, fondamento<br />
e fine di tutto. La persona, poi,<br />
non è un cittadino chiuso in se stesso, ma<br />
in relazione con gli altri in un rapporto<br />
di reciproca solidarietà. Non solo, ma in<br />
quanto libero e responsabile, il cittadino<br />
è capace di realizzare determinati beni<br />
sociali collegandosi e associandosi con<br />
altri concittadini senza dipendere dall’intervento<br />
superiore dello Stato. Anzi esso<br />
deve favorire l’autonomia dei gruppi sociali.<br />
Questo si chiama sussidiarietà. Una<br />
società è tanto più democratica e partecipata<br />
quanto più è sussidiaria, nel senso<br />
che valorizza la responsabilità dei cittadini.<br />
Il quarto pilastro è il bene comune a<br />
cui tutto deve o dovrebbe tendere. Non si<br />
tratta solo della ricchezza prodotta in un<br />
Paese, ma anche di come viene redistribuita<br />
a vantaggio di tutti. Non solo, ma il<br />
bene comune riguarda tutti quegli aspetti<br />
necessari per una vita buona, dignitosa<br />
per tutti e per ciascuno. Nella prospettiva<br />
del bene comune il perseguimento<br />
dei diritti deve accompagnarsi sempre ai<br />
doveri con la consapevolezza che favorire<br />
il benessere della società è lavorare<br />
per il proprio bene.<br />
€ 7,00<br />
ISBN 978-88-01-05124-7<br />
SABINO FRIGATO<br />
La forza educativa della dottrina sociale della Chiesa<br />
A questa nostra società smarrita, la dottrina<br />
sociale della Chiesa è una provvidenziale<br />
bussola che orienta su un futuro<br />
sempre più a misura di uomo. Essa non<br />
offre soluzioni tecniche per i problemi<br />
che ci affliggono, ma indica a tutti, cristiani<br />
e non, le ragioni e le vie etiche per<br />
cercare e trovare le soluzioni più adeguate<br />
alla dignità degli uomini e dei popoli.<br />
SFIDE EDUcATIVE 41
“Bello e impossibile” come lo immagina<br />
gianna Nannini o “dolcissimo” come lo<br />
invoca irene grandi. “Disperato” come<br />
lo racconta Nada o “di plastica” come lo<br />
teme Carmen Consoli... L’amore ha davvero<br />
troppe sfaccettature e sfumature per<br />
essere rinchiuso in una canzone. A volte<br />
più idealizzato che vissuto, non si nutre<br />
di gesti plateali e difficilmente si lascia<br />
incontrare negli studi televisivi popolati<br />
di “tronisti”, di “pupe” e di “secchioni” che<br />
sembrano più interessati alla piega dei capelli<br />
che ad ascoltare i richiami del cuore.<br />
Per provare a capirne di più ci siamo rivolti<br />
a don ezio risatti, preside del corso<br />
di laurea in Psicologia della comunicazione,<br />
che ha sede nella Scuola superiore<br />
di formazione “Rebaudengo” di Torino.<br />
le apparenze dell’amore<br />
perché l’amore, a qualunque età, è<br />
così importante?<br />
«Perché, pur essendo un sentimento<br />
umano, riguarda direttamente Dio, che<br />
l’evangelista Giovanni definisce “Amore”.<br />
L’uomo, creato a immagine di Dio, gli somiglia<br />
perché è in grado di amare».<br />
talvolta, però, si rischia di confonderlo<br />
con sentimenti che non sono<br />
l’amore...<br />
«Succede che lo stimolo a formare una<br />
coppia possa essere scambiato per amore.<br />
Che ragazzi e ragazze desiderino vivere<br />
insieme più per conformarsi a tradizioni<br />
e a pressioni sociali che per condividere<br />
un progetto di vita. È una situazione<br />
che, se sottovalutata, è destinata a creare<br />
problemi, fatiche e sofferenze».<br />
42 LUGLIO-AGOSTO 2012<br />
Sfide educative<br />
L’innamoramento, “campio<br />
A tu per tu con don Ezio Risatti per cominciare a esplorare le dinamiche<br />
che possono contribuire a edificare una storia d’amore.<br />
L’amore è vedere i limiti del<br />
partner e sentire che, al di là di<br />
tutto, egli vale e merita di essere<br />
amato.<br />
i più giovani, non di rado, fanno fatica<br />
a distinguere infatuazione e innamoramento.<br />
«L’infatuazione è un meccanismo inconscio<br />
che può scattare all’inizio dell’innamoramento<br />
e che va tenuto sotto controllo.<br />
Proiettare su una persona le caratteristiche<br />
che più mi affascinano, infatti,<br />
non mi permette di vivere un rapporto<br />
reale con essa ma con i caratteri che io le<br />
attribuisco. Quando ho la sensazione che<br />
il partner sia perfetto sotto ogni punto<br />
di vista è il momento giusto per domandarmi<br />
se sono caduto vittima dell’infatuazione».<br />
e non manca chi s’innamora per lenire<br />
le ferite interiori e il male di vivere…<br />
«Gli psicologi, che a volte usano termini<br />
difficili, la chiamano “compensazione di<br />
ferita d’origine traumatica” e, di solito, ha<br />
inizio nell’infanzia. Il bambino che non si<br />
sente protetto o valorizzato a sufficienza<br />
può diventare un adulto che, quando<br />
incontra chi lo ama, ha la sensazione<br />
di poter colmare i propri bisogni inconsci<br />
non soddisfatti e - come in un pozzo<br />
senza fondo - tenta di compensare<br />
il trauma senza mai esaurirlo. Anche in<br />
questo caso non si può parlare d’amore<br />
ma di soddisfazione di un bisogno».<br />
a complicare il quadro è in agguato<br />
anche la gelosia…<br />
«La gelosia, al contrario di quanto si crede,<br />
non è dimostrazione d’amore ma<br />
pretesa inconscia che il partner si dedichi<br />
totalmente a me. Oltre che nei confronti<br />
della persona amata, la gelosia vie-
ne gratuito” d’amore<br />
ne spesso indirizzata anche verso amici,<br />
colleghi e famigliari. Dal punto di vista<br />
psicologico, oltre che cristiano, ha ragione<br />
San Paolo quando, nella prima lettera<br />
ai Corinzi, afferma che “l’amore non<br />
è geloso”».<br />
Un amore senza confini<br />
Ma allora, che cos’è l’amore?<br />
«Spiegarlo è impossibile, come tentare<br />
di descrivere il sapore della menta<br />
o del mango, e lo comprende solo chi<br />
vive l’esperienza dell’innamoramento, un<br />
“campione gratuito” d’amore, una bufera<br />
psicofisica che sconvolge l’esistenza, al<br />
punto che molti adolescenti - convinti di<br />
essere i primi a beneficiarne nella storia<br />
dell’umanità - pensano: “Se anche gli altri<br />
uomini sapessero che cos’è l’amore il<br />
mondo sarebbe diverso e non esisterebbero<br />
gli orrori che riempiono le cronache<br />
dei giornali”».<br />
Che cosa capita, dal punto di vista<br />
psicologico, quando due persone si<br />
innamorano?<br />
«Innanzi tutto, cade la barriera dell’incomunicabilità:<br />
sono consapevoli di essere<br />
sintonizzati sulle “frequenze” del partner,<br />
del fatto che si comprendono reciprocamente<br />
senza bisogno di spiegarsi. Poi si<br />
percepisce il valore dell’altra persona al<br />
di là dei propri limiti: a differenza di chi<br />
è infatuato, l’innamorato vede le povertà<br />
e gli sbagli del partner ma sente che egli<br />
vale e che merita di essere amato. Infine,<br />
si è disposti ad affrontare dolori e fatiche:<br />
sperimentato che l’amore è un bene prezioso,<br />
non si intende rinunciarvi neppure<br />
quando amare significa soffrire».<br />
Una sequenza di dinamiche che sembrano<br />
avere molto in comune con la<br />
vita di gesù...<br />
«La percezione dei nostri limiti e, con-<br />
temporaneamente, del nostro essere un<br />
tesoro prezioso è alla base della decisione<br />
di Gesù di donare la propria vita per<br />
salvare l’umanità. Lo esprime con precisione<br />
San Paolo quando, nella lettera ai<br />
Romani, afferma che “Cristo ci ha amati<br />
e ha dato la vita per noi prima che fossimo<br />
redenti e salvati”. Infatti eravamo ancora<br />
immersi nel peccato quando Gesù<br />
ha accettato di offrire la propria vita per<br />
noi, e lo ha fatto perché vedeva nel medesimo<br />
tempo in ogni uomo sia l’essere<br />
peccatore sia l’essere immagine bella e<br />
preziosa di Dio».<br />
Carlo tagliani<br />
redazione.rivista@ausiliatrice.net<br />
SFIDE EDUcATIVE 43
Lettere a Suor Manu<br />
Se il “bullo” è mio figlio<br />
Mio figlio è bullo. Non volevo crederci, ma è così. L’ho constatato di persona,<br />
con l’aiuto di insegnanti di fiducia. Purtroppo io sono sola e lavoro dal<br />
mattino alla sera, e ogni 15 giorni mio figlio deve stare con il mio ex marito.<br />
Ho iniziato un percorso con una psicologa, perché ho capito che il problema<br />
non è solo di mio figlio, anzi, è mio. Sento il bisogno di condividere la mia<br />
storia, perché molti ragazzi si trovano nella condizione di mio figlio. Nessuno<br />
vorrebbe avere un figlio bullo. Soprattutto se ci si rende conto di quanto<br />
sia triste e solo un ragazzo bullo.<br />
Non ho mai incontrato una mamma con<br />
tanto coraggio: grazie. Mi auguro che le<br />
sue parole possano aiutare tanti genitori<br />
a guardare i figli con umiltà e verità, anche<br />
se ciò portasse a riconoscere di avere<br />
buona parte della responsabilità.<br />
C’era una volta un sovrano potente. Un<br />
giorno disse al figlio: «Io non regnerò più<br />
per molto tempo e ignoro ciò che accadrà<br />
dopo la mia morte. Ci sono molti<br />
nemici intorno al trono. Ho tanta paura<br />
per l’impero che ho costruito e anche per<br />
te. Morirei tranquillo se sapessi che hai<br />
un rifugio sicuro che ti protegga in caso<br />
di pericolo. Per questo ti consiglio di andare<br />
per il regno e di costruire fortezze<br />
in tutti gli angoli possibili». Obbediente,<br />
il giovane si mise in cammino. Percorse<br />
tutto il Paese e dove trovava il posto conveniente,<br />
faceva costruire fortezze solide<br />
e imponenti, nelle profondità delle foreste,<br />
nelle valli più nascoste, sulla sommità<br />
delle colline, nei deserti, in riva ai fiumi e<br />
sui fianchi delle montagne.<br />
Stanco, dimagrito, ma soddisfatto d’aver<br />
portato a termine il compito, corse a presentarsi<br />
dal padre. «Padre, in tutto il paese<br />
si innalzano fortezze imprendibili!».<br />
«Non è questo, figlio mio, che avevo in<br />
mente io. Devi tornare indietro e ricominciare»,<br />
disse. «Le fortezze che tu hai<br />
costruito non ti proteggeranno assolutamente<br />
in caso di pericolo: tu sarai solo e<br />
non per quei muri e quelle pietre potrai<br />
sfuggire alle imboscate e alle trappole dei<br />
Spesso i ragazzi considerati più<br />
“difficili”, sono quelli che portano<br />
le sofferenze più pesanti e che<br />
per questo, hanno più bisogno<br />
d’affetto.<br />
tuoi nemici. Tu devi costruirti i rifugi nel<br />
cuore delle persone oneste e buone. Devi<br />
cercare queste persone, e guadagnarti la<br />
loro amicizia: soltanto allora saprai dove<br />
rifugiarti nei momenti difficili. Là dove un<br />
uomo ha un amico sincero, là trova un<br />
tetto sotto cui ripararsi».<br />
Il principe si rimise in cammino per andare<br />
verso la gente e costruire dei rifugi<br />
come immaginava suo padre. Quando il<br />
vecchio sovrano si spense e lasciò questo<br />
mondo, il principe non aveva più nessun<br />
nemico da temere!<br />
Tanti ragazzi costruiscono fortezze di<br />
mattoni e non permettono a nessuno di<br />
avvicinarsi. Ho constatato che i ragazzi<br />
più aggressivi, “difficili”, talora violenti,<br />
sono quelli che portano le sofferenze e i<br />
dispiaceri più pesanti. I bulli sono quelli<br />
che hanno più bisogno di sentirsi amati.<br />
Prima che siano costretti ad alzare fortezze<br />
impenetrabili, facciamo in modo che<br />
trovino in noi la fortezza di cui hanno<br />
bisogno. Questo sarà il segreto della loro<br />
serenità. E anche della nostra.<br />
Manuela robazza<br />
suormanu.rivista@ausiliatrice.net<br />
44 LUGLIO-AGOSTO 2012 LETTERE A SUOR mANU
MaNDateCi<br />
Le vostre Foto<br />
CoN La rivista<br />
iN MaNo!<br />
foto.rivista@ausiliatrice.net<br />
MaNDateCi i vostri<br />
sMs!<br />
Basta inviare un messaggio,<br />
anteponendo alla vostra richiesta<br />
di preghiera la parola rivista<br />
al numero 320.2043437.<br />
Pubblicheremo gli sms più<br />
significativi e a tutti assicuriamo<br />
il ricordo in Basilica<br />
Mosaico realizzato per la<br />
parrocchia di Pedemente (VR)<br />
dal prof. Marcellino Campara,<br />
devoto di Maria e appassionato<br />
mosaicista d’arte sacra,<br />
raffigurante Maria Ausiliatrice.<br />
(www.mosaiciartistici.net)<br />
Da Bacau (Romania) giovani lettori crescono con l’aiuto di don Sergio.<br />
SMS<br />
Mi chiamo Roberto sono invalido<br />
e ho perso il lavoro. Sono emarginato<br />
e umiliato pregate per me grazie.<br />
Chiedo un ricordo nella preghiera<br />
per Margherita.<br />
Grazie che ci donate speranza.
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 - CB-NO/<strong>TORINO</strong><br />
Nº 4- 2012<br />
ANNO XXXIII<br />
BIMESTRALE<br />
pag. 2 NPG<br />
pag. 20 SGS<br />
La rivista “Note<br />
tipografi a voluta<br />
di pastorale giovanile”:<br />
da Don Bosco, festeggia<br />
il “metodo preventivo”<br />
i primi 150 anni<br />
per gli educatori<br />
pag. 23 Lo sport<br />
luglio-agosto<br />
L’anima mia<br />
m ag n ifi c a<br />
il Signore<br />
In questo numero<br />
il salUto del rettore<br />
1 VACAnzE: PERIODO DI RICARICA<br />
umAnA E SPIRITuALE<br />
a tUtto campo<br />
2 unA “SInFOnIA” DI VITA PER I gIOVAnI:<br />
LA RIVISTA “nOTE DI PASTORALE gIOVAnILE”<br />
leggiamo i vangeli<br />
4 nOn SOnO AmmESSE SCORCIATOIE!<br />
in cammino con maria<br />
6 CAnA E TABOR. mARIA E IL PADRE<br />
8 LA DEVOzIOnE ALLA mADOnnA<br />
E IL mOnDO DEgLI AnImALI<br />
maria nei secoli<br />
10 “LA VERgInE DEL SORRISO” E S. TERESA DI LISIEux<br />
12 LA mADOnnA DI FIESOLE<br />
la parola qUi e ora<br />
14 IL RISChIO DELLA InCREDuLITà E DELL’IDOLATRIA<br />
amici di dio<br />
16 BEnEDETTO PATROnO D’EuROPA<br />
giovani in cammino<br />
18 nOn POSSIAmO PERmETTERCI IL LuSSO<br />
DI ESSERE TRISTI<br />
chiesa viva<br />
20 ABOLIRE L’OmISSIOnE!<br />
24 L’AuTunnO CALDO DELLA FEDE<br />
per tutti<br />
Tiziana Nasi,<br />
presidente della Fisip<br />
segni e valori<br />
21 LO SPORT PER TuTTI<br />
don bosco oggi<br />
26 “hO un SOgnO: 10 TIPOgRAFIE”<br />
28 DOn BOSCO: I DIFFICILI InIzI DELL’ORATORIO<br />
30 mARIA RInnOVA LE FAmIgLIE<br />
32 SORELLE nEL CAmmInO DELL’InTEgRAzIOnE<br />
34 un PIATTO AnTICO: LA “PAnADA”<br />
esperenze<br />
35 nOn gIuDICATE DALLE APPAREnzE<br />
36 quAnDO L’ETICA EnTRA nEL PORTAFOgLI<br />
sfide edUcative<br />
38 gIOVAnI LOLITE AumEnTAnO<br />
40 BuOnI CRISTIAnI E OnESTI CITTADInI<br />
42 L’InnAmORAmEnTO, “CAmPIOnE gRATuITO”<br />
D’AmORE<br />
lettere a sUor manU<br />
44 SE IL “BuLLO” è mIO FIgLIO<br />
poster<br />
gIORnI DI STuPORE E DI LODE<br />
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