Editoriale L'intervista - Centro Lucio Bini
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UNA TERAPIA PER LA DEPRESSIONE<br />
(Lettera a Beppe Severgnini pubblicata nella rubrica Italians del<br />
Corriere della Sera)<br />
Sono uno specializzando in psichiatria italiano ed attualmente<br />
studio a Boston. Tutti voi avete sentito parlare della<br />
depressione. Chi ha avuto un tumore e la depressione afferma<br />
spesso che si augurerebbe di riavere il primo piuttosto che<br />
sperimentare nuovamente le sofferenze che derivano dalla<br />
seconda. Più che della diagnosi, vorrei parlare della terapia e,<br />
in particolare, di quella più efficace e con minori effetti collaterali<br />
e che, per motivi vari, ma comunque senza base scientifica, è<br />
stata praticamente bandita in Italia. Si tratta della Terapia<br />
Elettroconvulsivante (ECT), meglio conosciuta con lo sfortunato<br />
nome di elettroshock. Mi limiterò a riportare alcuni fatti. La<br />
risposta all'ECT è superiore a quella dei comuni farmaci<br />
antidepressivi, tanto<br />
sponsorizzati dalle case<br />
farmaceutiche. In tutti i paesi<br />
occidentali viene effettuata,<br />
qualora ne venga riscontrata la<br />
necessità, senza alcun problema<br />
e senza pregiudizi di sorta. È la<br />
terapia di scelta nelle situazioni<br />
in cui il rischio di suicidio è<br />
elevato ed è altamente<br />
raccomandata nelle depressioni<br />
gravi con agitazione. Invito tutti<br />
a leggere un articolo apparso su<br />
Lancet (una delle riviste più<br />
seria di medicina). Ecco il<br />
riferimento: UK ECT review<br />
group efficacy and safety of<br />
electroconvulsive therapy in<br />
depressive disorders: a<br />
systematic review and metaanalysis.<br />
Lancet. 2003 Mar<br />
8;361(9360):799-808. Il riassunto<br />
dell'articolo è disponibile su<br />
www.pubmed.com.<br />
Gabriele Sani, gabriele.sani@justmail.it<br />
RISPOSTE<br />
Caro Gabriele,<br />
ho letto con molto interesse la tua lettera a Beppe Severgnini.<br />
Ho 39 anni, vivo e lavoro a Londra da circa 6 anni. Ti scrivo<br />
perchè io combatto ogni giorno con la depressione bipolare di<br />
cui sono stato diagnosticato circa 10 anni fa. La depressione<br />
girava già nella famiglia di mia madre (chi più chi meno) e<br />
quindi prima o poi sapevo che ero a rischio, ma nonostante i<br />
primi sintomi già manifestati da giovane nessuno capiva, o non<br />
voleva capire quello che stava per succedere. Durante gli anni<br />
sono riuscito a laurearmi in economia e commercio alla New<br />
York University per poi continuare i miei studi alla Columbia<br />
University dove ho conseguito un Master in Economia e Politica<br />
Internazionale. Sono poi rientrato in Italia per lavorare in una<br />
prestigiosa banca d'affari dove guadagnavo molto bene e ottenni<br />
una posizione rilevante nel settore in cui operavo. Nel 1996 la<br />
Corrispondenza<br />
depressione mi ha colpito tanto seriamente che mi ha totalmente<br />
paralizzato la vita, il lavoro e distrutto un rapporto di convivenza<br />
con una donna che amavo tanto. Nonostante che tutto si<br />
sfasciasse attorno a me, mi sono messo in cura da una psichiatra<br />
a Milano che mi ha prima dato vari antidepressivi ma non<br />
miglioravo. Altri dottori e luminari ma niente. Nessuno ha capito.<br />
C'è chi diceva che ero un "borderline", depresso cronico o<br />
addirittura che era tutto nella mia testa e che dovevo "svegliarmi"<br />
e diventare uomo! Ho dovuto terminare il mio rapporto di lavoro<br />
con la famosa banca d'affari, dove passavo molti giorni assente<br />
dall'ufficio anche andando in giro per la città senza meta con<br />
costanti ossessioni in testa di tutti i tipi. Mi sembrava di<br />
impazzire e volevo uccidermi. Ho preso una decisione drastica<br />
nel 1998 e sono venuto a Londra dove ho cambiato totalmente<br />
lavoro e vita pensando di scappare da questa maledetta malattia<br />
che nessuno capiva. Il famoso "morto vivente" non lo capisce<br />
nessuno. Le costanti voci e ossessioni che avevo in testa<br />
sembravano ai miei amici e<br />
familiari una cosa che succede<br />
a drogati e molti si chiedevano<br />
se io fossi tra questi. Dopo due<br />
anni di lavoro intenso girando<br />
per il mondo con la nuova<br />
società di marketing in cui<br />
lavoravo sono crollato. Sono<br />
stato ammesso in una clinica<br />
privata che si chiama the Priory<br />
Hospital e sono rimasto lì per 3<br />
mesi. Per fortuna ero assicurato<br />
privatamente! I costi erano di<br />
circa £400 al giorno ma tutte le<br />
spese erano coperte<br />
dall'assicurazione. Almeno qui<br />
la malattia mentale è<br />
considerata una cosa grave e<br />
viene rispettata molto più che<br />
nella mia amata Italia. In clinica,<br />
molte notti le passavo con<br />
un'infermiera che era al mio<br />
fianco per 24 ore. Ero morto. La<br />
vita ormai non esisteva.<br />
Piangevo a dirotto senza sosta.<br />
Le medicine non funzionavano. Dopo 6 settimane i dottori hanno<br />
deciso di passare all'ECT. Ho firmato il consenso e abbiamo<br />
iniziato la terapia arrivando fino a 18 sessioni dopo che i primi<br />
14 non hanno dato nessun concreto risultato. A 18 sono rinato<br />
e ho sentito la differenza. Sono passati due anni dall'ECT e credo<br />
ciecamente che mi ha salvato e che mi ha permesso di ricostruire<br />
una vita rimasta in sospeso. Mi mantengo bilanciato con terapie<br />
di mantenimento. Oggi sono pronto per ripartire a lavorare ma<br />
con una visuale tutta diversa di chi sono e come uscire da un<br />
tunnel senza fine. In Italia bisogna far capire che questa malattia<br />
non può essere trascurata e messa da parte senza considerare<br />
che oggi l'ECT può salvare delle vite se amministrata da<br />
professionisti con anestesia totale, rilassanti muscolari e costante<br />
controllo dei ritmi cardiaci. Insomma si può paragonare a un<br />
intervento di massima serietà. Il supporto che uno può e deve<br />
avere è fondamentale. La gente crede rappresenti una tortura e<br />
che sia criminale ma non è così. Ti auguro di portare avanti il<br />
tuo lavoro e continuare a cercare di rinnovare la fiducia in questa<br />
terapia che probabilmente continuerà ad aggiornarsi e migliorare<br />
(Continua a pagina 9)<br />
Un gruppo di ricercatori di Stanford pubblicò una richiesta per partecipanti in uno studio sul disturbo ossessivo-compulsivo. Cercavano dei<br />
pazienti che erano già stati diagnosticati con questo disturbo. La risposta fu gratificante: riceverono 3.000 risposte dopo tre giorni dalla pubblicazione.<br />
Tutte della stessa persona!<br />
ARETÆUS news<br />
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