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Editoriale L'intervista - Centro Lucio Bini

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Psichiatria & Letteratura (dalla pagina precedente)<br />

positivi che da eventi luttuosi, così come anche da malattie fisiche, ad esempio, le crisi depressive post-influenzali. Difficile pensare<br />

a lei depressa e non come instancabile editrice della Hogarth Press, insieme a suo marito Leonard. Eppure, come tutti i pazienti<br />

bipolari, Virginia era sostanzialmente una persona iperattiva. La sua casa editrice aveva pubblicato per prima in Inghilterra l'opera<br />

intera di Freud e annoverava tra i suoi scrittori i talentosi Henry M. Forster, Katherine Mansfield, l'economista Maynard Keynes,<br />

e il grande Thomas S. Eliot. La sua attività a Bloomsbury, intensa e fervida, si alternava con quella di scrittrice non certo molto<br />

prolifica, ma dotata di stile originalissimo.<br />

Come molte persone maniaco-depressive, Virginia, non riusciva a scrivere durante le sue fasi depressive più gravi, ma il suo<br />

pensiero e la sua instancabile attività mentale la portavano ad "archiviare" emozioni e immagini in seguito rielaborate sotto forma<br />

di storie e personaggi. Alcune di queste immagini erano molto vicine a ciò che noi chiameremmo intuizioni deliranti, ma la loro<br />

rielaborazione creativa ne fa degli elementi costitutivi della sua letteratura. Scriveva:<br />

"Guardavo l'aiuola dalla soglia di casa: 'È il tutto', dissi. Stavo guardando una pianta con un ventaglio di foglie; e improvvisamente<br />

mi parve chiaro che il fiore era esso stesso parte della terra; che un cerchio racchiudeva la cosa che era il fiore; e quello era il vero<br />

fiore; in parte terra in parte fiore". E ancora: "Sentii dire per caso che il signor Valpy si era ucciso… a un certo punto la sera tardi<br />

mi trovai in giardino sul sentiero accanto al melo. Mi parve che il melo avesse a che fare con l'orrore del suicidio del signor Valpy.<br />

Non potevo passargli vicino. Rimasi lì a fissare le rughe verde-grigio del tronco (era una notte di luna) annullata dall'orrore. Era<br />

come se venissi trascinata, senza speranza, in un abisso di disperazione assoluta da cui non potevo risalire. Il corpo sembrava di<br />

pietra."<br />

Virginia Woolf visse per tutta la vita con<br />

questo splendido e devastante dono:<br />

quello di ascoltare nella sua mente il<br />

suono delle emozioni che poi trasformava<br />

in pensieri e parole comprensibili ai più,<br />

passando attraverso gli inferni delle sue<br />

depressioni e le illusorie eccitazioni senza<br />

gioia.<br />

Il suicidio di Virginia Woolf arrivò<br />

inaspettato? Certamente non era il primo<br />

tentativo. L'anno precedente la sua morte<br />

era stato caratterizzato dai fantasmi<br />

dell'invasione tedesca in Inghilterra. La<br />

guerra e il bombardamento di Londra<br />

avevano gettato una luce lugubre sul<br />

futuro. Leonard e Virginia Woolf avevano<br />

progettato un suicidio a due se mai i<br />

tedeschi fossero arrivati fino a Londra. Un<br />

suicido "etico" che nulla ha a che vedere<br />

con quello poi messo in atto dalla<br />

scrittrice.<br />

Il 30 ottobre 1930 scriveva: "A proposito,<br />

quali sono gli argomenti contro il suicidio?<br />

Sai che persona volubile sono: bene,<br />

improvvisamente come un tuono mi viene un senso di completa inutilità della mia vita. È come improvvisamente lanciarsi contro<br />

un muro alla fine di un vicolo cieco. Ora quali sono gli argomenti contro questo pensiero: 'Oh sarebbe meglio porre fine a ciò'?<br />

Non ho bisogno di dire che non ho alcuna sorta di intenzione a fare alcun passo: semplicemente voglio sapere... quali sono gli<br />

argomenti contro di esso?".<br />

Virginia Woolf era stata visitata il giorno prima di suicidarsi, su insistenza del marito, da Victoria Wilbeforce, suo medico di<br />

fiducia in quel periodo. Aveva negato le sue condizioni, si era fatta reticente, chiedendo esplicitamente a Victoria di rassicurare<br />

Leonard Woolf (suo marito) sulle sue reali condizioni. Tuttavia la grande scrittrice aveva il timore che il passato ritornasse col<br />

suo carico doloroso di impotenza; aveva paura di non riuscire più a scrivere. La sua opera Between The Acts alla quale lavorava<br />

da tempo era finita ma lei non ne era affatto soddisfatta, voleva ritirarlo dalla pubblicazione. Come afferma il marito, il suicidio<br />

non era stato preceduto dai soliti sintomi di sempre. "Per anni sono stato abituato a osservare i segni di pericolo nella mente di<br />

Virginia, ed i sintomi di allarme erano sopraggiunti lentamente e in maniera evidente, la cefalea, l'insonnia, l'incapacità a<br />

concentrarsi. Avevamo imparato che uno scompenso si poteva sempre evitare, se lei immediatamente si fosse ritirata in un bozzolo<br />

di quiescenza quando i sintomi si evidenziavano. Ma questa volta non ci furono sintomi d'allarme… Un sintomo della malattia<br />

mentale di Virginia era il suo rifiuto di riconoscerla..." (Vedere grafico)<br />

Il cadavere di Virginia fu ripescato alcuni giorni dopo. Per essere sicura di portare a termine il suo gesto aveva messo una grossa<br />

pietra nella tasca del cappotto e l'acqua l'aveva prontamente inghiottita. Octavia Wilbeforce telefonò il giorno del suo suicidio<br />

per informarsi delle sue condizioni, ma era troppo tardi e, come ogni medico, si chiese se aveva fatto tutto il possibile per salvare<br />

Virginia.<br />

Eleonora De Pisa<br />

"Ognuno ha il suo passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro che conosce solo il cuore, e gli amici riescono a leggere soltanto il titolo."<br />

Virginia Woolf<br />

ARETÆUS news<br />

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