Editoriale L'intervista - Centro Lucio Bini
Editoriale L'intervista - Centro Lucio Bini
Editoriale L'intervista - Centro Lucio Bini
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Dicembre 2005<br />
<strong>Editoriale</strong><br />
Leggo su Repubblica del 25 novembre un articolo<br />
del filosofo Pier Aldo Rovatti, sull'ultimo libro di<br />
Umberto Galimberti La casa di psiche. In un passaggio,<br />
si legge che da quella "casa" dovrebbero sloggiare "tanti<br />
inquilini che vi si sono addormentati con le loro<br />
obsolete masserizie: curatori ormai fuori tempo e cure<br />
che al massimo sono dei placebo". Per poi continuare<br />
a parlare di falsità e illusioni come quelle "scientifiche<br />
che si accompagnano all'idea di curare la psiche". La<br />
libertà di stampa e di pensiero va garantita, ma gli<br />
intellettuali non dovrebbero porsi il problema delle<br />
conseguenze delle loro affermazioni e magari accertarne<br />
la loro veridicità? Come si fa a dire che le cure della<br />
psiche, e Rovatti intende chiaramente quelle<br />
farmacologiche, siano obsolete? Non saranno perfette<br />
ma sicuramente le migliori possibili sulla base delle<br />
nostre conoscenze attuali. Naturalmente se usate da<br />
chi le conosce, così come dovrebbe essere per le<br />
psicoterapie e la psicanalisi, dove i rischi di trovarsi di<br />
fronte a inesperti sono anche maggiori. E poi, le cure<br />
farmacologiche non escludono le psicoterapie. Non<br />
solo, in alcune persone non funzionano le une e in altri<br />
le terapie psicologiche sono inefficaci. E avranno mai<br />
detto al filosofo di quanto tempo e denaro sono<br />
necessari per le cure psicologiche? Oppure lui nella<br />
sua torre d'avorio non si interessa di argomenti così<br />
mondani? Tutti noi sappiamo che, quando possibile,<br />
la combinazione dei due trattamenti è la soluzione<br />
migliore. Rovatti, da filosofo, può essere scusato per<br />
le sue affermazioni che non tengono conto di tutto il<br />
sapere sull'argomento dell'efficacia dei trattamenti.<br />
Tanto per fare un esempio, è stato dimostrato che un<br />
miglioramento dell'assistenza medica e un maggiore<br />
uso di farmaci fanno diminuire il rischio di suicidio in<br />
vari paesi del mondo, dalla Svezia, all'Ungheria, agli<br />
Stati Uniti. Ma se lui è un filosofo, perché, in offesa alla<br />
sua professione, a quel piacere per il pensare, scrive di<br />
qualcosa che non gli compete e su cui è evidentemente<br />
poco informato? Magari per augurarsi che tutti<br />
risolvano i loro problemi attraverso il pensiero. Eppure<br />
tutti i suoi colleghi, fin dai tempi di Aristotele, erano<br />
famosi per la loro tendenza alla malinconia, senza avere<br />
necessariamente la capacità di curarsi. Naturalmente<br />
(Continua a pagina 9)<br />
IN QUESTO NUMERO<br />
Aggiornamenti ...................................................................................................... 2<br />
Appuntamenti ...................................................................................................... 3<br />
Suggerimenti ...................................................................................................... 3<br />
Corrispondenza ..................................................................... ................................ 7<br />
Biografia ...................................................................................................... 8<br />
Psichiatria & Letteratura .................................................................................10<br />
Il Natale di Dickens .................................................................................12<br />
Copyright @ 2005 <strong>Centro</strong> <strong>Lucio</strong> <strong>Bini</strong><br />
<strong>Centro</strong> <strong>Lucio</strong> <strong>Bini</strong> Newsletter<br />
L’intervista<br />
ATHANASIOS KOUKOPOULOS<br />
Anno I, Numero 4<br />
A colloquio con Giovanni Piccioni<br />
Dott. Koukopoulos, vorrei che Lei chiarisse quali sono i rapporti<br />
tra psichiatria e psicoanalisi. Sono entrambe scienze?<br />
Si dice ancora che la medicina non è una scienza ma un arte. Certo,<br />
con le scoperte e gli strumenti introdotti negli ultimi due secoli la<br />
medicina è sempre più una scienza, così come la psichiatria. È anche<br />
vero che molti dei suoi aspetti scientifici provengono da altre<br />
discipline come la neurofisiologia, l'endocrinologia, la farmacologia,<br />
l'epidemiologia e la statistica. Questo allarga e consolida le basi<br />
della psichiatria moderna come una disciplina multidisciplinare. Le<br />
dottrine psicoanalitica sia quella di Freud sia quelle successive non<br />
hanno operato secondo un metodo scientifico. Si tratta di intuizioni<br />
e ipotesi che devono ancora essere confermate. Freud però prevedeva<br />
che in pochi decenni la neurofisiologia e la neurochimica avrebbero<br />
sostituito le spiegazioni psicologiche da lui ipotizzate.<br />
La differenza fondamentale è che la psicoanalisi riconosce come<br />
cause dei disturbi psichici esclusivamente fattori psicologiciambientali<br />
e non è chiaro quale sia il ruolo del sistema nervoso. La<br />
psichiatria, pur concedendo grande importanza ai fattori ambientali<br />
e psicologici in generale, riconosce che il funzionamento del cervello<br />
si svolge attraverso complessi processi neurochimici che se disturbati<br />
da varie cause, incluse quelle psicologiche, possono dare origine a<br />
turbe psichiche. Perché ciò avvenga è importante il ruolo della<br />
predisposizione genetica. Ma queste differenze, sebbene molto<br />
importanti, ne nascondono un'altra più profonda: la distinzione fra<br />
corpo e anima, fra materia e spirito. Questa antichissima distinzione,<br />
(Continua a pagina 4)<br />
Psichiatria & Letteratura:<br />
Virginia Woolf, interpretata da<br />
Nicole Kidman in The Hours<br />
(pagina 10)<br />
news
Aggiornamenti<br />
TERAPIA DELLA LUCE NELLA DEPRESSIONE<br />
La commissione "Ricerca sui Trattamenti Psichiatrici" della<br />
Associazione Americana di Psichiatria, ha esaminato,<br />
secondo i principi della medicina basata sull'evidenza, l'efficacia<br />
della terapia della luce e pubblicato i risultati sotto forma di<br />
review e di meta-analisi (Golden et al, 2005). La pubblicazione<br />
esamina tutti gli studi controllati e randomizzati che riguardano<br />
la terapia della luce nel trattamento della depressione, sia quella<br />
stagionale sia quella non-stagionale. Lo studio distingue due<br />
tipi di terapia della luce:<br />
Terapia a luce intensa (bright light)<br />
Terapia a effetto d'alba (dawn simulation)<br />
Risultati importanti sono stati:<br />
1. Solo il 13% dei 333 studi esaminati sono stati condotti con metodologia<br />
soddisfacente.<br />
2. La terapia della luce intensa è efficace nelle depressioni stagionali in<br />
otto studi e nelle depressioni non stagionali in tre studi.<br />
3.La terapia a effetto d'alba è efficace nelle depressioni stagionali in<br />
cinque studi.<br />
Commenti:<br />
Sia pur rilevando che molti studi di efficacia della terapia della luce non<br />
sono validi, la pubblicazione indica che tale terapia esercita effetti<br />
antidepressivi comparabili in grandezza (più precisamente, in effect<br />
size) a quelli esercitati dai farmaci antidepressivi.<br />
LA "TERAPIA DEL BUIO" NELLA MANIA<br />
Un interessante studio pilota di Barbini et al (2005) esamina<br />
l'efficacia della "terapia del buio" nella mania. La terapia<br />
prescriveva 14 ore di buio e riposo forzato in una stanza<br />
insonorizzata e completamente priva di luce, dalle ore 18,00 alle<br />
8,00 del mattino dopo, per tre giorni consecutivi. Hanno preso<br />
parte allo studio 32 pazienti in stato di eccitamento maniacale.<br />
Metà di questi sono stati trattati con la terapia del buio in<br />
aggiunta alla farmacoterapia usuale e quindi messi a confronto<br />
con l'altra metà trattata solamente con la terapia usuale.<br />
Risultati importanti sono stati:<br />
Rispetto ai controlli, i pazienti trattati con la terapia del buio:<br />
1. Hanno dormito circa quattro ore di più per notte<br />
2. Sono diventati asintomatici più rapidamente e sono stati dimessi<br />
dall'ospedale in anticipo<br />
3. Hanno ricevuto minore dosaggio di antipsicotici<br />
4. Hanno risposto meglio quelli con una mania della durata inferiore a<br />
due settimane.<br />
Commenti:<br />
La terapia della luce (Golden et al, 2005), gli esercizi fisici (Leppamaki<br />
et al, 2002), e la deprivazione del sonno (Berger et al, 2003) esercitano<br />
benefici terapeutici nei pazienti depressi; quindi, in via ipotetica, la<br />
terapia del buio, il riposo, e la facilitazione al sonno potrebbero essere<br />
2 ARETÆUS news<br />
terapeutici nei pazienti maniacali. In questo studio, non è chiaro se<br />
l'effetto benefico sia dovuto all'esposizione al buio, al riposo forzato, o<br />
al miglioramento del sonno, o a una combinazione di questi tre fattori.<br />
Quale sia la ragione, l'esposizione al buio e al riposo velocizza la risposta<br />
al trattamento farmacologico nei pazienti maniacali, con una riduzione<br />
del dosaggio di antipsicotici e una dimissione ospedaliera precoce.<br />
Riferimenti:<br />
Barbini B, Benedetti F, Colombo C et al. Dark therapy for mania: a pilot<br />
study. Bipolar Disord 2005; 7: 98-101.<br />
Berger M, van Calker D, Riemann D. Sleep and manipulations of the<br />
sleep-wake rhythm in depression. Acta Psychiatr Scand<br />
Suppl 2003;<br />
418: 83-91.<br />
Golden RN, Gaynes BN, Ekstrom RD et al. The efficacy of light therapy<br />
in the treatment of mood disorders: a review and meta-analysis of the<br />
evidence. Am J Psychiatry 2005; 162: 656-662.<br />
Leppamaki SJ, Partonen TT, Hurme J et al. Randomized trial of the<br />
efficacy of bright-light exposure and aerobic exercise on depressive<br />
symptoms and serum lipids. J Clin Psychiatry 2002; 63: 316-321.<br />
PRIMI RICOVERI PER DISTURBI MAGGIORI<br />
DELL'UMORE E ABUSO DI SOSTANZE: 1978-2002<br />
Negli ultimi cinquanta anni, è stata rilevata un'aumentata<br />
incidenza di disturbi maggiori dell'umore e una<br />
diminuzione dell'età del loro esordio. L'abuso di sostanze illecite<br />
è spesso concomitante con i disturbi dell'umore e può influenzare<br />
il loro decorso e la prognosi. Visto che una valutazione<br />
cronologica di questa relazione non è stata studiata, gli autori<br />
hanno valutato le cartelle cliniche di 421 pazienti (233 uomini e<br />
188 donne) al loro primo ricovero per depressione maggiore,<br />
mania o episodio misto (depressione e mania allo stesso tempo)<br />
presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell'Ospedale<br />
San Martino di Oristano. Gli anni dello studio vanno dal 1978<br />
al 2002. Gli autori hanno aggiornato le cartelle secondo i criteri<br />
diagnostici del DSM-IV e confrontato alcuni fattori fra i pazienti<br />
con o senza disturbo da uso di sostanze, alla ricerca di<br />
un'associazione con una presentazione precoce dei disturbi<br />
dell'umore. Un abuso di sostanze è stato diagnosticato in 122<br />
pazienti (29.0%) con un rischio maggiore negli uomini giovani,<br />
negli stati misti e con un diminuito rischio nella depressione. Il<br />
tasso di disturbo da uso di sostanze e disturbi dell'umore è<br />
costantemente e significativamente aumentato durante i 25 anni<br />
considerati, per tutte le sostanze, cannabis inclusa. Inoltre i<br />
pazienti con abuso di sostanze erano più giovani al loro primo<br />
ricovero di quelli senza abuso. Questi risultati indicano che nel<br />
corso degli anni, si è verificato un aumento della co-presenza di<br />
disturbi dell'umore e disturbi da uso di sostanze, specialmente<br />
nei giovani di sesso maschile, anche in associazione con l'uso di<br />
sostanze considerate "benigne", come hashish e marijuana.<br />
Minnai GP, Tondo L, Salis P, Ghiani C, Manfredi A, Paluello MM, Baethge<br />
C, Baldessarini RJ. Secular trends in first hospitalizations for major mood<br />
disorders with comorbid substance use.<br />
Int J Neuropsychopharmacol. 2005; 6:1-8<br />
Dipartimento di Psichiatria, Ospedale San Martino, Oristano<br />
"Non è vero che il ricercatore insegue la verità, è la verità che insegue il ricercatore."<br />
Robert Musil
CONSIGLI AGLI ANSIOSI<br />
L'ansia è una diffusa patologia con svariate manifestazioni<br />
che colpisce milioni di persone nel mondo e che, in qualche<br />
modo, viene da tutti sperimentata almeno come paura e allarme<br />
in varie situazioni della vita. Nei libri di psichiatria, l'ansia è<br />
rappresentata come disturbo da attacchi di panico con o senza<br />
fobie, disturbo d'ansia generalizzato, fobie semplici come quelle<br />
per animali, fobia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo,<br />
disturbo post-traumatico da stress. Un individuo deve capire di<br />
cosa soffre: vi sono delle condizioni<br />
mediche generali che possono manifestarsi<br />
anche con ansia come i disturbi tiroidei, il<br />
feocromocitoma (un tumore che produce<br />
catecolamine), l'ipoglicemia, malattie che<br />
provocano aumento di produzione di<br />
cortisolo, malattie cardiovascolari,<br />
respiratorie, metaboliche, neurologiche.<br />
Come primo intervento il medico deve<br />
escludere queste patologie. Nel frattempo<br />
è molto probabile che il paziente assuma<br />
già degli ansiolitici ma deve ricordare che<br />
sono farmaci sintomatici e non terapeutici.<br />
Questi farmaci causano spesso delle forme<br />
di dipendenza e la loro astinenza è molto<br />
simile alla patologia iniziale e di lunga<br />
durata. È però vero che raramente essi<br />
sono nocivi e che possono essere assunti<br />
anche per lunghi periodi, mente va tenuto<br />
conto che possono interagire con altri<br />
farmaci e sono controindicati in<br />
gravidanza.<br />
Concentriamoci sul disturbo forse più<br />
diffuso cioè il disturbo da attacchi di<br />
panico con fobie. Questo è caratterizzato dalla imprevedibilità<br />
("a ciel sereno", "a tradimento") nell'assalire il paziente con una<br />
miriade di sintomi fisici come difficoltà di respirazione, disturbi<br />
che sembrano cardiaci, sintomi gastrointestinali, formicolii, senso<br />
di perdita dell'equilibrio oppure con vari sintomi psichici come<br />
la paura d'impazzire o perdere il controllo, la paura di far del<br />
male a un proprio caro, la paura di morire, ma più<br />
semplicemente con paura dell'aereo, dell'ascensore, della guida<br />
dell'auto. Le paure descritte e molte altre vengono chiamate<br />
?<br />
Appuntamenti<br />
Suggerimenti<br />
fobie. L'individuo cerca di evitarle e così facendo comincia a<br />
limitare i vari aspetti della sua vita diventando, anche, in qualche<br />
modo dipendente dagli altri nella continua e affannosa ricerca<br />
di rassicurazioni e di aiuto; le persone che soffrono di fobie<br />
evitano di sottoporsi a certi "pericoli" o vi si sottopongono con<br />
estrema difficoltà o in presenza di persone delle quali si fidano<br />
ciecamente e che possono dare aiuto in caso di necessità. Oltre<br />
a queste fobie i pazienti avranno anche paure accessorie, come<br />
apprensività per la salute o la separazione da persone amate. Si<br />
può diventare catastrofici e ipocondriaci<br />
(una cefalea viene spesso attribuita a un<br />
tumore cerebrale) tanto che le persone<br />
vanno spesso dal medico o si rivolgono ai<br />
servizi di pronto soccorso. I pazienti<br />
spesso si demoralizzano, si scoraggiano o<br />
si vergognano per le difficoltà a condurre<br />
una vita normale.<br />
Pensano di non avere "forza" o<br />
"carattere", quindi possono assentarsi dal<br />
lavoro o dalla scuola. L'età di esordio del<br />
disturbo di panico varia di molto ma,<br />
tipicamente, va dalla tarda adolescenza ai<br />
35 anni. La maggior parte dei pazienti si<br />
rivolge al medico di famiglia e la prima<br />
risposta è quella di somministrare<br />
ansiolitici (benzodiazepine). Un<br />
trattamento più specialistico è invece<br />
misto e include anche dei farmaci<br />
antidepressivi. Inoltre è consigliabile<br />
interrompere gli ansiolitici quando il<br />
miglioramento sarà evidente per evitare<br />
possibili condizioni di dipendenza. Il<br />
paziente dovrà proseguire la terapia<br />
antidepressiva finché avrà vinto tutte le fobie. A questo scopo,<br />
la psicoterapia cognitivo-comportamentale può essere<br />
fondamentale per identificare e vincere gli evitamenti, e per<br />
abbreviare la terapia farmacologia. Ciò agirà da profilassi anche<br />
contro eventuali ricadute e se queste si presentassero saranno<br />
probabilmente più lievi, più brevi e comunque più facilmente<br />
affrontabili.<br />
21-25 FEBBRAIO 2006, ROMA<br />
XI CONGRESSO DELLA SOCIETÀ ITALIANA ITALIANA<br />
DI PSICOPATOLOGIA<br />
PSICOP TOLOGIA<br />
"TERAPIA PSICHIATRICA UN PROBLEMA DI LIBERTÀ"<br />
Coordinatore: Athanasios Koukopoulos<br />
Relatori:<br />
Leonardo Tondo: Rischio di suicidio in Bipolari I e II<br />
Gian Paolo Minnai: I decorsi cronici<br />
Michele Raja: L'impatto degli antipsicotici atipici sul decorso<br />
bipolare<br />
Athanasio Koukopoulos: Le depressioni bipolari secondo la<br />
sequenza del ciclo<br />
Chi è considerato il padre della psicoterapia? a) Carl Jung b) Erik Erickson c) Sigmund Freud d) James Watson<br />
(Vedere la foto a pagina 4)<br />
Gianfranco Floris<br />
“ASPETTI BIOLOGICI DEL SUICIDIO”<br />
Coordinatore: Leonardo Tondo<br />
Relatori:<br />
Ross J. Baldessarini: Suicide as a Treatable Condition<br />
Göran Isacsson: Suicide rates and use of antidepressants<br />
John J. Mann: Neurologic basis for suicide: New findings<br />
Leonardo Tondo: An international perspective on suicide<br />
Altre informazioni disponibili su sopsi.2006@flashnet.it e www.centrobini.it<br />
ARETÆUS news<br />
3
L’intervista (dalla prima pagina)<br />
“La realtà è che l'uomo e la natura sono bipolari. Pensi all'infanzia e alla vecchiaia, all'innamoramento e all'abbandono,<br />
all'estate e all'inverno.”<br />
che personalmente non condivido, è ancora viva dentro di noi.<br />
La maggioranza dei pazienti preferisce la psicoterapia e solo se<br />
strettamente necessario, accetta le medicine. Come se fosse<br />
un'offesa al loro spirito. Nulla di simile avviene con le medicine<br />
date per il corpo.<br />
Le più moderne scuole di psicoterapia, come quelle cognitivocomportamentali<br />
o di supporto interpersonale sono diverse dalle<br />
pratica psicanalitica perché, pur riconoscendo l'importanza delle<br />
esperienze passate (attaccamento, abbandono, apprendimento,<br />
condizionamento), non attribuiscono all'inconscio un ruolo<br />
fondamentale nella dinamica psichica. Applicano nella ricerca,<br />
laddove possibile, il metodo scientifico e i periodi di terapia sono<br />
molto più brevi. Sono particolarmente indicate nel<br />
trattamento dei disturbi ansiosi e fobici.<br />
Negli ultimi anni si stanno dimostrando utili<br />
per le persone con disturbi bipolari le<br />
psicoterapie educative che coinvolgono<br />
anche i familiari. Queste migliorano la<br />
conoscenza del disturbo, permettono<br />
un precoce riconoscimento delle<br />
ricadute e aumentano la<br />
collaborazione del paziente. Nel<br />
disturbo bipolare la psicoterapia può<br />
essere di aiuto, ferma restando la<br />
primaria importanza della terapia<br />
farmacologica. La pratica psichiatrica<br />
e psicoterapeutica sono trattamenti<br />
artigianali dove il continuo contatto<br />
con il paziente e l'interesse per la sua<br />
sofferenza e per la sua persona possono<br />
rendere efficaci anche terapie imperfette<br />
come quelle farmacologiche attuali.<br />
Potrebbe descrivere il disturbo bipolare?<br />
Kraepelin, un genio della psichiatria, la chiamò<br />
malattia maniaco-depressiva. Disturbo Bipolare è un<br />
termine più recente. Gli organismi viventi, vere<br />
creature del sole, devono adattarsi continuamente ai<br />
cambiamenti della natura prodotti soprattutto<br />
dall'orbita della terra intorno al sole. Vari altri cambiamenti<br />
ambientali obbligano l'organismo a continui adattamenti. Tutto<br />
questo determina delle variazioni dell'energia vitale e dell'umore<br />
che però non disturbano l'equilibrio psichico perché il cervello<br />
dispone di complessi sistemi regolatori. In alcune persone tali<br />
sistemi regolatori sono meno efficienti e le oscillazioni sono così<br />
intense da determinare depressioni (tristezza, apatia, debolezza,<br />
ansia) oppure stati di esaltazione (euforia, iperattività, eccessiva<br />
fiducia nelle proprie capacità) chiamati manie se gravi, ipomanie<br />
se leggere. La depressione dell'umore può portare a idee e atti<br />
suicidari e l'eccitazione può essere così forte da costituire una<br />
vera follia con idee deliranti, allucinazioni e confusione mentale.<br />
Esistono però infinite variazioni che gradualmente sfumano<br />
verso la normalità.<br />
La realtà è che l'uomo e la natura sono bipolari. Pensi all'infanzia<br />
ed alla vecchiaia, all'innamoramento ed all'abbandono, all'estate<br />
4 ARETÆUS news<br />
Sigmund Freud<br />
ed all'inverno. Il disturbo bipolare non è certo una malattia come<br />
le altre anche se causa gravi sofferenze e molti suicidi. Non solo,<br />
è intimamente legata alla vita stessa, all'Eros, alla creatività<br />
artistica, religiosa, politica, economica. Molti grandi artisti erano<br />
bipolari. Anche molti grandi uomini politici erano e sono<br />
bipolari, così come molti mistici. Non so cosa sarebbe stato il<br />
mondo senza bipolari. Sarebbe sicuramente molto diverso<br />
oppure non ci sarebbe un mondo. Non so se tutto questo può<br />
essere di qualche consolazione per i pazienti. La loro realtà è<br />
spesso molto triste. Infatti, la maggior parte dei pazienti bipolari<br />
non sono artisti, politici o mistici. La predisposizione a questa<br />
malattia ha una base genetica che si manifesta nel temperamento<br />
dell'individuo. Fin dall'antichità greca questo si distingue in:<br />
ipertimico o sanguigno, pieno di vitalità; malinconico;<br />
irritabile o collerico e ciclotimico quando sono<br />
presenti oscillazioni dell'umore e dell'energia<br />
vitale. Su questi temperamenti possono agire<br />
sia stimoli chimici, come abuso di sostanze<br />
o psichici, come eventi stressanti e<br />
provocare il manifestarsi della malattia.<br />
È un disturbo molto diffuso?<br />
I pazienti con gravi manie sono stimati<br />
all'1% della popolazione. Pazienti con<br />
ipomania e depressioni serie o<br />
depressioni leggere vanno dal 6 al<br />
10% della popolazione generale. Si<br />
calcola che il 20% della popolazione<br />
abbia sofferto almeno una volta nella<br />
vita di depressione. Va detto che non<br />
esiste un netta demarcazione tra<br />
depressione unipolare (cioè senza fasi<br />
eccitative) e disturbo bipolare. Molte<br />
depressioni sono in realtà fasi depressive<br />
di un disturbo bipolare più o meno nascosto.<br />
Queste errate diagnosi comportano degli errori<br />
nella terapie che possono avere gravi<br />
conseguenze. Anche la depressione agitata cioè<br />
depressione con chiari segni di agitazione fisica o<br />
solo psichica è una depressione bipolare di tipo misto.<br />
Proprio di questo tipo sono la maggior parte delle<br />
depressioni post-partum, causa frequente di immani tragedie.<br />
Qual'è la terapia indicata per curarla e che prospettive di<br />
guarigione ci sono?<br />
È indispensabile che il paziente sia consapevole del suo disturbo<br />
e collabori con il medico non solo nel seguire le terapie ma anche<br />
nel modificare il suo stile di vita. È importantissimo dormire in<br />
modo regolare ed evitare abusi di sostanze eccitanti, inclusi caffè<br />
e alcol. L'aumento dei disturbi bipolari credo sia dovuto all'abuso<br />
di sostanze, alla mancanza di sonno e agli eccessivi stimoli<br />
esterni. Esistono oggi molte terapie che, se correttamente<br />
applicate, curano la depressione e l'eccitazione e stabilizzano<br />
l'umore evitando nuove ricadute. In molti casi le terapie<br />
stabilizzanti vanno prese per lungo tempo. La malattia maniacodepressiva<br />
era conosciuta fin dall'antichità, tanto da essere<br />
descritta da Ippocrate e Aretaeus, ma venne ben studiata da<br />
"La civiltà iniziò quando una persona arrabbiata lanciò una parola invece di un sasso."<br />
Sigmund Freud<br />
(Continua alla prossima pagina)
Kraepelin che nel 1899 unificò tutte le sue forme sotto il nome<br />
Malattia Maniaco-Depressiva. Ancora oggi rimane di difficile<br />
diagnosi e viene spesso scambiata per disturbo di personalità<br />
o per schizofrenia. È stato calcolato che intercorrono circa dieci<br />
anni fra l'inizio della malattia e la sua diagnosi corretta e questo<br />
è dovuto in gran parte all'estrema variabilità delle sue<br />
manifestazioni. Aretaeus diceva che la malattia era una ma le<br />
manifestazioni della Mania erano migliaia!<br />
La terapia psicoanalitica può essere d'aiuto?<br />
Il disturbo bipolare può essere scatenato anche da cause<br />
psichiche stressanti, ma la sua base è neurofisiologica e<br />
biochimica. Pertanto la psicoanalisi non può agire direttamente<br />
su questi disturbi. Nel complesso rapporto tra psicoterapeuta e<br />
paziente, si possono però creare effetti che aiutano il paziente<br />
ad affrontare meglio le sue sofferenze e le sue difficoltà. È certo<br />
che modificazioni ambientali come la psicoterapia possono<br />
modulare funzioni e strutture del sistema nervoso<br />
centrale. Anche la psicoterapia però come le<br />
medicine può avere degli effetti negativi di vario<br />
genere. E' fondamentale che gli psicoterapeuti<br />
come gli psichiatri e gli psicologi conoscano<br />
a fondo il disturbo bipolare per potere<br />
evitare interpretazioni erronee della vita<br />
psichica del paziente. Tali<br />
interpretazioni possono portare a serie<br />
conseguenze per il paziente.<br />
Che cosa è il Litio e che effetti ha<br />
sulla mente?<br />
Il Litio è uno ione come il sodio o il<br />
potassio. Nel 1949, John Cade in<br />
Australia scoprì la sua efficacia nelle<br />
mania. Successivamente, Mogens<br />
Schou e altri in Scandinavia scoprirono<br />
la sua efficacia nel prevenire sia la mania<br />
che la depressione. In seguito furono<br />
scoperti altri stabilizzatori dell'umore,<br />
provenienti soprattutto dalle cure<br />
antiepilettiche. A tutt'oggi, il litio rimane la<br />
terapia più efficace dei disturbi bipolari. Questa<br />
sua meravigliosa azione, il litio la raggiunge<br />
attraverso la modulazione della trasmissione dei<br />
segnali fra le cellule cerebrali e all'interno delle stesse<br />
cellule.<br />
Il pensiero di Freud e dei freudiani ha influenzato in qualche<br />
modo la psichiatria?<br />
Le influenze della psicoanalisi sulla psichiatria sono state<br />
molteplici. La più significativa forse è di avere messo più a fuoco<br />
l'importanza dei fattori psicologici nella genesi dei disturbi<br />
psichici e concentrato la sua attenzione sull'individualità di ogni<br />
paziente con la sua biografia e la sua memoria. Ci sono state<br />
però anche influenze negative. La più importante è stata il ritardo<br />
causato alla psichiatria biologica dovuto sia alla dottrina<br />
psicanalitica che negava l'importanza dei farmaci sia al troppo<br />
tempo e troppe intelligenze dedicati alla psicoanalisi e così<br />
sottratti alla clinica e alla ricerca sugli aspetti biologici. Un<br />
esempio molto evidente è quanto è accaduto negli Stati Uniti<br />
dove la psicoanalisi, specialmente dopo la seconda guerra<br />
mondiale fu universalmente accolta come scienza indiscussa<br />
Emil Kraepelin<br />
L’intervista (dalla pagina precedente)<br />
mentre la ricerca biologica taceva. Con la speranza che<br />
diminuissero i malati psichiatrici, ma questo non si verificò.<br />
Soltanto negli anni Settanta con un distacco traumatico da Freud,<br />
la psichiatra biologica statunitense riprese il suo cammino ed è<br />
ora all'avanguardia della psichiatria mondiale.<br />
È invalsa l'opinione che la psicanalisi sia una forma di terapia<br />
socialmente progressiva, mentre la psichiatria comporterebbe<br />
la repressione della vita istintuale?<br />
All'epoca vittoriana la psicoanalisi era una teoria progressiva,<br />
se non altro per il ruolo centrale dato alla sessualità. Oggi lo è<br />
molto meno. All'epoca dell'antipsichiatria, che sosteneva che i<br />
disturbi psichiatrici erano dovuti a fattori socio-economici e non<br />
erano di natura medica, si era trovata una affinità fra questo<br />
movimento, la psicoanalisi e i movimenti politici di sinistra.<br />
Mentre è evidente il nesso ideologico fra movimenti di sinistra<br />
e movimento di antipsichiatria, questo nesso con la psicoanalisi<br />
non è facile da capire, vista la natura strettamente<br />
borghese della psicanalisi. Forse la comune<br />
contestazione della psichiatria medica ufficiale,<br />
che era vista non come un'attività curativa ma<br />
piuttosto repressiva verso individui non<br />
adattati alla società. Comunque molti dei<br />
fondatori del movimento antipsichiatrico<br />
erano psicoanalisti.<br />
Cosa pensa della chiusura dei<br />
manicomi e della Legge Basaglia?<br />
Il movimento guidato in Italia da<br />
Franco Basaglia e dall'Associazione<br />
"Psichiatria Democratica" e ispirato a<br />
vari modelli americani, inglesi e<br />
francesi di psichiatria di comunità e<br />
di settore voleva "deistituzionalizzare"<br />
il paziente attraverso la chiusura dei<br />
manicomi e reinserirlo nel suo contesto<br />
sociale. La realizzazione di tale progetto,<br />
ispirato a tesi ideologiche e non ai dati<br />
empirici della psichiatria clinica, si rivelò<br />
spesso fallimentare. I manicomi sono stati<br />
chiusi, ma il peso dei malati più gravi è ricaduto<br />
sulle famiglie creando situazioni drammatiche e<br />
insopportabili. Si sarebbe dovuto riformare<br />
l'assistenza psichiatrica più gradualmente e<br />
preoccuparsi di quei malati che hanno bisogno di<br />
ricoveri prolungati e che non possono vivere in famiglia.<br />
Attualmente le cliniche private convenzionate con le Regioni,<br />
che per quella legge dovevano essere abolite, suppliscono in<br />
“La maggioranza dei pazienti preferisce la psicoterapia<br />
e solo se strettamente necessario, accetta le medicine.<br />
Come se fosse un'offesa al loro spirito. Nulla di simile<br />
avviene con le medicine date per il corpo.”<br />
parte alle carenze dell'assistenza pubblica. Molte famiglie però<br />
non possono pagare la quota a carico del paziente della retta<br />
clinica spesso richiesta. La precipitosa votazione di quella legge<br />
da parte del parlamento italiano il 13 maggio del 1978 fu<br />
"Come non si può costringere qualcuno a credere, neanche si può costringere qualcuno a non credere."<br />
Sigmund Freud<br />
(Continua alla prossima pagina)<br />
ARETÆUS news<br />
5
L’intervista (dalla pagina precedente)<br />
condizionata, oltre che dall'incombenza del referendum radicale,<br />
anche dall'assassinio di Aldo Moro avvenuto il 9 maggio 1978.<br />
Non esistevano in<br />
parlamento né la<br />
serenità né il tempo<br />
necessario per<br />
discutere una legge<br />
cosi importante. Ma<br />
non bisogna stupirsi<br />
di questo: i pazienti<br />
psichiatrici sono<br />
sempre gli ultimi<br />
nell'attenzione della società.<br />
E dell'Elettroshock, da tanti demonizzato?<br />
È molto amaro constatare che radicate convinzioni dell'opinione<br />
pubblica sono frutto di propaganda. Questo è evidente per molti<br />
movimenti politici e religiosi, e, nel piccolo della psichiatria,<br />
anche per l'elettroshock, un trattamento accettato in tutte le<br />
nazioni occidentali e demonizzato in Italia con una forsennata<br />
campagna di diffamazione a cui ha collaborato anche il cinema.<br />
La verità medica sull'elettroshock è che costituisce la cura più<br />
efficace per le depressioni e altre forme gravi di disturbi psichici<br />
tanto che in molti casi è l'unica cura che può salvare la vita del<br />
paziente. È più sicura di molte terapie farmacologiche e con i<br />
moderni perfezionamenti, gli effetti collaterali sono minimi e<br />
transitori. In tutto il mondo viene praticata come una normale<br />
indicazione medica. Solo in Italia è bandito quasi completamente<br />
dal servizio pubblico e rimane appannaggio di coloro che<br />
possono pagare un'assistenza privata. Frederick .K. Goodwin,<br />
lo psichiatra più noto degli Stati Uniti, afferma che<br />
"L'impossibilità di accesso a una terapia di scelta ben<br />
documentata - a volte l'unica praticabile - è un affronto crudele<br />
alla società e dovrebbe essere considerato inaccettabile". L'Italia<br />
subisce questo affronto senza che nessuno protesti anzi le<br />
autorità sanitarie governative lo avallano con imperdonabile<br />
inconsapevolezza. Ugualmente colpevole è il silenzio degli<br />
Ordini dei Medici e delle Associazioni psichiatriche e di quasi<br />
tutte le Università, con poche ma significative eccezioni, come<br />
quella di Pisa. E, a proposito di rapporti con la psicanalisi, gli<br />
analisti più esperti hanno sempre riconosciuto i meriti<br />
dell'elettroshock, in casi di necessità.<br />
Quali sono state le acquisizioni più significative della<br />
psichiatria negli ultimi anni?<br />
I campi della biologia molecolare, della genetica, della<br />
neurochimica e neurofisiologia e della diagnostica per immagini<br />
hanno fatto grandi progressi. Sul piano terapeutico l'invenzione<br />
dei moderni antipsicotici, molto utili anche nel disturbo bipolare<br />
e dei moderni antidepressivi con minori effetti collaterali,<br />
costituiscono un notevole progresso. Fa riflettere però sui tempi<br />
lenti di evoluzione della psichiatria, il fatto che le due terapie<br />
attualmente più efficaci sono state introdotte nel 1938,<br />
l'elettroshock, e nel 1949, il Litio. La ragione più importante di<br />
questa lentezza sta certamente nelle difficoltà intrinseche di<br />
questa materia. Altrettanto importante è che la psichiatria e la<br />
psicologia, come la politica e la religione, sono troppo intrise di<br />
fattori ideologici e emotivi a cominciare dalla distinzione animacorpo.<br />
Lo psichiatra, clinico o ricercatore, ha la mente molto<br />
meno libera del diabetologo o del cardiologo. È questa la ragione<br />
dell'esistenza di tante scuole in profondo disaccordo fra di loro<br />
6 ARETÆUS news<br />
Cartello sulla porta di Pavlov:<br />
"Si prega gentilmente di bussare alla porta. e NON suonare il campanello!"<br />
come se fossero tanti partiti politici o sette religiose. Non<br />
mancano solide conoscenze sulle quali tutti potrebbero e<br />
dovrebbero essere<br />
d'accordo ma ogni<br />
scuola le assimila e le<br />
utilizza in modo<br />
diverso secondo una<br />
propria ideologia.<br />
Così, il povero<br />
paziente che consulta<br />
vari professionisti,<br />
tutti bravi e preparati,<br />
riceve consigli e indicazioni terapeutiche contrastanti come non<br />
avviene in nessun altra branca della medicina.<br />
“E' fondamentale che gli psicoterapeuti come gli psichiatri e gli psicologi<br />
conoscano a fondo il disturbo bipolare per potere evitare interpretazioni<br />
erronee della vita psichica del paziente. Tali interpretazioni<br />
possono portare a serie conseguenze per il paziente.”<br />
Per concludere: nella terapia del disturbo mentale i farmaci<br />
hanno una funzione risolutiva o è necessaria anche una terapia<br />
di parola, della comunicazione?<br />
La parola e la comunicazione sono sempre indispensabili in tutto<br />
il vivere umano e sopratutto in psichiatria. Chi, come me, usa<br />
molto i farmaci forse non si rende ben conto quanto la parola<br />
contribuisca all'esito della cura. Se per parola intendiamo solo<br />
la psicoterapia devo aggiungere che ci sono crisi psichiche come<br />
la depressione, la mania, gli stati deliranti ed altri, dove la terapia<br />
farmacologica è di fondamentale importanza e di solito è anche<br />
sufficiente e risolutiva. In altri casi, come le depressioni<br />
prolungate, la psicoterapia è di notevole aiuto. Negli stati ansiosi<br />
e fobici, nei disturbi della condotta alimentare e disturbi di<br />
personalità la psicoterapia è di primaria importanza. Ciò<br />
nonostante, una o più ricadute sono sempre possibili. Questo<br />
dipende sia dalla predisposizione dell'individuo sia dalle<br />
circostanze e dagli eventi che possono provocare la crisi. Per il<br />
Disturbo Bipolare, esistono efficaci cure di mantenimento che<br />
proteggono dalle ricadute o ne attenuano la durata e la gravità.<br />
La cura della parola come ogni altro stimolo raggiunge e agisce<br />
sulle stesse reazioni chimiche che creano le emozioni, i pensieri<br />
e gli stati d'animo. Certo, non è sufficiente da sola a guarire i<br />
grandi disturbi psichici ma è sempre di aiuto. Purtroppo sono<br />
ancora diffusi fra gli psicoterapeuti diversi pregiudizi come ad<br />
esempio che il sintomo mascheri qualcosa "d'altro" oppure<br />
procuri un vantaggio secondario al paziente. È universale anche<br />
l'idea che il malato per guarire deve rendersi autonomo dalla<br />
famiglia (il famoso taglio del cordone ombelicale). Questa idea<br />
ne implica un'altra ancora più erronea: che la famiglia con i suoi<br />
distorti rapporti sia la causa della malattia. Tutto questo non<br />
vale soprattutto per il disturbo bipolare dove sintomi e sofferenza<br />
sono autentici e dove l'aiuto della famiglia è essenziale e<br />
insostituibile. Nella mia lunga pratica medica ho sempre visto<br />
grande amore e illimitati sacrifici da parte delle famiglie per il<br />
paziente, soprattutto da parte delle madri.<br />
(Pubblicata su LIBERAL n. 30 giugno-luglio 2005)<br />
Athanasio Koukopoulos<br />
Presidente di ARETÆUS
UNA TERAPIA PER LA DEPRESSIONE<br />
(Lettera a Beppe Severgnini pubblicata nella rubrica Italians del<br />
Corriere della Sera)<br />
Sono uno specializzando in psichiatria italiano ed attualmente<br />
studio a Boston. Tutti voi avete sentito parlare della<br />
depressione. Chi ha avuto un tumore e la depressione afferma<br />
spesso che si augurerebbe di riavere il primo piuttosto che<br />
sperimentare nuovamente le sofferenze che derivano dalla<br />
seconda. Più che della diagnosi, vorrei parlare della terapia e,<br />
in particolare, di quella più efficace e con minori effetti collaterali<br />
e che, per motivi vari, ma comunque senza base scientifica, è<br />
stata praticamente bandita in Italia. Si tratta della Terapia<br />
Elettroconvulsivante (ECT), meglio conosciuta con lo sfortunato<br />
nome di elettroshock. Mi limiterò a riportare alcuni fatti. La<br />
risposta all'ECT è superiore a quella dei comuni farmaci<br />
antidepressivi, tanto<br />
sponsorizzati dalle case<br />
farmaceutiche. In tutti i paesi<br />
occidentali viene effettuata,<br />
qualora ne venga riscontrata la<br />
necessità, senza alcun problema<br />
e senza pregiudizi di sorta. È la<br />
terapia di scelta nelle situazioni<br />
in cui il rischio di suicidio è<br />
elevato ed è altamente<br />
raccomandata nelle depressioni<br />
gravi con agitazione. Invito tutti<br />
a leggere un articolo apparso su<br />
Lancet (una delle riviste più<br />
seria di medicina). Ecco il<br />
riferimento: UK ECT review<br />
group efficacy and safety of<br />
electroconvulsive therapy in<br />
depressive disorders: a<br />
systematic review and metaanalysis.<br />
Lancet. 2003 Mar<br />
8;361(9360):799-808. Il riassunto<br />
dell'articolo è disponibile su<br />
www.pubmed.com.<br />
Gabriele Sani, gabriele.sani@justmail.it<br />
RISPOSTE<br />
Caro Gabriele,<br />
ho letto con molto interesse la tua lettera a Beppe Severgnini.<br />
Ho 39 anni, vivo e lavoro a Londra da circa 6 anni. Ti scrivo<br />
perchè io combatto ogni giorno con la depressione bipolare di<br />
cui sono stato diagnosticato circa 10 anni fa. La depressione<br />
girava già nella famiglia di mia madre (chi più chi meno) e<br />
quindi prima o poi sapevo che ero a rischio, ma nonostante i<br />
primi sintomi già manifestati da giovane nessuno capiva, o non<br />
voleva capire quello che stava per succedere. Durante gli anni<br />
sono riuscito a laurearmi in economia e commercio alla New<br />
York University per poi continuare i miei studi alla Columbia<br />
University dove ho conseguito un Master in Economia e Politica<br />
Internazionale. Sono poi rientrato in Italia per lavorare in una<br />
prestigiosa banca d'affari dove guadagnavo molto bene e ottenni<br />
una posizione rilevante nel settore in cui operavo. Nel 1996 la<br />
Corrispondenza<br />
depressione mi ha colpito tanto seriamente che mi ha totalmente<br />
paralizzato la vita, il lavoro e distrutto un rapporto di convivenza<br />
con una donna che amavo tanto. Nonostante che tutto si<br />
sfasciasse attorno a me, mi sono messo in cura da una psichiatra<br />
a Milano che mi ha prima dato vari antidepressivi ma non<br />
miglioravo. Altri dottori e luminari ma niente. Nessuno ha capito.<br />
C'è chi diceva che ero un "borderline", depresso cronico o<br />
addirittura che era tutto nella mia testa e che dovevo "svegliarmi"<br />
e diventare uomo! Ho dovuto terminare il mio rapporto di lavoro<br />
con la famosa banca d'affari, dove passavo molti giorni assente<br />
dall'ufficio anche andando in giro per la città senza meta con<br />
costanti ossessioni in testa di tutti i tipi. Mi sembrava di<br />
impazzire e volevo uccidermi. Ho preso una decisione drastica<br />
nel 1998 e sono venuto a Londra dove ho cambiato totalmente<br />
lavoro e vita pensando di scappare da questa maledetta malattia<br />
che nessuno capiva. Il famoso "morto vivente" non lo capisce<br />
nessuno. Le costanti voci e ossessioni che avevo in testa<br />
sembravano ai miei amici e<br />
familiari una cosa che succede<br />
a drogati e molti si chiedevano<br />
se io fossi tra questi. Dopo due<br />
anni di lavoro intenso girando<br />
per il mondo con la nuova<br />
società di marketing in cui<br />
lavoravo sono crollato. Sono<br />
stato ammesso in una clinica<br />
privata che si chiama the Priory<br />
Hospital e sono rimasto lì per 3<br />
mesi. Per fortuna ero assicurato<br />
privatamente! I costi erano di<br />
circa £400 al giorno ma tutte le<br />
spese erano coperte<br />
dall'assicurazione. Almeno qui<br />
la malattia mentale è<br />
considerata una cosa grave e<br />
viene rispettata molto più che<br />
nella mia amata Italia. In clinica,<br />
molte notti le passavo con<br />
un'infermiera che era al mio<br />
fianco per 24 ore. Ero morto. La<br />
vita ormai non esisteva.<br />
Piangevo a dirotto senza sosta.<br />
Le medicine non funzionavano. Dopo 6 settimane i dottori hanno<br />
deciso di passare all'ECT. Ho firmato il consenso e abbiamo<br />
iniziato la terapia arrivando fino a 18 sessioni dopo che i primi<br />
14 non hanno dato nessun concreto risultato. A 18 sono rinato<br />
e ho sentito la differenza. Sono passati due anni dall'ECT e credo<br />
ciecamente che mi ha salvato e che mi ha permesso di ricostruire<br />
una vita rimasta in sospeso. Mi mantengo bilanciato con terapie<br />
di mantenimento. Oggi sono pronto per ripartire a lavorare ma<br />
con una visuale tutta diversa di chi sono e come uscire da un<br />
tunnel senza fine. In Italia bisogna far capire che questa malattia<br />
non può essere trascurata e messa da parte senza considerare<br />
che oggi l'ECT può salvare delle vite se amministrata da<br />
professionisti con anestesia totale, rilassanti muscolari e costante<br />
controllo dei ritmi cardiaci. Insomma si può paragonare a un<br />
intervento di massima serietà. Il supporto che uno può e deve<br />
avere è fondamentale. La gente crede rappresenti una tortura e<br />
che sia criminale ma non è così. Ti auguro di portare avanti il<br />
tuo lavoro e continuare a cercare di rinnovare la fiducia in questa<br />
terapia che probabilmente continuerà ad aggiornarsi e migliorare<br />
(Continua a pagina 9)<br />
Un gruppo di ricercatori di Stanford pubblicò una richiesta per partecipanti in uno studio sul disturbo ossessivo-compulsivo. Cercavano dei<br />
pazienti che erano già stati diagnosticati con questo disturbo. La risposta fu gratificante: riceverono 3.000 risposte dopo tre giorni dalla pubblicazione.<br />
Tutte della stessa persona!<br />
ARETÆUS news<br />
7
LA PSICOTERAPIA COGNITIVA POST-RAZIONALISTA<br />
DI V.F.GUIDANO (1944-1999)<br />
Vittorio Filippo Guidano nasce a Roma il 4 agosto del 1944.<br />
Suo padre era un ingegnere e Vittorio lo ricordava come un<br />
uomo geniale che non era mai riuscito a valorizzare le sue<br />
invenzioni, che in molte occasioni avevano precorso i tempi.<br />
Con la madre ebbe invece un rapporto meno affettuoso, a volte<br />
conflittuale e la ricordava di rado, mentre era molto legato alla<br />
sorella e ai figli di lei. Da bambino, fino all'adolescenza, trascorre<br />
circa dieci anni in sud America a Buenos Aires, dove la famiglia<br />
si era trasferita e ritorna a Roma, a frequentare il liceo Vico, dove<br />
prende la maturità classica nel 1963. Gli anni della adolescenza,<br />
dati i trasferimenti, sono inevitabilmente anche anni di distanza<br />
dai coetanei, isolamento che forse contribuì a costruire quel suo<br />
inconfondibile tratto di "solitario" che lo caratterizzerà per tutta<br />
la vita.<br />
Si iscrive a Fisica, affascinato già allora dalle teorie scientifiche<br />
e dai percorsi della scienza, ma resta insoddisfatto e forse<br />
preoccupato del fatto che una laurea in fisica non gli avrebbe<br />
dato da vivere-date le sue condizioni economiche non proprio<br />
floride, affrontate però con spensieratezza e generosità-così<br />
cambia facoltà e si laurea in medicina. Gli erano compagni di<br />
corso Daniela Reginaldi e l'amico Gianni Liotti, all'Università<br />
La Sapienza di Roma. Si specializzò in Neuropsichiatria<br />
all'Università di Pisa nel 1972, anno in cui fondò con altri<br />
colleghi-tra cui la scrivente-la Società Italiana di Terapia del<br />
Comportamento che diverrà poi SITCC ( Società Italiana di<br />
Terapia Comportamentale e Cognitiva) e della quale fu<br />
presidente fino al 1978.<br />
Guidano entra nell'Istituto di Psichiatria diretto dal prof. Gian<br />
Carlo Reda nel 1970, prima come borsista e successivamente<br />
come ricercatore confermato, dove insegnò Psicoterapia<br />
Cognitiva alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria dal 1979<br />
al 1985. In quegli stessi anni conosce Athanasios Koukopoulos<br />
e subito inizia la sua attività privata al "<strong>Centro</strong> <strong>Lucio</strong> <strong>Bini</strong>", da<br />
poco fondato. Trasgressivo, estroverso, inquieto, attirava su di<br />
sé grandi affetti come grandi odi, per il suo pungente acume, la<br />
sua tagliente ironia, le sue indiscutibili abilità di teorico e di<br />
terapeuta che lo facevano correre sicuramente con una marcia<br />
in più rispetto ai suoi colleghi. Il mondo accademico gli stava<br />
stretto, tanto che nel 1974 lo lascia temporaneamente per recarsi<br />
alcuni mesi in Kenia per studiare come un etologo il<br />
comportamento dei gibboni. Al ritorno resiste ancora qualche<br />
tempo, ma lascia l'università nei primi anni '80 insofferente dei<br />
protocolli e delle gerarchie ai quali veniva obbligato. L'attività<br />
di ricerca inizia contemporaneamente a quella clinica e<br />
resteranno strettamente unite nella sua pratica professionale. In<br />
questi primi anni si struttura una matrice di riferimento<br />
metodologico basato sulla psicologia sperimentale, psicologia<br />
cognitiva e relazionale e si delinea l'interesse di fondo sul quale<br />
si articoleranno tutta la successiva attività di studio: mettere a<br />
punto un modello di sviluppo e di dinamica della identità<br />
personale che potesse spiegare, in modo più esaustivo, sia il<br />
comportamento normale quanto la genesi e la struttura del<br />
comportamento patologico.<br />
È proprio al <strong>Centro</strong> <strong>Bini</strong> che si sviluppa la sua attività clinica,<br />
di ricerca e didattica: fin dalle primissime pratiche di stampo<br />
comportamentale, tutti i successivi sviluppi più strettamente<br />
cognitivisti hanno luogo in questa sede, così come la costituzione<br />
dell'iniziale gruppo di collaboratori che ancora oggi porta avanti<br />
8 ARETÆUS news<br />
Biografia<br />
la sua ricerca. Negli anni '70-80 si dedicò ad ampliare la<br />
prospettiva epistemologica empirista associazionista tradizionale<br />
elaborando una psicologia del Sé che utilizzava la cibernetica,<br />
la teoria dei sistemi, l'intelligenza artificiale, ovvero i settori<br />
emergenti della "rivoluzione cognitiva" esplosa in quegli anni<br />
nel mondo anglosassone. È così che Guidano arriva a formulare<br />
la nozione di identità personale intesa come un'organizzazione<br />
gerarchica di conoscenza, emozioni, percezioni e memoria. Una<br />
a vera e propria teoria strutturale del Sé e del mondo cosciente<br />
in cui gli eventi del passato, del presente e del futuro si<br />
connettono in una sorta di continuum che si articola dalla<br />
normalità alla psicopatologia. La ricerca clinica e i dati<br />
provenienti dagli studi controllati citati nella letteratura<br />
scientifica, hanno evidenziato in questi ultimi anni, come questo<br />
metodo psicoterapeutico abbia maggior efficacia e profondità<br />
strategica, rispetto ad altri metodi terapeutici, arrivando al<br />
successo nelle aree patologiche di tipo nevrotico come in tutte<br />
le espressioni della depressione e della psicosi.<br />
Nonostante i risultati terapeutici continuassero ad essere molto<br />
apprezzabili, all'inizio degli anni '80 si andava sempre più<br />
evidenziando la discrepanza tra la "linearità" logica<br />
dell'impostazione della psichiatria descrittiva e la "complessità"<br />
multiforme dell'esperienza umana che si incontrava nella pratica<br />
clinica.<br />
Dal 1982 al 1995, Guidano partecipa a numerosi congressi<br />
nazionali ed internazionali, tenendo corsi, seminari e conferenze<br />
in diverse università straniere: Pennsylvania State University,<br />
USA; New York University, University of California, Santa<br />
Barbara, USA, Universidad de Lisboa, Portugal, Universidad de<br />
Barcelona, Universidad de Buenos Aires e Universidad de Chile.<br />
(Continua alla prossima pagina)<br />
"Sebbene la televisione abbia dato una mano alla psichiatria facendola conoscere da molte persone, ne ha anche creato il bisogno."<br />
Alfred Hitchcock
Biografia (dalla pagina precedente) Corrispondenza (dalla settima pagina)<br />
Negli anni '80-'90 la convergenza interdisciplinare che si stava<br />
verificando tra la seconda cibernetica, la termodinamica<br />
irreversibile, il pluralismo evolutivo, la scienza cognitiva,<br />
l'epistemologia evolutiva o naturale, cambiava in modo radicale<br />
la relazione tradizionale tra osservatore e osservato, permettendo<br />
l'elaborazione di un'epistemologia costruttivista: più che la<br />
rappresentazione di un ordine esterno, l'ordinamento della realtà<br />
che comunemente chiamiamo "esperienza personale", viene ad<br />
esser vista come la costruzione attiva e autonoma di un sistema,<br />
che va plasmando il suo proprio ordine interno a partire da un<br />
flusso di stimoli variabili e imprevedibili, definendo allo stesso<br />
tempo la sua individualità e identità come sistema. Il libro<br />
pubblicato nel 1983 con Gianni Liotti, Cognitive processes and<br />
emotional Disorders fu valutato dalla Behavioral Science Book<br />
Services come uno dei migliori dell'anno. Così come i successivi<br />
Complexity of the self del 1987 e The Self in Process del 1991,<br />
entrambi editi da Guilford.<br />
Proseguendo nella ricerca sui modelli di sviluppo e di<br />
dinamica del Sé, la sua attività di ricerca si concentrò verso<br />
l'elaborazione di un modello evolutivo e processuale della<br />
psicopatologia e sulla definizione delle corrispondenti strategie<br />
di intervento psicoterapeutico. Così arrivò a definire le relazioni<br />
complesse tra emozione, pensiero e identità, nel corso della vita<br />
individuale in termini di "organizzazione di significato<br />
personale" unitarie e instabili nel tempo, per la continua<br />
trasformazione dovuta all'incessante assimilazione<br />
dell'esperienza che si verifica nel corso della vita. Lo scompenso<br />
clinico nevrotico o psicotico possono pertanto essere " riletti "<br />
come riorganizzazioni critiche, problematiche, che il significato<br />
personale può aver incontrato nelle varie fasi del ciclo di vita<br />
individuale. Seguendo questo ragionamento le impostazioni<br />
psichiatriche possono finalmente passare da una psicopatologia<br />
descrittiva a una psicopatologia evolutiva e processuale e per<br />
questo esplicativa dei fenomeni umani, nonché elaborare<br />
strategie di intervento psicoterapeutico sempre più centrate sulla<br />
ricostruzione, e conseguente riorganizzazione, delle dimensioni<br />
critiche del significato personale.<br />
La sua prematura scomparsa, il 31 agosto 1999 a Buenos Aires,<br />
dove ormai si recava da anni per portare avanti la collaborazione<br />
clinica e didattica con i gruppi psicoterapeutici da lui stesso<br />
fondati, ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile nel nostro<br />
settore disciplinare. L'evoluzione e l'applicazione scientifica del<br />
suo assetto teorico continuano a fornire contributi sempre più<br />
significativi per l'integrazione e la spiegazione teorica e clinica<br />
dei livelli biologico-farmacologici con quelli psicoterapeutici.<br />
<strong>Editoriale</strong> (dalla prima pagina)<br />
Adele De Pascale<br />
un filosofo fa della malinconia un momento essenziale della sua<br />
capacità di introspezione. Kierkegaard non sarebbe stato il genio<br />
che fu senza il suo pessimismo e la malinconia. Riuscì<br />
nell'operazione quasi impossibile per i comuni mortali di<br />
"utilizzare" il suo pensiero depressivo per il suo lavoro. Ma<br />
questo per la casalinga, l'agente di commercio, l'insegnante o<br />
l'ingegnere non è un sentiero facilmente percorribile.<br />
Leonardo Tondo<br />
ogni anno. Certo che sto meglio ma l'importante è essere conscio<br />
di avere questa malattia e che le ricadute nel mio caso possono<br />
essere anche fatali. Per quello è importante continuare a curarsi<br />
e a seguire i consigli del mio psichiatra. Vorrei includere che la<br />
terapia cognitiva come support per quasi due anni mi ha fatto<br />
capire tante cose di perché devo stare attenti ai "triggers" e di<br />
cercare di vivere una vita sana e di trovare in una compagna la<br />
tranquillità e maturità necessaria per sapere che non sono sempre<br />
il più simpatico, energetico e comico della serata, che mi viene<br />
naturalmente, ma sapere che quando giro l'angolo per tornare<br />
a casa sono delle volte un altra persona più solitaria e introverso<br />
con sensi di vuoto anche dolorosi uno o due volte al mese.<br />
Cordiali saluti.<br />
Caro Gabriele,<br />
sono sbalordito di fronte a quanto dici a proposito<br />
dell'elettroshock che taluni vogliono riportare in auge, dopo<br />
essersi dimostrato un totale fallimento e aver causato la morte<br />
di non so quanti pazienti (I dati non lo dimostrano, NdR). E ti<br />
dico subito perché. La depressione non è una malattia fisica che<br />
quindi potrebbe essere curata con sistemi fisici, ma è una malattia<br />
dell'anima e come tale deve essere trattata. Quindi lasciamo fuori<br />
qualsiasi terapia che preveda pillole o altre pratiche medioevali<br />
che non hanno altro scopo che curare i sintomi, quando lo fanno.<br />
Quand'è che la medicina si metterà in testa che se vogliamo<br />
migliorare le condizioni di vita dell'uomo dobbiamo andare alla<br />
vera causa che nella maggioranza dei casi è spirituale?<br />
Cordiali saluti.<br />
Caro Gabriele,<br />
hai perfettamente ragione. Ho un amico che nel 1998 ha tentato<br />
il suicidio e che è stato appunto curato, chiaramente in una<br />
struttura privata, con ECT. Allora era ancora permessa. Per quello<br />
che ne so, dopo la "riforma Bindi", è permesso in pochissime<br />
strutture in Italia, a Milano se non ricordo male, al San Raffaele.<br />
C'è anche da sottolineare il fatto che chi viene sottoposto a questo<br />
trattamento, si vergogna a raccontarlo: questo amico è persona<br />
coltissima, ottima posizione sociale, 50enne e si guarda bene dal<br />
raccontare come ha fatto ad uscire dalle depressione.<br />
ciao ciao<br />
Gabriele,<br />
ho letto il tuo intervento su Italians. Pur non essendo psichiatra<br />
sono stato anch'io esposto all'ECT, facendo l'anestesista negli<br />
Stati Uniti. Non sapevo che fosse ancora vietata in Italia. Mi<br />
ricordo che quando avevano cercato di reintrodurla era scoppiato<br />
un pandemonio. Purtroppo la terapia elettroconvulsivante, in<br />
Italia, evoca reazioni viscerali, come al solito immotivate, e ricordi<br />
da "Qualcuno volò sul nido del cuculo". Forse pochi sanno che<br />
questa terapia è stata inventata proprio da noi (Cerletti e <strong>Bini</strong>,<br />
1938; NdR). Tieni presente che molta gente pensa ancora che<br />
venga fatta da svegli e senza anestesia, tienilo presente quando<br />
qualcuno risponderà al tuo intervento. Infine, secondo me per<br />
molti accettare l'ECT vuol dire venire meno ad una base<br />
ideologica per cui la malattia psichiatrica non è di per sé una<br />
alterazione biologica, che, forse mi sbaglio, è molto forte che da<br />
noi. Vedi anche le reazioni che ci sono state recentemente all'idea<br />
di trattare i bambini depressi.<br />
Saluti e buona fortuna a Boston.<br />
"Le malattie sono più intelligenti di noi, trovano la risposta dei nostri problemi prima della ragione."<br />
Gina Lagorio<br />
ARETÆUS news<br />
9
10<br />
Psichiatria & Letteratura<br />
“Carissimo, sento con certezza che sto di nuovo impazzendo. Sento che non possiamo attraversare un altro di quei terribili<br />
periodi. E questa volta non guarirò. Comincio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Così sto facendo ciò che mi<br />
sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto quello che uno<br />
poteva essere. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici fino a che non è arrivata questa terribile<br />
malattia. Non posso più lottare. So che sto rovinando la tua vita, che senza di me potresti lavorare. E lo farai lo so. Vedi<br />
non riesco neanche a scriverlo correttamente. Non riesco a leggere. Quello che voglio dire è che devo a te tutta la felicità<br />
della mia vita. Sei stato interamente paziente con me ed incredibilmente buono. Voglio dirlo-tutti lo sanno. Se qualcuno<br />
avesse potuto salvarmi quello saresti stato tu. Tutto è andato via da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso<br />
continuare ancora a distruggere la tua vita.<br />
Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi due.<br />
V."<br />
La nota suicidaria che Virginia Woolf indirizzò al marito il venerdi 28 marzo 1941, "un mattino limpido,<br />
luminoso e freddo", prima di gettarsi nel fiume Ouse, nel Sussex, non lascia dubbi sulla natura del suo<br />
gesto e dei suoi disturbi. Ella invoca una malattia che varie volte l'ha messa a dura prova. Dice di udire delle<br />
voci; ha sentimenti di colpa nei confronti delle persone amate, di ineluttabilità rispetto al futuro; un senso<br />
pervasivo di disperazione. La sua mente vaga e non si concentra. Il suicidio si "impone".<br />
Chi era Virginia Woolf? "Adeline Virginia Stephen, seconda figlia di Leslie e Julia Prinsep Stephen, era nata<br />
il 25 gennaio 1882, discesa da una numerosa ascendenza, in parte famosa in parte oscura; si trovò in una<br />
famiglia molto ramificata, con genitori non ricchi ma agiati, in un mondo fine secolo che amava comunicare<br />
idee, scrivere lettere, farsi visita, conversare, elaborare idee. "Potrei, se volessi, scrivere a lungo non solo di<br />
mia madre e mio padre, ma di zie e zii, di cugini e amici." Così scriveva di se stessa in Immagini dal Passato<br />
, uno dei suoi scritti autobiografici più noti. Il padre era il fondatore ed editore del Dictionary of National<br />
Biography. La prima moglie di suo padre era imparentata con William Thackeray. Sua madre, Julia Jackson.<br />
Duckworth proveniva da una famiglia di editori. La sorella Vanessa Stephen (sposata a Clive Bell, padre di<br />
Quentin, biografo ufficiale di Virginia) divenne una discreta pittrice e fu una delle persone più vicine a Virginia,<br />
in tutta la sua vita (il giorno del suicidio scrisse a lei, oltre che al marito). Il fratello Adrian fu uno dei primi<br />
psicoanalisti inglesi. Su questa composita famiglia di cui facevano parte anche i due fratellastri Duckworth,<br />
George e Gerald, e la sorellastra Stella, si è molto scritto per capire i disturbi di Virginia. L'abuso sessuale<br />
commesso da Gerald e descritto da Virginia in Immagini Dal Passato ("quando ero molto piccola") è stato a<br />
lungo considerato il primum movens delle sue crisi depressive e della sua fragilità psichica. Inoltre, il carattere<br />
collerico e severo del padre, che la costrinse a studiare sempre in casa mentre l'Università era riservata ai<br />
maschi, alimentò la visione conflittuale del malessere "nevrotico" di Virginia. Alla descrizione del personaggio<br />
travagliato contribuirono anche le sue relazioni con donne di cui si dichiarava innamorata; la più famosa di<br />
queste fu Vita Sackville-West, ispiratrice di Orlando.<br />
Sulla storia e la vita di Virginia Woolf possiamo farci alcune domande fondamentali: il suo era un disturbo<br />
dell'umore? C'era una relazione con la sua attività artistica? Quali erano le caratteristiche della sua malattia?<br />
Come arrivò al suicidio?<br />
Virginia Stephen Woolf era certamente maniaco-depressiva.<br />
Thomas C. Caramagno nella sua biografia intitolata The Flight of the Mind: Virginia Woolf's Art and Manic-<br />
Depressive Illness (con una post-fazione di Kay R. Jamison) spazza via ogni ipotesi di eziologia traumatica<br />
dei disturbi della scrittrice, pure accreditata dalla corrente psicoanalitica americana e da molti scritti che la<br />
assurgono a icona del femminismo di inizio secolo.<br />
Nella famiglia di Virginia, il padre Leslie era sicuramente affetto da ciclotimia mentre la madre soffriva di<br />
crisi depressive ricorrenti, così come pure la sorella Vanessa. Adrian era anch'egli un ciclotimico e Thoby, il<br />
fratello morto giovanissimo di febbre tifoide, soffriva anche lui di depressione. Virginia Woolf ebbe la sua<br />
prima crisi all'età di tredici anni, quando morì la madre. Anche se non è descritto chiaramente, forse già in<br />
quella prima occasione presentò allucinazioni uditive. Aveva accessi di tachicardia, era terrorizzata dagli altri<br />
e "diventava paonazza se le veniva rivolta la parola; non sopportava di essere avvicinata per strada."Come<br />
terapia il medico le consigliò di interrompere gli studi e di fare una vita tranquilla e all'aria aperta. La sorellastra<br />
Stella si occupava di farle fare lunghe passeggiate. Caramagno descrive bene le crisi precoci, l'incombere delle<br />
angosce e anche il riflesso di queste e dei disturbi del pensiero sulle sue stesse opere, la sua grande e raffinata<br />
capacità di penetrare creativamente il processo mentale della sua disperazione, fino a trasformarlo in poesia.<br />
Egli presenta inoltre una dettagliatissima life-chart delle sue crisi maniaco-depressive. Se ne deduce una grave<br />
forma bipolare con esordio precoce e un aggravamento, dopo il 1913, con crisi molto frequenti (ipomaniacali,<br />
euforiche, depressive, spesso miste o psicotiche). Purtroppo le terapie disponibili a quel tempo non erano altro<br />
che sedativi di tipo barbiturico (ad esempio il Veronal, col quale Virginia fece un gravissimo tentativo di<br />
suicidio) e riposo in case di cura. La parte assistenziale era spesso l'unica forma terapeutica. Le notazioni del<br />
marito sulle giornate passate accanto a Virginia sono dettagliate e raccontano di una paziente che passava da<br />
stati quasi catatonici in cui era presente il rifiuto del cibo a stati di grande eccitazione e insonnia. Dai diari e<br />
dalle lettere si sa che Virginia aveva aggravamenti della malattia che potevano essere precipitati sia da eventi<br />
(Continua alla prossima pagina)<br />
"Pensavo a quanto sgradevole sarebbe essere chiusa fuori; e pensavo che sarebbe anche peggio, forse, essere chiusa dentro."<br />
Virginia Woolf<br />
ARETÆUS news
Psichiatria & Letteratura (dalla pagina precedente)<br />
positivi che da eventi luttuosi, così come anche da malattie fisiche, ad esempio, le crisi depressive post-influenzali. Difficile pensare<br />
a lei depressa e non come instancabile editrice della Hogarth Press, insieme a suo marito Leonard. Eppure, come tutti i pazienti<br />
bipolari, Virginia era sostanzialmente una persona iperattiva. La sua casa editrice aveva pubblicato per prima in Inghilterra l'opera<br />
intera di Freud e annoverava tra i suoi scrittori i talentosi Henry M. Forster, Katherine Mansfield, l'economista Maynard Keynes,<br />
e il grande Thomas S. Eliot. La sua attività a Bloomsbury, intensa e fervida, si alternava con quella di scrittrice non certo molto<br />
prolifica, ma dotata di stile originalissimo.<br />
Come molte persone maniaco-depressive, Virginia, non riusciva a scrivere durante le sue fasi depressive più gravi, ma il suo<br />
pensiero e la sua instancabile attività mentale la portavano ad "archiviare" emozioni e immagini in seguito rielaborate sotto forma<br />
di storie e personaggi. Alcune di queste immagini erano molto vicine a ciò che noi chiameremmo intuizioni deliranti, ma la loro<br />
rielaborazione creativa ne fa degli elementi costitutivi della sua letteratura. Scriveva:<br />
"Guardavo l'aiuola dalla soglia di casa: 'È il tutto', dissi. Stavo guardando una pianta con un ventaglio di foglie; e improvvisamente<br />
mi parve chiaro che il fiore era esso stesso parte della terra; che un cerchio racchiudeva la cosa che era il fiore; e quello era il vero<br />
fiore; in parte terra in parte fiore". E ancora: "Sentii dire per caso che il signor Valpy si era ucciso… a un certo punto la sera tardi<br />
mi trovai in giardino sul sentiero accanto al melo. Mi parve che il melo avesse a che fare con l'orrore del suicidio del signor Valpy.<br />
Non potevo passargli vicino. Rimasi lì a fissare le rughe verde-grigio del tronco (era una notte di luna) annullata dall'orrore. Era<br />
come se venissi trascinata, senza speranza, in un abisso di disperazione assoluta da cui non potevo risalire. Il corpo sembrava di<br />
pietra."<br />
Virginia Woolf visse per tutta la vita con<br />
questo splendido e devastante dono:<br />
quello di ascoltare nella sua mente il<br />
suono delle emozioni che poi trasformava<br />
in pensieri e parole comprensibili ai più,<br />
passando attraverso gli inferni delle sue<br />
depressioni e le illusorie eccitazioni senza<br />
gioia.<br />
Il suicidio di Virginia Woolf arrivò<br />
inaspettato? Certamente non era il primo<br />
tentativo. L'anno precedente la sua morte<br />
era stato caratterizzato dai fantasmi<br />
dell'invasione tedesca in Inghilterra. La<br />
guerra e il bombardamento di Londra<br />
avevano gettato una luce lugubre sul<br />
futuro. Leonard e Virginia Woolf avevano<br />
progettato un suicidio a due se mai i<br />
tedeschi fossero arrivati fino a Londra. Un<br />
suicido "etico" che nulla ha a che vedere<br />
con quello poi messo in atto dalla<br />
scrittrice.<br />
Il 30 ottobre 1930 scriveva: "A proposito,<br />
quali sono gli argomenti contro il suicidio?<br />
Sai che persona volubile sono: bene,<br />
improvvisamente come un tuono mi viene un senso di completa inutilità della mia vita. È come improvvisamente lanciarsi contro<br />
un muro alla fine di un vicolo cieco. Ora quali sono gli argomenti contro questo pensiero: 'Oh sarebbe meglio porre fine a ciò'?<br />
Non ho bisogno di dire che non ho alcuna sorta di intenzione a fare alcun passo: semplicemente voglio sapere... quali sono gli<br />
argomenti contro di esso?".<br />
Virginia Woolf era stata visitata il giorno prima di suicidarsi, su insistenza del marito, da Victoria Wilbeforce, suo medico di<br />
fiducia in quel periodo. Aveva negato le sue condizioni, si era fatta reticente, chiedendo esplicitamente a Victoria di rassicurare<br />
Leonard Woolf (suo marito) sulle sue reali condizioni. Tuttavia la grande scrittrice aveva il timore che il passato ritornasse col<br />
suo carico doloroso di impotenza; aveva paura di non riuscire più a scrivere. La sua opera Between The Acts alla quale lavorava<br />
da tempo era finita ma lei non ne era affatto soddisfatta, voleva ritirarlo dalla pubblicazione. Come afferma il marito, il suicidio<br />
non era stato preceduto dai soliti sintomi di sempre. "Per anni sono stato abituato a osservare i segni di pericolo nella mente di<br />
Virginia, ed i sintomi di allarme erano sopraggiunti lentamente e in maniera evidente, la cefalea, l'insonnia, l'incapacità a<br />
concentrarsi. Avevamo imparato che uno scompenso si poteva sempre evitare, se lei immediatamente si fosse ritirata in un bozzolo<br />
di quiescenza quando i sintomi si evidenziavano. Ma questa volta non ci furono sintomi d'allarme… Un sintomo della malattia<br />
mentale di Virginia era il suo rifiuto di riconoscerla..." (Vedere grafico)<br />
Il cadavere di Virginia fu ripescato alcuni giorni dopo. Per essere sicura di portare a termine il suo gesto aveva messo una grossa<br />
pietra nella tasca del cappotto e l'acqua l'aveva prontamente inghiottita. Octavia Wilbeforce telefonò il giorno del suo suicidio<br />
per informarsi delle sue condizioni, ma era troppo tardi e, come ogni medico, si chiese se aveva fatto tutto il possibile per salvare<br />
Virginia.<br />
Eleonora De Pisa<br />
"Ognuno ha il suo passato chiuso dentro di sé come le pagine di un libro che conosce solo il cuore, e gli amici riescono a leggere soltanto il titolo."<br />
Virginia Woolf<br />
ARETÆUS news<br />
11
12<br />
Il Natale di Charles Dickens<br />
Un passo di ‘Il circolo Pickwick’, capitolo XXVIII<br />
"Noi scriviamo ora queste parole, molte miglia lontani dal luogo dove, tutti gli anni, ci troviamo quel giorno in lieta e cara compagnia.<br />
Tanti di quei cuori, che battevano allora così giocondi, hanno cessato di battere; tanti di quegli sguardi, che splendevano allora di<br />
tanta luce, si sono spenti; le mani che stringevamo sono divenute gelide; gli occhi che cercavamo hanno nascosto il loro raggio<br />
nel sepolcro; e nondimeno la vecchia casa, la camera, le voci squillanti, le facce sorridenti, i giochi, il riso, le più minute e volgari<br />
circostanze di quei felici ritrovi, ci si affollano alla mente a ogni ritorno della stagione, come se l'ultimo<br />
ritrovo fosse stato ieri. Caro, caro Natale, che hai il potere di ricondurci alle illusioni della<br />
fanciullezza, che ricordi al vecchio i piaceri della sua gioventù, che riconduci da mille<br />
miglia lontano il viaggiatore e il navigante al suo focolare, fra le pareti tranquille della<br />
sua casa!"<br />
Excerpt from ‘The Pickwick Papers’, chapter XXVIII<br />
“We write these words now, many miles distant from the spot at which, year after<br />
year, we met on that day, a merry and joyous circle. Many of the hearts that throbbed<br />
so gaily then, have ceased to beat; many of the looks that shone so brightly then,<br />
have ceased to glow; the hands we grasped have grown cold; the eyes we sought have<br />
hid their lustre in the grave; and yet the old house, the room, the merry voices and smiling<br />
faces, the jest, the laugh, the most minute and trivial circumstances connected with those happy meetings,<br />
crowd upon our mind at each recurrence of the season, as if the last assemblage had been but yesterday!<br />
Happy, happy Christmas, that can win us back to the delusions of our childish days; that can recall to<br />
the old man the pleasures of his youth; that can transport the sailor and the traveller, thousands of miles<br />
away, back to his own fireside and his quiet home!”<br />
Chi siamo<br />
ARETÆUS, fondata nel 1999, è un'organizzazione dedicata alla ricerca e avanzamento della conoscenza delle malattie psichiatriche.<br />
Con la pubblicazione e distribuzione di ARETÆUS news speriamo di raggiungere pazienti, psichiatri e psicologi con notizie, curiosità<br />
e aggiornamenti legati al mondo della psichiatria. Per assicurare un continuo progresso nella ricerca in psichiatria e psicologia e per<br />
garantire la continuità di questa newsletter, ARETÆUS accetta con gratitudine donazioni piccole e grandi da parte di chi fosse<br />
interessato ai progetti di ricerca e al contenuto della newsletter. Si prega di mettersi in contatto con <strong>Centro</strong> <strong>Lucio</strong> <strong>Bini</strong>-ARETÆUS<br />
news a Roma o a Cagliari.<br />
ARETÆUS· <strong>Centro</strong> <strong>Lucio</strong> <strong>Bini</strong><br />
c/c bancario n. 30160 · Banco di Brescia · Sede di Roma · Via Fabio Massimo 15-17 · 00192 · ABI 3500 · CAB 3206<br />
Agevolazioni fiscali per chi ci aiuta<br />
Privati: Le agevolazioni fiscali, previste dall'art. 13 del D.lgs. 460/97, prevedono per i privati una detrazione del 19% della donazione gratuita alle<br />
Onlus. Tale detrazione vale per importi fino a € 2.065,83 (4 milioni delle vecchie lire). Imprese, attività commerciali e liberi professionisti: le imprese che<br />
vorranno sostenere Aretaeus Onlus con donazioni in denaro avranno il diritto alle seguenti agevolazioni fiscali (ai sensi dell'art.65, II comma del<br />
TUIR (D.P.R. 917/86): le donazioni entro € 2.065,83 possono essere dedotte per intero; le donazioni superiori a € 2.065,83 possono essere dedotte fino<br />
al 2% del reddito d'impresa dichiarato. Si ricorda che la detrazione o deduzione (per le imprese) è consentita a condizione che il versamento di tali erogazioni e<br />
contributi sia eseguito tramite bonifico bancario o assegno non trasferibile.<br />
Un'associazione fra professionisti psichiatri, psicologici e psicoterapeuti fondata a Roma nel 1975, a Cagliari nel 1977 e a New York nel<br />
1991. Ci occupiamo dello studio e del trattamento di disturbi psichiatrici e problemi psicologici. I centri sono specializzati nel trattamento<br />
delle varie forme depressive e di ansia, dei disturbi dell'umore, del disturbo dell'attenzione con iperattività e di alcuni problemi sessuali<br />
di origine psicologica.<br />
A Roma: Athanasios Koukopoulos, Daniela Reginaldi, Pamela Bruni, Paolo Caliari, Paola Cimbolli, Giorgio De Cesare, Marco De Murtas, Adele De<br />
Pascale, Eleonora De Pisa, Paolo Decina, Vittorio Digiacomoantonio, Paolo Girardi, Rosanna Izzo, Alexia Koukopoulos, Gabriele Sani, Rosa Maria<br />
Sollazzo.<br />
A Cagliari: Leonardo Tondo, Gianfranco Floris, Maria Cantone, Carmen Ghiani, Beatrice Lepri, Mercedes Masia, Simona Mercenaro, Marco Murtas,<br />
Maria Grazia Rachele, Enrico Perra, Marilena Serra.<br />
A New York: Gianni Faedda, Nancy Austin, Ngaere Baxter, Joseph Hirsch<br />
ARETÆUS news<br />
Contact<br />
Rivista Ufficiale del <strong>Centro</strong> <strong>Lucio</strong> <strong>Bini</strong><br />
Direttore responsabile<br />
Coordinamento e redazione<br />
Ricerca<br />
Leonardo Tondo<br />
Athanasios Koukopoulos, Daniela<br />
Matthew Albert<br />
Reginaldi, Gabriele Sani, Alexia<br />
Giulio Ghiani<br />
Koukopoulos, Sigrid Llavina<br />
Design e traduzione<br />
Stampa<br />
Autorizzazione Tribunale di Cagliari<br />
Joseph Akeley<br />
Grafiche Pisano<br />
N. 12/05 del 07/04/05<br />
Potete mettervi in contatto con noi per commenti, suggerimenti, lettere o altri contributi:<br />
Roma: Via Crescenzio 42 · 00193 · Tel.: (+39) 06 6874415/75 · Fax: (+39) 06 68802345<br />
Cagliari: Via Cavalcanti 28 · 09128 · Tel.: (+39) 070 486624 · Fax: (+39) 070 496354<br />
ARETÆUS news