mafiacamorrandrangheta Associazioni criminali e magistratura La questione del rapporto tra donne e mafia costituisce ormai da un ventennio uno dei temi più <strong>di</strong>scussi della sociologia giu<strong>di</strong>ziaria. Generazioni <strong>di</strong> magistrati e <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scipline sociali hanno analizzato i dati investigativi e giuris<strong>di</strong>zionali, fotografando il mutamento dei ruoli rivestiti nel corso del tempo dalle donne in seno alle organizzazioni mafiose. Inutile, quin<strong>di</strong>, in questa sede ripercorrere tali stu<strong>di</strong> se non per cogliere, con l’ottica del magistrato, e quin<strong>di</strong> senza pretesa <strong>di</strong> scientificità, quanto <strong>di</strong> simile e parallelo sia avvenuto anche nel campo dell’antimafia più recente ed in particolare in magistratura. Delimitare il campo dell’analisi alla magistratura è assolutamente necessario giacché fuori dalle aule <strong>di</strong> giustizia la partecipazione delle donne al movimento antimafia è stata la più ampia e variegata possibile ed ha conosciuto nel tempo forme e intensità <strong>di</strong>verse. Nel mondo della magistratura invece, il percorso della presenza femminile sembra somigliare a quello delle donne in seno alle associazioni criminali. Sia chiaro, nessuno e tantomeno chi scrive pensa <strong>di</strong> assimilare tali ruoli, con un’analisi che, altrimenti, desterebbe solo inutili polemiche. Ma eliminato il dato relativo alla positività ed alla negatività delle condotte e sgombrato il campo dalla evidente <strong>di</strong>versità strutturale tra associazioni criminali e magistratura, emerge lo stesso dato <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà per la figura femminile <strong>di</strong> assumere ruoli decisionali e apicali. Solo un caso? Analizzando i dati statistici del Ministero <strong>di</strong> Giustizia relativi alla presenza delle donne in magistratura si legge che: Le donne ci sono, numericamente quasi quanto gli uomini, ma solo con grande <strong>di</strong>fficoltà assumono ruoli <strong>di</strong>rigenziali, il potere se inteso in termini <strong>di</strong> possibilità <strong>di</strong> assumere ruoli <strong>di</strong> vertice è in gran parte maschile, inesorabilmente maschile. Tutto questo, probabilmente può essere spiegato facendo riferimento a vari fattori quali l’organizzazione del lavoro e i co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> comunicazione interni alla struttura, per lo più modellati secondo schemi tra<strong>di</strong>zionalmente maschili, ma forse non basta e il tetto <strong>di</strong> cristallo che <strong>di</strong>fficilmente le donne rie- 10 mezzocielo aprile-maggio 2012 mafiacamorrandrangheta Franca Imbergamo scono ad infrangere è dovuto ad un ra<strong>di</strong>cato dato pseudo-culturale, proprio <strong>di</strong> entrambi i generi. La donna un passo <strong>di</strong>etro l’uomo, un ruolo tra<strong>di</strong>zionale che, forse, non sono solo alcuni uomini a volere, forse anche inconsapevolmente, fa comodo anche ad alcune colleghe...altre invece stentano a liberarsene e a comprendere come solo una strategia comune con le altre donne possa migliorare la situazione. Di contro, nell’universo mafioso l’ascesa delle donne a ruoli <strong>di</strong> vertice è visibile solo in funzione <strong>di</strong> surroga dei ruoli del coniuge, del padre o del fratello impe<strong>di</strong>to, ad esempio per una detenzione, ad esercitarli. Raramente, poi, i ruoli militari sono concessi alle donne in seno alle organizzazioni mafiose, così come assai raramente i ruoli operativi sono assegnati alle donne in seno alle forze <strong>di</strong> polizia... È solo un problema <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni e <strong>di</strong> forza fisica? Certo non fa piacere il parallelismo tra due mon<strong>di</strong> che nulla dovrebbero aver in comune, strutture statali e associazioni criminali, in fondo, sembrano convergere sulla sottovalutazione del ruolo femminile o peggio sulla <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> genere. Assunto questo dato, politicamente scorretto, rimane da chiedersi se sia ancora possibile analizzare con la <strong>di</strong>stanza tipica degli entomologi rispetto agli insetti, il ruolo della donna nelle associazioni criminali, senza accorgersi <strong>di</strong> come questo universo sia terribilmente speculare al nostro, senza chiedersi quanto al contrario sia ancora più intollerabile la <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> genere nel campo della legalità. È evidente che queste poche riflessioni non possano sortire altro effetto se non quello <strong>di</strong> augurarci una maggiore consapevolezza e magari uno sforzo maggiore da parte <strong>di</strong> tutti, per lasciare il dato incivile della <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> genere al solo campo della mafia, all’universo negativo <strong>di</strong> cui nessuno può essere orgoglioso. Palermo marzo 2012
11 mezzocielo aprile-maggio 2012 mafiacamorrandrangheta Marta Sollima, Autoritratto, 2012 Presenza delle donne in magistratura secondo i dati ministeriali