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legal privilege - Studi sull'integrazione europea

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262<br />

Günther Heydemann<br />

alla domanda su come la Germania si sarebbe comportata qualora il Consiglio<br />

di sicurezza delle Nazioni Unite avesse approvato un attacco militare all’Iraq,<br />

confermò che il governo tedesco si sarebbe comportato “con responsabilità sulla<br />

chiara base della non-partecipazione e comunque dell’adempimento degli obblighi<br />

di alleanza” 24 , evitando in questa maniera un netto “no”. Il 20 gennaio 2003,<br />

in una seduta straordinaria del Consiglio di sicurezza convocata dalla Francia,<br />

Fischer spiegò un’altra volta le motivazioni del rifiuto della Germania di un<br />

intervento militare preventivo in Iraq: “La nostra maggiore preoccupazione è<br />

che un attacco militare contro il regime di Bagdad provochi rischi enormi e<br />

incalcolabili. Non ci facciamo illusioni sul totale disprezzo della persona umana<br />

da parte del regime di Saddam Hussein. Perciò noi tutti pretendiamo da parte di<br />

Bagdad la completa applicazione delle relative risoluzioni delle Nazioni Unite<br />

senza ‘se’ e senza ‘ma’. Ma, a parte possibili conseguenze fatali per la stabilità<br />

regionale, temiamo anche eventuali conseguenze negative per la lotta di noi tutti<br />

contro questo terrorismo micidiale. Queste sono le motivazioni fondamentali per<br />

la nostra posizione negativa nei confronti di un intervento militare” 25 . Quindi di<br />

sicuro non mancava chiarezza sulle motivazioni della posizione tedesca contro<br />

un eventuale attacco miliare all’Iraq.<br />

Il giorno successivo la politica tedesca adottò inaspettatamente una posizione<br />

ancora più esplicita. Durante un incontro elettorale a Goslar il Cancelliere<br />

Schröder dichiarò di non accettare un eventuale attacco preventivo, neanche se<br />

questo fosse legittimato dalle Nazioni Unite: “Ho detto, in particolare ai nostri<br />

amici francesi, ma anche agli altri, e lo dico qui adesso, ancora più chiaramente<br />

di quanto l’ho espresso in altre occasioni: non contate su un’adesione della<br />

Germania ad una risoluzione che legittimi una guerra. Non contateci” 26 . Questo<br />

rifiuto generale, che sicuramente aveva dei motivi tattici elettorali, indicò un<br />

nuovo punto di crisi nei rapporti tra Germania e USA; inoltre, una determinazione<br />

della posizione tedesca così esplicita prima della votazione decisiva nel<br />

Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, limitò notevolmente i margini di<br />

trattativa del Ministro degli esteri. Di conseguenza, vi furono severe critiche da<br />

parte della opposizione, ma anche della stampa 27 .<br />

24 L’intervista completa è reperibile on line all’indirizzo www.whitehouse.gov.<br />

25 Vedi Dok., p. 37. Le seguenti citazioni, contrassegnate con Dok., derivano da una documentazione<br />

che attualmente il Seminario storico dell’Università di Lipsia sta elaborando in collaborazione<br />

con l’Ohio University di Athens (Ohio).<br />

26 Vedi Dok., cit., p. 41.<br />

27 Vedi l’intervento della CDU-CSU-Bundestagsfraktion nel dibattito sull’attuale situazione internazionale,<br />

svolto nel Bundestag tedesco il 13 febbraio 2003: “Il cancelliere e il governo tedesco<br />

hanno messo in dubbio i pilastri fondamentali della politica estera della Repubblica federale tedesca<br />

e con ciò hanno gravemente danneggiato gli interessi vitali della politica estera e di sicurezza<br />

della Germania, così come la sua reputazione e il suo ruolo nel mondo. (...) Il rapporto con gli Stati<br />

Uniti è stato gravemente danneggiato dal governo tedesco, il quale incentiva e sostiene la crescità<br />

dei risentimenti antiamericani. (...) Davanti a questo scenario il Bundestag richiede al governo di<br />

rinunciare immediatamente a danneggiare ulteriormente i nostri interessi di politica estera e di<br />

sicurezza” (vedi Dok., cit., p. 42). Già il 30 gennaio 2003 alcuni Stati membri della UE – Regno

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