legal privilege - Studi sull'integrazione europea
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Günther Heydemann<br />
fido dalle speculazioni su una eventuale guerra e interventi militari e dico a chi<br />
in questa situazione ha in mente qualcosa del genere: chi lo vuole, non solo deve<br />
sapere come entrarci, ma gli serve anche un piano su come proseguire. Perciò<br />
ribadisco: pressioni su Saddam Hussein, sì; ma ammonisco su progetti bellici e<br />
interventi militari. Per questi noi non siamo disponibili” 16 .<br />
Nel frattempo la stampa tedesca cominciò a dubitare della esistenza di posizioni<br />
comuni tra gli USA e i loro alleati europei per un’eventuale guerra all’Iraq:<br />
“In realtà si stanno verificando delle gravi divergenze che, nel caso di un attacco<br />
da parte degli americani, sarebbero quasi insuperabili. Perciò è arrivato il<br />
momento, nonostante campagne elettorali e riguardi diplomatici, di pretendere<br />
da Washington delle risposte alle varie domande per l’azione in Iraq, e collegarle<br />
all’indicazione sul ‘prezzo’ che comporta l’azione per ‘la caduta di Saddam’.<br />
(...) Per legittimare un’azione del genere non basta affatto fare della prevenzione<br />
una dottrina. E se lo si fa comunque, allora gli alleati hanno il compito di proteggere<br />
Washington preventivamente da se stessa” 17 .<br />
Nel frattempo l’amministrazione Bush registrò attentamente il crescente<br />
rifiuto della politica americana in Iraq da parte del governo tedesco. Quando<br />
l’ambasciatore americano Dan Coats, su richiesta del Presidente americano, si<br />
presentò a Berlino il 12 agosto 2002 per esprimere la riprovazione di Bush sul<br />
comportamento critico di Schröder e Fischer, ciò costituì certamente un monito.<br />
Ma anche l’opposizione tedesca disapprovò un attacco militare contro l’Iraq. Il<br />
capogruppo della CSU della Baviera sottolineò pochi giorni dopo in un’intervista<br />
televisiva: “Da parte nostra, e parlo anche per il nostro candidato Cancelliere<br />
Edmund Stoiber, non c’è nessuna intenzione di partecipare ad un’avventura<br />
militare in una qualsiasi parte nel mondo – e ancor di meno in Iraq” 18 . In meno<br />
di un anno, il solido legame tedesco-americano divenne un profondo dissenso.<br />
Ciò si aggravò ancora di più quando il vice-Presidente Dick Cheney sottolineò,<br />
in un discorso svolto a Nashville il 26 agosto 2002, che gli USA avrebbero<br />
attaccato l’Iraq anche se gli ispettori delle Nazioni Unite avessero avuto nuovamente<br />
il permesso di entrare nel Paese. La minaccia mortale delle armi di distruzione<br />
di massa dell’Iraq rendeva assolutamente necessario adottare misure preventive;<br />
di conseguenza, gli Stati Uniti avrebbero esercitato il diritto ad una<br />
guerra preventiva 19 . Indubbiamente queste espressioni evidenziarono le differenti<br />
posizioni tra i partner dei due lati dell’Atlantico, anche perché i Ministri<br />
degli esteri europei, riuniti per un incontro informale nel castello danese di<br />
Helsingör il 31 agosto-1° settembre 2002, affermarono all’unanimità che<br />
un’azione militare avrebbe richiesto un nuovo mandato del Consiglio di sicu-<br />
16 Ibidem, p. 64.<br />
17 S. Kornelius, Freunde in der Pflicht, in Süddeutsche Zeitung del 23 luglio 2002.<br />
18 Cfr. A. Pradetto, Die deutsche Außen- und Sicherheitspolitik in der Irak-Krise, in A. Pradetto,<br />
Sicherheit und Verteidigung nach dem 11. September 2001, Frankfurt a. M., 2004, p. 107.<br />
La citazione deriva dall’intervista di Glos nella trasmissione “ARD-Tagesthemen” del 16 agosto<br />
2002.<br />
19 Reperibile on line all’indirizzo www.whitehouse.gov.