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legal privilege - Studi sull'integrazione europea

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Günther Heydemann<br />

shock fu così profondo. Dalla guerra fredda, che era durata quattro decenni e<br />

aveva caratterizzato la seconda metà del XX secolo, gli USA, usciti come indiscussi<br />

vincitori, “da potere dell’occidente” erano diventati “potere del mondo” 3 .<br />

Essi rappresentavano, infatti, l’unico potere egemonico rimasto dopo il crollo e<br />

la dissoluzione della Unione Sovietica. Nessun altro Stato raggiungeva una tale<br />

potenza economica ed un tale arsenale militare. Eppure, di fronte alla violenza e<br />

alla precisione di quell’attacco, progettato con scaltrezza e eseguito senza pietà,<br />

questo gigante, apparentemente inattaccabile, si è dimostrato gravemente colpito.<br />

Comunque, non si è trattato solo di un attacco al superpotere mondiale, ma<br />

di un attacco consapevolmente calcolato al più grande potere “occidentale”,<br />

anzi, contro l’occidente in genere. E come tale è stato inteso dagli altri Stati<br />

occidentali, Germania inclusa. Essi hanno visto in tale attacco (e continuano a<br />

vedervi) una dichiarazione di guerra da parte del terrorismo contro i valori e le<br />

conquiste “occidentali”, cioè contro la democrazia, la salvaguardia dei diritti<br />

umani e civili, lo Stato di diritto, la libertà di religione, l’economia di mercato,<br />

la libertà di stampa e, non da ultimo, contro il pluralismo culturale. Di conseguenza<br />

era inerente all’attacco dell’11 settembre 2001 il rifiuto consapevole di<br />

tali valori. Non c’è quindi da meravigliarsi che la lotta al terrorismo internazionale<br />

sia divenuta uno dei compiti al quale i Ministeri degli esteri e della sicurezza<br />

interna di quasi tutti gli Stati danno maggiore precedenza.<br />

Dopo l’attacco è stato ripetutamente proclamato, in particolar modo da parte<br />

degli Stati dell’occidente, il comune impegno a combattere uniti il terrorismo<br />

internazionale, per salvaguardare i valori fondamentali della democrazia, dello<br />

Stato di diritto, dell’economia di mercato e del pluralismo. Nei fatti, però, alcuni<br />

avvenimenti non hanno contribuito per niente a rafforzare l’unione dell’occidente,<br />

come invece tutti si aspettavano. La guerra contro l’Iraq, infatti, condotta<br />

a seguito dell’attacco dell’11 settembre, ha provocato indubbiamente le maggiori<br />

tensioni tra gli USA e l’Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. I<br />

rapporti tradizionalmente buoni tra la Germania e l’America ne hanno risentito<br />

in una maniera che ha sorpreso il mondo della politica, della stampa e della<br />

scienza politica su entrambi i lati dell’Atlantico. A parte gli errori diplomatici,<br />

le posizioni politiche differenti furono la conseguenza di percezioni, norme e<br />

valori differenti. Convinzioni fondamentali comuni e un’alleanza durata decenni<br />

non riuscirono più a prevalere sulle importanti differenze tra americani e europei,<br />

riguardanti per esempio il diritto internazionale, le politiche di sicurezza e<br />

le misure militari come mezzo politico, così come il rispetto dei diritti umani e<br />

civili. Il rapporto transatlantico tuttora ne risente. Anche se il cambio di governo<br />

in Germania, avvenuto nell’autunno 2005, ha portato ad un miglioramento del<br />

rapporto con gli USA, continua a persistere un dissenso “sottotraccia”, anche<br />

perché l’intervento militare deciso dal Presidente George W. Bush in Iraq non<br />

3 Ibidem.

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