legal privilege - Studi sull'integrazione europea
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Sergio M. Carbone<br />
nell’ambito di organizzazioni internazionali e/o sopranazionali i cui organi giurisdizionali<br />
di garanzia della legittimità dei relativi atti non possono essere qualificati,<br />
né sono mai stati intesi, come meri “organi di giustizia dell’amministrazione”.<br />
Non si può, pertanto, osservare che, attraverso il ricorso di cui all’art.<br />
230 TCE, i privati ricevano solamente una protezione occasionale ed indiretta<br />
dei loro interessi innanzi alla Corte di giustizia. D’altronde, secondo un insegnamento<br />
autorevole, la circostanza per cui si tenda a realizzare giustizia nel campo<br />
degli interessi pubblici, non significa che in tal modo si tutelino soltanto interessi<br />
pubblici relativi a provvedimenti sui quali è prevista l’adozione di pareri o pronunce<br />
giurisdizionali, ma significa solo e non altro che l’interesse generale alla<br />
giustizia e alla tutela dei sottesi interessi privati trova in essa uno dei suoi strumenti<br />
di realizzazione.<br />
Tanto più che, anche a seguito dell’istituzione del Tribunale di primo grado,<br />
le particolari funzioni riconosciute ad esso, proprio nell’ottica di una più efficace<br />
tutela degli interessi privati, hanno consentito di eliminare le eventuali residue<br />
incertezze interpretative al riguardo. Infatti, in occasione di vari casi, si è sempre<br />
più evidenziato un panorama giurisdizionale nel quale emerge sia la centralità<br />
della protezione degli interessi dei singoli nell’ambito di una sempre più vasta<br />
tutela giurisdizionale garantita dall’art. 230 TCE sia l’esigenza di accogliere la<br />
nozione di “interesse individuale” leso da un atto comunitario idoneo a legittimarne<br />
l’impugnazione da parte dei privati in un significato sempre più lato.<br />
Ne ha costituito un primo esempio particolarmente significato la controversia<br />
Jégo-Quéré et Cie SA c. Commissione (sentenza 3 maggio 2002 in causa<br />
T-177/01), in cui il Tribunale di primo grado, al fine di garantire al singolo<br />
un’effettiva tutela giurisdizionale, ha proposto un’interpretazione particolarmente<br />
evolutiva della nozione di “interesse individuale” innanzi indicato, affermando<br />
che “una persona fisica o giuridica deve ritenersi individualmente interessata<br />
(anche) da una disposizione comunitaria di portata generale che la<br />
riguarda direttamente, ove la disposizione di cui trattasi incida, in maniera certa<br />
ed attuale, sulla sua sfera giuridica limitando i suoi diritti ovvero imponendole<br />
obblighi”. L’impostazione del Tribunale, in tal caso, ha quindi tenuto conto e<br />
condiviso le conclusioni presentate, il 21 marzo 2002, dall’Avvocato generale<br />
Jacobs nella controversia Union de Pequeños c. Consiglio (causa C-50/00P),<br />
dove si è prospettata un’interpretazione ancora più ampia della nozione di “interesse<br />
individuale”, affermandosi addirittura che un soggetto deve ritenersi individualmente<br />
leso da un atto comunitario a portata generale “nel caso in cui, in<br />
ragione delle circostanze di fatto a lui peculiari, tale atto pregiudichi, o possa<br />
pregiudicare, in modo sostanziale i suoi interessi”.<br />
Tale impostazione, peraltro, non ha trovato conferma nella successiva giurisprudenza<br />
della Corte di giustizia che, proprio nella causa da ultimo menzionata<br />
(disattendendo sul punto la soluzione prospettata dall’Avvocato generale), ha<br />
ribadito (con sentenza 25 luglio 2002) il proprio tradizionale orientamento al<br />
riguardo giustificandolo in virtù del fatto che – secondo la Corte – l’adozione di<br />
una diversa nozione di “interesse individuale” avrebbe necessariamente impli-