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La rivista istituzionale del Soccorso Alpino e Speleologico - n. 83, Aprile 2024

Un bellissimo numero che celebra il settantesimo anniversario del CNSAS e ripercorre le tappe più importanti della sua storia: dall’intuizione concepita settant’anni fa da Scipo Stenico per la creazione di una rete operativa estesa su tutto il territorio nazionale, fino al giorno d’oggi che garantisce un servizio pubblico d’eccellenza. Non manca lo sguardo verso il futuro con il contributo dell’Intelligenza artificiale che ci proietta negli scenari e nelle tecnologie avanzate dei prossimi 70 anni. Inoltre, con l’intervista al Capo del Dipartimento della Protezione Civile viene approfondito il ruolo del Soccorso Alpino e Speleologico nel Sistema Nazionale di PC.

Un bellissimo numero che celebra il settantesimo anniversario del CNSAS e ripercorre le tappe più importanti della sua storia: dall’intuizione concepita settant’anni fa da Scipo Stenico per la creazione di una rete operativa estesa su tutto il territorio nazionale, fino al giorno d’oggi che garantisce un servizio pubblico d’eccellenza. Non manca lo sguardo verso il futuro con il contributo dell’Intelligenza artificiale che ci proietta negli scenari e nelle tecnologie avanzate dei prossimi 70 anni. Inoltre, con l’intervista al Capo del Dipartimento della Protezione Civile viene approfondito il ruolo del Soccorso Alpino e Speleologico nel Sistema Nazionale di PC.

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<strong>Soccorso</strong><br />

lpino<br />

<strong>Speleologico</strong><br />

RIVISTA ISTITUZIONALE DEL CNSAS<br />

<strong>Aprile</strong> <strong>2024</strong> / n. <strong>83</strong><br />

Dal passato verso il futuro<br />

70 anni di CNSAS


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Con il supporto di


Maurizio Dellantonio<br />

Presidente nazionale CNSAS<br />

Il nostro impegno per<br />

i prossimi 70 anni<br />

Quando si celebra un anniversario,<br />

come il settantesimo <strong>del</strong> nostro Corpo,<br />

la tentazione è quella di concentrarsi<br />

su tutte le tappe passate che ci<br />

hanno condotto fin qui senza volgere<br />

uno sguardo approfondito al futuro.<br />

In queste poche righe di apertura <strong>del</strong><br />

nuovo numero <strong>del</strong>la nostra <strong>rivista</strong><br />

voglio dunque pensare al <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> dei prossimi<br />

70 anni. Un futuro che nonostante<br />

l’avvento <strong>del</strong>le nuove tecnologie e<br />

<strong>del</strong>l’Intelligenza Artificiale vedrà sempre<br />

due componenti fondamentali al<br />

centro <strong>del</strong>la nostra azione: l’uomo e<br />

le sue competenze tecniche. Il futuro<br />

<strong>del</strong> CNSAS passa infatti dall’avvicinare<br />

nuovi ragazzi e nuove ragazze al<br />

nostro Corpo, giovani alpinisti e speleologi<br />

competenti in cui innestare lo<br />

spirito di solidarietà che da sempre<br />

caratterizza il nostro operato. In<br />

questo anno così importante per noi,<br />

ciascuno e ciascuna deve dunque<br />

rendersi ambasciatore <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> nella propria<br />

comunità - piccola o grande che<br />

sia - affinché il nostro Corpo, anno<br />

dopo anno, cresca sempre più solido<br />

e capace di rispondere prontamente<br />

alle sfide che incontreremo e che chi<br />

ci ha preceduto è stato già capace di<br />

affrontare e risolvere. E proprio a chi<br />

ci ha preceduto voglio dedicare l’ultimo<br />

pensiero di questo editoriale:<br />

un grazie a tutti i soci che dal 1954<br />

hanno reso grande il Corpo Nazionale<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>,<br />

e un pensiero, ancora una volta, a<br />

chi dei nostri ha perso la vita per<br />

aiutare il prossimo. È anche per loro<br />

che dobbiamo continuare il nostro<br />

operato con dedizione e passione,<br />

per i prossimi 70 anni e per gli anni<br />

a venire.<br />

Auguri a tutti noi!<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

1


Scipio Stenico con alcuni dei primi volontari, Biblioteca <strong>del</strong>la montagna - Archivio storico SAT, Trento<br />

«Il <strong>Soccorso</strong> in montagna è certamente vecchio quanto l’alpinismo, poiché ove l’impresa<br />

bella e audace di questo per fatalità ebbe a volgersi nella catastrofe, la generosità<br />

umana fu presente a lenirne il dolore».<br />

Scipio Stenico, fondatore <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> in Italia<br />

Eppure, in questa storia c’è una data significativa, quella <strong>del</strong> 12 dicembre 1954, giorno<br />

in cui venne istituzionalizzato in Italia il Corpo <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>del</strong> CAI, una<br />

vera e propria organizzazione strutturata di soccorso in montagna. A distanza di 70<br />

anni, in questo numero <strong>del</strong>la <strong>rivista</strong> abbiamo voluto ripercorrere parte di questa<br />

storia intensa, nella quale i veri protagonisti sono alpiniste e alpinisti, speleologhe<br />

e speleologi che, spinti da una grande passione per la montagna e da un profondo<br />

spirito di solidarietà, hanno deciso di mettersi al servizio <strong>del</strong>la comunità. Così come scriveva Scipio<br />

Stenico: «Il soccorso è anzitutto questione di uomini e di materiali e di questo binomio siamo<br />

convinti che il termine principale, anzi essenziale, è l’uomo. Dal suo spirito, oltre che dalla sua<br />

perizia, dipende soprattutto la riuscita e la rapidità di ogni azione di soccorso».<br />

Buona lettura!<br />

Mauro Guiducci e Marianna Calovi<br />

direzione e coordinamento Rivista<br />

2


Sommario<br />

APPROFONDIMENTO<br />

CRONACA E INTERVENTI<br />

INTERVISTA<br />

4 Una storia semplice e concreta<br />

12 Un sogno diventato realtà<br />

20 Dietro le quinte<br />

23 Il futuro <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e<br />

<strong>Speleologico</strong><br />

26 Nelle Marche: il bambino<br />

ritrovato grazie al drone<br />

29 Valanga in Trentino<br />

32 Piemonte: l’incidente in elicottero<br />

non ferma i soccorritori<br />

36 Intervista a Fabrizio Curcio<br />

Capo <strong>del</strong> Dipartimento <strong>del</strong>la<br />

Protezione Civile<br />

FOCUS ISTITUZIONALE<br />

NOTIZIE DAL CNSAS<br />

SPAZIO AL TERRITORIO<br />

42 Esserci, da 70 anni<br />

44 I dati 2023<br />

49 I vantaggi <strong>del</strong>l’iscrizione<br />

<strong>del</strong> CNSAS al RUNTS<br />

50 Progetto NaturKosovo<br />

53 <strong>La</strong> nuova sede nazionale di<br />

Milano<br />

55 Sicuri in montagna<br />

60 Sicilia: il Servizio regionale più a<br />

sud d’Italia<br />

68 L’intervento di Gaetano Galvagno<br />

<strong>Aprile</strong> <strong>2024</strong> / n. <strong>83</strong><br />

<strong>Soccorso</strong><br />

lpino<br />

<strong>Speleologico</strong><br />

RIVISTA ISTITUZIONALE DEL CNSAS<br />

Dal passato verso il futuro<br />

70 anni di CNSAS<br />

Anno XXX<br />

n. 1 (<strong>83</strong>)<br />

<strong>Aprile</strong> <strong>2024</strong><br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Mauro Guiducci<br />

coordinamentostampa@cnsas.it<br />

COORDINAMENTO REDAZIONE<br />

Marianna Calovi<br />

comunicazione@soccorsoalpinotrentino.it<br />

COMITATO EDITORIALE<br />

Simone Alessandrini, Alfonso Ardizzi,<br />

Roberto Bartola, Ruggero Bissetta,<br />

Simone Bobbio, Roberto Bolza,<br />

Fabio Bristot, Federico Catania,<br />

Fabio Cattaneo, Mauro Guiducci,<br />

Valentina Minetti, Claudia Ortu<br />

CONSULENZA EDITORIALE<br />

Paolo Romani<br />

paoloromaniadv@gmail.com<br />

Registrazione presso Tribunale di Milano<br />

n. 2034/2020<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE<br />

Alberto Grazi<br />

albertograzi@gmail.com<br />

STAMPA<br />

Errebi Grafiche Ripesi S.R.L. - Falconara Marittima AN


APPROFONDIMENTO<br />

Una st<br />

semplice e conc<br />

Di Fabio Bristot (Rufus), direzione CNSAS<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> esiste da quando, per necessità, ma soprattutto<br />

per diletto, si è sviluppata e poi consolidata l’abitudine <strong>del</strong>le<br />

persone a frequentare il territorio montano e, successivamente, quello<br />

ipogeo, per motivi legati alle sue varie caratteristiche di attrazione. Infatti,<br />

con lo sviluppo <strong>del</strong>l’alpinismo di ricerca e di esplorazione, e con la nascita<br />

dei primi Club Alpini 4 che diedero un forte impulso alle attività legate alla<br />

montagna, il problema <strong>del</strong> soccorso iniziò a porsi in modo sempre più urgente,<br />

soprattutto nelle Alpi, anche in conseguenza <strong>del</strong>l’aumento degli incidenti legati<br />

a queste iniziali pratiche alpinistiche ed escursionistiche.<br />

I primi soccorsi, fin da fine ‘800 e dall’inizio <strong>del</strong> secolo scorso, erano effettuati da<br />

guide alpine, montanari e alpinisti con buone capacità tecniche, in grado di trarre<br />

in salvo, spesso con l’uso di mezzi improvvisati, persone ferite o in difficoltà, quali<br />

cacciatori, boscaioli, pastori, ed anche i primi scalatori e gli escursionisti di ricerca<br />

e di esplorazione, arrivati con l’inizio e la diffusione <strong>del</strong>le attività alpinistiche.<br />

Non mancarono in passato squadre di mutuo soccorso che, soprattutto a seguito<br />

di avvenimenti tragici 5 , furono costretti a organizzarsi per fronteggiare situazioni<br />

eccezionali che potevano durare anche per lunghi periodi. Questi gruppi di persone<br />

consolidarono nel tempo quella cultura altruista e di reciproco sostegno<br />

4 Il Club <strong>Alpino</strong> Italiano nasce nel 1863 e la Società Alpina <strong>del</strong> Trentino, oggi Società degli Alpinisti Tridentini, nel<br />

1872. Solo dopo, il Club <strong>Alpino</strong> Tedesco ed Austriaco nel 1873 per le zone allora sotto il dominio austro-ungarico.<br />

5 Ad esempio, le valanghe che nel 1885 e nel 1887/88 colpirono in modo pesante il nord-ovest <strong>del</strong> Paese e che<br />

causarono, solo in quest’ultima occasione, ben 145 persone decedute sulle 264 che vi furono in tutta Italia.<br />

4 APPROFONDIMENTO


eta oria<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

5


Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong>,<br />

dunque, trae origine<br />

dall’innato spirito<br />

di solidarietà <strong>del</strong>le<br />

genti di montagna, ma<br />

si sviluppa in modo<br />

organizzato soltanto in<br />

tempi moderni.<br />

che permetteva da sempre di vivere in<br />

montagna e fronteggiare gli eventi naturali.<br />

Furono loro a predisporre quel<br />

terreno fertile e quel clima solidale che<br />

garantirà, in seguito, soprattutto tra gli<br />

alpinisti, la vocazione ad offrirsi in aiuto<br />

in caso di bisogno.<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, dunque,<br />

trae origine dall’innato spirito di<br />

solidarietà <strong>del</strong>le genti di montagna,<br />

ma si sviluppa in modo organizzato<br />

soltanto in tempi moderni, con la<br />

crescita esponenziale <strong>del</strong>la frequentazione<br />

<strong>del</strong>la montagna a scopo turistico,<br />

sportivo e ricreativo e con il<br />

conseguente aumento degli incidenti<br />

e degli infortuni. Nelle realtà territoriali<br />

dove la frequentazione alpinistica ed<br />

escursionistica di scoperta era già contrassegnata<br />

da un elevato numero di<br />

appassionati, si assistette alla nascita<br />

<strong>del</strong>le cosiddette “Stazioni d’annuncio”<br />

(Mel<strong>del</strong>stelle für alpine Unfälle) 6 ancora<br />

nel 1902; esempio minimo ma efficace<br />

di soccorso organizzato, reso possibile<br />

in ciascuna sezione <strong>del</strong>l’Alpenverein<br />

poi diventate, in parte, Club <strong>Alpino</strong> Italiano.<br />

Poco più tardi, nel 1907, proprio in<br />

Trentino sotto la direzione <strong>del</strong>la SAT –<br />

la Società Alpinisti Tridentini che nel<br />

1920 confluirà nel Club <strong>Alpino</strong> Italiano<br />

pur mantenendo accentuate forme di<br />

autonomia - nacquero varie postazioni<br />

di soccorso sparse nelle vallate, con<br />

la collaborazione proficua di alcuni<br />

6 È il caso di Bolzano, di Cortina d’Ampezzo (BL) e di<br />

altre realtà <strong>del</strong>l’Alto Adige (Merano).<br />

6 APPROFONDIMENTO


medici e farmacisti che sulle loro case<br />

scrivevano, tra due croci rosse, la parola<br />

“Assistenza”. Allo stesso modo, in<br />

Valle d’Aosta e in Piemonte, per effetto<br />

<strong>del</strong>l’attività <strong>del</strong>le Guide Alpine locali<br />

ma anche di molti talentuosi alpinisti,<br />

andarono a crearsi gruppi sempre più<br />

numerosi che iniziarono a realizzare<br />

reti di soccorritori. In Piemonte, in buona<br />

parte confluiranno poi nell’U.G.E.T.,<br />

l’Unione Giovani Escursionisti Torinesi<br />

fondata nel 1913 e poi confluita nel<br />

Club <strong>Alpino</strong> Italiano.<br />

Tornando un passo indietro, quasi al<br />

principio di queste iniziative, nell’Annuario<br />

<strong>del</strong>la SAT, addirittura nel 1874,<br />

era stato rimarcato come obbligo perentorio<br />

che “nel caso andasse smarrito<br />

un viaggiatore partito senza guide o<br />

essendo fondato il sospetto di un infortunio<br />

accaduto in montagna ad una<br />

compagnia di viaggiatori, ogni guida<br />

all’uopo diffidata è in obbligo di andare<br />

alla ricerca degli smarriti e di portate<br />

soccorso ai pericolanti.” Quelle ricordate<br />

fino a qui, sono esperienze di notevole<br />

spessore umano e, per certi versi,<br />

anche di contenuto tecnico ed organizzativo<br />

elevato, considerati i tempi,<br />

che però si arrestarono con lo scoppio<br />

<strong>del</strong>la Prima Guerra Mondiale.<br />

Con la ripresa <strong>del</strong>le attività alpinistiche<br />

negli anni ’20, in molte parti <strong>del</strong>l’arco<br />

alpino andarono estendendosi altre<br />

forme di soccorso organizzato; evoluzioni<br />

e dinamiche di certo ancora<br />

episodiche e slegate le une dalle altre,<br />

ma che si allontanavano da una certa<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

7


discontinuità territoriale rilevata negli<br />

anni precedenti. Furono istituite,<br />

infatti, forme strutturate di soccorso<br />

che oggi possono sembrare anacronistiche,<br />

ma che in realtà determinarono<br />

le basi di quello che sarà poi il<br />

moderno soccorso organizzato degli<br />

anni ’50.<br />

Mentre nel nord-est, nelle zone <strong>del</strong><br />

Trentino e <strong>del</strong>l’Alto Adige, era stato<br />

predisposto “un servizio di pronto<br />

soccorso alpino” e, nell’Alto Veneto,<br />

andavano costituendosi i primi gruppi<br />

di Guide Alpine e Gruppi di rocciatori,<br />

naturali componenti dei locali gruppi<br />

di soccorso, a nord-ovest, nel 1926,<br />

nasceva a Torino il “Comitato di soccorso<br />

per le disgrazie alpine”, grazie<br />

all’attività <strong>del</strong>l’U.G.E.T. Questa realtà<br />

ebbe una notevole adesione nei territori<br />

di riferimento, una strutturazione<br />

e un’organizzazione molto avanzata, al<br />

pari <strong>del</strong>la “Società di <strong>Soccorso</strong> Triestina”<br />

formata nel 1931 dalla S.A.G. (Società<br />

Alpina <strong>del</strong>le Giulie) e dei Militi volontari,<br />

squadra di soccorso <strong>del</strong> CAI di<br />

Lecco, e di altre esperienze pressoché<br />

contemporanee in tutta la Lombardia<br />

(Bergamo, Sondrio e Brescia).<br />

8 APPROFONDIMENTO


Qualche anno più tardi, nel 1932, il<br />

Club <strong>Alpino</strong> Italiano approvava uno<br />

specifico regolamento per l’organizzazione<br />

<strong>del</strong>l’assistenza sanitaria in<br />

montagna. Nascevano così le Stazioni<br />

di 1° Grado, dislocate nei centri abitati<br />

<strong>del</strong>le valli più importanti, e le Stazioni<br />

di 2° Grado, presso i Rifugi CAI, dotate<br />

di presidi sanitari minimi per fronteggiare<br />

gli eventi di carattere sanitario<br />

statisticamente più comuni.<br />

Solo agli inizi degli anni ‘50, dopo il<br />

periodo bellico, con la ripresa <strong>del</strong>le<br />

attività in montagna e il conseguente<br />

aumento degli incidenti, si raggiunsero<br />

traguardi apprezzabili con la messa<br />

a punto di attrezzature dedicate e di<br />

tecniche piuttosto evolute, iniziando<br />

così anche a parlare <strong>del</strong>la presenza<br />

<strong>del</strong> personale sanitario all’interno <strong>del</strong>la<br />

squadra di soccorso. Ad esempio, a<br />

Bressanone (Bz) nel 1949 e a Bergamo<br />

nel 1953, erano state costituite alcune<br />

squadre di soccorso particolarmente<br />

prestanti e in Val d’Aosta, grazie all’attività<br />

<strong>del</strong>le guide alpine, si erano create<br />

forti squadre di soccorso alpino a<br />

Courmayeur, Breuil e Gressoney, seguite<br />

negli anni successivi da altre realtà<br />

valligiane.<br />

Nel frattempo, all’interno <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong><br />

Italiano si discuteva sempre più<br />

spesso <strong>del</strong>l’argomento “soccorso”, ma<br />

non c’era ancora la determinazione<br />

necessaria per uscire dalla logica <strong>del</strong>la<br />

semplice analisi o enunciazione. Tutti<br />

questi limiti vennero superati grazie<br />

alla sagacia di un medico trentino, Scipio<br />

Stenico che, proprio a Trento nel<br />

1952, aveva costituito ufficialmente il<br />

primo nucleo organizzato e strutturato<br />

di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> con 17 Stazioni.<br />

Contemporaneamente, lo stesso Stenico<br />

sollecitò alcuni Consiglieri centrali<br />

<strong>del</strong> CAI perché venisse affrontata la<br />

questione <strong>del</strong>l’organizzazione di una<br />

struttura ufficiale dedicata al soccorso<br />

in montagna, un’organizzazione stabi-<br />

Furono istituite, infatti,<br />

forme strutturate di<br />

soccorso che oggi<br />

possono sembrare<br />

anacronistiche, ma che<br />

in realtà determinarono<br />

le basi di quello che<br />

sarà poi il moderno<br />

soccorso organizzato<br />

degli anni ’50.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

9


le e con capacità di muoversi in modo<br />

autonomo sul territorio, per istituzionalizzare<br />

e radicare in tutto il Paese il<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e renderlo immediatamente<br />

operativo nelle realtà montane<br />

a più elevata frequentazione alpinistica<br />

e turistica.<br />

Il Presidente generale <strong>del</strong> CAI, Bartolomeo<br />

Figari, comprese queste istanze<br />

e in modo lungimirante ne diede un<br />

seguito concreto. In un primo momento,<br />

il processo di istituzionalizzazione<br />

avvenne con una formale <strong>del</strong>iberazione<br />

<strong>del</strong> Consiglio Centrale <strong>del</strong> CAI che,<br />

il 4 settembre 1954 a Bognasco (VB),<br />

decideva di finanziare la costituzione<br />

di 26 Stazioni di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, arrivando<br />

ad alienare alcuni immobili per<br />

permettere il finanziamento <strong>del</strong>l’iniziativa.<br />

Ma solo qualche mese più tardi<br />

si arrivò alla data più importante <strong>del</strong><br />

CNSAS, quella costitutiva <strong>del</strong> Corpo. Il<br />

12 dicembre 1954, in una riunione <strong>del</strong><br />

Consiglio Centrale <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong> Italiano<br />

tenutasi a Clusone (Bergamo), si<br />

diede vita a un’organizzazione di soccorso<br />

strutturato in montagna: venne<br />

definita e <strong>del</strong>iberata la prima architettura<br />

<strong>del</strong> CSA (Corpo <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>)<br />

<strong>del</strong> CAI che andò a sostituire la vecchia<br />

“Commissione per i Soccorsi Alpini”,<br />

ormai superata da questa decisione.<br />

Singolare che un provvedimento così<br />

importate per quella che sarebbe stata<br />

la nascita <strong>del</strong> CNSAS fosse stato associato<br />

solo al terzo punto <strong>del</strong>le varie<br />

ed eventuali <strong>del</strong>l’ordine <strong>del</strong> giorno di<br />

quell’assemblea. Ad ogni modo, la prima<br />

organizzazione territoriale <strong>del</strong> CSA<br />

aveva suddiviso il territorio nazionale<br />

in undici Zone-Delegazioni: Tarvisio-Udine,<br />

Belluno, Alto Adige, Trento, Edolo,<br />

Bergamo, Sondrio, Biella, Aosta, Borgosesia<br />

e Domodossola. A queste realtà<br />

territoriali corrispondevano le prime 26<br />

Stazioni di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> alle quali,<br />

già a partire dall’anno successivo e da<br />

quelli seguenti, se ne aggiunsero molte<br />

altre, sino ad arrivare alle attuali 279 tra<br />

Stazioni “alpine” e “speleologiche”.<br />

Da quel giorno il CSA, diventato col<br />

tempo CNSA (Corpo Nazionale <strong>del</strong><br />

GLI INTERVENTI IN NUMERI DAL 1955<br />

Nel 1955, primo anno di effettiva attività <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, furono compiuti 139 interventi portando aiuto<br />

a 153 persone e recuperando 57 morti. A settant’anni di distanza, gli interventi compiuti ad oggi fino al 31 dicembre<br />

2023, sono stati 222.762; nell’ultimo decennio sono stati effettuati più o meno lo stesso numero di interventi<br />

dei sessant’anni precedenti. Le persone soccorse e tratte in salvo hanno raggiunto la cifra di 238.935.<br />

Di questi soggetti, 77.426 erano illesi 4 , 140.929 i feriti più o meno gravi, mentre 18.072 le persone decedute e<br />

recuperate dal CNSAS. Le persone disperse o scomparse, mai più ritrovate anche a seguito di svariate giornate<br />

di ricerca, raggiungono invece le 2.498 unità. Per compiere questa mole di interventi è stato impiegato un<br />

numero straordinario di soccorritori, pari a 1.068.053 tecnici volontari, con il contestuale apporto di 5.555<br />

unità cinofile. In molti scenari operativi, e a fronte di eventi di carattere sanitario importante, va rimarcato il<br />

contributo spesso determinante degli elicotteri. In 110.990 eventi di soccorso sono stati utilizzati gli elicotteri<br />

<strong>del</strong> 118-Servizio sanitario regionale/provinciale (nella stragrande maggioranza dei casi, circa il 91% su base<br />

annua) e, in forma minore, degli enti <strong>del</strong>lo Stato che furono però determinanti in molti interventi tra gli anni<br />

’60 e, ancora oggi, sono un importante supporto per il CNSAS.<br />

4 Soggetti in imminente pericolo di vita e/o a rischio di evoluzione sanitaria; soggetti in difficoltà o in situazioni di pericolo a causa <strong>del</strong>le condizioni <strong>del</strong><br />

dei luoghi, <strong>del</strong>le condizioni meteorologiche, <strong>del</strong>l’oscurità, <strong>del</strong>le condizioni psicofisiche e/o di altri fattori (es. recupero compagni di ascensione/escursione <strong>del</strong>la<br />

persona ferita o deceduta) che ne hanno reso necessario o opportuno il recupero e l’accompagnamento in sicurezza.<br />

10 APPROFONDIMENTO


<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>) e, in seguito, CNSAS<br />

(Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e<br />

<strong>Speleologico</strong>) con l’entrata nel suo<br />

corpo sociale <strong>del</strong>la componente speleologica<br />

nel 1968, ampliò progressivamente<br />

il proprio spettro di attività<br />

sul territorio con l’istituzione di nuove<br />

Zone alle quali corrispondevano varie<br />

Stazioni di competenza, garantendo<br />

in modo sempre più esteso l’attività di<br />

soccorso e l’attività formativa <strong>del</strong> proprio<br />

personale.<br />

Scipio Stenico fu il primo Presidente <strong>del</strong><br />

CNSAS, seguito da Oreste Pinotti (1960-<br />

1966), Bruno Toniolo (1967-1981),<br />

Giancarlo Riva (1982-1988), Franco Garda<br />

(1989-1993), Armando Poli (1994-<br />

2004), Piergiorgio Baldracco (2004-<br />

2015) e Maurizio Dellantonio (2016).<br />

Oggi possiamo affermare, senza tema<br />

di smentita, che l’intuizione di Scipio<br />

Stenico si è rivelata pienamente nella<br />

sua straordinaria efficacia: nel tempo,<br />

la rete operativa concepita settanta<br />

anni fa si è estesa su tutto il territorio<br />

<strong>del</strong> nostro Paese, garantendo una<br />

sempre maggiore capillarità nelle<br />

aree alpine e prealpine <strong>del</strong>le Stazioni<br />

di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>,<br />

ovvero dei Servizi Regionali e Provinciali<br />

<strong>del</strong> CNSAS e <strong>del</strong>le rispettive Zone-Delegazioni,<br />

che ora garantiscono<br />

un servizio pubblico d’eccellenza. Un<br />

servizio che opera in sinergia con i<br />

Servizi sanitari regionali e <strong>del</strong>le Province<br />

autonome, con il Sistema di<br />

Protezione civile, con gli enti locali<br />

e, in genere, con la Pubblica amministrazione.<br />

Il Presidente generale<br />

<strong>del</strong> CAI, Bartolomeo<br />

Figari, comprese queste<br />

istanze e in modo<br />

lungimirante ne diede<br />

un seguito concreto.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

11


Un sogno<br />

diventato realtà<br />

I 70 anni <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

di Mauro Guiducci, vicepresidente CNSAS<br />

L’altra notte ho fatto un sogno: avevo la divisa <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> e percorrevo<br />

un sentiero in alta montagna; ad un certo punto mi sono<br />

ritrovato in una nebbia fittissima, arrivata all’improvviso, ma non<br />

c’era vento e neanche quella sensazione di forte umidità che ti assale<br />

in certe condizioni. Ho proseguito la mia salita e, come d’incanto,<br />

la nebbia ha lasciato il posto ad un cielo azzurrissimo, irreale,<br />

con un’aria limpida ed una grande luminosità, ma la cosa strana è che la nebbia<br />

continuava ad esserci sotto i miei piedi, talmente densa da non permettermi di<br />

vedere il terreno sottostante.<br />

In lontananza scorgo un gruppo di persone e mi dirigo verso di loro, avvicinandomi<br />

mi rendo conto che hanno un abbigliamento strano. Alcuni indossano grossi<br />

maglioni di lana, altri una sorta di palandrana, qualcuno dei pantaloni alla zuava,<br />

con calzettoni e scarponi in cuoio. Tra loro riconosco Scipio Stenico, Oreste Pinotti,<br />

Bruno Tognolo, Giulio Gechere, Willi Fazio, Franco Garda, Daniele Chiappa,<br />

Paolo Verico, Oskar Piazza, ma vi sono ancora altre decine di persone e molte di<br />

loro hanno abiti ed attrezzature dei nostri giorni; molti indossano la divisa <strong>del</strong><br />

CNSAS altri la tuta da pilota o quella <strong>del</strong>la Sanità. Riconosco l’equipaggio di Falco,<br />

precipitato a causa di un cavo d’acciaio posizionato in una vallata <strong>del</strong> bellunese,<br />

quello <strong>del</strong>l’elicottero <strong>del</strong> 118 <strong>del</strong>l’Aquila precipitato nel 2017 a Campo Felice e<br />

tutti però mi accolgono con un sorriso.<br />

12 APPROFONDIMENTO


Paolo Verico mi si avvicina e mi abbraccia:<br />

«Ciao Mauro, da quanti anni non<br />

ci si vede, grazie per averci fatto visita,<br />

vedi… – e con la mano aperta, facendo<br />

una mezza rotazione <strong>del</strong> braccio, mi<br />

indica tutti quanti – siamo veramente<br />

tanti, ognuno di noi ha contribuito alla<br />

nascita o alla crescita <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong>, con idee innovative,<br />

con la condivisione e l’insegnamento<br />

<strong>del</strong>le tecniche ai meno esperti, con interventi<br />

di soccorso a volte molto arditi<br />

e purtroppo tanti di loro anche con il sacrificio<br />

estremo, ma siamo veramente orgogliosi<br />

e contenti di aver contribuito in<br />

questi settant’anni a far diventare realtà<br />

un nostro sogno».<br />

Il suono improvviso, fastidioso ed invadente<br />

<strong>del</strong>la sveglia mi riporta alla<br />

realtà, distaccandomi per un attimo da<br />

quelle donne e uomini che non sono<br />

più con noi, ma che in tutti questi anni<br />

hanno fatto crescere la nostra struttura;<br />

il ricordo di tanti di loro resta comunque<br />

nei nostri cuori e nella nostra<br />

mente. Certo, in questi anni di interventi<br />

se ne sono fatti tanti, impossibile<br />

indicarne il numero, decine e decine di<br />

migliaia; infinite le cause o le patologie<br />

affrontate, dalle più banali e semplici<br />

alle più drammatiche e complicate,<br />

dalla caviglia slogata alla catastrofe<br />

che ha interessato intere comunità,<br />

dall’intervento svolto in pochi minuti<br />

da un tecnico di elisoccorso, alle decine<br />

di giornate che hanno visto intervenire<br />

centinaia di tecnici.<br />

Impossibile raccontare tutti gli eventi<br />

che in questi settant’anni ci hanno impegnato<br />

ed anche volendo evidenziare<br />

i più eclatanti, non è semplice, perché<br />

di episodi che in qualche modo hanno<br />

segnato il nostro percorso, per un motivo<br />

o per un altro, sono tanti. Ho deci-<br />

A sinistra Scipio Stenico e a destra Mario Sma<strong>del</strong>li, fondatori <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>,<br />

Biblioteca <strong>del</strong>la montagna - Archivio storico SAT, Trento<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

13


Pensarono che gli<br />

avessero gettato dei<br />

sacchi con i viveri, ma<br />

quando raggiunsero<br />

la base <strong>del</strong> pozzo<br />

restarono paralizzati;<br />

a terra c’era una<br />

persona, era ancora<br />

legato alla corda,<br />

che era precipitata al<br />

suo fianco, sul casco<br />

la scritta “Unione<br />

speleologi bolognesi.<br />

so quindi di dare voce ad alcuni amici,<br />

che hanno in qualche modo vissuto<br />

alcuni di questi episodi significativi.<br />

Alle centenarie attività alpinistiche,<br />

negli anni ’50 comincia a prendere<br />

piede l’esplorazione <strong>del</strong>le grotte e agli<br />

sporadici casi di “ardimentosi” che si<br />

avventuravano nelle caverne nei secoli<br />

scorsi, cominciavano a nascere i primi<br />

gruppi speleologici. Per alcuni anni gli<br />

incidenti furono risolti con grandi difficoltà<br />

e spesso con esiti nefasti in maniera<br />

autonoma. Nel 1966, sullo slancio<br />

emotivo <strong>del</strong>la morte nella grotta di<br />

Su Anzo, in Sardegna, di Eraldo Saracco,<br />

che da tempo si era impegnato per<br />

la creazione di un’organizzazione di<br />

soccorso, nasce l’organizzazione in cui<br />

tanto credeva, ma dopo pochi mesi,<br />

nel corso di un intervento di soccorso<br />

nel Buco <strong>del</strong> Castello, in Valle Brembana,<br />

due volontari persero la vita in un<br />

incidente. Una tragica vicenda, che ha<br />

segnato per sempre Lelo Pavanello.<br />

Quel giorno era andato in grotta con<br />

altri tre amici, tutti bolognesi, ma una<br />

piena improvvisa, causata da un forte<br />

temporale, li bloccò nella cavità. Erano<br />

ben attrezzati e si sistemarono in una<br />

zona lontana dall’acqua, che scendeva<br />

con impeto lungo un tratto verticale<br />

di decine di metri e, razionando il<br />

cibo, attesero un paio di giorni. Nella<br />

mattina <strong>del</strong> martedì la vista di luci alla<br />

sommità <strong>del</strong> pozzo li rincuorò; poi un<br />

tonfo sordo ed improvviso risuonò nel<br />

buio. Pensarono che gli avessero gettato<br />

dei sacchi con i viveri, ma quando<br />

raggiunsero la base <strong>del</strong> pozzo restarono<br />

paralizzati; a terra c’era una persona,<br />

era ancora legato alla corda, che<br />

era precipitata al suo fianco, sul casco<br />

la scritta “Unione speleologi bolognesi”.<br />

Era il loro amico Carlo Pelagalli, era<br />

ancora vivo, lo spostarono al riparo<br />

dalla cascata. Sistemato l’amico, con il<br />

cuore in gola, Lelo tornò alla base <strong>del</strong>la<br />

verticale, cercando di comunicare con<br />

quelli alla sommità <strong>del</strong> pozzo ma quasi<br />

viene investito da qualcos’altro che<br />

gli piomba a fianco; un altro uomo,<br />

un altro amico, ancora un bolognese.<br />

È Luigi Donini, ma anche lui è vivo ed<br />

14 APPROFONDIMENTO


è cosciente. Dovevano restare sopra<br />

il P84, avevano l’incarico di prendere<br />

contatto con i quattro rimasti bloccati,<br />

capire se stessero tutti bene, avvertirli<br />

che i soccorsi stavano arrivando, ma il<br />

fragore <strong>del</strong>l’acqua glielo aveva impedito,<br />

ed allora avevano deciso di scendere<br />

più in basso; ma l’acqua li aveva<br />

travolti, facendoli precipitare. Carlo e<br />

Luigi furono le prime vittime <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Speleologico</strong> e Lelo, uno di quelli<br />

che questo <strong>Soccorso</strong> l’ha visto nascere<br />

ed è ancora uno di noi, ha convissuto<br />

tutti questi anni con un dolore nel<br />

cuore, convinto che forse oggi, con la<br />

medicalizzazione <strong>del</strong>l’infortunato che<br />

riusciamo a fare, avrebbero avuto <strong>del</strong>le<br />

possibilità in più di sopravvivere.<br />

Nel 1972 Renato Cresta, che faceva<br />

parte <strong>del</strong>la squadra di Macugnaga <strong>del</strong><br />

Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, ha<br />

vissuto un caso entrato nella storia dei<br />

salvataggi in montagna. Una straordinaria<br />

nevicata blocca tutte le attività<br />

<strong>del</strong> territorio, per uscire dalle case la<br />

gente passa dalle finestre <strong>del</strong> primo<br />

piano, una coppia di turisti canadesi,<br />

dopo due giorni di forzata inattività,<br />

decidono di trasferirsi a piedi verso la<br />

vicina Svizzera, ma intorno alle 12.00<br />

<strong>del</strong> sabato una valanga travolge la<br />

donna. Sono ore, giorni di ricerche<br />

frenetiche senza successo, ma Renato<br />

non demorde. Contatta Alberto Borgna,<br />

un suo vecchio amico; lo aveva<br />

rivisto pochi mesi prima ad un corso di<br />

nivologia dove partecipava come unità<br />

cinofila, con il suo pastore tedesco Zacho.<br />

In quell’occasione era rimasto colpito<br />

dall’affiatamento e dal lavoro che<br />

svolgevano in coppia. L’amico si rende<br />

subito disponibile, ma non è semplice<br />

arrivare nei territori di Macugnaga da<br />

quelli di Saluzzo. <strong>La</strong> neve è veramente<br />

tanta e le strade sono bloccate in più<br />

punti, e riuscirà a raggiungere la locanda<br />

di Ceppo Morelli soltanto alle<br />

22.30 <strong>del</strong>la domenica. Alle prime luci<br />

<strong>del</strong>la mattina successiva sono sul fronte<br />

<strong>del</strong>la valanga, cercano a lungo, ma<br />

senza successo. Poi all’improvviso, in<br />

un momento di pausa, mentre i due<br />

ragionavano sul da farsi, Alberto nota<br />

che il cane, allontanatasi per quanto<br />

gli consentiva il lugo guinzaglio, è in-<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

15


quieto. Lo libera permettendogli di<br />

spostarsi di pochi passi ed annusando<br />

il terreno comincia a scavare, poi si<br />

sposta un poco e riprende a scavare.<br />

I due lo raggiungono in un attimo ed<br />

Alberto si mette a sondare il punto, “è<br />

qui” afferma. Impugna la piccola pala<br />

in alluminio e si mette al lavoro, attimi<br />

concitati, in cui si dà tutto, il corpo dimentica<br />

la fatica, il freddo <strong>del</strong>la neve<br />

spostata con le mani, minuti che sembrano<br />

un’eternità e poi il rosso di una<br />

giacca a vento compare tra la neve. Alberto<br />

si tuffa a testa in giù nella buca,<br />

un grido ovattato dalla neve: “è viva!”.<br />

Sono passate 44 ore da quando è stata<br />

sepolta, pensate: quasi due giorni ed<br />

era ancora viva. Tutte le statistiche ci<br />

evidenziano che la possibilità di salvare<br />

una persona sepolta da una valanga<br />

è tempo dipendente e che questa curva<br />

si abbassa in modo esponenziale<br />

dopo pochi minuti, quindi è essenziale<br />

agire subito. Eppure, questo caso ci fa<br />

riflettere, ci dice che non bisogna mai<br />

demordere e che a volte, la nostra determinazione,<br />

l’accanimento con cui<br />

affrontiamo la ricerca e il soccorso, può<br />

salvare una vita umana.<br />

L’esperienza maturata in decenni di<br />

soccorsi portò alla convinzione che<br />

per migliorare l’efficienza degli interventi<br />

in montagna era assolutamente<br />

necessario intervenire in modo diverso,<br />

quando le condizioni meteo lo permettevano.<br />

Negli anni ’50, lo svizzero<br />

Hermann Geiger, con un Piper prima<br />

e con il Pilatus Porter dopo, si mise a<br />

salvare decine di alpinisti atterrando<br />

16 APPROFONDIMENTO


in “fazzoletti di neve” con il suo aereo<br />

a cui aveva montato degli sci retrattili.<br />

L’esempio di Geiger ispirò un tecnico<br />

frigorista italiano: Erich Abram, che si<br />

compra un Piper nuovo di zecca e negli<br />

anni ’60 comincia a fare ricognizioni<br />

tra le montagne. Un giorno, nei pressi<br />

di Cortina, gli viene chiesto di verificare<br />

una valanga che ha coinvolto due ragazzi.<br />

Prima di decollare da Siusi fa salire<br />

una unità cinofila. Lo spazio nell’abitacolo<br />

è minimo, il conduttore si<br />

sistema tenendo in braccio il suo cane,<br />

in volo individuano la valanga e nell’incredulità<br />

generale, l’elicottero atterra<br />

sotto la Croda <strong>del</strong> <strong>La</strong>go. Si fiondano<br />

sulla valanga e, in breve, individuano<br />

i due sepolti e li estraggono vivi. Ancora<br />

qualche anno e si cominceranno<br />

a vedere in volo sempre più spesso gli<br />

elicotteri. Negli anni ’70 cominciarono<br />

le prime pioneristiche missioni di soccorso,<br />

con mezzi militari o con mezzi<br />

privati; anche Abram si metterà ai comandi<br />

di un <strong>La</strong>ma, un elicottero dalle<br />

grandi prestazioni, che ha cambiato la<br />

storia <strong>del</strong> lavoro e <strong>del</strong> soccorso in montagna.<br />

Salvataggi pioneristici realizzati<br />

a volte con tecniche e attrezzature improvvisate,<br />

ma che in molti casi hanno<br />

permesso di salvare vite umane. I tempi<br />

sono ormai maturi, l’industria aeronautica<br />

è sempre più focalizzata sulla<br />

produzione di elicotteri, la tecnologia<br />

Alberto si tuffa a testa<br />

in giù nella buca, un<br />

grido ovattato dalla<br />

neve: “è viva!”.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

17


Erano passati soltanto<br />

venti giorni dalla<br />

morte di Alfredino<br />

quando scatta<br />

l’allarme per tre<br />

speleologi rimasti<br />

bloccati da una piena<br />

nella risorgenza<br />

<strong>del</strong>l’Arma Taramburla,<br />

una grotta a metà<br />

strada tra Albenga e<br />

Cuneo.<br />

avanza e giorno dopo giorno cresce la<br />

consapevolezza che è necessario creare<br />

un elisoccorso organizzato. Gli anni<br />

’80 vedono nascere numerose iniziative<br />

nell’arco alpino. Nel 1981 Roberto<br />

<strong>La</strong>gunaz, con Natalino Menegus, Angelo<br />

Falciola e Renzo Rossi, fondano<br />

la società Elidolomiti, acquistando un<br />

elicottero <strong>La</strong>ma, con il quale effettuano<br />

lavori di disgaggio sulle pareti rocciose,<br />

ma lo mettono nel contempo a<br />

disposizione per eventuali azioni di<br />

soccorso alpino in montagna.<br />

Nel giugno <strong>del</strong>lo stesso anno a Vermicino<br />

si consumò la tragedia <strong>del</strong><br />

piccolo Alfredo Rampi, caduto in un<br />

pozzo per l’irrigazione di 30 centimetri<br />

di diametro. Furono innumerevoli i<br />

tentativi effettuati per trarlo in salvo<br />

ma soltanto dopo tante ore dall’incidente<br />

furono presi in considerazione<br />

i volontari <strong>del</strong> CNSA che dimostrarono<br />

grande abilità ed eroismo. Ancora<br />

oggi Piergiorgio Baldracco, nominato<br />

pochi giorni dopo la tragedia responsabile<br />

nazionale <strong>del</strong>la Sezione speleologica,<br />

si rammarica per quelle miopi<br />

scelte.<br />

Erano passati soltanto venti giorni<br />

dalla morte di Alfredino quando scatta<br />

l’allarme per tre speleologi rimasti<br />

bloccati da una piena nella risorgenza<br />

<strong>del</strong>l’Arma Taramburla, una grotta<br />

a metà strada tra Albenga e Cuneo.<br />

Sull’onda emotiva di Vermicino il neonato<br />

Ministero <strong>del</strong>la Protezione Civile<br />

invia sul posto una moltitudine di<br />

“specialisti”: 40 sommozzatori, in gran<br />

parte militari, senza nessuna esperienza<br />

speleologica, 40 alpini <strong>del</strong> battaglione<br />

di Mondovi, 30 carabinieri, 30<br />

poliziotti, 40 Vigili <strong>del</strong> Fuoco e decine<br />

di volontari. Questa volta però la competenza<br />

è affidata al CNSA e Piergiorgio,<br />

per niente intimorito dalla pressione<br />

di prefetti, comandanti dei VVF<br />

e <strong>del</strong>le forze <strong>del</strong>l’ordine, e dal grande<br />

interesse mediatico, dirige l’intervento<br />

per tre lunghi giorni, coinvolgendo<br />

mezzi aerei di alcuni Corpi <strong>del</strong>lo stato.<br />

Fa arrivare gli uomini chiave per risolvere<br />

l’intervento, tecnici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

speleologico <strong>del</strong> Piemonte, <strong>del</strong>la<br />

Lombardia, <strong>del</strong> Friuli-Venezia Giulia<br />

e di altre regioni italiane. Poi coinvolge<br />

l’amico Pierre Riass, responsabile<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> speleologico francese,<br />

che invia due tra i più esperti speleosub<br />

al mondo: Patric Peneff e Jean<br />

Charles Chouquet. Dopo numerosi<br />

tentativi i due avignonesi riescono ad<br />

oltrepassare il primo sifone, ma non il<br />

secondo. Patric comincia a cercare e<br />

trova una prosecuzione, ma è estremamente<br />

stretta; serviva <strong>del</strong>l’esplosivo<br />

per allargare il passaggio, ma si<br />

temevano le esalazioni tossiche <strong>del</strong>le<br />

esplosioni. Baldracco prese un’altra<br />

decisione epocale, fece arrivare un<br />

particolare esplosivo dalla Francia<br />

con un elicottero militare fino al confine<br />

il Sigmagel, che fu preso in carico<br />

da un elicottero dei carabinieri. Nel<br />

frattempo, mentre <strong>del</strong>le grosse idro-<br />

18 APPROFONDIMENTO


vore pompano via decine di metri<br />

cubi di acqua, fa realizzare da una pala<br />

meccanica una strada di un chilometro<br />

e mezzo per trasportare un grosso<br />

compressore da cantiere nei pressi<br />

<strong>del</strong>la grotta, facendo arrivare un tubo<br />

<strong>del</strong>l’aria nella grotta. Grazie a queste<br />

operazioni la strettoia viene allargata<br />

e si riescono a salvare i tre speleologi.<br />

Con questa operazione Baldracco dà<br />

una svolta essenziale al <strong>Soccorso</strong> speleologico,<br />

introducendo per la prima<br />

volta la collaborazione internazionale,<br />

che nei decenni consecutivi fu consolidata<br />

con decine di attività <strong>del</strong> CNSAS<br />

all’estero, attraverso la partecipazione<br />

a interventi di soccorso in Germania<br />

e in Turchia e l’invio di nostri istruttori<br />

nazionali in molti paesi nel mondo,<br />

dove hanno divulgato conoscenze e<br />

tecniche di soccorso. Ma è stato anche<br />

l’artefice <strong>del</strong> riconoscimento <strong>del</strong> CN-<br />

SAS da parte <strong>del</strong>la Protezione Civile,<br />

inserendoci tra le sue componenti nel<br />

testo <strong>del</strong>la sua costituzione.<br />

Siamo partiti settant’anni fa grazie al<br />

sogno di alcuni ardimentosi, siamo<br />

cresciuti giorno dopo giorno, maturando<br />

esperienze e migliorando le<br />

tecniche di soccorso, abbiamo pianto<br />

il sacrificio di tanti amici e colleghi, ma<br />

siamo riusciti a salvare migliaia di vite<br />

e a restituire ai loro cari tante vittime<br />

decedute in montagna, in grotta o su<br />

territorio impervio, con la consapevolezza<br />

che oggi siamo una realtà al servizio<br />

<strong>del</strong> nostro Paese.<br />

Intervento speleo in Baviera, 2014<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

19


Dietro le quinte<br />

Il ruolo <strong>del</strong>la segreteria<br />

di Giulio Frangioni<br />

Quando mi capitava di tenere lezione a corsi di aggiornamento,<br />

per rompere il ghiaccio mi presentavo dicendo che ero il<br />

Coordinatore <strong>del</strong>la segreteria nazionale di Milano e che questa<br />

segreteria non era nella costellazione di Alpha Centauri<br />

ma era un luogo fisico ben preciso con città, via, numero<br />

civico, dove c’erano scrivanie, pc e frequentato da persone,<br />

aggiungevo intelligenti, strappando sorrisetti ironici. Questo<br />

perché agli albori questa struttura era percepita un po’ come qualcosa di astratto,<br />

in pratica un Sarchiapone, un non luogo, che ha alimentato tante leggende metropolitane<br />

nate per caso, ma poi entrate nell’inconscio collettivo. <strong>La</strong> storia è ben<br />

diversa e la segreteria in pratica nasce lo stesso giorno in cui nasce il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>:<br />

infatti nessuna associazione, ente, ditta, organizzazione può vivere, crescere,<br />

svilupparsi senza una struttura che curi quella che oggi chiamiamo logistica.<br />

Nel 1954 il Corpo <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> è istituito come “Organo tecnico” <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong><br />

Italiano e da esso riceve anche il sostegno burocratico. Durante la presidenza<br />

di Scipio Stenico e poi di Oreste Pinotti le cose cambiano di poco. Nel 1960 il<br />

20 APPROFONDIMENTO


torinese Bruno Toniolo assume questa<br />

carica, il lavoro è decisamente aumentato<br />

e la necessità è che almeno per<br />

mezza giornata una persona si occupi<br />

<strong>del</strong>le carte. Il CAI distacca quindi un<br />

segretario <strong>del</strong> proprio personale che<br />

per mezza giornata si occuperà <strong>del</strong>la<br />

Biblioteca nazionale e per l’altra degli<br />

impegni al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>. Questo sistema<br />

andrà avanti fino al 1982 quando<br />

presidente diventerà Giancarlo<br />

Riva, imprenditore lecchese che darà<br />

una svolta importante alla struttura. Il<br />

lavoro o, meglio, la responsabilità <strong>del</strong>la<br />

segreteria, vengono affidati a tempo<br />

pieno al vicepresidente Daniele Chiappa,<br />

in un momento in cui forte è la discussione<br />

per creare anche il ruolo di<br />

un direttore generale <strong>del</strong> CNSA. Dopo i<br />

primi anni i rapporti fra i due si guastano,<br />

Chiappa si dimette e Riva porta a<br />

fine il suo mandato, ma in pratica esce<br />

“sbattendo la porta” e la segreteria si<br />

dissolve nel nulla.<br />

Nel 1989 diventa presidente il valdostano<br />

Franco Garda che pone due<br />

punti imprescindibili per la sua futura<br />

nomina: il primo è che la direzionalità<br />

<strong>del</strong> Corpo sia condivisa con più persone,<br />

quindi la nascita <strong>del</strong> “Comitato di<br />

presidenza” oggi Consiglio Nazionale,<br />

la seconda è che la segreteria non segua<br />

più il presidente ma che sia una<br />

struttura fissa, posta nei locali <strong>del</strong> CAI<br />

centrale a Milano dotata di proprio<br />

personale, attrezzature, archivi e quanto<br />

altro può servire per una moderna<br />

organizzazione. <strong>La</strong> sede <strong>del</strong> CAI è nel<br />

salotto buono di Milano e si affacciano<br />

sulla prestigiosa “Galleria” in piazza<br />

Duomo. Lo spazio è però limitato, i locali<br />

fatiscenti anche perché c’è già lo<br />

sfratto da parte <strong>del</strong> Comune, che vuole<br />

ristrutturare ma avere i locali per sé. Al<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> è dedicata poco più<br />

di una scrivania, praticamente in un<br />

ripostiglio, ma non si poteva fare altro.<br />

Viene anche messa a disposizione una<br />

persona a tempo pieno per le incombenze<br />

legate al Corpo. Un paio di anni<br />

dopo, finalmente il CAI si trasferisce in<br />

una nuova sede in via Fonseca Pimentel<br />

dove tutto cambia. Al CNSAS sono<br />

dedicati un grande locale per il funzionamento<br />

di base, uno per la presidenza<br />

ed un altro per gli archivi. In questa<br />

fase il personale è incrementato di<br />

un’altra unità.<br />

Intanto il CAI si adopera per acquistare<br />

un immobile tutto suo e finalmente<br />

alla fine <strong>del</strong> 1999 si trasferisce nell’attuale<br />

sede di via Petrella a due passi<br />

dalla stazione centrale: una ex scuola<br />

molto ben ristrutturata che dispone di<br />

ampio spazio di cui beneficia anche il<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> a cui sono messi a disposizione<br />

quattro locali per la segreteria,<br />

l’ufficio <strong>del</strong> presidente e una sala<br />

riunioni per una quindicina di persone.<br />

Più o meno negli stessi anni viene licenziata<br />

quella che può essere considerata<br />

la più importante legge sul<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, la n°<br />

74, che oltre a vari riconoscimenti nel<br />

tempo permetterà di avere più finanziamenti.<br />

Ciò ha comportato la possibilità<br />

di svolgere maggiori attività che<br />

hanno portato ad un incremento <strong>del</strong><br />

lavoro ed in conseguenza il personale<br />

ha assunto la configurazione attuale di<br />

cinque addetti.<br />

Oggi la Segreteria nazionale è un sostegno<br />

irrinunciabile per una struttura<br />

e un’organizzazione assai complessa<br />

che dovrà costantemente adeguarsi e<br />

aggiornarsi per essere all’altezza di un<br />

futuro che, dal punto di vista burocratico,<br />

si profila sempre più complicato.<br />

Nessuna<br />

organizzazione può<br />

vivere, crescere,<br />

svilupparsi senza una<br />

struttura che curi la<br />

logistica.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

21


LA COMMISSIONE COMUNICAZIONE E<br />

DOCUMENTAZIONE: LA CHIUSURA DI UN CICLO<br />

di Silvia Arrica e Rossana D’Arienzo<br />

Dopo quasi trent’anni di attività, la fine <strong>del</strong> 2023 ha<br />

portato con sé la fine <strong>del</strong>la Commissione Comunicazione<br />

e Documentazione (CCD), una <strong>del</strong>le commissioni<br />

operative <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong>.<br />

Nata verso la metà degli anni Novanta dall’idea di un<br />

piccolo gruppo di speleologi che, già allora, si era<br />

reso conto <strong>del</strong>l’importanza <strong>del</strong>la documentazione<br />

durante gli interventi di soccorso e <strong>del</strong>la necessità<br />

di gestire nel miglior modo possibile le informazioni<br />

nelle situazioni di emergenza, la CCD ha mosso i<br />

primi passi con strumentazioni e tecnologie che non<br />

sempre erano efficaci. Erano tempi completamente<br />

diversi da quelli nei quali viviamo oggi, dove le notizie<br />

appena escono sono già vecchie, dove internet<br />

e i social network permettono la circolazione di informazioni<br />

e immagini in modo istantaneo rispetto<br />

a un evento. Le immagini, soprattutto quelle che più<br />

di ogni altra cosa raccontano e danno<br />

spessore, quanto sono cambiate! Adesso<br />

siamo abituati a utilizzare strumenti<br />

piccoli ma performanti (action cam o<br />

telefoni cellulari) che permettono di<br />

ottenere immagini di altissima qualità<br />

col minimo ingombro. Quando questa<br />

commissione si è affacciata sulla scena<br />

non solo non aveva a disposizione le<br />

moderne tecnologie ma le strumentazioni<br />

erano pesanti e non efficienti in<br />

grotta come potevano esserlo fuori e<br />

solo la caparbietà di questi pionieri <strong>del</strong>la<br />

comunicazione, unita all’esigenza di tentare di arginare<br />

la distorsione <strong>del</strong>le informazioni che venivano<br />

veicolate lasciando libero spazio interpretativo agli<br />

organi di stampa, ha portato il <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong><br />

ad essere il riferimento dei media per gli interventi<br />

in grotta.<br />

Il grande merito che questa commissione ha avuto<br />

è stato senza dubbio aver aperto un canale di informazione<br />

e documentazione sulle attività <strong>del</strong> soccorso<br />

speleologico, facendo da apripista a quella che è<br />

l’odierna comunicazione <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

a tutti i livelli. Quello che ci auspichiamo<br />

è che il patrimonio di informazioni, conoscenze e<br />

competenze messe in campo in questo trentennio di<br />

attività non vada perso ma che rimanga come patrimonio<br />

non solo <strong>del</strong> soccorso speleologico ma di tutta<br />

la struttura <strong>del</strong> Corpo.<br />

22 APPROFONDIMENTO


Il futuro <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>:<br />

visioni (artificiali)<br />

per il 2094<br />

a cura <strong>del</strong>la Redazione (e <strong>del</strong>l’Intelligenza Artificiale)<br />

Nel mese di febbraio <strong>2024</strong> abbiamo chiesto all’Intelligenza Artificiale<br />

di studiare le attività <strong>del</strong> Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong> e di scrivere un articolo per questo numero <strong>del</strong>la<br />

<strong>rivista</strong> immaginando il futuro <strong>del</strong> Corpo tra 70 anni, nel 2094.<br />

Di seguito quanto elaborato dall’Intelligenza Artificiale, un articolo<br />

con molti spunti interessanti e con <strong>del</strong>le conclusioni (artificiali,<br />

ma sicuramente reali) che ci danno molta fiducia nel guardare al nostro futuro!<br />

Nel 2094, l’Italia si trova di fronte a un panorama montano e speleologico radicalmente<br />

diverso rispetto al passato. Il cambiamento climatico ha plasmato le nostre<br />

montagne in modi inaspettati, mentre l’avanzamento tecnologico ha rivoluzionato<br />

il modo in cui affrontiamo le sfide <strong>del</strong> soccorso alpino e speleologico. Il Corpo<br />

Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> (CNSAS), con la sua lunga storia di impegno<br />

e dedizione, si trova al centro di questa trasformazione.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

23


TECNOLOGIE AVANZATE PER IL<br />

SOCCORSO<br />

Nel 2094, il CNSAS è all’avanguardia<br />

nell’utilizzo di tecnologie avanzate<br />

per il soccorso in montagna e in<br />

grotta. I droni dotati di telecamere<br />

ad altissima risoluzione sorvolano le<br />

creste <strong>del</strong>le montagne, individuando<br />

escursionisti smarriti o in difficoltà<br />

anche nelle condizioni meteorologiche<br />

più avverse. Questi droni sono in<br />

grado di trasmettere dati in tempo<br />

reale ai centri di comando, consentendo<br />

una risposta immediata e mirata.<br />

Le tute da soccorso intelligenti, dotate<br />

di sensori biometrici e di comunicazione,<br />

permettono ai soccorritori<br />

di monitorare lo stato di salute degli<br />

infortunati durante il trasporto, garantendo<br />

un intervento medico tempestivo<br />

e mirato.<br />

ADATTAMENTO AL<br />

CAMBIAMENTO CLIMATICO<br />

Il cambiamento climatico ha portato<br />

a un aumento degli eventi meteorologici<br />

estremi in montagna, come<br />

valanghe e frane. Il CNSAS si è adattato<br />

a queste nuove sfide implementando<br />

sistemi avanzati di monitoraggio<br />

e previsione, che consentono di<br />

prevedere con precisione l’evolversi<br />

<strong>del</strong>le condizioni meteorologiche e di<br />

avviare misure preventive in anticipo.<br />

Inoltre, il CNSAS ha intensificato<br />

i suoi sforzi nella sensibilizzazione e<br />

nell’educazione ambientale, lavorando<br />

a stretto contatto con le comunità<br />

locali per proteggere e preservare gli<br />

ecosistemi montani.<br />

24 APPROFONDIMENTO


ESPLORAZIONI SPELEOLOGICHE<br />

DEL FUTURO<br />

Le esplorazioni speleologiche nel<br />

2094 sono supportate da tecnologie<br />

avanzate di mappatura e navigazione.<br />

Gli esploratori utilizzano dispositivi<br />

di realtà aumentata per esplorare le<br />

grotte più remote e pericolose, mentre<br />

i robot autonomi si avventurano<br />

in zone inaccessibili agli esseri umani,<br />

consentendo di scoprire e mappare<br />

nuove gallerie e camere sotterranee.<br />

Il CNSAS collabora attivamente con<br />

scienziati e ricercatori per studiare<br />

l’impatto <strong>del</strong> cambiamento climatico<br />

sulle grotte e sulle risorse idriche<br />

sotterranee, contribuendo così alla<br />

conservazione di questi ecosistemi<br />

preziosi.<br />

UNA COMUNITÀ GLOBALE DI<br />

SOCCORSO<br />

Nel 2094, il CNSAS si è integrato completamente<br />

in una rete globale di<br />

soccorso, collaborando con organizzazioni<br />

simili in tutto il mondo<br />

per affrontare sfide comuni legate al<br />

soccorso in ambienti montani e speleologici.<br />

Le migliori pratiche, le tecnologie<br />

e le risorse sono condivise<br />

a livello internazionale, garantendo<br />

una risposta coordinata ed efficace<br />

alle emergenze.<br />

CONCLUSIONI<br />

Il futuro <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

in Italia nel 2094 si presenta<br />

pieno di sfide, ma anche di opportunità.<br />

Grazie all’innovazione tecnologica,<br />

all’adattamento al cambiamento<br />

climatico e alla collaborazione<br />

internazionale, il CNSAS è pronto a<br />

continuare la sua missione di proteggere<br />

e assistere chiunque si avventuri<br />

nelle meraviglie <strong>del</strong>la natura selvaggia<br />

italiana.<br />

Grazie all’innovazione<br />

tecnologica,<br />

all’adattamento<br />

al cambiamento<br />

climatico e alla<br />

collaborazione<br />

internazionale, il<br />

CNSAS è pronto<br />

a continuare la<br />

sua missione di<br />

proteggere e assistere<br />

chiunque si avventuri<br />

nelle meraviglie <strong>del</strong>la<br />

natura selvaggia<br />

italiana.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

25


CRONACA E INTERVENTI<br />

Nelle Marche<br />

il bambino ritrovato<br />

grazie al drone<br />

di Riccardo Di Matteo, responsabile comunicazione CNSAS Marche<br />

e Domenico Maria Orsini, soccorritore<br />

Quintodecimo è un piccolo borgo arrampicato su un costone<br />

di arenaria, nel comune di Acquasanta Terme in provincia di<br />

Ascoli Piceno, a picco sul fiume Tronto, a pochi chilometri<br />

dal confine tra Marche e Abruzzo, dove le colline, in realtà<br />

mai docili, si trasformano via via in montagne. Ci troviamo,<br />

infatti, a ridosso <strong>del</strong> Parco Nazionale <strong>del</strong> Gran Sasso e dei<br />

Monti <strong>del</strong>la <strong>La</strong>ga presso il suo confine nordorientale.<br />

Quintodecimo, è un paese da «Presepe», tanta è la somiglianza tra questo piccolo<br />

borgo e la “tradizionale” usanza di rappresentazione natalizia. È qui che un<br />

bimbo di tre anni è nel cortile di casa dei nonni a giocare, mentre i “grandi” sono<br />

occupati nell’ordinaria vita di montagna; superato il periodo frenetico <strong>del</strong>la raccolta<br />

dei marroni, quest’anno abbastanza modesto, tutto sembra volgere verso la<br />

normalità. Ma un attimo come in un lampo, la nonna si accorge che il piccolo non<br />

è nel cortile, e come è ovvio comincia a cercarlo in casa, poi dai vicini e nell’immediato<br />

circondario. Ogni minuto diventa più pesante, fino a quando decidono<br />

26 CRONACA E INTERVENTI


di rivolgersi all’autorità competente. Il<br />

Maresciallo Comandante di Stazione di<br />

Acquasanta Terme <strong>del</strong>l’Arma dei Carabinieri,<br />

immediatamente attiva tutte<br />

le forze possibili in campo - <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, Vigili <strong>del</strong> Fuoco,<br />

118 e Protezione Civile - sapendo che<br />

non c’è un attimo da perdere.<br />

Francesco è un esperto pilota droni<br />

<strong>del</strong>la Stazione di Ascoli Piceno <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e vive a pochi chilometri<br />

da Quintodecimo. Pochi minuti dopo<br />

l’allarme dato dai Carabinieri, girato immediatamente<br />

dalla <strong>del</strong>egazione nella<br />

figura <strong>del</strong> vice <strong>del</strong>egato, è già sul posto<br />

pronto ad alzare il suo drone e cominciare<br />

le ricerche. <strong>La</strong> tensione è alle<br />

stelle, come solo può essere quando si<br />

tratta di cercare un bambino di soli tre<br />

anni. Nel frattempo, è giunta da Ascoli<br />

la squadra dei tecnici e degli operatori<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, coordinati dal capostazione,<br />

pronti a battere al tappeto<br />

tutta la zona più impervia, sapendo<br />

di dover anticipare un altro nemico, il<br />

buio e il freddo <strong>del</strong>la notte che sta per<br />

sopraggiungere.<br />

Tensione e movimento, ogni forza<br />

in campo agisce nel proprio ambito<br />

d’azione, con la supervisione <strong>del</strong> Maresciallo<br />

Albanesi. All’improvviso uno<br />

squarcio, un grido. Francesco, con gli<br />

occhi fissi sullo schermo <strong>del</strong>la telecamera<br />

<strong>del</strong> drone: «Eccolo, è qui sopra!».<br />

Un grido liberatorio, ma che rimane<br />

ancora sospeso. Fino a quando, dopo<br />

pochi secondi: «È vivo! Si muove!».<br />

Questa volta la gioia è incontenibile.<br />

Ma tutti i tecnici sanno che non è finita,<br />

e non lo sarà finché il bambino<br />

non verrà riportato tra le braccia dei<br />

suoi familiari. Il capostazione <strong>del</strong>la<br />

Stazione di Ascoli Piceno, con l’aiuto<br />

<strong>del</strong> vice capostazione e <strong>del</strong> Coordinatore<br />

<strong>del</strong>le operazioni di ricerca <strong>del</strong><br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, stabilisce il tragitto<br />

ideale e organizza una squadra per<br />

procedere al recupero <strong>del</strong> bambino<br />

nel minor tempo possibile e nella<br />

massima sicurezza. In circa venti minuti,<br />

tra le lacrime di molti dei presenti,<br />

il bambino è tra le braccia dei<br />

genitori che, fortunatamente, possono<br />

ora raccontare “solo” un grande<br />

spavento.<br />

Il capostazione <strong>del</strong>la<br />

Stazione di Ascoli<br />

Piceno, con l’aiuto <strong>del</strong><br />

vice capostazione e<br />

<strong>del</strong> Coordinatore <strong>del</strong>le<br />

operazioni di ricerca<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>,<br />

stabilisce il tragitto<br />

ideale e organizza<br />

una squadra per<br />

procedere al recupero<br />

<strong>del</strong> bambino nel minor<br />

tempo possibile.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

27


Dopo questo<br />

felice epilogo,<br />

il Comandante<br />

<strong>del</strong>la Stazione<br />

dei Carabinieri di<br />

Acquasanta ha voluto<br />

rendere omaggio ai<br />

componenti <strong>del</strong>la<br />

Stazione <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> di Ascoli<br />

Piceno.<br />

Dopo questo felice epilogo, il Comandante<br />

<strong>del</strong>la Stazione dei Carabinieri<br />

di Acquasanta ha voluto<br />

rendere omaggio ai componenti<br />

<strong>del</strong>la Stazione <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> di<br />

Ascoli Piceno, in presenza di tutte le<br />

autorità e <strong>del</strong>la famiglia <strong>del</strong> bambino.<br />

Grazie all’intervento tempestivo e<br />

alle professionalità messe in campo,<br />

una ricerca che si stava trasformando<br />

in una corsa contro il tempo si è<br />

conclusa in modo positivo. Questa<br />

vicenda mette in risalto come sia importante<br />

avere uomini e professionalità<br />

sul territorio pronti a intervenire,<br />

poiché molto spesso la differenza si<br />

fa in pochi minuti. Mezzi, squadre di<br />

soccorso e attrezzatura specializzata<br />

sono l’ago <strong>del</strong>la bilancia tra un esito<br />

positivo ed uno drammatico.<br />

Prima di concludere, torniamo al drone:<br />

l’idea di avvalersene in maniera<br />

combinata all’esperienza <strong>del</strong> pilota<br />

non può che presagire un grande<br />

successo. Tempi più ridotti, analisi<br />

più accurate e specifiche e una maggiore<br />

sicurezza per gli stessi operatori<br />

sono certamente gli aspetti principali<br />

analizzati nel corso <strong>del</strong> biennale<br />

utilizzo di questo strumento da parte<br />

<strong>del</strong> Servizio regionale Marche, il quale<br />

è stato impegnato in oltre 25 ricerche,<br />

a cui si sommano le richieste di<br />

supporto provenienti dalle regioni<br />

limitrofe.<br />

28 CRONACA E INTERVENTI


Valanga in Trentino<br />

Quando il maltempo costringe a tornare<br />

indietro (nel tempo)<br />

di Monica Malfatti, viceresponsabile comunicazione CNSAS Trentino<br />

Una <strong>del</strong>le operazioni di soccorso più intense ed impegnative di<br />

quest’inverno in Trentino si è svolta nel pomeriggio di domenica<br />

11 febbraio in Val Gelada, a pochi chilometri da Madonna di<br />

Campiglio. Erano circa le 13 quando un fronte di valanga non<br />

particolarmente ampio ma decisamente insidioso si è staccato<br />

ad una quota di 2.200 metri, fra Malga Mondifrà e la Bocchetta<br />

dei Tre Sassi, travolgendo tre scialpinisti di nazionalità francese mentre erano impegnati<br />

nella salita. Uno di loro, semisepolto nella neve e sempre cosciente, ha attivato<br />

per primo i soccorsi, chiamando il Numero Unico per le Emergenze 112. Ma<br />

l’uomo non riusciva più ad avvistare i propri compagni né a dare indicazioni precise<br />

riguardo alla sua esatta collocazione. Proprio in quel momento, altri due scialpinisti,<br />

di cui un membro <strong>del</strong>la Stazione Val di Non <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, lo<br />

hanno sentito chiamare aiuto e hanno potuto così raggiungerlo in breve tempo,<br />

procedendo poi nella ricerca tramite Artva degli altri due compagni, ancora sepolti.<br />

Nel frattempo, la Centrale Unica di Trentino Emergenza ha chiesto l’intervento<br />

<strong>del</strong>l’elicottero. Ma è qui che un’operazione di routine – o quasi – ha rischiato d’incepparsi.<br />

Il velivolo, infatti, date le condizioni di scarsissima visibilità, non poteva<br />

in quel momento effettuare il sorvolo. Mentre i tre scialpinisti francesi venivano<br />

dunque dissepolti, le operazioni a valle hanno iniziato ad entrare nel vivo, coinvolgendo<br />

sia il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> che i Vigili <strong>del</strong> Fuoco, i Carabinie-<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

29


<strong>La</strong> valanga - Foto <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> Carabinieri Madonna di Campiglio<br />

In totale, sono stati<br />

ben 31 gli operatori<br />

intervenuti, fra<br />

personale sanitario<br />

e soccorritori <strong>del</strong>le<br />

Stazioni di Madonna<br />

di Campiglio, Pinzolo<br />

e Val Rendena Busa<br />

di Tione, comprese 4<br />

unità cinofile.<br />

ri sciatori di Madonna di Campiglio<br />

e il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> <strong>del</strong>la Guardia di<br />

Finanza. Il personale sanitario e i soccorritori<br />

si sono spostati verso il luogo<br />

<strong>del</strong>l’incidente via terra, con gli sci d’alpinismo,<br />

raggiungendo i tre uomini<br />

coinvolti ai quali i medici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> hanno prestato le prime cure<br />

<strong>del</strong> caso. Dopo averli stabilizzati, i pazienti<br />

sono stati calati con <strong>del</strong>le barelle<br />

da neve fino ad una zona con visibilità<br />

maggiore, in modo da permettere<br />

l’avvicinamento <strong>del</strong>l’elicottero, che ha<br />

provveduto mediante tre rotazioni al<br />

trasporto degli scialpinisti presso la camera<br />

calda allestita a Madonna di Campiglio,<br />

in una piazzola sopraelevata. Lì,<br />

le equipe sanitarie dei velivoli hanno<br />

provveduto al condizionamento e i tre<br />

pazienti sono stati infine elitrasportati<br />

in due differenti ospedali: due di loro,<br />

in condizioni piuttosto gravi, all’ospedale<br />

Santa Chiara di Trento e il terzo al<br />

Santa Maria <strong>del</strong> Carmine di Rovereto.<br />

In totale, sono stati ben 31 gli operatori<br />

intervenuti, fra personale sanitario e<br />

soccorritori <strong>del</strong>le Stazioni di Madonna<br />

di Campiglio, Pinzolo e Val Rendena<br />

Busa di Tione, comprese 4 unità cinofile,<br />

poiché in un primo momento – prima<br />

che il soccorritore già presente in quota<br />

raggiungesse il target – i due compagni<br />

<strong>del</strong> chiamante risultavano dispersi.<br />

L’intervento in Val Gelada non è stato un<br />

unicum durante quei giorni dalla meteo<br />

instabile. Solamente il giorno prima,<br />

infatti, una ragazza appartenente ad un<br />

gruppo di scialpinisti lombardi era stata<br />

30 CRONACA E INTERVENTI


travolta da una valanga durante la salita<br />

verso Cima Serodoli, altra meta scialpinistica<br />

conosciuta <strong>del</strong>la zona. Transitati<br />

probabilmente in una zona di accumuli<br />

nevosi importanti ed instabili, sono<br />

stati prontamente soccorsi via terra da<br />

una squadra <strong>del</strong>la Stazione di Madonna<br />

di Campiglio, in quanto l’equipe di elisoccorso<br />

era impossibilitata al decollo,<br />

sempre causa maltempo. <strong>La</strong> scialpinista<br />

ha riportato un trauma agli arti inferiori,<br />

mentre i compagni erano illesi.<br />

Interventi <strong>del</strong> genere esortano sicuramente<br />

a ripensare l’approccio generale<br />

alla montagna di molti frequentatori,<br />

specie in situazioni di maltempo: il<br />

pericolo tangibile – e in scenari come<br />

quello appena raccontato addirittura<br />

concretizzatosi – è non soltanto di sottovalutare<br />

i rischi oggettivi ma anche<br />

e soprattutto di <strong>del</strong>egarne la gestione<br />

ai soccorritori, che si trovano costretti<br />

ad operare in ambienti particolarmente<br />

ostili senza la possibilità di ricorrere<br />

all’elisoccorso. Si tratta di un vero e<br />

proprio viaggio a ritroso nel tempo: a<br />

quando, cioè, gli elicotteri non erano<br />

ancora operativi come oggi e i soccorritori<br />

dovevano muoversi sempre via<br />

terra, con tutte le incognite <strong>del</strong> caso.<br />

Occorre allora ripristinare una dimensione<br />

di prudenza preziosa: essere<br />

consapevoli dei propri limiti e rinunciare<br />

alla gita qualora l’individuazione<br />

e valutazione dei rischi non permetta<br />

un certo margine di protezione individuale.<br />

<strong>La</strong> sensibilizzazione e comunicazione<br />

sul tema risulta in questo caso di<br />

fondamentale importanza.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

31


Piemonte:<br />

l’incidente in elicottero<br />

non ferma i soccorritori<br />

di Simone Bobbio, responsabile comunicazione CNSAS Piemonte<br />

Intorno alle 14 di sabato 16 marzo <strong>2024</strong> l’equipe <strong>del</strong>l’elisoccorso piemontese<br />

si allontana dalla carcassa <strong>del</strong>l’elicottero appena precipitato e si raggruppa<br />

in un punto sicuro <strong>del</strong> ghiacciaio. Il pilota è uscito dalla cabina di<br />

pilotaggio ormai distrutta mentre il tecnico <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, il tecnico<br />

di volo e il cinofilo sono strisciati fuori da un varco tra il fianco <strong>del</strong> velivolo e<br />

la neve. Si parlano, si scambiano qualche pacca sulle spalle, sono acciaccati,<br />

ma stanno tutti bene. L’incidente è avvenuto nella zona <strong>del</strong> cosiddetto Rivetto,<br />

pochi metri a valle <strong>del</strong>la Punta Gnifetti sul Monte Rosa, dove inizia l’ultimo risalto<br />

che conduce alla Capanna Margherita. Il tecnico e cinofilo estraggono dai loro<br />

zaini abbigliamento caldo di scorta che condividono con il pilota e il verricellista:<br />

a oltre 4.500 metri di quota la prima cosa da fare è proteggersi dal freddo.<br />

32 CRONACA E INTERVENTI


Abbiamo estratto<br />

l’attrezzatura dalla<br />

cabina distrutta e<br />

ci siamo diretti in<br />

cordata verso il punto<br />

<strong>del</strong>l’incidente. “Così<br />

non congeliamo”,<br />

ci siamo detti con il<br />

cinofilo. In realtà,<br />

avere qualcosa da fare<br />

in una situazione <strong>del</strong><br />

genere ti aiuta a non<br />

ragionare troppo su<br />

quel che è successo e<br />

sul pericolo che hai<br />

appena scampato.<br />

«Abbiamo verificato sommariamente<br />

che non ci fossero perdite di carburante<br />

o pericolo di incendio – racconta Paolo<br />

Pettinaroli – poi abbiamo deciso di<br />

proseguire nella missione di soccorso<br />

per cui eravamo stati allertati. Con la<br />

radio di scorta ho segnalato l’incidente<br />

alla centrale operativa comunicando<br />

che avremmo proceduto con il recupero<br />

<strong>del</strong>lo scialpinista caduto nel crepaccio.<br />

Abbiamo estratto l’attrezzatura dalla<br />

cabina distrutta e ci siamo diretti in cordata<br />

verso il punto <strong>del</strong>l’incidente. “Così<br />

non congeliamo”, ci siamo detti con il cinofilo.<br />

In realtà, avere qualcosa da fare in<br />

una situazione <strong>del</strong> genere ti aiuta a non<br />

ragionare troppo su quel che è successo<br />

e sul pericolo che hai appena scampato».<br />

Paolo Pettinaroli è il tecnico di elisoccorso<br />

<strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Piemontese di turno quel 16 marzo<br />

su Victor Echo, l’eliambulanza <strong>del</strong><br />

Servizio di Elisoccorso di Azienda Zero<br />

Piemonte, di base a Borgosesia (VC).<br />

Alle 13.32 l’equipe ha ricevuto l’allertamento<br />

per lo scialpinista caduto nel<br />

crepaccio. Visto lo scenario complesso<br />

<strong>del</strong>l’operazione, Paolo chiede l’autorizzazione<br />

a imbarcare il cinofilo, quel<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

33


Giunti nella zona<br />

<strong>del</strong>la Punta Gnifetti<br />

abbiamo individuato<br />

la compagna<br />

<strong>del</strong>lo scialpinista<br />

infortunato e<br />

abbiamo pianificato<br />

l’atterraggio a un<br />

centinaio di metri di<br />

distanza in un punto<br />

pianeggiante <strong>del</strong><br />

ghiacciaio.<br />

giorno un tecnico <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

<strong>del</strong>la Guardia di Finanza, per coadiuvarlo<br />

nelle operazioni necessarie per quel<br />

tipo di intervento. L’elicottero decolla<br />

in direzione di Alagna Valsesia (VC) per<br />

il cosiddetto campo base dove vengono<br />

sbarcati il medico e l’infermiere e il<br />

velivolo viene alleggerito in previsione<br />

<strong>del</strong>la salita ad alta quota.<br />

«Giunti nella zona <strong>del</strong>la Punta Gnifetti<br />

– prosegue Pettinaroli – abbiamo individuato<br />

la compagna <strong>del</strong>lo scialpinista<br />

infortunato e abbiamo pianificato l’atterraggio<br />

a un centinaio di metri di distanza<br />

in un punto pianeggiante <strong>del</strong> ghiacciaio.<br />

Mentre ci approcciavamo al suolo, con<br />

il tecnico di volo abbiamo aperto il portellone<br />

e ci siamo affacciati per fornire al<br />

pilota qualche indicazione. Ho avvertito<br />

un sobbalzo e una lieve virata per cui mi<br />

sono nuovamente seduto sul sedile mentre<br />

l’elicottero riprendeva quota. Improvvisamente<br />

abbiamo iniziato a ruotare e<br />

precipitare finché l’elicottero si è schiantato<br />

sul ghiaccio, coricato da lato aperto.<br />

Fortunatamente la forza centrifuga ci<br />

aveva spinti verso l’interno <strong>del</strong>la cabina,<br />

altrimenti saremmo stati proiettati fuori,<br />

visto che a quel punto eravamo assicurati<br />

soltanto con le longe».<br />

Quando ci sentiamo al telefono, sono<br />

trascorsi dieci giorni dall’incidente. Paolo<br />

è in Norvegia, alle Lofoten, a fare<br />

scialpinismo con un gruppo di clienti.<br />

Le condizioni <strong>del</strong>la neve sono ottime, la<br />

compagnia è buona: il modo migliore<br />

per curare qualche livido residuo, distrarsi<br />

e riflettere a mente fredda e cuor<br />

leggero sull’accaduto.<br />

«L’eventualità di precipitare con<br />

l’elicottero – aggiunge Pettinaroli – viene<br />

messa in conto a ogni missione. D’altronde,<br />

tutte le mattine prima di iniziare il turno<br />

in base eli, ripassiamo sempre le procedure<br />

in caso di crash con l’intera equipe<br />

durante il briefing. Io, per forma mentale,<br />

tendo sempre a immaginare il peggio in<br />

ogni situazione, anche nel mio lavoro<br />

come Guida alpina, per sentirmi pronto a<br />

qualsiasi evenienza. Ma quando succede<br />

34 CRONACA E INTERVENTI


non è mai come te lo eri immaginato. Appena<br />

l’eliambulanza è precipitata, la scarica<br />

di adrenalina era così forte che non<br />

mi sarei accorto di avere un braccio rotto.<br />

Poi, la razionalità è tornata a riprendere<br />

progressivamente spazio. Mettere in pratica<br />

le manovre che hai ripassato mille<br />

volte aiuta molto, così come il confronto<br />

con i tuoi compagni. <strong>La</strong> decisione di procedere<br />

con l’intervento di soccorso, nonostante<br />

tutto, è maturata in questo modo:<br />

rapidamente, ma in maniera ragionata».<br />

Inevitabilmente, però, un incidente di<br />

quelle proporzioni presenta il conto,<br />

prima o poi. «In ospedale dopo gli esami<br />

di routine – conclude Paolo – ci hanno<br />

trattenuti in osservazione per tutta la<br />

notte. Nel dormiveglia, con il sonno disturbato<br />

dalla confusione <strong>del</strong> pronto soccorso,<br />

il pensiero di quel che era successo<br />

si è affacciato alla mente in tanti flash<br />

che mi hanno tormentato. Insieme alla<br />

consapevolezza di aver provocato uno<br />

spavento enorme ai famigliari impotenti<br />

a casa che aspettavano con ansia notizie<br />

sulle nostre condizioni. Ora, a distanza di<br />

qualche giorno, mi sento molto meglio,<br />

anche grazie al lavoro e alle distrazioni.<br />

Ma percepisco che una parte di me<br />

è ancora sospesa; avverto una sorta di<br />

separazione tra anima e corpo che non<br />

è negativa, ma c’è. Ho anche volato nuovamente<br />

in elicottero per un’esercitazione.<br />

Avevo un groppo al centro <strong>del</strong> petto,<br />

ma non è stato doloroso perché continuo<br />

ad avere fiducia nel sistema».<br />

Luca Giaj Arcota, presidente <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> Piemontese,<br />

ha voluto esprimere anche pubblicamente<br />

un messaggio di grande stima<br />

nei confronti di Pettinaroli e <strong>del</strong>l’impegno<br />

che ha dimostrato durante quella<br />

sciagurata missione. «<strong>La</strong> vicenda <strong>del</strong><br />

Monte Rosa – ha dichiarato Giaj Arcota<br />

– è la dimostrazione <strong>del</strong>la preparazione<br />

tecnica e <strong>del</strong>le qualità umane superiori<br />

di un volontario come Paolo Pettinaroli.<br />

Non un eroe ma un grande uomo, la cui<br />

dedizione e determinazione durante gli<br />

interventi e le attività formative deve essere<br />

un esempio concreto per tutti i membri<br />

<strong>del</strong> nostro Corpo».<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

35


INTERVISTA<br />

INTERVISTA<br />

Il sistema nazionale<br />

di Protezione civile<br />

Intervista a Fabrizio Curcio<br />

Capo <strong>del</strong> Dipartimento <strong>del</strong>la Protezione Civile<br />

a cura <strong>del</strong>la Redazione<br />

<strong>La</strong> gestione <strong>del</strong>le emergenze naturali e antropiche – sempre più<br />

frequenti anche per effetto dei cambiamenti climatici - richiede<br />

una stretta collaborazione tra diversi enti e organizzazioni.<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è stato impegnato da sempre<br />

negli eventi calamitosi che hanno colpito il nostro Paese, basti<br />

pensare agli eventi più recenti, da Amatrice a Rigopiano, dalla<br />

Marmolada all’alluvione <strong>del</strong>l’Emilia-Romagna, dove la nostra specializzazione<br />

è stata talvolta determinate per l’esito <strong>del</strong>le operazioni. Come ne valuta il<br />

ruolo assunto e quali sono le iniziative in corso per migliorare la collaborazio-<br />

36 INTERVISTA


ne tra la Protezione Civile, il <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> e gli altri enti di<br />

soccorso?<br />

Ci sono due principali argomenti da considerare.<br />

Il primo riguarda le sfide che noi<br />

<strong>del</strong>la Protezione civile dovremo affrontare<br />

in futuro, che hanno a che vedere con<br />

i cambiamenti climatici ma non solo.<br />

Tutte le attività per le quali sarà richiesto<br />

il contributo <strong>del</strong>la Protezione civile<br />

vede e vedrà il lavoro sinergico di ogni<br />

struttura operativa che compone il sistema.<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è<br />

struttura operativa da sempre, lo era già<br />

nella mente <strong>del</strong> nostro padre fondatore<br />

Giuseppe Zamberletti, perché si riconosceva<br />

e si riconosce – anche attraverso<br />

la legge – il suo ruolo specifico e la sua<br />

specializzazione tecnica. Le sfide future<br />

ci impongono una maggiore consapevolezza<br />

<strong>del</strong> contributo che gli enti <strong>del</strong> sistema<br />

di protezione civile possono dare,<br />

ognuno per la propria parte, sia per la<br />

maggiore intensità degli eventi che per<br />

la loro frequenza. Se è importante che<br />

il Servizio nazionale lavori per migliorare<br />

la propria capacità di rispondere dal<br />

punto di vista operativo, non bisogna dimenticare<br />

anche tutte le attività di previsione<br />

e prevenzione, e le azioni messe in<br />

campo per migliorare la consapevolezza<br />

<strong>del</strong> rischio.<br />

Il secondo argomento riguarda invece il<br />

lavoro quotidiano che le strutture operative<br />

<strong>del</strong>la Protezione civile svolgono sul<br />

territorio. Il sistema nazionale interviene<br />

nel momento in cui c’è un’emergenza<br />

di un certo tipo, ma non dobbiamo<br />

dimenticare che a livello territoriale la<br />

struttura è in grado di fornire risposte<br />

operative quotidiane. Ogni giorno il <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è chiamato<br />

a intervenire sul proprio territorio con le<br />

proprie specifiche competenze, fornendo<br />

risposte al cittadino e diventando un<br />

punto di riferimento. Il tema <strong>del</strong> rapporto<br />

tra le istituzioni è un tema <strong>del</strong>le istituzioni;<br />

il cittadino cerca invece una risposta<br />

e chi è in grado di darla la deve dare. Le<br />

istituzioni, quindi, sono tenute a trovare<br />

quella forma di equilibrio tra la richiesta<br />

<strong>del</strong> cittadino e la risposta migliore che il<br />

sistema è in grado di fornire, nel tempo<br />

più breve e con gli standard più elevati<br />

possibili.<br />

<strong>La</strong> tecnologia gioca un ruolo sempre<br />

più importante nella gestione <strong>del</strong>le<br />

emergenze. In che modo la Protezione<br />

Civile sta utilizzando le tecnologie<br />

emergenti per migliorare la risposta<br />

alle crisi?<br />

<strong>La</strong> tecnologia è un tema che ci obbliga,<br />

come sistema, a migliorare la nostra<br />

capacità di essere vicini alle esigenze di<br />

chi chiede un’azione di protezione civile.<br />

Il Servizio nazionale punta molto sulla<br />

tecnologia: abbiamo a disposizione strumenti<br />

molto avanzati e stiamo testando<br />

altri sistemi, come la comunicazione diretta<br />

al cittadino. <strong>La</strong> tecnologia è parte<br />

di un servizio di protezione civile moderno;<br />

ciò significa che anche le singole<br />

strutture operative che compongono<br />

il sistema devono tenere conto <strong>del</strong>l’im-<br />

Valanga di Rigopiano, 2017<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

37


portanza <strong>del</strong>lo sviluppo tecnologico, e su<br />

questo il CNSAS sta facendo la sua parte.<br />

<strong>La</strong> tecnologia non è utile soltanto in un’ottica<br />

di miglioramento <strong>del</strong>le performance,<br />

ma serve anche a venire incontro al cittadino<br />

e alle sue aspettative rispetto alle<br />

istituzioni. Nel momento in cui il mondo<br />

ordinario sta evolvendo tecnologicamente<br />

in maniera importante, il cittadino<br />

si aspetta di ricevere un servizio simile<br />

anche da parte di un’istituzione come<br />

la nostra. Ciò significa che il sistema di<br />

Protezione civile è obbligato, ed è bene<br />

che sia così, a impiegare ciò che il cittadino<br />

utilizza ormai diffusamente nella sua<br />

quotidianità anche nel corso degli eventi<br />

emergenziali, oltre che nelle fasi previsionali<br />

o nelle attività di prevenzione, per migliorare<br />

l’erogazione <strong>del</strong> servizio.<br />

Il Dipartimento di Protezione Civile sta<br />

sperimentando il sistema di comunicazione<br />

diretta al cittadino IT Alert. Si<br />

tratta di un sistema di grande potenza<br />

e importanza che necessita di ulteriori<br />

sviluppi. Come tutti gli strumenti potenti<br />

devono essere usati secondo <strong>del</strong>le procedure<br />

a impegno crescente. Il rischio che lo<br />

strumento possa dare un falso senso di<br />

sicurezza - “non mi è arrivato il messaggio<br />

e allora non sono a rischio” - è molto<br />

concreto e se fosse interpretato in questo<br />

modo avremmo fatto un passo indietro<br />

invece che uno avanti. Di conseguenza,<br />

parallelamente allo sviluppo <strong>del</strong> sistema,<br />

dobbiamo lavorare sulla consapevolezza<br />

<strong>del</strong> rischio e <strong>del</strong>la responsabilità <strong>del</strong> cittadino<br />

rispetto a uno strumento che non ti<br />

salva ma che può essere di grande aiuto.<br />

L’educazione e la sensibilizzazione<br />

<strong>del</strong> pubblico sono cruciali per la preparazione<br />

alle emergenze. Quali sono<br />

gli sforzi <strong>del</strong>la Protezione Civile per<br />

coinvolgere attivamente le comunità<br />

locali nella pianificazione e nella prevenzione<br />

<strong>del</strong>le catastrofi?<br />

Queste “battaglie globali” presuppongono<br />

il contributo di tutti, cittadini da<br />

una parte e istituzioni dall’altra, per fa<br />

sì che aumenti la consapevolezza e la<br />

cultura di protezione civile in tutti noi. <strong>La</strong><br />

Protezione civile è attiva in questo senso<br />

tramite diversi strumenti di sensibilizzazione:<br />

con campagne di comunicazione<br />

al quale anche il mondo <strong>del</strong> volontariato<br />

collabora, come ad esempio la campagna<br />

“Io non rischio”, con le attività nelle<br />

scuole o le esercitazioni. Portiamo avanti<br />

sia programmi nazionali che attività di<br />

supporto a livello territoriale. È indubbio<br />

che gli sforzi andrebbero decuplicati<br />

e gli investimenti andrebbero rivolti<br />

soprattutto verso il mondo scolastico.<br />

Dobbiamo investire sui giovani e fare<br />

in modo che questi si avvicinino alle<br />

problematiche di protezione civile, anche<br />

attraverso i nuovi strumenti <strong>del</strong>la<br />

comunicazione, i social e il web. Non è<br />

una battaglia facile, perché ancora oggi<br />

e in maniera errata il sistema di Protezione<br />

civile viene percepito soprattutto<br />

quando accade un’emergenza. Il faro,<br />

Marianna Calovi e Mauro Guiducci durante l'intervista a Fabrizio Curcio<br />

38 INTERVISTA


Naufragio Costa Concordia, 2012<br />

invece, dovrebbe essere sempre accesso,<br />

anche sulle fasi di prevenzione e di pianificazione,<br />

per far crescere una cultura di<br />

protezione civile in maniera continua e<br />

costante. Sicuramente, ci sono comunità<br />

più sensibili e altre meno; spesso quelle<br />

più sensibili coincidono con le comunità<br />

che hanno dovuto vivere un’emergenza.<br />

Purtroppo, abbiamo un problema di<br />

memoria e tendiamo a dimenticare in<br />

fretta gli eventi gravi che sono successi.<br />

Per questo sono convinto che ricordare<br />

certe tragedie sia importante non solo<br />

per fare un tributo a chi ha perso la vita,<br />

ma anche per sensibilizzare le persone e<br />

ricordare loro che quegli eventi possono<br />

riaccadere.<br />

Il ruolo di leadership nella gestione<br />

<strong>del</strong>le emergenze richiede una grande<br />

resilienza emotiva. Quali strategie<br />

adotta per mantenere la calma e<br />

prendere decisioni efficaci durante<br />

momenti critici?<br />

<strong>La</strong> professionalità che ognuno di noi<br />

esprime nell’esercizio <strong>del</strong>le proprie funzioni<br />

è il risultato di un percorso di vita. È evidente<br />

che chi lavora nelle attività operative<br />

emergenziali e si trova in prima linea<br />

faccia a faccia con situazioni umanamente<br />

difficili sviluppa <strong>del</strong>le capacità e <strong>del</strong>le<br />

competenze che gli consentono di mantenere<br />

la calma e di gestire le situazioni<br />

più complicate. Probabilmente il problema<br />

maggiore lo si ha quando si torna a<br />

casa; durante “l’azione” la professionalità<br />

prevale rispetto all’emozione che rimane<br />

sopita, perché ognuno di noi ha ben chiaro<br />

quali siano gli obiettivi, i compiti e le<br />

responsabilità di quel momento.<br />

Le emozioni non vanno comunque sottovalutate.<br />

In mestieri o attività <strong>del</strong>icate<br />

come quelle di protezione civile è fondamentale<br />

mantenere l’equilibrio, che<br />

aiuta a prendere le decisioni giuste. Bisogna<br />

imparare a capire quando quell’equilibrio<br />

manca e fermarsi se necessario.<br />

Come dipartimento abbiamo previsto<br />

dei momenti di riflessione insieme a dei<br />

professionisti nel momento in cui ci sono<br />

situazioni che espongono il personale a<br />

eventi particolarmente traumatici.<br />

Secondo lei è possibile che figure<br />

tecniche riconosciute dalla Legge 21<br />

marzo 2001, n. 74 (tecnico di soccorso<br />

alpino, tecnico di elisoccorso, unità<br />

cinofila da valanga, unità cinofila<br />

da ricerca in superficie, medico per<br />

emergenza ad alto rischio nel territorio<br />

montano, medico per emergenza<br />

ad alto rischio nell’ambiente ipogeo,<br />

tecnico di soccorso speleologico, tecnico<br />

di soccorso in forra, direttore<br />

<strong>del</strong>le operazioni di soccorso) assumano<br />

un ruolo più importante anche<br />

nella formazione, per quanto di competenza,<br />

<strong>del</strong>le varie associazioni di<br />

Protezione civile? Pensiamo ad esempio<br />

alla ricerca persona dispersa.<br />

Al di là <strong>del</strong>l’aspetto amministrativo e di<br />

governance, il sistema di Protezione civile<br />

ha una caratteristica: è un sistema di<br />

territorio. Potremmo dire che la Protezione<br />

civile è territorio. Questo significa che<br />

in Italia abbiamo <strong>del</strong>le formule organizzative<br />

che raggiungono lo stesso scopo<br />

ma che lavorano in maniera diversa. <strong>La</strong><br />

Legge 74 qualifica alcuni soggetti. Come<br />

quei soggetti possono migliorare la formazione<br />

<strong>del</strong> sistema di Protezione civile?<br />

A livello territoriale si possono trovare risposte<br />

interessanti. Perché ogni territorio<br />

deve trovare il suo equilibrio in relazione<br />

alle competenze tecniche che riesce ad<br />

esprimere e che riesce a mettere a disposizione<br />

<strong>del</strong>la comunità.<br />

Recentemente, con Legge 15 dicembre<br />

2023, n. 191, è stato modificato il<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

39


Valanga in Marmolada, 2022<br />

Testo Unico in materia di tutela <strong>del</strong>la<br />

salute e <strong>del</strong>la sicurezza nei luoghi<br />

di lavoro (T.U. 81). Possiamo ora dire<br />

con certezza che i Decreti <strong>del</strong>la Protezione<br />

civile emanati per lo stesso ambito<br />

di applicazione, cioè la sicurezza,<br />

siano definitivamente operativi per il<br />

mondo <strong>del</strong> volontariato?<br />

Nella sua evoluzione, il Testo Unico in<br />

materia di tutela <strong>del</strong>la salute e <strong>del</strong>la<br />

sicurezza nei luoghi di lavoro ha sempre<br />

riservato alle attività di protezione<br />

civile un trattamento specifico. Questo<br />

trattamento viene attuato nel momento<br />

in cui si fanno attività di protezione<br />

civile, questo è il discrimine. Alcuni casi<br />

particolari successi hanno aperto un<br />

quesito di sicurezza rispetto al volontario<br />

all’interno degli enti di protezione<br />

civile, ma soprattutto dentro la filiera di<br />

responsabilità. Le modifiche recenti <strong>del</strong><br />

Testo Unico, tra cui l’ultima nel 2023,<br />

hanno ribadito l’impostazione secondo<br />

cui nell’ambito <strong>del</strong>le attività di protezione<br />

civile c’è la necessità di avere<br />

procedure chiare e definite soltanto su<br />

certi aspetti relativi alle attività di formazione,<br />

all’attrezzatura ecc. Dopodiché<br />

i casi specifici vanno valutati caso<br />

per caso. In questo senso non farei <strong>del</strong>le<br />

generalizzazioni basandomi sul caso<br />

specifico che ha creato un’attenzione<br />

sul Testo Unico. Il TU 81 si conferma nella<br />

sua impostazione e i decreti sono pienamente<br />

attuativi e validi. Aggiungo,<br />

che in queste settimane sta circolando<br />

una proposta di disegno di legge (l’articolo<br />

è stato chiuso a inizio marzo) e<br />

uno dei punti presenti riguarda proprio<br />

il tema <strong>del</strong>la responsabilità <strong>del</strong>la filiera<br />

di protezione civile e rispetto agli ambienti<br />

di lavoro.<br />

Quest’anno il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

celebra il settantesimo<br />

anniversario dalla sua fondazione.<br />

Volendo guardare al futuro, cosa intravede<br />

per la nostra organizzazione?<br />

Riprendendo la prima parte di questa<br />

conversazione, siamo in un periodo di<br />

grandi cambiamenti e di accelerazioni,<br />

dal punto di vista geopolitico, climatico,<br />

tecnologico, sociale. In questo scenario,<br />

il Servizio nazionale di Protezione civile<br />

si pone come punto di riferimento per<br />

l’esperienza che ha accumulato negli<br />

anni passati e si pone nella maniera più<br />

coesa possibile nell’affrontare le sfide<br />

<strong>del</strong> futuro. Le sfide future le dobbiamo<br />

affrontare insieme a tutti i soggetti che<br />

fanno parte <strong>del</strong> sistema di Protezione<br />

civile, e il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

lo è stato fin dall’inizio. <strong>La</strong> scena geopolitica<br />

sta cambiando rapidamente;<br />

in ambito europeo si sta discutendo <strong>del</strong><br />

ruolo <strong>del</strong>le Protezioni civili e la direzione<br />

è già piuttosto chiara: il sistema di<br />

Protezione civile interviene a valle di<br />

eventi che hanno conseguenze di protezione<br />

civile oltre che rischi di protezione<br />

civile. Quindi noi dobbiamo lavorare<br />

insieme per consolidare le procedure<br />

già esistenti, adeguarle per l’incremento<br />

<strong>del</strong>le attività sui rischi più classici e,<br />

probabilmente, cominciare a ragionare<br />

per le situazioni potenziali future che<br />

ancora non conosciamo bene.<br />

Se dovesse rivolgersi ai tanti volontari,<br />

uomini e donne <strong>del</strong>la nostra<br />

organizzazione di soccorso, cosa si<br />

sentirebbe di dire?<br />

Mi sentirei di fare un ringraziamento<br />

per tutto ciò che si vede chiaramente<br />

durante le situazioni di emergenza,<br />

ma anche per tutte quelle attività più<br />

nascoste che impegnano i soccorritori<br />

in silenzio, le esercitazioni, i mantenimenti,<br />

l’organizzazione che vi sta dietro.<br />

C’è un mondo poco visibile dietro le<br />

cose che consente il pieno svolgimento<br />

<strong>del</strong>l’attività operativa una volta che accade<br />

qualcosa. Sugli scenari c’è bisogno<br />

di grande preparazione, passione, competenza,<br />

c’è bisogno di confronto e di<br />

formazione. Queste cose si fanno mettendosi<br />

in discussione personalmente.<br />

Quindi, dal Dipartimento di Protezione<br />

civile un grazie per questi 70 anni, con<br />

la certezza che nei prossimi 70 avremo<br />

ancora un bel pezzo di strada da fare<br />

insieme.<br />

40 INTERVISTA


APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

41


FOCUS ISTITUZIONALE<br />

Esserci, da 70 anni<br />

Il logo celebrativo<br />

di ZooCoom, agenzia creativa<br />

Il Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> rappresenta un’istituzione<br />

cruciale in Italia, dedicata al soccorso in ambienti montani e speleologici.<br />

Fondato nel 1954, il Corpo ha una lunga storia di dedizione, coraggio<br />

e professionalità nel soccorso di persone in situazioni di emergenza. Celebrare<br />

il suo 70° anniversario con un restyling <strong>del</strong> logo non è solo un modo<br />

per onorare il passato, ma anche per riflettere sulla crescita e l’evoluzione<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione verso il futuro.<br />

Il processo di restyling è stato intrapreso con l’obiettivo di modernizzare l’immagine<br />

<strong>del</strong> CNSAS mantenendo al contempo una continuità con la sua storica<br />

identità. Questa sfida ha richiesto un equilibrio tra rispetto <strong>del</strong>le tradizioni e ambizione<br />

verso un’immagine più contemporanea e dinamica. <strong>La</strong> nuova proposta di<br />

logo mantiene elementi iconici quali la croce e l’aquila, simboli <strong>del</strong>la protezione e<br />

<strong>del</strong>l’assistenza offerte dal Corpo, oltre che <strong>del</strong>la sua storica appartenenza al Club<br />

<strong>Alpino</strong> Italiano, rinnovandoli in chiave moderna.<br />

42 FOCUS ISTITUZIONALE


<strong>La</strong> croce viene mantenuta per riprendere<br />

uno degli elementi più iconici e d’impatto<br />

<strong>del</strong>l’attuale logo <strong>del</strong> CNSAS.<br />

L’Aquila ha subito un restyling e diventa parte<br />

integrante <strong>del</strong> “70”. Questa nuova visualizzazione<br />

appare più coerente col mood generale di questa<br />

rivisitazione <strong>del</strong> logo.<br />

<strong>La</strong> parte tipografica riprende l’attuale impostazione<br />

<strong>del</strong> logo, in modo da bilanciare la novità introdotta<br />

con la reinterpretazione <strong>del</strong>l’Aquila.<br />

<strong>La</strong> scelta dei colori gioca un ruolo fondamentale<br />

in questo restyling: il dorato,<br />

selezionato per celebrare l’anniversario,<br />

non solo aggiunge un tocco di nobiltà<br />

ed eleganza al logo ma simboleggia anche<br />

la luce, la guida e l’ottimismo che<br />

il CNSAS rappresenta per chi si trova in<br />

difficoltà. L’introduzione di tonalità più<br />

vibranti e contemporanee, pur mantenendo<br />

il tricolore italiano, riflette l’evoluzione<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione e la sua<br />

apertura verso il futuro. <strong>La</strong> tipografia è<br />

stata attentamente scelta per bilanciare<br />

tradizione e innovazione, con un occhio<br />

di riguardo alla leggibilità e all’impatto<br />

visivo. <strong>La</strong> modernizzazione <strong>del</strong>la<br />

tipografia mira a comunicare solidità e<br />

affidabilità, caratteristiche fondamentali<br />

per un’organizzazione impegnata<br />

nel soccorso.<br />

Oltre al logo, il restyling comprende<br />

una revisione <strong>del</strong>l’identità visiva complessiva,<br />

con l’obiettivo di rafforzare la<br />

presenza <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

sia nel mondo fisico che in quello<br />

digitale. Ciò comprende l’applicazione<br />

<strong>del</strong> nuovo design a uniformi, mezzi di<br />

trasporto, materiali informativi e digitali,<br />

garantendo una coerenza visiva che<br />

rafforza l’identità <strong>del</strong> corpo e facilita il<br />

riconoscimento da parte <strong>del</strong> pubblico.<br />

Il nuovo slogan scelto per accompagnare<br />

il restyling, “Esserci, da 70 anni” incapsula<br />

l’essenza <strong>del</strong>la missione <strong>del</strong> CNSAS:<br />

un impegno costante verso l’eccellenza<br />

nel soccorso e nell’assistenza, con uno<br />

sguardo sempre rivolto al superamento<br />

di nuove sfide. Questo messaggio vuole<br />

ispirare sia i membri <strong>del</strong>l’organizzazione<br />

che la comunità a cui si rivolge il <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, enfatizzando<br />

l’importanza <strong>del</strong>la solidarietà, <strong>del</strong>la cooperazione<br />

e <strong>del</strong>l’innovazione.<br />

In conclusione, il restyling <strong>del</strong> logo <strong>del</strong><br />

CNSAS per il suo 70° anniversario rappresenta<br />

un ponte tra passato e futuro.<br />

Attraverso un design rinnovato che rispetta<br />

le radici e i valori fondamentali<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione, il CNSAS si proietta<br />

verso nuovi orizzonti, mantenendo fermo<br />

l’impegno nel soccorso e nell’assistenza.<br />

Questo lavoro non è solo una<br />

celebrazione di un traguardo importante<br />

ma anche un’occasione per riflettere<br />

sull’identità <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

e sul suo ruolo cruciale nella<br />

società, riaffermando il suo impegno a<br />

essere sempre pronto ad affrontare le<br />

sfide <strong>del</strong> futuro.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

43


I dati 2023<br />

12.349 le missioni di soccorso<br />

a cura di Federico Catania e Giulio Frangioni<br />

Per un breve periodo, ovvero fino alla sua fine, il 2023 passerà alla<br />

storia come l’anno più caldo di sempre, dove mare e montagne<br />

sono state prese d’assalto per chi cercava un po’ di refrigerio abbandonando<br />

città, paesi e campagne diventate insolitamente<br />

troppo torride. Colpa di un’inflazione galoppante e alcuni rincari<br />

eccessivi, non dappertutto si sono registrati i record di presenze,<br />

ma considerando quanto è accaduto nel recente passato per colpa <strong>del</strong>la pandemia<br />

nessuno si può lamentare.<br />

Di conseguenza l’equazione “più turisti uguale più incidenti” ha ancora una volta<br />

dimostrato la sua verità e poco importa se la maggioranza oltre ad una certa<br />

quota o, meglio, ad una certa distanza dall’auto o da una funivia non ne vuole<br />

proprio sapere di andare, comunque i numeri parlano chiaro.<br />

Sono stati effettuati 12.349 interventi di soccorso, il numero più alto mai registrato<br />

nell’ormai settantennale storia <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, partito con gli oltre<br />

100 interventi nel lontano 1955 e, con una progressione lenta e costante arrivata<br />

ai valori a cinque cifre di oggi. Tanto è cambiato: allora era un soccorso “molto<br />

alpino” per una montagna da élite per una piccola cerchia di persone via via si è<br />

giustamente allargata ai frequentatori di oggi, ma anche le missioni di soccorso<br />

ora abbracciano categorie e territori che un tempo non erano considerati e alcuni<br />

sport e attività che neppure esistevano.<br />

Gli infortunati sono stati ben 12.365 di cui la componente principale, corrispondente<br />

al 61,7% <strong>del</strong> totale, riguarda persone ferite di cui 5.720 in modo leggero,<br />

1.579 in modo grave e 323 con compromesse le funzioni vitali o, meglio, in imminente<br />

pericolo di vita.<br />

4.151 sono stati gli illesi mentre 491, pari al 4%, i deceduti. Seppure questo ultimo<br />

dato sia molto preoccupante, c’è da notare che agli albori <strong>del</strong> soccorso la<br />

44 FOCUS ISTITUZIONALE


percentuale sfiorava oltre il 30% e si<br />

devono attendere gli anni ’90 <strong>del</strong> secolo<br />

scorso, quando la diffusione <strong>del</strong>le<br />

basi di elisoccorso e la presenza di personale<br />

sanitario <strong>del</strong>le squadre a terra,<br />

ha abbassato questo valore sotto le<br />

due cifre e poi ancora meno sino raggiungere<br />

i valori odierni. Nel computo<br />

totale vanno inoltre considerati i 101<br />

dispersi, individui che non sono stati<br />

mai esattamente localizzati, da non<br />

confondere con gli “scomparsi”, cioè,<br />

persone che volontariamente fanno<br />

perdere le proprie tracce. Secondo le<br />

fonti ufficiali <strong>del</strong> Commissario Straordinario<br />

<strong>del</strong> Governo per le Persone<br />

Scomparse, nel primo semestre <strong>del</strong><br />

2023 (ultimi dati disponibili), ci sono<br />

state 13.031 denunce di scomparse a<br />

fronte di 6.297 ritrovamenti.<br />

I DATI 2023<br />

Nel corso <strong>del</strong>lo scorso anno il <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> è intervenuto per<br />

12.349 missioni di soccorso. Rispetto<br />

all’organico complessivo <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, costantemente<br />

superiore ai 7.000 tecnici negli ultimi<br />

anni, nel 2023 sono state impegnate in<br />

operazione di soccorso oltre 206 mila<br />

ore/uomo suddivise in 33.852 giornate/<br />

uomo. Il dato più significativo è, dunque,<br />

quello dei 44.994 tecnici impegnati<br />

nelle varie missioni di soccorso, volontari<br />

che garantiscono un’attività operativa<br />

24 ore su 24, 365 giorni all’anno.<br />

Importante, in questo contesto, anche<br />

l’impegno <strong>del</strong>le unità cinofile <strong>del</strong> CNSAS<br />

chiamate ad operare 168 volte in eventi<br />

valanghivi e ricerca persone disperse.<br />

LE CAUSE DEGLI INTERVENTI<br />

Le cause degli interventi sono dovute<br />

principalmente a tre fattori: la caduta/<br />

scivolata (45,9% degli interventi),<br />

l’incapacità durante l’attività svolta<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

45


(25,5%) e il malore (12,1%). Seguono<br />

con valori decisamente più contenuti il<br />

maltempo (4,3%) e lo shock anafilattico<br />

(0,50%).<br />

LE ATTIVITÀ SVOLTE DURANTE GLI<br />

INCIDENTI<br />

Le attività maggiormente coinvolte e<br />

cause degli incidenti e relativi infortuni<br />

sono l’escursionismo (42,5% dei casi),<br />

la mountain bike (8%), lo sci alpino<br />

(2,2%), l’alpinismo classico (6,0%) e la<br />

ricerca di funghi (3,1%). Diversi gli interventi<br />

durante l’attività venatoria (0,8%).<br />

LO STATO FISICO DELLE PERSONE<br />

SOCCORSE<br />

Nel 2023 hanno perso la vita in ambiente<br />

impervio 491 persone. 5.720<br />

sono state le persone recuperate ferite<br />

in modo leggero, 1.579 i feriti gravi,<br />

323 i feriti con compromesse funzioni<br />

vitali, 4.151 gli illesi (persone in difficoltà<br />

a causa <strong>del</strong>le condizioni morfologiche,<br />

<strong>del</strong>lo stato dei terreni come la<br />

presenza di neve e/o ghiaccio al suolo,<br />

46 FOCUS ISTITUZIONALE


oppure per incapacità e/o inadeguatezza<br />

<strong>del</strong>l’attrezzatura, calzature o abbigliamento<br />

a seguito) e 101 i dispersi.<br />

L’IDENTIKIT DELLE PERSONE<br />

SOCCORSE<br />

L’identikit medio <strong>del</strong>la persona soccorsa<br />

è rappresentato da un uomo italiano tra<br />

i 50 e i 60 anni, leggermente ferito dopo<br />

essere scivolato in un’escursione durante<br />

il mese di agosto. Queste le principali<br />

caratteristiche <strong>del</strong>le persone soccorse:<br />

Nazionalità: 82,1% Italia; 6,7% Germania;<br />

4,2% Francia.<br />

Età: 16,95% tra i 50 e i 60 anni, 13,55%<br />

tra i 60 e i 70 anni; 13,71% tra i 20 e i 30<br />

anni e oltre i 70 anni l’10,69%.<br />

Sesso: 68,6% maschi, 31,4% femmine.<br />

Iscrizione al Club <strong>Alpino</strong> Italiano:<br />

11.146 non soci e 1.219 soci.<br />

QUANDO E DOVE INTERVENGONO<br />

I SOCCORSI<br />

Il 49% degli interventi <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> si concentra<br />

nei mesi estivi di giugno (7,3%), luglio<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

47


(14,4%), agosto (17,1%) e settembre<br />

(10,3%). Numeri confermati dalla tipologia<br />

principale di attività svolta<br />

dalle persone soccorse – l’escursionismo<br />

– che, per l’appunto, è svolta<br />

maggiormente durante i mesi più<br />

caldi <strong>del</strong>l’anno.<br />

GLI INTERVENTI CON L’UTILIZZO<br />

DI ELICOTTERI<br />

In 5.845 interventi il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

e <strong>Speleologico</strong> è intervenuto<br />

con il supporto di un mezzo aereo.<br />

Nella quasi totalità di questi casi specifici<br />

(94,2% degli interventi con mezzo<br />

aereo) a bordo di un elicottero <strong>del</strong><br />

Servizio sanitario regionale e provinciale<br />

<strong>del</strong> 118, nelle restanti casistiche<br />

a bordo di elicotteri di altri enti <strong>del</strong>lo<br />

Stato con i quali il CNSAS collabora,<br />

tra questi: Vigili <strong>del</strong> Fuoco (188 interventi<br />

con un loro mezzo aereo),<br />

Aeronautica Militare (69), Guardia di<br />

Finanza (55), Polizia (9) ed Esercito<br />

Italiano (3).<br />

48 FOCUS ISTITUZIONALE


I vantaggi<br />

<strong>del</strong>l’iscrizione <strong>del</strong><br />

CNSAS al RUNTS<br />

di Roberto Bolza, direzione CNSAS<br />

Nello scorso numero <strong>del</strong>la <strong>rivista</strong> abbiamo scritto <strong>del</strong> RUNTS –<br />

il Registro Unico Nazionale <strong>del</strong> Terzo Settore – e dei passaggi<br />

importanti svolti in questi anni per arrivare al traguardo <strong>del</strong>l’iscrizione<br />

<strong>del</strong> nostro Corpo a questo elenco importante.<br />

Riprendiamo qui il discorso poiché l’11 novembre 2023 l’Assemblea<br />

nazionale ha approvato una variazione statutaria ad<br />

hoc, necessaria per permettere l’iscrizione al RUNTS, appunto, <strong>del</strong> Corpo Nazionale<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, dopo aver risolto alcune questioni di natura<br />

tecnica.<br />

Così, l’11 gennaio <strong>2024</strong> il Direttore <strong>del</strong> Settore Pari Opportunità <strong>del</strong>la Città metropolitana<br />

di Milano, con proprio decreto, ha iscritto al Registro Unico Nazionale <strong>del</strong><br />

Terzo Settore il Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>.<br />

Il primo effetto pratico e importante di questa iscrizione sarà l’attivazione <strong>del</strong>la<br />

possibilità di devolvere il 5x1000 anche a favore <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

nazionale, e non solo ai Servizi regionali e provinciali già iscritti al RUNTS, come<br />

sta già succedendo.<br />

Attenzione perché questa iniziativa non si pone in concorrenza con le attività nel<br />

campo <strong>del</strong> 5x1000 che i Servizi regionali e provinciali stanno già portando avanti<br />

da alcuni anni, ma ha lo scopo di espandere la raccolta di questi fondi a tutto il<br />

territorio nazionale sfruttando la maggiore visibilità <strong>del</strong>l’organizzazione nazionale,<br />

soprattutto sui social.<br />

Come già stabilito in Direzione nazionale, i fondi <strong>del</strong> 5x1000 raccolti dal CNSAS<br />

nazionale verranno interamente trasferiti ai Servizi regionali e provinciali secondo<br />

un metodo adeguato a dare rappresentanza effettiva ai singoli Servizi.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

49


NOTIZIE DAL CNSAS<br />

Proget<br />

NaturK<br />

Il soccorso di domani sulle Alpi Dinariche<br />

di Simone Alessandrini, viceresponsabile comunicazione CNSAS<br />

50 NOTIZIE DAL CNSAS


to<br />

osovo<br />

Nella nostra quotidianità, quando sentiamo parlare di Kosovo la<br />

mente torna agli anni a cavallo tra i ’90 e i primi 2000, quando<br />

in quell’area soffiavano venti di guerra. Già a quei tempi gli<br />

italiani sono stati determinanti nel supportare la popolazione<br />

civile, attraverso il lavoro svolto dai Corpi <strong>del</strong> comparto Difesa<br />

riuniti sotto le K-FOR, che hanno saputo fornire supporto ai<br />

civili sia durante il conflitto, sia negli anni successivi. Da circa un anno e mezzo<br />

le nostre Scuole nazionali sono impegnate in uno dei progetti di cooperazione<br />

internazionale più complessi e ambiziosi a cui la nostra realtà abbia mai partecipato:<br />

si tratta di NaturKosovo, un progetto voluto dall’Agenzia italiana per la Cooperazione<br />

e lo Sviluppo, con l’obiettivo di migliorare le condizioni socio-economiche<br />

dei territori beneficiari, attraverso la realizzazione di progetti specifici in cui il<br />

know-how italiano sia cruciale rispetto agli obiettivi da raggiungere.<br />

Il progetto mira, infatti, allo sviluppo <strong>del</strong>la fruibilità e <strong>del</strong>l’offerta turistica montana<br />

<strong>del</strong>la zona <strong>del</strong>le Alpi Dinariche, a cavallo tra Kosovo e Montenegro e si sviluppa<br />

in tre differenti settori d’azione: la sentieristica, seguita dalla Struttura Operativa<br />

Sentieri e Cartografia <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong> Italiano, lo sviluppo <strong>del</strong>l’offerta turistica curata<br />

dall’Associazione Italiana Turismo Responsabile e il miglioramento <strong>del</strong> sistema<br />

di soccorso in ambiente impervio, affidato al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>.


Insieme agli istruttori<br />

<strong>del</strong>la Scuola Nazionale<br />

Tecnici, i partecipanti<br />

hanno seguito otto<br />

giornate di selezione/<br />

informazione su<br />

progressione e<br />

rischi connessi alla<br />

frequentazione degli<br />

ambienti impervi.<br />

Ai nostri istruttori è stato affidato il<br />

compito di realizzare un programma<br />

formativo ad hoc che potesse innalzare<br />

il livello tecnico-sanitario <strong>del</strong> sistema di<br />

soccorso kosovaro: un sistema attualmente<br />

frammentario ed organizzato<br />

su base volontaria, senza un reale riconoscimento<br />

legislativo. Alle fasi selettive<br />

hanno partecipato oltre cinquanta<br />

persone afferenti al sistema montagna,<br />

desiderose di mettersi in gioco e di conoscere<br />

le procedure e gli standard <strong>del</strong><br />

soccorso organizzato.<br />

Insieme agli istruttori <strong>del</strong>la Scuola Nazionale<br />

Tecnici, i partecipanti hanno<br />

seguito otto giornate di selezione/<br />

informazione su progressione e rischi<br />

connessi alla frequentazione degli<br />

ambienti impervi. Oltre a testare le<br />

capacità alpinistiche, è stato valutato<br />

l’approccio verso una situazione emergenziale,<br />

osservando con attenzione il<br />

modo di porsi e la capacità di gestire<br />

un team. <strong>La</strong> buona riuscita di un’attività,<br />

che logisticamente si prospettava<br />

molto complessa, è stata possibile<br />

anche grazie al supporto <strong>del</strong>le K-FOR<br />

italiane, che nel primo semestre 2023<br />

erano su base Brigata Alpina Taurinense<br />

e che hanno messo a disposizione<br />

istruttori di alpinismo e materiale utile<br />

per i cinquanta partecipanti.<br />

A passare le selezioni sono stati in trenta.<br />

Tra ottobre 2023 e gennaio <strong>2024</strong>,<br />

queste persone hanno potuto partecipare<br />

al modulo di formazione di base in<br />

aula e in ambiente, in cui sono stati illustrati<br />

i protocolli di base <strong>del</strong> soccorso in<br />

ambiente impervio estivo ed invernale.<br />

Sono state giornate di grande interesse,<br />

dove i discenti hanno dato prova di<br />

indubbia capacità, voglia di crescere ed<br />

entusiasmo verso gli argomenti trattati<br />

che si avvicinano di molto a quello che<br />

un Operatore di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> deve<br />

conoscere per superare gli esami di ammissione<br />

alla qualifica. I prossimi step<br />

<strong>del</strong> progetto vedranno impegnati otto<br />

tra i migliori soccorritori locali in altre<br />

dieci giornate di formazione avanzata,<br />

dove verranno approfondite tematiche<br />

tecnico-sanitarie già trattate, anche in<br />

ottica di gestione di un team di lavoro.<br />

L’obiettivo è di consegnare al Kosovo<br />

un gruppo di giovani ragazze e ragazzi<br />

con la passione per la montagna e con<br />

un bagaglio tecnico tale da poter fornire<br />

un servizio di soccorso ai turisti che<br />

già affollano i candidi pendii nevosi e le<br />

aeree creste <strong>del</strong>la Via Dinarica.<br />

52 NOTIZIE DAL CNSAS


<strong>La</strong> nuova sede<br />

nazionale di Milano<br />

Work in progress<br />

di Federico Catania, responsabile comunicazione CNSAS<br />

Le immagini sono state scattate nell’inverno <strong>2024</strong><br />

Paola <strong>La</strong>ttuada, Massimo Lombardo,<br />

Maurizio Dellantonio e Alberto Zoli<br />

Lo scorso gennaio è stato avviato il cantiere <strong>del</strong>la nuova sede nazionale<br />

<strong>del</strong> Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> a Milano,<br />

situato in viale Monza 223, all’interno <strong>del</strong> complesso IRTEC (International<br />

Research & Teaching Center). Questo centro, già sede <strong>del</strong> centro<br />

di formazione <strong>del</strong>l’Agenzia regionale emergenza urgenza <strong>del</strong>la<br />

Lombardia, sarà ora arricchito dalla nuova sede <strong>del</strong> CNSAS con spazi<br />

dedicati agli uffici, all’operatività e alla formazione.<br />

<strong>La</strong> firma <strong>del</strong>la consegna <strong>del</strong> cantiere è avvenuta alla presenza <strong>del</strong> presidente <strong>del</strong><br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, Maurizio Dellantonio, <strong>del</strong> direttore generale di<br />

Areu, Massimo Lombardo, e dei predecessori Piergiorgio Baldracco per il CNSAS<br />

e Alberto Zoli per Areu. Lo Studio02Milano Srl, responsabile <strong>del</strong>la progettazione<br />

architettonica integrata e <strong>del</strong> design degli interni, supervisiona l’esecuzione dei<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

53


lavori seguendo il progetto che prevede<br />

un forte legame con gli elementi<br />

naturali.<br />

L’idea di includere la nuova sede all’interno<br />

<strong>del</strong>l’attuale centro di formazione<br />

di Areu è nata nel 2019, segnando un<br />

importante passo avanti nella collaborazione<br />

e nella sinergia tra enti di<br />

soccorso e istituzioni. Si prevede che i<br />

lavori saranno completati entro la metà<br />

<strong>del</strong> 2025, offrendo dunque un nuovo<br />

punto di riferimento per il Corpo Nazionale<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

e consolidando ulteriormente il suo<br />

ruolo nell’ambito <strong>del</strong>la sicurezza e <strong>del</strong><br />

soccorso in Italia.<br />

Render <strong>del</strong>l'esterno<br />

54 NOTIZIE DAL CNSAS


Sicuri in<br />

montagna<br />

Per parlare di prevenzione<br />

di Elio Guastalli, referente progetto Sicuri in montagna<br />

Unità cinofile in Valsassina, 2013<br />

I<br />

settant’anni <strong>del</strong> Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> segnano<br />

un passaggio da ricordare guardando al futuro. Lungo questo percorso<br />

trova posto anche “SICURI in MONTAGNA”, il progetto <strong>del</strong> CNSAS che<br />

parla di prevenzione.<br />

<strong>La</strong> montagna è severa: così, senza mezzi termini, intimava il titolo di un<br />

manifesto che il Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, decenni fa, stampava per<br />

esortare alla massima prudenza. Un altro manifesto coevo riportava un titolo<br />

ancora più severo: È meglio vivere per la montagna che morire per essa. Erano<br />

messaggi che tendevano a creare un forte impatto emotivo nei destinatari, una<br />

sorta di shockvertising forse ancora valido ai nostri tempi. Eravamo nei primi anni<br />

Settanta; oggi sono ricordi che testimoniano, senza equivoci, che la prevenzione<br />

per gli incidenti in montagna appartiene al bagaglio culturale <strong>del</strong> Corpo Nazio-<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

55


nale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>.<br />

Un bagaglio che ha accompagnato gli<br />

impegni <strong>del</strong> Corpo nel tempo e che ha<br />

trovato, da oltre vent’anni nel progetto<br />

“SICURI in MONTAGNA”, il riferimento<br />

catalizzatore per condividere a livello<br />

nazionale un preciso impegno statutario.<br />

Sì, vale la pena ricordare che “fare<br />

prevenzione” è un dettame statutario<br />

che riprende precisi obblighi di legge<br />

demandati al CNSAS.<br />

“SICURI in MONTAGNA” nacque nel<br />

2000, in Lombardia, sotto la spinta di<br />

Daniele Chiappa, l’indimenticabile<br />

“Ciapin”, uomo <strong>del</strong> Cerro Torre e ancor<br />

più <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> che, con caparbietà,<br />

era solito ripetere: «Il <strong>Soccorso</strong><br />

alpino deve fallire perché molti incidenti<br />

si possono evitare». Attorno a Ciapin si<br />

formò un gruppo di persone che afferivano<br />

non solo al <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

ma anche alle Scuole <strong>del</strong> CAI e ad altre<br />

associazioni. L’idea condivisa fu molto<br />

semplice: parlare di prevenzione come<br />

fatto di cultura, senza inutili allarmismi<br />

o false sicurezze. Il nome venne da sé:<br />

“SICURI in MONTAGNA”; un sintagma,<br />

un breve titolo che pone il termine sicurezza<br />

in capo alla persona e non alla<br />

montagna che, per definizione, non<br />

può essere definita sicura.<br />

L’intento, da subito, è stato quello di<br />

parlare di prevenzione degli incidenti<br />

in montagna come giusto mix fra<br />

passione e prudenza, sollecitando le<br />

persone a gestire il proprio comportamento<br />

con competenza e responsabilità,<br />

facendo i conti con i propri limiti.<br />

<strong>La</strong> prevenzione vista come fatto di cultura<br />

e come dovere di non esporre sé<br />

stessi e i compagni di gita a rischi eccessivi,<br />

incontrollabili. Una montagna<br />

quindi da vivere liberamente, perché<br />

la libertà è propedeutica all’assunzione<br />

di responsabilità: liberi di comportarsi<br />

bene. <strong>La</strong> prima attività fu organizzata<br />

in Lombardia il 4 giugno 2000 con<br />

“SICURI in FERRATA”. Presto ci si accorse<br />

che in altre regioni nascevano attività<br />

analoghe. In quegli anni un incidente<br />

fatale in valanga segnò un gruppo di<br />

amici <strong>del</strong>la sottosezione FALC di Milano;<br />

con loro, attraverso una collaborazione<br />

spontanea, nacquero i primi<br />

campi neve ai Piani di Bobbio, in Valsassina,<br />

per parlare di preparazione<br />

56 NOTIZIE DAL CNSAS


<strong>del</strong>la gita, ricerca ARTVa e autosoccorso,<br />

soccorso organizzato e altro.<br />

Dal 2006 il progetto “SICURI in MON-<br />

TAGNA” è stato fatto proprio dalla Direziona<br />

nazionale <strong>del</strong> CNSAS con l’obiettivo<br />

di conclamarlo, sempre più, come<br />

punto di riferimento di quanti, strutture<br />

CAI, enti e amministrazioni sensibili,<br />

vogliono impegnarsi sul fronte <strong>del</strong>la<br />

prevenzione. Da allora, con regolarità,<br />

vengono organizzate due giornate nazionali;<br />

anche nel periodo pandemico<br />

le proposte di “SICURI in MONTAGNA”<br />

non si sono interrotte adattandosi alle<br />

disposizioni restrittive che venivano<br />

emanate.<br />

“SICURI in MONTAGNA” continua ad<br />

avere una vocazione informativa tesa<br />

a sollecitare attenzioni, prudenze, rivolgendosi<br />

ai grandi numeri; a volte, si<br />

mettono in campo anche semplici momenti<br />

didattici ma la formazione, per<br />

definizione, è in capo alle Scuole <strong>del</strong><br />

CAI, alle Guide alpine, ai corsi di formazione<br />

che a vari livelli si organizzano.<br />

Seguendo le stagioni, sempre la terza<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

57


domenica di gennaio, con “SICURI con<br />

la NEVE” si propone la giornata dedicata<br />

alla prevenzione degli incidenti<br />

tipici <strong>del</strong>la stagione invernale; analogamente,<br />

la terza domenica di giugno,<br />

scende in campo “SICURI sul SENTIE-<br />

RO”. “Neve” e “sentiero” sono le parole<br />

che da sempre sono state utilizzate<br />

per caratterizzare le due giornate, invernale<br />

ed estiva. Forse è giunto il momento<br />

di cambiare; basta pensare, ad<br />

esempio, ai cambiamenti climatici che<br />

segnano gli inverni con innevamenti<br />

anomali, insieme alla necessità di parlare<br />

non solo di valanghe ma anche di<br />

scivolate, ipotermia e altro. Entrambe<br />

le giornate vedono stabilmente l’organizzazione<br />

di decine d’interventi sparsi<br />

in tutt’Italia con il coinvolgimento diretto<br />

di migliaia di persone; altrettanto<br />

importanti sono le notizie che passano<br />

attraverso gli articoli sui giornali o su<br />

altri canali d’informazione.<br />

Fare bilanci è sempre difficile, per certi<br />

versi impossibile; tuttavia, possiamo<br />

dire che negli anni si è potuto cogliere<br />

una maggiore attenzione nell’uso<br />

<strong>del</strong>le attrezzature di autoprotezione,<br />

58 NOTIZIE DAL CNSAS


Alagna in Valsesia, Piemonte<br />

Piani di Bobbio, Lombardia, 2015<br />

ad esempio in ferrata e in neve fresca.<br />

Diversamente, accentuato anche dal<br />

periodo post-pandemico, preoccupano<br />

le persone che si avvicinano alla<br />

montagna in modo frettoloso, con<br />

scarsa consapevolezza. Altro problema<br />

evidente rimane la tendenza diffusa di<br />

“destagionalizzare” la montagna; ne è<br />

prova la frequentazione <strong>del</strong>la montagna<br />

innevata senza solide competenze<br />

di base. Sempre per quanto riguarda<br />

l’ambiente invernale, si continua a<br />

legare la prevenzione al solo rischio da<br />

valanga, ovvero alla ricerca con ARTVa,<br />

tralasciando problemi ed esigenze assai<br />

più complesse.<br />

Oggi, “SICURI in MONTAGNA” può contare<br />

sull’impegno di molte persone<br />

che formano una cordata che parla di<br />

passione per la montagna e d’impegno<br />

per ridurre gli incidenti; l’obiettivo<br />

condiviso fa capo alla speranza che la<br />

cultura <strong>del</strong>la prevenzione diventi sempre<br />

più coinvolgente.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

59


SPAZIO AL TERRITORIO<br />

Sici<br />

60 SPAZIO AL TERRITORIO


di Antonio Di Giovanni e Alfio Ferrara, reliasponsabili<br />

comunicazione <strong>del</strong> CNSAS Sicilia<br />

Il Servizio<br />

regionale più a sud<br />

d’Italia<br />

A<br />

occidente falesie strapiombanti sul mare, frequentate da free<br />

climbers provenienti da tutto il mondo, a oriente il più alto e attivo<br />

vulcano d’Europa, insieme allo Stromboli mete ambite <strong>del</strong><br />

turismo internazionale. In mezzo, un territorio vasto e variegato,<br />

composto per oltre l’ottanta per cento da colline e catene montuose.<br />

Attorno, un cospicuo numero di isole impervie, alcune vulcaniche<br />

(Eolie, Ustica, Pantelleria e Linosa) altre carbonatiche (Egadi e <strong>La</strong>mpedusa).<br />

E poi grotte, torrenti, forre, gole, canyon e deserti lavici. In una sola parola, l’Isola di<br />

Sicilia, nella quale il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> più a sud d’Italia opera con oltre<br />

centocinquanta volontarie e volontari, in un ambiente difficile per il quale servono<br />

conoscenza, perizia ed esperienza.<br />

FEBBRAIO 2022 | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

61


L’attività di soccorso<br />

<strong>del</strong>le Stazioni siciliane<br />

<strong>del</strong>la XXI Delegazione<br />

inizia già negli anni<br />

’70, con il servizio di<br />

assistenza sulle piste<br />

da sci dei due versanti<br />

nord e sud <strong>del</strong>l’Etna.<br />

Già intorno agli anni ’20 <strong>del</strong> Novecento,<br />

sull’Etna si registrano i primi interventi di<br />

soccorso e recupero in occasione di incidenti,<br />

tra i quali quello mortale <strong>del</strong> socio<br />

CAI Gino Menza, precipitato nell’inverno<br />

<strong>del</strong> 1925 dentro la Valle <strong>del</strong> Bove. Dopo<br />

gli anni ’60 il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> Siciliano<br />

inizia a strutturarsi ed organizzarsi, con<br />

la nascita nel 1965 <strong>del</strong>la XXI Delegazione<br />

Alpina composta da tre Stazioni, due<br />

a oriente, Etna Nord ed Etna Sud, ed una<br />

a occidente la Palermo – Madonie.<br />

Nel 1978 oltre le tre squadre <strong>del</strong>la XXI<br />

Delegazione Alpina, nascono in Sicilia<br />

le squadre di Palermo e di Catania <strong>del</strong>la<br />

Delegazione Speleologica <strong>del</strong> Corpo Nazionale<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, aggregate al VII<br />

Gruppo <strong>del</strong>la Delegazione Speleologica<br />

che comprendeva la Puglia, la Basilicata<br />

e la Calabria. Già allora vennero effettuate<br />

alcune importanti esercitazioni <strong>del</strong> VII<br />

gruppo: Abisso di Bifurto nel gruppo <strong>del</strong><br />

Pollino in Calabria, Abisso <strong>del</strong> Vento sulle<br />

Madonie in Sicilia e la Grava di Campola-<br />

to nel territorio comunale di San Giovanni<br />

Rotondo in Puglia.<br />

Dopo alcuni anni, data l’eccessiva estensione<br />

<strong>del</strong>le competenze territoriali <strong>del</strong><br />

VII gruppo, nasce la X Delegazione Speleologica,<br />

istituita nel 1989 con le due<br />

squadre di Palermo e di Catania e che ha<br />

competenze territoriali solo in Sicilia.<br />

L’attività di soccorso <strong>del</strong>le Stazioni siciliane<br />

<strong>del</strong>la XXI Delegazione inizia già negli<br />

anni ’70, con il servizio di assistenza<br />

sulle piste da sci dei due versanti nord e<br />

sud <strong>del</strong>l’Etna e con la partecipazione nel<br />

1972 alla prima grande operazione di<br />

ricerca organizzata, quando nel mese di<br />

gennaio, durante una tormenta, scompare<br />

sui cieli sopra il vulcano un ricognitore<br />

aereo americano. Insieme alla Guide<br />

alpine, alle Forze Armate statunitensi<br />

e italiane, i tecnici <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

<strong>del</strong> CNSA (così chiamato fino al 1990,<br />

quando cambierà nome in CNSAS) ritroveranno<br />

nel mese di marzo, sulle pendici<br />

<strong>del</strong> Cratere Centrale, alcuni rottami<br />

62 SPAZIO AL TERRITORIO


<strong>del</strong>l’aereo e a settembre <strong>del</strong>lo stesso<br />

anno i corpi dei sei militari americani,<br />

che componevano l’equipaggio.<br />

Il 12 settembre 1979 a causa di attività<br />

esplosiva <strong>del</strong> cratere sommitale <strong>del</strong>l’Etna<br />

i nostri tecnici, chiamati ufficialmente<br />

insieme alle altre forze <strong>del</strong>l’ordine,<br />

parteciperanno alle operazioni di<br />

soccorso e recupero di ventidue feriti<br />

e nove salme. Nel dicembre <strong>del</strong>lo stesso<br />

anno, la Stazione Sicilia Occidentale<br />

partecipa ad una vasta ricerca sul Monte<br />

Pellegrino (Palermo) e nell’area di<br />

Mon<strong>del</strong>lo, alla ricerca di un pilota e tre<br />

operatori di sistemi elettronici <strong>del</strong>la US<br />

Navy, lanciatisi a causa di un guasto al<br />

loro aereo Grumman Prowler EA-6B.<br />

Si dovranno attendere gli anni ’80 per i<br />

primi soccorsi con aeromobili, quando<br />

nel 1986, viene richiesto l’intervento <strong>del</strong><br />

CNSA per soccorrere una speleologa<br />

gravemente ferita all’interno <strong>del</strong>le gole<br />

<strong>del</strong> fiume Cassibile, nel territorio di Avola<br />

(Siracusa). Inizialmente intervenne la<br />

squadra <strong>del</strong> X Gruppo <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong><br />

- Sicilia Orientale, che operò<br />

durante tutta la notte, trasportando la<br />

barella con la speleologa ferita lungo<br />

le gole, fino al luogo dove un elicottero<br />

<strong>del</strong>la Marina Militare, con a bordo volontari<br />

<strong>del</strong>la XXI, recuperò l’infortunata.<br />

Quello fu il primo intervento in collabo-<br />

razione tra la X Delegazione Speleologica<br />

e la XXI Delegazione alpina.<br />

Nel luglio <strong>del</strong> 1987 il primo soccorso in<br />

elicottero sull’isola eoliana di Stromboli,<br />

e nel novembre <strong>del</strong>lo stesso anno, per la<br />

prima volta, si utilizza il verricello in un<br />

soccorso sull’Etna, nel canalone di Monte<br />

Zoccolaro all’interno <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong><br />

Bove.<br />

Durante la lunga eruzione <strong>del</strong> 1991 –<br />

1992, che attraversò per intero l’ampia<br />

depressione naturale <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong><br />

Bove mettendo a rischio il paese di Zaf-<br />

Si dovranno attendere<br />

gli anni ’80 per i<br />

primi soccorsi con<br />

aeromobili, quando nel<br />

1986, viene richiesto<br />

l’intervento <strong>del</strong> CNSA<br />

per soccorrere una<br />

speleologa gravemente<br />

ferita all’interno<br />

<strong>del</strong>le gole <strong>del</strong> fiume<br />

Cassibile, nel territorio<br />

di Avola (Siracusa).<br />

Sull’Etna<br />

Esercitazione in Valle <strong>del</strong> Bove<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

63


Stromboli<br />

Nel 2003, il primo<br />

intervento operativo<br />

<strong>del</strong>la Stazione Sicilia<br />

Occidentale con<br />

elicottero HH3F<br />

<strong>del</strong>l’Aeronautica<br />

Militare, per il<br />

recupero notturno<br />

di tredici migranti,<br />

bloccati sull’isola di<br />

Pantelleria, alla base di<br />

un’alta scogliera con il<br />

mare in tempesta.<br />

ferana Etnea, il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> fornisce<br />

assistenza sanitaria e collabora con<br />

il Gruppo Nazionale di Vulcanologia<br />

e con la Protezione Civile Nazionale,<br />

da poco istituita, durante i tentativi di<br />

frenare l’avanzata <strong>del</strong> fronte lavico, insieme<br />

alla Marina Militare, all’Esercito<br />

Italiano e all’US Navy, che mise a disposizione<br />

i propri poderosi elicotteri<br />

Black Stallion.<br />

Nel 2001, il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Siciliano si costituisce in associazione<br />

di diritto privato, divenendo<br />

di fatto una realtà <strong>istituzionale</strong> e punto<br />

di riferimento per il centro sud, in grado<br />

di organizzare eventi interregionali<br />

come l’esercitazione Gatto 2004, che<br />

richiama in Sicilia un centinaio di tecnici<br />

di soccorso speleologico in una<br />

simulazione di recupero nella grotta<br />

<strong>del</strong>l’Abisso <strong>del</strong> Gatto nel territorio di Cefalù<br />

(Palermo). E nel 2005, oltre cento<br />

tecnici <strong>del</strong> CNSAS Sicilia partecipano<br />

a Catania all’esercitazione europea di<br />

Protezione civile Eurosot.<br />

Nel 2003, il primo intervento operativo<br />

<strong>del</strong>la Stazione Sicilia Occidentale con<br />

elicottero HH3F <strong>del</strong>l’Aeronautica Militare,<br />

per il recupero notturno di tredici<br />

migranti, bloccati sull’isola di Pantelleria,<br />

alla base di un’alta scogliera con il<br />

mare in tempesta.<br />

Gli anni successivi vedono impegnato il<br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> Siciliano<br />

nelle diverse emergenze di protezione<br />

civile sull’isola, come l’alluvione <strong>del</strong><br />

2009 che ha colpito i paesi di Scaletta<br />

Zanclea e Giampilieri, nel messinese.<br />

Nel corso <strong>del</strong> tempo, le due anime <strong>del</strong><br />

servizio regionale <strong>del</strong>la Sicilia, alpina e<br />

speleologica, accrescono e affinano i<br />

rapporti di sinergia e collaborazione tra<br />

di loro e con gli altri Corpi <strong>del</strong>lo Stato:<br />

Aeronautica Militare, Polizia di Stato,<br />

Guardia di Finanza, Corpo Forestale<br />

<strong>del</strong>la Regione Sicilia, Protezione Civile<br />

Regionale. Rapporti di collaborazione<br />

concretizzati nelle esercitazioni SATER<br />

2012, 2017 e, la più recente, <strong>del</strong> 2022,<br />

con i nostri tecnici impegnati nella ricerca<br />

e soccorso di dispersi sul terreno,<br />

e nel coordinamento <strong>del</strong>la Direzione<br />

Operazioni di Superficie.<br />

Il Servizio regionale <strong>del</strong>la Sicilia si afferma<br />

come realtà sempre più presente e<br />

collegata, oltre ai diversi Corpi <strong>del</strong>lo sta-<br />

64 SPAZIO AL TERRITORIO


to, anche alle Istituzioni sanitarie. Così<br />

nel novembre <strong>del</strong> 2018, in occasione<br />

<strong>del</strong>l’apertura <strong>del</strong> nuovo Pronto <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>del</strong>l’importante polo sanitario <strong>del</strong> Policlinico<br />

di Catania, con annessa elisuperficie,<br />

il CNSAS Sicilia viene coinvolto<br />

nella conduzione <strong>del</strong>le operazioni per il<br />

PEIMAF (Piano di Emergenza Interno per<br />

il Massiccio Afflusso di Feriti), durate le<br />

quali viene simulato, oltre ad altri eventi,<br />

anche un incidente in grotta, nel quale<br />

i nostri tecnici speleo e alpini vengono<br />

impegnati per il recupero e soccorso di<br />

diversi speleologi feriti.<br />

Nel marzo 2019 viene inaugurata la nuova<br />

sede <strong>del</strong>la Stazione Palermo – Madonie,<br />

ospitata nei locali <strong>del</strong>la palazzina<br />

Enac <strong>del</strong>l’aeroporto di Boccadifalco (Palermo).<br />

Luogo strategico e operativo per<br />

l’imbarco immediato dei nostri tecnici di<br />

elisoccorso sugli elicotteri <strong>del</strong> IV Reparto<br />

Volo <strong>del</strong>la Polizia di Stato, con il quale da<br />

diversi anni vige un consolidato rapporto<br />

di costante collaborazione nelle operazioni<br />

di soccorso.<br />

E dopo due anni, nel marzo <strong>del</strong> 2021,<br />

viene istituita la XXXVII Delegazione Alpina<br />

che ingloberà la Stazione Palermo<br />

e la squadra di soccorso Petralia Sottana<br />

(Palermo) con competenza territoriale<br />

sui monti <strong>del</strong>le Madonie.<br />

<strong>La</strong> cronaca degli ultimi tempi vede un<br />

Servizio regionale sempre più organizzato,<br />

operativo e presente sul territorio,<br />

coinvolto e chiamato ad operare in molteplici<br />

scenari e situazioni.<br />

Nell’ottobre 2022, in occasione <strong>del</strong> terribile<br />

incidente occorso ad un Canadair<br />

<strong>del</strong> servizio antincendio, precipitato nel<br />

territorio di Linguaglossa sul versante<br />

nord <strong>del</strong>l’Etna, il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> partecipa<br />

al recupero dei resti dei due piloti,<br />

deceduti nello schianto a terra.<br />

Ma anche eventi a lieto fine, quando la<br />

mattina <strong>del</strong> 9 dicembre 2022, dopo oltre<br />

trentasei ore di ricerche, viene ritrovata<br />

un’escursionista di origini brasiliane, dispersa<br />

tra le nevi dei crateri sommitali<br />

<strong>del</strong>l’Etna, a quota 2.800 metri, per la quale<br />

si era temuto il peggio, viste le rigide<br />

temperature invernali e le condizioni<br />

climatiche avverse di quei giorni. Dopo<br />

circa un mese, nel gennaio 2023, viene<br />

portato a termine un complesso intervento<br />

sull’isola di Filicudi, per il soccorso<br />

di un’escursionista precipitata lungo un<br />

pendio franoso, e di un uomo rimasto<br />

bloccato nel tentativo di portarle aiuto,<br />

Nel marzo 2019 viene<br />

inaugurata la nuova<br />

sede <strong>del</strong>la Stazione<br />

Palermo – Madonie,<br />

ospitata nei locali<br />

<strong>del</strong>la palazzina<br />

Enac <strong>del</strong>l’aeroporto<br />

di Boccadifalco<br />

(Palermo).<br />

Esercitazione in forra<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

65


ecuperati entrambi dai nostri tecnici di<br />

elisoccorso, imbarcati su un elicottero<br />

<strong>del</strong>l’82° Csar <strong>del</strong>l’Aeronautica Militare.<br />

I nostri tecnici, negli ultimi anni, sono<br />

stati impegnati in eventi di protezione<br />

civile sull’isola, a supporto <strong>del</strong>le popolazioni<br />

etnee in difficoltà per le abbondanti<br />

nevicate registrate sull’Etna<br />

nel febbraio 2023, e nelle operazioni di<br />

evacuazione, con il supporto degli elicotteri<br />

<strong>del</strong>l’Aeronautica Militare, di turisti<br />

circondati dalle fiamme che hanno<br />

devastato diversi territori <strong>del</strong>la provincia<br />

di Trapani, nei caldissimi mesi <strong>del</strong>l’ultima<br />

estate.<br />

E IN AZIONI UMANITARIE DI<br />

SOCCORSO, QUANDO NEL MESE<br />

DI AGOSTO DEL 2023 I NOSTRI<br />

TECNICI DI ELISOCCORSO,<br />

IMBARCATI A BORDO DI<br />

UN ELICOTTERO DELL’82°<br />

CSAR DELL’AERONAUTICA<br />

MILITARE, HANNO OPERATO IL<br />

SALVATAGGIO DI VENTINOVE<br />

PERSONE MIGRANTI,<br />

NAUFRAGATE SULL’ISOLA<br />

DI LAMPEDUSA E RIMASTE<br />

BLOCCATE, PER QUASI<br />

QUARANTOTTO ORE, SU UNA<br />

SCOGLIERA AI PIEDI DI UNA<br />

PARETE VERTICALE ALTA PIÙ DI<br />

CENTO METRI.<br />

Le nostre Stazioni sono in prima linea<br />

anche nelle assistenze tecnico-sanitarie<br />

dei principali eventi sportivi che si<br />

svolgono sui percorsi impervi e montani<br />

<strong>del</strong>la Sicilia. Dalla Cursa dei Ciclopi, il<br />

trail running più lungo d’Europa di oltre<br />

500 chilometri, che percorre l’isola da<br />

ovest a est, in andata e ritorno, attraversando<br />

il gruppo montuoso <strong>del</strong>le Madonie,<br />

l’intera catena dei Nebrodi e l’Etna;<br />

all’Etna Marathon, una <strong>del</strong>le più importanti<br />

gare di mountain bike d’Europa,<br />

alla quale partecipano oltre novecento<br />

atleti provenienti da tutto il mondo.<br />

Ma l’impegno dei nostri tecnici è andato<br />

oltre il territorio siciliano, contribuendo<br />

in missioni di soccorso nazionali ed internazionali,<br />

come l’emergenza alluvione<br />

in Emilia Romagna nel maggio <strong>del</strong> 2023,<br />

alla quale ha partecipato la Squadra<br />

Regionale di <strong>Soccorso</strong> in Forra in aiuto<br />

<strong>del</strong>le popolazioni colpite, o l’intervento<br />

internazionale di soccorso speleologico<br />

in Turchia, con due dei nostri tecnici al<br />

coordinamento <strong>del</strong>le operazioni di recupero<br />

<strong>del</strong>lo statunitense Mark Dickey,<br />

bloccato all’interno <strong>del</strong>la Grotta Morchia.<br />

E un’attenzione particolare viene rivolta<br />

dal nostro Servizio Regionale alla<br />

campagna di sensibilizzazione “Sicuri in<br />

Montagna”, che grazie anche alle sezioni<br />

CAI di tutta la Sicilia, vede ogni anno<br />

la partecipazione di centinaia di escursionisti<br />

alle due giornate “Sicuri sul Sentiero”<br />

e “Sicuri con la Neve”. Centinaia di<br />

appassionati <strong>del</strong>la montagna interessati<br />

alle attività <strong>del</strong> CNSAS, alle dimostrazioni<br />

di soccorso, attenti ai consigli<br />

e alle informazioni che i nostri tecnici<br />

forniscono durante la giornata.<br />

Azioni di soccorso, eventi di assistenza<br />

sanitaria, attività promozionali e divulgative<br />

portate avanti da donne e uomini,<br />

le volontarie e i volontari <strong>del</strong> CNSAS<br />

in Sicilia, con esperienze e storie di vita<br />

diverse e variegate, professionalità e<br />

conoscenze diversificate, ma impegnati<br />

insieme negli interventi sul campo,<br />

nella formazione tecnica, nella gestione<br />

<strong>del</strong>la logistica, nell’organizzazione<br />

amministrativa <strong>del</strong>le segreterie, nella<br />

produzione di contenuti multimediali e<br />

nei rapporti con la stampa, con l’obiettivo<br />

condiviso, avendo anche vissuto<br />

momenti tragici e dolorosi, di rendere il<br />

Servizio regionale siciliano strutturato,<br />

66 SPAZIO AL TERRITORIO


articolato ed efficiente, in un contesto<br />

di volontariato sempre più professionale<br />

e professionalizzante, all’interno<br />

di un territorio complesso, dove le istituzioni<br />

pubbliche, solo in questi ultimi<br />

anni, hanno iniziato a fatica a riconoscere<br />

il ruolo fondamentale <strong>del</strong> CNSAS.<br />

Sebbene riconosciuti e considerati imprescindibili<br />

nel soccorso in ambiente<br />

impervio dagli Enti locali, dalle amministrazioni<br />

comunali e dagli attori<br />

presenti nei territori montani, ancora<br />

oggi il nostro Servizio regionale non è<br />

formalmente integrato nell’ambito <strong>del</strong><br />

Sistema Urgenza ed Emergenza regionale,<br />

non esistendo di fatto un protocollo<br />

operativo regionale codificato, né<br />

nostri tecnici di elisoccorso imbarcati a<br />

bordo <strong>del</strong>le eliambulanze 118, tutt’ora<br />

non convertite in assetto SAR.<br />

Se ieri gli interventi di soccorso in ambiente<br />

impervio erano eventi rari e<br />

occasionali alle nostre latitudini, dove<br />

si contavano pochi frequentatori <strong>del</strong>le<br />

alte quote e degli ambienti montani,<br />

oggi gli incidenti in Sicilia, seguendo il<br />

trend nazionale, si sono moltiplicati in<br />

maniera esponenziale, grazie ad una<br />

nuova sensibilità verso la montagna e<br />

all’esplosione <strong>del</strong>le presenze turistiche.<br />

E di conseguenza, in Sicilia l’importanza<br />

strutturale <strong>del</strong> CNSAS si è affermata di<br />

pari passo all’interno <strong>del</strong>la catena dei<br />

soccorsi, assumendo di fatto un ruolo<br />

determinante nella risoluzione degli<br />

eventi emergenziali, che si verificano<br />

in tutte le stagioni <strong>del</strong>l’anno nei territori<br />

impervi collinari, montani e costieri<br />

<strong>del</strong>la regione, e nelle isole attorno alla<br />

Sicilia, con un forte impatto mediatico<br />

e un’attenzione crescente da parte <strong>del</strong>la<br />

popolazione e <strong>del</strong>la stampa locale,<br />

sempre più interessate alle azioni e alle<br />

attività <strong>del</strong> nostro Servizio regionale.<br />

Le nostre Stazioni<br />

sono in prima linea<br />

anche nelle assistenze<br />

tecnico-sanitarie<br />

dei principali eventi<br />

sportivi che si svolgono<br />

sui percorsi impervi e<br />

montani <strong>del</strong>la Sicilia.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

67


L’intervento di<br />

Gaetano Galvagno<br />

Presidente <strong>del</strong>l’Assemblea Regionale<br />

Siciliana<br />

a cura di Antonio Di Giovanni e Alfio Ferrara,<br />

responsabili comunicazione <strong>del</strong> CNSAS Sicilia<br />

Qui di seguito l’intervento <strong>del</strong> presidente <strong>del</strong>l’Assemblea Regionale<br />

Siciliana, Gaetano Galvagno, sui temi <strong>del</strong>la montagna e<br />

<strong>del</strong> patrimonio naturalistico, <strong>del</strong>la loro fruizione in sicurezza e<br />

<strong>del</strong>l’importante ruolo che riveste il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Siciliano.<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> Siciliano da decine di anni,<br />

ormai, svolge un ruolo di primaria importanza sul territorio<br />

<strong>del</strong>l’Isola. Un lavoro frutto <strong>del</strong>la passione dei tanti volontari e dei tecnici che lo<br />

compongono e animato da una generosità che non ha pari.<br />

Le azioni compiute dal <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> hanno salvato vite umane,<br />

hanno riportato a casa uomini e donne che hanno vissuto un pericolo reale,<br />

hanno favorito la fruizione <strong>del</strong>le nostre bellezze naturalistiche anche attraverso<br />

la prevenzione e l’informazione, passaggi necessari per godere in sicurezza dei<br />

paesaggi mozzafiato <strong>del</strong>la nostra terra.<br />

Personalmente, da grande amante <strong>del</strong>la montagna e in particolare <strong>del</strong>le montagne<br />

siciliane, ritengo che storicamente a quei territori sia stata riservata un’attenzione<br />

non adeguata all’importanza che questi rivestono sotto il profilo ambientale,<br />

turistico e quindi anche economico. <strong>La</strong> Sicilia, in quanto isola, è spesso<br />

identificata come luogo di mare. E non senza ragioni, dobbiamo dirlo, data la bel-<br />

68 SPAZIO AL TERRITORIO


lezza <strong>del</strong>le nostre coste che non hanno<br />

nulla da invidiare alle mete turistiche<br />

più affascinanti <strong>del</strong> Pianeta. Ma questa<br />

straordinaria risorsa, spesso, forse, ha finito<br />

per lasciare solo sullo sfondo quel<br />

patrimonio straordinario di natura, tradizioni<br />

e storia rappresentato dalle nostre<br />

montagne.<br />

Io sono nato e cresciuto in provincia<br />

di Catania e chi, come me, proviene<br />

da quel territorio, nutre un rispetto<br />

particolare nei confronti <strong>del</strong>la montagna,<br />

abituato com’è a essere “vegliato”<br />

giorno e notte dall’Etna. E non sono<br />

lontane altre zone montane di grande<br />

impatto come i Nebrodi, con i loro straordinari<br />

scorci e percorsi.<br />

Per tutto questo e non solo per questo,<br />

il lavoro <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Siciliano ha sempre assunto, per<br />

me, un’importanza speciale. Il pensiero<br />

che uomini e donne professionalmente<br />

preparati e spinti da una grande<br />

passione, siano pronti a intervenire nei<br />

luoghi più impervi e pericolosi per soccorrere<br />

chi è in difficoltà, mi ha sempre<br />

suscitato ammirazione e stima.<br />

Per questo, ritengo che le richieste <strong>del</strong><br />

<strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> Siciliano<br />

vadano ascoltate e tenute in seria<br />

considerazione. Ovviamente, le mie<br />

prerogative non mi danno il diritto di<br />

intervenire direttamente su aspetti<br />

che riguardano il governo regionale<br />

e le strutture <strong>del</strong>la pubblica amministrazione.<br />

Mi riferisco, ad esempio, alla<br />

richiesta di siglare una convenzione<br />

con la Regione siciliana, per rendere<br />

più efficaci le operazioni attraverso gli<br />

elisoccorsi regionali, appunto.<br />

Considerata l’importanza <strong>del</strong> tema,<br />

però, mi renderò promotore di un’iniziativa<br />

politica che punti a far emergere<br />

la questione e coinvolgere così le<br />

parti interessate, anche attraverso, se<br />

può essere ritenuta un’occasione utile,<br />

una giornata di confronto da tenersi a<br />

Palazzo dei Normanni, col patrocinio<br />

<strong>del</strong>l’Assemblea Regionale Siciliana.<br />

Sono certo che in quella sede le legittime<br />

esigenze manifestate dal <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> troveranno<br />

interlocutori attenti, sensibili al tema e<br />

pronti a intervenire per l’interesse dei<br />

siciliani e di chi, arrivando da altre regioni<br />

o da altre parti <strong>del</strong> mondo, vuole<br />

fare la conoscenza <strong>del</strong>le nostre splendide<br />

montagne.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

69


TECNO&LOGICA<br />

a cura di Ruggero Bissetta, direzione Scuola Nazionale Direttori <strong>del</strong>le operazioni di soccorso (SnaDOS)<br />

Device indossabili<br />

e nuovi iPhone<br />

Richiedere soccorso in montagna nel nuovo millennio<br />

In articoli precedenti di questa rubrica,<br />

abbiamo esaminato strumenti<br />

avanzati che utilizzano la tecnologia<br />

<strong>del</strong>le comunicazioni satellitari per inviare<br />

le richieste di soccorso da zone<br />

prive di copertura rete dati-cellulare.<br />

Questi articoli sono pubblicati sui<br />

numeri di novembre 2021 n° 76, marzo<br />

2021 n° 77 e agosto 2021 n° 78,<br />

trattando dispositivi come in Reach di<br />

Garmin e Spot X di Intermatica.<br />

Negli articoli abbiamo evidenziato i<br />

pregi e le lacune dei sistemi di allarme,<br />

spesso attribuibili alla mancanza di<br />

procedure condivise nell’inoltro degli<br />

allarmi tra le centrali estere e i sistemi<br />

nazionali deputati alla gestione <strong>del</strong>le richieste<br />

di soccorso. Questo limite può<br />

causare ritardi nei tempi di risposta alle<br />

emergenze o non garantire l’intervento<br />

di operatori sanitari.<br />

Recentemente, sul mercato sono comparsi<br />

due tipi di sistemi che integrano<br />

le funzionalità di richiesta soccorso:<br />

i primi sono dispositivi indossabili,<br />

come gli smartwatch, che includono<br />

modalità automatiche di allarme in<br />

caso di caduta; i secondi riguardano<br />

gli smartphone che integrano la tecnologia<br />

satellitare per le comunicazioni<br />

di emergenza.<br />

Uno dei principali attori commerciali<br />

in queste innovazioni è Apple. Vediamo<br />

nel dettaglio le due modalità<br />

introdotte dalla casa di Cupertino. <strong>La</strong><br />

prima è l’Iwatch dotato <strong>del</strong>la funzione<br />

“Rilevamento Cadute” che, come<br />

pubblicizzato, può mettere in contatto<br />

con i servizi di emergenza in caso<br />

di incidente. Nel dettaglio, questa<br />

funzionalità è in grado di rilevare una<br />

caduta e, se a seguito di essa l’utente<br />

rimane fermo per un minuto, avvia<br />

un conto alla rovescia di 30 secondi<br />

durante il quale una vibrazione e un<br />

segnale acustico avvisano <strong>del</strong>l’imminente<br />

inoltro automatico <strong>del</strong>l’allarme<br />

contestuale all’attivazione <strong>del</strong> viva<br />

voce <strong>del</strong> device. Questa funzionalità,<br />

come vedremo, ha causato numerosi<br />

falsi allarmi alle centrali di emergenza,<br />

soprattutto ubicati nelle località<br />

sciistiche, dove gli utenti spesso non<br />

si accorgono <strong>del</strong>l’attivazione automatica.<br />

Per conoscere il peso di tale problematica<br />

abbiamo consultato Azienda<br />

Zero Piemonte. Il Direttore Sanitario<br />

dr. Gianluca Ghiselli e, in particolare,<br />

il direttore S.C. Nue 112 dr. Walter Occelli,<br />

ci hanno fornito dati significativi<br />

sull’attivazione di allarmi automatici<br />

da dispositivi indossabili accaduti<br />

nella sola regione Piemonte nel 2023.<br />

Dal NUE 112 <strong>del</strong> Piemonte sono stati<br />

ricevuti e processati nello scorso anno<br />

480 allarmi automatici di cui 165 sono<br />

stati trasmessi alle centrali di secondo<br />

livello per i necessari riscontri. I 165<br />

casi inoltrati corrispondono a quelli<br />

in cui l’utente non ha risposto all’operatore<br />

112 nel momento di attivazione<br />

<strong>del</strong> vivavoce o nel momento <strong>del</strong>la<br />

richiamata, rendendo necessaria la<br />

successiva verifica da parte dei servizi<br />

di soccorso territoriale.<br />

Ci è inoltre stato evidenziato che nella


SOS SATELLITE - APPLE<br />

FLUSSO E FUNZIONALITÀ<br />

CENTRO SMISTAMENTO<br />

RELAY CENTER<br />

Centrale di ricezione sos satellite<br />

PSAP1<br />

NUE 112<br />

Centrale Unica di Risposta<br />

Regione Piemonte<br />

Azienda Zero<br />

SOCCORSO SANTARIO<br />

PUBBLICA SICUREZZA<br />

SOCCORSO TECNICO<br />

PSAP2<br />

Centrali Operative Provinciali<br />

<strong>del</strong>l’Emergenza Sanitaria<br />

Centrali Operative Provinciali<br />

<strong>del</strong> Servizio competente<br />

Centrali Operative Provinciali<br />

dei Vigili <strong>del</strong> Fuoco<br />

FLUSSO DI ALLERTAMENTO<br />

A. Relay Center mediante numero/i certificato/i contatta il PSAP1 di riferimento nazionale per tutte le chiamate di<br />

emergenza ricevute per lo stato Italia.<br />

B. Il PSAP1 riconosce la chiamata come ‘‘SOS Satellite’’ e acquisisce i dati di Localizzazione e Categorizzazione<br />

C. Passaggio e inoltro da PSAP1 a PSAP2 di Relay Center in fonia e scheda contatto relativa all’intervento in essere<br />

FLUSSO DI RICONTATTO<br />

Qualora il PSAP2 necessiti di ricontattare l’Utente o lo stesso Relay Center voglia ricontattare il PSAP2 il punto di<br />

contatto è il PSAP1<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO


SOS SATELLITE - APPLE<br />

FUNZIONAMENTO<br />

<strong>La</strong>to Utente Chiamante<br />

Se un utente ha bisogno di aiuto, anche se non è in grado<br />

di comporre il 112, iPhone è già in grado di chiamare in<br />

modo semplice e rapido i servizi di emergenza tenendo<br />

premuti il tasto laterale e uno dei tasti <strong>del</strong> volume finché<br />

non viene visualizzato il cursore 'SOS emergenze’. Con<br />

SOS emergenze via satellite, su iPhone appare<br />

un'interfaccia di facile utilizzo che aiuta l'utente a usare<br />

una connessione satellitare nell'eventualità in cui non sia<br />

in grado di raggiungere i servizi di emergenza perché<br />

non c'è copertura cellulare o Wi-Fi. Un breve<br />

questionario appare sullo schermo e aiuta l'utente a<br />

rispondere a domande vitali con pochi semplici tocchi, che<br />

vengono trasmessi ai soccorritori nel messaggio iniziale,<br />

garantendo così che siano in grado di capire<br />

rapidamente la situazione e la posizione <strong>del</strong>l'utente.<br />

<strong>La</strong>to Operatore RELAY CENTER<br />

Riceve e gestisce, in formato digitale, l’Utente mediante<br />

contatto SMS con la condivisione di informazioni<br />

specifiche: le risposte <strong>del</strong>l'utente al questionario, la<br />

posizione, compresa l'altitudine, il livello <strong>del</strong>la batteria<br />

<strong>del</strong>l'iPhone e la cartella clinica, se abilitata. Il Relay<br />

contatta il PSAP1 di riferimento per la nazione, per conto<br />

<strong>del</strong>l’Utente.<br />

<strong>La</strong>to Operatore NUE 1.1.2<br />

A. Procederà con il riconoscimento <strong>del</strong>la chiamata<br />

come proveniente da Relay Center mediante<br />

numero certificato.<br />

B. Annotare il numero di intervento comunicato dal<br />

Relay Center nel campo «Riferimenti» <strong>del</strong>la<br />

scheda contatto<br />

C. Geolocalizzare il bosogno <strong>del</strong> chiamante<br />

mediante l’inserimento nel campo apposito <strong>del</strong><br />

cartografico <strong>del</strong>le coordinate Gps comunicate dal<br />

Relay.<br />

D. Il PSAP1 contatterà il PSAP2 di competenza per<br />

l’evento comunicato a mezzo Relay Center e<br />

procederà al passaggio in informazioni.<br />

IL SISTEMA IN ITALIA<br />

IL RELAY CENTER PER LA FASCIA<br />

EUROPEA SI TROVA AD AMSTERDAM; IL<br />

PSAP1 DI RIFERIMENTO PER L’ITALIA È<br />

LA CUR NUE 1.1.2 DI CUNEO-SALUZZO<br />

AMSTERDAM<br />

CUNEO<br />

INFORMAZIONI GENERALI<br />

I satelliti si muovono rapidamente, hanno un'ampiezza di<br />

banda limitata e si trovano a più di mille chilometri di<br />

distanza dalla Terra, quindi anche i messaggi più brevi<br />

possono impiegare alcuni minuti per arrivare a<br />

destinazione.<br />

I software specifici che consentono ad iPhone 14 di<br />

collegarsi alle frequenze uniche di un satellite senza<br />

un'antenna ingombrante.<br />

Con SOS emergenze via satellite, l'utente può inviare e<br />

ricevere messaggi in soli 15 secondi in condizioni di cielo<br />

sereno.<br />

I mo<strong>del</strong>li abilitati per l’utilizzo <strong>del</strong>la funzione SOS<br />

Emergenza sono gli iPhone dal mo<strong>del</strong>lo 14 compreso.<br />

Chiamate gestite 112 Satellite (anno 2023)<br />

•157 (totale<br />

chiamate nel 2023)<br />

<strong>La</strong>to PSAP2 (FFO – E.S. – VVF)<br />

Qualora il PSAP2 necessiti di ricontattare l’Utente lo<br />

potra fare attivando il flusso in maniera inversa:<br />

PSAP2 contatta NUE112 che contatta Relay Center<br />

che svolge la funzione di tramite con l’Utente


quasi totalità <strong>del</strong>le chiamate di soccorso<br />

processate e non inoltrate, l’utente<br />

ha riferito di non essersi accorto<br />

<strong>del</strong>l’attivazione e, spesso a causa <strong>del</strong><br />

vestiario e posizionamento <strong>del</strong> telefono,<br />

non si è accorto <strong>del</strong>l’invio <strong>del</strong><br />

messaggio di allerta.<br />

Analizzando questi dati, che si devono<br />

considerare moltiplicati per le regioni<br />

italiane dove il fenomeno è analogamente<br />

comparso, risulta evidente che<br />

questo problema richieda maggiore<br />

attenzione e consapevolezza da parte<br />

degli utenti. L’abilitazione di queste<br />

funzionalità non deve essere vista<br />

come un semplice accessorio tecnologico,<br />

ma come un’azione che coinvolge<br />

direttamente i servizi di Emergenza<br />

Territoriale. Occorre essere consapevoli<br />

che a fronte di una richiesta di<br />

soccorso automatica, quando non viene<br />

stabilito un contatto di verifica con<br />

l’utente, si innescano gli inevitabili e<br />

necessari interventi di riscontro che<br />

nella quasi totalità dei casi si dimostrano<br />

inutili e dispendiosi.<br />

<strong>La</strong> seconda modalità introdotta da Apple<br />

riguarda la comunicazione satellitare<br />

associata allo smartphone, che<br />

supera i limiti <strong>del</strong>la copertura cellulare.<br />

Questa funzionalità permette di<br />

inviare richieste di soccorso tramite<br />

messaggistica satellitare quando non<br />

c’è segnale cellulare. Il sistema si è dimostrato<br />

efficace nel coordinamento<br />

degli interventi di soccorso, grazie ai<br />

Relay Center che Apple stessa mette<br />

a disposizione dei propri utenti e al<br />

loro interfacciamento con le centrali,<br />

individuate con appositi accordi nei<br />

paesi in cui può essere ubicato l’allarme.<br />

Per l’Italia, la centrale NUE 112 di riferimento<br />

per Apple è in Piemonte.<br />

Gli allarmi SOS satellitare di Apple<br />

vengono infatti inoltrati al NUE 112<br />

di Azienda Zero Piemonte ubicato a<br />

Saluzzo che ha gestito nel corso <strong>del</strong>lo<br />

scorso anno 157 chiamate. Alcune di<br />

queste hanno riguardato direttamente<br />

interventi in montagna <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong>, nella cui gestione abbiamo<br />

potuto verificare direttamente la validità<br />

di questa tecnologia e <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo<br />

organizzativo messo in atto.<br />

Il futuro prevede un’ulteriore diffusione<br />

di queste tecnologie, con l’introduzione<br />

sul mercato di accessori<br />

per smartphone e device Android che<br />

sfruttano la comunicazione satellitare.<br />

Secondo quanto si è evidenziato nei<br />

fatti, appare evidente che le tecnologie<br />

richiedano comunque un impiego<br />

responsabile e consapevole, soprattutto<br />

nell’utilizzo dei device indossabili<br />

e <strong>del</strong>le loro funzionalità.<br />

Riguardo ai sistemi che fanno uso<br />

<strong>del</strong>la comunicazione satellitare, alla<br />

luce dei risultati virtuosi riscontrati<br />

nell’impiego <strong>del</strong> sistema SOS satellitare<br />

di Apple, c’è da auspicare che<br />

soprattutto il mo<strong>del</strong>lo organizzativo<br />

adottato, con la disponibilità <strong>del</strong> Ralay<br />

Center a gestione degli allarmi, gli<br />

accordi e protocolli con il NUE 112<br />

venga adottato anche dagli altri competitor<br />

commerciali che commercializzano<br />

o che propongono analoghe<br />

soluzioni tecnologiche.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO


LA RUBRICA LEGISLATIVA<br />

a cura di Fabio Bristot (Rufus), direzione CNSAS<br />

Le tappe <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong><br />

nella legislazione italiana<br />

1863<br />

Nasce il Club <strong>Alpino</strong> Italiano che, tra i suoi compiti istituzionali, prevede anche l’attuazione <strong>del</strong> soccorso in<br />

montagna.<br />

1902 e seguenti<br />

Nascono le cosiddette “Stazioni d’annuncio” (Mel<strong>del</strong>stelle für alpine Unfälle) a Bolzano, a Cortina d’Ampezzo<br />

(BL) e in altre realtà <strong>del</strong>l’Alto Adige, mo<strong>del</strong>lo minimo, ma efficace di soccorso organizzato, reso possibile in<br />

alcune sezioni <strong>del</strong>l’Alpenverein diventate poi, in parte, sezioni <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong> Italiano.<br />

1926 e seguenti<br />

Il CAI-UGET (Unione Giovani Escursionisti Torinesi) istituisce il “Comitato di soccorso per le disgrazie alpine”.<br />

Qualche tempo più tardi la Società Alpina <strong>del</strong>le Giulie forma la “Società di soccorso triestina” e a Lecco nascono<br />

i “Militi volontari”, prima squadra di soccorso alpino <strong>del</strong> Cai di Lecco.<br />

1932<br />

Il CAI approva il “Regolamento per l’assistenza sanitaria in Montagna” con le prime Stazioni di <strong>Soccorso</strong>.<br />

1938<br />

Il CAI istituisce il “Contributo di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>” in tutti i rifugi per l’acquisto di attrezzature sanitarie.<br />

1932-1952<br />

Numerose Sezioni <strong>del</strong> CAI organizzano le “Stazioni di base” presso i centri abitati con sede di ufficio postale, il<br />

cui personale è composto ai sensi <strong>del</strong> Regolamento da “Guide, portatori <strong>del</strong> CAI e gli abitanti <strong>del</strong> luogo pratici<br />

<strong>del</strong>la montagna, volontari, alpinisti e medici”, ovvero vengono gettate le basi per quelle che saranno, poco più<br />

di un ventennio più tardi, le prime Stazioni di soccorso alpino.<br />

1952<br />

Sotto l’energica e sapiente spinta <strong>del</strong> Dott. Scipio Stenico, viene costituito a Trento quello che può essere<br />

definito il primo soccorso alpino istituzionalizzato in Italia, con una propria specifica organizzazione<br />

a livello provinciale, poi mutuata nelle immediate esperienze che seguirono in tutto il Paese.<br />

74


1954<br />

Il 4 settembre 1954, a Bognasco (VB), il Consiglio Centrale <strong>del</strong> CAI <strong>del</strong>ibera di finanziare la costituzione<br />

di 26 Stazioni di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>, in ragione <strong>del</strong> fatto che in molte realtà stavano costituendosi<br />

formalmente gruppi di soccorso.<br />

1954<br />

Il 12 dicembre 1954, a Clusone (BG), il Consiglio Centrale <strong>del</strong> CAI trasforma la Commissione Soccorsi<br />

Alpini in una Direzione <strong>del</strong> CSA (Corpo di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>) che raccoglie in un’unica organizzazione<br />

tutte le strutture esistenti. Viene nominato Direttore Scipio Stenico. Vengono istituite le prime Zone-<br />

Delegazioni, dove il soccorso alpino aveva assunto forme più organizzate: a Tarvisio (UD), Belluno,<br />

Trento, Edolo (BS), Bergamo, Sondrio, Borgosesia (VC), Aosta e Domodossola (V-C-O).<br />

1963<br />

Il Parlamento approva la Legge 26 gennaio 1963, n. 91 – Riordinamento <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong> Italiano con la<br />

quale lo stesso CAI “assume adeguate iniziative tecniche per la prevenzione degli infortuni nell’esercizio<br />

<strong>del</strong>l’alpinismo e per il soccorso degli alpinisti ed escursionisti infortunati o pericolanti per qualsiasi causa,<br />

nonché per il recupero <strong>del</strong>le salme dei caduti”.<br />

1967<br />

Il nuovo Regolamento <strong>del</strong> CAI cambia il nome <strong>del</strong> CSA in CNSA (Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong>).<br />

1968<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong> entra a far parte <strong>del</strong> CNSA diventandone la sezione speleologica.<br />

1969<br />

Il CNSA viene insignito <strong>del</strong>la Medaglia d’Oro al Valor Civile.<br />

1985<br />

Il Parlamento approva la Legge 24 dicembre 1985, n. 776 – Nuove disposizioni sul Club <strong>Alpino</strong> Italiano, che<br />

attribuisce nuove competenze al CNSA.<br />

1990<br />

Il <strong>Soccorso</strong> <strong>Speleologico</strong> da sezione di <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> diventa parte integrante <strong>del</strong>la struttura dando vita al<br />

Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong> (CNSAS).<br />

1991<br />

Zone (Delegazioni) e Stazioni, che fino a quella data erano un’entità sub regionale con piena autonomia e, in<br />

parte, prive di un’unitarietà <strong>istituzionale</strong> ed organizzativa, vengono ricomprese in Servizi regionali e provinciali<br />

<strong>del</strong> CNSAS, i quali sono istituiti formalmente in associazione ai sensi di legge.<br />

1992<br />

Il Parlamento approva la Legge 18 febbraio 1992, n. 162 – Provvedimenti per i volontari <strong>del</strong> CNSAS e per


l’agevolazione <strong>del</strong>le relative operazioni di soccorso e <strong>del</strong>le attività addestrative. Con la Legge 24 febbraio 1992,<br />

n. 225, il CNSAS viene individuato fra le Strutture operative nazionali <strong>del</strong> Servizio nazionale <strong>del</strong>la Protezione<br />

Civile.<br />

1994<br />

Il CNSAS concorre a redare con Civilavia (poi ENAC) la sezione concernente l’elisoccorso SAR e a declinare<br />

le caratteristiche <strong>del</strong> tecnico di elisoccorso. Queste stesse verranno modificate dallo stesso CNSAS nel marzo<br />

<strong>del</strong>l’anno successivo.<br />

1995<br />

Il 18 gennaio viene costituito l’attuale CNSAS che diventa Organo Tecnico <strong>del</strong> Club <strong>Alpino</strong> Italiano, costituendosi<br />

in associazione formalmente istituita ai sensi di legge, con proprio atto costitutivo e statuto, e con il grado di<br />

autonomia che verrà sancito anche dai “Decreti Bassanini” (D.lgs. 29 ottobre 1999, n. 419).<br />

1996 e seguenti<br />

In tutto il Paese vengono formalmente costituiti i Servizi regionali mancanti e si sviluppa ulteriormente<br />

l’organizzazione <strong>del</strong> CNSAS con l’istituzione di nuove Zone e Stazioni.<br />

2001<br />

Il Parlamento approva la Legge 21 marzo 2001, n. 74 – Disposizioni per favorire l’attività svolta dal CNSAS, che,<br />

oltre a riconosce il valore di solidarietà sociale <strong>del</strong> CNSAS e la funzione di Servizio di Pubblica Utilità (nda: il<br />

CNSAS effettua un pubblico servizio a tutti gli effetti di legge), lo individua anche quale soggetto di riferimento<br />

esclusivo per le Regioni e le Province autonome per l’attività di soccorso sanitario in ambito montano, ipogeo<br />

e impervio <strong>del</strong> territorio nazionale.<br />

2002<br />

Il Parlamento approva la Legge 27 dicembre 2002, n. 289 – Disposizioni per la formazione <strong>del</strong> bilancio annuale<br />

e pluriennale <strong>del</strong>lo Stato, che stabilisce: “Il soccorso in montagna, in grotta, in ambienti ostili e impervi, è,<br />

di norma, attribuito al CNSAS <strong>del</strong> CAl ed al Bergrettungs – Dienst (BRD) <strong>del</strong>l’Alpenverein Sudtirol (AVS). Al<br />

CNSAS ed al BRD spetta il coordinamento dei soccorsi in caso di presenza di altri enti o organizzazioni, con<br />

esclusione <strong>del</strong>le grandi emergenze o calamità”.<br />

2002 e seguenti<br />

Il CNSAS effettua importanti rivisitazioni statutarie e regolamentari. Vengono riorganizzate e disciplinate le<br />

Scuole e le figure tecniche professionali di cui alla Legge 21 marzo 2001, n. 74.<br />

2008<br />

Con opportune modifiche statutarie e regolamentari si cerca di strutturare in modo più congruo l’organizzazione<br />

piramidale <strong>del</strong> CNSAS e la linea di comando in capo ai vari organi.<br />

2009<br />

L’annus horribilis <strong>del</strong> CNSAS nel corso <strong>del</strong> quale, in due diversi incidenti (22 agosto a Cortina – Belluno) e<br />

76


26 dicembre Passo Pordoi – Trento), perdono la vita 7 volontari impegnati rispettivamente in operazioni di<br />

elisoccorso e soccorso. Dall’anno di fondazione <strong>del</strong> CNSAS, sarà l’annualità più dolorosa per il numero di<br />

volontari deceduti in attività <strong>istituzionale</strong>.<br />

2010<br />

Con la Legge 26 febbraio 2010, n. 126 (conversione in legge con modifiche <strong>del</strong> D.L. 30 dicembre 2009, n. 195)<br />

viene parzialmente modificata la “Legge Quadro n. 74/2001.<br />

Il CNSAS viene insignito <strong>del</strong>la Medaglia d’Oro al Merito Civile.<br />

2013<br />

Il CNSAS, a seguito di importanti modifiche statutarie e regolamentari, diventa Sezione Nazionale <strong>del</strong> CAI. In<br />

applicazione <strong>del</strong> D.lgs. 24 ottobre 1999, n. 419 il CAI garantisce forme accentuate di autonomia organizzativa<br />

e funzionale al CNSAS.<br />

2017<br />

Altra tragedia legata all’elisoccorso: il 24 gennaio 2017, a Campo Felice (AQ), perdono tragicamente la vita tre<br />

volontari <strong>del</strong> CNSAS impegnati in attività <strong>istituzionale</strong>.<br />

Il CNSAS riesce ad ottenere alcune specifiche deroghe all’interno <strong>del</strong> D.lgs. 3 luglio 2017, n. 117, più noto<br />

come riforma <strong>del</strong> Terzo Settore che riordina lo specifico settore dopo quasi tre decenni di vigenza <strong>del</strong> vecchio<br />

ordinamento.<br />

Qualche mese prima, era stato ribadito all’interno <strong>del</strong> D.lgs. 27 maggio 2017, n. 97 il ruolo e le funzioni<br />

di coordinamento <strong>del</strong> CNSAS nel suo rapporto con il Servizio sanitario nazionale negli ambiti di stretta<br />

competenza. Con la Legge Finanziaria <strong>del</strong>lo stesso anno aumenta il finanziamento per il CNSAS.<br />

2018<br />

Con la Legge 8 agosto 2018, n. 96 viene normalizzato un istituto <strong>del</strong> diritto <strong>del</strong> lavoro a favore <strong>del</strong> CNSAS e<br />

viene aumentato nuovamente il finanziamento a favore <strong>del</strong> CNSAS con la Legge Finanziaria <strong>del</strong> rispettivo anno.<br />

2020<br />

Dopo un percorso politicamente complesso ed articolato, il Parlamento modifica in modo importante la<br />

Legge 21 marzo 2001, n. 74. Con l’approvazione <strong>del</strong>la Legge 13 ottobre 2020, n. 126 (conversione in legge<br />

con modifiche <strong>del</strong> D.L. 14 agosto 2020, n. 104) vengono specificate alcune funzioni <strong>del</strong>l’organizzazione e<br />

rafforzato il rapporto con il Servizio sanitario nazionale, introducendo nuove figure specialistiche e finanziando<br />

ulteriormente l’attività.<br />

2023<br />

Il CNSAS, a seguito di importanti modifiche statutarie, diventa Ente <strong>del</strong> Terzo Settore e nel gennaio <strong>2024</strong> viene<br />

iscritto al RUNTS. Lo status di Ente <strong>del</strong> Terzo Settore era già stato raggiunto dalla maggior parte dei Servizi<br />

regionali e provinciali nel precedente biennio.


LA RUBRICA SANITARIA<br />

L’assistenza sanitaria all’infortunato<br />

in grotta<br />

a cura di Giuseppe Giovine, Direttore Scuola Nazionale Medica per l’emergenza in ambiente ostile ipogeo<br />

<strong>La</strong> Scuola Nazionale Medici speleologica<br />

raggruppa medici ed infermieri qualificati,<br />

nella emergenza in aree isolate<br />

e ad alto rischio, che volontariamente<br />

mettono a disposizione le proprie capacità<br />

per il salvataggio di infortunati in<br />

grotta. Si tratta di una attività svolta con<br />

grande sacrificio in termini di tempo e<br />

di energie, sottratte al proprio lavoro<br />

e alle rispettive famiglie. In quanto ad<br />

ostilità, l’ambiente speleologico infatti,<br />

non fa sconti: buio, freddo, umidità al<br />

cento per cento, vento, fiumi e cascate,<br />

pareti verticali da superare, che rendono non solo difficoltose<br />

le attività di soccorso, ma anche di lunga durata. Difficilmente<br />

una sola squadra sanitaria riuscirà ad essere impiegata<br />

per assistere un infortunato, e quasi mai per meno di ventiquattr’ore.<br />

Sono situazioni, di volta in volta, diverse fra loro e<br />

dove gli schemi più comuni di operatività in emergenza vengono<br />

sovvertiti, stravolti, quindi necessariamente adattati.<br />

L’impegno dei sanitari SNaMed, oltre ad essere rivolto alla<br />

propria formazione, addestramento e allenamento costanti,<br />

è altresì quello di formare e addestrare<br />

ogni volontario tecnico. Dovendo<br />

infatti il <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

rispettare il proprio mandato,<br />

unico nel mondo <strong>del</strong> volontariato <strong>del</strong><br />

soccorso, di medicalizzazione <strong>del</strong> ferito,<br />

tutti i volontari, oltre alla preparazione<br />

tecnica individuale devono essere<br />

formati e capaci di affrontare un<br />

primo soccorso: fornire cure di base,<br />

condizionare ed assistere un infortunato,<br />

trasportarlo in funzione <strong>del</strong>le<br />

caratteristiche cliniche <strong>del</strong>lo stesso,<br />

per poterlo condurre nelle migliori condizioni presso un<br />

centro medico ospedaliero.<br />

Nacque nel 19<strong>83</strong> il progetto di uniformare le principali<br />

tecniche e materiali necessari alla risposta in emergenza.<br />

Pochi medici, di estrazioni specialistiche diverse e pochi<br />

impiegati nell’emergenza, ma tutti bravi speleologi. <strong>La</strong> prerogativa<br />

essenziale, indispensabile, era infatti che ognuno<br />

avesse un ottimo bagaglio di conoscenze e capacità speleologiche,<br />

che conoscesse le principali tecniche di recupero,<br />

78 APPROFONDIMENTO


per potersi raffrontare con la direzione <strong>del</strong>le operazioni in<br />

modo consapevole e ragionato. Dopo alcuni anni, con la<br />

formazione in Italia degli infermieri, anche questi vennero<br />

reclutati nell’allora CoMed (Commissione Medica) avente<br />

funzioni principalmente esecutive e di interscambio in<br />

caso di incidente. Ma la necessità di crescere e specializzarsi<br />

era già forte e così si trascorrevano i fine settimana in<br />

giro per l’Italia a fare autoformazione.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

79


LA RUBRICA SANITARIA<br />

Oggi sono 42 i medici e gli infermieri presenti in SNaMed,<br />

dei quali 12 operativi in CoMed e due medici Speleosubacquei.<br />

Fondamentale la presenza anche di specialisti<br />

rianimatori e operatori in emergenza sanitaria, un tempo<br />

mosche bianche, che hanno portato all’interno <strong>del</strong>la<br />

scuola un’enorme spinta formativa ed elevato il livello di<br />

preparazione generale. <strong>La</strong> potenzialità di intervento sanitario,<br />

oggi disponibile, consente la copertura di qualsiasi<br />

tipologia di incidente, anche in grandi profondità e la<br />

qualità dei risultati è progressivamente migliorata grazie<br />

proprio all’elevato grado di preparazione raggiunto dai<br />

tecnici anche in termini di approccio sanitario all’infor-<br />

80


tunato. Alcuni di loro, già attivi nel<br />

soccorso sanitario territoriale, sono<br />

diventati valido supporto ai corsi di<br />

formazione come assistenti laici per i<br />

volontari <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>.<br />

Oggi siamo in grado di approntare<br />

“punti caldi” dove poter eseguire<br />

valutazioni e terapie di livello, un<br />

tempo, impensabile: il ferito è ben<br />

condizionato in una barella studiata<br />

e adattata nei minimi particolari anche<br />

alle esigenze sanitarie oltre che al<br />

comfort e sicurezza <strong>del</strong>l’infortunato,<br />

protetto altresì da un casco accessorio<br />

e sistemi di riscaldamento attivo.<br />

Il tutto in costante revisione, aggiornamento<br />

e adeguamento. È possibile<br />

eseguire ecografie, posizionare accessi<br />

venosi “difficili”, eseguire semplici<br />

accertamenti, ma anche emotrasfusioni.<br />

In connessione con avanzati<br />

sistemi di comunicazione messi a<br />

punto dalla commissione tecnica,<br />

è altresì possibile monitorizzare in<br />

continuo l’infortunato, trasferendone<br />

le informazioni a punti di analisi e<br />

consulenza fuori dalla grotta e da qui<br />

a qualunque altro posto nel mondo.<br />

Anche il ruolo scientifico si sta timidamente<br />

insinuando fra le competenze<br />

<strong>del</strong>la scuola, con la produzione<br />

di letteratura pubblicata su riviste<br />

specializzate, che fa altrettanto onore<br />

anche al CNSAS. Molta strada ancora<br />

da percorrere e migliorare, con la<br />

speranza di un costante rinnovo <strong>del</strong>le<br />

risorse umane all’interno <strong>del</strong>la scuola<br />

e <strong>del</strong>la commissione.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

81


PILLOLE<br />

Marmolada<br />

03.07.22<br />

Il documentario<br />

di Federico Catania, responsabile comunicazione CNSAS<br />

Nel suggestivo scenario <strong>del</strong> Cinema Teatro Marmolada di Canazei<br />

(Trento), il 4 marzo scorso, si è tenuto un evento di profonda<br />

commozione e riflessione. Alle ore 18:30, si è svolta la<br />

prima proiezione <strong>del</strong> documentario “Marmolada 03.07.22”, diretto<br />

da Manuel Zarpellon e Giorgia Lorenzato e prodotto da<br />

Cineblend. Il film, realizzato con l’intento di narrare la corale<br />

azione dei soccorritori durante l’immane tragedia <strong>del</strong>la valanga che ha colpito la<br />

Marmolada nel luglio <strong>del</strong> 2022, ha coinvolto familiari <strong>del</strong>le vittime e intervistati.<br />

<strong>La</strong> scelta di una proiezione a porte chiuse ha permesso un incontro tra gli autori, gli<br />

intervistati e i familiari <strong>del</strong>le vittime, offrendo un’occasione di intima condivisione<br />

<strong>del</strong> dolore e <strong>del</strong>la memoria. Come dichiarato dagli autori stessi, l’obiettivo primario<br />

<strong>del</strong> documentario è quello di narrare la potente coralità <strong>del</strong> lavoro dei soccorritori,<br />

mantenendo al contempo un rispetto profondo verso le famiglie coinvolte.<br />

Una <strong>del</strong>le peculiarità di questo documentario è stata la scelta di non includere<br />

volutamente i familiari <strong>del</strong>le vittime, rispettando il loro dolore e concentrandosi<br />

invece sul racconto e sull’impegno degli operatori che hanno dedicato ore drammatiche<br />

alla ricerca dei superstiti e al recupero <strong>del</strong>le vittime. Manuel Zarpellon,<br />

uno degli autori, ha sottolineato che da questo momento il documentario non<br />

appartiene più solo a loro, ma a chiunque desideri farne parte, aprendo così le<br />

porte al suo viaggio nei festival e nelle sale cinematografiche.<br />

82 PILLOLE


Alla proiezione hanno presenziato numerose<br />

personalità, tra cui la senatrice<br />

Elena Testor, il Sindaco di Canazei Giovanni<br />

Bernard, il Presidente <strong>del</strong> Corpo<br />

Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

Maurizio Dellantonio, e altri rappresentanti<br />

istituzionali e <strong>del</strong>le forze<br />

<strong>del</strong>l’ordine. Il documentario, realizzato<br />

con il contributo di diversi enti, tra cui<br />

il CAI e Dolomiti Emergency Onlus,<br />

è un’importante testimonianza di un<br />

evento tragico che ha coinvolto e unito<br />

molte realtà, grandi e piccole, desiderose<br />

di contribuire a tramandare una<br />

storia di solidarietà e coraggio.<br />

“Marmolada 03.07.22” si rivela non solo<br />

un documento cinematografico, ma un<br />

tributo alla dedizione dei soccorritori,<br />

testimoniando l’importanza di unione<br />

e collaborazione nelle situazioni di<br />

emergenza.<br />

APRILE <strong>2024</strong> | SOCCORSO ALPINO SPELEOLOGICO<br />

<strong>83</strong>


CNSAS e <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> Croato<br />

Rafforzata la cooperazione formativa e<br />

operativa per gli interventi di soccorso<br />

a cura di Valentina Minetti, comunicazione CNSAS<br />

Con l’obiettivo di stabilire un’efficace azione congiunta nelle operazioni<br />

di soccorso internazionali e fornirsi supporto reciproco, i<br />

rappresentanti <strong>del</strong> Corpo Nazionale <strong>Soccorso</strong> <strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong><br />

e <strong>del</strong>la Hrvatska gorska služba spašavanja (HGSS) si sono<br />

incontrati lo scorso 2 marzo a Padriciano, nella sede triestina <strong>del</strong><br />

CNSAS per una giornata di lavoro comune, incentrata su temi<br />

oggetto di una futura collaborazione operativa.<br />

Potendo contare sull’esperienza comune, condivisa anche nel corso di complesse<br />

operazioni di soccorso speleologico gestite congiuntamente (Morca Cave in<br />

Turchia nel 2023 e Riesending-Schachthöhle in Germania nel 2014), le due <strong>del</strong>egazioni,<br />

sotto la guida di Marko Rakovac, Presidente HGSS e Alessandro Molinu,<br />

vicepresidente CNSAS, si sono confrontate su possibili scenari di collaborazione in<br />

eventi formativi di base e specialistici nell’ambito <strong>del</strong>le attività specifiche <strong>del</strong> <strong>Soccorso</strong><br />

<strong>Alpino</strong> e <strong>Speleologico</strong>, e la strutturazione cadenzata di tavoli di confronto su<br />

aspetti tecnici e gestionali, orientati al miglioramento <strong>del</strong>l’integrazione operativa<br />

tra le due Organizzazioni.<br />

L’incontro si è concluso con la definizione di un’agenda di attività ed esercitazioni<br />

congiunte da calendarizzare nel corso dei prossimi mesi e la sottoscrizione di una<br />

lettera di intenti, i cui dettagli operativi sono rimandati a successivi accordi bilaterali<br />

specifici per le singole linee di azione.<br />

84 PILLOLE

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