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Viollet-le-Duc - Quaderno 32 - giugno 2024

Eugène Viollet-le-Duc, figura centrale nello scenario architettonico ottocentesco che dedicò la propria vita al ripristino degli edifici medioevali francesi, è conosciuto per il restauro del monumento parigino più famoso al mondo, la Cattedrale di Notre-Dame. Dotato di una grande conoscenza della storia dell’arte e di una solida preparazione tecnico-scientifica viene considerato il primo teorico dell’architettura moderna. I suoi principi erano in gran parte basati sull’idea che i materiali utilizzati per la costruzione di un edificio dovevano essere impiegati “onestamente”, vale a dire che l’aspetto esteriore doveva corrispondere al sistema degli elementi strutturali, motivo per cui nelle sue “Entretiens sur l'architecture” elogiò il tempio dorico per l’armonica configurazione razionale del sistema costruttivo, suggerendo che l’architettura greca poteva essere considerata un modello di riferimento per la manifesta corrispondenza tra forma e struttura. Il giovane architetto ebbe modo di conoscere e studiare gli edifici classici in un lungo viaggio di formazione in Italia compiuto nel 1836 in compagnia dell’amico e allievo Léon Gaucherel, spingendosi prima in Sicilia e poi alle antiche rovine di Paestum, vere e proprie testimonianze dell’architettura greca in Italia.

Eugène Viollet-le-Duc, figura centrale nello scenario architettonico ottocentesco che dedicò la propria vita al ripristino degli edifici medioevali francesi, è conosciuto per il restauro del monumento parigino più famoso al mondo, la Cattedrale di Notre-Dame.
Dotato di una grande conoscenza della storia dell’arte e di una solida preparazione tecnico-scientifica viene considerato il primo teorico dell’architettura moderna. I suoi principi erano in gran parte basati sull’idea che i materiali utilizzati per la costruzione di un edificio dovevano essere impiegati “onestamente”, vale a dire che l’aspetto esteriore doveva corrispondere al sistema degli elementi strutturali, motivo per cui nelle sue “Entretiens sur l'architecture” elogiò il tempio dorico per l’armonica configurazione razionale del sistema costruttivo, suggerendo che l’architettura greca poteva essere considerata un modello di riferimento per la manifesta corrispondenza tra forma e struttura.
Il giovane architetto ebbe modo di conoscere e studiare gli edifici classici in un lungo viaggio di formazione in Italia compiuto nel 1836 in compagnia dell’amico e allievo Léon Gaucherel, spingendosi prima in Sicilia e poi alle antiche rovine di Paestum, vere e proprie testimonianze dell’architettura greca in Italia.

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Eugène<br />

<strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong><br />

Le architetture classiche<br />

di Paestum<br />

I Quaderni


Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>. Le architetture classiche di Paestum<br />

Costabi<strong>le</strong> Cerone<br />

Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (fig. 1), figura chiave<br />

dell'architettura neogotica francese, considerato da<br />

molti il primo teorico dell'architettura moderna, è<br />

conosciuto come l'ideatore del cosiddetto restauro<br />

stilistico (o in sti<strong>le</strong>), una modalità di intervento che<br />

prevedeva la ricostruzione degli edifici antichi con il<br />

comp<strong>le</strong>tamento e l'integrazione del<strong>le</strong> parti mancanti<br />

nello sti<strong>le</strong> originario. Autore di numerose pubblicazioni,<br />

alcune del<strong>le</strong> quali diffuse e studiate in tutto il<br />

mondo occidenta<strong>le</strong>, come il Dizionario ragionato<br />

dell'architettura francese dall'XI al XVI secolo<br />

(1854-1868) e <strong>le</strong> Conversazioni sull'architettura<br />

( Entretiens sur l'architecture) del 1863 in cui espose<br />

sull'uso di nuovi materiali e sull'importanza di progettare<br />

edifici la cui architettura sia adatta alla loro<br />

funzione, piuttosto che a uno sti<strong>le</strong> particolare; un<br />

principio che influenzò un'intera generazione di<br />

architetti.<br />

Nato a Parigi il 27 gennaio 1814, crebbe in un<br />

ambiente ricco di stimoli culturali, manifestando fin<br />

da giovane il proprio ta<strong>le</strong>nto artistico e un particolare<br />

interesse per l'architettura. Respingendo<br />

l'insegnamento dell' Académie des beaux-arts si<br />

formò da autodidatta preferendo l'esperienza diretta<br />

negli studi di architettura e compiendo viaggi di studio<br />

in Francia e in Italia.<br />

In quegli anni nel dibattito cultura<strong>le</strong> francese divenne<br />

centra<strong>le</strong> la questione del restauro, tanto che nel<br />

1830 il governo istituì l'Ispettorato dei monumenti<br />

storici per la tutela e il recupero del patrimonio<br />

architettonico della nazione, soprattutto degli edifici<br />

medioevali.<br />

Nel 1840 l'ispettore in carica Prosper Mérimée,<br />

scrittore e storico, affidò a <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> il restauro<br />

dell'Abazia di Vézelay (Basilica di Sainte-Marie-<br />

Made<strong>le</strong>ine) risa<strong>le</strong>nte al XII secolo, un incarico che<br />

sancì l'inizio di una lunga carriera dedicata al ripristino<br />

dei monumenti.<br />

A questa prima attività seguirono numerosi interventi<br />

di restauro per i principali edifici del medioevo<br />

francese, tra cui la cattedra<strong>le</strong> di Notre-Dame (fig. 2)<br />

e la Sainte-Chapel<strong>le</strong> di Parigi, la cattedra<strong>le</strong> di<br />

Amiens e di Reims, il castello di Pierrefonds (fig. 21)<br />

e la cittadella fortificata di Carcassonone (fig. 23), un<br />

intervento aspramente criticato perché fu integralmente<br />

ricostruita in sti<strong>le</strong> medioeva<strong>le</strong>.<br />

1<br />

Fig. 1. Raymond Quinsac Monvoisin (1790-1870)<br />

Ritratto Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, 1834<br />

Disegno a matita<br />

Col<strong>le</strong>zione privata, Francia<br />

2<br />

Fig. 2. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Progetto di restauro della facciata occidenta<strong>le</strong> di Notre-<br />

Dame de Paris, 28 gennaio 1843<br />

Inchiostro e acquerello (63 x 91 cm)<br />

Médiathèque du patrimoine et de la photographie,<br />

Charenton-<strong>le</strong>-Pont, France


3<br />

2


Nel periodo di formazione giovani<strong>le</strong>, con l'obiettivo<br />

di apprendere la composizione e la tecnica costruttiva<br />

degli antichi edifici, intraprese il suo primo viaggio<br />

di studio in Italia finanziandosi con la vendita dei<br />

suoi straordinari acquerelli (fig. 3). Compagno di<br />

questo lungo viaggio fu l'amico e allievo Léon Gaucherel<br />

(1816-1886) (fig. 5), autore qualche anno<br />

dopo del<strong>le</strong> incisioni per <strong>le</strong> illustrazioni a stampa del<br />

progetto di restauro di Notre-Dame e di alcune tavo<strong>le</strong><br />

su Paestum.<br />

Partiti da Parigi il 12 marzo 1836 diretti a Marsiglia,<br />

proseguirono il viaggio navigando fino a Napoli, con<br />

sosta a Livorno e Civitavecchia, per raggiungere<br />

Pa<strong>le</strong>rmo (fig. 4), la prima tappa del lungo percorso di<br />

visita in Sicilia, meta privi<strong>le</strong>giata di architetti e<br />

archeologi alla ricerca dell'arte e dell'architettura<br />

antica. I disegni realizzati nel corso di questo viaggio<br />

sono numerosi, spaziando dal<strong>le</strong> vedute panoramiche,<br />

in cui ritrae luoghi spesso di straordinaria bel<strong>le</strong>zza,<br />

ai rilievi geometrici, quali piante, alzati, sezioni,<br />

particolari architettonici e dei frammenti decorativi.<br />

La seconda tappa siciliana, con specifico riferimento<br />

agli edifici classici, fu Segesta, soffermandosi<br />

sull'antico teatro e sul tempio dorico che illustrò in<br />

una suggestiva veduta prospettica acquerellata (fig.<br />

6), per proseguire a Selinunte e ad Agrigento, dove<br />

rimase affascinato dai suoi antichi edifici. Come<br />

osservò in una <strong>le</strong>ttera inviata al padre da Girgenti,<br />

per disegnare l'architettura dei templi classici era<br />

sufficiente un lieve errore per trasformare un insieme<br />

equilibrato in una massa greve e priva di carattere;<br />

era dunque necessario munirsi di pazienza per<br />

disegnare e cancellare innumerevoli volte <strong>le</strong> line tracciate<br />

affinché si cogliessero <strong>le</strong> proporzioni senza<br />

alterare l'equilibrio della composizione. Su questo<br />

aspetto scrisse: “A volte è esasperante, accorciate<br />

una colonna e questa diviene tozza, l'allungate e<br />

diviene esi<strong>le</strong>; non so davvero come abbiano potuto<br />

Fig. 3. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Banchetto del<strong>le</strong> signore nella sala del<strong>le</strong> Tui<strong>le</strong>ries, 1835<br />

Acquerello (60 x 48 cm)<br />

Museo del Louvre, Parigi<br />

Tratto da uno schizzo a olio conservato a Parigi al Musée Carnava<strong>le</strong>t<br />

eseguito nella sala del banchetto al palazzo del<strong>le</strong> Tui<strong>le</strong>ries,<br />

luogo di residenza del re Luigi Filippo I che gli commissionò<br />

l'acquerello.<br />

Fig. 4. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Veduta interna della Cappella Palatina a Pa<strong>le</strong>rmo<br />

23 apri<strong>le</strong> 1836<br />

Acquerello (<strong>32</strong>,5 x 48,5 cm)<br />

Col<strong>le</strong>zione privata<br />

3<br />

4


5<br />

4


6<br />

Fig. 5. Char<strong>le</strong>s Courtry (1846-1897)<br />

Ritratto di Léon Gaucherel (1816-1886), 1871<br />

Incisione (9 x 13,5 cm)<br />

Col<strong>le</strong>zione Éco<strong>le</strong> Nationa<strong>le</strong> Supérieure des Beaux-Arts,<br />

Parigi<br />

Fig. 6. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Tempio di Segesta, 1836<br />

Matita e Acquerello (31,7 x 22,8 cm)<br />

Médiathèque du patrimoine et de la photographie,<br />

Charenton-<strong>le</strong>-Pont, France<br />

Fig. 7. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Tempio della Concordia ad Agrigento, 1836<br />

Disegno a matita (29,6 x 23,5 cm)<br />

Médiathèque du patrimoine et de la photographie,<br />

Charenton-<strong>le</strong>-Pont, France<br />

6<br />

6


comporre tutte queste proporzioni in modo che<br />

l'occhio non abbia nulla da desiderare di diverso,<br />

che l'armonia sia così perfetta e semplice”.<br />

Nei disegni dei templi esaminati ad Agrigento mette<br />

in evidenza lo stretto rapporto tra l'architettura e il<br />

paesaggio del luogo, evidenziando nei suoi scritti<br />

che per poterli costruire a Parigi, come avrebbero<br />

voluto alcuni architetti dell'Accademia, paradossalmente<br />

sarebbe stato possibi<strong>le</strong> soltanto se avessero<br />

portato con sé anche il contesto natura<strong>le</strong> su cui sorgevano.<br />

Particolarmente suggestiva è la veduta d'insieme del<br />

Tempio della Concordia (fig. 7), che immerso in un<br />

paesaggio popolato da una fitta vegetazione di fichi<br />

d'india posti in primo piano e con due figure sui gradini<br />

del basamento (crepidoma) per rendere evidente<br />

<strong>le</strong> dimensioni dell'architettura, ne mise in evidenza<br />

l'e<strong>le</strong>ganza del<strong>le</strong> linee e l'armonia dei rapporti geometrici.<br />

Continuando il percorso di visita, la tappa successiva<br />

fu Siracusa con il suo anfiteatro romano, seguita<br />

da Taormina, dove elaborò diversi disegni<br />

dell'antico teatro e dello straordinario contesto paesaggistico<br />

nel qua<strong>le</strong> si inserisce (fig. 8), descrivendolo<br />

come il luogo più bello tra quelli che aveva visitato<br />

nei suoi diversi viaggi.<br />

Da qui, seguendo la strada per Messina fino Pa<strong>le</strong>rmo,<br />

ritornò a Napoli, dove prima di spingersi a<br />

Roma via terra e proseguire per Firenze (fig. 9), Bologna,<br />

Venezia e Milano, vi soggiornò qualche giorno<br />

per visitare prima Pompei e poi Paestum, che raggiunse<br />

da Sa<strong>le</strong>rno la mattina del 24 luglio 1836. Nei<br />

giudizi riportati sul suo diario di viaggio, <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<br />

<strong>Duc</strong> proferì di “ bella proporzione” per il Tempio di<br />

Atena, di “ ordine un po' pesante” per quello di Net-<br />

tuno, e di “ colonne troppo elaborate” per la cosid-<br />

detta Basilica.<br />

Durante la visita, nonostante non si sentisse a suo<br />

agio per il so<strong>le</strong> battente e l'aria pesante, scelse<br />

comunque di disegnare il Tempio di Nettuno ed eseguire<br />

un rilievo metrico che gli consentì di realizzare<br />

in studio alcune tavo<strong>le</strong> contenenti la pianta, due<br />

sezioni (longitudina<strong>le</strong> e trasversa<strong>le</strong>) (fig. 10-12), i<br />

particolari costruttivi (fig. 13) e il prospetto orienta<strong>le</strong><br />

raffigurato in uno stato “ restauré”, inteso come<br />

restituzione grafica della presunta configurazione<br />

originaria (fig. 11).<br />

Questo tipo di esercizio era comune nel percorso<br />

istruttivo degli architetti del tempo, difatti<br />

l'ordinamento dell' Académie de France imponeva ai<br />

borsisti ( pensioners) residenti a Roma di inviare a<br />

Parigi, nel corso del quarto anno, uno studio (Envois<br />

de Rome) di un monumento classico con un'ipotesi<br />

ricostruttiva ( restauration)<br />

e una relazione storica.<br />

7<br />

7


Secondo questa regola, nel 1829 il giovane architetto<br />

Henri Labrouste eseguì il rilievo e un'ipotesi di<br />

restauro per i templi di Paestum (La restauration des<br />

temp<strong>le</strong>s de Paestum), oggetto di una vivace po<strong>le</strong>mica<br />

accademica per <strong>le</strong> differenze con quanto stabilito<br />

dal suo predecessore Claude Mathieu Delagardette<br />

alla fine del XVIII secolo.<br />

In seguito quest'opera fu descritta da <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong><br />

come una “ rivoluzione su diversi fogli di carta”: i tre<br />

templi considerati in ambito accademico come<br />

l'apoteosi di un canone senza tempo, Labrouste al<br />

contrario suggeriva che <strong>le</strong> architetture fossero state<br />

adattate dai coloni greci al<strong>le</strong> nuove condizioni<br />

ambientali, sociali e politiche del contesto colonia<strong>le</strong>.<br />

Nel prospetto del Tempio di Nettuno disegnato da<br />

<strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> è visibi<strong>le</strong> all'interno della cella una<br />

statua dal<strong>le</strong> sembianze femminili (fig. 11), prefigurando<br />

l'ipotesi che fosse dedicato a Era e non al dio<br />

Nettuno (Poseidone) come successivamente rappresentato<br />

nella riproduzione della stessa tavola<br />

all'interno dell'opera “Monuments Anciens Et<br />

Modernes” di Ju<strong>le</strong>s Gailhabaud, pubblicata a Parigi<br />

nel 1857 dall'editore Firmin Didot (fig. 14).<br />

Unitamente al<strong>le</strong> tipiche raffigurazioni in proiezione<br />

ortogona<strong>le</strong>, adatte alla comprensione della geometria,<br />

del<strong>le</strong> dimensioni e dei sistemi proporzionali del<br />

tempio, realizzò anche una seducente sezione prospettica<br />

all'acquerello, che caratterizzata da un punto<br />

di vista centra<strong>le</strong> e dal<strong>le</strong> due colonne che incorniciano<br />

lo spazio visivo, spinge l'occhio dell'osservatore<br />

verso l'interno della struttura; il tipico contadino del<br />

luogo seduto su di una grossa pietra in primo piano<br />

rende evidente la scala del disegno (fig. 15-16).<br />

La rappresentazione mostra una visione comp<strong>le</strong>ssiva<br />

dell'architettura del tempio, rivelando non solo<br />

l'evidente simmetria (accordo del<strong>le</strong> misure) ma contemporaneamente<br />

sia l'ordine esterno, il colonnato<br />

che circonda la cella (peristasi), e sia il doppio ordine<br />

interno che divide in tre navate lo spazio riservato<br />

alla statua della divinità (naos). Concordemente da<br />

quanto sostenuto da Labrouste, anche per <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<br />

<strong>Duc</strong> il doppio ordine non doveva essere considerato<br />

una semplice sovrapposizione di due ordini, bensì al<br />

pari di una sola unità forma<strong>le</strong> e costruttiva (fig. 17).<br />

Lo studio del<strong>le</strong> architetture di Paestum, insieme a<br />

quel<strong>le</strong> greche di Sicilia, ebbero una grande influenza<br />

sulla formazione e sulla maturazione teorica<br />

dell'architetto, premessa per successive considerazioni.<br />

Nel<strong>le</strong> “ Conversazioni sull'architettura” esaminerà<br />

il sistema struttura<strong>le</strong> dell'architettura greca e<br />

in particolare dell'ordine dorico (fig. 18), esprimendo<br />

un particolare apprezzamento per la “sincerità<br />

costruttiva” e la precisa corrispondenza tra forma e<br />

struttura, un aspetto che diverrà fondamenta<strong>le</strong> per i<br />

8<br />

8


suoi studi sull'architettura gotica e sui quei principi<br />

che applicò per l'architettura moderna.<br />

Per la Scuola specia<strong>le</strong> di architettura, un istituto fondato<br />

nel 1865 con il nome di Éco<strong>le</strong> centra<strong>le</strong><br />

d'architecture su desiderio dello stesso <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<br />

<strong>Duc</strong> per riformare gli insegnamenti accademici della<br />

Beaux-Arts de Paris stabilmente ispirati al neoclassicismo<br />

francese, realizzò un pregevo<strong>le</strong> spaccato prospettico<br />

all'acquerello (fig. 19). Destinato a illustrare<br />

ai suoi studenti lo schema costruttivo della struttura<br />

di un tempio dorico periptero e del<strong>le</strong> diverse parti<br />

che lo compongono, fu in seguito riprodotto<br />

dall'incisore Paul Dujardin nel volume “Composifions<br />

et dessins de <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>” pubblicato a Parigi<br />

nel 1884 dalla Libreria Centra<strong>le</strong> di Architettura<br />

(fig. 20), cinque anni dopo la morte dell'architetto<br />

avvenuta a Losanna a settembre del 1879.<br />

Fig. 8. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Veduta del Teatro antico di Taormina. Restauro grafico<br />

Acquerello (113,5 x 76,6 cm)<br />

Médiathèque du patrimoine et de la photographie,<br />

Charenton-<strong>le</strong>-Pont, France<br />

La suggestiva veduta di grandi dimensioni propone la<br />

ricostruzione idea<strong>le</strong> del teatro con una scena popolata da attori<br />

e una cavea occupata da una folla di spettatori.<br />

Fig. 9. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Firenze, Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio, visti<br />

dalla Loggia Lanzi, <strong>giugno</strong> 1837<br />

Acquerello (65,4 x 42,4 cm)<br />

Médiathèque de l'Architecture et du Patrimoine,<br />

Charenton-<strong>le</strong>-Pont, Francia<br />

9<br />

9


10<br />

10


Fig. 10. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Il tempio di Nettuno a Paestum. Pianta e sezione<br />

trasversa<strong>le</strong> e longitudina<strong>le</strong>, 1853<br />

Incisione di Augustin François Lemaitre (1797-1870)<br />

Tavola tratta dal Tomo I di “Monuments Aciens et<br />

Modernes” di Ju<strong>le</strong>s Gailhabaud<br />

Edizione Firmin Didot, Parigi, 1853<br />

11<br />

Fig. 11. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Il tempio di Nettuno a Paestum. Prospetto della facciata<br />

restaurata. Lato est, 1836<br />

Matita, inchiostro e acquerello (<strong>32</strong>,5 x 22,5 cm)<br />

Grand Palais, Musée d'Orsay, Parigi<br />

Fig. 12. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Il tempio di Nettuno a Paestum. Pianta e sezione<br />

trasversa<strong>le</strong> e longitudina<strong>le</strong>, 1836<br />

Matita, inchiostro e acquerello (31,7 x 23,5 cm)<br />

Grand Palais, Musée d'Orsay, Parigi<br />

12<br />

Fig. 13. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Il tempio di Nettuno a Paestum. Dettagli, 1853<br />

Incisione di Augustin François Lemaitre (1797-1870)<br />

Tavola tratta dal Tomo I di “Monuments Aciens et<br />

Modernes” di Ju<strong>le</strong>s Gailhabaud<br />

Edizione Firmin Didot, Parigi, 1853<br />

13<br />

11


14<br />

Fig. 14. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Il tempio di Nettuno a Paestum. Prospetto, 1853<br />

Incisione di Augustin François Lemaitre (1797-1870)<br />

Tavola tratta dal Tomo I di “Monuments Aciens et<br />

Modernes” di Ju<strong>le</strong>s Gailhabaud<br />

Edizione Firmin Didot, Parigi, 1853<br />

12


13


15<br />

Fig. . Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

15<br />

Il tempio di Nettuno a Paestum, 1836<br />

Grafite, penna e lavis di inchiostro (29 x 47,5 cm)<br />

Grand Palais, Musée d'Orsay, Parigi<br />

14


15


16<br />

Fig. 16. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Interno del tempio di Nettuno a Paestum, 1865<br />

Riproduzione del disegno di <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong><br />

Incisore Paul Dujardin (1843-1913)<br />

Tavola LXXXIX del volume Composizioni e disegni di<br />

<strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, Parigi, 1884<br />

(Compositions et dessins de <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-Le-<strong>Duc</strong>)<br />

16


17


Fig. 17. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Doppio ordine Tempio di Nettuno, Paestum<br />

Disegno a stampa (Incisione di Pégard)<br />

Figura 18 tratta da “Entretiens sur l'architecture par M.<br />

<strong>Viol<strong>le</strong>t</strong> <strong>le</strong> <strong>Duc</strong>”, Sixième entretien, Vol. 1, A. Morel,<br />

Paris, 1863-1872<br />

“Presso gli antichi greci avevamo già visto che, quando<br />

due ordini erano sovrapposti, l'ordine superiore<br />

era solo il prolungamento del<strong>le</strong> colonne inferiori,<br />

come, ad esempio, nel tempio di Nettuno a Paestum<br />

[…]. (figura 18). I Greci ritenevano quindi che due<br />

ordini sovrapposti dovessero formare un tutt'uno,<br />

avere tra loro un perfetto col<strong>le</strong>gamento, essere e<br />

apparire soltanto due piani dello stesso edificio e non<br />

due edifici posti uno sopra l'altro.”<br />

Fig. 18. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Schema costruttivo dell'ordine dorico<br />

Disegno tratto dal volume Entretiens sur l'architecture,<br />

par <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong> <strong>le</strong> <strong>Duc</strong>, Atlas, Parigi, 1863<br />

(Conversazioni sull'architettura, di <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong> <strong>le</strong> <strong>Duc</strong>)<br />

Incisore Léon Gaucherel (1816-1886)<br />

Bibliothèque Nationa<strong>le</strong> de France, Parigi<br />

17<br />

18


19<br />

18


19<br />

Fig. 19. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Analisi della struttura del tempio dorico periptero, 1865<br />

Disegno all'acquerello realizzato per gli studenti della<br />

Scuola Specia<strong>le</strong> di Architettura<br />

da L'Architecture D'Aujourd'Hui, Enseignement De<br />

L'Architecture<br />

20<br />

Fig. 20. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Analisi della struttura del tempio dorico periptero, 1865<br />

Riproduzione del disegno all'acquerello<br />

Incisore Paul Dujardin (1843-1913)<br />

Tavola LXXXVII del volume Composizioni e disegni di<br />

<strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, Parigi, 1884


21<br />

20


21<br />

22<br />

Fig. 21. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Castello di Pierrefonds, prospetto esterno sulla linea del<br />

fossato, 1858<br />

Acquerello (72,5 x 69,8 cm)<br />

Médiathèque du patrimoine et de la photographie,<br />

Charenton-<strong>le</strong>-Pont, France<br />

Fig. 22. Gaspard Félix Tournachon, detto Nadar<br />

Fotografia di Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, 1878<br />

Collodio umido su lastre di vetro<br />

dal periodico “Ga<strong>le</strong>rie Contemporaine Littéraire,<br />

Artistique”<br />

22<br />

Fig. 23. Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> (1814-1879)<br />

Città di Carcassonne e <strong>le</strong> sue fortificazioni (lato ovest),<br />

gennaio 1853<br />

Stato di rilievo<br />

Matita, inchiostro e acquerello (99 x 63,9 cm)<br />

Médiathèque du patrimoine et de la photographie,<br />

Charenton-<strong>le</strong>-Pont, France


23<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

Ju<strong>le</strong>s Gailhabaud, Monuments anciens et modernes: col<strong>le</strong>ction<br />

formant une histoire de l'architecture des différents peup<strong>le</strong>s à<br />

toutes <strong>le</strong>s époques, Tome 4, Editore Firmin-Didot frères, Paris,<br />

1857<br />

Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, Entretiens sur l'architecture par M.<br />

<strong>Viol<strong>le</strong>t</strong> <strong>le</strong> <strong>Duc</strong>, Vol. 1, A. Morel, Paris, 1863-1872<br />

Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, Compositions et dessins de <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-Le-<br />

<strong>Duc</strong>, Librairie Centra<strong>le</strong> d'Architecture, Paris, 1884<br />

Daniel<strong>le</strong> Va<strong>le</strong>ix (a cura di), Rivista L'Architecture<br />

D'Aujourd'Hui, Enseignement De L'Architecture, n. 143, 1969<br />

E. E. <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, Lettres d'Italie, 1836-1837, adressées à sa<br />

famil<strong>le</strong>, annotées par Geneviève <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, Paris, Léonce<br />

Laget, 1971<br />

Pierre-Marie Auzas, Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong> <strong>le</strong> <strong>Duc</strong>, 1814-1879, Caisse<br />

nationa<strong>le</strong> des monuments historiques et des sites, Paris, 1979<br />

Geneviève <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong> <strong>le</strong> <strong>Duc</strong>, Jean Jacques Aillagon (a cura di), Le<br />

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Centro Di, 1980<br />

Museo d'Orsay, Catalogo riassuntivo illustrato dei disegni di<br />

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nationaux, 1986<br />

Rosa Tamborrino (a cura di), Eugène Emmanuel <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-Le-<strong>Duc</strong><br />

(Autore), Gli architetti e la storia. Scritti sull'architettura,<br />

Bollati Boringhieri, 1996<br />

E. E. <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, Le Civiltà dell'arte, traduzione di Flavia<br />

Vadrucci, Castelvecchi editore, 2014<br />

Simonetta Valtieri, <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-Le-<strong>Duc</strong> & <strong>le</strong> voyage d'Italie, 1836-37.<br />

Le radici della formazione d'architetto, G.B. Editoria, Roma,<br />

2015<br />

Giuseppe Antista, Federica Scibilia (a cura di), Le voyage en<br />

Sici<strong>le</strong>, Paesaggi e architetture nei disegni di Eugène E. <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong><strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>,<br />

Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana,<br />

2016<br />

Annuanziata Maria Oteri (a cura di), <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong> e<br />

l'Ottocento. Contributi a margine di una ce<strong>le</strong>brazione (1814-<br />

2014), Edizione ArcHistoR, 2017<br />

Stefania Pollone, Restauri dell'antico a Paestum. Proposte e<br />

cantieri tra Settecento e Ottocento, Nardini editore, 2020<br />

Camilla Casonato, Viaggiare attraverso la storia. I disegni<br />

giovanili di <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, in Dialoghi: visioni e visualità,<br />

Franco Angeli, 2022<br />

23


Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong>, figura centra<strong>le</strong> nello scenario<br />

architettonico ottocentesco che dedicò la propria vita<br />

al ripristino degli edifici medioevali francesi, è conosciuto<br />

per il restauro del monumento parigino più<br />

famoso al mondo, la Cattedra<strong>le</strong> di Notre-Dame.<br />

Dotato di una grande conoscenza della storia<br />

dell'arte e di una solida preparazione tecnicoscientifica<br />

viene considerato il primo teorico<br />

dell'architettura moderna. I suoi principi erano in<br />

gran parte basati sull'idea che i materiali utilizzati<br />

per la costruzione di un edificio dovevano essere<br />

impiegati “onestamente”, va<strong>le</strong> a dire che l'aspetto<br />

esteriore doveva corrispondere al sistema degli e<strong>le</strong>menti<br />

strutturali, motivo per cui nel<strong>le</strong> sue “Entretiens<br />

sur l'architecture” elogiò il tempio dorico per<br />

l'armonica configurazione raziona<strong>le</strong> del sistema<br />

costruttivo, suggerendo che l'architettura greca poteva<br />

essere considerata un modello di riferimento per la<br />

manifesta corrispondenza tra forma e struttura.<br />

Il giovane architetto ebbe modo di conoscere e studiare<br />

gli edifici classici in un lungo viaggio di formazione<br />

in Italia compiuto nel 1836 in compagnia dell'amico e<br />

allievo Léon Gaucherel, spingendosi prima in Sicilia<br />

e poi al<strong>le</strong> antiche rovine di Paestum, vere e proprie<br />

testimonianze dell'architettura greca in Italia.<br />

Immagine di copertina<br />

Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong><br />

Tempio di Nettuno a Paestum, 1836<br />

Particolare<br />

Grand Palais, Musée d'Orsay, Parigi<br />

collana<br />

I Quaderni dell’Arte<br />

a cura di Costabi<strong>le</strong> Cerone<br />

<strong>Quaderno</strong> <strong>32</strong> - <strong>giugno</strong> <strong>2024</strong><br />

Eugène <strong>Viol<strong>le</strong>t</strong>-<strong>le</strong>-<strong>Duc</strong><br />

Le architetture classiche di Paestum.<br />

Copyright: © <strong>2024</strong> PAESTUMinARTE<br />

Questo è un articolo ad accesso aperto distribuito secondo i termini della Creative Commons<br />

Licenza 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

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