memorie di un uomo semplice - FerrariDatabase.com

casetta in collina sopra
Solignano, che è la mia
villeggiatura estiva preferita.
Piloti
S: (su Gilles Villeneuve) Di
questo pilota confesso una
intrigante infatuazione. Per la
sua faccia da ragazzino, la vita
semplice che viveva, come
amava la macchina, l’agonismo
che possedeva. (…)
Ogni Gran Premio era uno
spettacolo, la folla gli chiedeva
emozioni e lui non deludeva
mai. Non era nemmeno
importante che vincesse: la sua
Ferrari paradossalmente vinceva
anche quando perdeva. (…) Una
sera eravamo in Provenza alla
cena di Gala del Ferrari Club
Francia che festeggiava il suo
25° anniversario. Al mio tavolo
si incominciò a parlare del
duello di Digione tra la Renault
di Arnoux e la Ferrari di
Villeneuve e per oltre un’ora
non si parlò d’altro, finché Jean
Pierre Jabouille, seduto con noi,
sorrise mestamente: “C’è
qualcuno di questo tavolo a
conoscenza che quel Gran
Premio l’ho vinto io?”
G: S’è capito che Gilles
Villeneuve è un tuo beniamino.
Fammi qualche esempio di piloti
“lottatori”. In Italia si
definiscono “garibaldini”, in
Francia “bagarreurs”.
S: Prima ti indico alcuni esempi
della categoria opposta, cioè i
non lottatori: Taruffi
(ingegnere), Fangio (calcolatore),
Lauda (computer), Stewart
(ragioniere), Prost (stratega).
L’elenco dei lottatori “cattivi”
secondo me comprende:
Nuvolari, Moll, Farina, Moss,
Mairesse, Andretti, Regazzoni,
Mansell, Arnoux e, quando gli
pestavano i piedi, Senna.
(…) Alboreto merita una
citazione particolare, in primo
luogo perché l’ho sempre sentito
ragionare da saggio e poi perché
la Ferrari gli deve delle scuse
perché gli ha fatto perdere il
Campionato 1985. È andata
proprio così. Per diatribe interne
(i motoristi chiedevano prese
d’aria nella carrozzeria per
ventilare di più il motore, i
carrozzai rifiutavano di aprire
qualsiasi presa d’aria dicendo
che avrebbe alterato
l’aerodinamica) il povero
Michele si fermò in gara per
surriscaldamento cinque volte di
fila e Prost con la McLaren gli
soffiò il titolo mondiale.
G: Vuoi dire qualcosa su
Schumacher (…)?
S: Quando scrivevi sui giornali,
Schumacher l’avevi
soprannominato al màster (il
mostro). Non c’è altro da dire.
La Ferrari di oggi
G: Torniamo alla Fiat, e ti
domando un giudizio
sull’attuale Ferrari adesso che
appartiene quasi tutta alla Casa
Torinese
LA BOTTIGLIA DI SERGIO
Per l’amico fraterno Antonio Giacobazzi,
presidente di Donelli Vini, Sergio Scaglietti ha
compiuto l’ennesimo capolavoro, disegnando
una bottiglia da vino di un’eleganza e uno stile
così semplici da lasciare senza parole. Di forma
leggermente svasata, che contrasta con il collo
lungo e sottile, la bottiglia di Scaglietti è
destinata a custodire la qualità di un vino
carico di tradizioni: “Produrre Lambrusco è
un’arte. Questo vino è l’espressione di una
terra e della sua gente, che si distingue per
intraprendenza, socievolezza, schiettezza e
brio” ama ripetere Giacobazzi, che il
Lambrusco esporta in tutto il mondo e che, con
una produzione annua di 25 milioni di bottiglie,
pone la Donelli Vini nella ristretta cerchia delle
più importanti case vitivinicole italiane.
S: Hai visto cos’è la Ferrari di
Maranello adesso? Hai visto la
Scaglietti a Modena, la Gestione
Corsa, la Pista di Fiorano, la
squadra sportiva,
l’organizzazione commerciale, la
produzione?
Se tornasse al mondo il
Commendatore e potesse vedere
tòt l’ambaradan (tutto il
complesso) rimarrebbe
meravigliato per come viene
portato avanti il suo sogno. Gli
hanno persino comprato la
Maserati, come fosse un regalo
personale in risoluzione di
un’antica rivalità.
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