Waste n. 30 maggio 2024

Anno VIII 

Maggio 

2024 

Soluzioni e tecnologie 

per l’ambiente 

Economia Circolare 

ISSN 2610-9069 

0 0 0 3 0 > 

Casa Editrice 

la fiaccola srl 

772610 906904 

9 

INQUINANTI EMERGENTI, 

DEPURARE 

COI METODI 

DEL FUTURO 

ACQUA 

AZZURRA, 

ACQUA 

CHIARA 

RICICLARE 

GLI SCARTI 

PER UNA CERAMICA 

GREEN

2 SOMMARIO 

wasteweb.it 

waste@fiaccola.it 

Stampato su carta FSC 

ISSN 2610-9069 

Numero 30 

Maggio 2024 

EDITORIALE 

3 

In primo piano 

8 Cestino d’oro 

Al piombo, carrier metal 

indispensabile in economia 

circolare 

9 Up e Downcycling 

Progetti geniali, idee bizzarre 

10 Waste Strategy 

Gestione dei rifiuti speciali, 

componente super dinamica 

12 Pillole dal laboratorio 

PNRR nel settore rifiuti 

14 App e Sturtup 

L’angolo delle nuove idee 

15 Che fine ha fatto 

Evoluzione e fallimento di idee 

Economia circolare 

16 Il ritorno di IFAT 

Il Salone con le soluzioni per le 

sfide presenti e future 

18 Ceramica ecosostenibile 

Il comparto piastrelle è sempre 

più orientato a riciclare gli scarti 

prodotti 

24 CircolarMente 

Rigenerazione: valore aggiunto 

in materiali e prodotti 

Energia 

28 Ritorno al futuro 

Archimede 2.0, il progetto per 

una vettura totalmente elettrica 

e a pannelli solari 

Rifiuti solidi 

33 Vetrina bavarese 

Anticipiamo ciò che vedremo 

34 Sistemi di riciclaggio 

Come le imprese rispondono al 

cambiamento. Intervista a Mauro 

Panizzolo 

36 Materiali radioattivi naturali 

Chi supporta nella gestione di 

questi residui lungo tutta la 

filiera 

38 Igiene urbana 

Con macchine ecologiche 100% 

elettriche 

40 Nuova vita agli scarti 

Tecnologia e Green Division 

46 Primato polacco 

Scoccano i 35 anni di Pronar 

48 Alto grado di separazione 

Tramite l’I.A. per la selezione di 

plastiche alimentari 

50 Impianti smart 

Soluzioni all-in-one 

52 Super performativo 

Il Tana Shark 440ET elettrico 

54 Design di successo 

Per il più grande impianto di 

selezione rifiuti elettronici 

56 Macinatore primario 

Migliori risultati e consumi 

ridotti 

58 Caricatori elettrici 

Per movimentare scarti solidi 

60 Materiali da C&D 

Anpar ottiene le modifiche al 

decreto EoW e salva il settore 

degli aggregati recuperati 

66 Progetto rigenerativo 

Bonifiche e demolizioni nell’area 

ex-Macello di Milano 

Biowaste 

68 Odori da conceria 

Come combattere la diffusione di 

polveri e solventi nell’aria 

Acque reflue 

72 Inquinanti emergenti 

Nuove tecniche di depurazione 

per i CE presenti all’interno di 

acqua e reflui urbani 

76 Milano virtuosa 

Grazie ad un sistema di 

depurazione efficace 

Veicoli&Allestimenti 

80 Igiene urbana 

Presenza strategica con 

soluzioni complete 

82 Automotive e circolarità 

Comparazione tra veicoli termici 

ed elettrici 

Rubrica 

3 Editoriale 

6 Numeri e poltrone 

22 News economia circolare 

31 News energia 

32 News rifiuti solidi 

70 News biowaste 

75 News acque reflue 

Direttore Responsabile 

Lucia Edvige Saronni 

lsaronni@fiaccola.it 

Direttore Editoriale 

Giuseppe Guzzardi 

gguzzardi@fiaccola.it 

Consulenza Tecnico-Scientifica 

Marco Comelli 

mcomelli@fiaccola.it 

Coordinamento Editoriale 

Federica Lugaresi 

flugaresi@fiaccola.it 

Redazione 

Mauro Armelloni, Matthieu Colombo 

Fabrizio Parati, Emilia Longoni 

waste@fiaccola.it 

Collaboratori 

Ludovica Bianchi, Marco Capellini, Damiano 

Diotti, Antonio Fargas, Ginevra Fontana, 

Annalisa Gussoni, Alessandro Marangoni, 

Giovanni Milio, Mattia Molena, Eliana Puccio, 

Michele Ragonese, Riccardo Rossi 

Segreteria 

Jole Campolucci 

jcampolucci@fiaccola.it 

Impaginazione e progetto grafico 

Studio Grafico Page 

Novate Milanese (MI) 

Amministrazione 

Margherita Russo 

amministrazione@fiaccola.it 

Marzia Salandini 

msalandini@fiaccola.it 

Abbonamenti 

Mariana Serci 

Patrizia Zanetti 

abbonamenti@fiaccola.it 

Traffico e pubblicità 

Giovanna Thorausch 

marketing@fiaccola.it 

Marketing e pubblicità 

Sabrina Levada (Responsabile estero) 

slevada@fiaccola.it 

Agenti 

Giorgio Casotto 

T 0425 34045 - Cell. 348 5121572 

info@ottoadv.it per Friuli Venezia Giulia, 

Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna 

(escluse Parma e Piacenza) 

Trimestrale - LO-NO/00516/02.2021CONV 

Reg. Trib. Milano N. 230 del 19/07/2017 

Stampa 

Colorshade - Peschiera Borromeo (Mi) 

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STAMPA N.01740/Vol. 18/Foglio 313 

21/11/1985 - Roc 32150 

Prezzi di vendita 

abb. annuo Italia Euro 100,00 

abb. annuo Estero Euro 200,00 

una copia Euro 20,00 

una copia Estero Euro 40,00 

È vietata e perseguibile per legge la riproduzione totale o parziale 

di testi, articoli, pubblicità ed immagini pubblicate su questa 

rivista sia in forma scritta sia su supporti magnetici, digitali, 

ecc. La responsabilità di quanto espresso negli articoli firmati 

rimane esclusivamente agli autori. Il suo nominativo è inserito 

nella nostra mailing list esclusivamente per l'invio delle nostre 

comunicazioni e non sarà ceduto ad altri, in virtù del nuovo 

regolamento UE sulla Privacy N.2016/679. Qualora non desiderasse 

ricevere in futuro altre informazioni, può far richiesta 

alla Casa Editrice la fiaccola srl scrivendo a: info@fiaccola.it 

Organo di informazione 

e documentazione 

Questo periodico è associato 

all’Unione Stampa Periodica Italiana: 

numero di iscrizione 15794 

86 News veicoli&allestimenti Casa Editrice 


20123 Milano | Via Conca del Naviglio 37 

Tel. +39 02 89421350 - Fax +39 02 89421484 

fiaccola@fiaccola.it | www.fiaccola.com 

TU CHIAMALE 

SE VUOI 

OSSESSIONI 

Questo finale di partita a livello europeo è caratterizzato 

da una corsa senza precedenti verso l’approvazione di 

normative a tutti i livelli, a salire raccomandazioni, direttive 

e regolamenti. Il settore più interessato è quello 

in senso lato riguardante la sostenibilità, con una corsa 

motivata certamente dall’urgenza dell’argomento ma forse, 

è il sospetto, per la frenesia tipica dei fine-regno, soprattutto 

quando si teme, o immagina, che il nuovo sovrano la penserà in 

modo diverso. 

Confesso che sono molto scettico sul fatto che, anche con una nuova maggioranza, 

le nuove politiche europee cambieranno in modo radicale, se non altro 

perché oltre a Bruxelles e Strasburgo le politiche si fanno anche a livello di 

Consiglio, che è in mano a maggioranze variabili e dipendenti dalle politiche 

statuali. Se posso sperare in un cambiamento mi accontenterei di un mutamento 

di atteggiamento, che poi si traduce in decisioni di contenuto, ma che è decisivo 

per capire determinate scelte. Le chiamerei le ossessioni europee, ossia l’attenzione 

verso determinati temi o sottotemi non così centrali nel raggiungimento 

del risultato. Un caso classico è l’atteggiamento verso la plastica, che ritorna 

in modo, appunto, ossessivo e come tale controproducente. 

Così abbiamo che si spinge sul riuso degli imballaggi di plastica, bottiglie ma 

non solo, con l’obiettivo di ridurre la produzione di plastica, ma con effetti distorsivi 

sulla concorrenza interna, la cui difesa è un obiettivo sbandierato 

dall’Unione, a favore dei grandissimi operatori del retail, esplosione della logistica 

inversa, nonché consumo di acqua ed energia (lavaggi, sterilizzazioni, 

eccetera). L’atteggiamento non è nuovo, basti ricordare che si è pensato prima 

a proibire la plastica monouso (con risultati pratici scarsi, visto che si è 

consentito di utilizzare le scorte sino a esaurimento) a favore di materiali 

soi disant compostabili per fare forchette e bicchieri, arrivando solo ora a 

normare la frazione organica degli RSU dove la plastica compostabile è 

una realtà. 

Altro caso il riciclo dei veicoli, dove la bozza di regolamento che sta circolando 

cita solo la plastica come materiale dotato di obiettivi di recupero e 

riciclo, proprio in un settore (vedete il nostro recente speciale in argomento) 

dove si parla di plastiche molto diverse tra di loro. Non parliamo 

nemmeno della crociata in arrivo sul piombo, sugli PFAS, come stiamo 

dando conto, anche in questo numero, dove temo che più che di ossessione 

si possa parlare di dissociazione. Che nasce come meccanismo 

di difesa ma può fare molti danni. 

Marco Comelli

9 




4 PARTNERS 

ACCADUEO 2024 . . . . . . . . . . . .85 

bfwe.it 

BIOENERSYS Srl . . . . . . . . .IV Cop 

snam.it 

NIEDERSTAETTER AG SpA . . . .59 

niederstaetter.it 

OLEOMARKET Srl – OLMARK . .73 

olmark.com 

Anno VIII 

Maggio 





Rivoluzione a scaglie. 

Selezione senza 

precedenti. 

BOMAG ITALIA Srl . . . . . . . . . . .65 

bomag.com 

PAL Srl . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1 

pal-greendivision.it 

Casa Editrice 


0 0 0 3 0 > 

BRUMOLA . . . . . . . . . . . . . . . . .23 

brumola.com 

PALMIERI SpA . . . . . . . . . . . . . .41 

palmierigroup.com 

ISSN 2610-9069 

772610 906904 


DEPURARE 

COI METODI 

DEL FUTURO 

ACQUA 

AZZURRA, 

ACQUA 

CHIARA 

BUSI GROUP Srl . . . . . . . . . . . .83 

busigroup.it 

PANIZZOLO Srl . . . . . . . . . . . . . .39 

panizzolo.com 

RICICLARE 

GLI SCARTI 


GREEN 

ECOTEC SOLUTION Srl . . . .43, 45 

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FOR REC Srl . . . . . . . . . . . . . . . .11 

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IDROMECCANICA 

RAMTEC Srl . . . . . . . . . . . . . . . .27 

ramtec.it 

INDECO SpA . . . . . . . . . . . . .III Cop 

indeco.it 

MANTOVANA MACCHEDIL Sas – 

CANNONI CONRAD . . . . . . . . . . . .51 

cannoni-conrad.it 

AZIENDE CITATE 

A 

Althesys . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10 

Amarey . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22 

Armofer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .66 

B 

Bericap . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .41 

Busi Group . . . . . . . . . . . . . . . . . .80 

C 

Carglass . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .64 

CoReVe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26 

E 

Ecotec Solution . . . . . . . . . . . . . . .46 

Erion Energy . . . . . . . . . . . . . . . . . .6 

Euro Group . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6 

REMTECH EXPO 2024 . . . . . . . .81 

remtechexpo.com 

SIMA Srl . . . . . . . . . . . . . . . . . . .53 

sima-srl.it 

STADLER ANLAGENBAU . . . . . .57 

w-stadler.de/it 

TANA ITALIA Srl . . . . . . . . . .II Cop 

tanaitalia.com 

TECMA 2024 . . . . . . . . . . . . . . . .79 

ifema.es 

TENAX INTERNATIONAL SpA . .71 

tenaxinternational.com 

F 

For Rec . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .56 

G 

Gruppo Autodemolizione 

Pollini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .86 

Gruppo Hera . . . . . . . . . . . . . . . . .42 

Gruppo Saviola . . . . . . . . . . . . . . .45 

I 

Imal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40 

Intercors . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22 

M 

Matrec . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24 

Mitambiente . . . . . . . . . . . . . . . . .36 

Acqua sempre più preziosa ma sempre più 

inquinata. I depuratori (v. quelli milanesi) 

fanno la loro parte. Ma i contaminanti emergenti 

solo recentemente hanno richiamato 

attenzione per la loro potenziale pericolosità. 

Presenti in concentrazione ridotta, possono 

però dare effetti pericolosi per accumulo, 

sia all’uomo che all’ambiente. E i depuratori 

dei reflui urbani non li eliminano… al via 

quindi le metodologie del futuro! 

TOMRA RECYCLING ITALY . . . . . .5 

tomra.com 

VECOPLAN . . . . . . . . . . . . . . . . .21 

vecoplan.com 

O 

Oxoco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14 

P 

Pal Green Division . . . . . . . . . . . . .40 

Palmieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50 

Panizzolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34 

R 

Recos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .70 

S 

Solmec . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .58 

Stadler . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .54 

T 

Tomra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48 

Total . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .41 


Flake di massima purezza, 

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PET, PP, PE, PVC, PS? Nessun 

problema: INNOSORT FLAKE e 

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i tuoi ricavi e portano al top la 

qualità delle monofrazioni, 

anche dal flusso di plastica 

mista più contaminato. 

Accetta la sfida!

e tecnologie 






2 3 

4 

6 PRIMO PIANO Soluzioni 

IN EVIDENZA 

1 2 3 4 

IN EVIDENZA 

PRIMO PIANO 

12 3 

4 

7 

Numeri e poltrone 

EUROGROUP 

Coooooooptato! 

Leader mondiale 

nella 

progettazione e 

produzione di statori e 

rotori per motori e 

generatori elettrici, 

EuroGroup Laminations 

con il suo Consiglio di 

Amministrazione ha 

nominato per cooptazione 

il Dott. Axel Volker Dill 

come nuovo 

amministratore esecutivo. 

Dill ricoprirà il ruolo di 

CEO della BU Industrial, 

TETRA PACK 

Obiettivo ambizioso 

Forse uno degli imballaggi più 

diffusi e conosciuti al mondo, il 

Tetra Pack è oggi composto per più 

del 70% da carta. Ma entro il 2030, 

dichiarano dall’azienda, c’è l’ambizione di 

raggiungere il 90%. Per arrivare a questo 

risultato si stanno investendo 100 milioni 

di euro all’anno, aggiungendo 

12 3 

4 

lasciato libero dal 

dimissionario Ing. Gianluca 

Bertocchi. Alex Volker Dill, 

nato a Stoccarda, si laurea 

in Economia e Commercio 

presso l’università Bocconi 

nel 1993. Ad oggi ricopre il 

anche un miglioramento in termini di 

circolarità dell’imballaggio stesso. Che 

tradotto significa una semplificazione 

della struttura dei materiali, eliminando 

l’alluminio, riducendo la plastica vergine 

di origine fossile, aumentando la quota di 

carta senza comprometterne le 

performances in termini di sicurezza 

alimentare e durata di conservazione. 

Non solo. 

Si stanno investendo anche a livello 

globale 40 milioni di euro all’anno per 

migliorare il riciclo delle confezioni, 

puntando ad aumentare il tasso di 

raccolta. A Rubiera, in provincia di Reggio 

Emilia, si trova uno dei 50 stabilimenti 

produttivi del mondo, dove nascono 190 

bilioni di unità di contenitori: di questi, 

5,2 sono venduti in Italia. 

ruolo di socio 

amministratore della 

società di import-export 

Diwa srl, ed in seguito alla 

suddivisione in due BU di 

Eurotranciatura Italia, dal 

2020 è Director Business 

Unit Industrial Sales di 

Eurotranciatura SpA. 

nonché amministratore. 

EuroGroup Laminations 

opera ed è attiva nella 

produzione del motor core, 

con applicazioni in 

domotica, industriali, 

energia eolica, pompe e 

logistica. 


CDCNPA 

Che carica!!!!! 

Laura Castelli è la 

nuova Presidente 

del Centro di 

Coordinamento Nazionale 

Pile e Accumulatori 

(CDCNPA). Attuale 

Direttrice Generale del 

consorzio ERION ENERGY, 

è stata eletta 

dall’Assemblea dei 

rappresentanti nazionali del Centro. 

“Come Presidente del Centro di 

Coordinamento lavorerò affinché anche 

l’Italia possa farsi trovare pronta di fronte 

alle sfide che il nuovo regolamento ci 

chiede di affrontare.” ha dichiarato il 

nuovo Presidente.“Purtroppo, a livello di 

sistema Italia siamo ancora troppo 

distanti rispetto al target imposto 

NUOVA DIRETTIVA EUROPEA 

ACQUE 

Bella lì 

Riduzione nei consumi 

di energia elettrica 

degli impianti di 

trattamento delle acque reflue 

urbane (WWTP). Questo è uno 

degli obiettivi introdotti dalla 

Nuova Direttiva Europea 

Acque, per arrivare ad un 23% 

in meno dei consumi grazie 

alla tecnologia. L’energia 

elettrica totale consumata dai 

WWTP costituisce infatti l’1% 

del consumo nazionale annuo, 

che in Italia ammonta a 3.250 

GWh/y. L’efficienza energetica 

12 3 

4 


dall’Unione Europea e 

questo rende necessario, 

oggi più che mai, un 

cambio di prospettiva. 

Per garantirne il corretto 

riciclo, così da 

valorizzare il recupero di 

quelle materie prime 

indispensabili per alcuni 

settori strategici della 

nostra economia, occorre 

innanzitutto raccogliere 

di più. Ecco perché mi impegnerò in 

prima persona affinché si possa 

cooperare – in accordo con le norme 

comunitarie – per mettere in campo 

iniziative concrete volte all’incremento 

della raccolta sul territorio così da 

promuovere un’economia circolare e 

ridurre gli impatti ambientali nella fase 

finale del ciclo di vita delle batterie.” 

nel settore idrico identifica 

quindi un elemento 

indispensabile per la 

sostenibilità ambientale ed 

economica nel nostro Paese. 

Ma per raggiungere tali 

obiettivi è necessario dare 

ulteriore spazio alle tecnologie 

innovative che includono 

sistemi di monitoraggio e 

controllo di ultima 

generazione, pompe ad alta 

efficienza energetica e 

impianti di trattamento delle 

acque con tecnologie a basso 

impatto ambientale. E gli 

impianti di trattamento delle 

reflue urbane, dovranno 

produrre energia da fonti 

rinnovabili, “in base ad audit 

periodici e con traguardi 

intermedi progressivi: il primo 

di questi è fissato per il 2027”, 

si legge nelle modifiche 

apportate dal Consiglio 

Europeo alla direttiva 

91/271/EEC.

e tecnologie 







WASTE AWARD 

PUNTI COSPICUI 

PRIMO PIANO 

9 

Upcycling e Downcycling 

La pagina che sottolinea le notizie più interessanti 

del momento ma anche del futuro, in antitesi con baggianate 

sapienti e idee fuori moda o che hanno stancato 


Marco Comelli 

Dopo la plastica, un 

altro falso demone. 

Il piombo infatti è 

oggi indispensabile 

per l’estrazione e 

lavorazione di 

diverse sostanze, 

considerate 

indispensabili e 

strategiche per 

l’elettronica, ma 

anche per progetti di 

circolarità. Occhio 

quindi a non 

“assorbire” troppo 

alla lettera, le 

campagne negative 

nei confronti di 

questo metallo… 

Cestino d’oro 

Gli alchimisti volevano trasformare il piombo in oro, ma se 

vivessero ora lo lascerebbero com’è. Oggi è un carrier metal 

Dedichiamo il nostro nonpremio 

di questo numero 

all’elemento 

82 per il suo ruolo nell’economia 

circolare, 

fondamentale ma sconosciuto 

fuori dalla 

stretta cerchia degli 

specialisti. Eppure il 

piombo è uno dei massimi 

babau chimici per 

la sua riconosciuta tossicità 

cronica, basta consultare 

il database dell’ECHA, la 

European Chemicals Agency, e 

vedere la lunghissima lista di composti 

contenenti piombo sottoposta a restrizioni. La 

consultazione porta però a una constatazione, 

che la maggior parte delle sostanze elencate ha 

a che fare con la metallurgia, ossia all’estrazione 

e lavorazione dei metalli, sia in campo minerario 

ma sempre di più nel recupero dal waste. 

Il casino è senza 

Il motivo deriva dalle caratteristiche fisico chimiche 

del piombo, che lo rendono un cosiddetto 

carrier metal per una serie di elementi con i quali 

ha affinità ma contemporaneamente dai quali è 

facile separarlo per il basso punto di fusione. 

Esistono altri carrier metal per altri elementi, 

ma il piombo è indispensabile per diverse sostanze 

che oggi sono considerate critiche per 

l’elettronica, le energie rinnovabili eccetera. La 

lista è lunga e la trovate nell’illustrazione che riportiamo 

dallo studio fondamentale sul riciclo 

dei metalli realizzato dalle Na - 

zioni Unite nel 2013. 

Diciamo solo che cadmio 

e tellurio servono per le 

celle fotovoltaiche, il 

gallio per i LED e l’elettronica 

(i tentativi cinesi 

di restringerne la disponibilità 

sono testimonianza 

della sua 

strategicità), l’argento e 

l’oro sono preziosi, il bismuto 

per la farmaceutica, 

lo stagno per le saldature degli 

apparecchi elettronici, tra l’altro, 

l’indio negli schermi LCD, l’antimonio 

(simbolo Sb) si usa in elettronica e in tutte le applicazioni 

che richiedono alta resistenza alla 

fiamma. Proprio dove l’alternativa sono gli PFAS. 

Quindi, senza il piombo una buona parte dei progetti 

di circolarità materica strategica vanno a 

farsi benedire. 

Premio meritato, direte voi, tutto bene. Certo, 

però attenzione. È iniziata una campagna negativa 

nei confronti del piombo a livello burocrazie 

europee e ambientalismi vari. Si nasconde dietro 

gli allarmi sull’inquinamento ambientale dovuto 

alla caccia (i pallini delle cartucce sono fatti di 

piombo) e la pesca amatoriale (i pesi delle lenze…) 

ma rischia di affondare la metallurgia del 

piombo (e dello zinco, cui è legata) facendo il sillogismo 

piombo “male nell’ambiente – il piombo 

va proibito”. Già l’Europa sta perdendo la metallurgia 

dell’alluminio primario, vediamo di andare 

coi piedi di piombo questa volta. 

l 


Saponetta benedetta 

L’olio vegetale esausto 

rappresenta da sempre 

un problema in termini di 

smaltimento. Ma col 

progetto sviluppato a 

Roccella Jonica dalla 

cooperativa “Felici da 

Geni della…lampada! 

Creatività imbattibile. Coerenza e praticità 

pure… Ovviamente il tono è ironico, quando 

parliamo della pensata, di utilizzare piante 

bioluminescenti che potrebbero sostituire 

le lampade di case e giardini. Nella realtà 

lo studio pubblicato sulla rivista Science 

Advances è assolutamente impeccabile: il 

risultato ha portato alla produzione di una 

petunia che emette un bagliore molto 

simile a quello lunare. Viene 

infatti sfruttata la biologia 

sintetica, basata su di un 

gene chiave (come quello 

scoperto nei funghi) capace di 

produrre luce dal metabolismo 

interno della pianta, e che 

darebbe emissione di luce in continuo 

cambiamento. La petunia sarà messa in 

vendita dall’azienda americana Light 

Bio ed è 100 volte più luminosa di 

quanto ottenuto in precedenza. E la 

richiesta negli Stati Uniti sarebbe già 


Matti”, grazie 

alla raccolta 

differenziata 

dell’olio usato in 

cucina, dal 2013 

si producono 

saponette 

arricchite al bergamotto 

(profumatissimo agrume 

calabrese ed eccellenza 

autoctona). Tutto un 

programma il nome del 

progetto: Bergolio, dalla 

forte assonanza col nome 

di Sua Santità. 

E proprio per questo, i soci 

della cooperativa hanno 

inviato alcuni dei loro 

wow 

elevata. Ottimo. Ma quanta 

acqua sarebbe necessaria per 

illuminare una casa solo con le piante? Nei 

periodi siccitosi e di fronte alla crisi idrica 

mondiale cui stiamo andando incontro, 

come la mettiamo? Ci sarebbe 

realmente un risparmio di energia? No 

no, non ce la date a bere… 

prodotti in Santa 

Sede, chiedendo 

“la benedizione” 

per la scelta del 

nome che 

prontamente è arrivata. 

Ogni anno vengono 

prodotte circa 60 

tonnellate di olio esausto 

che diventano saponette, 

contribuendo a gestire un 

rifiuto che è altamente 

inquinante e che, se 

gettato nelle fognature, 

produce gravi 

conseguenze. Bravi 

bravissimi e via così… lisci 

come l’olio! 

bleah!Credit: Light Bio




10 PRIMO PIANO RIFIUTI SPECIALI 

Gestione dei rifiuti speciali: 

un mutamento assai rapido 

La molteplicità delle attività svolte, rende spesso difficile 

definire chiaramente i confini che separano i diversi mercati 

del waste management. Ma il comparto corre e pure velocemente 

Alessandro Marangoni, economista 

e docente universitario, è fondatore e ceo di 

Althesys, società professionale indipendente 

specializzata nella consulenza strategica 

e nello sviluppo di conoscenza. 

Opera con competenze di eccellenza nei settori 

chiave di ambiente, energia, infrastrutture e 

utility, nei quali assiste imprese e istituzioni. 

Il segmento dei rifiuti speciali, una delle componenti 

più dinamiche del settore del waste 

management italiano, è in trasformazione 

rapida e si trova sempre più al centro delle strategie 

di numerosi player. Con la ripresa economica 

di fine pandemia si è avuto un incremento 

del 12 per cento dei rifiuti speciali prodotti, passati 

da 147 milioni di tonnellate a 164,9 milioni 

di tonnellate. I rifiuti non pericolosi rappresentano 

il 94% circa del totale, mentre i rifiuti da 

costruzione e demolizione (C&D) sono la categoria 

che segna la variazione più elevata, pari 

al 19% (fonte Ispra), grazie al Superbonus 110% 

per i lavori di ristrutturazione. 

WAS è il think tank italiano sull’industria del waste management e del riciclo. Monitorare 

il comparto del waste management e del riciclo, cogliere i trend evolutivi, analizzare le 

strategie aziendali e indirizzare le policy è la sua mission. L’osservatorio sviluppa analisi 

e studi sulla gestione dei rifiuti, la valorizzazione delle risorse e l’economia circolare, 

monitorando il settore con l’Annual Report. 

Alessandro Marangoni 

Gestione trasversale 

Come avviene già da diversi anni, il settore è 

sempre più connesso con altri, tanto che la 

molteplicità delle attività svolte rende spesso 

difficile definire chiaramente i confini che separano 

non solo rifiuti urbani e speciali, ma 

anche i diversi mercati di questi ultimi. In generale, 

le aziende sono attive in più comparti, 

che includono: smaltimento impianti o amianto, 

bonifiche, trattamento di acque reflue, recupero 

oli, soil washing, gestione di reflui chimici 

e solventi, spurghi industriali, gestione di 

rifiuti radioattivi e gestione di rifiuti sanitari. 

Solo dieci imprese sono invece focalizzate su un 

unico servizio, mentre ben il 20% degli operatori 

diversifica le sue attività lavorando su più di cinque 

settori. 

Peraltro, un primo sguardo alle operazioni straordinarie 

attuate dal 2023 a oggi conferma la 

grande vitalità del comparto e non mancano 

iniziative di società che mirano a crescere fuori 

dai confini nazionali. 

Se il dinamismo delle aziende e l’innovazione 

favoriscono lo sviluppo del settore, tuttavia, rimangono 

criticità che agiscono in senso opposto. 

Tra le principali difficoltà, spicca la carenza 

di impianti di trattamento in diverse aree, 

molto spesso a causa dell’assenza di pianificazione 

o di fenomeni nimby da parte delle comunità 

locali. 

La situazione risulta particolarmente evidente 

soprattutto per alcune tipologie di flussi, come, 

ad esempio, i rifiuti di amianto, gli scarti dei 

processi di waste management, i rifiuti generati 

nell’ambito delle operazioni di bonifica. Tutto 

questo si traduce nel trasporto di consistenti 

quantitativi, sia verso regioni diverse da quelle 

di produzione sia fuori dai confini nazionali, 

comportando ingenti costi di trasporto e di 

smaltimento, ma anche impatti ambientali significativi. 

l 

Maggio 2024

e tecnologie 




PNNR E RIFIUTI 

PNNR E RIFIUTI 

PRIMO PIANO 

13 

di Andrea Ballabio, 

Donato Berardi, 

Gianmarco Di Teodoro 

e Nicolò Valle 

Il Laboratorio REF 

Ricerche è un think tank 

che intende riunire 

selezionati 

rappresentanti del 

mondo dell´impresa, 

delle istituzioni e della 

finanza al fine di 

rilanciare il dibattito 

sul futuro dei Servizi 

Pubblici Locali. 

Pillole dal laboratorio 

Filiere di investimento e distribuzione territoriale. Una rapida 

analisi sull’applicazione del PNRR nel settore dei rifiuti 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza 

(PNRR) - approvato nel 2021 - guiderà gli 

investimenti pubblici in Italia almeno fino 

al 2026, grazie agli ingenti fondi stanziati 

dall’Unione Europea (UE). Si tratta di oltre 200 

miliardi di euro complessivi, di cui 2,1 miliardi 

di euro sono destinati al settore dei rifiuti (Si 

veda Waste del mese di dicembre). Il PNRR 

per i rifiuti è nato per chiudere i divari territoriali. 

Tuttavia, è mancata sinora una strategia 

nazionale in grado di stimolare le iniziative e 

di orientare le proposte, sia con riferimento al 

territorio sia ai flussi più critici. 

I finanziamenti del PNRR 

per il settore dei rifiuti 

L’allocazione originaria del Piano prevedeva 

di suddividere i 2,1 miliardi di euro così: 

• 1,5 miliardi di euro (Investimento 1.1), per i 

soggetti pubblici, assegnati a tre Linee di 

Intervento e suddivisi in 600 milioni di euro per 

il potenziamento delle raccolte differenziate, 

450 milioni al trattamento/riciclo e 450 ad impianti 

innovativi. 

• 600 milioni di euro (Investimento 1.2), per i 

soggetti privati, destinati a ”Progetti “faro” di 

economia circolare”, per quattro Linee di 

GLI INVESTIMENTI DEL PNRR PER IL SETTORE DEI RIFIUTI 

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche su dati MASE 

Intervento (RAEE, carta e cartone, plastica e 

tessili) con 150 milioni di euro per filiera. 

L’effettiva distribuzione è risultata differente, 

come si può leggere nella tabella che segue. 

L’allocazione reale per i progetti della Linea 

A ammonta a 601,1 milioni di euro (quindi oltre 

i 600 stabiliti), distribuiti su 991 interventi. 

La Lombardia riceve i maggiori finanziamenti, 

laddove il 55% delle risorse è destinato alle 

regioni del Centro-Sud. 

Per quanto riguarda la Linea B, l’88% dei finanziamenti 

è stato attribuito all’organico 

(396,5 milioni di euro). La distribuzione territoriale 

non appare ottimale: regioni con un 

surplus di capacità di trattamento, come 

Lombardia o Veneto, ricevono più risorse di 

regioni in deficit, come Lazio o Campania. La 

Linea C, invece, vede i fondi ripartiti in modo 

più equo. Nonostante questo, le infrastrutture 

per il trattamento dei fanghi hanno ottenuto 

circa la metà delle risorse stanziate. 

A livello territoriale, il Centro-Sud ha visto la 

maggior parte dei finanziamenti (71,7%). 

L’Investimento sui “Progetti “faro” di economia 

circolare” è diviso in quattro filiere strategiche. 

Per ognuna, è necessario raggiungere i target 

di riciclo definiti dal Piano d’Azione per 

l’Economia Circolare dell’UE. Con l’ultimo 

aggiornamento, sono stati stanziati 580,8 milioni 

di euro (sui 600 previsti), di cui il 45,6% 

è stato destinato al riciclo delle plastiche 

(264,9 milioni), mentre solo il 10,4% ai tessili 

(60,6 milioni). Sebbene non ci sia stata una 

distribuzione equa tra le quattro linee, lo stes- 


IL PERCORSO DI INDIVIDUAZIONE DEGLI IMPIANTI “MINIMI” 

1. individuazione degli impianti 

di recupero e di smaltimento 

di preminente interesse nazionale 

da realizzare 

REGIONI 

so non può dirsi a livello territoriale, con una 

redistribuzione equa tra le regioni del Centro- 

Sud e del Nord. 

Urge una strategia nazionale 

La distribuzione territoriale dei finanziamenti 

per i rifiuti non supporta in maniera adeguata 

le regioni del Sud. Inoltre, la concentrazione 

degli investimenti in poche regioni, principalmente 

nel Centro-Nord, mette in discussione 

la coerenza tra le allocazioni dei fondi 

e i reali fabbisogni nella gestione del ciclo 

dei rifiuti. 

A livello strategico, sembra mancare una 

chiara logica di selezione dei progetti e di allocazione 

dei fondi, una programmazione 

sovraordinata che quantifichi i deficit sul territorio. 

Infine, anche il mancato coinvolgimento 

degli operatori, che hanno una visione 

più consapevole dei fabbisogni, sembra aver 

compromesso la coerenza complessiva del 

Piano. Com’è evidente, soprattutto nel caso 

del rifiuto organico, ove sono stati finanziati 


STATO 

Fonte: elaborazioni Laboratorio REF Ricerche 

PROGRAMMA NAZIONALE 

DI GESTIONE DEI RIFIUTI 

1. Individuazione dei flussi omogenei di rifiuti che presentano le maggiori 

difficoltà di smaltimento o particolari possibilità di recupero 

2. Quantificazione dei relativi surplus/deficit territoriali nel trattamento 

3. Individuazione dei fabbisogni impiantistici da soddisfare 

1. Adeguamento delle pianificazioni regionali e localizzazione degli impianti da realizzare 

sulla base degli indirizzi del PNGR e dello Sato 

2. Individuazione degli impianti di chiusura del ciclo “minimi” in tempo utile per la determinazione 

delle tariffe (30 giugno 2024) 

impianti in regioni con un surplus di capacità, 

mentre nessuna proposta è stata finanziata 

nelle regioni in forte deficit. 

È necessario un intervento chiarificatore che 

possa valutare i reali fabbisogni territoriali, 

in modo da allocare in modo ottimale le risorse, 

delineando una strategia nazionale. 

Senza un chiarimento a livello di programmazione, 

è probabile che diverse iniziative 

non riescano ad essere avviate, in quanto 

nate come mere opportunità per intercettare 

i fondi disponibili senza una reale visione industriale, 

esposte ai fallimenti di mercato o, 

al contrario, alla concorrenza degli impianti 

già esistenti. 

Sembra, infine, opportuno chiarire se gli impianti 

finanziati dal PNRR dovranno competere 

sul mercato, con flussi e tariffe liberi, 

oppure se e quali - andando a rispondere ad 

un fallimento di mercato - potranno beneficiare 

di una prelazione sui flussi che originano 

dal territorio e di tariffe di accesso regolate. 

l 

Per approfondire 

PNRR e rifiuti: dal PNGR 

alla strategia nazionale 

Position Paper n. 262 - 

Laboratorio REF, febbraio 

2024

e tecnologie 







ANGOLO INNOVAZIONE 

CHE FINE HA FATTO? 

PRIMO PIANO 

15 

App e Startup 

Eliana Puccio 

La tecnologia può essere un ottimo alleato dell’uomo, 

anche nella raccolta differenziata. Spazio ad app e idee 

che generano nuove opportunità di business sostenibile 

Materiali tessili 

naturali riciclati? 

Non convincono 

Start up, idee geniali e “circolari”. 

Ma a distanza di tempo che fine hanno fatto? 

Marco Comelli 

APRILO! 

Da qualche mese, a 

Firenze, i cassonetti dei 

rifiuti si aprono con un 

clic. Che tu sia un turista o 

che viva in città, grazie 

all'app Aprilo potrai aprire 

i cassonetti con il tuo 

smartphone, 

in modo semplice e 

veloce. Servirà solo 

attivare il bluetooth 

del tuo dispositivo. 

L'app prevede due 

OXOCO 

L'azienda si avvale della tecnologia 

dell’Ossicombustione Flameless, un 

processo di combustione senza 

tipi di profilo, uno per i 

residenti e uno per i 

turisti, disponibile anche 

in inglese. Può accedere al 

profilo residente, chi vive o 

possiede un immobile con 

contratto Tari attivo. Può 

invece registrarsi nel 

secondo profilo chi 

soggiorna per meno di 7 

giorni. Il nuovo strumento 

digitale è stato lanciato da 

Alia, il gestore 

interamente pubblico, dei 

servizi d’igiene urbana 

nella Toscana centrale. 

L'app è disponibile su 

Google Play e App Store di 

Apple. 

fiamma, operato in pressione ad altissima 

temperatura, e in atmosfera di ossigeno. 

Offre una soluzione ottimale al problema 

dei rifiuti, contenendo i costi e 

consentendo il recupero energetico e la 

naturale cattura della CO 2 . Oltre a 

produrre energia nel processo, trasforma 

i rifiuti in scorie vetrificate le quali 

possono essere riutilizzate. Le tecnologie 

attualmente in uso sui flussi di rifiuti 

generano, invece, frazioni di scarto in 

quantità consistenti. Ossicombustione 

Flameless consente di trattare una vasta 

gamma di rifiuti di origine urbana e 

industriale, non pericolosi o pericolosi, 

anche fortemente contaminati. 


Questa è una storia un po’ triste ma anche 

esemplare. Parliamo di riciclo dei materiali 

utilizzati nell’abbigliamento, un settore 

come noto che non brilla certo per sensibilità nella 

gestione del fine vita dei suoi prodotti. Ne abbiamo 

trattato ripetutamente negli scorsi numeri perché, 

da una parte gli organismi internazionali stanno 

varando regole restrittive, mentre dall’altra risulta 

che meno dell’1 per cento dei tessili viene riciclato 

in nuovo abbigliamento. È di qualche settimana 

fa la notizia del fallimento di ReNewcell, azienda 

svedese pluripremiata e continuamente citata 

come “game changer” della circolarità di un settore 

che emette gas climalteranti più di trasporto 

marittimo e aereo messi insieme. L’azienda era 

nata attorno a un processo meccanico-chimico 

in grado di trasformare abbigliamento in cotone 

a fine vita in un materiale a base di cellulosa chiamato 

Circulose, che ha l’aspetto di un panno non 

tessuto. Con quest’ultimo si possono produrre 

ogni tipo di capo d’abbigliamento e per questo, 

dopo i finanziamenti da soggetti come la BEI e 

BNP Paribas, aveva attirato attenzione di giganti 

come Levi’s e soprattutto H&M, uno dei leader 

del fast fashion, cui si deve l’aumento esponenziale 

del waste tessile. 

Business is business 

Andati in produzione, tra l’altro riciclando impianti 

chiusi per la produzione di cellulosa vergine, 

settore importante anche dal punto di vista 

occupazionale in Svezia, è diventato però subito 


chiaro che i costi superavano i ricavi, anche arrivando 

a produrre 60.000 tonnellate di Circulose. 

Inizialmente H&M sembrava volesse aiutare con 

un accordo di fornitura non vincolante ma è stato 

tutto inutile. Cosa ha ucciso ReNewcell? 

Andando contro la vulgata dell’industria cattiva 

e delle start-up buone, è un concorso di colpa. 

Innanzitutto Circulose non è cotone filato, ma 

un prodotto cellulosico non tessuto. Non basta 

che qualche brand lo usi per piccole collezioni 

per essere accettato. 

Mancanza di investimenti di promozione dei brand 

fashion, quindi. Poi, Circulose può essere prodotto 

solo da cotone al 100%, basta la presenza di un 

altro materiale per renderlo impossibile. Chi conosce 

un po’ l’abbigliamento contemporaneo sa 

che i tessuti misti sono diffusissimi. 

Usando il polietilene rPet-to-textile, per esempio, 

ma anche il poliestere. Il riciclo delle fibre sintetiche 

è molto più avanti tecnologicamente rispetto a 

quelle naturali, in primis il cotone, anche dal punto 

di vista del mantenimento delle prestazioni rispetto 

alla fibra vergine.Mentre ReNewcell portava i libri 

in tribunale, H&M annunciava una nuova iniziativa 

proprio mirata al riciclo dei capi contenenti poliestere, 

questo nonostante il 60% dei tessuti usati 

dalla casa svedese sia cotone e che il 73% delle 

fibre sintetiche utilizzate sia già di riciclo. 

Complotto? No, business. E come ripetiamo da 

sempre, il cerchio si chiude solo se i materiali di 

riciclo hanno un mercato, anche se ci sono sussidi 

robusti. 

l

e tecnologie 





16 ECONOMIA CIRCOLARE Soluzioni 

SALONI 


SALONI 

ECONOMIA CIRCOLARE 

17 

Place to be 

Prémière 

Verrà presentata per la prima volta la "Spotlight Area Hydrogen”. 

Nel padiglione A4, sono previsti 500 m 2 che serviranno come punto 

di contatto per rispondere alle domande più frequenti dei visitatori, 

soprattutto di comuni e città, sul tema dell'idrogeno nell'economia 

circolare. Ci sarà anche un angolo dedicato ai relatori per discutere 

sulle problematiche attuali e loro potenziali soluzioni. 

Ludovica Bianchi 

Le tecnologie 

per recuperare 

gli scarti sono 

in continua 

evoluzione 

e i prodotti 

innovativi sono 

all’ordine 

del giorno. 

Ritorna IFAT, l’appuntamento biennale in terra teutonica. 

La kermesse più grande e importante per l’ambiente presenterà 

soluzioni e tecnologie per acque reflue, rifiuti e materie prime 

Siete alla ricerca di soluzioni per le sfide del 

futuro ma anche per quelle attuali? IFAT 

2024 è il posto giusto. Quale più grande piattaforma 

per la gestione dell’acqua, acque reflue, 

rifiuti e materie prime, il Salone - che si terrà a 

Monaco dal 13 al 17 maggio 2024 - farà da collettore 

e collante per l’industria di tutto il mondo. 18 

sono i padiglioni espositivi e le aree esterne occupate 

con una superficie complessiva di 260.000 

metri quadri che, al momento in cui stiamo scrivendo, 

sono praticamente andate sold out con le 

richieste di aziende provenienti da oltre 50 Paesi. 

I focus 

Durante la nuova edizione, diverse associazioni 

partner della fiera si concentreranno su digitalizzazione, 

riciclaggio, fornitura di acqua potabile, 

resilienza climatica e tecnologie applicate nel 

settore delle municipalità. Viene anticipato l’interessante 

concetto della “città spugna” ossia 

della città attenta all’acqua che non solo è tecnicamente 

fattibile, ma ha anche un senso economico 

migliorando la qualità della vita dei propri 

abitanti. L’idea di base è una pianificazione urbana 

che preveda di trattenere la maggior quantità 

di acqua piovana possibile nelle zone verdi 

urbane e umide, invece di scaricarle direttamente 

nei canali e nelle acque riceventi. Misure che 

aiutano a mitigare le conseguenze di condizioni 

metereologiche avverse e che consentono di immagazzinare 

acqua piovana per i periodi di siccità. 

Il concetto si estende e sviluppa alla “città 

circolare dell’acqua” dove, i principi di cui sopra, 

si combinano con il riciclo e il riutilizzo completo 

delle acque piovane e reflue, nonché con il recupero 

dell'energia e dei nutrienti contenuti in 

esse. Per applicare, è necessaria una serie di 

prodotti e soluzioni consolidate e innovative - 

quali per es. serbatoi di accumulo di acqua pio- 

vana in diversi materiali, pompe, filtri, soluzioni 

per il riciclo di acque grigie, e piccoli impianti di 

trattamento delle acque reflue - che saranno 

presentati nella prestigiosa vetrina di IFAT. 

Super smart 

In tema di digitalizzazione, sono l’approvvigionamento 

idrico e il trattamento delle acque reflue i 

settori maggiormente interessati dalla trasformazione 

digitale. I sensori intelligenti possono 

monitorare le reti delle acque reflue ed ottimizzarle. 

L’A.I. può essere utilizzata per valutare le 

condizioni di fognature e pozzetti, mettendo in rete 

i processi di trattamento delle acque reflue, si aumenta 

l’efficienza. Ma anche le piattaforme digitalizzate 

(che combinano informazioni geografiche, 

simulazione e strumenti di analisi dei dati,) possono 

dare una bella mano a gestire le reti di acqua 

potabile aumentandone la sostenibilità economica; 

mentre i metodi di Building Information Modeling 

facilitano i processi di pianificazione, costruzione, 

funzionamento e smantellamento degli impianti 

per la gestione delle acque. 

Migliorare sempre 

La gestione dei rifiuti e il riciclaggio sono stati sin 

dall’origine uno dei settori chiave di IFAT. Anche 

per questa edizione rivestiranno un ruolo importante 

(gli espositori occuperanno l’intera ala Est). 

Mai come oggi, abbiamo la necessità di trasformare 

gli scarti in materie prime seconde e nella loro gestione 

c’è ancora ampio margine di manovra per 

migliorare con innovazioni. Nei processi di selezione, 

la digitalizzazione può aiutare a ottimizzare il consumo 

energetico. Le soluzioni di riciclaggio avanzate 

mirano a ridurre l'impronta ecologica e a migliorare 

l'efficienza delle risorse. Ma anche nel settore della 

logistica c'è ancora un notevole potenziale; e sul 

fronte dei processi, concetti come il riciclaggio biologico 

o chimico promettono importanti stimoli per 

l'economia circolare del futuro. 

Municipalità smart 

Nelle città intelligenti, l'Internet delle cose (IoT) si 

sta facendo strada anche nello smaltimento dei 

rifiuti. A IFAT verranno presentate le soluzioni di 

ultimissima generazione per la gestione del waste 

cittadino. Vedremo sensori intelligenti capaci di 

determinare il livello di riempimento dei contenitori 

dei rifiuti, di aiutare nella raccolta orientata alla 

domanda e di consentire la fatturazione individuale. 

Verrà agevolata anche una differenziazione accurata 

degli imballaggi in plastica, dotati di filigrane 

digitali che forniscono informazioni sul materiale 

utilizzato. Anche le attività relative all’igiene stradale 

e dei servizi invernali stanno andando in 

questa direzione. Automazione e digitalizzazione 

saranno imprescindibili: molti produttori stanno 

implementando aspetti legati alla connessione 

dei veicoli, catene logistiche digitali e manutenzione 

predittiva e le spazzatrici autonome stanno 

per essere prodotte in serie. Noi ci saremo. Ci 

vediamo là… 

l 

Place to be 

IFAT 2024 will take place from 13 to 17 May at the Exhibition Centre in 

Munich. During new edition, focus on: digitisation, recycling, drinking water 

supply, but also technologies applied to the municipal sector. The conscious 

use of water plays a key role. From here the interesting concept of Sponge 

cities and circular water cities: a vision that combines recycling and reuse 

of rain and wastewater, as well as recovering the energy and nutrients 

contained in wastewater. This requires a range of established and innovative 

products and solutions such pumps, filters, and grey water recycling solutions. 

As regards waste collection and disposal/treatment, there will be 

systems and technologies able to separate it at best, in order to introduce 

again "renewed raw materials in a perfect way": material flow management 

geared to sustainability not only aims to optimize material throughputs, 

but also strives to prevent waste by creating closed material cycles. See 

you there! 

Una corretta 

gestione delle 

acque sarà 

fondamentale 

per il futuro. 

Recuperare 

e riutilizzare 

completamente 

quelle reflue 

e piovane 

richiederà 

soluzioni sempre 

all’avanguardia. 

ENGLISH ABSTRACT 



e tecnologie 







SCARTI PRODUTTIVI 



19 

Andrea Ghiaroni 

Anche gli scarti 

di lavorazione 

crudi vengono 

reimmessi 

nel ciclo 

produttivo. 

Ceramica 

ecosostenibile 

Il comparto industriale delle piastrelle è sempre 

più orientato al riciclo degli scarti di produzione, 

all’efficienza energetica, alla riduzione del consumo 

dell’acqua e delle emissioni inquinanti in atmosfera 

Il risparmio di risorse è un obiettivo fondamentale 

per la salvaguardia del patrimonio naturale. 

Proprio per questo motivo, le industrie 

del comparto ceramico italiano hanno adottato 

strategie mirate per ridurre l’impatto ambientale 

sul futuro. Con un preconsuntivo 2023 intorno ai 

362 milioni di metri quadri di piastrelle vendute 

nel mondo in un solo anno, questo settore è uno 

dei fiori all’occhiello del “Made in Italy” e da sempre 

ha improntato il processo produttivo delle sue 

aziende alla sostenibilità ambientale. Negli anni, 

il comparto industriale (che è composto da 259 

società, di cui 131 sul territorio nazionale, e che 

occupa 26.500 addetti diretti attivi nei sei settori 

della produzione di piastrelle e lastre, sanitari, 

Gli scarti cotti 

vengono lavorati 

per essere 

reintrodotti negli 

impasti. 

stoviglieria, refrattari, laterizi e ceramica tecnica) 

ha, infatti, coniugato elevati livelli di qualità con ingenti 

investimenti in innovazione per bilanciare 

efficienza ed ecosostenibilità all’insegna della 

massima riduzione di sprechi e consumi di materie 

prime. Tutto ciò consente un minor utilizzo 

di queste ultime, la riduzione di sprechi e scarichi 

inquinanti, il calo nei consumi idrici, l’uso minimo 

di gas naturale per la cottura del prodotto e minori 

emissioni di CO 2 , proiettando il mondo ceramico 

verso quello che è un modello di economia circolare. 

Oltre a consentire di ridurre sostanzialmente 

i costi di produzione, gli impianti produttivi di ultima 

generazione hanno un impatto inferiore sull’ambiente 

grazie alla maggiore efficienza energetica, 

alla gestione degli scarti dei materiali e all’utilizzo 

di nuove fonti energetiche green che alimentano 

gli impianti (energia solare). 

Spreco zero scarti produttivi 

A differenza di altri settori, l’industria ceramica 

(il cui principale distretto si trova a Sassuolo, nel 

modenese, dove viene prodotto circa l’80% delle 

piastrelle) è, così, in grado di riutilizzare al proprio 

interno la maggior parte dei propri residui 

che vengono creati in fase di produzione (piastrelle 

di scarto crude, piastrelle di scarto cotte, 

fango proveniente da linee di lavaggio, fango di 

levigatura e lappatura, residui di macinazione 

essiccati e calce esausta) reinserendoli nel ciclo 

produttivo ceramico al posto di altre materie prime. 

Sia gli impasti che i prodotti finiti scartati 

non vengono conferiti in discarica, ma riutilizzati 

al 100% nel processo produttivo, con una conseguente 

riduzione del consumo di risorse naturali. 

Gli scarti di lavorazione crudi sono reimmessi 

direttamente nel ciclo produttivo, mentre 

gli scarti cotti sono lavorati per ridurne le dimensioni 

ed essere reintrodotti all’interno del processo 

di preparazione degli impasti. In questo 

modo viene evitata l’estrazione, il trasporto e 

l’utilizzo di migliaia di tonnellate di materiali di 

origine naturale come sabbie, feldspati, allumina, 

ossido di zirconio, mullite, argille. Vi è, quindi, 

una marcata riduzione delle movimentazioni di 

automezzi pesanti impiegati per gli approvvigionamenti 

delle materie prime, procurando un risparmio 

di combustibili fossili e concorrendo 

così alla riduzione dei “gas serra”. 

Parallelamente si sottrae un’analoga quantità 

di materiali dal ciclo dei rifiuti. Un’ulteriore riduzione 

delle materie prime in input è ottenuta 

mediante l’utilizzo di elementi di scarto provenienti 

da altre filiere produttive (come gli scarti 

di vetro, i fanghi dell’industria tessile, etc.). 

Fattore medio di recupero 

Secondo l’aggiornamento 2021 del rapporto 

“Industrie produttrici di piastrelle di ceramica. 

Fattori di impatto e prestazioni ambientali”, redatto 

da Confindustria Ceramica con il supporto 

tecnico del Centro Ceramico di Bologna, il fattore 

medio di recupero (scarti riutilizzati 

rispetto a scarti prodotti), è stato, 

così, pari al 109%, consolidando 

le già ottime prestazioni 

nel recupero dei propri 

scarti solidi di produzione 

e depurazione ed evidenziando, 

anche per questo 

parametro, la capacità del 

settore di assorbire altri 

scarti provenienti da filiere produttive diverse. Il 

riutilizzo degli scarti solidi ha, quindi, permesso 

di coprire l’8,3% del fabbisogno delle materie 

prime necessarie per il processo di fabbricazione. 

Il rapporto è basato sulle comunicazioni dei 

dati ambientali che le aziende inviano annualmente 

mediante i Report AIA (Au torizzazione 

Integrata Ambientale) ed elabora 35 indicatori 

ambientali, permettendo di restituire un'immagine 

sintetica dello stato dell’arte e dell'evoluzione 

dei livelli di im patto/prestazione del settore 

delle piastrelle di ceramica, in tema di ambiente 

ed energia. 

Il processo produttivo delle industrie ceramiche 

in Italia è da sempre improntato alla sostenibilità 

ambientale, coniugando elevati 

livelli di qualità con importanti 

innovazioni all’insegna 

della massima riduzione 

di sprechi. Dal 

1998 al 2019 le industrie 

produttrici di 

piastrelle in ceramiche 

hanno risparmiato oltre 

600mila tonnellate di materie prime 

in meno ogni anno, come argille 

Il comparto 

ceramico 

risparmia l’acqua 

per contrastare 

il degrado 

ambientale. 

Minerale 

di feldspato. 









20 ECONOMIA CIRCOLARE 




21 

Forni industriali 

utilizzati durante 

il processo 

di cottura delle 

piastrelle. 

e feldspati. Nello stesso periodo, la percentuale 

di scarti di produzione riutilizzati, sia crudi che 

cotti, è passata dall’89% al 100%. 

Forte riduzione nel consumo dell’acqua 

Un altro aspetto rilevante nella produzione delle 

ceramiche è l’utilizzo di acqua: il suo consumo 

avviene principalmente nelle fasi di macinazione 

delle materie prime, di smaltatura 

e di finitura delle piastrelle cotte. 

I processi di riutilizzo delle acque di scarto sono 

stati attivati da decenni nelle aziende del settore, 

raggiungendo risultati assolutamente ragguardevoli: 

la totalità delle acque di scarico viene oggi 

riciclata durante il processo di macinazione. 

Grazie ai notevoli investimenti, il distretto ceramico 

è, così, riuscito a realizzare significative 

Impianto di cogenerazione. 

riduzioni nel campo del consumo idrico. Nel 

2021 il riciclo delle acque reflue ha confermato 

di contribuire per il 55% al fabbisogno idrico 

(con conseguente drastica riduzione del prelievo 

di acqua dalle falde), ed il fattore medio 

di recupero (acque riutilizzate, rispetto alle acque 

reflue prodotte) è stato pari al 109%, evidenziando 

la capacità del settore ad assorbire 

acque reflue di origine esterna. 

Efficientamento energetico 

Oggi il comparto è, poi, in grado di autoprodurre 

significative quote di energia elettrica di cui 

ha bisogno. Da decenni, infatti, parecchie 

aziende di piastrelle sono attive con programmi 

di ottimizzazione dei consumi energetici. 

Negli anni sono state sviluppate nuove tecnologie 

per recuperare calore, riciclare risorse 

naturali e utilizzare fonti rinnovabili. 

Tra queste, la cogenerazione che sfrutta in 

modo ottimale il combustibile per produrre simultaneamente 

calore ed energia elettrica. Il 

49% del fabbisogno energetico è, infatti, autoprodotto 

da impianti fotovoltaici (58 parchi alla 

fine del 2023, più che raddoppiati rispetto al 

2022) e da cogenerazione ad alta efficienza. 

Soluzioni creative ed ecosostenibili 

Le recenti tendenze (spostamento verso i 

grandi formati, tendenza alla riproduzione di materiali 

naturali) richiedono, poi, un catalogo prodotti 

ampio e variegato per rispondere prontamente 

alle diverse esigenze dei clienti e, di 

conseguenza, investimenti in forni e macchinari 

più grandi e innovativi. Smaltature e decorazioni, 

grazie alle nuove macchine per la stampa digitale, 

permettono, così, di creare soluzioni creative ed 

efficienti, offrendo prodotti più economici, personalizzabili 

e rispettosi dell’ambiente. l 

Campagna 

di comunicazione 

di Confindustria 

Ceramica per 

la sostenibilità 

del comparto. 


An eco-sustainable ceramic 

The Italian ceramic tile industry is increasingly oriented towards 

adopting strategies aimed at reducing the environmental impact 

on the future. Unlike other production sectors, the ceramic sector 

is in fact able to internally reuse most of its residues that are 

created during the production phase, reinserting them into the 

ceramic production cycle in place of other raw materials. Both 

the discarded mixtures and finished products are not sent to 

landfill, but 100% reused in the production process, with a consequent 

reduction in the consumption of natural resources. 

The raw processing waste is reintroduced directly into the production 

cycle, while the cooked waste is processed to reduce its 

size and be reintroduced into the dough preparation process. In 

this way, the extraction, transport and use of thousands of tons 

of materials of natural origin is avoided. In 2021 the average recovery 

factor (reused waste compared to produced waste) was 

109%. The reuse of solid waste made it possible to cover 8.3% 

of the requirement of raw materials necessary for the manufacturing 

process. 

At the same time, the sector has always focused on solutions 

for energy efficiency, for the reduction of water consumption 

and for the reduction of polluting emissions into the atmosphere. 

Waste water reuse processes have thus been activated for decades 

in companies in the sector, achieving absolutely remarkable 

results. 

Today, the sector is finally able to self-produce significant shares 

of the electricity it needs. 


Noi sviluppiamo le soluzioni di domani – dal 1969. 

Osserva bene, cosa vedi? Noi non vediamo spazzatura ma molteplici possibilità di creare nuovi oggetti dai rifiuti. 

Il processo tecnologico di Vecoplan è la soluzione per la gestione delle risorse come questa - ieri, oggi e domani, guarda al futuro! 

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e tecnologie 




NEWS 

Monitoraggio di alta precisione: Portale radiometrico SGS-II 

Una soluzione di comprovata affidabilità per il ritrovamento di sorgenti orfane 

Skin 

& skin 

Amarey e Intercors lanciano il burro 

di caffè ricavato dagli scarti 

durante la tostatura dei chicchi 

Un grande alleato della cosmetica è il 

caffè. Lo sanno bene Amarey (startup 

specializzata in prodotti funzionali ricavati 

dal caffè fondata dalla famiglia Illy) e 

l'azienda cosmetica Intercos, che insieme 

hanno lanciato un prodotto bomba. 

Si tratta del burro di caffè, sia chiaro: non ci 

riferiamo al famoso burro nel caffè della colazione 

di Jovanotti, di cui si è parlato in passato 

e diventato virale su Tik Tok (l’artista lo 

aveva condiviso sui social, spiegando che si 

trattava di una bevanda tibetana). 

Ma di un burro che ha riscosso un successo 

particolare per le sue proprietà tonificanti ed 

emollienti. Quindi che fa bene alla pelle! 

Si ricava dalla silverskin, la pellicola che riveste 

i chicchi e che viene eliminata durante il 

processo di tostatura. 

La pellicina argentata che riveste i chicchi di 

caffè, prima infatti veniva semplicemente 

scartata. Questa pellicola conserva una piccola 

parte di grasso che in realtà rappresenta 

un grande valore aggiunto per il mondo della 

cosmesi, per la sua composizione chimica e 

alle caratteristiche chimico-fisiche. Questa 

partnership segna il debutto di Amarey nella 

cosmetica. 

Una materia prima innovativa 

Il prodotto sarà presentato al Beauty Event 2024. 

"Siamo entusiasti della partnership con Amarey 

e illycaffè, 

perché ci ha 

permesso di portare 

a termine in tempi 

rapidi un progetto di ricerca 

rivoluzionario nel suo genere 

- ha commentato Ga - 

briele Depta, Intercos Group 

Chief R&D Officer - Esso, infatti, 

unisce l'attenzione all'ambiente 

attraverso principi di economia 

circolare , che ci consente di dare 

nuova vita agli scarti alimentari, e lo sviluppo di 

una materia prima innovativa dalle molteplici 

applicazioni. L'approccio di ‘Open Innovation' fin 

da subito ci ha messo in contatto con Amarey e 

Illycaffè , da qui è partita una forte sinergia". 

Andrea Dominique Illy, Co-Founder & CEO di 

Amarey ha aggiunto: “Questa partnership con 

Intercos insieme alla collaborazione con illycaffè, 

riunisce e valorizza le eccellenze del Made in 

Italy nel settore cosmetico e alimentare, costituendo 

una vera alleanza per il cambiamento. 

Grazie al know-how di Intercos , al patrimonio 

di conoscenza di illycaffè e al nostro team di 

esperti in tecniche estrattive, siamo riusciti a 

trasformare la silverskin del caffè in una materia 

prima dalle straordinarie proprietà: il burro 

di caffè". 

Che sia l’elisir di giovinezza? Curiosi di provarlo? 

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Eliana Puccio 

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24 ECONOMIA CIRCOLARE MATERIALI 

MATERIALI 


25 

Rigenerazione 

Non solo semplice definizione ormai (ab)usata, 

ma soprattutto valore aggiunto per materiali e prodotti 

Marco Capellini 

CEO Matrec.com 

Nell’ambito dei trend delle espressioni 

ambientali che negli ultimi trent’anni si 

sono continuamente susseguite per definire 

un’azione, una strategia o un nuovo modello 

di business, “rigenerazione” è un termine 

che inizia ad essere sempre più utilizzato. 

Rigenerazione è un’espressione ampia e declinabile 

a molteplici contesti non solo per identificare 

azioni a carattere ambientale. La mia 

esperienza nell’ambito dell’ecodesign e più 

precisamente nella progettazione circolare dei 

prodotti industriali e nella scelta dei materiali 

per un uso efficiente delle risorse, mi porta a 

riflettere come la rigenerazione possa essere 

un valore aggiunto per materiali e prodotti. 

Per allungare la vita 

Nel suo significato più “commerciale” e di 

“marketing”, la rigenerazione è da intendersi 

come strategia per recuperare un materiale o 

un prodotto danneggiato o giunto a fine vita attraverso 

sistemi di trattamento o con la sostituzione 

di componenti, in modo da renderlo 

nuovamente utilizzabili e prolungare la durata 

del ciclo di vita. Ma rigenerazione qualche volta 

viene anche utilizzata per riferirsi a materiali 

di origine organica/biologica per cui questi sono 

in grado di rigenerarsi continuamente: un contesto 

che va di pari passo con la rinnovabilità. 

È importante fare un’analisi più di dettaglio 

per valutare come la rigenerazione possa veramente 

essere un valore aggiunto di mercato 

per favorire la transizione verso modelli industriali, 

sostenibili, circolari ma soprattutto economici, 

ed evitare che risulti un’espressione 

generica per indicare un qualcosa di positivo 

ma non identificato. Per questo è importante 

fare una distinzione nell’uso del termine quando 

ci si riferisce a materiali o prodotti. 

Distinzione 

Partiamo dai materiali che sono gli “ingredienti” 

fondamentali per la realizzazione di un 

prodotto. Un prodotto è un insieme di materiali 

e la qualità e le caratteristiche di questi possono 

definire la qualità finale del prodotto. 

I materiali possono essere “biologici” (possono 

essere decomposti da organismi viventi) oppure 

“tecnici” (non possono essere decomposti 

da organismi viventi). 

Per i materiali il principio di rigenerazione si 

dovrebbe tradurre in una strategia che sia in 

grado di mantenere costantemente un valore 

per l’utilizzo degli stessi (valore economico e 

funzionale). Che siano materiali organici o non 

organici, la rigenerazione va intesa come capacità 

di creare un valore funzionale che duri 

il più possibile nel tempo. 

Significa pensare ad un materiale che possa 

tendere a durare all’infinito, che sia in grado di 

essere processato e riprocessato più volte per 

essere nuovamente rigenerato e reimpiegato 

per le proprie caratteristiche e proprietà. 

Negli ultimi anni stiamo vedendo la produzione 

e sviluppo di materiali talvolta definiti come 

“circolari”, dove la funzionalità è progettata per 

un solo utilizzo e non per essere nuovamente 

recuperati, riciclati e quindi rigenerati. 

La “rigenerazione materica” deve essere parte 

fondamentale del progetto materiale per favorire 

un uso efficiente delle risorse impiegate 

ed una durabilità nel tempo. 

Da qui arriviamo alla questione prodotto. La rigenerazione 

di un prodotto è strettamente connessa 

all’utilizzo dei materiali oltre alle caratteristiche 

funzionali a cui lo stesso deve 

assolvere. 

Applicare il principio di rigenerazione al prodotto 

vuol dire guardare con molta attenzione 

alla fase di progettazione, mettendo in relazione 

gli “ingredienti materici” con le modalità 

costruttive pensando al ciclo di vita dello stesso. 

Vuol dire valutare il possibile degrado che 

un prodotto può subire durante la fase d’uso, 

alla sua riparabilità in termini di componenti 

e quindi di materiali, al suo riuso per poi arrivare 

(in ultimo) al riciclo dei materiali che lo 

compongono per essere rigenerati. 

È possibile rigenerare un prodotto, uno o più 

componenti del prodotto per allungarne il ciclo 

di vita, ma resta sempre il concetto di base: 

l’insieme dei componenti che costituiscono 

un prodotto sono sempre materiali. 

Guardando oltre 

Dunque, se pensiamo ad un “design rigenerativo” 

dobbiamo pensare ad una strategia 

progettuale che tiene conto inevitabilmente 

della connessione tra materiali e prodotto. 

Sicuramente nei prossimi anni si inizierà a 

parlare di “misurazione della rigenerazione” 

di un materiale e/o prodotto, con l’obiettivo di 

valutare il numero di cicli per cui le risorse impiegate 

sono in grado di essere impiegate molteplici 

volte. Questo è un tema che avrà bisogno 

di essere supportato da dati e informazioni 

che al momento sono difficili da recuperare, 

ma da qualche parte si deve pur iniziare. 

A questo punto si arriva alla domanda che spesso 

mi faccio a cui non sono ancora in grado di 

dare una risposta precisa: è il materiale che 

progetta l’uso efficiente delle risorse di un prodotto, 

oppure è il prodotto che progetta l’uso efficiente 

delle risorse del materiale? l 

La rigenerazione 

di un prodotto 

è strettamente 

connessa all’utilizzo 

dei materiali, oltre 

alle funzioni 

e performances 

cui deve sottendere. 



e tecnologie 



26 

Soluzioni 


NEWS 

ATTREZZATURE PER DEMOLIZIONE, 

MOVIMENTAZIONE E RICICLO. 

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Gianni Scotti, 

Presidente 

di Coreve. 

MAGNETI IDRAULICI 

Peso attrezzatura: da 780 a 2850 kg 

Peso macchina: da 10 a 40 ton 

C’è ancora da imparare 

Ginevra Fontana 

Gli italiani sanno riciclare il vetro? Lo studio di CoReVe, 

condotto da AstraRicerche su un campione di 1500 persone 

Uno degli errori più comuni che gli italiani 

commettono quando riciclano il 

vetro è l'inserimento nella raccolta dei 

bicchieri (71%), dei vetri delle finestre (42,9%), 

del cristallo (22,9%). 

Coreve ha comunicato che il 9,1% degli italiani 

ha ammesso di non essere abbastanza abile 

nel riciclare il vetro. Oggetti in porcellana 

come tazze e tazzine e pirofile in borosilicato 

finiscono nella raccolta del vetro nell'8% dei 

casi. Inoltre, sono gli abitanti delle regioni del 

Sud a darsi la valutazione più bassa, giudicando 

la propria abilità nel riciclo del vetro 

sotto la sufficienza. Tra queste spicca la 

Campania con un 13%. 

Scarsa informazione e... interesse! 

"Solo 4 italiani su 10 non buttano il cristallo o le 

pirofile in borosilicato nel vetro perché sono certi 

sia sbagliato. Un dato emblematico di quanto lavoro 

si debba ancora fare per aumentare consapevolezza 

sul riciclo del vetro che è uno dei 

materiali più nobili di cui disponiamo, riciclabile 

all'infinito"- ha dichiarato Gianni Scotti, Pre - 

sidente di Coreve. Una raccolta del vetro di scarsa 

qualità riduce gli introiti per i comuni, aumenta 

gli scarti del trattamento e rende di qualità inferiore 

la materia prima seconda impiegata in vetreria 

per produrre nuovo vetro di qualità inferiore, 

aumentando i costi dell'economia circolare dello 

stesso. 

l 


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28 

ENERGIA 

RITORNO AL FUTURO 


ENERGIA 

29 

20kW di energia 

realizzata con 1576 

celle tipo 18650. 

Archimede 2.0 

è equipaggiata 

con un Cruise control 

gestito 

dal pilota 

con l’assistenza 

del computer 

di bordo, dove 

la costante 

non è la velocità 

di marcia 

ma la potenza 

assorbita 

dai motori. 

Eliana Puccio 

Eureka! 

Pronti per una corsa solare? Archimede2.0 è un progetto messo 

a punto dalla Onlus italiana “Futuro Solare” e dagli studenti delle 

scuole superiori di Siracusa Enrico Fermi e IISS Alessandro Rizza 

Archimede 2.0 è una macchina speciale 

che nasce in Sicilia. Si ispi ra al passato 

ma guarda al futuro. Svilup pato dall’associazione 

Futuro Solare Onlus di Siracusa, il 

veicolo è completamente elettrico e alimentato 

da pannelli solari. Inoltre è stato costruito con 

materiali ecologici, compresi bioplastiche a 

base di canapa e mais, nonché tessuti di lino 

e canapa stampati in 3D. 

Cosa significa? Che è riciclabile al 85 per cento. 

A disegnarlo è stata la mano di Lorenzo 

Amato affiancato da un gruppo di studenti ed 

è stato realizzato con il supporto di aziende 

che investono in innovazione nel rispetto dell’ambiente, 

e soprattutto credono nella forza 

delle nuove generazioni. 

Filosofia dell’essenzialità 

Costruita in larga misura di acciaio, con parti 

di alluminio, vetro, plastica e gomma, Ar - 

chimede 2.0 vuole essere innovativa anche in 

questo. Per costruirla, sono stati utilizzati carbonio, 

bioplastiche a base di canapa addizionati 

con scarti alimentari da pomodori o amido di 

mais, tessuti da produzioni sostenibili e fibre 

alternative come dall’ortica o la paglia, pellami 

conciati utilizzando come base il legno. 

Una macchina volutamente minimalista dalla 

coda alta e aerodinamica, e dal design semplice 

e geometrico. Doc del “Ritorno al futuro» 

ne sarebbe fiero. Ha un abitacolo biposto che 

sposa sportività ed eleganza, ma anche elementi 

classici e moderni. 

Elettronica lowcost e strumentazione 

L’Arduino, Teensy, x86, e Nucleo sono i nomi 

delle schede che compongono Archimede2.0. 

Grazie alla semplicità di uso e al rilascio con 

licenza opensource, sono gli strumenti più 

usati nelle scuole, istituti di ricerca, piccole 

aziende o da artigiani per realizzare progetti 

innovativi e interattivi. 

Ultra-connessa al mondo che la circonda, 

Archimede 2.0 è in piena sintonia con il guidatore 

e il passeggero. 

Di fronte al conducente è posto uno schermo 

TFT da 7” con strumentazione analogica stile 

rétro, che mette alla portata del guidatore tutte 

le informazioni di cui ha bisogno durante la 

guida, mentre il volante. 

Il passeggero, invece, avrà al centro del suo sedile 

uno schermo da 10.3” con il nuovissimo sistema 

Android Auto che fornisce previsioni metereologiche 

e copertura solare in tempo reale, 

e tutte le informazioni aggiuntive per avere tutto 

sotto controllo e sentirsi un vero copilota. 

Tutto si trasforma 

La fibra di carbonio trova applicazione in tutto il 

comparto telaistico della vettura. Questo elemento 

naturale offre notevoli vantaggi rispetto 

ai suoi diretti concorrenti, spesso utilizzati in 

campo automotive. 

Lavorata nel modo giusto, infatti, riesce a ottenere 

prestazioni anche 5 volte superiori. 

Materiali compositi a bassa densità, inoltre, 

vengono utilizzati anche nella realizzazione 

della carrozzeria esterna, poiché garantiscono 

non solo una riduzione di peso del 20% rispetto 

alle lamiere comunemente impiegate, ma anche 

un’ottima scorrevolezza dei flussi aerodinamici. 

I fari anteriori 

e posteriori sono 

a led 

con alimentazione 

a impulsi modulati. 









30 ENERGIA 


NEWS 

ENERGIA 

31 

Due motori elettrici 

con una potenza 

nominale di 6 KW 

e 150Nm di coppia 

sono inseriti 

direttamente 

all’interno 

delle ruote posteriori, 

consentendo 

di ridurre 

i consumi 

e di aumentare 

l’affidabilità 

del veicolo, grazie alla 

minore complessità 

della meccanica. 

Che tornelli 

energici! 


Archimede 2.0: a solar car 

Achimede 2.0 is a project born in Sicily. Developed by the Futuro Solare 

Onlus association of Syracuse, it is completely electric and powered by solar 

panels. It was also built with eco-friendly materials, including hemp- and 

corn-based bioplastics, as well as 3D-printed linen and hemp fabrics. It is 

85 percent recyclable. It was designed by Lorenzo Amato supported by a 

group of students and it was created with the support of companies that 

invest in innovation while respecting the environment and believe in the 

strength of the new generations. Built largely of steel, with parts of aluminium, 

glass, plastic and rubber, Archimede 2.0 aims to be innovative in this too. To 

build it, carbon, hemp-based bioplastics added with food waste from tomatoes 

or corn starch, fabrics from sustainable production and alternative fibers 

were used. Ultra-connected to the world around it, the car in full harmony 

with the driver and passenger. 

Array solare 

Archimede prende vita dall’energia del sole 

con le sue 320 celle al silicio ad altissima efficienza 

SunPowerTM. 

Queste forniscono l’energia per poter viaggiare 

e caricare le batterie. 

Le celle incapsulate all’interno di polimeri 

ultraleggeri acquistano caratteristiche di 

flessibilità e robustezza e sono le migliori 

per quanto riguarda l’efficienza in bassa illuminazione 

e la sensibilità alle alte temperature. 

Infatti il coefficiente di decrescita della potenza 

con la temperatura è inferiore del 25% 

rispetto a quello delle altre celle cristalline. 

I contatti elettrici formano sul retro della cella 

un doppio pettine molto fitto conferendo 

una gestione ottimale delle microfratture, 

senza perdita di potenza. 

l 

Sono più di 4 milioni i passeggeri che ogni 

giorno circolano nella metropolitana di 

Parigi. Prendere la metro è diventato per 

loro ancora più interessante perché spostandosi 

producono energia. Nel 2023 alla stazione della 

metropolitana Miromesnil, infatti, sono state installate 

6 mini turbine eoliche sui tornelli. Queste 

turbine convertono in elettricità l'energia cinetica 

generata dal movimento dei passeggeri. L’idea 

arriva da un gruppo di studenti della scuola di 

ingegneria Junia della città di Lille, presentato 

a un concorso di open innovation lanciato dalla 

Ratp, l'azienda che gestisce la metropolitana di 

Parigi, aggiudicandosi il primo premio. L'obiettivo 

del contest era trovare soluzioni innovative e sostenibili 

per migliorare l'esperienza dei viaggiatori 

e ridurre l'impatto ambientale della metropolitana. 

I cittadini diventano così indispensabili nel 

processo di produzione energetica. 

Produrre energia in modo 

green è possibile. Un esempio 

arriva dall stazione metro 

parigina di Miromesnil 

Ma quello di Parigi non è l’unico 

Prima ancora dei tornelli, c’era già stata occasione 

di sfruttare le risorse rinnovabili per 

rendere le città più più verdi. 

Ricordiamo la prima discoteca ecologica al 

mondo a Londra (2009), dove il pavimento è 

dotato di piastre che si comprimono sotto il 

peso dei ballerini generando energia elettrica. 

A Rotterdam (2016), il primo ponte pedonale 

intelligente al mondo, dove i mattoni che lo 

compongono catturano l’energia cinetica dei 

pedoni e trasformarla in luce. 

A Rio de Janeiro (2014), la prima pista ciclabile 

solare al mondo, dove i pannelli fotovoltaici integrati 

nel pavimento producono energia elettrica 

per illuminare la pista stessa e le strade 

circostanti. 

l 




e tecnologie 






32 RIFIUTI SOLIDI Soluzioni 

NEWS 

SPECIALE IFAT 

RIFIUTI SOLIDI 

33 


Al sapore di plastica 

Lo studio di WWF "No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion 

from Nature to People" condotto dall'Università di Newcastle 

Avanti tutta 

Non esiste una gestione 

efficiente degli scarti senza 

l’utilizzo di macchinari 

per la loro raccolta 

e selezione. Nella vetrina 

di IFAT, ne vedremo delle belle 

Rifiuto zero? Per ora ancora irraggiungibile. 

È infatti impossibile eliminare completamente 

la produzione di rifiuti in una 

società moderna basata sull’uso di materiali e 

prodotti che, una volta utilizzati, inevitabilmente 

diventano scarti. 

Ma ci viene in aiuto il concetto di “recupero e 

riciclo” che è decisamente più realistico e sostenibile. 

Con l’opportunità di ricavare materie 

prime seconde e di ridurre i volumi destinati 

alle discariche, o di valorizzare in termini energetici 

i rifiuti che non possono essere riciclati. 

E grazie ai macchinari, sempre più sofisticati 

e di ultimissima generazione, che gli scarti 

possono essere separati nelle diverse categorie, 

per essere successivamente trattati, recuperati 

e riciclati. Anche se, le attuali tecnologie 

non sono ancora in grado di trattare (e 

riciclare) al 100 per cento tutti i tipi di rifiuto. 

Ogni settimana nei 

nostri piatti probabilmente 

finiscono 

circa 2000 minuscoli frammenti 

di plastica. E potrebbero 

essere 5 grammi (una 

carta di credito) o qualcosa meno. 

A sollevare il dubbio è la ricerca"No Plastic in 

Nature: Assessing Plastic Ingestion from 

Nature to People" condotto dall'Università di 

Newcastle a nord di Sydney e commissionata 

dal WWF. La microplastica è infatti presente 

nell'acqua di tutto il mondo. 

Ma forse qualcosa in meno... 

Secondo quanto riporta la ricerca pubblicata 

sulla rivista Environmental Science & Tech - 

nology nel 2021, invece, sembra che i calcoli 

sulle quantità delle microplastiche siano un 

po’ diversi. È emerso, infatti, che un adulto 

assume circa 883 particelle di microplastica 

al giorno, cioè poco più di 4 microgrammi, (milionesimi 

di grammi) a settimana. 

Quindi la risposta definiva quale sarebbe? 

L'OMS ha ammesso che non è ancora possibile 

capirlo chiaramente, poiché i dati sulla 

contaminazione da microplastiche di cibo, acqua 

e aria sono ancora pochi. Ciò nonostante 

non possiamo non tenere conto che, a oggi la 

contaminazione da micro e nanoplastiche esiste, 

e che gli effetti sulla salute sono sicuramente 

dannosi per la nostra salute. l 

Selezionare a livello superiore 

Negli ultimi anni, nei processi di riciclo si è 

sviluppata la tendenza verso l’utilizzo di frazioni 

monomateriali sempre più pure, che possono 

essere ulteriormente lavorate e trasformate 

in materiale ad alto contenuto riciclato simile 

a quello vergine. Ciò favorisce un riciclaggio 

più efficiente e di migliore qualità, risparmiando 

sull’utilizzo di materie prime. Ma per rag- 

Go ahead 

Zero waste doesn't exist, but through recovery 

and recycling we minimise the volume of waste 

produced. Secondary raw materials are obtained 

and waste that cannot be reused is transformed 

giungere questo obiettivo, è necessario creare 

una moltitudine di catene di processo altamente 

complesse, che comprendono la raccolta, 

il trasporto, selezione e trattamento. La 

tipologia dei rifiuti riciclabili è vastissima, così 

come la gamma di prodotti e soluzioni offerte 

dagli espositori di IFAT che presentiamo nelle 

pagine successive. 

l 


into energy. To achieve this, it is necessary to create 

very complex processing chains for collection, 

transport, sorting and treatment. The typology of 

recyclable waste is vast, as is the range of products 

and solutions offered in IFAT's exhibition, 

which we present on the following pages. 




e tecnologie 






34 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

SPECIALE IFAT 


35 

Combinazione vincente 

Un’intervista con Mauro Panizzolo 

che ci racconta in che modo l’azienda investe 

in sviluppo, formazione e innovazione 

Eliana Puccio 

Mauro Panizzolo: 

titolare 

e responsabile 

commerciale 

di Panizzolo Recycling 

Systems. 

Le trasformazioni che coinvolgono il settore 

del recupero dei metalli pongono le 

aziende di fronte a nuove sfide. Ma in che 

modo le imprese rispondono al cambiamento? 

Questa intervista a Mauro Panizzolo, titolare 

e responsabile commerciale di Panizzolo 

Recycling Systems, ci aiuta a capire come trarre 

il meglio dalle opportunità future. 

Quali sono i principali cambiamenti che avete 

osservato nel settore negli ultimi anni? 

Da un lato aumentano i rottami complessi, 

dall’altro il mercato richiede prodotti sempre 

più raffinati, in un contesto dove le normative 

internazionali diventano stringenti. Di conseguenza, 

le aziende sono chiamate a investire 

in tecnologie altamente performanti per ottimizzare 

i processi e salvaguardare la loro competitività. 

In che modo l’evoluzione del settore ha influenzato 

la vostra strategia? 

Il nostro approccio si è concentrato soprattutto 

sull'innovazione, attraverso investimenti costanti 

in attività di Ricerca e Sviluppo che ci 

hanno portato a stabilire nuovi standard di efficienza. 

Riusciamo a offrire ai nostri clienti 

soluzioni all’avanguardia, che uniscono knowhow 

e componenti brevettate. 

In quale direzione è orientata la vostra attività 

di Ricerca e Sviluppo? 

Al momento, il nostro team è impegnato nella 

progettazione di un rivoluzionario macchinario 

che presenteremo quest’anno. Possiamo 

anticiparvi che si tratterà di un innovativo pretrituratore 

studiato per processare grandi 

quantità di rottami particolarmente gravosi 

con performance di altissimo livello. È un 

nuovo progetto che ci entusiasma davvero 

molto, e non vediamo l’ora di svelarvi tutti i 

dettagli. 

I punti di forza delle vostre soluzioni? 

Modulari e flessibili, i nostri impianti si adattano 

alle esigenze di trattamento raggiungendo 

la completa valorizzazione dei metalli con 

un perfetto equilibrio tra bassi consumi energetici 

e alta produttività. Ulteriori valori aggiunti 

sono anche la solidità strutturale, la semplicità 

di manutenzione e l’offerta di corsi formativi. 


Non solo un alto valore tecnologico, ma anche 

una formazione specializzata. Potete 

parlarci meglio della Panizzolo Recycling 

Academy? 

Il percorso formativo dell’Academy si avvale 

di un patrimonio di conoscenze ed esperienze 

acquisite nel tempo. Pensato per i nostri 

clienti, il programma consente di apprendere 

tutte le competenze necessarie per una gestione 

efficace degli impianti, con un approccio 

didattico che unisce teoria e pratica. Al 

termine del percorso, a seguito del superamento 

di un test, inoltre, viene rilasciata una 

certificazione delle competenze acquisite. 

Quali sono i vantaggi offerti dalla formazione 

dell’Academy? 

La formazione non solo eleva lo standard 

professionale, ma permette di sfruttare tutte 

le potenzialità di un impianto. La gestione 

diventa più efficiente e vengono ottimizzate 

tutte le operazioni, con una conseguente 

massimizzazione dell’investimento. Il nostro 

The transformations involving the metal recovery sector pose 

new challenges for companies. This interview with Mauro 

Panizzolo, owner and commercial manager of Panizzolo Recycling 

Systems, helps us understand how to make the most of future 

opportunities. 

What are the main changes of the sector and how have they influenced 

your strategy? Complex scrap materials are increasing, 

while the market demands increasingly refined products and international 

regulations are becoming stricter. Our approach is focused 

on innovation, through constant investments in Research and 


approccio promuove, inoltre, un metodo di 

lavoro più agile, fondamentale per affrontare 

con successo le sfide attuali e future. In questo 

modo, le aziende possono rafforzare il 

loro vantaggio competitivo nel lungo periodo. 

L’edizione 2024 di IFAT è dietro l’angolo. 

Quali sono le vostre aspettative? 

L’IFAT per noi è un palcoscenico unico dove 

mostrare il nostro spirito innovativo. 

In questa edizione la tecnologia e la sostenibilità 

saranno protagoniste, perciò sarà 

un’occasione importante per riflettere insieme 

sul futuro del settore ed esplorare le 

nuove tendenze. Potete trovarci allo stand 

223/322, nel padiglione B6, in uno spazio rinnovato 

dove non vediamo l’ora di presentarvi 

le nostre novità! 

l 

Gli impianti Panizzolo 

si adattano alle più 

svariate esigenze 

di trattamento. 

Consentono 

di raggiungere 

la completa 

valorizzazione 

dei metalli fino 

a trattamenti 

End-of-Waste. 


Panizzolo: an innovative approach to the future 

Development that leads us to offer cutting-edge solutions that combine 

know-how and patented components. 

In what direction is your R&D activity oriented? Our team is engaged 

in designing a revolutionary machine that we will unveil this year: an 

innovative pre-shredder designed to process large quantities of particularly 

heavy scrap. 

The 2024 edition of IFAT is just around the corner. What are you expectations? 

This edition will be an important opportunity to reflect 

together on the future of the sector and explore new trends. Visit us 

at booth 223/322, in hall B6, to discover all our innovations!

e tecnologie 






36 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

SPECIALE IFAT 


37 

NORM, questi conosciuti 

Esistono settori industriali che hanno 

lavorazioni a rischio radiologico non artificiale. 

MITAmbiente svolge un ruolo chiave nella 

gestione di questi residui lungo tutta la filiera 

Zirconio derivante 

dall’industria della 

lavorazione dello 

stesso minerale. 

Queste attività sono 

soggette ad 

adempimenti in tema 

di radioprotezione. 

Imateriali contraddistinti da un elevato contenuto 

di radioattività naturale, ossia in concentrazioni 

superiori alla media presente 

nella crosta terrestre, sono i cosiddetti NORM 

(Naturally Occuring Radioactive Materials). 

I materiali e i residui da lavorazioni contenenti 

radionuclidi di origine naturale che vengono 

ritrovati, devono essere gestiti sia ai 

sensi del D.Lgs. 101/2020 (radiazioni ionizzanti) 

che ai sensi del D.Lgs. 152/2006 (Testo 

Unico Ambientale). MITAmbiente si occupa 

della gestione dei materiali che presentino 

anche una non trascurabile concentrazione 

di radioisotopi di origine naturale. 

Un appoggio importante 

Il ruolo di MITAmbiente è pertanto quello di 

supportare il produttore/detentore dei NORM 

in tutte le fasi di gestione a partire dalla caratterizzazione, 

sia radiometrica quantitativa 

sia chimico-fisica. Ciò permette di selezionare 

la filiera idonea ai fini dell’allontanamento, 

previa valutazione dell’impatto radiologico dei 

diversi scenari correlati. 

Nel D.Lgs. 101/2020 sono riportate le attività 

industriali che possono avere problematiche 

afferenti ai NORM e il termine residuo è differenziato 

dal termine rifiuto poiché lo scarto 

radioattivo vero e proprio è sostanzialmente 

diverso dal residuo NORM, poiché derivante 

da pratiche con materie radioattive artificiali. 

I rifiuti o materiali di scarto contaminati da 

NORM sono definiti dalla normativa residui 

NORM, non sono quindi rifiuti radioattivi e non 

sono soggetti alle disposizioni previste per tale 

tipologia di rifiuti. 

Infatti le disposizioni del D.Lgs.101/2020 s.m.i. 

in materia di NORM si applicano anzitutto a 

settori industriali ben definiti, nei quali sono 

individuati classi o tipi di pratiche per questi 

ambiti, quali, ad esempio: centrali elettriche 

a carbone, estrazione di minerali, industria 

dello zircone e zirconio, lavorazione di minerali 

e produzione primaria di ferro, lavorazioni di 

minerali fosfatici e potassici, produzione di cemento, 

produzione di energia geotermica, produzione 

di gas e petrolio, industrie dotate di 

impianti per la filtrazione delle acque di falda, 

lavorazioni di taglio e sabbiatura. 

Protocolli da rispettare 

Tali industrie NORM sono soggette a particolari 

adempimenti in materia di radioprotezione 

per i lavoratori e per la popolazione avvalen- 


dosi dell’Esperto di Radioprotezione. In taluni 

casi, gli esiti degli accertamenti tecnici possono 

portare, nelle situazioni più restrittive, a 

degli obblighi piuttosto rilevanti per la gestione 

dei residui (rifiuti) derivanti dall’attività. 

Un aspetto rilevante del D.Lgs. 101/2020 in 

merito ai NORM è l’allontanamento dei residui 

prodotti da industrie NORM, per i quali è introdotta 

una classificazione tra: 

- esenti: quando il contenuto radiologico è inferiore 

ai livelli generali di allontanamento, ovvero 

i livelli di non rilevanza radiologica; 

- non esenti: quando il contenuto radiologico è 

superiore ai livelli generali di allontanamento. 

I residui non esenti necessitano di autorizzazione 

per essere gestiti, smaltiti nell’ambiente, 

riciclati e riutilizzati nel rispetto della disciplina 

generale delle emissioni in atmosfera e della 

gestione rifiuti. 

L’esito della caratterizzazione e la valutazione 

Materials characterized by high content of natural radioactivity; in 

concentrations higher than the average present in the earth's crust, 


del rischio radiologico sono gli elementi cardine 

per la corretta gestione del materiale e per 

l’emissione dell’omologa/accettabilità del rifiuto. 

In merito al trasporto, MITAmbiente agisce contemporaneamente 

in qualità di vettore autorizzato 

per il materiale radioattivo rientrante 

nel campo di applicazione del D.Lgs. 101/2020, 

e in qualità di trasportatore autorizzato per il 

trasporto dei rifiuti speciali di cui al D.Lgs. 

152/2006. 

Infine MITAmbiente coadiuva il produttore/detentore 

accompagnandolo nelle relazioni con 

le Autorità competenti per adempiere alle dovute 

azioni e notifiche sia per effettuare i trattamenti 

che per lo smaltimento. l 

Polveri di corindone 

(a sinistra) 

e di sabbiatura. 

www.mitambiente.it 


Management of NORM, materials containing 

natural radionuclides 

are the so-called NORMs (Naturally Occuring Radioactive 

Materials). The materials and residues from processing containing 

radionuclides of natural origin that are found must be managed 

both pursuant to Legislative Decree 101/2020 (ionizing radiation) 

and pursuant to Legislative Decree 152/2006 (Testo Unico 

Ambientale). 

The role of MITAmbiente is to support the NORM producer/holder 

in all management phases starting from characterization, both 

quantitative radiometric and chemical-physical. This allows to 

select the suitable supply chain for removal purposes, after evaluating 

the radiological impact of the different scenarios. 

Legislative Decree 101/2020 identifies the so-called NORM industries, 

such as: coal-fired power plants, mineral extraction, zirconium 

and zirconium industry, mineral processing and primary iron 

production, phosphate and potassium mineral processing, cement 

production, geothermal energy production, production of gas and 

oil, industries equipped with systems for filtering groundwater, 

cutting and sandblasting processes. 

These industries are subject to particular requirements regarding 

radiation protection for workers and the population, making use 

of the Radiation Protection Expert.With regard to transport, 

MITAmbiente acts simultaneously as an authorized carrier for the 

radioactive material inside the scope of Legislative Decree 101/2020 

and as an authorized transporter for the transport of special waste 

referred to Legislative Decree 152 /2006. Finally, MITAmbiente assists 

the producer/holder by accompanying him in relations with 

the competent authorities to fulfill the necessary actions and notifications 

both for carrying out treatments and for disposal.

e tecnologie 



38 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

Una vocazione 

100% elettrica 

Tenax International si dedica interamente 

alla produzione, distribuzione e assistenza 

di macchine ecologiche 100% elettriche. 

Pulizia e igiene urbana a basso voltaggio 

Eliana Puccio 


con sede in provincia di Reggio 

Emilia, è l’unico player attualmente sul 

L’azienda 

mercato a essere stato in grado di tradurre 

la propria vocazione elettrica in una gamma 

completa di spazzatrici e lavastrade 100% 

elettriche (non elettrificate) a basso voltaggio. 

Tutti i prodotti Tenax nascono, sin dal loro concepimento, 

per essere completamente ed 

esclusivamente elettrici. 

Affidabilità 100% elettrica 

Grazie all’esperienza ultra ventennale nel settore 

dello spazzamento stradale elettrico, e alle ben 

oltre 1.700 spazzatrici elettriche vendute a proprio 

marchio in oltre 42 Paesi, garantisce elevate 

performances a tutte le latitudini e offre soluzioni 

su misura studiate per soddisfare le esigenze 

A young and dynamic company 

Tenax International is an Italian company which is the first in the world dedicated 

to the design and production of low-voltage, genuinely 100% electric road sweepers 

and street washers. 

With over 35 years of experience, incomparable technical expertise and over 

1700 machines sold and supported in more than 42 countries over 5 continents, 

they are specialised in the creation of cutting-edge machinery powered by clean 

energy, with genuinely extraordinary performance. It is a young and dynamic 

company staffed by passionate people keen to leave their mark, where every 

new challenge is seen as an opportunity for improvement. 

di ogni cliente. A oggi vanta una partnership con 

i principali enti pubblici e privati Europei, godendo 

della fiducia di città tra le quali Parigi, 

Bruxelles, Napoli, Taipei, Melbourne, Bar cellona, 

Madrid, Londra, Bilbao e molte altre. 

Tutte le spazzatrici Tenax sono caratterizzate 

da un’elevata affidabilità e da un sistema di 

funzionamento 100% elettrico di nuovissima 

generazione. All’interno della gamma si inserisce 

l’innovativa Electra 5.0 Life, la prima spazzatrice 

totalmente elettrica compatta di nuova 

generazione da 5 m³, capace di combinare performance 

elevate a un comfort supremo per 

l’operatore. 

Tutela dell’ambiente 

Grazie all’assenza di emissioni di CO 2 e di emissioni 

acustiche inquinanti, le spazzatrici e le lavastrade 

Tenax creano un contesto cittadino più 

confortevole, vivibile e sostenibile. Inoltre, con 

l’assenza di circuiti idraulici, annullano il rischio 

di sversamenti di olii idraulici sulla superficie 

stradale. (Rischio che può comportare onerosi 

interventi di bonifica, costituendo un pericolo 

per l’ambiente circostante nonché per la sicurezza 

e salute dei cittadini.) 

l 

Hall B6 - Stand 223/322 

13-17 Maggio 2024 

Messe München (Germania) 

È TEMPO DI 

VALORIZZARE 

AL MASSIMO I METALLI 

BASSO CONSUMO 

ENERGETICO 

I nostri macchinari garantiscono un’ottima 

efficienza energetica, massimizzando il rapporto 

tra consumi e produttività oraria. 


www.panizzolo.com

e tecnologie 






40 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

NEWS 


41 

Nuova vita agli scarti, 

con gli specialisti del riciclo 

Occhio alle vergini 

Mission da raggiungere: transizione ecologica 

con la divisione dedicata al settore ambientale 



An innovative system 

PAL Green Division, a PAL department born in 2008 to develop cutting-edge 

technologies for the recycling sector and part of IMALPAL Group, is specialised 

in sorting, recycling and reuse from urban and industrial collection. One of 

the latest projects realised is the two-in-one plant commissioned by a public 

company operating in the centre of Italy for the treatment of multi-material 

plastic and paper from urban collection. The plant, automated and characterised 

by a considerable quality improvement in terms of innovation, has 

shown, after the testing phase, a significantly higher performance than expected, 

testifying to the continuous growth of PAL Green Division in this specific 

area of expertise, which is just one of the business areas where the company 

is an international leader. 

Tecnologia e innovazione. Su questi 

presupposti si basa l’operato di PAL 

Green Division, dipartimento della storica 

azienda veneta con sede a Ponte di Piave 

(Treviso), PAL, a sua volta capogruppo, insieme 

a IMAL, di IMALPAL Group, impegnato, 

fin dalla sua nascita, nel 2008, nello sviluppo 

di tecnologie all’avanguardia per il settore 

del riciclo. 

Core business 

A partire dal know how e dall’esperienza professionale 

dell’azienda madre, l’azienda opera 

al fianco dei clienti, pubblici e privati, e le aziende 

partner progettando soluzioni su misura 

per trasformare gli scarti di produzione e 

smaltimento in nuovi materiali, al fine di ridurre 

l’impatto ambientale e i costi produttivi. 

Il dipartimento è specializzato, in particolare, 

nella progettazione e messa in opera di impianti 

per la selezione, il riciclo e il riutilizzo 

da raccolta urbana e industriale. 

Aggiornamenti sul campo 

Tra le ultime sfide accettate e vinte da PAL Green 

Division c’è la realizzazione di un impianto due 

in uno per il trattamento - nella stessa linea - 

della plastica multimateriale e carta provenienti 

dai rifiuti urbani, su commissione di una società 

pubblica operante nel centro-Italia. 

L’impianto si distingue per l’impronta tecnologica 

fortemente innovativa e un importante salto in 

avanti nell’automatizzazione del processo di pulizia. 

Le performance, infatti, in termini di qualità 

e quantità, hanno evidenziato risultati superiori 

rispetto ai dati di progetto: nel flusso in uscita, 

la frazione estranea si è ridotta fino al 5-6%, 

mentre la portata oraria in ingresso ha mostrato 

un incremento di oltre il 40%. Il risultato ha ampiamente 

soddisfatto le aspettative del committente 

e testimonia la crescita continua della divisione 

in questa specifica area di competenza.l 

n TotalEnergies 

Lubrifiants e Bericap 

presentano un nuovo tappo 

per taniche di lubrificante 

in plastica riciclata al 50% 

in materiale PCR. 

TotalEnergies Lubrifiants 

mira a ridurre 

gradualmente il consumo 

di plastica vergine 

integrando i nuovi tappi 

riciclati nelle sue varie 

gamme di lubrificanti. 

Emir Cetin, Global 

Packaging Manager al 

TotalEnergies Lubrifiants, 

ha dichiarato: 

“La collaborazione con 

FACILE MANUTENZIONE 

COMPATTA 

VERSATILE 

ROBUSTA 

Bericap su questa gamma 

di tappi per imballaggi da 

20 litri dimostra l'impegno 

comune per l’economia 

circolare. Siamo molto 

contenti di iniziare a 

utilizzarli". 

Olivier Greiner, Vice 

Presidente, Polymers 

Europe & Orient di 

TotalEnergies, ha 

aggiunto: “Ci impegniamo 

ad aiutare i nostri partner 

nei loro obiettivi di 

sostenibilità e la sfida 

della plastica a fine vita. 

Questo sviluppo risponde 

alla crescente domanda di 

più plastiche innovative e 

riciclate, e contribuisce 

pienamente alla nostra 

ambizione di raggiungere 

un milione di tonnellate 

di polimeri circolari 

all’anno entro il 2030”. 

Producing Biogas is easier and faster. 

Un innova 琀 vo sistema di pretra 琀 amento ri 昀 u 琀 solidi 

urbani in un unica macchina 

che vi farà evitare sprechi 

e risparmiare spazio, 

energia e tempo. 


IFAT stand B6-352 

palmierigroup.com

e tecnologie 







NEWS 

NEWS 


43 

Irene Boschi 

Cosmetica più circolare 

A Cosmoprof, Aliplast (Gruppo Hera) presenta le linee guida 

sviluppate con Cosmetica Italia e destinate ai produttori 

Un’interessante eccezione 

n Gli studenti dell’Alta 

Scuola Politecnica, del 

Politecnico di Milano e di 

Torino ha collaborato con 

GreenChemicals e Gamma 

Meccanica al progetto 

Oracle, ovvero sul 

problema del riciclo del 

polistirene estruso (XPS). 

Lo scopo è eliminare i 

contaminanti postconsumo 

presenti nei 

vassoi utilizzati per 

l’imballaggio del cibo. 

La materia plastica postconsumo 

viene fusa in un 

primo estrusore; poi, nel 

fuso viene iniettata 

anidride carbonica allo 

stato supercritico. Per 

estrazione, i contaminanti 

presenti nel materiale fuso 

passano nella corrente di 

CO 2 , che viene separata. 

Dopo l'eliminazione di tali 

impurità, si procede con 

una seconda estrusione 

che consente di ottenere i 

granuli di XPS riciclato. 

All'edizione di Cosmoprof Worldwide 

Bologna, tenutasi nei giorni 21-24 marzo 

2024, Aliplast (Gruppo Hera) ha presentato 

il white paper “Imballaggi in plastica nel settore 

cosmetico”, redatto insieme a Cosmetica Italia, 

Associazione nazionale imprese cosmetiche. 

Un esordio per l’industria nella realizzazione di 

un documento contenente le linee guida per la 

progettazione di packaging sostenibile per il 

settore cosmetico. La guida è indirizzata ai produttori 

dell’industria cosmetica, e al suo intero 

contiene indicazioni operative per la progettazione 

di confezioni di prodotti cosmetici facilmente 

riciclabili. 

Azzerare gli sprechi 

Il white paper fornisce per ogni singola tipologia 

di contenitori plastici (in Pet, in Hdpe e 

PP, in PE e PP),suggerimenti sulla progettazione 

per garantire a fine vita la massima riciclabilità, 

in coerenza con gli indirizzi di 

Recyclass e Spice (Sustainable, packaging initiative 

for cosmEtics), iniziative europee di riciclatori 

di plastica e industria cosmetica. 

Aliplast e Cosmetica Italia hanno infatti come 

obiettivo comune quello di azzerare gli sprechi. 

Per ogni polimero vengono forniti consigli 

su come progettare ogni componente del packaging: 

corpo principale, sistema di chiusura, 

colore del contenitore, strati di barriera, etichettatura, 

uso di inchiostri per decorazioni. 

Il documento servirà per promuovere la diffusione 

di imballaggi ricercati esteticamente 

e capaci di esaltare le funzionalità del prodotto. 

Oggi i principi di economia circolare orientano 

l’innovazione nel settore della bellezza. 

“Questa guida – ha spiegato Carlo Andriolo, 

amministratore delegato Aliplast, – è un’opportunità 

per tutta la filiera del beauty, che 

sta vivendo una forte evoluzione verso prodotti 

sempre più circolari. Non è la prima volta che 

Aliplast mette a disposizione il proprio knowhow 

per questo mercato strategico del made 

in Italy. Da tempo, infatti, Aliplast collabora 

con realtà del settore cosmetico per sviluppare 

soluzioni di packaging innovative in plastica 

riciclata, anche grazie all’Aliplast Lab, in 

cui co-progettiamo assieme ai nostri clienti 

prodotti che per estetica e caratteristiche tecniche 

sono pari al vergine”. 

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NEWS 

NEWS 


45 

Eliana Puccio 

Non lo usi? Riciclalo 

A Rho la prima filiera interamente cooperativa per la selezione, 

il recupero e il riciclo di capi usati e tessuti, by Vesti Solidale 

Salvavita 

agli alberi 

n Il Gruppo Saviola è noto per 

il claim: “aiutateci a salvare 

gli alberi” ed è il più 

importante trasformatore di 

legno post-consumo del 

mondo, con 1,5 milioni di 

tonnellate lavorato ogni anno. 

Grazie alla sua attività, evita 

l’abbattimento giornaliero di 

L'azienda da sempre si dedica 

alla lavorazione del legno 

post-consumo, ovvero legno 

usato come mobili vecchi, 

pallet, cassette della frutta, 

donando al materiale 

inutilizzato una nuova vita. 

Per il resto, non serve altro da 

aggiungere perché i numeri 

parlano da sè. 

Sorge a Rho, a Milano, il Textile Hub della 

cooperativa Vesti Solidale. È il più grande 

impianto di riciclo tessile del Nord 

Italia, conta infatti una superficie di 12 mila 

m 2 , di cui 5 mila m 2 coperti. 

Ha una capacità di trattamento fino a 20 mila 

tonnellate di rifiuti tessili all’anno. Il suo punto 

di forza? 

È all’avanguardia: al suo interno si trovano attrezzature 

semiautomatizzate per la selezione 

e il recupero di capi usati e tessuti. 

Inoltre, è a basso impatto ambientale grazie 

all’utilizzo di pannelli fotovoltaici. 

Fino al riciclo 

L’hub gestirà la fase finale del ciclo di vita di 

indumenti usati e prodotti post-consumer 

(abiti, scarpe conferiti nei cassonetti o provenienti 

da aziende d’abbigliamento), quali resi 

o difettosi; e rifiuti pre-consumer (filati, tessuti 

da scarti di lavorazione). Gestirà anche la fase 

del riciclo, dove i tessili sono selezionati per 

fibra, qualità e colore e saranno eliminate le 

parti non riciclabili: bottoni ed elementi in plastica. 

"Gli abiti che non usiamo più contengono 

materiale che è un peccato incenerire insieme 

al rifiuto indifferenziato.È fondamentale integrare 

nelle produzioni materiali rigenerati sostituendo 

le fibre vergini con quelle provenienti 

da tessuti e capi riciclati", ha spiegato Matteo 

Lovatti, presidente di Vesti Solidale. l 


10mila alberi.Tutto legno che 

in alternativa sarebbe stato 

buttato, e smaltito con costi 

economici e ambientali non 

indifferenti. Saviola ha anche 

presentato alla Triennale di 

Milano tre installazioni 

realizzate con pannelli in 

legno rigenerato, grazie a un 

processo di economia 

circolare che prevede 

raccolta, pulizia, separazione 

da altri materiali (ferro, 

plastica, alluminio, ottone e 

rame). Possiamo considerarlo 

uno dei pionieri del concetto 

di economia circolare. 


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e tecnologie 






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Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

SPECIALE IFAT 


47 

Primato in Polonia 

Ecotec Solution, distributore esclusivo per l’Italia 

della gamma riciclaggio del colosso polacco, 

ne festeggia il traguardo e guarda al futuro 

verso i continui sviluppi del marchio Pronar 

Eliana Puccio 

Pronar, pioniere mondiale nella produzione 

di moderne macchine per il riciclaggio, 

attrezzature comunali e agricole, compie 

35 anni. La sua vasta offerta è completata da 

una gamma altrettanto ampia di componentistica. 

Le macchine e i loro componenti sono 

prodotti in nove stabilimenti produttivi, impiegando 

quasi 3.500 dipendenti. Questo posiziona 

l’azienda al primo posto tra i datori di lavoro privati 

della Polonia. Un tale sviluppo dinamico non 

sarebbe stato possibile senza una solida base 

tecnologica. In questo campo, stabilisce decisamente 

le tendenze globali: lo dimostrano la 

linea automatizzata per la produzione di dischi 

interamente sviluppata dagli ingegneri di Pronar, 

il processo di saldatura robotizzato per la saldatura 

delle griglie per i vagli a tamburo e le 

Processo di saldatura robotizzato. 

presse idrauliche con una pressione di 3000 

t/cm 2 e 5000 t/cm 2 . 

Vende i suoi prodotti in oltre 90 paesi su sei continenti, 

e si sta sviluppando dinamicamente, investendo 

costantemente, e ciascuna delle sue 

divisioni presenta - alle fiere internazionali di 

settore - macchine innovative assieme ai loro 

componenti. 

Anche la presenza a IFAT è notevole, con uno 

stand di più di 1000 mq e 7 macchinari dedicati 

al settore del riciclaggio esposti. 


Pronar Exhibition Centre 

È stato inaugurato nel maggio 2021 a Sie - 

miatycze ed è uno dei pochi impianti del genere 

in Europa. Qui è possibile conoscere l'intera 

gamma di prodotti di Pronar. Su una superficie 

di oltre 10 ettari, è presente una parte interna 

(con l'esposizione permanente dei prodotti dei 

singoli reparti produttivi, compresi i componenti 

delle macchine prodotte) e una parte esterna 

(che presenta oltre 300 diverse macchine). 

Il Centro ha già ospitato oltre 20.000 visitatori 

provenienti da oltre 100 paesi. Tra di loro vi sono 

acquirenti dei prodotti dell'azienda, rivenditori, 

fornitori, studenti e docenti, rappresentanti di 

istituti di ricerca, nonché personalità del mondo 

degli affari e della politica, tra cui il presidente 

Andrzej Duda. Il Centro Espositivo organizza 

formazioni (per necessità interne ed esterne), 

dibattiti e conferenze, diventando così un ponte 

tra la scienza e il mondo degli affari. 

Un notevole vantaggio per i rapporti di Pronar 

con i partner commerciali e gli utenti delle 

macchine, è l'aeroporto di proprietà con l'infrastruttura 

necessaria e la flotta aerea (aerei 

ed elicotteri). 

I 35 anni di esperienza produttiva di Pronar sono 

riconosciuti con numerosi premi e riconoscimenti, 

sia a livello nazionale che internazionale, 

come i Diamanti Forbes 2017, il Premio 

Economico Individuale del Presidente della 

Repubblica Polacca 2021, le Medaglie d'Oro del- 


le Fiere Internazionali di Poznań, Ananthus 

Aureus, Perla dell'Anno 2020, Miglior Datore di 

Lavoro. Anche nel 2023 Pronar ha ricevuto la 

nomination per la categoria “Successo Inter - 

nazionale” del Premio Economico del Pre - 

sidente. Il Presidente ha premiato le aziende 

che contribuiscono allo sviluppo dell'economia 

nazionale, promuovono un'immagine positiva 

della Polonia e rappresentano un modello di 

funzionamento per altre aziende. 

Pronar esporrà a IFAT 2024 Stand FM.808/2. l 

Pronar at IFAT 2024 

Pronar Exhibition 

Center. A sinistra: 

il sistema 

di lubrificazione 

durante il processo 

di tornitura. 

Pronar is a global pioneer in the production of modern recycling machines, 

municipal and agricultural equipment, and its extensive range is complemented 

by an equally wide range of components. The machines and their components 

are manufactured in nine production facilities, employing nearly 3,500 employees. 

This positions Pronar as the leading private employer in Poland. Such dynamic 

development would not have been possible without a solid technological foundation. 

In this field, Pronar decisively sets global trends, as demonstrated by 

the fully developed automated line for disc production by Pronar engineers, the 

robotic welding process for welding grids for drum screens, and hydraulic presses. 

Pronar sells its products in over 90 countries on six continents. The company 

is developing dynamically, investing constantly, and each of its divisions presents 

innovative machines and their components at international industry fairs. The 

presence at IFAT is also notable, with a stand of over 1000 square meters and 

7 machines dedicated to the recycling sector. 

ENGLISH ABSTRACT

e tecnologie 






48 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

SPECIALE IFAT 


49 

Alto grado di separazione 

TOMRA presenta la tecnologia di I.A. 

per la selezione delle plastiche di grado 

alimentare. Una chicca tra le chicche 

La selezione di PET, 

PP e HDPE è ora 

possibile grazie 

alla più recente 

innovazione 

di deep-learning 

GAINnext. 

Una novità su tutte. È quella che TOMRA 

Recycling, l’azienda di respiro internazionale 

specializzata nelle tecnologie 

di selezione a sensori, presenta a IFAT 2024 

nel suo più recente portfolio tecnologico in 

grado di “Trasformare il recupero delle risorse", 

come recita il tema scelto per il Salone. 

L’attenzione dei visitatori sarà catturata da 

GAINnext, la tecnologia di deep learning in 

grado di separare le plastiche di grado alimentare. 

Una prima assoluta nel settore. 

Guardando oltre 

Con le imminenti modifiche alla legislazione 

comunitaria che regola i rifiuti di imballaggio 

e i materiali plastici riciclati a contatto con gli 

alimenti, TOMRA prevede che ci sarà un grande 

interesse verso gli ultimi progressi della 

nuova tecnologia GAINnext, che verrà presentata 

sullo stand. GAINnext, disponibile 

come estensione per le unità AUTOSORT, 

riesce a separare le plastiche alimentare da 

quelle non alimentari per produrre PET, PP e 

HDPE su larga scala con una purezza superiore 

al 95%. La nuova tecnologia è oggi disponibile 

grazie ai continui investimenti di 

TOMRA nell’intelligenza artificiale, che viene 

utilizzata già da decenni per migliorare le prestazioni 

di selezione. Risale infatti al 2019 la 

prima tecnologia di deep learning della Casa 

per la selezione dei rifiuti. Oggi, con quest'ultima 

sofisticata applicazione del deep learning, 

TOMRA dimostra ancora una volta di essere 

all'avanguardia nella rivoluzione del riciclo 

guidata dall'intelligenza artificiale. Fabrizio 

Radice, responsabile Sales & Marketing Global 

di TOMRA Recycling Sorting, commenta così 

l’importante traguardo: "Noi di TOMRA abbiamo 

finalmente risolto una sfida che molti nel 

nostro settore stanno cercando di superare 

da tempo: la separazione delle plastiche di 

grado alimentare da quelle non alimentari per 

PET, PP e HDPE. Siamo quindi entusiasti di 

presentare la nostra nuova applicazione 

GAINnext a IFAT 2024, l’evento ideale per 

condividere questa fantastica notizia.” 

Toccare con mano 

I visitatori dello stand potranno discutere con 

gli specialisti TOMRA delle proprie specifiche 

esigenze di selezione. Tra le tecnologie lanciate 

di recente, INNOSORT FLAKE consente la 

purificazione delle scaglie di plastica. La se- 

lezione simultanea per colore, polimero e trasparenza 

è la funzionalità avanzata che garantisce 

al selettore, prestazioni eccezionali 

nella purificazione dei flakes anche da materiale 

in ingresso altamente contaminato. In merito 

al riciclo dei metalli, la soluzione più giusta 

si chiama AUTOSORT PULSE. Questa tecnologia, 

progettata per la selezione delle leghe di 

alluminio, è dotata di spettroscopia LIBS dinamica 

e sta aprendo la strada alla produzione di 

alluminio verde. Inoltre, grazie alla funzionalità 

di separazione individuale degli oggetti basata 

sull'IA, è possibile separare con precisione anche 

gli oggetti sovrapposti e adiacenti. 

Gli strumenti digitali 

A IFAT 2024, ci sarà spazio anche per illustrare 

due soluzioni digitali in grado di aiutare i clienti 

High separation degree 

a ottimizzare i processi e il flusso di materiali: 

TOMRA Insight, una piattaforma di monitoraggio 

dati basata su cloud e l'analizzatore 

di rifiuti di PolyPerception, la 

start-up di cui TOMRA ha di recente 

acquisito il 25%. 

Quest’ultima tecnologia funge 

addirittura da sistema automatico 

di conformità, garantendo 

il rispetto della legislazione locale 

e delle rigide normative sul 

riciclo dei prodotti di grado alimentare. 

l 

AUTOSORT PULSE 

di Tomra. A sinistra, 

la INNOSORT FLAKE 

per la purificazione 

delle scaglie 

di plastica per colore, 

polimero 

e trasparenza 


Global sensor-based sorting technology provider, TOMRA 

Recycling, will reveal its latest technology portfolio at IFAT 2024 

(stand B6.339/438). TOMRA’s chosen theme for the event will be 

‘Transforming Resource Recovery’. An industry-first will attract 

the attention of visitors: GAINnext, the deep learning technology 

capable of separating food-grade plastics. With forthcoming changes 

to EU legislation governing packaging waste and recycled plastic 

food contact materials, TOMRA is anticipating a lot of interest 

among IFAT visitors in the latest advances to its GAINnext technology. 

Thanks to TOMRA’s continued investment in the company’s 

AI-powered deep learning technology – available as an addon 

for its AUTOSORT units – it is now possible to separate 

food-grade from non-food-grade plastics for PET, PP and HDPE 

on a large scale with exceptional purity levels of over 95%. 

TOMRA has used AI technology to improve sorting performance 

for decades, but this latest groundbreaking application marks another 

industry first for TOMRA who also introduced the first deep 

learning technology for waste sorting in 2019. With this latest sophisticated 

application of deep learning and AI, TOMRA has once 

again demonstrated its position as a pioneer in the AI-powered 

transformation of recycling. 

Fabrizio Radice, Head of Global Sales and Marketing at TOMRA 

Recycling Sorting, comments: “At TOMRA, we have accomplished 

what many in our industry have tried to solve: separating foodgrade 

from non-food-grade plastics for PET, PP and HDPE. We 

are very excited to be in a position to unveil our new GAINnext 

application, and IFAT 2024 is the perfect platform to share this fantastic 

news. We look forward to welcoming existing and prospective 

customers and partners to our stand where we will highlight the 

many ways in which our advanced solutions can help plant operators 

elevate their sorting performance, explore new revenue 

streams and transform resource recovery.” 


e tecnologie 




SPECIALE IFAT 

Una purea 

di qualità 

Eliana Puccio 

PASS® presentata 

a Ecomondo 2018, 

destinata all’impianto 

Alan Zinasco (PV), 

oggi Edison. 


With over 40 years of experience in the production of parts and consumables 

related to Tunneling activities and Mining, Palmieri is today one of the leading 

and most specialized companies in the world. 

Con oltre 40 anni di esperienza nella produzione 

di parti e materiali di consumo legati 

alle attività di Tunneling e Mining, 

Palmieri, presente nel mondo Recycling da più 

di 20 anni come specialista in parti di usura, ha 

affermato negli ultimi anni la tecnologia PASS 

Palmieri Advanced Splitting System. 

Cos’è PASS®? 

Interamente progettata e prodotta dal Gruppo, 

è una soluzione di pretrattamento all-in-one 

Palmieri Group at IFAT 2024 

Present in the Recycling world for more than 20 years as a specialist in wear 

parts, Palmieri has established the PASS Palmieri Advanced Splitting System 

technology in recent years. Entirely designed and produced by the Palmieri 

Group, it is an all-in-one pre-treatment solution for the organic fraction of municipal 

solid waste (FORSU), designed to meet the needs of Biogas plants. 

The PASS® project demonstrates the Group's desire to continuously strive for 

innovation, offering cutting-edge solutions, committing itself towards a green 

and eco-sustainable future. The Palmieri Group will participate in the 2024 

edition of IFAT, where it will exhibit relevant Case Histories and present solutions 

for the pre-treatment of waste and industrial waste. 

Le Case History e le soluzioni 

del Gruppo Palmieri 

in vetrina a IFAT 2024 

della frazione organica dei rifiuti solidi urbani 

(FORSU), studiata per rispondere alle esigenze 

degli impianti di Biogas. 

La macchina, dotata delle tecnologie più avanzate, 

consente una maggiore produttività, efficienza 

e versatilità rispetto ai sistemi tradizionali 

garantendo minor consumo di potenza 

per tonnellata trattata, minor spazio occupato 

in impianto e conseguenti minori costi di gestione. 

Il sistema è composto da tre moduli che consentono 

la separazione delle plastiche, delle 

parti ferrose e di ottenere una purea organica 

di ottima qualità che poi verrà inviata ai biodigestori. 

Verso un futuro più green 

A Ecomondo 2018 fu presentata la prima macchina 

PASS® che è entrata in funzione poco 

dopo nell’impianto di Zinasco (PV) - ai tempi 

Alan - attualmente proprietà Edison. 

A oggi, è stata impiegata nel revamping di 

quattro impianti italiani: la semplicità e l’efficacia 

della macchina, come anche la capacità 

di adeguarsi a sistemi già esistenti, hanno 

permesso l’ottima riuscita dell’operazione. 

La qualità dei materiali, del processo produttivo, 

l’affidabilità dei servizi di after sales e l’efficienza 

energetica hanno fatto sì che altre 4 

macchine, negli ultimi due anni, siano state 

scelte per progetti green field. 

Il Gruppo Palmieri parteciperà all’edizione 

2024 di IFAT, dove esporrà i Case History di rilievo 

e presenterà soluzioni per il pretrattamento 

rifiuti e scarti industriali. l 


e tecnologie 



52 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

NOVITÀ 

Eliana Puccio 

URRACO 5000 EK 

il trituratore elettrico semimobile Lindner 

Super performativo 

TanaShark 440ET: la rivoluzione nella tecnologia della triturazione è elettrica 

Hall b5 booth 227/326 


Tana, leader nelle soluzioni per la gestione 

dei rifiuti, svela la sua ultima innovazione: 

il Tana Shark 440ET. 

Questo trituratore alimentato elettricamente 

segna un importante traguardo nella lavorazione 

ecologica dei rifiuti. Sfruttando l'elettricità 

come principale fonte di energia, il 440ET rivoluziona 

le operazioni di gestione dei rifiuti, offrendo 

numerosi vantaggi in termini di efficienza, 

convenienza e sostenibilità ambientale. 

Con l'attenzione focalizzata sull'economia circolare, 

la domanda di soluzioni per una lavorazione 

dei rifiuti eco-sostenibile è in aumento. 

Il Tana Shark 440ET risponde a questa domanda 

in modo deciso, offrendo un'alternativa 

più pulita e sostenibile rispetto ai trituratori 

alimentati a combustibile fossile. 

Eliminando le emissioni locali e riducendo i 

livelli di rumore, il 440ET stabilisce un nuovo 

A revolutionary shredder 

Tana Oy and TANA Italia will be present at IFAT in Munich at hall b5 booth 

227/326. The event will showcase the latest innovations in waste management 

solutions, including the groundbreaking Tana Shark 440ET electric shredder. 

This shredder represents a significant advancement in environmentally friendly 

waste processing, offering enhanced efficiency, cost-effectiveness, and sustainability. 

With its electric power source, the Tana Shark 440ET sets a new standard 

for waste management technology, providing a cleaner and more sustainable 

alternative to traditional diesel-powered shredders. 

Don't miss the opportunity to visit Tana's booth at IFAT to learn more about this 

cutting-edge solution and explore the future of waste management. 

standard per la lavorazione dei rifiuti responsabile 

dal punto di vista ambientale. 

Uno dei principali vantaggi del Tana Shark 440ET 

è la sua versatilità. Progettato per elevati volumi 

di produzione, il trituratore è dotato di connessioni 

elettriche ad elevato grado di sicurezza, 

rendendolo indispensabile nelle applicazioni più 

gravose. La sua costruzione robusta e la tecnologia 

collaudata garantiscono prestazioni affidabili 

anche nei contesti più impegnativi. 

Il suo sviluppo è stato guidato dai feedback dei 

clienti e dalla domanda di mercato. 

Riconoscendo la necessità di un trituratore alimentato 

elettricamente che unisca mobilità e 

prestazioni, Tana ha fornito una soluzione all'avanguardia 

che stabilisce un nuovo standard 

punto di riferimento nel settore. 

Riferimento nel settore 

Il passaggio alla tecnologia di triturazione elettrica 

rappresenta un passo significativo nella ricerca 

della sostenibilità. Le aziende di tutto il 

mondo hanno tra gli obiettivi primari di ridurre 

la propria impronta di carbonio, abbracciando 

fonti energetiche più pulite e il Tana Shark 440ET 

si trova all'avanguardia di questo movimento. 

Con il suo design innovativo e le funzionalità 

avanzate, è destinato a trasformare il panorama 

della gestione dei rifiuti, guidando verso un futuro 

più sostenibile. In conclusione, rappresenta la 

prossima generazione di tecnologia di triturazione 

elettrica. Con la sua combinazione di efficienza, 

affidabilità e sostenibilità ambientale, è 

destinato a rivoluzionare il modo in cui trattiamo 

i rifiuti e a preparare la strada per un domani più 

pulito e più verde. 

l 


WASTE SOLUTION 

Alessandro Mandelli 

CEO di SIMA srl 

• PERSONALE QUALIFICATO 

• TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA 

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e tecnologie 






54 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

SPECIALE IFAT 


55 

Un design di successo 

Il più grande impianto di selezione di rifiuti 

elettronici STADLER arriva dalla Svizzera. 

Ed è il primo anche sotto altri aspetti... 

Eliana Puccio 

Il separatore balistico 

STADLER STT5000 

preseleziona 

il materiale in tre 

diverse frazioni: 

frazione fine, 

plastiche piatte 

e cavi e materiale 

tridimensionale come 

i motori. 

STADLER Anlagenbau GmbH, azienda 

specializzata in impianti di riciclaggio e 

selezione, ha collaborato con la consociata 

svizzera weeeSwiss Technology AG alla 

progettazione e realizzazione di un avanzato 

impianto di selezione di rifiuti elettronici. 

La nuova struttura sostituisce un impianto esistente, 

aumentando la capacità di lavorazione 

e garantendo una qualità elevata e costante. 

Nel dicembre scorso, STADLER Anlagenbau 

GmbH ha completato la realizzazione del più 

grande impianto di selezione di rifiuti elettronici 

della Svizzera, in collaborazione con la 

consociata weeeSwiss Technology AG, per 

conto di Immark AG. 

Immark è un punto di riferimento nel settore 

del riciclo dei rifiuti elettronici in Svizzera, con 

un tasso di recupero fino al 95% che supera 

addirittura i requisiti della direttiva europea 

sui RAEE. La decisione di sostituire l'impianto 

esistente a Regensdorf, vicino a Zurigo, è stata 

dettata dalla necessità di aumentare la capacità 

di lavorazione e garantire una qualità costante 

e di alto livello. Il nuovo impianto è il 

primo centro di selezione di rifiuti elettronici 

a utilizzare un separatore balistico. Operare 

su due turni con una capacità di 12 tonnellate 

all'ora, soddisfa le esigenze di maggiore capacità 

e purezza del materiale in uscita. Inoltre, ottimizza 

il recupero dei circuiti stampati. 

“Il separatore balistico STADLER STT5000 preseleziona 

il materiale in tre diverse frazioni: 

frazione fine, plastiche piatte e cavi e materiale 

tridimensionale come i motori”, ha spiegato 

Jan Dollenmaier di STADLER. 

Un impianto dal design innovativo e modulare 

Il nuovo impianto riceve materiali appartenenti 

ai gruppi 1-3 (grandi e piccoli elettrodomestici 

e apparecchiature informatiche) e 4 (apparecchiature 

di consumo) della direttiva RAEE, che 

vengono trattati in diversi moduli di lavorazione. 

La struttura modulare e flessibile del centro 

consente di ottenere frazioni di alta qualità costante, 

garantendo una maggiore disponibilità 

e flessibilità dell'intero impianto. 

Una volta rimossi i componenti pericolosi con 

una prima cernita manuale, il materiale viene 

frantumato in diversi trituratori in modo da 

poter selezionare sia i componenti pericolosi 

rimasti, come batterie e condensatori, sia i 

vari materiali riciclabili, come ferro, metalli 

non ferrosi e plastica. 

I materiali riciclabili vengono selezionati dopo 

la vagliatura utilizzando la più moderna tecnologia 

magnetica, la separazione a correnti 

parassite e la selezione a sensori. 

Anche la frazione fine viene sottoposta a varie 

fasi di selezione, per separare la plastica dai 

composti metallici che vengono poi macinati. 

Progetto complesso riuscito 

La progettazione e l’assemblaggio del nuovo 

impianto hanno presentato numerose sfide, 

che i team di STADLER e Immark superato 


grazie alla stretta collaborazione. 

“Durante l’installazione della nuova linea, il vecchio 

impianto doveva continuare a funzionare. 

Ciò ha significato costruire il nuovo centro in 

più fasi sovrapposte al progressivo smontaggio 

del vecchio impianto. 

Inoltre, lo spazio disponibile nel cantiere era 

molto limitato,” ha commentato Patrick 

Wollenmann, Project Manager di Immark. 

Il design modulare del nuovo impianto è stato 

un elemento chiave per il successo del progetto 

e ha favorito l’elevata velocità d’installazione. 

"Questo è il più grande impianto di trattamento 

di rifiuti elettronici della Svizzera e deve garantire 

un'elevata produttività e capacità di 

trattamento dei volumi che riceviamo. 

Grazie a questa nuova struttura, siamo certi 

di aver gettato le basi per una gestione operativa 

dei Raee di successo". 

l 

STADLER Anlagenbau GmbH, a leading company specializing in 

turnkey recycling and sorting plants, collaborated with weeeSwiss 

Technology AG to design and install an advanced electronic waste 

sorting plant in Regensdorf, Switzerland. This state-of-the-art facility 

replaces an existing plant, significantly boosting processing 

capacity while maintaining high-quality output. Immark AG, part 

of the Thommen Group, selected STADLER to build the new plant, 

reflecting the company's commitment to innovation and sustainability. 

The plant operates in two shifts and boasts a capacity of up 

to 12 tons per hour, thanks to cutting-edge technology including 

a ballistic separator. 

STADLER's ballistic separator efficiently pre-sorts materials into 


Il nuovo centro è stato costruito in più fasi sovrapposte 

al progressivo smontaggio del vecchio impianto. 

Lo spazio disponibile nel cantiere, inoltre, era molto limitato. 


Switzerland’s largest electronic waste sorting plant 

three fractions: fines, plastics, and cables, as well as cube-shaped 

items like electronic motors. 

This innovative approach enhances material recovery while ensuring 

high purity levels. 

The modular design of the plant allows for the processing of various 

types of electronic waste, meeting stringent recycling standards. 

Separate feeders enhance plant availability and flexibility, enabling 

efficient operation and maintenance. 

Stringent fire protection measures, automated systems, and design 

features ensure safety and reliability, addressing the challenges 

posed by the high wear and tear associated with electronic waste 

processing.

e tecnologie 



56 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

Un salto di qualità 

Arriva il nuovo macinatore primario XHW di 

For Rec: migliori prestazioni e consumi ridotti. 

Adatto al trattamento di rifiuti più complessi 


Il macinatore offre 

una riduzione 

volumetrica superiore 

e una preparazione 

ottimale dei materiali 

per le fasi successive 

di riciclaggio. 


Da anni For Rec lavora nel campo dei 

macchinari per il riciclo di metalli, RSU, 

plastiche, carta e Raee, investendo costantemente 

in ricerca e sviluppo per l’ottimizzazione 

delle linee di riciclaggio. 

Innovazione, affidabilità e sostenibilità caratterizzano 

ogni macchinario, integrando tecnologie 

avanzate per una maggiore produttività, 

riduzione dei tempi di fermo macchina e 

minimizzazione dei consumi. 

La grande novità 

L’azienda ha annunciato l’ultima linea di macinatori 

primari XHW: l’evoluzione del rinomato 

trituratore monoalbero XH. 

Questo nuovo modello rappresenta un salto 

qualitativo nel mondo delle linee di riciclaggio, 

combinando potenza, efficienza e tecnologia 

avanzata per gestire anche i rifiuti più complessi 

e ingombranti, garantendo performance 

eccezionali e sostenibilità operativa. 

The new shaft shredder for 

reduced consumption 

A powerful know-how, a team of qualified professionals and continuous investment 

in research and development. This is FOR REC: an Italian company 

that for years has been developing turnkey projects and optimized solutions 

for the recycling of bulky materials. With almost 20 years' experience in the 

sector, FOR REC designs and manufactures machinery for the recycling of 

metals, MSW, plastics, tyres, paper and WEEE, constantly investing in the 

optimisation of its recycling lines. 

Thanks to its continuous efforts in developing new solutions, the company 

has recently released the new XHW primary shredder line: the evolution of 

the previous XH single-shaft shredder. This new model represents a qualitative 

step forward in the world of recycling lines, guaranteeing high performance 

and reduced consumption even when managing the most complex 

and bulky waste. 

I macinatori primari 

trasformano materiali 

eterogenei e voluminosi 

in frammenti pronti 

per la lavorazione. 

Step fondamentale 

I macinatori primari giocano un ruolo cruciale 

nel processo di riciclo, trasformando materiali 

eterogenei e voluminosi in frammenti gestibili 

che possono essere ulteriormente lavorati. 

L'efficienza di questo passaggio determina 

l'efficacia dell'intero riciclo, riducendo costi e 

impatto ambientale. 

Il macinatore primario XHW, con le sue caratteristiche 

all'avanguardia, è la soluzione ideale 

per ottimizzare questo processo, offrendo una 

riduzione volumetrica superiore e una preparazione 

ottimale dei materiali per le fasi successive 

di riciclaggio. 

l 


Macchine singole, 

soluzioni intelligenti 

STADLER è nota per la sua ingegneria all'avanguardia e per gli impianti 

di smistamento chiavi in mano, ma è anche possibile acquistare le 

nostre soluzioni intelligenti in macchine singole. 

Queste macchine sono caratterizzate da una qualità premium made in 

Germany e testimoniano il KNOW-HOW avanzato che è il marchio di 

fabbrica di STADLER. 

Potete contare sulle elevate prestazioni, sulla durata e sulla qualità dei 

nostri separatori balistici, nastri trasportatori, vagli trommellari e 

rimuovi etichette. 

STADLER: per un mondo più pulito! 

STADLER Italia S.r.I. 

+39 0523 172 77 68 

Pietro.navarotto@w-stadler.de 

www.stadler-italia.com 

The world’s leading trade 

fair for environmental technologies 

May 13-17, 2024 

Messe Munchen 

Halle B6, Stand 351/450 

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e tecnologie 



58 

Soluzioni 


SPECIALE IFAT 

Esperienza e professionalità 

Solmec S.p.A., azienda italiana con 16 anni 

di esperienza nella produzione di caricatori 

elettrici, sarà presente a IFAT 2024 

UNA COPPIA VINCENTE 

MACCHINE POTENTI 

CON UN SERVIZIO 

PERSONALIZZATO. 


Da più di 60 anni opera nella produzione 

di caricatori industriali per la movimentazione 

di materiali solidi sfusi 

nei settori delle acciaierie, autodemolizioni, 

porti, aziende che trattano rifiuti, segherie, 

concerie. Solmec, fondata nel 1960 da Enzo 

Casarotti e Pio Cazzuffi e oggi guidata dai 

Solmec will be at IFAT 2024 

For over 60 years, Solmec produces material handling machines for scrap 

metal and waste recycling industry, for steel mills, ports and rail unloading, 

for sawmills, tanneries and car dismantlers. Solmec developed in 2008 an 

important worldwide innovation in the rehandling machines sector: the production 

of S 106ZE, the first electrically powered material handler with no 

engine gas emissions. After the success of that model, in 2011 was born the 

new model EXP50ZE. Solmec continued the development of electric machines 

with batteries with the EXP5020ZE in 2016, first in the world over 25 tons, 

with 8-10 meters reach. The Solmec electric material handlers are designed 

to work continuously for approximately 8 hours without any decrease in performance, 

and are ideal machines for working inside warehouses and where 

normal engine exhaust fumes are forbidden. 

figli di Casarotti, Riccardo, Claudia e Carlo, 

ha anticipato la necessità sempre più concreta 

e attuale di essere green e rispettosa 

dell’ambiente: è stata infatti la prima, nel 

suo settore, a costruire nel lontano 2008 il 

caricatore elettrico S 106ZE a zero emissioni 

(oggi diventato EXP50ZE), riscuotendo un 

grande successo. 

La continua ricerca, l’alta esperienza acquisita 

negli anni e le professionalità tecniche hanno 

permesso realizzare, nel 2016, il caricatore 

EXP5020ZE, primo al mondo completamente 

elettrico, superiore alle 25 tonnellate di peso, 

con autonomia lavorativa di ben 8 ore. 

La sostenibilità dei caricatori elettrici si affianca 

alla loro versatilità e alla possibilità di utilizzo 

anche in luoghi chiusi o dove siano richieste 

zero emissioni in atmosfera, senza 

tralasciare la salute, la sicurezza e il comfort 

dell’operatore. 

A questi si aggiungono i caricatori elettrici 

alimentati a cavo e quelli a motore diesel a 

basso impatto ambientale, rispettosi delle 

normative in materia di emissioni inquinanti, 

tutti personalizzabili in base alle esigenze di 

ogni cliente. 

l 


Niederstätter Spa 

T +39 0471 061107 

E sales@niederstaetter.it 

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60 


MATERIALI DA C&D 



61 

Chi l’ha dura la vince 

Dopo una lunga battaglia e un ricorso al tar, Anpar ha finalmente 

ottenuto modifiche al decreto End of Waste che metteva 

in pericolo l’intero settore degli aggregati recuperati. 

Ne abbiamo parlato con il presidente - riconfermato - Paolo Barberi 

Paolo Cosseddu 

in collaborazione con 

dal 1952 in cantiere 

Paolo Barberi è stato recentemente riconfermato 

alla presidenza di Anpar, 

l’Associazione Nazionale Produttori 

Aggregati Riciclati, e proprio con lui ci eravamo 

confrontati su queste stesse pagine per parlare 

del decreto battezzato End of Waste inerti, 

su cui si addensavano serissime preoccupazioni 

da parte della categoria. Di più, si palesava 

la prospettiva di passare dagli eccezionali 

risultati del comparto in Italia - un riciclo degli 

inerti top a livello europeo, pari al 78 per cento 

- a un calo addirittura pari a tre quarti circa. 

Abbiamo quindi colto l’occasione della recente 

riconferma di Barberi (mentre nel frattempo, 

in Italia, c’è stato anche un passaggio di consegne 

nelle autorità coinvolte) per capire come 

si è evoluta la situazione e quali sono le novità 

del comparto. 

Allora, parafrasando un famoso incipit di Enzo 

Tortora, ci dica, “dove eravamo rimasti”? 

Come previsto e come già avevamo detto all’epoca, 

il decreto 152 è stato pubblicato a fine 

2022, e noi lo abbiamo conseguentemente impugnato 

presso il Tar del Lazio, su insistenza 

delle aziende associate e in una forma di autotutela, 

evidenziando tutte le criticità che avevamo 

già fatto presente in più occasioni, anche 

attraverso la pubblicazione di un position paper. 

Il taglio del ricorso stesso era abbastanza 

morbido, voleva essere uno spunto di riflessione 

che ci riportasse a un confronto con il 

ministero. Nel frattempo, come ricordato, sono 

però cambiati gli interlocutori, e il ricorso ha 

prodotto un effetto immediato, e non lo dico 

per farne un rilevo di colore politico. 

Ovviamente non mi permetto di entrare nel 

merito dell’operato di Cingolani, che però forse 

aveva un orientamento molto più dedito 

prestato la propria attenzione più alle questioni 

energetiche, mi limito a rilevare che 

con la nomina del nuovo esecutivo, e in particolare 

del ministro dell’Ambiente e della sicurezza 

energetica e del suo vice, ovvero di 

Gilberto Pichetto Fratin e di Vannia Gava che 

ha ricevuto la delega di merito, l’effetto è stato 

immediato ed è subito ripartito un confronto 

che ci ha visti convocati, noi come Anpar e 

Assoambiente, proprio poco prima del Natale 

di quell’anno. 

Già in quell’occasione abbiamo rappresentato 

le nostre posizioni, poi nel gennaio 2023 è 

stato convocato un tavolo più ampio, in cui le 

posizioni di diverse associazioni erano convergenti, 

anche se devo dire che chi si era 

esposto con l’impugnazione del DM presso 

il Tar del Lazio, alla fine eravamo solo noi e 

Anepla, e da quel lavoro è scaturita infine una 

nuova bozza, contenente molte delle nostre 

osservazioni, poi notificate in sede di Unione 

Europea. Ci auguriamo che il nuovo decreto, 

che sostituirà il vecchio 152 del 2022, veda la 

pubblicazione a breve. 

Problema risolto, quindi? 

Non proprio, permangono alcune questioni. 

Permane una sorta di disparità di trattamento, 

nel senso che il decreto 152 del 2022 dava un 

tempo alle aziende già in possesso di un’autorizzazione 

per l’adeguamento al decreto stesso, 

tempo che è stato prorogato, l’ultima volta con 

il più recente Milleproroghe, appunto, ma contemporaneamente 

il 152 stesso resta vigente 

per le nuove autorizzazioni. Cosa accade: chi 

ha una vecchia autorizzazione continua a lavorare 

con le prescrizioni precedenti, e ha tempo 

per adeguarsi, viceversa chi ne ha una nuova 

deve provvedere immediatamente ad adeguarsi 

al 152 con prescrizioni differenti, oltre che più 

gravose. Questo non solo crea disparità, ma 

anche confusione, e a mio parere pure una certa 

incertezza nel diritto. Lo stesso rifiuto, identificato 

con lo stesso codice, sottoposto allo 

stesso tipo di trattamento, dà origine a un aggregato 

recuperato simile, però uno è tale a determinate 

condizioni, l’altro idem più una variabile 

“X”. Chiaramente si tratta di un problema 

quasi ontologico, che sta nelle cose, e che deriva 

da questo sfasamento che ho descritto. Chi 

possiede vecchie autorizzazioni ovviamente è 

contento delle proroghe, però la disparità con 

chi non ne può fruire è evidente. 

Rispetto invece alla catalogazione dei materiali, 

tema per voi cruciale? 

C’è un’altra questione, che riguarda la possibilità 

di utilizzare gli aggregati recuperati nei 

riempimenti, come ad esempio per i ripristini 

morfologici. Tutto nasce da un’interpretazione 

che secondo noi è errata, ovvero da un’equiparazione 

dell’aggregato recuperato ai suoli, 

che rispondono a una loro normativa. Mentre 

invece i nostri sono prodotti, non dovrebbero 



e tecnologie 










63 

essere equiparati a un suolo, ci piacerebbe invece 

che venissero normati e confrontati ad 

altri prodotti, anche naturali. 

Anche il nuovo decreto, però, impone per l’utilizzo 

di opere che io chiamo di ingegneria ambientale 

- quindi appunto riempimenti, livellamenti, 

rifacimenti - caratteristiche am bientali 

riconducibili alla colonna A dell’all. 5 al Titolo 

V della parte IV del Testo Unico Ambientale, 

che regola appunto la normativa riguardante 

i suoli, indipendentemente dalla destinazione 

urbanistica dell’area dove vengono utilizzati. 

Se in un’operazione di sbancamento si produce 

una materia che è terra che si potrebbe 

utilizzare per un’altra opera, da un’altra parte, 

si può usare come sottoprodotto. Le caratteristiche 

di questo sottoprodotto sono determinate 

dalla destinazione urbanistica 

dell’area in cui viene usato: se è industriale, 

i paletti sono meno stretti, se invece è residenziale 

o verde pubblico giustamente sono 

più restrittivi. 

Ecco, l’uso degli aggregati recuperati è consentito 

in opere di ingegneria ambientale solo 

se questi hanno caratteristiche riconducibili 

alla colonna A, quindi molto più restrittive di 

quelle richieste a suoli o terre provenienti da 

sbancamenti e utilizzati come sottoprodotti. 

In questo modo si crea un problema non da 

poco, viene fatta fuori una fetta importante di 

mercato che potrebbe consumare quantitativi 

importanti di materiale. 

Intendiamoci, noi siamo d’accordo che le norme 

siano restrittive laddove si parla di verde pubblico 

o residenziale, ma avremmo auspicato 

che dove invece la destinazione è industriale o 

commerciale si facesse riferimento alla colonna 

B del citato TUA. 

I laboratori di Ispra, insieme alla facoltà di ingegneria 

sanitaria dell’Università di Tor Vergata, 

su incarico del MASE hanno portato avanti uno 

studio di carattere ecotossicologico per verificare 

l’impatto sull’ambiente derivante dall’uso 

degli aggregati recuperati, da cui non sono 


emerse criticità rilevanti per gli organismi viventi 

animali e vegetali. Senza entrare troppo nel 

dettaglio, dal momento che è previsto un monitoraggio 

di 24 mesi dalla pubblicazione del 

decreto, ci auguriamo che una volta confermati 

acquisiti da parte del MASE i risultati di tale ricerca, 

si possa correggere questo aspetto, magari 

anche solo introducendo la possibilità per 

i produttori di aggregato recuperato di utilizzare 

i test ecotossicologici nel caso in cui le prove 

chimiche diano risultati insufficienti”. 

Sembra comunque di capire che nonostante 

queste criticità la vostra categoria sia soddisfatta 

per come si sono messe le cose. 

Sicuramente va fatto un plauso al viceministro 

Vannia Gava che in un tempo tutto sommato 

breve - ricordo che ci erano voluti sei anni per 

giungere alla pubblicazione del decreto -, da 

gennaio a dicembre dello scorso hanno ha notificato 

alla Commissione Europea un testo 

nuovo. Questo va riconosciuto a lei e alla struttura, 

e non può che farci piacere. 

End of Waste 2.0 

Paolo Barberi, president of Anpar, comments on the improvements 

to the measure, even if some shadows still remain 

Paolo Barberi has been reconfirmed as president of Anpar, the 

National Association of Recycled Aggregate Producers, and we 

had already discussed with him the decree called End of Inert 

Waste, on which there was concern about going from the current 

78 percent to a drop of about three-quarters. 

Where were we? 

As already mentioned at the time, Decree 152 was published at 

the end of 2022, and we consequently challenged it at the Lazio 

Regional Administrative Court, highlighting all the critical issues 

that we had already pointed out on several occasions. In the meantime, 

however, as is well known, the interlocutors have changed, 

and the appeal has produced an immediate effect: in January 2023, 

a broader table was convened, in which the positions of various associations 

converged, and from that work a new draft finally emerged, 

containing many of our observations, which were then notified 


Conseguenze, invece, dal punto di vista del 

mercato? 

Sicuramente è condizionato dalla pubblicazione 

del testo di End of Waste: l’Italia produce 

quasi 80 milioni di tonnellate di rifiuti 

inerti, ogni anno, siamo all’avanguardia in 

Europa per capacità di recupero ma sfortunatamente 

è il mercato a non decollare. È 

possibile immaginare il nostro settore come 

un grande magazzino in cui entrano materie 

che sono appunto i rifiuti, lavorati all’interno 

di una macchina e trasformati in prodotti, 

conformi alle normative europee e idonei a 

quelle tecniche e quindi all’uso. 

Ma se questi prodotti non trovano un mercato 

e se per ogni tonnellata in ingresso non corrisponde 

una in uscita, il magazzino a un certo 

punto deve chiudere le saracinesche, almeno 

finché non è riuscito a svuotarsi 

almeno un po’. 

Ecco perché il mercato è fondamentale: attualmente 

è ancora condizionato da una diffidenza 

proprio sull’uso di questo tipo di prodotti, 

e speriamo che il decreto citato oltre 

all’atteso decreto CAM infrastrutture rappresentino 

un aiuto in questo senso, e che 

siano lo spunto per la redazione di nuovi e 

più moderni capitolati di appalto che vadano 

nella direzione dell’Economia Circolare in 

edilizia. 

l 


to the European Union. We hope that the new decree, which will 

replace the old 152 of 2022, will be published soon. 

All solved, then? 

A sort of unequal treatment remains, in the sense that Decree 152 

of 2022 gave time to companies already in possession of an authorization 

to adapt to the decree itself, a time that was extended, the 

last time with the most recent Milleproroghe, precisely, but at the 

same time 152 itself remains in force for new authorizations. Then 

there is another issue, which concerns the possibility of using the 

aggregates recovered in fillings, such as for morphological restorations: 

we would have liked to see reference to column B of the 

TUA where the destination is industrial or commercial. We hope 

that this can be corrected. 

What are the consequences from the point of view of the market? 

We are at the forefront in Europe in terms of resilience but unfortunately 

it is the market that is not taking off. If for every tonne in 

there is no tonne in the outgoing, the warehouse must close the 

shutters at some point, at least until it has managed to empty at 

least a little.

e tecnologie 




NEWS 

La bottiglia che spacca 

Irene Boschi 

Nel 2024 l’incremento dei parabrezza riciclati si assesta 

al +16% rispetto al 2023. Ecco quattro numeri che sintetizzano 

i risultati raggiunti da Carglass per tutelare l’ambiente 

Specialista per la riparazione e sostituzione 

dei cristalli auto per tutti i tipi di autovetture, 

dal 2010 Carglass collabora con 

Eurovetro Recycling, major player italiano nel 

campo del riciclo del vetro. 

Il marchio del Gruppo Belron trasforma i parabrezza 

sostituiti nei suoi centri di assistenza in 

bottiglie e altri contenitori alimentari in vetro. 

I numeri parlano chiaro 

Sono 2.200 le tonnellate di vetro riciclate provenienti 

dai parabrezza sostituiti nei centri di 

assistenza di Carglass in tutta Italia. 

Nel 2024, invece, vengono superate le 2.500.000 

bottiglie in vetro riciclato ottenute nel 2023 grazie 

ai parabrezza sostituiti, e viene raggiunto il 

numero record di 3.000.000 di unità. 

Le bottiglie vengono poi rimesse in circolo, 

dando nuova vita a un materiale preziosissimo 

che verrebbe altrimenti disperso nelle discariche. 

Secondo i dati Coreve, grazie al processo 

di riciclo per ogni 10% di vetro riciclato utilizzato 

per produrre manufatti in vetro, si 

risparmia il 2,5% dell’energia di fusione necessaria 

a produrre i manufatti stessi con materie 

prime vergini. 

Per le bottiglie e i contenitori alimentari si è 

così ottenuto un risparmio di emissioni di CO 2 

pari a 1.300 t. 

Infine, quando il parabrezza viene conferito a 

riciclo, oltre l’80%, formato dalla totalità del 

vetro, viene lavorato per dare nuova vita e realizzare 

bottiglie o vasetti alimentari. Il restante 

20% costituito da PVB – Polivinilbutirrale, materiale 

plastico trasparente di sicurezza, in 

caso di rottura del cristallo – è recuperato per 

l’85% e viene destinato al recupero energetico 

tramite la termovalorizzazione. l 








66 


BONIFICHE 

BONIFICHE 


67 

Obiettivo carbon negative 

Matthieu Colombo 


dal 1952 in cantiere 

Una volta ultimato il progetto di rigenerazione 

dell’ex macello di Milano, la 

nuova area sarà la prima carbon negative 

della città. Siamo stati in cantiere per 

vedere come Armofer sta preparando i sedici 

ettari di terreno per lo sviluppo del nuovo progetto 

ARIA, sviluppato dalla società benefit 

Redo SGR. 

La missione è rigenerare gli spazi dismettendo 

impianti e processi abbandonati dalle attività 

industriali precedenti, demolendo i fabbricati 

obsoleti ma salvaguardando quelli storici e 

Armofer firma le demolizioni 

e le bonifiche nell’area 

ex Macello di Milano. Sono 

operazioni propedeutiche 

al progetto di rigenerazione 

urbana e social housing ARIA 

bonificando quindi le aree e il suolo da eventuali 

residui inquinanti. 

Al momento della nostra visita in cantiere a 

febbraio 2024, ci ha fatto da Cicerone il responsabile 

di cantiere Armofer geometra Luca 

Gandelli. In quel momento l’impresa di Siziano 

aveva eseguito il 60 per cento degli scavi funzionali 

alla bonifica dei terreni con trattamento 

e vagliatura movimentando 60.000 t di materiali 

(probabilmente si arriverà a un totale di 

90.000 t) e demolito tredici edifici, previa bonifica 

amianto e passività ambientali dei fabbricati 

(MCA). 

Rispetto al programma lavori iniziale è stata 

attualmente definita una fase opzionale che 

inizierà prima dell’estate, contemplando tra 

l’altro la bonifica di serbatoi interrati e la rimozione 

dei sottoservizi e ulteriori attività conseguenti 

ulteriori valutazioni da parte della 

Soprintendenza. 


Non si butta via niente 

In questo caso più che demolire è più corretto 

parlare di smontaggio selettivo delle strutture 

o decostruzione. Gli elementi e i materiali demoliti 

e smontati in cantiere, grazie ad un preciso 

progetto esecutivo che coordina i lavori 

sin dal loro inizio, sono meticolosamente suddivisi 

per tipologie omogenee secondo i codici 

EER. L’obiettivo è la massima valorizzazione, 

il recupero in ottica circolare e il riciclo ovunque 

sia possibile e sensato. 

Per propria filosofia, Armofer è da sempre 

orientata a massimizzare questo processo virtuoso, 

fino a recuperare la quasi totalità dei 

materiali di risulta delle demolizioni e degli 

scavi, grazie all’impiego di mezzi e tecnologie 

all’avanguardia. In questo caso, il ferro viene 

interamente recuperato e rivalorizzato, la pietra 

naturale, derivante dalle vastissime pavimentazioni 

masselli, è conservata come svariati 

elementi di arredo urbano e industriali 

presenti nell’area, in parte presi in carico dalla 

dinamica associazione Giacimenti Urbani. 

Armofer ha poi perfezionato una campagna di 

frantumazione per recuperare in sito i materiali 

come cemento, laterizi e asfalto, così come le 

terre di scavo, accuratamente vagliate, pulite 

e rigenerate. Per queste operazioni è stato utilizzato 

un nuovo impianto di frantumazione semovente 

Powerscreen Premiertrack 330 da 

34,8 t di peso operativo, consigliato dalla 

Impianti Industriali di Brembate (BG). Si tratta 

di un maxi frantoio a mascelle in grado di arrivare 

a una produzione oraria di ben 280 tonnellate/ora 

in modo da rigenerare direttamente 

in cantiere, tramite frantumazione e selezione 


granulometrica, le cosiddette MPS, Materie 

Prime Seconde di qualità certificata. Il tutto 

avviene ovviamente in stretta collaborazione 

con le Autorità di controllo che sorvegliano le 

operazioni, eseguono accurate analisi ed eventualmente 

allontanano materiali che non dovessero 

risultare idonei ad un futuro utilizzo. 

Le MPS potranno essere riutilizzate nell’ambito 

dei futuri lavori di costruzione evitando così di 

dover trasportare in città e poi smaltire tonnellate 

di materiale. Sono evidenti le ricadute 

positive per l’ambiente, per la città e per il sito 

medesimo. 

l 

The first carbon negative area in Milan 

The Milano area of the old abattoir is now subject to environmental 

regeneration works by the Italian specialist Armofer. Once the deconstruction 

works have been completed and the regenerable materials 

have been treated on site, will begin the new ARIA project, 

developed by the benefit company Redo SGR. The mission is regenerate 

spaces by disposing of plants and processes abandoned 

by previous industrial activities, demolishing old buildings and safeguarding 

those with historical value, first reclaiming the areas 

and soil from any polluting residues. The objective of Redo SGR 

and Armofer are maximum valorisation, recovery from a circular 

In questo cantiere 

l’associazione 

Giacimenti Urbani, 

con il progetto Miniere 

Urbane - Magazzini 

Desûs, ha selezionato, 

catalogato 

e recuperato arredi 

ed elementi 

architettonici. 

L’impianto mobile 

di frantumazione 

Powerscreen 

Premiertrack 330, 

fornito dalla Impianti 

Industriali, 

è caratterizzato 

da un alimentatore 

a grizzly a doppio 

stadio, tempi di messa 

in servizio ridotti 

e frantoio a velocità 

variabile. 


perspective and recycling wherever possible and sensible. In this 

workplace, Armofer recovers and revalues the iron, the natural 

stone once used for the vast paving, the urban and industrial furnishing 

elements present in the area, partly managed by the 

Giacimenti Urbani association. Armofer proposed “in situ” crushing 

to directly recover materials such as concrete, bricks and asphalt, 

as well as excavated earth, carefully screened, cleaned and regenerated. 

For these operations the company made use of the new 

Powerscreen Premiertrack 330 self-propelled crushing plant with 

a maximum hourly production of 280 tons/hour.

e tecnologie 






68 BIOWASTE Soluzioni 

ODORI DA CONCERIA 

ODORI DA CONCERIA 

BIOWASTE 

69 


Sotto la pelle 

L’industria conciaria è uno dei settori più antichi 

e si identifica con processi di trasformazione chimica. 

Va da sé che presenti un potenziale inquinante elevato 

Carne da macello e pelle da concia. Sono 

le materie prime che derivano dall’allevamento 

del bestiame.In particolare la 

pelle - ancora oggi uno dei materiali più lussuosi 

con cui si fabbricano prodotti di gamma elevata 

- richiede una lavorazione che consenta di stabilizzarne 

la struttura, conservandone le proprietà 

naturali e, tramite processi chimici, bloccarne 

la putrefazione. Ma tutto ciò comporta 

anche la diffusione di emissioni non solo odorigene. 

Panorama complesso 

Secondo i dati ARPA, in Italia sono presenti 2.400 

aziende conciarie, “concentrate all’interno di distretti 

specializzati per destinazione merceologica 

di prodotto (calzatura, pelletteria, abbigliamento, 

arredamento) e, di conseguenza, 

tipologia di lavorazione della pelle”. Ogni azienda, 

sulla base dell’articolo (o articoli) che produce 

ha una sua propria configurazione di impianto, 

in quanto manca un unico ciclo di lavorazione 

standardizzato. Quest’ultimo si differenzia oltre 

che per la tipologia di pelle lavorata, anche per 

l’articolo finale, i prodotti chimici utilizzati, le ricette 

e i metodi di lavorazione utilizzati. Il quadro 

normativo nazionale ed europeo è parecchio 

stringente ed è mirato a garantire che il processo 

di concia non sia dannoso per l’ambiente, 

dato che si hanno tre tipi di scarichi: in aria, in 

acqua e terra. La norma di riferimento è il Testo 

Unico ambientale, D.Lgs 152/2006. 

In modo particolare per le emissioni nell’aria, 

che qui vogliamo trattare, ci si attiene al DPR 

24 maggio 1988, n 203 “Attuazione delle direttive 

CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 

85/203 concernenti norme in materia di qualità 

dell'aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, 

e di inquinamento prodotto dagli impianti 

industriali, ai sensi dell'art.15 della legge 

16 aprile 1987, numero 183.” E successive modifiche 

ed integrazioni. 

Bisogna distinguere 

Sempre secondo l’ARPA, si hanno due tipi di 

emissioni: nel luogo di lavoro e verso l’ambiente 

in generale. Nel primo caso, si parla 

di odori, polveri derivanti da sostanze chimiche 

in polvere (concianti e agenti di tintura), 

solventi organici e polvere di pelle ma non 

esiste una quantificazione e sono previsti solo 

limiti di esposizione per alcune sostanze. In 

merito alle emissioni nell’ambiente sono disponibili 

dati generici per i COV (composti organici 

volatili N.d.R). Ma è la categoria degli 

idrocarburi alogenati che rappresenta un potenziale 

rischio ambientale. 

Questi vengo utilizzati nella fase dello sgrassaggio 

delle pelli di pecora. Esistono, e vengono 

applicati, sistemi di filtraggio a carboni 

attivi, ma non sono sufficientemente performativi. 

Anche gli odori non sono quantificabili. 

Nell’aria arrivano principalmente i solfuri dal 

reparto riviera e dal trattamento delle acque 

di scarico; l’ammoniaca dal riviera e dalla 

concia e post concia; il diossido di zolfo dalle 

operazioni di post concia; la polvere/particolato 

totale (deriva da movimentazione di sostanze 

chimiche, rasatura a secco, bottalatura 

e palissoni. 

Si tengano presenti anche le emissioni in aria 

dovute ai processi di incenerimento, in cui si 

deve tener conto in particolare dell'ossidazione 

del cromo (III) in cromo (VI) in condizioni 

particolari e delle emissioni organiche 

(PCDD/F, PAH). All’interno della UE, molti 

Paesi hanno alzato il livello cautelativo delle 

norme specifiche che sono fissati soprattutto 

per l’ammoniaca, idrogeno solforato, COV, 

particolato totale, monossido di carbonio e 

ossido di azoto. 

Pronto rimedio 

Le emissioni di conceria si sviluppano sia nel 

luogo di lavoro che nell’aria oltre il sito. 

Il particolato può essere abbattuto utilizzando 

filtri, cabine a velo d’acqua, apparecchiature 

per il dosaggio di sostanze chimiche e/o utilizzando 

prodotti che non contengano polvere 

(coloranti liquidi, agenti riconcianti liquidi). 

Peri solventi organici si sono rivelati efficaci 

gli abbattitori ad umido. Si impedisce la formazione 

di idrogeno solforato sottoponendo 

i liquori a un trattamento di ossidazione del 

solfuro con metabiosolfito di sodio o acqua 

ossigenata. E’ possibile poi ridurre gli odori 

posizionando degli aspiratori sopra i recipienti 

di lavorazione e migliorando il controllo del 

processo. Le emissioni di ammoniaca e di 

idrogeno solforato possono essere minimizzate 

con abbattitori a umido o bio-filtri. 

Infine, le emissioni di odori delle pelli grezze, 

possono essere controllate migliorando le 

condizioni di stoccaggio delle stesse. l 

Under the skin 

All’interno del luogo 

di lavoro si hanno polveri 

derivanti da sostanze 

chimiche, odori 

e solventi organici. 

Lavorare la pelle 

ha lo scopo 

di stabilizzarne 

la struttura 

e bloccarne 

la putrefazione. 


The leather industry is identified in chemical transformation processes 

with a high environmental impact. Tannery emissions occur in the work - 

place and to the environment. Organic solvents, halogenated hydrocarbons, 

particulate matter, hydrogen sulphide and ammonia are just some 

of these and can be reduced with filters, vacuum cleaners or bio-filters. 



70 BIOWASTE NEWS 

Tanto tanto biometano 

Eliana Puccio 

Tratterà 60 mila tonnellate di rifiuto umido e 30 mila di rifiuto 

vegetale e verrà realizzato dalla società di scopo Recos SpA, 

controllata da Iren e partecipata da Ladurner Ambiente 

Ladurner Enviro costruirà il nuovo impianto 

di digestione anaerobica di 

Saliceti, nel comune di Vezzano Ligure 

in provincia della Spezia, che servirà il Le - 

vante ligure. 80 milioni di euro è il valore del 

progetto premiato dal Ministero dell'Am - 

biente e della Sicurezza energetica con fondi 

del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, 

per 40 milioni di euro. Verrà realizzato 

e gestito da Recos SpA, la società di scopo 

controllata dalla multiutility Iren. Un'iniziativa 

premiata con 40 milioni dal Pnrr che va a 

completamento di un polo integrato per il 

trattamento e recupero dei rifiuti già iniziato 

nel 2015 con la proposta di revamping dell'impianto 

di produzione di CDR-CSS progettato 

e realizzato da Ladurner nel 2017. 

L'impianto tratterà 60 mila tonnellate di rifiuto 

umido (FORSU) e 30 mila di rifiuto vegetale 

e verrà realizzato dalla società di scopo 

Recos SpA, controllata da Iren e partecipata 

da Ladurner Ambiente. La capacità sarà ampiamente 

esaustiva. I lavori dovranno terminare 

entro il mese di marzo 2026. 

Un risparmio di 5mila tonnellate 

di petrolio 

"Il riconoscimento del Pnrr – ha commentato 

Andrea Silvestri, presidente e amministratore 

delegato del gruppo - premia l'attività di 

Ladurner Ambiente nello sviluppo di iniziative 

volte alla soddisfazione di bisogni primari, come 

la realizzazione di impianti per il trattamento 

dei rifiuti nel pieno rispetto della transizione 

ecologica e dell'economia circolare". 60 mila 

tonnellate di residui organici potranno essere 

trasformate ogni anno in 6 milioni di metri cubi 

di biometano in grado di soddisfare il fabbisogno 

di 10 mila auto o 160 autobus a metano, risparmiando 

5 mila tonnellate di petrolio equivalente 

di combustibile fossile, e di evitare emissioni di 

CO 2 per circa 11 mila tonnellate. Con altre 30 

mila tonnellate di sfalci e potature produrrà circa 

30 mila tonnellate di compost di qualità, un fertilizzante 

per l'utilizzo in agricoltura in sostituzione 

degli ammendanti chimici. l 

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72 

Marco Comelli 

ACQUE REFLUE 

Contaminanti 

emergenti, nuove 

tecniche di depurazione 

COVER STORY 

INQUINANTI 

I CE sono sempre più presenti nel ciclo dell’acqua e nei reflui 

urbani. Diventa quindi necessario applicare più fasi 

per la loro rimozione, a protezione dell’uomo e l’ambiente 

Sostanze chimiche, organiche ma anche 

inorganiche, che solo recentemente sono 

venute all’attenzione per la loro potenziale 

pericolosità. La loro caratteristica distintiva è 

di essere presenti nelle acque in concentrazioni 

ridotte e ad espletare il proprio effetto per accumulo. 

Come tali, sono difficili da rimuovere. 

Prodotti per la cosmesi e l’igiene personale, 

farmaci, pesticidi, ma anche micro e nanoplastiche, 

residui di fibre di carbonio e di vetroresina, 

e le sostanze prefluorate (PFAS), una serie 

tanto diversa di contaminanti, ognuno con un 

proprio tipo di azione sull’ambiente e sugli organismi 

viventi, tali che sono impossibili da affrontare 

con un unico metodo. 

Si insinuano e si depositano 

Si è scoperto di recente che alcuni di questi contaminati 

agiscono con modalità meccaniche, per 

esempio le microplastiche che intasano i condotti 

degli organismi o si accumulano negli organi 

(anche delle piante). Altri hanno una forma molecolare 

che inganna i recettori del sistema endocrino, 

come avviene per gli PFAS. I residui di 

fibre possono raccogliere elettrostaticamente 

microparticelle di metalli pesanti e portarle nell’organismo. 

I farmaci poi sono bioattivi. Gli antibiotici 

si accumulano negli organismi e portano 

alla microbioticoresistenza in tempi più lunghi 

ma con gli stessi effetti dell’antibioticoresistenza 

da somministrazione errata. È il caso del sulfametossazolo, 

che con l’amixicillina è l’antibiotico 

che si ritrova più spesso nelle acque superficiali. 

Il modo con cui i contaminanti emergenti, CE, 

entrano nel ciclo dell’acqua e nell’ambiente in 

generale è molto vario. Quasi tutto l’inquinamento 

da farmaci, circa il 90% del totale, arriva attraverso 

le deiezioni sia umane che animali, ma 

una quota difficilmente quantificabile viene dall’errato 

smaltimento dei farmaci scaduti, che arriva 

al 50% del totale dei farmaci prescritti. 

Nanoplastiche e altre particelle (residui degli 

pneumatici) vengono dal dilavamento delle strade 

urbane, il cui sistema di raccolta è quasi sempre 

lo stesso di quello dei reflui domestici. 

Gli PFAS derivano in gran parte dal loro utilizzo 

come impermeabilizzanti nei prodotti monouso 

e negli imballaggi, dopo il bando a quelli di pla- 


stica che non ne avevano bisogno, e dai processi 

di produzione e lavorazione industriale. I “nuovi” 

prodotti monouso con PFAS vengono per esempio 

ancora compostati e il residuo viene utilizzato 

come ammendante del terreno, per poi passare 

alle acque superficiali. 

Dal 2022 i certificatori secondo la norma EN 

13432 richiedono ai conferitori di monouso, come 

bicchieri, piatti e contenitori in carta e cartone, 

solo un’autocertificazione dell’assenza di PFAS. 

In teoria quindi a monte non potrebbero essere 

conferiti nella frazione umida. Su questo però il 

pubblico non è stato informato. Buona parte dei 

CE entra nell’ambiente passando per i depuratori 

dei reflui urbani che non riescono ad eliminarli 

perché non sono stati progettati per quello. La 

depurazione con batteri, per esempio, non intacca 

questi composti perché essi non sono biodegradabili. 

Per questo motivo è necessario aggiungere 

un quarto stadio dopo quello dedicato alla rimozione 

di azoto e fosforo. La depurazione quaternaria 

viene utilizzata di solito per la sterilizzazione, 

ossia l’abbattimento dei patogeni. Per i CE il problema 

maggiore è la diversità già ricordata degli 


INQUINANTI 

ACQUE REFLUE 

stessi, che costringe a realizzare sistemi a più 

stadi ognuno mirato per ogni classe di sostanze. 

Si può fare 

In termini generali, il primo metodo messo in 

campo per la depurazione quaternaria dei CE è 

il trasferimento del composto dall’acqua a un’altra 

fase che viene poi smaltita come rifiuto speciale. 

Un caso classico è l’adsorbimento su carboni 

attivi. Il refluo viene fatto passare attraverso 

il materiale, di solito sotto forma granulare con 

superficie porosa. I contaminanti di concentrano 

in pori più piccoli e vengono rimossi dall’acqua. 

Batteri capaci 

di degradare 

gli inquinanti 

a matrice 

oganica. 

73







74 ACQUE REFLUE 

INQUINANTI 

NEWS 

ACQUE REFLUE 

75 

Imballaggi 

e prodotti monouso. 

Gli PFAS, che sono 

utilizzati come 

impermeabilizzante, 

rientrano nella 

categoria dei CE. 

Acqua che non va sprecata ma valorizzata. 

È per questo che presso l’aeroporto di 

Venezia è in corso un programma di sviluppo 

sostenibile del Gruppo SAVE. 

Le attività relative al ciclo dell’acqua si focalizzano 

su due macroaree: depurazione delle acque 

reflue (attraverso un nuovo depuratore in 

sostituzione del precedente) che consente di 

trattare una portata media giornaliera di 1.155 

m 3 , ossia un volume annuo di acqua pari a 

420.000 m 3 ; e una attenta gestione delle acque 

meteoriche. 

Serenissimo!!! 

Lo scalo lagunare Marco Polo applica 

una gestione efficiente della risorsa idrica. 

In una logica di economia circolare 

Impianto 

di trattamento 

dei reflui 

industriali. 

Per ripulire 

le acque dai CE 

è necessaria una 

quarta fase 

di depurazione 

che varia 

a seconda del tipo 

di inquinante 

e relativa azione. 


Dopo un certo tempo, i carboni vengono rimossi 

e conferiti in discarica o, recentemente, sottoposti 

ad un processo di rigenerazione con ossidazione 

a ozono che ne permette il riutilizzo. Un altro metodo 

è quello della ultrafiltrazione a membrana. 

In entrambi i casi si sta sperimentando l’utilizzo 

degli ultrasuoni a determinate frequenze per concentrare 

i contaminanti e rendere più efficiente 

il trattamento. Gli ultrasuoni possono essere anche 

usati direttamente per la sonolisi, ossia la 

Emerging contaminants, new 

purification techniques 

Cosmetics and personal hygiene products, drugs, pesticides, but also micro 

and nanoplastics, carbon fiber and fiberglass residues, and per-fluorinated 

substances (PFAS), are Contaminants of Emerging Concern (CEC) a very 

different series of contaminants, each with its own type of action on the environment 

and living organisms is impossible to address with a single method. 

In general terms, the first method implemented for the quaternary 

purification of CECs is the transfer of the compound from water to another 

phase which is then disposed of as special waste. Using active carbon filters, 

contaminants concentrate in smaller pores and are removed from the water. 

The yield is not very high, around 28% with half an hour's application for 

some of the most common drugs, but by combining sonolysis with ozonation 

excellent results are obtained. Electrocoagulation applies a current between 

an anode and a cathode and causes flocculation, i.e. the aggregation of the 

CEs into particles or flakes, the former falling to the bottom and the latter 

floating. Both can then be removed. The experimental efficiencies are good 

and increase with the intensity of the current and the duration of the treatment, 

In heterogeneous photocatalysis a semiconductor, titanium oxide, 

absorbs light (visible and UB) light and promotes the formation of strongly 

oxidizing substances, Heterogeneous photocatalysis, being oxidative, works 

for many EC species, even simultaneously. 

rottura delle catene molecolari dei CE attraverso 

l’energia trasferita con onde acustiche in un liquido. 

Il rendimento non è molto elevato, intorno 

al 28% con applicazione di mezz’ora per alcuni 

dei farmaci più diffusi, ma combinando la sonolisi 

con l’ozonizzazione si ottengono risultati ottimi. 

Per esempio, con l’ozonizzazione a ultravioletti 

da sola (l’ozono si forma dall’acqua perché gli UV 

ne spezzano la molecola), un’ora di trattamento 

arriva a rimuovere l’82% del sulfametossazolo 

presente. Con l’aggiunta della sonolisi, grazie all’azione 

di concentrazione degli ultrasuoni, si arriva 

ad una rimozione pressoché completa. 

I metodi del futuro? 

Un procedimento già utilizzato per il trattamento 

dei reflui industriali, solo di recente applicato 

sperimentalmente a reflui sintetici (ossia non 

provenienti da impianti) contenenti farmaci, è 

l’elettrocoagulazione. 

Esso, con l’applicazione di una corrente tra un 

anodo e un catodo provoca la flocculazione, ossia 

l’aggregazione dei CE in particelle o fiocchi, le 

prime che ricadono sul fondo e i secondi galleggiano. 

Entrambi possono essere quindi rimossi. 

Le efficienze sperimentali sono buone e crescono 

con l’intensità della corrente e la durata del 

trattamento, anche se oltre un certo limite risulta 

efficace solo la durata del trattamento. 

Siamo invece agli inizi sulla fotocatalisi eterogenea 

in cui un semiconduttore, l’ossido di titanio, 

assorbe la luce (visibile e UVB) che promuove la 

formazione di sostanze fortemente ossidanti, 

capaci di degradare i CE sino alla mineralizzazione, 

ossia alla scomposizione negli elementi 

semplici, o rendendoli aggredibili dai microorganismi. 

La fotocatalisi eterogenea, essendo ossidativa, 

funziona per molte specie di CE, anche 

contemporaneamente. 

l 

Tutela e attenzione 

Con l’impianto di depurazione si può così riutilizzare, 

per usi non potabili, l’acqua proveniente 

dal processo di purificazione. Il reimpiego avviene 

per i servizi igienici del terminal passeggeri 

posti prima dei controlli di sicurezza, per scopi 

irrigui, per il raffreddamento della centrale di 

trigenerazione e per tutti i possibili utilizzi non 

potabili, consentendo circa il 30% di risparmio 

in acqua potabile. 

In merito alle acque meteoriche - e qui ci troviamo 

in zona particolarmente sensibile vista 

la posizione lagunare tra terraferma e mare 

– vengono valorizzate le acque di pioggia. 

Queste, che bagnano le aree pavimentate del 

sedime, sono sottoposte al trattamento di depurazione 

mediante innovativi impianti automatici, 

prima di venire immesse nei canali 

consortili ed in laguna. Qui il processo di trattamento, 

precedente allo scarico finale, avviene 

mediante 120 filtri capaci di assorbire 

tutte le sostanze di scarto, garantendo il raggiungimento 

della qualità richiesta. Il monitoraggio 

delle acque lagunari viene realizzato 

da SAVE, in collaborazione con ARPAV che verifica 

la qualità dei trattamenti. 

Sicurezza idraulica 

E’ presente anche un bacino di laminazione realizzato 

sempre da SAVE, e che ha una capacità 

di oltre 100.000 m 3 , che funge da raccoglitore 

delle acque meteoriche in caso di eventi straordinari, 

contribuendo a migliorare la sicurezza 

idraulica dello scalo e delle aree limitrofe. Questo 

intervento ha creato lo sviluppo di una biodiversità 

che sarà, un domani, integrata in un’Oasi 

di protezione più estesa. 

Al trattamento delle acque meteoriche si associa 

l’attività di sicurezza idraulica, che comprende 

in particolare il bacino di laminazione 

realizzato da SAVE in un’area agricola di 12 

ettari a Ca’ Noghera. Si tratta di una vasca naturale, 

con una capacità di oltre 100.000 m 3 , 

che funge da collettore di acque meteoriche 

in caso di eventi straordinari, contribuendo a 

migliorare la sicurezza idraulica anche dei territori 

limitrofi lo scalo. 

L’intervento ha favorito lo sviluppo della biodiversità, 

a tal punto da consentire di avviare l’iter 

per far diventare l’area parte di un’Oasi di 

Protezione più estesa, chiusa alla caccia e con 

particolari tutele ambientali dal punto di vista 

faunistico. 

l 










76 

COVER STORY 

ACQUE REFLUE 

DEPURAZIONE 

DEPURAZIONE ACQUE REFLUE 

77 

Impianto 


Milano 

Peschiera 

Impianto di San 

Rocco, periferia 

sud di Milano. 

Milano virtuosa 

Reti idrauliche e aree 

scolanti agli impianti 

di depurazione di Milano. 

Impianto 


Milano Nosedo 

Impianto di depurazione 

Milano San Rocco 

Dott.ssa Annalisa 

Gussoni – 

Pasa Labs srl 

Dott.ssa Flavia 

Ferorelli – 

Pasa Labs srl 

Fotografie: 

Arch.Cesare Salvetat – 

Comune di Milano 

Il sistema di depurazione del capoluogo lombardo 

è un esempio efficace di recupero di una risorsa 

preziosa sia per l’uomo che per l’ambiente 

La storia dei depuratori di Milano ha inizio nel 

1972 con la previsione di due impianti di depurazione, 

Chiaravalle e Gratosoglio, delle 

acque reflue della città su progetto dell’Ufficio 

Tecnico Comunale; un complesso iter amministrativo 

ed una serie di ricorsi giudiziari hanno 

fatto sì che passassero 30 anni perché i depuratori 

vedessero la luce. 

Gli archivi raccontano 

Il ritardo nella realizzazione degli impianti fu causa 

dell’emissione di un’infrazione comunitaria 

per la città di Milano riconosciuta come responsabile 

dell’inquinamento del fiume Po. 

La localizzazione dei due impianti era stata studiata 

sulla base delle caratteristiche idrografiche 

del territorio milanese che, nel corso dei 

secoli, si erano fortemente modificate: già nel 

XIII secolo i monaci Cistercensi dell’Abbazia di 

Chiaravalle, con una derivazione dalla Roggia 

Vettabbia, utilizzavano le acque “luride” di 

Milano che per tracimazione irrigavano un 

esteso comprensorio agricolo, coltivato per lo 

più a marcita: un sistema antesignano dell’odierna 

fitodepurazione. 

Le ulteriori modifiche morfologiche hanno creato 

una conformazione idrografica suddivisa in tre 

sottobacini scolanti facenti capo a corpi ricettori 

diversi e, precisamente: il bacino orientale che 

recapita nel Fiume Lambro Settentrionale, il bacino 

centro-orientale che recapita finale nella 

Roggia Vettabbia e nel Cavo Redefossi ed il bacino 

occidentale con recapito finale nel Colatore 

Lambro Meridionale. 

Tutto riparte da qui 

La costruzione dei due impianti di depurazione, 

Nosedo e San Rocco, ebbe finalmente inizio 

nell’anno 2000 a seguito dell’approvazione del 

progetto definitivo da parte del Commissario 

Straordinario per la realizzazione degli impianti 

di depurazione a Milano, Gabriele Albertini, con 

completamento dei lavori nei primi mesi del 

2005. Nel contempo fu ampliato ed adeguato il 

preesistente impianto di Peschiera Borromeo. 

Milano dispone di una rete fognaria, funzionante 

a gravità, con uno sviluppo pari a circa 1.550 km. 

Il 99% dei reflui della città sono inviati al servizio 

di depurazione per un totale di circa 250 milioni 

di m3/anno di acqua. L’efficienza del sistema depurazione 

è pari al 98% circa ed i limiti di scarico 

sono più restrittivi di quelli di legge. 

La capacità massima depurativa degli impianti 

realizzati infatti è pari a 2.550.000 Abitanti 

Equivalenti (AE), in particolare per Nosedo e San 

Rocco i valori sono rispettivamente 1.250.00 AE 

e 1.050.000 AE mentre per Peschiera Borromeo 

si attesta a 250.000 AE. 

Controllo imprescindibile 

Al fine di verificare la qualità delle matrici ambientali 

intorno agli impianti, il Commissario 

Straordinario, sulla base di prescrizioni ministeriali 

rilasciate in sede di Valutazione d’Impatto 

Ambientale, approvò, con i provvedimenti 50/02 

e 32/03, un fitto piano di monitoraggio, eseguito 

nel periodo compreso fra novembre 2005 e novembre 

2007. Il piano di monitoraggio prevedeva 

inoltre la gestione delle potenziali anomalie, progetto 

di bonifica e disinquinamento della falda 

in caso di contaminazione della stessa. 

Complementarmente alle analisi di tipo chimico 

atte a valutare il rischio ambientale, il piano di 

monitoraggio prevedeva anche delle analisi di 

tipo biologico (Livello di inquinamento espresso 

dai Macrodescrittori LIM e Indice Biotico Esteso 

IBE) per poter esaminare accuratamente eventuali 

effetti tossici per l’ecosistema. 

Al termine del primo anno di monitoraggio già 

le evidenze dell’impatto positivo dell’avvio del sistema 

di depurazione erano visibili sullo stato 

ecologico dei recettori. 

Stato 2001-2002 2005-2006 2006-2007 

ecologico (dati ARPA) (dati ARPA) (dati Comune di Milano) 

Vettabbia Pessimo Scadente Sufficiente Scadente Sufficiente 

Redefossi Pessimo Scadente Scadente Sufficiente 

Lambro 

Meridionale 

Pessimo 

Scadente 

Punti di forza del progetto di realizzazione dei 

depuratori sono stati: la velocità di esecuzione 

dei lavori, l’efficienza di depurazione del sistema 

complessivo ed il riutilizzo in agricoltura delle 

acque depurate. L'intero volume delle acque reflue 

in ingresso al Depuratore di Nosedo viene 

riutilizzato per scopo irriguo, servendo l’ampio 

territorio esteso a sud-est della città. Per quanto 

riguarda le acque in uscita dal Depuratore di 

Milano San Rocco, il riutilizzo agricolo interessa 

un territorio che si estende nel sud milanese fino 

alla provincia di Pavia. Non ultimo tra gli aspetti 

d’eccellenza l’inserimento paesaggistico degli 

impianti di Nosedo e San Rocco e la loro funzione 

di aggregazione sociale. 

l 

Virtuous Milan 

Depuratore 

di Nosedo (sudest 

di Milano): 

l’intero volume 

in entrata di 

acque reflue 

viene riutilizzato 

per scopo irriguo. 


The purification plants in Milan, Nosedo and San Rocco, were built between 

2000 and 2005. At the same time the pre-existing plant in Peschiera 

Borromeo was expanded. 

From a hydrographic point of view, the Milanese territory is divided into 

three drainage sub-basins belonging to different receiving bodies: each 

sub-basin is served by one of the three purifiers. 

99% of the city's wastewater is purified, approximately 250 million m3/year 

of water. The efficiency of the purification system is approximately 98% and 

the discharge limits are more restrictive than those required by law. The maximum 

purification capacity is equal to 2,550,000 Inhabitant Equivalents (AE). 

The monitoring plan carried out on the environmental matrices around the 

plants already showed the improvement in the ecological state of the receptors 

at the end of the first year. 

The strong points of the purifier construction project were: the speed of 

execution of the works, the overall purification efficiency, the reuse of purified 

water in agriculture, the landscape integration and the social aggregation 

function. 



e tecnologie 



78 ACQUE REFLUE Soluzioni 

RISPARMIO IDRICO 

Waterleau 

Intelligenza artificiale e acqua. Il consumo 

idrico dei data center è in forte aumento: 

vengono in aiuto i sistemi di raffreddamento 


Risorse idriche sempre più sfruttate e a 

A.I. in crescita. Le applicazioni come 

ChatGPT (e similari) sono altamente 

energivore ed è necessario utilizzare sistemi di 

raffreddamento a circuito chiuso per minimizzare 

il consumo di acqua nel settore. 

Secondo un articolo di The Telegraph, ogni comando 

dato all’A.I. consumerebbe un volume 

pari ad un bicchiere pieno d’acqua, che su 20 

operazioni equivarrebbe a mezzo litro del prezioso 

liquido. 

Riscaldamento globale e i diversi eventi siccitosi 

che si sono verificati nel 2023, non vengono 

in aiuto. 

Brrr che freddo 

Gli impieghi positivi dell’A.I. sono svariati ma 

bisogna sapere che il suo uso ha un impatto 

ambientale piuttosto pesante. Indispensabile 

quindi ottimizzare il consumo di acqua ai fini 

di raffreddamento dei data center con tecnologie 

a circuito chiuso. In questi casi, un 

refrigeratore costituisce la soluzione di raffreddamento 

primaria. “L’aria refrigerata ad 

acqua, viene distribuita mediante un circuito 

di raffreddamento costituito da un compressore, 

un evaporatore, un condensatore più 

Com puter Room Air Hander (CRAH): tutti 

componenti che forniscono aria raffreddata 

ai rack”. L’aria calda espulsa da qui, viene 

convogliata verso uno scambiatore di calore 

e di nuovo raffreddata prima di venire reimmessa 

nel circolo. 

Con questo sistema, che utilizza un volume 

fisso di acqua che ricircola, le perdite idriche 

sono al minimo. 

Aggrekko, specialista delle soluzioni energetiche 

e controllo della temperatura, avalla 

questa tecnologia, poiché i sistemi di raffreddamento 

a circuito chiuso consentono 

di raggiungere un ottimo WUE (efficacia 

dell’uso dell’acqua). 

Invece, nei sistemi standard a circuito aperto, 

dove troviamo un refrigeratore raffreddato 

ad acqua tramite una torre di raffreddamento, 

è necessaria una fornitura costante a causa 

dell’evaporazione, delle perdite e dello 

spurgo. 

Aggrekko è in grado di facilitare il passaggio 

ad un raffreddamento di questo tipo, fornendo 

una soluzione temporanea in sostituzione del 

vecchio sistema. Con la garanzia di continuità 

dell’attività. “Anticipando i tempi sul consumo 

di acqua, il settore può continuare a raccogliere 

i benefici dell’A.I. continuando a seguire una 

traiettoria di crescita sostenibile” ha dichiarato 

Billy Durie, Global Sector Head for Data Center 

di Aggrekko. 

l 


e tecnologie 



80 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni 

SPECIALE IFAT 

Busi, una scommessa 

su Ifat 2024 

Il peso del mercato 

internazionale è sempre 

più rilevante 

per il gruppo bresciano, 

che punta sulla nuova 

edizione per consolidare 

la crescita europea 

Eliana Puccio 


Busi Group, realtà italiana leader nelle 

soluzioni complete per l’igiene urbana, 

la raccolta, la compattazione e 

il trasporto dei rifiuti, parteciperà alla fiera 

IFAT 2024 di Monaco di Baviera (Germania), 

dove presenterà le migliori soluzioni per il waste 

management a brand OMB Technology, 

BTE e MEC. 

Busi Group solutions at IFAT 

Busi Group - the Italian leader in integrated solutions for city cleaning, collection, 

compaction and transport of waste - announces its participation in 

the IFAT 2024 exhibition in Munich (Germany), where it will present the best 

solutions for waste management under the brands OMB Technology, BTE 

and MEC. 

From 13 to 17 May 2024, the Busi Group awaits visitors, customers and friends 

at stand FM.812/1, located in the outdoor area. 

Among the group's solutions on display will be a side loader CMPL 8 system 

by OMB Technology for waste collection and +B Lid bins: this solution is very 

popular in some countries, such as Spain, because it optimises collection 

costs and significantly increases operator comfort compared to the doorto-door 

system, which is carried out with rear-loading compactors. 

Other solutions presented include "Legend" the OMB rear-loader system 

for waste collection and compaction installed on an electrically-powered 

vehicle and a small vehicle equipped with OMB's T-Rex system for carrying 

out door-to-door collection, as well as a truck with roll-off equipment and 

MEC crane. 

Dal 13 al 17 maggio 2024 il Gruppo attende visitatori, 

clienti e amici allo stand FM.812/1, situato 

nel cuore dello spazio esterno dedicato 

alla raccolta e trattamento dei rifiuti e all’igiene 

urbana e accanto alla zona delle demo live. 

“L’edizione 2024 di IFAT sarà strategica perché 

ci permetterà di consolidare le nostre relazioni 

in Europa, specialmente in Spagna, 

Francia, Svizzera e ampliare ulteriormente i 

nostri orizzonti. 

In vetrina 

Il mercato internazionale pesa ora circa il 

25% del fatturato” hanno dichiarato i fratelli 

Busi. Tra le soluzioni del gruppo in esposizione 

troveremo un sistema CMPL 8 di OMB 

Technology per la raccolta rifiuti laterale e i 

cassonetti +B Lid: questa soluzione è molto 

apprezzata in alcuni Paesi, come la Spagna, 

perché consente di ottimizzare i costi di raccolta 

e aumenta sensibilmente il comfort degli 

operatori rispetto al sistema con porta a 

porta, che viene svolto con compattatori a carico 

posteriore. 

Altre soluzioni presentate comprendono un 

sistema Legend a carico posteriore di OMB 

per la raccolta e compattazione dei rifiuti allestito 

su un veicolo ad alimentazione elettrica 

e un veicolo di piccole dimensioni allestito con 

sistema T-Rex di OMB per lo svolgimento della 

raccolta porta a porta e anche un camion con 

attrezzatura scarrabile e gru MEC. l 


e tecnologie 






82 VEICOLI&ALLESTIMENTI Soluzioni 

CIRCOLARITÀ 

CIRCOLARITÀ 

VEICOLI&ALLESTIMENTI 

83 

Cambiamento in atto 

Operatore Dimensioni Dotazione 

aziendali tecnologica 

Demolitore Medio-piccola Basica 

Centro Grande Intermedia/ 

di trattamento 

Avanzata 

Centro Medio grande Avanzata 

di recupero 

Per i veicoli termici, questa ripartizione è soddisfacente 

dal punto di vista della sostenibilità 

economica per tutte e tre le tipologie di operatori. 

I demolitori smontano i veicoli, poi passano 

i rottami compressi ai centri di trattamento, 

che li triturano separando i diversi 

materiali, che infine finiscono ai centri di recupero 

che appunto estraggono la materia 

prima seconda. 

Tutti hanno un bilancio costi/ricavi favorevole. 

Lo studio dell’UniSalento parte dalla domanda 

se questo modello stia ancora in piedi per gli 

EV, e in particolare se i demolitori saranno ancora 

in grado di estrarre valore con le proprie 

tecnologie, quale sia il migliore equilibrio tra 

ricavi, recupero e riuso di componenti e recu- 

pero di materia, e infine se i centri di recupero, 

alla fine della catena riusciranno ad estrarre 

valore sufficiente dai rottami tale da compensare 

i costi. Dalla risposta a queste domande 

derivano diversi scenari, indipendentemente 

da come il quadro potrebbe cambiare con il 

nuovo regolamento. Oggi per i termici il valore 

ottenuto dal reimpiego dei componenti, quello 

di una tonnellata di rottame e la percentuale 

del peso del veicolo in componenti reimpiegati, 

varia molto a seconda della collocazione geografica 

del centro e anche da un centro all’altro. 

Si va da massimi di 840 euro di componenti, 

227 euro a tonnellata e il 13,26% a 

minimi di 400, 170 e 8%. I valori medi sono 598, 

193 e 10. 

L’esempio concreto 

Vista la varianza, UniSalento ha preferito esaminare 

il caso reale di una Fiat 500 termica e 

della sua versione elettrica, e poi effettuare la 

comparazione del solo valore come rottame 

tra un termico ed un elettrico di pari classe in 

due segmenti, una BMW 128 ti a benzina con 

Uno studio dell’Università del Salento 

mette a confronto i ricavi dal riciclo 

di auto termiche ed elettriche. Risultato, 

con le tecnologie attuali il riciclo 

delle seconde rischia di non essere 

economicamente sostenibile 

Marco Comelli 

Il mondo del riciclo dell’auto sta attraversando 

un periodo di cambiamenti. Da una parte 

è in discussione a livello europeo il nuovo 

regolamento che sostituirà la precedente normativa, 

una direttiva, risalente al 2000, incorporando 

anche la Direttiva 2005/64/CE che norma 

l’omologazione dei veicoli a motore. 

Quest’ultima parte permetterà di spingere i 

costruttori ad adottare metodi di progettazione 

e produzione conformi a criteri di riutilizzabilità, 

riciclabilità, recuperabilità e rigenerabilità 

(le 4R) dei componenti e dei materiali. In questo 

momento il regolamento è fermo alla fase 

di consultazione ed è praticamente impossibile 

che entri in vigore nella sua interezza prima 

della fine degli anni ’20. 

Una filiera già autonoma 

Un altro cambiamento, già in atto, è la transizione 

da motorizzazioni a combustione interna 

e quelle più o meno elettrificate. Anche senza 

nuove normative, gli operatori del riciclo si troveranno 

nei prossimi anni di fronte ad un numero 

crescente di veicoli di questo tipo da riciclare, 

sia a fine vita “naturale” che per incidenti 

e guasti gravi. Cosa voglia dire questo dal punto 

di vista tecnologico e della sostenibilità economica 

del settore è oggetto di studio sul campo 

in tutto il mondo. Ricordiamo, infatti, che oggi 

il riciclo dell’auto è già un settore virtuoso e autonomo 

dal punto di vista economico. In altre 

parole, gli operatori della filiera stanno in piedi 

da soli, senza contributi pubblici, a parte alcuni 

componenti di raccolta obbligatoria. Uno studio 

del CoreLab dell’Università del Salento, commissionato 

da EcoEuro, società di consulenza 

e software specializzata nel riciclo automotive, 

ha provato ad effettuare un’analisi - basandosi 

su case study -in cui ha messo a confronto il 

riciclo di un veicolo a motore a combustione 

con la sua versione elettrica o con un pari classe 

elettrico. Il modello di business attuale del 

settore si basa su tre livelli di operatori 


IFAT 

13-17 Maggio 

Monaco 

STAND 

FM.812/1 


LEADER NELLE SOLUZIONI INTEGRATE PER 

IGIENE URBANA E RACCOLTA, COMPATTAZIONE E TRASPORTO RIFIUTI 

www.busigroup.it

84 VEICOLI&ALLESTIMENTI 

CIRCOLARITÀ 

una Tesla Model 3, e una Fiat 500X a benzina 

con una BMW i3.Per semplicità affidiamo l’illustrazione 

delle comparazioni ad una serie 

di tabelle. Avvertiamo solo che per quanto riguarda 

la batteria degli EV, non esiste ancora 

una regolamentazione sulla commercializzazione 

di quelle recuperate, per cui è stata 

esclusa dall’analisi. Idem per quanto riguarda 

il suo trattamento come rottame. 

Realizzo da reimpiego 

Modello N. % Ricambi N. ricambi Valore Realizzo 

ricambi vendibili vendibili ricambi usato € 

usati € 

Benzina 465 15 70 6.639 664 

Elettrico 415 15 62 4.679 468 

Variazione su realizzo -204 (-29,52%) 

Realizzo da rottame (esclusa batteria, peso 300 kg) 

Modello Peso (kg) Valore rottame /€/ton) Valore (€) 

Benzina 980 200 196 

Elettrico 1365-300 200 213 

Differenza +17€ (+ 8,7%) 

Ed ecco le altre due comparazioni. Anche in questo caso viene esclusa 

la batteria 

Modello Peso (kg) Valore rottame (€/ton) Valore (€) 

BMW i3 1270 – 250 200 204 

FIAT 500X 1430 200 286 

Differenza -82(-29%) 

Modello Peso (kg) Valore rottame (€/ton) Valore (€) 

Tesla Model 3 1765 – 479 200 257,2 

BMW 128 ti 1520 200 304 

Differenza -46,8 (-15%) 

Un’analisi rapida dei dati constata che a livello 

di demolitore un EV presenta minori 

opportunità di ricavo, sia per il minor numero 

di ricambi rivendibili che per la minore massa 

del rottame. 

Contribuisce anche l’assenza del catalizzatore, 

una parte pregiata. Gli EV contengono 

una maggiore quantità di materie prime critiche, 

che però richiedono tecnologie più 

avanzate con un potenziale ricavo che deve 

ancora essere dimostrato e che compensi i 

maggiori costi di recupero. Insomma, per 

come sono fatti oggi gli EV e con l’attuale 

maturazione e diffusione delle tecnologie di 

recupero, il riciclo dell’elettrico rischia di non 

essere remunerativo. 

l 


Change in progress 

The world of car recycling is going through a period 

of change. A regulation is being currently discussed 

at European level which will replace the previous 

legislation, a directive dating back to 2000, and also 

incorporating Directive 2005/64/EC which regulates 

the approval of motor vehicles. Another change, already 

underway, is the transition from internal combustion 

engines to more or less electrified ones. 

Even without new regulations, recycling operators 

will find themselves faced with a growing numberof 

EVs to be recycled in the coming years, either at 

the "natural" end of their life or due to accidents 

and serious breakdowns. What this means from 

the technological and economic sustainability point 

of view of the sector has been studied by the 

CoreLab of the University of Salento, that attempted 

to carry out an analysis based on case studies comparing 

the recycling of a combustion engine vehicle 

with its electric version or with an electric peer. 

The current business model of the sector is based 

on three levels of operators. The dismantlers of vehicles, 

that pass the compressed scrap to the treatment 

centers, which shred it, separating the different 

materials, which finally end up at the recovery 

centers which extract the secondary raw material. 

Everyone has a favorable cost/income balance. 

UniSalento examined the real case of a thermal 

Fiat 500 and its electric version, and then carry out 

the comparison only of the value as scrap between 

a petrol BMW 128 ti and a Tesla Model 3, and a petrol 

Fiat 500X with a BMW i3. In Italy, there is still 

no regulation on the marketing of recovered EV batteries, 

so they were excluded from the analysis. 

Ditto regarding their treatment as scrap. 

A quick analysis of the data in the tables shows that 

at the dismantling level an EV presents fewer revenue 

opportunities, both due to the lower number 

of resellable spare parts and the lower mass of the 

scrap. EVs contain a greater quantity of critical raw 

materials, but these require more advanced technologies 

with revenue potential that has yet to 

be proven to offset the higher recovery costs. In 

short, given how EVs are made today and with the 

current maturation and diffusion of recovery technologies, 

electric vehicles recycling risks not 

being profitable. 


La manifestazione 

internazionale 

di riferimento 

per gli operatori 

del settore idrico, 

arriva per la 

17° edizione 

in Puglia. 

Un’area espositiva 

per toccare con 

mano le soluzioni 

tecnologiche più 

innovative. 

Un ricco programma 

di convegni e 

seminari su: 

• digitalizzazione 

• trattamento e riuso 

delle acque reflue 

• potabilizzazione 

• desalinizzazione 

• utilizzo dei fanghi 

• aggiornamenti 

normativi e tecnici 

Segreteria organizzativa 

Main Media Partner 


Nuova Fiera del Levante, Bari 

info@mirumir.it | accadueo.com

e tecnologie 



9 

86 

Soluzioni 

VEICOLI&ALLESTIMENTI 

NEWS 

LA RIVISTA TECNICA 

SULL’ECONOMIA CIRCOLARE 

Anno VIII 

Maggio 





Riciclo veicoli, che passione! 

Gruppo Autodemolizione Pollini insieme 

a Zebra e Progetto6 per migliorare 

il trattamento dei VFU. E non solo 

Irene Boschi 

Gruppo Autodemolizione Pollini, azienda 

italiana specializzata nel riciclo di veicoli 

fuori uso, ha ridotto il numero delle interruzioni 

operative del 20% e ottimizzato del 

10% il tempo impiegato per risolverle. Questo 

consente sia risparmi annuali, sia una maggiore 

soddisfazione degli operatori. In precedenza, 

per il processo di etichettatura, gli operatori di 

magazzino di Gruppo Autodemolizione Pollini 

disponevano di dispositivi nati per il mercato 

consumer, modalità che richiedeva sia costi 

maggiori che poca produttività. "Eravamo alla 

ricerca di dispositivi resistenti, facili da usare e 

all-in-one, per poter coprire senza interruzioni 

nell'operatività, un intero turno di lavoro" ha dichiarato 

Giacomo Pollini, titolare di Gruppo 

omonimo. "Anche la possibilità di gestire i dispositivi 

- e fornire assistenza - da remoto era 

di fondamentale importanza per noi, oltre alla 

capacità di scansione a lungo raggio per la lettura 

veloce e affidabile di codici a barre e connettività 

Wi-Fi adeguata alle nostre esigenze". 

È stato scelto Progetto6 

È Business Partner e Registered ISV Partner di 

Zebra specializzato in Identification Technology, 

Industria 4.0. I palmari consumer, utilizzati dagli 

operatori in prima linea, sono stati sostituiti con 

computer robusti di livello enterprise di Zebra, 

con mobile computer TC57x, dotati di connettività 

Wi-Fi e cellulare. "Zebra e Progetto6 hanno 

dato un contributo prezioso all'impegno verso 

la sostenibilità di Gruppo Autodemolizione 

Pollini, migliorando le attività operative, l'efficienza 

dei dispositivi e le prestazioni", ha spiegato 

Enzo Tumminaro, General Manager, Italy, 

Zebra Technologies. 

l 

*IVA assolta dall’editore 

ISSN 2610-9069 

Casa Editrice 


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772610 906904 


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Waste n. 30 maggio 2024

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