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ML 2 2024 - Web_temporaneo

Il proliferare di norme sempre più restrittive che a vario titolo si occupano di sostenibilità rende sempre più complessa la gestione della transizione ecologica da parte delle aziende. In un panorama che si fa sempre più articolato non è più pensabile affidarsi ad azioni sporadiche o a una brillante comunicazione (sulla quale peraltro pendono nuove limitazioni) ma è necessario un approccio sistemico, organizzato, basato su una strategia perfettamente integrata con gli obiettivi aziendali. Un approccio che coinvolga tutti gli elementi dell’azienda, dai C-level a ogni operativo in organico. In questo contesto, il bilancio di sostenibilità emerge come uno strumento fondamentale per guidare le aziende in questa profonda e difficile trasformazione.

Il proliferare di norme sempre più restrittive che a vario titolo si occupano di sostenibilità rende sempre più complessa la gestione della transizione ecologica da parte delle aziende. In un panorama che si fa sempre più articolato non è più pensabile affidarsi ad azioni sporadiche o a una brillante comunicazione (sulla quale peraltro pendono nuove limitazioni) ma è necessario un approccio sistemico, organizzato, basato su una strategia perfettamente integrata con gli obiettivi aziendali. Un approccio che coinvolga tutti gli elementi dell’azienda, dai C-level a ogni operativo in organico. In questo contesto, il bilancio di sostenibilità emerge come uno strumento fondamentale per guidare le aziende in questa profonda e difficile trasformazione.

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makinglife | aprile <strong>2024</strong> | numero due<br />

OSSERVATORIO SOSTENIBILITÀ<br />

PharmaFuture & Health


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INDICE<br />

Commenti<br />

Pharma Novel<br />

01 02 03<br />

Pharma e Green Deal<br />

Una drammatica spirale<br />

L’epidemia di solitudine<br />

Svegliatevi Life Science!<br />

6<br />

8<br />

10<br />

Sustainable World<br />

14<br />

Il Pharma e le attese<br />

di sostenibilità<br />

Cambio di paradigma<br />

per il Green Deal<br />

18<br />

20<br />

4


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Osservatorio sostenibilità<br />

Analyses & Perspectives<br />

Finance<br />

04 05 07<br />

Pharmatelling<br />

Green Pharma<br />

La transizione<br />

ecologica secondo Eipg<br />

Il Pharma europeo<br />

abbraccia il Green Deal<br />

Eco Pharma<br />

Regolamentare la<br />

transizione<br />

24<br />

30<br />

34<br />

38<br />

42<br />

Oltre la compliance<br />

Sostenibile dalle radici<br />

alle foglie<br />

Una bussola<br />

per la sostenibilità<br />

A serious game<br />

46<br />

50<br />

52<br />

54<br />

06<br />

Spyglass<br />

M&A 2023<br />

Mercato Biotech<br />

Recordati da record<br />

56<br />

58<br />

60<br />

64<br />

Un’equazione che<br />

diventa possibile<br />

Tra sostenibilità e<br />

sicurezza<br />

Raggi-X per la<br />

sterilizzazione<br />

Chi sale e chi scende<br />

70<br />

74<br />

78<br />

80<br />

5


Una<br />

drammatica<br />

spirale<br />

Cristiana Bernini<br />

Tra le innumerevoli<br />

“Giornate internazionali<br />

per…”, una rischia di<br />

passare sotto silenzio.<br />

Eppure, soprattutto nel<br />

periodo storico che stiamo<br />

vivendo nella parte del<br />

Globo che ci è più vicina,<br />

meriterebbe un’attenzione<br />

particolare.<br />

Istituita dall’Assemblea<br />

Generale delle Nazioni<br />

Unite nel 2001, ricorre il<br />

6 novembre la Giornata<br />

internazionale per<br />

la prevenzione dello<br />

sfruttamento dell’ambiente<br />

in guerra e nel conflitto<br />

armato. Con l’attenzione<br />

giustamente focalizzata<br />

sui bilanci immediati dei<br />

conflitti, la questione<br />

ambientale viene spesso<br />

sottovalutata ma l’impatto<br />

che le guerre – e tutto<br />

ciò che implica la loro<br />

preparazione – hanno<br />

sull’ambiente è una vera<br />

catastrofe nella catastrofe.<br />

Uso di armamenti,<br />

costruzione di<br />

infrastrutture belliche,<br />

incremento di emissioni<br />

dovute ai veicoli militari e<br />

all’allungamento delle rotte<br />

dei voli civili causato dalla<br />

chiusura degli spazi aerei,<br />

aree disseminate da mine<br />

e ordigni inesplosi, incendi<br />

boschivi conseguenza<br />

diretta dei combattimenti,<br />

contaminazione di<br />

aria, acqua e suolo<br />

da sostanze chimiche<br />

pericolose fino alla<br />

ricostruzione postbellica<br />

delle infrastrutture civili<br />

danneggiate e distrutte:<br />

sono tutti fattori che<br />

impattano gravemente<br />

sull’ambiente, causando<br />

danni che persistono ben<br />

oltre la cessazione delle<br />

ostilità, con conseguenze<br />

incalcolabili su salute,<br />

sicurezza alimentare,<br />

accesso alle risorse e<br />

sviluppo sostenibile delle<br />

popolazioni colpite e<br />

sull’equilibrio climatico<br />

globale.<br />

Per avere un’idea della<br />

portata del problema<br />

ci vengono in aiuto<br />

alcuni studi recenti<br />

sui due conflitti a noi<br />

geograficamente più vicini.<br />

Secondo<br />

i dati del<br />

Report<br />

rapporto<br />

“Climate<br />

damage<br />

caused by<br />

Russia’s<br />

war in<br />

Ukraine”<br />

elaborato dall’iniziativa di<br />

GHG Accounting of war,<br />

presentati nel dicembre<br />

del 2023 a Dubai durante<br />

la conferenza delle Nazioni<br />

Unite sui cambiamenti<br />

climatici (Cop 28), il<br />

conflitto russo-ucraino ha<br />

conseguenze devastanti<br />

per l’ambiente, con effetti a<br />

lungo termine difficilmente<br />

stimabili. Basti pensare che<br />

in 18 mesi di guerra sono<br />

state disperse in atmosfera<br />

150 milioni di tonnellate<br />

di emissioni di anidride<br />

carbonica e di altri gas serra<br />

implicabili direttamente al<br />

conflitto, l’equivalente dei gas<br />

climalteranti totali emessi<br />

6


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

nello stesso periodo di tempo<br />

da un Paese industrializzato<br />

come il Belgio, con una<br />

stima economica dei costi<br />

ambientali legati alla<br />

distruzione generata dalla<br />

guerra che superano –<br />

secondo il rapporto – i 52<br />

miliardi di euro.<br />

Un altro studio pubblicato<br />

su Social<br />

Studio<br />

Science<br />

Research<br />

Network<br />

situazione<br />

nel conflitto<br />

israelopalestinese:<br />

nella striscia di Gaza,<br />

l’offensiva israeliana avrebbe<br />

causato nei primi due mesi<br />

di guerra l’emissione di<br />

oltre 280mila tonnellate<br />

di CO2 equivalente (dato<br />

peraltro sottostimato,<br />

secondo gli esperti, perché<br />

non sono state incluse le<br />

emissioni di gas metano<br />

e dell’intera catena di<br />

approvvigionamento<br />

bellico che porterebbero<br />

a superare i due milioni<br />

di tCO2e). Le emissioni di<br />

carbonio conseguenti alla<br />

ricostruzione potrebbero<br />

superare i 30 milioni di tCO2e.<br />

Questo in tempo di guerra,<br />

ma in tempo di pace?<br />

L’impronta ecologica<br />

complessiva del settore<br />

bellico può essere solamente<br />

stimata<br />

Articolo<br />

(nell’articolo<br />

“The carbon<br />

boot-print of<br />

the military”<br />

viene<br />

approfondita<br />

la questione), infatti le<br />

emissioni di gas serra<br />

dovute al comparto militare<br />

non sono di dominio<br />

pubblico (il perché viene<br />

spiegato<br />

nell’articolo Articolo<br />

“How the<br />

world’s<br />

militaries<br />

hide their<br />

huge<br />

carbon<br />

emissions”<br />

e non sono considerate<br />

dai trattati sul clima.<br />

Tuttavia, i ricercatori<br />

valutano che tali emissioni<br />

possano rappresentare il<br />

5% di quelle globali, più<br />

dell’aviazione civile e della<br />

navigazione marittima<br />

messe insieme e senza<br />

tenere in considerazione i<br />

picchi di emissioni dovute<br />

dai conflitti.<br />

Il dato fa Report<br />

riflettere.<br />

Secondo<br />

il report<br />

2023 “GHG<br />

emissions<br />

of all world<br />

countries”<br />

pubblicato dalla<br />

Commissione europea, le<br />

emissioni globali di gas<br />

serra nel 2022 (escluse<br />

le emissioni dovute a<br />

foreste e uso del suolo<br />

LULUCF, dice il report, ma<br />

anche al settore bellico,<br />

aggiungiamo, stante quanto<br />

riportato sopra) hanno<br />

raggiunto le 53,8 GtCO2e<br />

(miliardi di tonnellate di<br />

CO2 equivalente). Cina,<br />

Stati Uniti, India, UE27,<br />

Russia e Brasile sono stati<br />

i sei maggiori emettitori di<br />

gas serra a livello mondiale<br />

nel 2022. E se la Cina ha<br />

contribuito alle emissioni di<br />

gas climalteranti per il 29,2%,<br />

gli Stati Uniti per l’11,2%,<br />

l’India per il 7,3% e l’EU27<br />

per il 6,7%, prima di arrivare<br />

al 4,8% della Russia è<br />

necessario collocare il settore<br />

bellico. Insomma, stando a<br />

stime prudenziali, al quinto<br />

posto di questa classifica si<br />

colloca l’industria mondiale<br />

della guerra, non male per<br />

un comparto per il quale nel<br />

2022 è stato allocato il 2,2%<br />

del Pil mondiale (le spese<br />

militari, secondo il report<br />

2023 del Sipri – Stockholm<br />

international<br />

peace<br />

Report<br />

research<br />

institute<br />

– hanno<br />

raggiunto i<br />

2.240 miliardi<br />

di dollari<br />

D’altra parte, il<br />

peggioramento della crisi<br />

climatica e il conseguente<br />

depauperamento delle<br />

risorse generano instabilità<br />

e insicurezza geopolitica<br />

che inevitabilmente<br />

sfociano in conflitti<br />

armati che a loro volta,<br />

tra le altre conseguenze,<br />

contribuiscono ad<br />

aumentare l’emissione di<br />

gas climalteranti, in una<br />

drammatica spirale che<br />

coinvolge tutto il nostro<br />

pianeta.<br />

7


8<br />

L’epidemia<br />

di solitudine<br />

Una malattia sociale<br />

per la quale ancora<br />

non c’è un vaccino<br />

Antonio Maturo<br />

Professore di Sociologia della Salute<br />

Università di Bologna, Campus della Romagna<br />

Nel maggio del 2023 un articolo sul New York Times della<br />

più alta carica sanitaria degli Stati Uniti, il General Surgeon,<br />

ottenne risonanza su tutti i giornali del mondo. In questo suo<br />

articolo il Dr. Vivek Murthy, sulla scorta di evidenze scientifiche,<br />

dichiarò: “La solitudine uccide come fumare 15 sigarette<br />

al giorno”. In effetti, la solitudine è correlata a ictus, infarto,<br />

diabete, obesità e, ovviamente, depressione. La solitudine è<br />

anche spesso all’origine di comportamenti violenti e quindi<br />

non fa male solo a se stessi, ma pure agli altri. Non fu quindi<br />

un’affermazione solo a effetto quella dello studioso. Fu semplicemente<br />

la constatazione di un dato di fatto. La solitudine<br />

fa male e non è una novità.<br />

Proprio in questi ultimi mesi, in Italia, viene rappresentata a<br />

teatro un’opera dal titolo intrigante: Il Ministero della Solitudine.<br />

La mette in scena la compagnia lacasadiargilla che<br />

così la descrive: “Come si classifica una persona sola? C’è un<br />

‘sussidio di solitudine’? In cosa consiste e chi ne ha diritto?<br />

Con cosa bisogna coincidere per essere definiti soli e dunque<br />

appartenere a una categoria riconosciuta? È lo scandalo della<br />

solitudine. È l’affollamento degli assenti nelle nostre vite,<br />

siano essi vivi, deceduti, spettri o la nostra moltitudine degli<br />

incontri mancati”. Il riferimento al sussidio non è casuale, infatti<br />

questo ministero esiste davvero in Gran Bretagna, dal<br />

2018. Il ministero alla Solitudine inglese si occupa di tre tematiche:<br />

riduzione dello stigma rispetto a chi è solo (single,<br />

ad esempio), conoscenza rispetto alle situazioni che generano<br />

solitudine e valutazione dell’impatto degli interventi contro<br />

la solitudine.<br />

Ma come siamo diventati un Paese di persone sole? Spiega<br />

l’Istat nel suo rapporto su “Il futuro della popolazione” del<br />

2022 che l’invecchiamento della popolazione, con l’aumento<br />

della speranza di vita, genera un maggior numero di persone<br />

sole (vedove per lo più); il prolungato calo della natalità incrementa<br />

le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità<br />

coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di<br />

legami di coppia, determina un numero crescente di individui<br />

e genitori soli. Nonostante si pensi che gli italiani siano un<br />

popolo di persone aperte e amichevoli, il 13,5% degli italiani<br />

nel 2015 dichiarava di non avere una persona alla quale chiedere<br />

aiuto in un eventuale momento di bisogno (Eurostat).<br />

Non sorprende quindi che circa tre milioni di persone in Italia<br />

affermino di non avere una rete di amici (Rapporto annuale<br />

Istat del 2018). Forse siamo meno aperti di quanto vogliamo<br />

far credere, noi italiani.<br />

A livello globale le cose non migliorano. Secondo un sondaggio<br />

Gallup del 2023, un quarto delle persone al mondo si sente<br />

solo. Con il Covid le cose sono infatti andate anche peggio.<br />

Oggi, il senso di solitudine dilaga e purtroppo sono i giovani a<br />

esserne maggiormente colpiti, come testimoniato da numerose<br />

ricerche fatte in Italia e all’estero.<br />

Tuttavia, gli psicologi ci invitano a una maggiore precisione.<br />

La solitudine va scomposta. Ci sono infatti diversi tipi di solitudine.<br />

Ma prima definiamola: “La solitudine è un senso di


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

disagio soggettivo di mancanza o perdita di compagnia. Si<br />

manifesta quando c’è uno scollamento tra la quantità e la<br />

qualità delle relazioni sociali desiderate ed effettive” (definizione<br />

maggiormente in uso nella psicologia sociale, proposta<br />

da Perlman e Peplau nel 1981). Lungo questa scia, possiamo<br />

menzionare almeno tre tipi di solitudine:<br />

solitudine emotiva: l’assenza di relazione significative (per<br />

lo più la relazione sentimentale);<br />

solitudine sociale: percezione di un deficit nella qualità<br />

delle proprie relazioni sociali;<br />

solitudine esistenziale: il sentimento di separazione tra il<br />

proprio mondo interno e gli altri.<br />

Inoltre, la solitudine può essere temporanea (andare e venire),<br />

situazionale (si manifesta solo in certi momenti, ad esempio<br />

nei fine settimana e durante le festività), cronica (c’è sempre).<br />

Ma a dire il vero gli psicologi si sono sbizzarriti e menzionano<br />

tanti altri tipi di solitudine come quella riferita a “situazioni<br />

nuove”, di cui si può fare esperienza se ci si trasferisce in una<br />

città nuova, appunto, oppure la “no-time-for-me loneliness”<br />

che si avverte quando sembra che i nostri amici non abbiano<br />

più tempo per noi, per vari motivi (propria famiglia, lavoro),<br />

oppure anche la solitudine hikikomori, solitudine che a prima<br />

vista sembra una scelta. Per peggiorare le cose, la solitudine<br />

è una condizione anche stigmatizzata socialmente e quindi<br />

è difficile uscirne. Infatti, per una coppia è molto più semplice<br />

moltiplicare le proprie connessioni sociali che per un/una<br />

single. Hanno, a livello statistico, il doppio di possibilità e a<br />

livello sociale maggiore facilità. Si arriva quindi al paradosso<br />

che per avere connessioni si deve fingere di non essere soli,<br />

cosa a dire il vero più facile a dirsi che a farsi.<br />

Alcune persone riescono a vivere abbastanza bene pur avendo<br />

pochi contatti sociali. È il caso dei solitari. La solitudine<br />

di un solitario probabilmente è leggermente più lieve di quella<br />

di una persona che ama i contatti sociali e che li perde<br />

improvvisamente. In effetti, anche in inglese si distingue tra<br />

lonely (solitario) e alone (solo).<br />

Una possibilità per ricrearsi dei legami affettivi e amicali<br />

sono i social network. Così come le app per gli appuntamenti.<br />

Tuttavia, talvolta sembra che i loro effetti siano perversi.<br />

Molte persone sono deluse dalle app per gli appuntamenti<br />

– guarda caso soprattutto le giovani donne: proprio la categoria<br />

sociale dove la solitudine è più in crescita. Difficile trovare<br />

un rimedio chiaro e definitivo per la crescita della solitudine.<br />

Certamente le nostre istituzioni dovrebbero stimolare luoghi<br />

di socializzazione, magari non immediatamente vissuti come<br />

tali. Un esempio che rasenta il banale potrebbe essere lo<br />

sport. Attraverso lo sport si crea legame sociale. Il padel per<br />

esempio è divenuto un forte fenomeno sociale, totalmente<br />

inaspettato, nel quale le persone hanno moltissime possibilità<br />

di fare nuove conoscenze. O forse il suo successo è dovuto<br />

proprio a questo: segno che la solitudine è un problema sociale<br />

davvero preoccupante.<br />

9


È primavera,<br />

svegliatevi<br />

lifesciences!<br />

Alfredo Colella | Marketing & Digital Strategy MakingLife<br />

10


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

April is the cruellest month, scriveva<br />

T.S.Eliot in The Waste Land. Noi, in<br />

MakingLife, dissentiamo: il mese di<br />

aprile apre una stagione di grandi<br />

novità che rappresentano l’avvio di<br />

percorsi importanti per noi e (speriamo)<br />

anche per voi che ci leggete e che ci<br />

seguite sui nostri canali.<br />

A proposito: gli iscritti alla nostra<br />

newsletter hanno<br />

superato la soglia Registrati qui<br />

dei 10.000 utenti<br />

registrati, con dati di<br />

lettura sempre più<br />

elevati (e se non lo<br />

avete ancora fatto,<br />

registratevi con<br />

questo QR Code ).<br />

Vogliamo ringraziarvi per la fiducia che<br />

ci accordate ogni giorno, e anche per<br />

questo vogliamo condividere con voi le<br />

principali attività che caratterizzano la<br />

primavera di MakingLife.<br />

FORMAZIONE:<br />

IL SUCCESSO DI<br />

ANNEX-1 E IL NUOVO<br />

CATALOGO CORSI<br />

Nell’ultimo trimestre 2023, insieme a<br />

Eipg - European industrial pharmacists<br />

group, abbiamo iniziato la progettazione<br />

di un corso di formazione sulla<br />

fabbricazione di prodotti sterili, con<br />

l’obiettivo di individuare una proposta<br />

alternativa, più efficace e approfondita,<br />

rispetto a quanto già presente sul<br />

mercato. Sapevamo che l’argomento<br />

avrebbe riscosso interesse: dal Quality<br />

risk management all’integrazione del<br />

Sistema di qualità con la Contamination<br />

control strategy, i requisiti richiesti<br />

per GMP sono numerosi e necessitano<br />

di una strategia di implementazione<br />

sicuramente non scontata.<br />

Quello che volevamo, però, era in<br />

primis fornire un focus estremamente<br />

operativo sull’implementazione<br />

dei requisiti richiesti in termini di<br />

attrezzature, procedure e training; e<br />

poi coinvolgere un panel di docenti<br />

internazionali (anzi, trainer) provenienti<br />

da aziende farmaceutiche o di<br />

consulenza.<br />

Nasce da questi presupposti “Annex<br />

1 - Chapter and Topics”, il corso di<br />

formazione che ha preso avvio a<br />

inizio aprile, erogato in inglese sulla<br />

piattaforma MakingEducation e<br />

strutturato in otto moduli condotti<br />

da trainer con un’esperienza<br />

internazionale consolidata e<br />

riconosciuta: Francesco Boschi,<br />

Senior manager technical services<br />

di Pfizer; Walid El-Azab, Co-founder<br />

& Managing director QP Pro Services<br />

(Belgio); Tracy Moore, Founder e Ceo<br />

TM Pharma Group Ltd (UK); Patrizia<br />

Muscas, Sterility assurance director,<br />

Global TS.MS Eli Lilly and Company;<br />

Stan O’Neil, Managing director<br />

The Compliance Group (Irlanda);<br />

Marta Rodriguez, Quality control &<br />

manufacturing expert AEFI (Spagna);<br />

Mark Thompson, Managing director<br />

MTL Projects Ltd (UK).<br />

Il corso è andato sold-out in poche<br />

settimane: decine di professionisti e<br />

numerose aziende si sono iscritti, tanto<br />

da spingerci a creare una “waiting list”<br />

e pianificare una seconda edizione.<br />

È possibile iscriversi alla lista d’attesa<br />

fin d’ora; a breve pubblicheremo le date<br />

della nuova edizione, oltre a realizzare<br />

una versione “on<br />

Accedi al form<br />

demand” sempre<br />

disponibile sulla<br />

nostra piattaforma:<br />

il form di preregistrazione<br />

è<br />

disponibile a questo<br />

QR Code.<br />

Ma le novità in ambito formativo non si<br />

fermano qui: sul sito makingeducation.<br />

it da aprile è disponibile il nuovo<br />

catalogo corsi, che propone un’offerta<br />

formativa estremamente ampia ed<br />

eterogenea rivolta all’intera filiera<br />

farmaceutica e organizzata su percorsi<br />

validati dal nostro Board scientifico:<br />

dall’innovazione (cybersecurity, data<br />

lost prevention, Iot e Big data) alla<br />

logistica, dal marketing farmaceutico<br />

alla gestione qualità. I moduli sono<br />

personalizzabili per garantire una<br />

formazione tailor-made sulle esigenze<br />

dei clienti. Vi invitiamo a consultare il<br />

catalogo, e a contattare la nostra Area<br />

Formazione per eventuali richieste<br />

specifiche.<br />

MAKINGCONNECT,<br />

LA BUSINESS<br />

COMMUNITY DI CHI FA<br />

OPEN INNOVATION<br />

L’idea di fondo è tanto semplice quanto<br />

innovativa: perché non mettere in<br />

condivisione i dati, le esperienze,<br />

le professionalità e i contatti che<br />

costituiscono il network di MakingLife,<br />

realizzando una Business community<br />

del Pharma?<br />

In fondo, non è molto diverso da<br />

quello che facciamo abitualmente<br />

come editori: cercare i migliori autori<br />

e i contenuti più interessanti per<br />

distribuirli ai nostri lettori. In questo<br />

caso, abbiamo raccolto i migliori<br />

consulenti, le aziende più innovative,<br />

i servizi più utili; e li abbiamo resi<br />

disponibili all’interno di una piattaforma<br />

gratuita, con l’obiettivo di creare Open<br />

Innovation “oltre le parole” (per citare la<br />

Newsletter periodica che inviamo).<br />

MakingConnect, che abbiamo lanciato<br />

ufficialmente a metà aprile, nasce<br />

con questo obiettivo: generare<br />

discussione e scambio di know-how tra<br />

i professionisti del settore farmaceutico<br />

e del suo indotto, arricchendo la<br />

proposta con contenuti esclusivi e<br />

utilities forniti da MakingLife e dalla sua<br />

rete di partner.<br />

Allo stesso tempo rappresenta<br />

un’opportunità di business per le<br />

aziende, che dispongono di “stand<br />

virtuali” – in una sorta di fiera digitale,<br />

che ci piace definire “meta-exhibition”<br />

– nei quali accogliere i visitatori della<br />

11


community, presentando i propri<br />

prodotti e servizi, organizzando<br />

webinar, stabilendo relazioni con lead o<br />

possibili fornitori.<br />

Riteniamo che, all’interno di una<br />

visione contemporanea e integrata<br />

delle Life Sciences, un progetto come<br />

MakingConnect non sia solo utile,<br />

ma necessario: un ecosistema dove<br />

professionisti e aziende possano<br />

incontrarsi, ottenere formazione<br />

credibile e informazione certificata,<br />

strumenti e supporto per l’operatività e<br />

la crescita professionale.<br />

I vantaggi per chi fa parte della<br />

community sono numerosi, e<br />

soprattutto sono concreti: convenzioni<br />

su servizi quali polizze, licenze<br />

di software, ingressi a eventi,<br />

abbonamenti a prodotti editoriali;<br />

consulenze qualificate fornite a<br />

condizioni agevolate; contenuti esclusivi<br />

quali gli Osservatori di MakingLife,<br />

report di mercato, articoli riservati;<br />

partecipazione a forum di discussione<br />

con i migliori esperti di settore; corsi di<br />

formazione gratuiti o a tariffe scontate;<br />

servizi di job recruiting; accesso al<br />

Talent Hub, il database dei giovani<br />

laureati in campo Pharma.<br />

Particolare attenzione è stata dedicata<br />

alla user experience: la piattaforma,<br />

di semplice utilizzo sia in modalità<br />

desktop che mobile, è integrata<br />

da una soluzione di intelligenza<br />

artificiale che consente di guidare il<br />

visitatore favorendone un’esperienza<br />

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servizi, dei consulenti o delle aziende<br />

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PHARMA<br />

SUSTAINABILITY<br />

<strong>2024</strong>: STRATEGIE<br />

GREEN NELLA<br />

FILIERA<br />

FARMACEUTICA<br />

Piccolo coming out: quando abbiamo<br />

organizzato il primo evento “Pharma<br />

Sustainability”, a settembre 2023,<br />

non eravamo certi che ci sarebbe<br />

stata un’edizione due. La keyword<br />

“sostenibilità” è talmente usata (e<br />

abusata), e gli appuntamenti su<br />

questo tema così numerosi, che<br />

temevamo di non riuscire a fare<br />

percepire l’approccio originale e<br />

innovativo della nostra iniziativa. Per<br />

fortuna, ci sbagliavamo.<br />

L’evento, estremamente partecipato,<br />

non solo è stato ben compreso ma<br />

ha anche fornito spunti di riflessione<br />

importanti che richiedevano di essere<br />

ripresi e approfonditi.<br />

Il 14 maggio <strong>2024</strong>, riprendendo da<br />

dove eravamo rimasti e attraverso<br />

nuovi casi studio e testimonianze<br />

dirette di esperti del settore, si terrà<br />

l’evento “Pharma Sustainability - II<br />

edizione”: l’obiettivo è indagare<br />

le modalità per trasformare la<br />

green strategy in un elemento di<br />

competitività nel mercato globale.<br />

Per farlo partiremo analizzando<br />

quello che è il principale ostacolo al<br />

processo di transizione: la necessità<br />

di un approccio olistico, sistemico,<br />

che coinvolga non solo tutte le aree<br />

e i livelli dell’azienda, ma perfino<br />

realtà esterne all’organizzazione –<br />

per esempio l’analisi delle emissioni<br />

Scope 3, quelle cioè generate da<br />

fonti non direttamente controllate<br />

dall’organizzazione, come la catena<br />

dei fornitori, il trasporto, l’utilizzo e<br />

lo smaltimento dei prodotti.<br />

In questo quadro, uno strumento<br />

particolarmente efficace è<br />

rappresentato dal bilancio di<br />

sostenibilità, che dettaglia le<br />

prestazioni ambientali, sociali ed<br />

economiche di un’organizzazione<br />

e può fornire un contributo<br />

essenziale non solo per delineare<br />

il quadro attuale delle emissioni<br />

(Scope 3 comprese), ma anche<br />

per pianificare, implementare e<br />

comunicare efficacemente le misure<br />

necessarie alla loro riduzione,<br />

contribuendo significativamente<br />

agli sforzi complessivi<br />

dell’organizzazione.<br />

Il sottotitolo dell’evento “Strategie<br />

green nella filiera farmaceutica” fa<br />

proprio riferimento alle necessarie<br />

strategie operative per integrare<br />

i principi della sostenibilità nelle<br />

attività aziendali, in particolare al<br />

ruolo del bilancio di sostenibilità<br />

nella gestione delle emissioni Scope 3.<br />

Nel corso dell’evento sarà<br />

presentato l’Osservatorio MakingLife<br />

sulla sostenibilità nel Pharma, si<br />

approfondirà il tema dello Scope 3<br />

con Deloitte, si parlerà di bilancio di<br />

sostenibilità e di twin transition con<br />

importanti aziende di consulenza<br />

Esg, si affronterà il tema del rischio<br />

ambientale dei prodotti medicinali,<br />

si scoprirà con un’attività interattiva<br />

che la sostenibilità non è affatto<br />

un gioco (o se lo è, è un gioco<br />

molto serio)... e altro ancora, non<br />

possiamo spoilerare tutto!<br />

L’evento si terrà nella location già<br />

utilizzata per la<br />

Iscriviti qui<br />

prima edizione, che<br />

tanto ci era piaciuta:<br />

l’originale spazio<br />

coworking di 21<br />

House of Stories, a<br />

Milano. Programma<br />

e iscrizioni sul sito<br />

dedicato.<br />

12


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

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La formazione per i professionisti<br />

del sistema pharma<br />

makingeducation.it<br />

13


PHARMA<br />

NOVEL<br />

Mario Addis<br />

Sustainable World<br />

La spettacolare ed<br />

emozionante visione di<br />

uno dei più importanti<br />

illustratori italiani sulla<br />

necessità di un cambio di<br />

prospettiva per salvare<br />

il pianeta e le sue risorse<br />

prima che sia troppo tardi.<br />

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l’immagine completa<br />

14


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

15


16


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

17


18<br />

L’INDUSTRIA<br />

FARMACEUTICA<br />

DI FRONTE<br />

ALLE ATTESE DI<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

AMBIENTALE<br />

Gabriele Costantino<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />

Università di Parma<br />

gabriele.costantino@unipr.it<br />

Una delle obiezioni più frequenti, e<br />

probabilmente appropriate, ai piani di<br />

implementazione del cosiddetto Green Deal<br />

europeo – dalla transizione alla mobilità<br />

elettrica fino alle politiche di rigenerazione<br />

delle abitazioni – è che l’Europa sia oramai<br />

un player minore nel contesto globale,<br />

sia in termini di quantità ed età della<br />

popolazione che in termini di impatto<br />

economico.<br />

Si richiede quindi – è la tesi di chi<br />

obietta – uno sforzo importante<br />

ai cittadini e ai produttori europei,<br />

ben sapendo che l’impatto globale<br />

sarà trascurabile, essendo i grandi<br />

produttori e consumatori globali<br />

in grande espansione economica e<br />

demografica, e apparentemente (ma<br />

è vero?) riluttanti a qualsiasi politica<br />

rivolta all’investimento verso la<br />

sostenibilità ambientale.<br />

La risposta a queste obiezioni<br />

sembra esser prettamente di natura<br />

culturale e politica. L’Europa ha creato<br />

la sua ricchezza e il benessere dei<br />

suoi cittadini, nei due secoli scorsi,<br />

senza particolare attenzione alla<br />

conservazione dell’ambiente, alla<br />

forestazione, alla qualità delle acque.<br />

Ha altresì promosso uno sfruttamento<br />

ben poco sostenibile in altre aree del<br />

mondo senza peraltro che questo<br />

sfruttamento abbia cambiato di<br />

molto la qualità della vita dei nativi<br />

di quelle parti. È quindi eticamente<br />

comprensibile che all’Europa sia<br />

chiesto uno sforzo particolare, nella<br />

fase di crescita dei Paesi in transizione<br />

economica. Inoltre, l’Europa ha<br />

sempre avuto (o si è sempre attribuita,<br />

ma poco importa) la funzione di<br />

front-runner nel campo regolatorio<br />

e normativo a tutela delle comunità<br />

attuali e future, dall’ambito alimentare<br />

a quello farmaceutico, dalle norme<br />

sulla protezione dei dati all’impatto<br />

giuridico ed etico delle intelligenze<br />

artificiali. E quindi dall’Europa, dalle<br />

sue istituzioni, e dai suoi stakeholder<br />

ci si aspetta anche nel campo della<br />

sostenibilità ambientale una posizione<br />

di avanguardia, indipendentemente<br />

dalle valutazioni sull’impatto attuale,<br />

che servano da modello di sviluppo<br />

anche per le altre regioni del mondo.<br />

Si può concordare o meno su<br />

queste valutazioni, ma anche chi<br />

sostanzialmente concorda (come chi<br />

scrive) si trova in difficoltà quando<br />

dall’enunciato di prospettiva culturale<br />

e politica si deve passare a pratiche<br />

di implementazione concreta, che<br />

richiedono a ogni singolo step scelte<br />

che possono esser molto diverse.<br />

Questo numero di MakingLife affronta<br />

il problema della sostenibilità


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ambientale dello sviluppo industriale<br />

chimico-farmaceutico.<br />

Come ricorda in questo numero<br />

Marcello Fumagalli, general<br />

manager di CPA, il problema della<br />

sostenibilità è tutt’altro che nuovo per<br />

il mondo farmaceutico, industriale<br />

e accademico, italiano ed europeo.<br />

Le normative stringenti, alcuni<br />

episodi tragici, e la sempre maggiore<br />

consapevolezza degli operatori e dei<br />

cittadini fa sì che la chimica fine, e la<br />

chimica farmaceutica in particolare,<br />

abbiano raggiunto un livello di<br />

aderenza a ciò che propone il Green<br />

Deal già molto avanzato. Crediamo<br />

sia importante anche ricordare<br />

che i temi della sostenibilità sono<br />

oramai parte integrante dei curricula<br />

formativi di chi occuperà nel futuro<br />

ruoli importanti nell’industria chimicofarmaceutica<br />

e addirittura vengono<br />

declinati nelle denominazioni di<br />

dipartimenti e corso di laurea. Inoltre,<br />

l’industria chimico-farmaceutica –<br />

nonostante una rappresentazione<br />

comune che va in direzione<br />

contraria – non è certamente tra i<br />

settori trasformativi maggiormente<br />

energivori e produttrici di CO2, ma non<br />

v’è dubbio che elementi di criticità<br />

siano presenti e che debbano esser<br />

risolti.<br />

Le posizioni di Eipg ef Efpia, ben<br />

riassunte negli articoli pubblicati<br />

in questo numero, ne individuano<br />

chiaramente diversi. L’impatto<br />

ambientale, innanzitutto, va giudicato<br />

non solo sulle pratiche di consumo<br />

d’acqua, di emissione di CO2 o di<br />

impiego di solventi organici nella<br />

fase di produzione, ma anche sulla<br />

dispersione del farmaco nell’ambiente<br />

prima o invece dell’uso. Quest’ultimo<br />

punto è veramente cruciale, perché<br />

trascende largamente dalle politiche<br />

di mitigazione che l’industria<br />

farmaceutica può mettere in atto ma<br />

riguarda direttamente l’approccio<br />

al farmaco dei sistemi sanitari, di<br />

agricoltori e allevatori, e dei singoli<br />

cittadini.<br />

Comunemente si pensa al farmaco<br />

come principio attivo (Api), ma<br />

in realtà il “prodotto farmaco”<br />

contiene numerosi altri ingredienti, e<br />

soprattutto un sistema di packaging<br />

e di distribuzione particolarmente<br />

elaborato ed “emissivo”. Basti<br />

pensare che una comune confezione<br />

di 15 compresse contenenti<br />

100mg di principio attivo pesa<br />

oltre 20g e occupa un volume di<br />

oltre 10cm3. Molto del peso (e<br />

dell’impronta ambientale) è dato<br />

dal foglietto indicativo che peraltro<br />

è parte integrante del medicinale<br />

e il confezionamento contribuisce<br />

all’identificazione del prodotto e<br />

quindi alla sua sicurezza di impiego.<br />

Nella fase della pandemia sono<br />

stati impiegati concetti di packaging<br />

e distribuzione di emergenza, ad<br />

esempio l’antivirale Plaxovid® è<br />

stato dispensato senza foglietto<br />

“fisico”, ma contenuto in un QR code.<br />

Passata la fase emergenziale della<br />

pandemia è possibile pensare a un<br />

intervento regolatorio sull’obbligo<br />

del foglietto cartaceo – come su altri<br />

interventi volti a diminuire costi,<br />

impatto ambientale e aumentare<br />

l’accessibilità. È in fase di discussione<br />

al Parlamento europeo una bozza di<br />

regolamento che in tal senso consente<br />

al titolare della Aic di impiegare il<br />

foglietto elettronico in alternativa<br />

o assieme a quello cartaceo. Va<br />

osservato, per inciso, che la presenza<br />

(meglio in alternativa che assieme)<br />

del foglietto elettronico, consente<br />

di espandere a piacere le lingue in<br />

cui il documento stesso è stilato,<br />

favorendo quindi una “trasportabilità”<br />

del farmaco in aree del mondo in cui il<br />

farmaco è carente.<br />

Per quanto riguarda la fase di<br />

produzione vera e propria, la spinta<br />

alla globalizzazione – o per meglio<br />

dire – alla delocalizzazione della filiera<br />

cui abbiamo assistito a partire dalla<br />

fine del secolo scorso, ha determinato<br />

la situazione per cui l’Unione europea,<br />

a fronte di un vigoroso intervento<br />

normativo e regolatorio, si trova di<br />

fronte a una dipendenza elevatissima,<br />

e in molti casi critica, da Paesi o<br />

economie con un minore attenzione<br />

all’impronta ambientale.<br />

La green chemistry è sempre più<br />

incorporata nelle procedure di<br />

discovery e sviluppo dell’industria<br />

farmaceutica. Il mondo della<br />

formazione accademica e<br />

professionale non si è certo sottratta a<br />

questa sfida, preparando i ricercatori<br />

e i manager di domani alle necessità<br />

di sostenibilità. Metodologie quali la<br />

flow-chemistry e la meccanochimica,<br />

solo per fare degli esempi, sono<br />

state oggetto di sessioni specifiche<br />

alla European school of medicinal<br />

chemistry (Esmec-Urbino). Ma,<br />

come per il controllo delle emissioni<br />

industriali o del trasporto su gomma,<br />

può sembrare inutile aumentare le<br />

richieste regolatorie e investire in<br />

ricerca, se poi la filiera è interamente<br />

dipendente da chi non ha richieste<br />

regolatorie e preferisce competere sul<br />

prezzo oiuttosto che sull’innovazione.<br />

Cosa fare quindi? Se da una parte<br />

la possibilità di staccarsi da questa<br />

dipendenza appare sempre più<br />

remota, dall’altra l’industria chimicofarmaceutica,<br />

il mondo accademico<br />

e i decisori politici in Italia e in<br />

Europa hanno la possibilità – se<br />

non il dovere – di accompagnare la<br />

transizione verso modelli produttivi<br />

che mirino alla sostenibilità a medio<br />

lungo termine ma che al contempo<br />

garantiscano risparmio economico.<br />

Sulla produzione, sulla filiera, sulla<br />

logistica. La meccanochimica non<br />

è solo innovazione scientifica e<br />

tecnologica. È risparmio economico,<br />

che sui grandi volumi incide<br />

notevolmente. Le approvazioni<br />

centralizzate e i foglietti illustrativi<br />

elettronici non sono solo adeguamento<br />

tecnologico, ma consentono di<br />

risparmiare in packaging, in logistica,<br />

e ragionevolmente anche in lotti in<br />

scadenza.<br />

Ecco, se l’Europa riesce in questo,<br />

c’è da aspettarsi che le stesse<br />

pratiche verranno implementate<br />

anche in altri contesti geograficoindustriali.<br />

Le aziende italiane ed<br />

europee hanno un grande bisogno di<br />

“quadri” professionali formati e pronti<br />

a guidare la transizione in questo<br />

senso, ed è dovere delle università,<br />

delle learned society, delle agenzie<br />

trasnazionali contribuire a questo<br />

processo.<br />

19


Un cambio di<br />

paradigma<br />

per il Green Deal<br />

20<br />

Nella ricerca di un approccio che riduca l’impatto ambientale dei<br />

processi industriali, un contributo determinante potrebbe arrivare<br />

dalla meccanochimica, che prescinde dalle tecniche di sintesi<br />

convenzionali e non richiede l’uso di solventi o componenti tossici<br />

Giulio Divo


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Quando si parla di filosofia della scienza, è molto difficile non<br />

fare i conti con un concetto di fondamentale importanza, quello<br />

coniato da Thomas Kuhn nel 1962 all’interno della sua opera<br />

maestra: “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”. Il concetto<br />

in questione è quello che prende il nome di “paradigma” e Kuhn<br />

lo formulò a suo tempo per superare determinate difficoltà<br />

insite nel pensiero di Karl Popper, per ciò che riguarda la<br />

determinazione del progresso scientifico. Se andiamo alla<br />

definizione sintetica del concetto di paradigma (in senso<br />

kuhniano) possiamo riassumere il discorso nel seguente modo:<br />

vanno considerati paradigmi tutte quelle “conquiste scientifiche<br />

universalmente riconosciute le quali, per un certo periodo di<br />

tempo, forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili<br />

a coloro che praticano un certo campo della ricerca”. Laddove,<br />

per il discorso che andiamo ad affrontare, la parte relativa al<br />

“periodo tempo” e “soluzioni accettabili” avranno un enorme<br />

significato.<br />

GLI OBIETTIVI DELL’UE<br />

Ma teniamo per ora a mente questa definizione lasciandola<br />

in stand by e andiamo invece a pensare a uno dei grandi<br />

temi della nostra contemporaneità: quello della sostenibilità<br />

ambientale (ed economica) all’interno dei sistemi produttivi.<br />

Viviamo in un periodo storico (e in un contesto politico e<br />

socio culturale) per cui all’interno dell’Unione europea è stato<br />

varato un Green Deal, inteso come obiettivo strategico a livello<br />

industriale per contribuire attivamente alla salvaguardia<br />

dell’ambiente attraverso il superamento della logica produttiva<br />

lineare (che possiamo definire con la triade classica takemake-waste).<br />

Il Green Deal si pone infatti come orizzonte<br />

d’azione, mirato a proteggere la salute e il benessere dei<br />

cittadini dai rischi ambientali attraverso la conservazione e la<br />

protezione del capitale naturale. Ciò non potrà che impattare<br />

sui processi industriali e nei documenti UE, come si evince fin<br />

dall’introduzione al documento stesso: “Poiché la transizione<br />

determinerà cambiamenti sostanziali, la partecipazione attiva dei<br />

cittadini e la fiducia nella transizione sono fondamentali affinché<br />

le politiche possano funzionare e siano accettate. È necessario<br />

un nuovo patto che riunisca i cittadini, con tutte le loro diversità,<br />

le autorità nazionali, regionali, locali, la società civile e l’industria,<br />

in stretta collaborazione con le istituzioni e gli organi consultivi<br />

dell’UE”. C’è quindi una sorta di richiamo a una alleanza<br />

trasversale e sovranazionale, che è sicuramente condivisibile<br />

negli intenti, ma che corre un rischio abbastanza ovvio: quello<br />

per cui sostenibilità ambientale ed economica possono avere<br />

passi diversi. Se non addirittura andare in direzioni differenti.<br />

LA SFIDA CON L’EXTRA UE<br />

La considerazione appena fatta rappresenta un problema<br />

macroscopico che è ben presente anche nella consapevolezza<br />

delle istituzioni europee, segnatamente ove si legge:<br />

“L’ambizione ambientale del Green Deal non potrà essere<br />

concretizzata dall’Europa, se essa agirà da sola. I fattori alla base<br />

dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità hanno<br />

dimensione mondiale e non si arrestano ai confini nazionali. L’UE<br />

può esercitare la sua influenza e le sue competenze e utilizzare<br />

le sue risorse finanziarie per mobilitare i Paesi vicini e i partner<br />

e indurli a percorrere insieme un percorso sostenibile. L’UE<br />

continuerà a essere all’avanguardia negli interventi in questo<br />

ambito, cercando di stringere alleanze con chi persegue gli stessi<br />

obiettivi, riconoscendo nel contempo la necessità di preservare<br />

la propria sicurezza di approvvigionamento e competitività,<br />

anche nel caso in cui altri non siano disposti ad agire”. Ma<br />

come possiamo conciliare gli alti obiettivi delle istituzioni<br />

europee nel momento in cui sappiamo che l’UE è sempre più<br />

dipendente da Paesi terzi, per ciò che riguarda principi attivi<br />

farmaceutici, materie prime e medicinali (attualmente per l’80%<br />

del suo fabbisogno)? Nel rapporto “Attrarre salute. Obiettivo<br />

investimenti per la resilienza dell’Industria farmaceutica in Italia<br />

e nell’UE” realizzato da I-Com possiamo vedere come su un<br />

totale di 155 prodotti farmaceutici importati dall’Unione, 14 di<br />

questi presentano un livello di dipendenza (dagli scambi extra<br />

UE) che possiamo definire critico. In Italia la situazione non è<br />

migliore: la dipendenza sale a 24 prodotti, toccando il 15,48%<br />

dei prodotti presi in considerazione, rispetto al 6,1% UE. Si tratta<br />

di uno scenario che – per quanto riguarda il nostro Paese in<br />

special modo, ma possiamo estendere il ragionamento a livello<br />

europeo – è destinato persino a peggiorare, tenendo conto del<br />

progressivo invecchiamento della popolazione generale e in<br />

relazione al fatto che la spesa sanitaria è destinata a salire,<br />

rendendo quindi la dipendenza dai bassi costi dell’estero una<br />

sorta di soluzione obbligata, a contrasto con il Green Deal<br />

che abbiamo ampiamente citato. L’indicazione di I-Com per<br />

ciò che riguarda l’azione da fare per risolvere il problema<br />

è quasi scontata. Ma nel contempo difficile da applicare: si<br />

evince l’esigenza di una nuova politica industriale, sviluppando<br />

soprattutto la ricerca e l’innovazione, al fine di trovare una via<br />

sostenibile per la produzione di principi attivi che rendano la<br />

dipendenza dall’estero sempre meno importante. Un processo<br />

che non può essere avviato con la sola volontà politica ma<br />

che richiede un ripensamento profondo in termini di strategia,<br />

allocazione delle risorse e riforma dei processi regolatori.<br />

LA CHIMICA AL CENTRO<br />

DEL PROCESSO<br />

Torniamo allora al nostro Thomas Kuhn e al concetto di<br />

paradigma. E completiamo il mosaico nella maniera corretta,<br />

considerando che per ora abbiamo gettato sul tavolo le<br />

tessere, senza però offrire una visione d’insieme. Ebbene, per<br />

fare ciò possiamo fare nostra la visione di un chimico che è<br />

anche filosofo, storico dell’alchimia e al tempo stesso in grado<br />

di avere una visione del futuro. Perché senza visione non<br />

esiste la possibilità di mutare paradigma alcuno. Marcello<br />

Fumagalli, general manager di CPA (Associazione italiana<br />

dei produttori di principi attivi ed intermedi per il mercato dei<br />

farmaci generici) afferma che: «Il concetto di sostenibilità, in<br />

chimica, non è un concetto innovativo. Se ne parla fin dal secolo<br />

scorso e ricordo che nel 1964 il concetto di sostenibilità venne<br />

21


adottato a livello internazionale come criterio per rendere meno<br />

impattanti i processi industriali per la produzione di materie<br />

prime, seguendo tre pilastri fondamentali: sicurezza, salute e<br />

ambiente. Se pensiamo alla chimica farmaceutica, il discorso è<br />

ancora più stringente perché il principio attivo è il capostipite della<br />

filiera di produzione e proprio la preparazione – o l’estrazione<br />

– del principio attivo farmaceutico risulta essere l’aspetto più<br />

impegnativo dell’intero processo».<br />

Uno degli aspetti che maggiormente impattano, da un punto<br />

di vista ambientale, è quello dell’utilizzo dei solventi, rispetto al<br />

quale è possibile affermare che già molto è stato fatto attraverso<br />

l’implementazione di sistemi basati sulla chimica a flusso. Tuttavia<br />

secondo Fumagalli si può – e probabilmente si deve – guardare al<br />

L’orizzonte, infatti, si spinge sempre<br />

di più verso una concezione nuova e<br />

al tempo stesso antica: quella della<br />

meccanochimica<br />

“<br />

di là dei pur lusinghieri risultati che sono stati raggiunti in questi<br />

anni attraverso l’ottimizzazione dei processi. L’orizzonte, infatti,<br />

si spinge sempre di più verso una concezione nuova e al tempo<br />

stesso antica: quella della meccanochimica. «La meccanochimica<br />

può rappresentare una svolta epocale perché prescinde dalle<br />

tecniche di sintesi convenzionali. Si tratta di un processo che di per<br />

sé non richiede l’uso di solventi o componenti tossiche e, quindi,<br />

risponde in maniera concreta alle esigenze di rinnovamento dei<br />

processi di produzione in chiave sostenibile». Resta da capire<br />

quale potrebbe essere il vantaggio di una conversione verso la<br />

meccanochimica all’interno di un contesto in cui il 78% delle<br />

emissioni inquinanti avviene al di fuori dell’UE. Ebbene, la risposta<br />

è al tempo stesso economica e culturale: a fronte di una maggiore<br />

competitività economica sarebbe possibile ribadire un primato<br />

tecnologico con un conseguente effetto di emulazione anche da<br />

parte degli altri player dell’industria. Con un beneficio collettivo.<br />

«È chiaro che un approccio di questo genere richiede un impegno<br />

di ingegno e di capitali – ribadisce Fumagalli – ma i fondi per la<br />

ricerca ci sono già. Non è necessario pensare di andare oltre a<br />

quanto non sia già nella disponibilità degli imprenditori che fanno<br />

ricerca. Noi ci troviamo di fronte a un paradosso, quello per cui<br />

la chimica nel significato moderno del termine è una scienza<br />

giovane, ma anche quella che utilizza meno le possibilità offerte<br />

dall’innovazione perché ci si muove e si ragiona in termini di<br />

continuità. Invece è necessario fare un salto e ricominciare a<br />

lavorare con l’immaginazione, la creatività, la riscoperta di strade<br />

non battute completamente nel passato e che invece potrebbero<br />

diventare quelle del futuro».<br />

UNA NUOVA ERA ALCHEMICA<br />

Che la meccanochimica possa diventare il Green Deal<br />

dell’industria farmaceutica è testimoniato dall’impegno di tre<br />

ricercatori, di cui due italiani. Si tratta di Evelina Colacino, che<br />

insegna chimica organica e green chemistry presso l’Università<br />

di Montpellier, in Francia. Un secondo grande esperto è<br />

Francesco Delogu, professore ordinario di chimica presso<br />

la facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università degli<br />

studi di Cagliari e Sabrina Spatari (che, nonostante il nome<br />

italianissimo, è di cittadinanza canadese), professore associato<br />

alla facoltà di Ingegneria civile e ambientale dell’Israel institute<br />

of technology. Colacino è a capo di un progetto chiave in questo<br />

senso, chiamato Impactive e finanziato con 7,7 milioni di Euro<br />

all’interno del programma Horizon, che mira alla riduzione<br />

dei costi e delle emissioni nell’ambito dei cicli di produzione<br />

dell’industria del farmaco. Ebbene, secondo gli scenari prodotti<br />

dalle ricerche condotte da Colacino (e non solo), la riduzione<br />

delle emissioni inquinanti potrebbe raggiungere il 90%, grazie<br />

alla implementazione di sistemi di produzione meccanochimica<br />

per la sintesi dei principi attivi.<br />

Si tratta quindi di cambiare paradigma andando a riscoprire<br />

sistemi antichi, già descritti a suo tempo da Plinio il vecchio,<br />

che consistevano in quell’epoca nella macinazione e<br />

polverizzazione delle spezie. Un sistema che veniva definito,<br />

in epoca rinascimentale, “porfirizzazione” e che prevedeva la<br />

riduzione della spezia a una sostanziale impalpabilità usando<br />

lastre di porfido, al fine di facilitarne l’assorbimento. È chiaro<br />

che qui stiamo parlando di dimensioni infinitesime, dato<br />

che le reazioni meccanochimiche avvengono attraverso la<br />

distruzione meccanica dei legami molecolari, ma già oggi (per<br />

esempio con la sintesi meccanonchimica della nitrofurantoina)<br />

possiamo dire che abbiamo sotto mano casi di studio e<br />

risultati concreti. Una ricerca a firma Colacino e comparsa<br />

sulla rivista dell’American chemical society, ha dimostrato<br />

come la sintesi tradizionale – con solventi – di un chilogrammo<br />

La riduzione delle emissioni inquinanti<br />

potrebbe raggiungere il 90%, grazie alla<br />

implementazione di questi sistemi di<br />

produzione<br />

“<br />

di nitrofurantoina ha determinato la produzione di 603 kg di<br />

CO2. La strada meccanochimica – peraltro priva di solventi, lo<br />

ricordiamo – ne ha prodotti 74 kg. Anche i costi sono crollati,<br />

passando da 162.000 a 19.000 dollari per chilogrammo di<br />

principio attivo.<br />

«La strada esiste ed è praticabile – conferma Fumagalli. – È<br />

giunto il momento di stringere un nuovo patto tra pubblico<br />

e privato finalizzato a introdurre un nuovo paradigma, che è<br />

quello della sostenibilità reale. Nel corso della mia vita di studi<br />

ebbi la fortuna di trovare un maestro, il quale mi disse che<br />

la sola via per rendere sostenibili i processi è la chimica. Io<br />

sono convinto di questo, ma a patto che insieme ai tre termini<br />

già in uso negli anni ’60, cioè sicurezza, salute e ambiente, si<br />

aggiunga un quarto termine: innovazione. Oggi stiamo vedendo<br />

l’inizio di una nuova era e l’industria tutta – e quella italiana in<br />

particolare, dato che è la maggiore produttrice di principi attivi<br />

nell’UE – non deve trascurare gli obiettivi, ambiziosi ma non<br />

impossibili, che si è data. E che dovrebbe rispettare».<br />

22


Green pharma<br />

Simone Montonati<br />

24


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

La sostenibilità ambientale non è un concetto nuovo, tantomeno<br />

nel settore farmaceutico. Gli effetti che i principi attivi rilasciati<br />

nell’ambiente possono avere sulle comunità ecologiche<br />

sono stati documentati fin dagli anni ‘70 e sono stati<br />

oggetto di molti studi, in particolare per l’impatto<br />

sulle acque superficiali. È stato stimato che circa il<br />

10% dei prodotti farmaceutici presenti un potenziale<br />

rischio ambientale, in particolare ormoni, antibiotici,<br />

analgesici, antidepressivi e antineoplastici umani,<br />

nonché antiparassitari veterinari. Si sa che i principi<br />

attivi possono alterare l’equilibrio di microorganismi e<br />

batteri, ma anche di animali e piante. Sono noti casi di<br />

avvelenamento (tre specie di avvoltoli hanno rischiato<br />

l’estinzione), di alterazione ormonale di alcune specie<br />

di pesci (fino alla femminilizzazione di alcuni individui),<br />

tassi di predazione più elevati su pesci più audaci<br />

esposti ad antidepressivi. A questo si aggiunge il<br />

ben noto fenomeno dell’antimicrobicoresistenza che<br />

provoca ogni anno 33.000 morti in Europa (di cui 10.000<br />

nel nostro Paese).<br />

Anche le emissioni di gas serra, naturalmente,<br />

costituiscono una preoccupazione importante<br />

sebbene gli studi al riguardo siano pochi e con risultati<br />

contraddittori. Secondo una recente meta-analisi il<br />

problema potrebbe risiedere in una reportistica insufficiente;<br />

gli autori denunciano un quadro di “mancanza di completezza<br />

e di trasparenza della rendicontazione, nonché una incoerenza<br />

negli standard di rendicontazione utilizzati”. Stando a Efpia,<br />

sebbene il settore healthcare sia responsabile di un’ampia fetta<br />

delle emissioni globali (McKinsey calcola che se fosse un Paese,<br />

sarebbe il quinto più grande emettitore di gas serra del pianeta,<br />

con due gigatoni di CO2 equivalente), solo una piccola percentuale<br />

è da attribuirsi all’azione del pharma. “Il nostro benchmark –<br />

afferma il loro white paper – ha mostrato che, rispetto a settori<br />

IN TERMINI DI<br />

EMISSIONI ASSOLUTE,<br />

LE EMISSIONI<br />

GLOBALI DI CO2 DEL<br />

FARMACEUTICO SONO<br />

CIRCA 10 VOLTE<br />

INFERIORI RISPETTO<br />

A SETTORI AD ALTO<br />

IMPATTO<br />

Kirsty Reid, direttrice della<br />

Science policy di Efpia, a<br />

pag.34<br />

ad alto impatto come l’acciaio, il cemento, i prodotti chimici e<br />

l’industria mineraria, le emissioni globali di CO 2<br />

eq del settore<br />

farmaceutico sono circa 10 volte inferiori in termini di<br />

emissioni assolute.<br />

Secondo uno studio di McKinsey, il 70% delle emissioni<br />

dell’industria farmaceutica è legata ai beni e servizi<br />

acquistati. Le materie prime (inclusi principi attivi,<br />

eccipienti e prodotti chimici utilizzati nei processi), in<br />

particolare, contribuiscono al 70% di queste emissioni e<br />

l’imballaggio costituisce la maggior parte del rimanente<br />

30%. In termini di materie prime, le strategie chiave per<br />

ridurre le emissioni associate con gli acquisti sono la<br />

transizione verso combustibili ed energie alternative<br />

insieme alla cattura e allo stoccaggio del carbonio<br />

(CCS).<br />

L’IMPEGNO DELL’INDUSTRIA<br />

A fronte di queste problematiche il settore farmaceutico<br />

si è da tempo attivato per ridurre l’impatto<br />

ambientale delle proprie attività adottando pratiche<br />

progressivamente più sostenibili. Come illustra il<br />

report 2023 di Farmindustria “Indicatori farmaceutici”,<br />

il settore è in prima linea nel processo di transizione verso<br />

un’economia più ecologica. Negli ultimi dieci anni, l’industria<br />

farmaceutica in Italia ha mostrato risultati significativi soprattutto<br />

in termini di risparmio energetico, registrando una riduzione dei<br />

consumi pari al 37% contro un decremento del 22% raggiunto<br />

complessivamente nel settore manifatturiero. Analogo risultato<br />

emerge se si confrontano le riduzioni dei consumi energetici con<br />

impatti diretti sulle emissioni in atmosfera (-34%, contro -21%).<br />

Uno degli ambiti che ha fornito i migliori risultati è quello della<br />

conversione del parco auto in elettrico: il 70% degli affiliati a<br />

Investimenti nella protezione dell’ambiente per addetto<br />

(Media ultimi 5 anni, indice industria manifatturiera=100)<br />

350<br />

300<br />

Industria<br />

manifatturiera<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

Investimenti in protezione dell’ambiente<br />

Investimenti in tecnologie pulite<br />

Investimenti<br />

in tecnologie<br />

pulite*<br />

Fonte: Farmindustria “Indicatori farmaceutici”, 2023<br />

25


Farminudstria ha già completato o completerà il<br />

processo nell’arco di tre anni.<br />

Questi risultati – spiega l’associazione delle<br />

farmaceutiche – sono il frutto di un aumento sostanziale<br />

degli investimenti in tecnologie eco-compatibili. In<br />

particolare, gli investimenti destinati alla protezione<br />

ambientale per dipendente superano del 180% la<br />

media nazionale, raggiungendo addirittura il 200%<br />

per gli investimenti in tecnologie per la prevenzione<br />

dell’inquinamento direttamente alla sua origine. Come<br />

spiega Nicola D’Erario, Capo Area Relazioni di lavoro e<br />

professionalità di Farmindustria, questo approccio ha<br />

permesso all’industria farmaceutica di raggiungere i<br />

primi posti in quasi tutti gli aspetti principali sebbene<br />

“confrontandoci con le altre industrie, c’è ancora<br />

qualcosa che dobbiamo migliorare”.<br />

I dati Istat confermano questo impegno: secondo<br />

il report Pratiche sostenibili nelle imprese, “la più<br />

alta quota di imprese che intraprendono azioni di<br />

sostenibilità si rileva nella Fabbricazione di prodotti<br />

farmaceutici (81,5%).”<br />

La volontà di sviluppare una produzione più pulita<br />

emerge anche dall’intenzione dell’88% delle aziende<br />

di ridurre i volumi di rifiuti prodotti nei prossimi tre<br />

o cinque anni. Parallelamente, il 55% delle imprese<br />

è già attivo nel minimizzare o eliminare l’uso della<br />

plastica in ciascuna fase del processo produttivo. Per<br />

ABBIAMO<br />

GRANDISSIMI<br />

IMPIANTI<br />

INDUSTRIALI<br />

E DA DECENNI<br />

INVESTIAMO SULLA<br />

RIDUZIONE DEI<br />

CONSUMI, IMPIANTI<br />

DI COGENERAZIONE E<br />

TRIGENERAZIONE<br />

Nicola D’Erario, Capo<br />

Area Relazioni di lavoro<br />

e professionalità di<br />

Farmindustria, a pag.38<br />

monitorare l’efficacia delle misure adottate, la quasi<br />

totalità delle aziende del pharma dispone di sistemi<br />

dedicati alla valutazione dell’impatto ambientale,<br />

integrati da indicatori specifici. Secondo i dati forniti<br />

dall’Istat, il settore farmaceutico si colloca ai vertici<br />

anche per l’introduzione di innovazioni mirate a<br />

ridurre il consumo di materiali e acqua per unità<br />

di prodotto. Anche a livello europeo l’industria<br />

farmaceutica dimostra di voler fare la propria parte.<br />

Il “White paper on climate change”, prodotto da Efpia<br />

(European federation of pharmaceutical industries<br />

and associations) mostra che dal 2020 il 70% dei<br />

membri della federazione ha aumentato la propria<br />

ambizione in termini di obiettivi climatici, una tendenza<br />

confermata anche dal fatto che tutte le aziende<br />

coinvolte nell’indagine hanno impostato obiettivi a<br />

lungo termine per ridurre le proprie emissioni, e<br />

oltre il 60% di esse ha individuato specifici obiettivi<br />

a breve termine. Inoltre, il 70% ha adottato i “Science<br />

based targets” e il 60% di queste si è impegnato a<br />

raggiungere l’obiettivo net zero. A differenza della<br />

“Climate neutrality”, che consiste nel compensare la<br />

CO2 emessa con progetti di rimozione dei gas serra<br />

dall’atmosfera (come quelli di riforestazione), il<br />

“Net zero” comporta una drastica limitazione delle<br />

emissioni generate, che sul lungo periodo devono<br />

essere ridotte del 90%.<br />

Aziende con iniziative sostenibili (%)<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

69,2<br />

50,5 48,5<br />

75,3<br />

63,7<br />

81,5<br />

62,8<br />

53,5<br />

65,4<br />

68,5<br />

53,8<br />

64,6<br />

56,3<br />

Azioni di<br />

sostenibilità<br />

Ambientale<br />

40<br />

30<br />

20<br />

Sociale<br />

10<br />

0<br />

Economica<br />

Alimentari e bevande<br />

Tessili, abbigliamento, pelli<br />

Legno, carta e stampa<br />

Coke e prodotti petroliferi<br />

Chimica<br />

Farmaceutica<br />

Gomma e plastica<br />

Metallurgia<br />

Elettronica<br />

Apparacchiature elettriche<br />

Meccanica<br />

Mezzi di trasporto<br />

Altre industrie<br />

Fonte: Istat, Elaborazioni su dati Indagine<br />

fiducia nelle imprese febbraio 2023<br />

26


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

L’evoluzione della legislazione UE sulla sostenibilità ambientale<br />

Il ruolo dei sistemi di gestione quale strumento di governance<br />

Le principali modifiche riguarderanno le seguenti normative:<br />

PROPOSTA DI REVISIONE DELLA DIRETTIVA 2010/75/UE RELATIVA ALLE EMISSIONI INDUSTRIALI (IED):<br />

mira a intensificare la lotta contro l’inquinamento causato dagli impianti industriali, promuovendo l’uso di<br />

tecnologie innovative e sostenendo la transizione verso un’economia più pulita e circolare. È in fase avanzata,<br />

con un accordo politico informale raggiunto e in attesa di approvazione definitiva.<br />

PROPOSTA DI REGOLAMENTO SULLA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DI PRODOTTI SOSTENIBILI<br />

si concentra sulla promozione di una progettazione di prodotti che tenga conto dell’impatto ambientale lungo<br />

tutto il ciclo di vita, promuovendo l’economia circolare e la sostenibilità. La proposta è ancora in discussione.<br />

PROPOSTA DI REGOLAMENTO SUGLI IMBALLAGGI E I RIFIUTI DI IMBALLAGGIO (PPWR)<br />

mira a ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, promuovendo l’uso di materiali<br />

riciclabili e la riduzione dei rifiuti. La proposta è ancora in discussione. Recentemente il Parlamento e il<br />

Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio su regole rivisitate per ridurre, riutilizzare e riciclare gli<br />

imballaggi.<br />

PROPOSTA DI REGOLAMENTO RELATIVA ALLE MATERIE PRIME CRITICHE EUROPEE<br />

intende assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, essenziali per la<br />

transizione energetica e digitale dell’UE. La proposta è ancora in discussione.<br />

PROPOSTA DI DIRETTIVA RELATIVA AL DOVERE DI DILIGENZA DELLE IMPRESE AI FINI DELLA<br />

SOSTENIBILITÀ (CSDDD)<br />

Punta a obbligare le imprese a identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi sulle persone e sull’ambiente<br />

lungo la loro catena di valore. La proposta è ancora in discussione<br />

PROPOSTA DI DIRETTIVA SULL’ATTESTAZIONE E SULLA COMUNICAZIONE DELLE ASSERZIONI<br />

AMBIENTALI ESPLICITE<br />

vuole garantire che le dichiarazioni ambientali dei prodotti siano affidabili, evitando il greenwashing e<br />

promuovendo pratiche di consumo sostenibile. La proposta è ancora in discussione.<br />

DIRETTIVA (UE) 2022/2464 SULLA RENDICONTAZIONE SOCIETARIA DI SOSTENIBILITÀ (CSRD)<br />

estende gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità a un maggior numero di aziende, garantendo che<br />

forniscano informazioni affidabili sui loro impatti ambientali e sociali. È già stata approvata e pubblicata nella<br />

Gazzetta Ufficiale dell’UE<br />

NEW PHARMACEUTICAL PACKAGE<br />

Il 26 aprile 2023, la Commissione ha presentato un pacchetto normativo proposto dalla Commissione europea per<br />

rivedere la legislazione farmaceutica dell’UE. Include proposte che mirano a rendere gli standard ambientali più<br />

elevati. A inizio marzo gli eurodeputati hanno adottato le loro proposte per rinnovare la legislazione farmaceutica<br />

dell’UE<br />

27


CAMBIO DI PROSPETTIVA<br />

Il proliferare delle norme che a diverso titolo si occupano di<br />

sostenibilità, nonché lo stringersi delle maglie normative intorno<br />

a questi temi stanno rendendo sempre più difficoltosa<br />

la gestione della transizione ecologica all’interno delle<br />

aziende. Come ribadito da più parti, il panorama si<br />

sta complicando e ora non è più pensabile affrontare<br />

la questione della sostenibilità con qualche azione<br />

sporadica né tantomeno con una brillante comunicazione<br />

(anche la normativa su questo punto, tra l’altro, sta<br />

cambiando). Come spiega, Franco Amelio, Ceo Deloitte<br />

Climate & Sustainability in una intervista su questo<br />

numero, non è nemmeno sufficiente affidarsi a qualche<br />

ente che certifichi la sostenibilità delle attività aziendali.<br />

L’implementazione di una strategia Esg richiede una<br />

lettura più ampia e integrata, che vada al di là delle azioni<br />

estemporanee e dell’adeguamento normativo e sappia<br />

incidere sulla mentalità dell’azienda nel suo complesso,<br />

dai quadri dirigenti all’ultimo dei collaboratori.<br />

Un approccio più globale premia anche nei confronti<br />

degli investitori, i quali tradizionalmente cercano aziende<br />

con una visione chiara e obiettivi ben definiti, soprattutto<br />

quando si tratta di settori in rapida evoluzione come<br />

quello farmaceutico. Altrettanto importante è l’adozione<br />

di una cultura aziendale che abbracci pienamente la<br />

responsabilità sociale e ambientale integrando queste<br />

pratiche in modo autentico e sistemico al proprio<br />

interno. Un recente documento di McKinsey sottolinea<br />

l’importanza di stabilire un collegamento chiaro tra<br />

sostenibilità e strategia aziendale per facilitare la<br />

comprensione degli investitori su come gli sforzi di<br />

sostenibilità influenzino le prestazioni finanziarie e, in ultima<br />

analisi, il valore intrinseco dell’azienda. Il problema principale per<br />

chi investe – spiega la società di consulenza – è rappresentato dal<br />

fatto che non esistono Kpi condivisi, cioè gli attuali punteggi Esg<br />

EVITATE DI<br />

INSEGUIRE<br />

CERTIFICAZIONI<br />

CON VALORE<br />

ESCLUSIVAMENTE<br />

AUTOREFERENZIALE:<br />

QUESTO<br />

ATTEGGIAMENTO<br />

DI ECCESSIVA<br />

SEMPLIFICAZIONE<br />

PUÒ DIVENTARE<br />

ADDIRITTURA<br />

RISCHIOSO<br />

Franco Amelio, Ceo Deloitte<br />

Climate & Sustainability<br />

Intervista a pag.46<br />

non sono pienamente correlati tra i vari enti che li calcolano a<br />

causa delle diverse metriche e pesi utilizzati. Secondo un loro<br />

sondaggio il 41% degli intervistati sta valutando di ridurre la<br />

propria esposizione finanziaria verso le aziende farmaceutiche<br />

che non presentano una chiara strategia Esg. In Italia<br />

la percezione sul settore è forse anche peggiore. I<br />

risultati di una indagine BVA-Doxa mostrano che tra<br />

i primi dieci settori “percepiti come più attivi” nelle<br />

politiche sostenibili non compare quello farmaceutico.<br />

La situazione si complica ulteriormente perché le<br />

più moderne – e soprattutto le future – metodiche di<br />

calcolo delle emissioni terranno in sempre maggior<br />

conto l’impatto creato lungo tutta la catena di valore<br />

anche a monte e a valle della produzione. È quello che<br />

nei Greenhouse gas protocol (standard internazionali<br />

impiegati per la contabilità e la rendicontazione delle<br />

emissioni di gas serra) viene chiamato Scope 3,<br />

l’insieme delle emissioni che non sono direttamente<br />

prodotte né controllate dall’azienda come quelle<br />

generate dai fornitori o dall’uso e dallo smaltimento<br />

dei prodotti venduti. Come spiega Josephine Romano<br />

– partner in Deloitte – nell’articolo sulla governance,<br />

non è più sufficiente concentrarsi su ciò che avviene<br />

internamente alle aziende. Il settore farmaceutico si<br />

muove lungo una catena del valore estesa e complessa<br />

che include fornitori, materie prime, processi di<br />

trasporto e sistemi di magazzinaggio. Si tratta per di<br />

più, della componente di gran lunga più importante<br />

in termini di emissioni di gas serra. Secondo un<br />

sondaggio condotto da Efpia, l’88% delle emissioni<br />

generate dalle compagnie intervistate appartiene a<br />

Scope 3. Anche McKinsey riferisce cifre analoghe:<br />

un’analisi su 40 aziende farmaceutiche ha mostrato che circa<br />

il 75% delle emissioni lungo la catena del valore appartiene a<br />

Scope 3, con il 50% delle emissioni totali generate a monte, in<br />

particolare dalla categoria dei beni e servizi acquistati.<br />

Percentuale che considera di limitare i propri investimenti in un settore per le preoccupazioni ESG<br />

Aziende senza una chiara strategia Esg Intero settore Non lo considerano<br />

Viaggi, logistica<br />

53<br />

47<br />

Energia<br />

50<br />

19<br />

31<br />

Materiali<br />

50<br />

13<br />

38<br />

Industriali<br />

47<br />

6<br />

47<br />

Pharma e prodotti medicinali<br />

41<br />

12<br />

47<br />

Finanziari e assicurativi<br />

41<br />

59<br />

Consumer<br />

35<br />

12<br />

53<br />

Tech, media, telecom<br />

35<br />

6<br />

59<br />

28<br />

Fonte: McKinsey Investor survey (Q3 2022)


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

IL RUOLO DEL BILANCIO<br />

DI SOSTENIBILITÀ<br />

In questo contesto, il bilancio di sostenibilità emerge come uno<br />

strumento fondamentale per le aziende che si vogliono impegnare<br />

in una strategia Esg. Si tratta del documento attraverso il quale<br />

un’organizzazione riferisce a tutti gli stakeholder sulle proprie<br />

prestazioni economiche, ambientali e sociali. Un’attività che,<br />

esattamente come il bilancio economico finanziario, può essere<br />

vissuta come un noioso onere normativo o come strumento<br />

effettivo per monitorare le proprie attività. Come spiega Debora<br />

Ghietti nel suo articolo, tra i benefici del sustainability report ci<br />

sono la gestione dei rischi associati all’attività, come quelli legati<br />

alla conformità normativa o a possibili danni di reputazione, un<br />

miglioramento della fiducia dei consumatori, un più facile accesso<br />

ai mercati e anche uno stimolo all’innovazione. Un recente studio<br />

pubblicato su International journal of environmental research and<br />

public health ha messo in luce come l’industria farmaceutica si<br />

distingua per la qualità e la completezza del proprio reporting di<br />

sostenibilità, superando altri settori in molti aspetti chiave della<br />

Csr. Tuttavia, emerge anche una carente uniformità nel reporting,<br />

soprattutto su alcune delicate questioni come il rispetto dei diritti<br />

umani e la sostenibilità della catena di approvvigionamento.<br />

Emissioni CO 2<br />

e (in milioni di tonnellate)<br />

degli associati Efpia in base ai differenti Sccope<br />

88%<br />

97,1 mln t.<br />

8%<br />

8,9 mln t.<br />

4%<br />

4,9 mln t.<br />

Scope 1 Scope 2 Scope 2<br />

Fonte: Efpia - White Paper on Climate Change, 2023<br />

Il costo della sostenibilità<br />

Una delle maggiori preoccupazioni quando si fissano obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione è il loro<br />

costo potenziale. Tuttavia, un’analisi di McKinsey dimostra che potrebbe trattarsi di un timore in gran<br />

parte infondato. Secondo i loro calcoli, effettuati su un profilo di emissioni di un’azienda farmaceutica<br />

rappresentativa, il 30% delle emissioni potrebbe essere abbattuto da leve con Valore attuale netto<br />

positivo. Il Valore attuale netto (Net Present Value - NPV in inglese) è un indicatore finanziario che misura<br />

il valore attuale teorico di un investimento sommando i suoi futuri flussi di cassa. Un Npv positivo significa<br />

che gli interventi per ridurre le emissioni poterebbero in realtà a un risparmio sui costi. Un ulteriore 15%<br />

delle emissioni potrebbe essere affrontato da leve con Npv neutro (senza spesa né guadagno). In totale,<br />

circa il 60% delle emissioni totali potrebbe essere abbattuto a costo netto quasi zero entro il 2040.<br />

Complessivamente, entro lo stesso anno, un’azienda farmaceutica potrebbe ridurre fino al 90% le sue<br />

emissioni totali di CO2 a un costo approssimativo di 100 dollari per ogni tonnellata metrica grazie all’impiego<br />

di strumenti già disponibili o in fase di sviluppo. Questo costo si colloca all’interno della fascia di prezzo<br />

anticipata per il carbonio secondo il sistema EU ETS (il sistema di scambio delle emissioni dell’Unione<br />

europea). Per il rimanente 10% di emissioni resistente alla riduzione tramite metodi convenzionali si potrebbe<br />

ricorrere a soluzioni a breve termine quali l’acquisto di compensazioni di carbonio sul relativo mercato.<br />

Riferimenti<br />

Anette Küster e Nicole Adler, “Pharmaceuticals in the environment: scientific evidence<br />

of risks and its regulation”, 2019<br />

Cycoń M, Mrozik A and Piotrowska-Seget Antibiotics in the Soil Environment, 2019<br />

Efpia, “White paper on climate change”, 2023<br />

A. Booth et al, “Pharmaceutical company targets and strategies to address climate<br />

change: content analysis of public reports from 20 pharmaceutical companies”<br />

Farmindustria – Centro studi, Indicatori farmaceutici, 2023<br />

Deloitte, Sustainability regulation outlook <strong>2024</strong><br />

Assolombarda, L’evoluzione della legislazione UE sulla sostenibilità ambientale, <strong>2024</strong><br />

Istat, Pratiche sostenibili delle imprese, 2023<br />

McKinsey, Investors want to hear from companies about the value of sustainability, 2023<br />

McKinsey, Accelerating the transition to net zero in life sciences, 2023<br />

BVA-Doxa, Italiani e sostenibilità, 2023<br />

29


30<br />

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA<br />

SECONDO EIPG


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

In virtù del loro profilo<br />

professionale,<br />

i farmacisti industriali<br />

ricoprono ruoli molto<br />

differenti in azienda.<br />

Raccogliere le loro<br />

impressioni può<br />

dunque offrire un<br />

panorama completo<br />

delle criticità lungo<br />

tutta la filiera del<br />

farmaco. Come sta<br />

facendo lo European<br />

industrial pharmacists<br />

group sul tema della<br />

sostenibilità<br />

Piero Iamartino<br />

presidente di EIPG (European Industrial<br />

Pharmacists Group)<br />

Sebbene l’impatto dei medicinali<br />

sull’ambiente sia stato evidenziato<br />

fin dagli anni 70 del secolo scorso<br />

con l’emergere delle prime<br />

segnalazioni di inquinamento<br />

nelle acque superficiali, è solo<br />

dall’inizio degli anni 2000 che<br />

sono stati concepiti interventi<br />

normativi specifici promuovendo<br />

l’individuazione delle diverse fonti di<br />

inquinamento e la determinazione<br />

delle possibili azioni da<br />

intraprendere.<br />

DA ERA<br />

AL GREEN DEAL<br />

L’obbligo di presentare il risultato di<br />

una valutazione dei rischi ambientali<br />

di un medicinale contestualmente<br />

alla domanda di autorizzazione alla<br />

sua immissione sul mercato è stato<br />

introdotto solo dopo la pubblicazione<br />

della linea guida Era (Environmental<br />

risk asessment) emessa da Ema<br />

nel 2006 che riporta i criteri guida e<br />

descrive una serie di test standard<br />

da eseguire. Tuttavia, questo primo<br />

atto normativo ha subito evidenziato<br />

dei limiti in quanto applicato solo alla<br />

commercializzazione dei medicinali<br />

a partire dal quel momento,<br />

senza considerare il contributo di<br />

medicinali con lo stesso principio<br />

attivo e trascurando la valutazione di<br />

quelli già autorizzati e presenti sul<br />

mercato.<br />

Nel corso degli anni seguenti, il<br />

problema dell’impatto ambientale<br />

dei medicinali è stato affrontato più<br />

estesamente con l’avvio di alcuni<br />

progetti promossi dalla Commissione<br />

europea in partenariato con<br />

l’industria farmaceutica europea (IMI:<br />

Chem21, iPiE e Premier) che hanno<br />

approfondito la caratterizzazione dei<br />

rischi ambientali, con l’individuazione<br />

di criteri di priorità da assegnare<br />

agli interventi e lo sviluppo di<br />

modelli e strumenti per misurare<br />

la sostenibilità dei processi di<br />

fabbricazione, in particolare dei<br />

principi attivi.<br />

Questi importanti progetti degli ultimi<br />

anni si sono aggiunti alle iniziative<br />

intraprese a livello europeo con la<br />

pubblicazione nel 2020 della nuova<br />

strategia farmaceutica europea che<br />

definisce alcuni obiettivi specifici<br />

per la mitigazione dell’impatto<br />

ambientale dei medicinali che<br />

troveranno riscontro nella imminente<br />

revisione della legislazione<br />

farmaceutica europea e che si<br />

innestano nel contesto dei più ampi<br />

atti normativi per la transizione<br />

ecologica previsti dal Green Deal<br />

europeo.<br />

L’INIZIATIVA DI EPIG<br />

Alla luce di quanto sopra<br />

richiamato, si prospetta una<br />

graduale trasformazione di alcuni<br />

processi e modalità operative<br />

svolti dall’industria farmaceutica<br />

europea a partire dallo sviluppo<br />

di un nuovo medicinale sino alla<br />

sua distribuzione e, analogamente,<br />

si dovranno prevedere adeguati<br />

interventi normativi sulla<br />

gestione del corretto impiego e<br />

smaltimento dei medicinali essendo<br />

preponderante l’impatto ambientale<br />

di quest’ultima fase del ciclo di vita<br />

di un medicinale.<br />

Per quanto questi cambiamenti<br />

vedano coinvolti tutti i professionisti<br />

che operano nell’industria<br />

farmaceutica, un ruolo chiave è<br />

giocato dal farmacista industriale<br />

il quale, a ragione del suo profilo<br />

professionale dettato dal suo<br />

curriculum universitario, possiede<br />

le basi conoscitive fondamentali per<br />

occupare nell’industria posizioni<br />

diverse, coprendo l’intero percorso di<br />

un medicinale dalla sua concezione e<br />

fabbricazione come principio attivo,<br />

al suo sviluppo come medicinale e<br />

alla sua distribuzione sul mercato.<br />

In tale prospettiva, Eipg (European<br />

industrial pharmacists group), che<br />

rappresenta a livello europeo le<br />

associazioni dei farmacisti industriali<br />

dei vari Paesi europei aderenti,<br />

ha avviato la preparazione di un<br />

documento che analizza le principali<br />

aree di criticità dell’intero processo<br />

produttivo di un medicinale ed<br />

espone la propria posizione in merito<br />

agli interventi ritenuti prioritari in<br />

una prospettiva di cambiamenti che<br />

porteranno l’inserimento di nuove<br />

modalità operative, risorse materiali<br />

alternative e richiederanno nuove<br />

competenze.<br />

L’IMPATTO DELLA<br />

PRODUZIONE DI API<br />

Una prima area critica esaminata è<br />

la fabbricazione del principio attivo<br />

sia per il suo impatto come tale<br />

sull’ambiente sia per il processo<br />

applicato alla sua fabbricazione.<br />

Il problema è particolarmente<br />

rilevante per le small molecules<br />

mentre risulta sostanzialmente poco<br />

significativo per le large molecules<br />

31


32<br />

e ancora meno per i prodotti basati<br />

su impiego di tessuti cellulari<br />

o strutture biologiche (Atmp).<br />

Infatti, i parametri fondamentali<br />

da considerare sono la tossicità<br />

ambientale e la biodegrabilità<br />

del prodotto. Il problema è come<br />

conciliare questi due parametri con<br />

le caratteristiche chimico-fisiche e<br />

biofarmaceutiche che un principio<br />

attivo deve possedere per essere<br />

somministrato, assorbito e quindi<br />

svolgere l’attività farmacologica<br />

desiderata. Lo sforzo richiesto nella<br />

fase di progettazione e screening<br />

di una nuova small molecule è<br />

l’individuazione di un parametro<br />

strutturale che la renda più ecocompatibile<br />

senza compromettere<br />

la sua finalità. Anche se questa<br />

criticità non si presenta nel caso di<br />

large molecules e Atmp, per questi<br />

principi attivi può prevalere l’impatto<br />

ambientale dovuto ai maggiori<br />

consumi energetici riconducibili alla<br />

necessità di condizioni di stoccaggio<br />

a bassa temperatura.<br />

Per quanto riguarda il processo<br />

produttivo delle small molecules,<br />

che oggi rappresentano ancora la<br />

maggior percentuale di principi<br />

attivi in sviluppo e sul mercato, si<br />

rende indispensabile introdurre<br />

definitivamente l’applicazione dei<br />

principi della green chemistry, come<br />

messo bene in luce dagli studi più<br />

recenti (Progetto IMI Premier). La<br />

prospettiva è quella di un progressivo<br />

cambiamento dei processi di sintesi<br />

con l’impiego di reagenti e di solventi<br />

meno tossici che siano interamente<br />

riciclabili e riutilizzabili, oltre alla<br />

messa a punto di una via di sintesi<br />

che permetta il minor numero di<br />

operazioni, generando la minore<br />

quantità di rifiuti e mantenendo<br />

la migliore efficienza possibile. È<br />

auspicabile la crescita dei processi di<br />

biocatalisi così come l’introduzione di<br />

trattamenti più incisivi nella gestione<br />

dei reflui industriali per accentuare<br />

la degradazione chimica prima del<br />

loro conferimento all’esterno.<br />

DALL’API AL<br />

PRODOTTO FINITO<br />

Una seconda ampia area critica<br />

dove si prospettano cambiamenti<br />

importanti è costituita dai processi<br />

di fabbricazione del medicinale a<br />

partire dal principio attivo fino alla<br />

sua messa a disposizione per la<br />

distribuzione sul mercato. Anche in<br />

questa area si possono individuare<br />

interventi di ottimizzazione<br />

dell’impiego delle risorse impiegate<br />

con particolare riferimento ai consumi<br />

energetici e all’impiego di acqua.<br />

Questi due parametri sono già oggetto<br />

di numerosi studi per lo sviluppo<br />

di nuovi processi di contenimento<br />

energetico con l’introduzione di<br />

soluzioni impiantistiche innovative e<br />

si prospettano ulteriori miglioramenti<br />

considerando i benefici che ne<br />

derivano in termini di efficienza e<br />

quindi di costi.<br />

Tra i parametri strettamente legati<br />

al prodotto medicinale che mostrano<br />

un rilevante impatto ambientale, si<br />

deve porre l’attenzione sui materiali<br />

di confezionamento impiegati<br />

nell’industria farmaceutica. Un<br />

intervento prioritario si deve<br />

focalizzare su taluni materiali<br />

plastici ampiamente utilizzati che<br />

sono difficilmente smaltibili e non<br />

riciclabili, individuando materiali<br />

alternativi con la conseguente<br />

necessità di studiarne la compatibilità<br />

con il medicinale soprattutto se<br />

impiegati a contatto diretto e il<br />

loro impatto sul profilo di stabilità<br />

dello stesso, come imposto dalle<br />

norme di riferimento. Altri obiettivi<br />

dovrebbero essere la scelta di<br />

materiali di confezionamento<br />

secondario facilmente riciclabili<br />

dall’utilizzatore finale così come la<br />

riduzione del loro volume favorita<br />

anche dalla digitalizzazione dei<br />

materiali informativi a essi correlati.<br />

L’attuazione di questi interventi<br />

richiederanno adeguamenti sia delle<br />

linee di confezionamento utilizzate<br />

nell’industria farmaceutica sia delle<br />

modalità alternative di gestione<br />

dei prodotti nella fase di trasporto<br />

e distribuzione, con una decisa<br />

crescita degli studi per il riuso dei<br />

materiali di imballaggio in linea con<br />

i principi dell’economia circolare.<br />

VALUTARE<br />

I FORNITORI<br />

Le prospettive dei cambiamenti<br />

attesi nel percorso dal principio<br />

attivo al medicinale dovranno<br />

accompagnarsi a una valutazione<br />

delle possibilità di intervenire sulla<br />

catena di approvvigionamento<br />

utilizzata dall’industria farmaceutica<br />

che vede coinvolti fornitori di<br />

principi attivi, di materiali e di<br />

medicinali. Gli indirizzi normativi<br />

e gli impegni sulle azioni per un<br />

miglioramento della sostenibilità<br />

ambientale richiederanno una<br />

progressiva revisione nella<br />

gestione e valutazione dei fornitori<br />

in funzione della loro capacità di<br />

applicare i criteri di eco-sostenibilità<br />

dei loro processi privilegiando<br />

coloro che assumono questo<br />

indirizzo.<br />

L’analisi sopra esposta e limitata alle<br />

aree di maggior criticità ambientale<br />

mette in luce le trasformazioni<br />

che si attendono nell’industria<br />

farmaceutica nei prossimi anni con<br />

l’attuazione delle disposizioni che<br />

progressivamente saranno adottate<br />

a livello europeo. È auspicabile che<br />

ci sia un buon coordinamento tra<br />

le imposizioni per la sostenibilità<br />

ambientale e la necessità di<br />

aderire ai requisiti regolatori<br />

farmaceutici al fine di facilitare<br />

l’attuazione dei cambiamenti.<br />

Infatti, l’innovazione sarà il criterio<br />

guida per l’introduzione di tali<br />

cambiamenti e richiederà quindi la<br />

massima collaborazione tra tutti i<br />

professionisti del settore.


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

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Il pharma<br />

europeo abbraccia<br />

il Green Deal<br />

Alberto Bobadilla<br />

34


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

L’INDUSTRIA FARMACEUTICA<br />

EUROPEA HA AVVIATO<br />

NUMEROSE INIZIATIVE PER LA<br />

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE<br />

IN LINEA CON GLI OBIETTIVI<br />

DEL GREEN DEAL DELL’UNIONE<br />

EUROPEA CHE MIRA A<br />

RAGGIUNGERE LA NEUTRALITÀ<br />

CLIMATICA ENTRO IL 2050<br />

Il tema della sostenibilità nell’industria<br />

farmaceutica europea è stato al<br />

centro di un webinar organizzato<br />

dallo European industrial pharmacist<br />

group (Eipg) lo scorso ottobre.<br />

Kirsty Reid, direttrice della Science<br />

policy della Federazione europea<br />

delle associazioni e delle industrie<br />

farmaceutiche (Efpia), ha discusso<br />

delle varie iniziative intraprese dal<br />

settore, che rappresentano la base<br />

per costruire un futuro più sano<br />

e ambientalmente sostenibile nel<br />

settore sanitario.<br />

LE REGOLE<br />

PER IL PHARMA<br />

Riguardo alla legislazione farmaceutica,<br />

recentemente sono state introdotte<br />

nuove normative che cambieranno il<br />

modo in cui è stata gestita negli ultimi<br />

vent’anni. Un aspetto rilevante riguarda<br />

il rafforzamento della valutazione<br />

del rischio ambientale, un punto che<br />

il settore appoggia, ma che solleva<br />

anche alcune preoccupazioni, ad<br />

esempio riguardo alla possibilità che<br />

un medicinale venga ritirato solo per<br />

motivi ambientali, senza considerare i<br />

benefici per i pazienti.<br />

La legislazione farmaceutica generale<br />

e la valutazione del rischio ambientale<br />

si influenzano reciprocamente e<br />

eliminarla. Tuttavia, questo approccio<br />

non considera adeguatamente la<br />

valutazione del rischio e del beneficio<br />

dei medicinali stessi.<br />

«Ad esempio – ha spiegato la dirigente<br />

Efpia – si stanno compiendo sforzi<br />

significativi per ridurre o eliminare<br />

completamente la sperimentazione<br />

sugli animali, con l’adozione di<br />

alternative valide. Ci sono dunque<br />

opportunità concrete per progredire<br />

in questa direzione, e si tratta di<br />

un’impostazione accolta positivamente<br />

dall’industria. Tuttavia, è essenziale<br />

farlo con cautela in modo da non<br />

mettere a rischio la sicurezza e<br />

l’efficacia dei medicinali».<br />

Tra le preoccupazioni più attuali,<br />

emerge il dibattito sui Pfas<br />

(Perfluorinated alkylated substances),<br />

“<br />

LA GESTIONE DI TUTTE LE LEGISLAZIONI ANCORA<br />

CONTEMPORANEAMENTE APERTE È UNA DELLE<br />

PRINCIPALI SFIDE<br />

Queste attività si inseriscono<br />

nell’ambito del Green Deal dell’Unione<br />

europea, l’ambizioso pacchetto di<br />

misure volte a rendere l’Europa<br />

climaticamente neutrale entro il 2050.<br />

Adottato nel 2019, ha prodotto una<br />

quantità di iniziative, piani d’azione,<br />

strategie e interventi legislativi,<br />

molti dei quali impatteranno<br />

significativamente sul settore<br />

farmaceutico e sanitario. «È pertanto<br />

essenziale per tutto il comparto – ha<br />

affermato Reid – impegnarsi su queste<br />

tematiche e muoversi in sintonia<br />

con le proposte della Commissione<br />

europea. Esistono diverse proposte<br />

di interventi sulle legislazioni dei<br />

Paesi europei che aderiscono al Green<br />

Deal e attualmente sono in fase di<br />

discussione e decisione. Potrebbero<br />

influenzare diversi settori e i cittadini<br />

di tutta Europa. Tuttavia, la gestione<br />

di tutte queste legislazioni aperte<br />

contemporaneamente è una delle<br />

principali sfide, poiché non si sa<br />

come interagiranno tra loro e quali<br />

conseguenze potrebbero avere».<br />

coprono una vasta gamma di aspetti<br />

legislativi, come la legislazione chimica,<br />

le emissioni industriali, i test sugli<br />

animali e altro ancora. Anche se molti<br />

potrebbero non conoscere i dettagli di<br />

queste leggi, è importante riconoscerne<br />

l’impatto.<br />

“UNA SOSTANZA,<br />

UNA VALUTAZIONE”<br />

Anziché affidarsi all’Agenzia<br />

europea per i medicinali, l’idea è<br />

che la valutazione venga effettuata<br />

dall’Agenzia europea per le sostanze<br />

chimiche oppure dall’Autorità europea<br />

per la sicurezza alimentare, a seconda<br />

della loro competenza. La valutazione<br />

potrebbe portare alla conclusione che<br />

una determinata sostanza chimica non<br />

è più necessaria a causa di problemi<br />

riscontrati e quindi alla decisione di<br />

sostanze chimiche persistenti<br />

utilizzate in diversi settori, compresa<br />

la farmaceutica. Attualmente è in<br />

discussione una proposta per vietarle<br />

del tutto, il che potrebbe comportare<br />

gravi conseguenze per la produzione e<br />

la commercializzazione dei medicinali<br />

in Europa. È quindi cruciale lavorare<br />

con i decisori politici per illustrarne gli<br />

usi e minimizzare l’impatto ambientale<br />

di queste sostanze chimiche.<br />

LE AZIONI PER<br />

LA SOSTENIBILITÀ<br />

Reid ha poi fornito una rassegna<br />

delle iniziative del settore in termini<br />

di sostenibilità. «All’interno di<br />

Efpia, collaboriamo con le aziende<br />

farmaceutiche innovative per affrontare<br />

quattro aree chiave, tra cui l’economia<br />

circolare. L’obiettivo è ridurre al minimo<br />

35


il consumo di risorse e l’impatto<br />

ambientale attraverso pratiche<br />

come il riutilizzo e il riciclo. Oltre<br />

all’economia circolare, ci impegniamo<br />

per promuovere l’uso di sostanze<br />

chimiche sostenibili, ridurre l’impatto<br />

dei farmaci sull’ambiente e affrontare<br />

i cambiamenti climatici. Questo<br />

richiede un approccio integrato che<br />

coinvolga sia le aziende farmaceutiche<br />

che i decisori politici. Infine, stiamo<br />

lavorando attivamente per adottare<br />

pratiche sostenibili lungo l’intera<br />

catena di produzione e distribuzione<br />

dei farmaci. Questo include il riciclo<br />

dei materiali di imballaggio e dei<br />

dispositivi medici, nonché l’adozione<br />

di schemi di restituzione per garantire<br />

la corretta gestione dei rifiuti. È un<br />

impegno condiviso che mira a garantire<br />

che l’industria farmaceutica sia un<br />

attore responsabile nella lotta contro i<br />

cambiamenti climatici e la salvaguardia<br />

dell’ambiente».<br />

A PROPOSITO DI<br />

CAMBIAMENTO<br />

CLIMATICO<br />

Non solo stiamo assistendo agli incendi<br />

che si ripetono ogni estate in tutta<br />

Europa, ma anche a cambiamenti<br />

climatici estremi e forti impatti sugli<br />

ecosistemi, sull’approvvigionamento<br />

idrico e sulla qualità dell’ambiente,<br />

con conseguenze dirette sulla salute<br />

dei cittadini. Malattie che una volta<br />

erano confinate in determinate aree<br />

del mondo ora si stanno diffondendo<br />

anche nel nostro continente, mentre<br />

aumentano i casi di malattie<br />

respiratorie e la mancanza di cibo<br />

dovuta alle siccità. È evidente che<br />

i cambiamenti climatici stanno<br />

influenzando profondamente la<br />

nostra vita quotidiana. In che modo<br />

l’industria sta affrontando il problema?<br />

«Abbiamo consultato le nostre aziende<br />

per scoprire cosa stanno facendo per<br />

mitigare gli effetti del cambiamento<br />

climatico e abbiamo raccolto alcuni<br />

impegni incoraggianti – ha detto Reid –.<br />

Le aziende sostengono i principi della<br />

lotta globale contro il cambiamento<br />

climatico, i goal di sviluppo sostenibile<br />

e gli accordi internazionali come<br />

quelli di COP 21. Inoltre, appoggiano<br />

l’ambizione dell’Unione europea di<br />

diventare climaticamente neutrale<br />

entro il 2050 e partecipano a reti globali<br />

per controllare<br />

le emissioni.<br />

Consulta<br />

Abbiamo<br />

la survey<br />

pubblicato un<br />

documento sul<br />

tema, che mostra<br />

come le aziende<br />

farmaceutiche<br />

stiano affrontando<br />

concretamente il<br />

cambiamento climatico.<br />

Questo documento non si limita a<br />

identificare strategie per contrastarlo,<br />

ma illustra anche casi studio di aziende<br />

che hanno ridotto le proprie emissioni<br />

attraverso iniziative sostenibili.<br />

Le aziende stanno lavorando sia<br />

internamente che con i fornitori per<br />

ridurre le emissioni lungo l’intera<br />

catena del valore. Inoltre, abbiamo<br />

condotto indagini per monitorare i<br />

progressi nel raggiungimento degli<br />

obiettivi di riduzione delle emissioni,<br />

e abbiamo constatato una riduzione<br />

del 10% nell’ultimo periodo. La<br />

maggior parte delle aziende ha<br />

anche obiettivi a lungo termine per<br />

ridurre ulteriormente le emissioni,<br />

dimostrando un impegno concreto<br />

verso la sostenibilità ambientale». La<br />

quantità di emissioni effettivamente<br />

prodotte è stata adottata come uno<br />

dei benchmark e si è visto che quelle<br />

del settore farmaceutico sono circa<br />

il 10% rispetto agli altri principali<br />

settori industriali. «Questo dimostra<br />

che stiamo facendo progressi nel<br />

ridurre il nostro impatto sull’ambiente<br />

e sulla salute pubblica. Tuttavia, c’è<br />

ancora molto lavoro da fare. Stiamo<br />

inoltre monitorando da vicino l’uso dei<br />

prodotti chimici nei nostri medicinali,<br />

garantendo che siano sicuri non solo<br />

per noi, ma anche per l’ambiente e che<br />

siano sostenibili nel lungo termine.<br />

Stiamo esaminando diverse strategie,<br />

come un tentativo di standardizzazione<br />

globale e la collaborazione con altre<br />

parti interessate».<br />

FARMACI ED<br />

ECOSISTEMI<br />

Un’altra questione importante<br />

affrontata dalle industrie<br />

farmaceutiche europee è il rilascio di<br />

farmaci nell’ambiente. Il settore sta<br />

lavorando insieme alle organizzazioni<br />

per identificare e mitigare il fenomeno<br />

e i rischi associati; supporta<br />

campagne di smaltimento dei farmaci<br />

e sta lavorando per promuovere la<br />

gestione responsabile degli effluenti<br />

di produzione. Per affrontare le<br />

sfide ambientali legate all’industria<br />

farmaceutica, è necessario adottare<br />

un approccio olistico cercando di<br />

bilanciare l’efficacia dei farmaci con<br />

il rispetto dell’ambiente e della salute<br />

pubblica.<br />

«Lavoriamo anche con altri partner<br />

industriali . Abbiamo anche l’AMR Action<br />

Fund – ha ricordato Reid, – un fondo<br />

globale da un miliardo di dollari per<br />

contrastare la resistenza agli antibiotici<br />

e collaboriamo con l’iniziativa che mira<br />

a gestire responsabilmente la catena<br />

di approvvigionamento farmaceutico<br />

per ridurre l’impatto sull’ambiente con<br />

un focus sull’etica e sulla sostenibilità.<br />

Un’altra questione è lo sviluppo di<br />

farmaci più ecologici: ci impegniamo<br />

a garantire che le legislazioni non<br />

ostacolino il nostro impegno per<br />

diventare più sostenibili e a lavorare<br />

con l’Ema e la Commissione europea<br />

per influenzare in senso positivo<br />

il cambiamento a livello globale.<br />

Stiamo discutendo con le agenzie dei<br />

medicinali per assicurarci che il quadro<br />

normativo sostenga l’innovazione e ci<br />

permetta di raggiungere gli obiettivi<br />

ambientali e climatici».<br />

36


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ARMONIA IN CHIAVE DI<br />

, l’orchestrator per il controllo degli ambienti Pharma


ECO<br />

PH<br />

AR<br />

MA<br />

I DATI ISTAT EVIDENZIANO UN FORTE<br />

IMPEGNO DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA<br />

SUI TEMI AMBIENTALI, CON INVESTIMENTI<br />

CHE SUPERANO DI TRE VOLTE LA MEDIA<br />

DI ALTRE INDUSTRIE. TUTTAVIA ESISTONO<br />

ANCORA MARGINI DI MIGLIORAMENTO<br />

38<br />

Isabella Bordogna


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

L’industria farmaceutica italiana ha<br />

dimostrato un impegno costante verso<br />

la sostenibilità ambientale, sociale ed<br />

economica, riflettendo così l’importanza<br />

che l’ambiente riveste per le imprese<br />

del settore. I dati Istat del Censimento<br />

permanente mostrano che il settore è<br />

primo per:<br />

acquisizione di risorse umane con<br />

un alto tasso di nuove competenze e<br />

formazione;<br />

azioni di responsabilità sociale e<br />

riduzione dell’impatto ambientale;<br />

miglioramento del benessere<br />

lavorativo, con azioni per la conciliazione<br />

vita-lavoro, e misure a sostegno della<br />

genitorialità e per la sicurezza;<br />

iniziative di interesse collettivo esterne<br />

all’impresa.<br />

«Dopo aver compreso il concetto più<br />

generale della sostenibilità – spiega<br />

Nicola D’Erario, Capo Area Relazioni di<br />

lavoro e professionalità di Farmindustria<br />

– siamo andati a declinare tutte le attività<br />

secondo i goal e i target dell’agenda<br />

ONU 2030 con i suoi tre pilastri: sociale,<br />

ambientale ed economico». L’agenda<br />

2030, infatti, definisce 17 obiettivi per<br />

lo sviluppo sostenibile, in un grande<br />

programma di azione per un totale di 169<br />

target, con l’impegno da parte dei Paesi di<br />

raggiungerli entro il 2030.<br />

I dati Istat evidenziano quindi come<br />

l’industria farmaceutica sia ai primi posti<br />

in quasi tutti gli aspetti principali e, tuttavia,<br />

evidenzia D’Erario, “confrontandoci con<br />

le altre industrie, c’è ancora qualcosa che<br />

dobbiamo migliorare; certamente questo<br />

ci servirà da sprone per investire su<br />

aspetti nei quali non siamo ancora leader”.<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

AMBIENTALE<br />

Dai risultati raggiunti in tema di<br />

sostenibilità ambientale sui target<br />

principali – consumi energetici, emissioni,<br />

riduzione del packaging – emerge un<br />

impegno di lungo corso. Sono stati ridotti<br />

del 37% i consumi energetici, rispetto a<br />

una media dell’industria manufatturiera<br />

del -22%. C’è stata anche una riduzione<br />

C’È STATA UNA<br />

RIDUZIONE DELLE<br />

EMISSIONI DI CO 2<br />

GRAZIE ANCHE ALLA<br />

CONVERSIONE<br />

DEL PARCO AUTO<br />

IN ELETTRICO<br />

”<br />

delle emissioni di CO 2<br />

, ad esempio con la<br />

conversione del parco auto in elettrico e<br />

con servizi di trasporto dedicati (navette<br />

o car-sharing). Questo risultato è stato<br />

ottenuto grazie agli investimenti crescenti<br />

in tecnologie verdi, che hanno permesso<br />

anche una significativa riduzione delle<br />

emissioni atmosferiche (-34%).<br />

«Le nostre aziende si servono di<br />

informatori scientifici, abbiamo migliaia<br />

di auto che girano sul territorio nazionale<br />

– dice D’Erario – il 70% degli affiliati ha<br />

già completato o completerà nell’arco<br />

di tre anni l’elettrificazione del parco<br />

auto». Gli ottimi risultati hanno portato<br />

a conseguenze “un po’ paradossali,<br />

quando circa un anno fa sono saliti i costi<br />

dell’energia e il settore farmaceutico<br />

non è rientrato tra i settori energivori.<br />

Abbiamo grandissimi impianti industriali<br />

e da decenni investiamo sulla riduzione<br />

dei consumi, impianti di cogenerazione<br />

e trigenerazione, che ci spostavano più<br />

sul gas e non utilizzavamo la corrente<br />

elettrica. Per questo non risultavamo<br />

energivori e quindi non abbiamo<br />

beneficiato degli incentivi statali”.<br />

Per quanto riguarda la riduzione dei<br />

rifiuti, come il trattamento delle acque<br />

di processo, l’88% delle aziende del<br />

comparto farmaceutico prevede di ridurli<br />

nei prossimi 3/5 anni.<br />

Anche per l’utilizzo della plastica e di<br />

altri materiali di packaging, il settore ha<br />

iniziato a muoversi e il 55% delle imprese<br />

è impegnato nella riduzione o eliminazione<br />

del loro impiego: «Gli investimenti nel<br />

settore farmaceutico sono tre volte<br />

superiori alla media delle altre industrie,<br />

per la riduzione dei rifiuti e del packaging.<br />

Si parla di packaging secondario, perché<br />

quello primario è più delicato, essendo<br />

collegato alle caratteristiche del farmaco,<br />

al sterilità e ha altre norme». Il settore ha<br />

anche adottato sistemi di monitoraggio<br />

dell’impatto ambientale con indicatori<br />

specifici per garantire una gestione<br />

responsabile delle risorse.<br />

INIZIATIVE SOSTENIBILI<br />

La sostenibilità della supply chain<br />

si garantisce anche attraverso<br />

l’accreditamento fornitori, e l’80% delle<br />

aziende affiliate a Farmindustria assegna<br />

maggior peso a quelli che rispettano criteri<br />

di sostenibilità ambientale.<br />

Farmindustria ha portato avanti una<br />

serie di iniziative, producendo un primo<br />

quaderno dell’efficienza energetica con<br />

Enea; sono stati preparati dei report<br />

sulla decarbonizzazione con Icom e<br />

Rse, c’è una collaborazione in corso con<br />

Ispra-Confindustria per un benchmark<br />

di sostenibilità ambientale dell’industria<br />

italiana. «Queste sono solo alcune delle<br />

attività – osserva D’Erario – che ci hanno<br />

permesso da un lato di conoscere e<br />

mappare meglio il settore, dall’altro come<br />

associazione di tenere insieme grandi e<br />

piccole aziende, aiutandole a raggiungere<br />

gli obiettivi».<br />

L’industria farmaceutica ha anche dato vita<br />

nel 2015 alla cosiddetta Eco-pharmaco<br />

stewardship (Eps), un programma europeo<br />

di gestione intelligente e sostenibile<br />

dell’impatto ambientale del farmaco lungo<br />

tutto il suo ciclo di vita. Inoltre, in Italia, dal<br />

1980 le imprese hanno costituito, insieme<br />

alla filiera, un sistema centralizzato a<br />

garanzia del corretto smaltimento dei<br />

medicinali scaduti (Assinde).<br />

NON SOLO AMBIENTE<br />

L’industria farmaceutica italiana si è<br />

distinta anche per le sue iniziative di<br />

sostenibilità sociale ed economica. Le<br />

aziende del settore hanno intrapreso<br />

azioni per migliorare il benessere<br />

lavorativo, per favorire la conciliazione<br />

vita-lavoro e sostenere la genitorialità.<br />

In riferimento ai target di sostenibilità<br />

sociale si evidenzia:<br />

un miglioramento del benessere e<br />

39


della qualità di vita dei dipendenti,<br />

attraverso strumenti quali:<br />

• flessibilità oraria (permessi,<br />

smart working ecc);<br />

• welfare aziendale/flexible benefit<br />

(su famiglia, trasporti, salute);<br />

• pacchetti well-being, con una<br />

grande offerta di servizi (asilo nido,<br />

caffetteria, mensa, lavanderia,<br />

palestra) anche in ambito sanitario<br />

(es. campagne vaccinali);<br />

valorizzazione della diversità, di<br />

genere, di orientamento sessuale,<br />

di origini etniche, di cultura, di<br />

abilità fisiche, attraverso progetti in<br />

ambito di diversity & inclusion (cross<br />

generational mentoring, strumenti per la<br />

genitorialità);<br />

supporto allo sviluppo della<br />

comunità locale in cui l’azienda opera<br />

e obiettivi di sostenibilità esterna, con<br />

attività di charity (donazione di farmaci,<br />

volontariato aziendale).<br />

D’Erario ricorda che “quando parliamo<br />

di sostenibilità sociale non bastano gli<br />

investimenti culturali ed economici,<br />

vanno portate a bordo le persone.<br />

Sono cambiamenti culturali che<br />

devono essere diffusi all’interno di tutta<br />

l’organizzazione. Ora parliamo di wellbeing,<br />

perché il termine welfare indica<br />

una concessione, il benessere invece è la<br />

valorizzazione di ogni persona all’interno<br />

dell’organizzazione”.<br />

Il settore farmaceutico vede una<br />

presenza femminile del 44% e nella<br />

parte della ricerca dell’R&D le donne<br />

superano gli uomini, sfiorano il 55%.<br />

«Abbiamo tanti giovani – dice D’Erario – e<br />

l’occupazione degli under 35 è aumentata<br />

negli ultimi cinque anni del 15%. L’85%<br />

di questi giovani sono assunti con un<br />

contratto a tempo indeterminato». Il<br />

91% per cento delle imprese del settore<br />

farmaceutico ha un regime di flessibilità<br />

collegata ai lavoratori – ingresso, part<br />

time, smart working – per favorire una<br />

conciliazione vita-lavoro.<br />

LA CARENZA DI COMPETENZE<br />

Oltre alla sostenibilità ambientale e sociale a livello aziendale, esiste anche una sostenibilità sociale sul territorio. D’Erario evidenzia<br />

il fattore denatalità, che perdura da diversi anni e “porta a un minor numero di persone che si stanno istruendo, quindi forse tra 5<br />

o 10 anni avremo meno forza lavoro. Spesso non riusciamo a trovare profili professionali adeguati. Come associazione abbiamo<br />

lavorato sui canali principali della dorsale dell’istruzione, con le università e le scuole secondarie. Abbiamo creato un modello che<br />

ci ha permesso di dare vita al primo campus della formazione farmaceutica tecnica in Italia. Farmindustria, in partnership con le<br />

istituzioni, è attiva nella creazione di modelli per l’orientamento e l’occupabilità dei giovani”.<br />

L’impegno di Farmindustria in questo senso si declina su tre progetti<br />

Progetto ITS Pharma Academy, attraverso cui le imprese formano i profili professionali non reclutabili nei canali ordinari.<br />

Progetto alternanza scuola lavoro, che accompagna i giovani nella conoscenza del settore in un percorso triennale.<br />

Formazione accademica, che contribuisce con attività di docenza all’adeguamento della didattica dei corsi di laurea e post-laurea.<br />

Secondo i dati (2022) di Unioncamere, il costo generato annualmente dall’impossibilità di trovare i profili professionali adeguati per<br />

l’Italia è di 38 miliardi. «Farmindustria ha aperto un dialogo e attuato iniziative in questo senso con le istituzioni. Non riusciamo a<br />

trovare tecnici di laboratorio, operatori di linea, quality assurance, perché una volta assunti nelle nostre aziende poi devono fare un<br />

onboarding, una formazione molto lunga».<br />

Farmindustria ha creato un modello con un sistema circolare, dove le competenze vengono fornite dalle imprese, non all’interno delle<br />

aziende, ma nell’istituzione pubblica. «Si parte da un’analisi dei fabbisogni, si fa una progettazione e alcuni esperti aziendali erogano<br />

docenze. Sono previsti stage previa selezione sulla base delle competenze. Segue poi l’assunzione degli studenti, se idonei per<br />

l’azienda e senza vincoli».<br />

I risultati del progetto ITS, Academy settoriale per formare profili farmaceutici specialistici, mostrano un contributo concreto:<br />

Nove corsi completati<br />

94% della didattica erogata dalle imprese<br />

oltre 97 esperti aziendali coinvolti<br />

86% di placement prima della chiusura dei corsi<br />

100% di placement nelle nostre imprese<br />

100% occupazione coerente con percorso studi<br />

«Farmindustria ha partecipato a queste iniziative sulla formazione per dare un contributo di responsabilità sociale – afferma D’Erario.<br />

- I giovani iscritti a questi corsi spesso non potevano o non volevano andare all’Università, per mancanza di competenze. Molti, dopo<br />

la laurea, invece di scegliere un master preferiscono passare da questo canale dove l’industria è quasi una garanzia – non data a<br />

priori, ma che i ragazzi si conquistano grazie alle loro competenze».<br />

L’industria farmaceutica italiana si presenta quindi come un esempio di impegno e responsabilità verso la sostenibilità in vari ambiti:<br />

«Come settore abbiamo fatto tanto, anche se siamo consapevoli che si può fare molto di più» conclude D’Erario.<br />

40


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

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REGOLAMENTARE<br />

LA TRANSIZIONE<br />

ECOLOGICA<br />

L’Unione europea sta introducendo<br />

nuovi strumenti normativi per<br />

guidare la transizione verso la<br />

sostenibilità. Strumenti che le<br />

aziende dovranno imparare a<br />

padroneggiare<br />

Alberto Bobadilla<br />

42


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Il tempo per poter agire efficacemente sul cambiamento<br />

climatico sta scadendo. Tuttavia, in Europa, la transizione<br />

verso una società a minori emissioni di carbonio e più<br />

sostenibile sta già rimodellando l’economia, creando<br />

nuove opportunità e modificando il costo delle attività<br />

commerciali. Per le aziende, le implicazioni sono evidenti.<br />

Non aumentare la sostenibilità le renderà vulnerabili alla<br />

perdita di entrate e reputazione, così come a contenziosi e<br />

sanzioni regolamentari.<br />

Proprio la regolamentazione è un importante motore di<br />

questi cambiamenti e un fattore critico per le aziende nel<br />

pianificare le modalità per rispettare gli impegni presi in<br />

termini di trasformazione delle proprie attività. Il <strong>2024</strong><br />

sarà un anno cruciale per il lancio delle regolamentazioni<br />

legate alla sostenibilità. Diverse iniziative chiave sulla<br />

sostenibilità saranno portate a realizzazione e le elezioni<br />

del Parlamento europeo a giugno determineranno la<br />

direzione e il livello di ambizione della prossima ondata di<br />

attività legislativa sull’economia verde dell’Unione.<br />

Gli esperti di Deloitte, una delle “Big Four” tra le società<br />

di revisione contabile e di consulenza, hanno dedicato<br />

un approfondito outlook a questo aspetto, esplorando gli<br />

sviluppi ritenuti più urgenti e le loro implicazioni sulle le<br />

strategie aziendali e i modelli operativi.<br />

La risposta dell’Unione europea a quello che viene<br />

definito “imperativo climatico” inizia con la Direttiva sul<br />

reporting di sostenibilità delle imprese (Csrd – Corporate<br />

sustainability reporting directive) e, per la maggior parte<br />

delle aziende, resta ancora molto da fare per soddisfare<br />

pienamente i nuovi requisiti. La Csrd può essere sfruttata<br />

per generare cambiamenti e migliorare l’efficienza<br />

attraverso altri sviluppi guidati dalla regolamentazione.<br />

Oltre ai requisiti di segnalazione, il documento di<br />

Deloitte evidenzia quattro temi su cui le aziende<br />

dovrebbero concentrarsi quest’anno. Le parole chiave<br />

sono: circolarità, supply chain, decarbonizzazione e<br />

greenwashing.<br />

CIRCOLARITÀ<br />

Quello della circolarità è un tema ineludibile. «Nel <strong>2024</strong> –<br />

scrivono gli esperti – le aziende dovrebbero concentrarsi<br />

nel comprendere cosa significa il design circolare per i<br />

loro prodotti e servizi, con iniziative regolamentari dell’Ue<br />

che stabiliscono requisiti per il design del prodotto,<br />

l’imballaggio e i rifiuti di imballaggio, la possibilità di<br />

riparare i prodotti e le disposizioni sullo smaltimento<br />

dei rifiuti a fine vita, tra le altre cose. Il focus sul design<br />

circolare può anche creare opportunità per le aziende. Ad<br />

esempio, nell’approvvigionamento di materiali secondari,<br />

nel progettare prodotti utilizzando i rifiuti di altre aziende<br />

e nell’offrire servizi di riparazione».<br />

SUPPLY CHAIN<br />

L’Unione europea è accreditata come istituzione<br />

pionieristica a livello globale nella definizione della<br />

sostenibilità delle catene di approvvigionamento come<br />

parte della sua strategia per decarbonizzare l’economia.<br />

La Csrd obbliga le aziende a effettuare report non<br />

solo sulle proprie operazioni, ma anche sulle catene<br />

di approvvigionamento a monte e a valle. Ciò significa<br />

che le aziende devono investire più risorse nei rapporti<br />

con i loro fornitori e integrare la valutazione del rischio<br />

legato alla sostenibilità nelle loro decisioni di acquisto.<br />

L’uso di metalli rari, il contributo alla deforestazione<br />

e i rapporti con le aziende nei Paesi con abusi dei<br />

diritti umani sono tra i fattori che le aziende devono<br />

valutare. La regolamentazione, ad esempio, vieta la<br />

vendita, l’importazione o l’esportazione di determinate<br />

commodity a meno che non si possa dimostrare che non<br />

contribuiscono alla deforestazione e che sono prodotte<br />

in conformità con la legislazione pertinente del Paese<br />

produttore.<br />

“<br />

L’USO DI METALLI RARI, IL CONTRIBUTO<br />

ALLA DEFORESTAZIONE E I RAPPORTI<br />

CON LE AZIENDE NEI PAESI CON ABUSI<br />

DEI DIRITTI UMANI SONO TRA I FATTORI<br />

CHE LE AZIENDE DEVONO VALUTARE<br />

DECARBONIZZAZIONE<br />

La decarbonizzazione è l’obiettivo finale di molte delle<br />

iniziative dell’Unione. La Csrd influenzerà la maggior<br />

parte dei settori industriali, obbligando le aziende a<br />

monitorare le emissioni e a segnalare i loro obiettivi<br />

in termini di riduzione. Il cosiddetto “Meccanismo di<br />

adeguamento del carbonio alle frontiere” (Cdam – Carbon<br />

border adjustment mechanism) è un’altra delle molte<br />

iniziative in tema di regolamentazione avviate dall’Ue.<br />

Il Cdam impone di segnalare i dati sulle emissioni<br />

di prodotti ad alta intensità di emissione di carbonio<br />

importati come alluminio, acciaio e cemento, che saranno<br />

tassati sulla base del loro contenuto di carbonio dal<br />

2026. Anche la gestione degli immobili è chiamata a<br />

sfide importanti: dal <strong>2024</strong>, la Direttiva sul rendimento<br />

energetico nell’edilizia (Epbd) cercherà di garantire che gli<br />

edifici in tutta l’Unione soddisfino alcuni requisiti minimi<br />

di prestazione energetica. Per raggiungere “net zero”, le<br />

aziende dovrebbero investire in progetti o adottare misure<br />

per evitare le emissioni di gas serra o per rimuoverle<br />

dall’atmosfera.<br />

43


GREENWASHING<br />

Infine, per ridurre al minimo l’esposizione al rischio<br />

di greenwashing, le aziende devono garantire che<br />

non ci sia discrepanza tra ciò che dicono di fare e<br />

ciò che effettivamente fanno. In base alla Direttiva<br />

sull’empowerment dei consumatori per la transizione<br />

“<br />

DAL 2026, FRASI GENERICHE COME<br />

“VERDE”, “CARBON NEUTRAL”,<br />

“BIODEGRADABILE” ED “ECOLOGICO”<br />

NON SARANNO PIÙ PERMESSE<br />

verde (Ecgt – Empowering consumers for the green<br />

transition), le comunicazioni aziendali devono cambiare<br />

per evitare il greenwashing. A partire dal 2026, frasi<br />

generiche come “verde”, “carbon neutral”, “biodegradabile”<br />

ed “ecologico” non saranno più permesse. Le aziende<br />

dovranno garantire che i loro messaggi ambientali siano<br />

chiari e pienamente supportati.<br />

«In questo scenario – si legge nel documento elaborato da<br />

Deloitte – le aziende hanno bisogno di un piano d’azione<br />

che colleghi le parti che agiscono sulla sostenibilità<br />

attraverso la regolamentazione e la strategia aziendale,<br />

e individui opportunità per aumentare la collaborazione<br />

tra finanza, gestione interna del rischio e reparti di<br />

approvvigionamento. All’interno di questo piano, le<br />

aziende possono considerare quali sono le migliori<br />

pratiche, il modo più efficace per gestire e sequenziare<br />

i cambiamenti richiesti e quali ulteriori modifiche ai<br />

requisiti ci si aspettano».<br />

OLTRE L’ESERCIZIO DI<br />

CONFORMITÀ<br />

«Il momento in cui l’ambizione per una maggiore<br />

trasparenza deve essere messa in pratica è arrivato»,<br />

scrivono gli esperti Deloitte. Nel <strong>2024</strong>, tutte le attenzioni<br />

sono rivolte al Csrd e alle corrispondenti Norme europee<br />

di rendicontazione sulla sostenibilità (Esrs – European<br />

sustainability reporting standards). Anche se la<br />

Commissione europea ha ridotto il campo di applicazione<br />

dell’onere di rendicontazione nel breve termine, si<br />

prevede che circa 50mila aziende pubblicheranno<br />

dati in base al Csrd, più del quadruplo di quelle che<br />

avevano riportato informazioni sulla sostenibilità in<br />

base alla Direttiva sulla Rendicontazione non finanziaria<br />

(Nfrd – Non-financial reporting directive) che il Csrd sta<br />

sostituendo. Per le aziende più grandi, l’obbligo, in questa<br />

fase preliminare con richieste ridotte, inizia già a partire<br />

da gennaio 2025, per l’anno fiscale <strong>2024</strong>. La Commissione<br />

prevede di valutare il passaggio a una rendicontazione più<br />

esaustiva non oltre ottobre 2028.<br />

Per rispondere pienamente al Csrd e all’Esrs, le aziende<br />

devono rendersi conto che l’attuazione dei requisiti di<br />

rendicontazione va oltre il semplice esercizio di conformità<br />

immediata e deve stimolare cambiamenti più ampi nella<br />

strategia, nella governance, nelle operazioni e nei dati.<br />

Abbracciare un approccio strategico. Non esiste<br />

una soluzione unica per tutti. Una strategia aziendale<br />

efficace e coesa dovrebbe fare affidamento sullo sviluppo<br />

di un adeguato quadro dati che supporti la trasformazione<br />

sostenibile dell’azienda. Inoltre, una strategia di<br />

comunicazione che integri una comprensione del<br />

panorama generale aiuterà le aziende a pianificare. È<br />

probabile che la divisione finanziaria guidi questi progetti,<br />

ma altri settori aziendali, come approvvigionamenti,<br />

contabilità, ufficio legale, conformità, comunicazione e<br />

risorse umane, dovrebbero essere coinvolte.<br />

Valutare la struttura di governance. Le aziende<br />

devono assicurarsi di gestire un programma con risorse<br />

adeguate e una governance appropriata, affrontando le<br />

principali dipendenze tra diverse funzioni e progetti.<br />

Questo si estende alla considerazione del rapporto con i<br />

consigli delle loro controllate che potrebbero dover<br />

approvare i rapporti di sostenibilità consolidati, a seconda<br />

della strategia di rendicontazione adottata a livello di<br />

gruppo. Date le ampie implicazioni dei requisiti di<br />

rendicontazione sulla sostenibilità in tutti i settori, le<br />

competenze richieste probabilmente saranno difficili da<br />

reperire.<br />

Prepararsi per l’assicurazione e la gestione dei<br />

rischi derivati da errata rendicontazione. Se non l’hanno<br />

già fatto, le aziende dovrebbero istituire processi per<br />

identificare e mitigare i rischi di errori nella<br />

rendicontazione nelle loro catene di approvvigionamento.<br />

Un’analisi più approfondita dei processi di coinvolgimento<br />

con i fornitori per garantire il trasferimento delle<br />

informazioni a fini di rendicontazione è cruciale. Le<br />

aziende dovrebbero anche concedersi un tempo sufficiente<br />

per sviluppare le proprie capacità interne e testare i propri<br />

modelli di assicurazione. Gli investimenti fatti per<br />

potenziare l’organizzazione e incorporare indicatori chiave<br />

di performance rilevanti nel ciclo di gestione e controllo<br />

porteranno benefici.<br />

44


S4<br />

S<br />

always one step<br />

ahead<br />

For contamination control:<br />

environments and machines<br />

From the design to the production,<br />

from installation to validation:<br />

complete air contamination control.<br />

• Design<br />

• Planning<br />

• Basic Engineering<br />

• Detailed Engineering<br />

• Construction & Commissioning<br />

• Equipment & Validation<br />

• Turnkey<br />

• Support<br />

• Maintenance<br />

• Utilities<br />

• Airflow analysis for increasingly<br />

effective contamination control<br />

www.s4ssrl.it


OLTRE LA<br />

COMPLIANCE<br />

Monica Torriani<br />

L’implementazione delle strategie<br />

Esg richiede una lettura più ampia<br />

e integrata, che vada al di là<br />

dell’adeguamento normativo e sappia<br />

incidere sulla mentalità dell’azienda<br />

agendo positivamente su<br />

attività correlate in maniera<br />

molto rilevante alla resilienza<br />

delle catene di fornitura e<br />

alle questioni riguardanti<br />

il rispetto dei diritti umani.<br />

Direi quindi che, in generale,<br />

da questo punto di vista il<br />

settore farmaceutico è in linea<br />

con gli altri grandi comparti<br />

industriali.<br />

In una filiera complessa<br />

come quella del pharma,<br />

gli obiettivi stringenti di<br />

sostenibilità che si è data<br />

l’UE sono compatibili con le<br />

possibilità di crescita?<br />

Ritengo di sì, perché l’obiettivo<br />

di medio-lungo periodo<br />

dell’Unione europea è quello<br />

di garantire un vantaggio<br />

competitivo alle imprese<br />

europee. Agendo su questi<br />

temi, l’UE sta definendo<br />

delle linee di indirizzo molto<br />

chiare, in una logica di medio<br />

e lungo termine. Come ogni<br />

evoluzione/rivoluzione<br />

normativa, occorre mettere<br />

in conto i necessari tempi di<br />

adattamento, la più o meno<br />

rapida progressione e la<br />

necessità che le modifiche<br />

attuate accompagnino nel<br />

modo più opportuno tutto il<br />

tessuto produttivo europeo.<br />

Ciò implica anche che ci si<br />

ponga l’obiettivo di rendere<br />

le aziende maggiormente<br />

competitive in prospettiva<br />

senza che si creino problemi<br />

nel breve periodo. E<br />

Le aziende farmaceutiche<br />

sono chiamate a rispettare,<br />

come accade del resto in tutti<br />

gli altri comparti industriali,<br />

le normative introdotte a<br />

favore della sostenibilità.<br />

Tuttavia, si trovano ad<br />

affrontare questa sfida in<br />

un mondo regolato e in un<br />

settore caratterizzato da<br />

importanti ricadute sociali.<br />

Come riuscire, dunque, a non<br />

perdere valore e rimanere<br />

attrattivi in un quadro<br />

apparentemente tanto ostico?<br />

Per avere una chiave di<br />

lettura del contesto attuale,<br />

abbiamo intervistato Franco<br />

Amelio, Ceo Deloitte Climate<br />

& Sustainability.<br />

La sustainability è un aspetto<br />

sempre più presente nella<br />

filiera farmaceutica: a suo<br />

parere viene gestita con la<br />

mentalità corretta?<br />

Direi di sì. Il settore pharma<br />

sta affrontando queste<br />

tematiche con il giusto<br />

grado di responsabilità e<br />

sta lavorando sugli elementi<br />

su cui è necessario agire in<br />

ambito Esg. In primis, per<br />

quanto riguarda tutta la parte<br />

relativa ai risvolti sociali che<br />

caratterizzano il settore in<br />

termini di disponibilità dei<br />

farmaci e accesso alle cure,<br />

all’innovazione e alla ricerca.<br />

L’industria farmaceutica sta<br />

Franco Amelio, Ceo Deloitte Climate & Sustainability<br />

46


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

rappresenta una delle sfide<br />

impegnative che la UE sta<br />

portando avanti.<br />

Come si certifica la<br />

sostenibilità di un’azienda<br />

farmaceutica?<br />

Il concetto di certificazione<br />

di sostenibilità è purtroppo<br />

utilizzato in maniera<br />

talvolta impropria, dal<br />

momento che non esiste<br />

un’unica attestazione in<br />

grado di garantire che<br />

un’azienda lavora in<br />

maniera sostenibile. Vede, la<br />

sostenibilità fa riferimento<br />

a diverse componenti,<br />

sulle quali occorre agire<br />

perché siano il più possibile<br />

in linea con gli standard<br />

internazionali, che seguano<br />

le best practice di settore e<br />

che siano inquadrate in un<br />

ambito strategico. Ciò spiega<br />

perché è importante che il<br />

concetto di certificazione<br />

di sostenibilità tout court<br />

esca dai radar di tutte le<br />

aziende, non solo delle<br />

farmaceutiche.<br />

La certificazione in quanto<br />

tale non può essere vista<br />

come un unicum che risolve<br />

a monte il problema, ma<br />

piuttosto come una serie<br />

di processi in divenire, che<br />

devono essere implementati<br />

e accompagnare l’azienda<br />

per tutto il suo ciclo di vita.<br />

Diventa quindi essenziale<br />

che l’azienda lavori su<br />

quelli che sono gli ambiti<br />

sociali (che nel caso<br />

della farmaceutica sono<br />

piuttosto rilevanti), gli ambiti<br />

ambientali (che costituiscono<br />

un elemento caratterizzante<br />

all’interno delle catene<br />

di fornitura per quanto<br />

riguarda le emissioni di<br />

scope 3) e su tutti gli aspetti<br />

correlati.<br />

“<br />

Il piano di<br />

sostenibilità<br />

deve essere<br />

inteso come un<br />

atto di presa di<br />

coscienza e di<br />

maturità<br />

Per promuovere il<br />

cambiamento verso una<br />

filiera più sostenibile<br />

vengono proposte soluzioni<br />

quali l’introduzione di un<br />

responsabile di sostenibilità<br />

e l’implementazione di un<br />

piano di sostenibilità: qual è<br />

la loro effettiva diffusione?<br />

La diffusione di queste<br />

soluzioni è sempre più<br />

ampia. Definire un piano<br />

di sostenibilità significa<br />

impostare linee strategiche<br />

chiare, che siano integrate<br />

con il piano industriale<br />

dell’azienda e che lavorino<br />

sulle direttrici sociali e<br />

ambientali in una modalità<br />

tale che garantisca creazione<br />

di valore nel medio-lungo<br />

periodo. Tale piano deve<br />

innanzitutto considerare tutte<br />

le variabili Esg, deve essere<br />

integrato nell’ambito degli<br />

investimenti che il gruppo<br />

vuole portare avanti e deve<br />

avere una logica di mediolungo<br />

periodo su cui tracciare<br />

una chiara direzione per<br />

quanto riguarda le modalità<br />

con cui si dovrà creare<br />

valore e quindi operare nei<br />

mercati di riferimento con<br />

la giusta responsabilità ma<br />

anche i giusti obiettivi sulle<br />

tematiche Esg. Il piano di<br />

sostenibilità deve, dunque,<br />

essere inteso come un atto<br />

di presa di coscienza e di<br />

maturità e rappresenta un<br />

ambito con il quale tutti i<br />

comparti industriali stanno<br />

acquisendo confidenza al fine<br />

di mantenersi allineati con le<br />

richieste sia del mercato che<br />

degli stakeholder finanziari,<br />

che rappresentano la<br />

componente con gli interessi<br />

più forti in questo senso.<br />

Sulla base della sua ricca<br />

esperienza in questo<br />

ambito, cosa piace agli<br />

investitori?<br />

Sicuramente il fatto di<br />

avere, all’interno delle<br />

proprie direttrici di<br />

crescita e sviluppo, degli<br />

obiettivi chiari. In primis, è<br />

importante che possieda<br />

un’area Ricerca & Sviluppo<br />

solida e improntata<br />

all’innovatività. In secondo<br />

luogo, che abbia sviluppato<br />

una solida consapevolezza<br />

in termini di responsabilità<br />

sociale e ambientale.<br />

Qualcosa, mi spiego, che<br />

vada oltre la compliance alla<br />

normativa e sia integrata<br />

a tutti gli effetti nella<br />

cultura aziendale. E, infine,<br />

è essenziale che si muova<br />

su chiare linee di sviluppo,<br />

che siano comprensibili al<br />

mercato finanziario e che<br />

garantiscano agli investitori<br />

un’opportunità di investire<br />

sulle sfide (ma anche sulle<br />

grandi opportunità, non<br />

lo dimentichiamo) che<br />

caratterizzano il futuro di<br />

un determinato settore, in<br />

questo caso il pharma. Al di<br />

là dell’aspetto di rischiosità,<br />

che è comunque sempre da<br />

considerare nella conduzione<br />

del business, vedrei<br />

infatti anche importanti<br />

opportunità.<br />

Il fatto che non sia possibile<br />

attribuire un riconoscimento<br />

unico e preciso agli sforzi di<br />

un’azienda verso dinamiche<br />

sostenibili può creare<br />

equivoci che rischiano di non<br />

valorizzarne l’impegno?<br />

Si tratta di questioni molto<br />

complesse. Il mio consiglio è<br />

quello di evitare di inseguire<br />

certificazioni che abbiano<br />

un valore esclusivamente<br />

autoreferenziale, un<br />

atteggiamento di eccessiva<br />

semplificazione che può<br />

diventare addirittura<br />

rischioso. La sostenibilità<br />

è un percorso, un viaggio<br />

nell’ambito del quale le<br />

aziende devono prendere<br />

coscienza delle proprie<br />

responsabilità così come<br />

avere contezza delle grandi<br />

opportunità che il momento<br />

di grande trasformazione<br />

presenta. Detto questo,<br />

esistono dei rating e tutta<br />

una serie di modalità di<br />

valutazione su cui le aziende<br />

possono essere ingaggiate<br />

e ingaggiarsi in percorsi di<br />

continuo miglioramento.<br />

Tuttavia, il fine, lo ricordo, non<br />

deve essere quello di ottenere<br />

un “bollino”, bensì quello di<br />

creare valore: la certificazione<br />

può essere interpretata, al<br />

limite, come un obiettivo di<br />

miglioramento parziale, ma<br />

non certo come il punto di<br />

arrivo. Le dirò anche che punti<br />

di arrivo in un’azienda ce ne<br />

sono ben pochi: sul cammino<br />

di ogni realtà industriale,<br />

infatti, si stagliano sfide<br />

sistemiche che la obbligano<br />

a migliorare e progredire per<br />

continuare a sopravvivere e<br />

a essere competitiva. E, in<br />

ogni caso, qualsiasi rating ha<br />

una connotazione dinamica<br />

e prevede un miglioramento<br />

continuo nel tempo.<br />

47


SOSTENIBILE<br />

DALLE RADICI<br />

ALLA PUNTA<br />

DELLE FOGLIE<br />

La sostenibilità nelle<br />

compagnie farmaceutiche<br />

non può restare chiusa tra le<br />

mura aziendali: il controllo<br />

dell’impatto lungo l’intera<br />

catena di valore sta diventando<br />

inderogabile e deve fare capo a<br />

una figura dedicata. Per il bene<br />

dell’immagine, ma anche del<br />

bilancio<br />

Valentina Guidi<br />

Negli ultimi anni l’attenzione<br />

alla sostenibilità ambientale<br />

e sociale è aumentata in tutti<br />

i settori industriali, tanto da<br />

vedere la nascita dell’acronimo<br />

Esg (Environmental, social,<br />

governance) per sottolineare<br />

l’interdipendenza tra questi<br />

due aspetti e i criteri gestionali<br />

di un’azienda. L’aumentata<br />

sensibilità ambientale<br />

causata dalla presa di<br />

coscienza collettiva relativa al<br />

cambiamento climatico e dagli<br />

stringenti obiettivi dell’Agenda<br />

ONU 2030, insieme all’inizio<br />

dello sdoganamento delle varie<br />

forme di diversità come valore<br />

piuttosto che come difetto,<br />

stanno infatti cambiando<br />

profondamente le politiche<br />

aziendali e le direzioni di<br />

investimento.<br />

48


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ATTENZIONE AI<br />

FATTORI ESG<br />

Il crescente impatto finanziario<br />

delle tematiche Esg rende<br />

inderogabile prestare<br />

attenzione all’integrazione di<br />

queste tre tematiche. Infatti,<br />

secondo lo studio di Deloitte<br />

intitolato “Life sciences and<br />

healthcare companies navigate<br />

Esg”, il 58% delle compagnie<br />

intervistate ritiene che i<br />

valori Esg possano essere<br />

determinanti per attrarre e<br />

trattenere talenti, mentre il 52%<br />

pensa che l’immagine della<br />

compagnia possa esserne<br />

influenzata. Per settori in<br />

cui la mission aziendale è<br />

necessariamente improntata<br />

alla salute e al benessere<br />

delle persone, il passo verso<br />

la salute e il benessere<br />

dell’ambiente e della società è<br />

breve: l’integrazione dei valori<br />

Esg ha quindi un valore e<br />

un’importanza particolari.<br />

Una volta deciso di incorporare<br />

la sostenibilità nei valori<br />

aziendali tocca però capire<br />

a quali standard fare<br />

riferimento. E qui le cose<br />

si complicano. Le aziende<br />

dei settori healthcare e life<br />

sciences non utilizzano infatti<br />

standard comuni e questo<br />

rende difficile paragonare<br />

il loro livello di maturità in<br />

ambito di sostenibilità. Se lo<br />

standard della Task Force<br />

on climate-related financial<br />

disclosures (Tcfd) sembra il<br />

più utilizzato, come conferma<br />

il suo impiego da parte del<br />

58% delle aziende intervistate<br />

da Deloitte nella sua analisi,<br />

non è infatti di certo l’unico<br />

a cui si affidano le aziende.<br />

L’International integrated<br />

reporting council (IIRC), il<br />

Sustainability accounting<br />

standards board (SABS), il<br />

Greenhouse gas protocol (GHG)<br />

e la Global reporting initiative<br />

(GRI) sono ulteriori esempi che<br />

mostrano quanto il panorama<br />

dei riferimenti in fatto di<br />

sostenibilità sia variegato.<br />

AFFONDARE LE<br />

RADICI NELLA<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

Ma non è solo la carenza<br />

di standard condivisi a<br />

rappresentare una sfida per<br />

la sostenibilità nel pharma.<br />

Spesso, infatti, l’attenzione è<br />

rivolta esclusivamente a ciò<br />

che accade all’interno delle<br />

mura aziendali: il controllo delle<br />

emissioni, lo smaltimento dei<br />

rifiuti, una governance etica<br />

e sostenibile, un ambiente<br />

di lavoro sensibile verso le<br />

differenze e solidale con le<br />

esigenze dei lavoratori. Nel<br />

settore farmaceutico però il<br />

prodotto finito è solo uno dei<br />

passaggi di una catena del<br />

valore lunga e articolata, fatta<br />

di fornitori, materie prime,<br />

trasporti e magazzini.<br />

Come sottolineato da<br />

Josephine Romano, partner<br />

e responsabile della practice<br />

area Corporate Compliance<br />

in Deloitte durante la prima<br />

edizione dell’evento Pharma<br />

Sustainability organizzato da<br />

MakingLife, l’attenzione alla<br />

sostenibilità non può esulare<br />

dalla considerazione della<br />

supply chain. Nonostante<br />

la normativa europea sia<br />

variegata e in continuo<br />

mutamento, infatti, non<br />

sembrano previste marce<br />

indietro ed esempi come la<br />

Sustainable due diligence<br />

directive pongono un chiaro<br />

accento proprio sulla catena<br />

del valore. La catena di<br />

approvvigionamento esce<br />

quindi dal cono d’ombra<br />

in cui spesso è rimasta<br />

soprattutto in ambito di<br />

sostenibilità, poiché spesso<br />

le aziende farmaceutiche<br />

hanno lavorato per fissare e<br />

raggiungere i propri obiettivi<br />

solo considerando il proprio<br />

impatto e tralasciando quel che<br />

viene prima, ma anche dopo, la<br />

produzione di un farmaco.<br />

Determinante è quindi oggi<br />

più che mai la valutazione<br />

dell’impatto in termini di<br />

sostenibilità dell’intera<br />

supply chain, sia per quanto<br />

riguarda le emissioni, sia per<br />

quanto concerne l’utilizzo<br />

dell’energia e dei trasporti,<br />

senza dimenticare l’aspetto<br />

sociale legato ai diritti dei<br />

lavoratori e all’etica del lavoro.<br />

Tutti fattori che potrebbero<br />

rientrare direttamente nella<br />

qualifica del fornitore e venire<br />

periodicamente verificati<br />

attraverso degli audit, pratiche<br />

note al settore ma che<br />

solitamente esulano dagli<br />

aspetti legati alla sostenibilità.<br />

Affondare le radici della<br />

produzione di un farmaco in<br />

processi sostenibili è quindi<br />

uno dei fattori chiave illustrati<br />

da Romano per raggiungere i<br />

più attuali obiettivi in materia di<br />

sostenibilità e di valori Esg. Ma<br />

non è l’unico.<br />

GESTIRE<br />

DALL’ALTO<br />

La gestione degli aspetti legati<br />

alla sostenibilità può diventare<br />

molto complessa, tanto più se<br />

oltre all’azienda produttrice<br />

vi è la necessità di tenere<br />

sotto controllo l’intera supply<br />

chain. Non solo: sviluppare<br />

una govenance che sia<br />

coerente con i valori legati alla<br />

sostenibilità e possa integrarsi<br />

con gli aspetti ambientali e<br />

sociali è un’impresa tutt’altro<br />

che semplice. Eppure per<br />

raggiungere gli obiettivi<br />

Esg questo è un aspetto<br />

fondamentale, come sottolinea<br />

Romano, proprio perché<br />

permette di sviluppare gli<br />

strumenti utili alla messa<br />

a terra degli obiettivi di<br />

sostenibilità.<br />

Ecco quindi nascere la<br />

necessità di avere al proprio<br />

interno un esperto dedicato,<br />

che si occupi di monitorare<br />

l’evoluzione delle normative,<br />

le comprenda e possa quindi<br />

individuare gli strumenti<br />

migliori per raggiungere gli<br />

obiettivi richiesti. A livello<br />

gerarchico il Sustainability<br />

manager o Chief sustainability<br />

officier deve potersi confrontare<br />

con la dirigenza aziendale per<br />

proporre l’implementazione<br />

delle azioni necessarie,<br />

quindi la sua individuazione<br />

va a impattare in modo<br />

significativo sull’organigramma<br />

dell’impresa, richiedendo perciò<br />

un’attenta pianificazione.<br />

La necessità di una figura<br />

dedicata in ambito Esg<br />

sta diventando ancora più<br />

pressante poiché i parametri<br />

legati alla sostenibilità<br />

potrebbero presto rientrare nei<br />

Kpi aziendali. Senza contare il<br />

modello benefit, istituito dalla<br />

Legge di Stabilità 2016, che va<br />

ad affiancare agli obiettivi di<br />

profitto tipici delle società di<br />

capitali, anche degli obiettivi di<br />

beneficio comune, ad esempio<br />

in abito di ricerca o di centralità<br />

del paziente. Essere sostenibili<br />

sta quindi diventando un must<br />

per le aziende farmaceutiche<br />

e per esserlo fino in fondo<br />

bisogna partire sì dalle radici<br />

della supply chain, ma anche<br />

arrivare alla punta delle foglie,<br />

perché l’integrazione della<br />

governance agli obiettivi di<br />

sostenibilità è il punto in cui<br />

tutte le normative in materia<br />

stanno convergendo.<br />

Riferimenti:<br />

Life sciences and health care<br />

companies navigate Esg. Deloitte<br />

Intervento di Josephine Romano<br />

(Deloitte) a Pharma Sustainability<br />

49


SUSTAINABILITY<br />

IS A SERIOUS GAME<br />

Affinchè la transizione verso la<br />

sostenibilità abbia successo<br />

è necessario coinvolgere tutti<br />

i componenti di un’azienda.<br />

I serious game aiutano a<br />

creare uno spirito di squadra<br />

trasformando il concetto di<br />

sostenibilità da mera teoria<br />

a un’esperienza pratica e<br />

coinvolgente<br />

Federica Tozzi & Alessandro Mazzi<br />

Co-founder di Onoblo<br />

Intraprendere la strada della sostenibilità<br />

aziendale è molto più di una serie<br />

di pratiche ecologiche da adottare:<br />

è un’immersione profonda in un<br />

cambiamento culturale che abbraccia<br />

l’essenza stessa di chi siamo e di come<br />

operiamo. Prima di iniziare questo<br />

viaggio, quindi, crediamo sia innanzitutto<br />

necessario avere la consapevolezza che<br />

la sostenibilità non è tanto un traguardo<br />

raggiungibile grazie a un elenco di azioni<br />

o miglioramenti, ma somiglia più a una<br />

sfida coinvolgente, che permea ogni<br />

angolo dell’organizzazione.<br />

La reale trasformazione, infatti, non<br />

sta tanto nell’adeguamento a nuove<br />

regole: proviamo a coglierla come un<br />

invito a riconsiderare il nostro rapporto<br />

con l’ambiente, con i collaboratori e con<br />

il mondo in generale. Ecco che, così,<br />

diventa un cambiamento che abbraccia la<br />

complessità del nostro sistema operativo,<br />

arrivando a scuotere le fondamenta delle<br />

normali dinamiche aziendali. Essere<br />

parte di questo processo significa essere<br />

consapevoli della nostra responsabilità<br />

collettiva e guardare al di là delle azioni<br />

immediate, immergendoci in un percorso<br />

sostenibile che coinvolge cuore, mente e<br />

azione concreta.<br />

MA COME FARE PER<br />

METTERSI IN GIOCO?<br />

Il gioco è una parte fondamentale del<br />

nostro essere: è così che iniziamo a<br />

esplorare il mondo, sviluppiamo la<br />

nostra creatività e impariamo a risolvere<br />

problemi, da quelli più semplici a quelli<br />

più complessi, incamerando nuove<br />

possibili soluzioni che ci torneranno<br />

utili nella vita. Incorporare questa<br />

pura espressione della nostra natura<br />

all’interno della cultura aziendale<br />

riporta l’essenza dell’apprendimento<br />

giocoso e immediato nella nostra vita<br />

professionale. In ogni gioco, a ben<br />

pensarci, esistono regole e obiettivi, e<br />

ogni giocatore partecipa attivamente,<br />

svolgendo un ruolo chiave per<br />

raggiungere il risultato finale; ora,<br />

immagina di essere quel giocatore e<br />

50


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

di poter contribuire con le tue azioni<br />

al successo della squadra aziendale<br />

nella corsa verso la sostenibilità — non<br />

vorresti partecipare?<br />

È proprio in questo momento che<br />

possono aggiungersi alla partita i<br />

facilitatori della tua squadra: guidando<br />

il gruppo di lavoro tra varie tipologie<br />

di serious gaming, infatti, possono<br />

trasformare il concetto di sostenibilità<br />

da mera teoria a un’esperienza pratica e<br />

coinvolgente. Questi strumenti non solo<br />

consentono di trasmettere conoscenze,<br />

ma anche di creare un ambiente in cui<br />

ognuno si possa sentire a suo agio,<br />

coinvolto e responsabile. Ecco alcuni<br />

“giochi seri” funzionali in quest’ottica:<br />

Role Play e simulazioni: entrare nei<br />

panni di un decision maker ambientale<br />

consente di imparare facendo e vedendo<br />

i risvolti diretti delle decisioni.<br />

Photo Coaching: ispirando l’ideazione<br />

creativa e il dialogo, questa attività<br />

consente di catturare l’essenza della<br />

sostenibilità attraverso le immagini.<br />

LEGO® Serious Play®: costruire<br />

soluzioni sostenibili – letteralmente<br />

mattoncino per mattoncino – dà forma a<br />

idee tangibili, portando alla luce soluzioni<br />

alternative.<br />

Tuttavia, i serious game rappresentano<br />

solo una parte di un approccio più<br />

ampio. Allora entriamo in profondità<br />

nel cuore della questione, abbracciando<br />

l’approccio sistemico alla sostenibilità<br />

aziendale: questo non riguarda solo<br />

l’adozione di pratiche sostenibili, ma una<br />

trasformazione completa che coinvolge<br />

processi, individui e cultura aziendale nel<br />

loro insieme.<br />

IL MODELLO DELLE<br />

TRE DIMENSIONI<br />

Immagina di guardare il mondo<br />

attraverso lenti in grado di rivelarti non<br />

solo ciò che è visibile in superficie, ma<br />

anche ciò che si cela in profondità: è il<br />

punto di vista che ti può offrire questo<br />

modello. Così come vedere qualcosa in<br />

3D ci offre una percezione più immersiva<br />

e coinvolgente, così considerare tutte le<br />

tre dimensioni lavorative — operativa,<br />

individuale e culturale — consente<br />

di esplorare le complessità della<br />

sostenibilità aziendale in modo più ricco<br />

e dettagliato.<br />

Ogni sfida che affrontiamo nel nostro<br />

percorso verso la sostenibilità, infatti, può<br />

presentare molteplici sfaccettature, quasi<br />

si trattasse di un puzzle complesso, con<br />

pezzi che si incastrano in modi a volte<br />

inaspettati. Ogni procedura operativa<br />

da ottimizzare, ogni comportamento<br />

individuale da influenzare positivamente<br />

e ogni cultura aziendale da trasformare<br />

forma parte integrante del quadro finale.<br />

È solo guardando al di là della superficie<br />

che possiamo scoprire i legami invisibili<br />

che uniscono questi elementi e costruire<br />

soluzioni che riescano a completare<br />

l’immagine della sostenibilità aziendale.<br />

Per questo motivo non limitiamoci a<br />

un approccio lineare: abbracciamo la<br />

complessità e la ricchezza delle tre<br />

dimensioni, lavorando insieme per creare<br />

un cambiamento reale e duraturo, in<br />

ognuno di questi ambiti:<br />

DIMENSIONE OPERATIVA: partiamo dal<br />

quotidiano, dalle attività operative che<br />

guidano il cuore dell’azienda, perché il<br />

cambiamento inizia proprio da qui. Non<br />

con soluzioni preconfezionate, perché<br />

crediamo che ogni situazione richieda un<br />

approccio personalizzato: collaborando<br />

con il team, individuiamo piccole azioni<br />

che, pur semplici, possono però fare una<br />

grande differenza.<br />

Questo significa non solo applicare<br />

nuove procedure, ma anche realizzare<br />

sistemi di gestione e procedure operative<br />

mirate, che favoriscano la condivisione<br />

degli obiettivi, governino le azioni<br />

e monitorino i progressi verso una<br />

maggiore sostenibilità. E poi, adottare<br />

i principi del miglioramento continuo<br />

e della qualità totale: solo attraverso<br />

un impegno costante e una ricerca<br />

incessante di eccellenza possiamo<br />

massimizzare l’efficacia degli sforzi<br />

verso la sostenibilità.<br />

DIMENSIONE INDIVIDUALE: la vera<br />

magia accade quando ci soffermiamo<br />

a scoprire il potenziale unico che<br />

appartiene a ognuno, una risorsa<br />

preziosa che portiamo con noi ogni<br />

giorno. Programmi formativi coinvolgenti<br />

e innovativi consentono di lavorare<br />

sul mindset di tutti i collaboratori, dal<br />

management agli operativi, in modo<br />

che ogni persona abbia il potenziale<br />

per diventare promotore e attore del<br />

cambiamento per la sostenibilità.<br />

Trasformare il processo di<br />

apprendimento in un’avventura su<br />

misura per il team e per ogni suo<br />

componente fa sì che ognuno possa<br />

diventare protagonista del cambiamento,<br />

pronto a influenzare positivamente non<br />

solo il futuro dell’azienda, ma anche<br />

quello del mondo che lo circonda.<br />

Da sempre, crediamo fortemente<br />

nell’importanza della componente<br />

umana: la riduzione di sprechi e<br />

l’aumento della qualità si realizzano<br />

come conseguenza.<br />

DIMENSIONE CULTURALE: in<br />

quell’ambito delicato e sempre<br />

diverso che è la cultura aziendale,<br />

diventa fondamentale che gli agenti di<br />

trasformazione siano pronti a collaborare<br />

per creare un ambiente di lavoro in cui<br />

la sostenibilità assuma un ruolo più<br />

centrale. La priorità è pensare all’azienda<br />

in maniera sistemica e sviluppare una<br />

cultura condivisa dell’impegno continuo<br />

verso una maggior sostenibilità.<br />

Ogni piccolo passo, ogni successo verso<br />

la sostenibilità è infatti una vittoria per<br />

tutto il team: per questo è fondamentale<br />

creare un sistema valoriale di riferimento<br />

e un senso comune di scopo che<br />

supportino l’impegno individuale<br />

quotidiano nel compiere azioni più<br />

sostenibili. Insieme, è possibile costruire<br />

una comunità in cui ognuno si senta<br />

coinvolto e responsabile, lavorando per<br />

un futuro migliore.<br />

Il cambiamento sostenibile non è<br />

solo un’idea; diventa un’avventura<br />

coinvolgente quando si abbraccia<br />

l’approccio giusto. Con un metodo<br />

centrato sulla persona e arricchito da<br />

elementi di gioco, la sostenibilità va oltre<br />

il semplice adempimento di un dovere<br />

aziendale: diventa una sfida stimolante e<br />

gratificante.<br />

È tempo di trasformare il modo in cui<br />

concepiamo e gestiamo il business,<br />

integrando lo sviluppo sostenibile a tutti<br />

i livelli.<br />

51


Debora Ghietti<br />

ESG advisor e membro del network<br />

Sustainability makers<br />

L’industria farmaceutica ha una<br />

responsabilità cruciale nella promozione<br />

del benessere e della salute delle<br />

persone e del pianeta. Proprio per questo<br />

motivo, a prescindere dalle numerose<br />

regolamentazioni e crescenti pressioni,<br />

risulta fondamentale per le aziende<br />

di questo settore adottare politiche di<br />

sostenibilità ambientale, sociale ed<br />

economica.<br />

GIUNGLA NORMATIVA<br />

UNA BUSSOLA PER LA<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

Il bilancio di sostenibilità rappresenta<br />

uno strumento indispensabile per<br />

focalizzarsi sulle proprie attività<br />

e guardarle nell’ottica della<br />

responsabilità, valutandone l’impatto<br />

su ambiente, società ed economia<br />

Da qualche anno si legge e si parla di<br />

responsabilità sociale e sostenibilità;<br />

tuttavia, è ancora molto in divenire sia la<br />

regolamentazione che la consapevolezza<br />

su queste tematiche. Il quadro normativo<br />

è ancora molto complesso: a livello<br />

internazionale esistono oltre 600 leggi<br />

o regolamenti che richiedono alle<br />

aziende di rispondere sulla sostenibilità<br />

come la Csrd (Corporate sustainability<br />

reporting directive, è una direttiva<br />

dell’Unione europea proposta come<br />

parte del Green Deal europeo che<br />

mira a migliorare e standardizzare<br />

la comunicazione delle informazioni<br />

sulla sostenibilità da parte delle<br />

imprese) o la Sspa(SFDR, Sustainable<br />

finance disclosure regulation, è un<br />

regolamento UE indirizzata a migliorare<br />

la trasparenza delle informazioni<br />

finanziarie sulla sostenibilità). Districarsi<br />

in questo dedalo normativo richiede<br />

focalizzazione e la possibilità di affrontare<br />

il processo in modo globale ma con una<br />

programmazione puntuale.<br />

I NUMEROSI AMBITI<br />

DI INTERVENTO<br />

La sostenibilità nell’industria farmaceutica<br />

può manifestarsi in diverse aree chiave,<br />

come la ricerca e sviluppo di nuovi<br />

farmaci: le aziende investono ingenti<br />

risorse in questa attività e integrare criteri<br />

di sostenibilità in questo processo può<br />

52


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

portare a sviluppare farmaci più sicuri<br />

ed efficaci con un impatto ambientale<br />

ridotto. La produzione di farmaci può<br />

comportare l’uso di risorse naturali (tra<br />

cui acqua, energia e materiali di origine<br />

biologica e chimica) e la generazione<br />

di rifiuti (solidi, liquidi e pericolosi). La<br />

produzione e la distribuzione di farmaci<br />

possono generare emissioni di gas<br />

serra, contribuendo al cambiamento<br />

climatico e al riscaldamento globale. Gli<br />

scarichi di acque reflue dalle strutture<br />

di produzione farmaceutica possono<br />

contenere sostanze chimiche nocive<br />

che possono contaminare le risorse<br />

idriche e danneggiare gli ecosistemi.<br />

Risulta necessario, etico e non solo<br />

obbligatorio adottare pratiche di<br />

produzione responsabile per ridurre al<br />

minimo l’impatto ambientale dei processi<br />

produttivi; questo significa investire in<br />

tecnologie e processi più efficienti dal<br />

punto di vista energetico per ridurre il<br />

consumo di energia e le emissioni di gas<br />

serra associate alle proprie operazioni e a<br />

quelle della catena di fornitura, preferendo<br />

fornitori che adottano pratiche sostenibili<br />

e rispettano gli standard ambientali<br />

e sociali. Un altro aspetto è legato<br />

all’accesso ai farmaci, diritto umano<br />

fondamentale. L’impegno per garantire<br />

che i medicinali siano accessibili a tutte<br />

le persone che ne hanno bisogno, anche<br />

in contesti socioeconomici svantaggiati<br />

è diventato un Kpi delle performance<br />

di sostenibilità. Infine, la trasparenza è<br />

essenziale per costruire la fiducia del<br />

pubblico nell’industria farmaceutica.<br />

Le aziende devono essere trasparenti<br />

riguardo ai loro processi decisionali,<br />

alle pratiche commerciali e agli impatti<br />

ambientali e sociali delle loro attività e<br />

comunicare la loro trasparenza in modo<br />

chiaro e semplice per i consumatori e i<br />

pazienti.<br />

IL RUOLO DEL<br />

BILANCIO DI<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

L’adozione del bilancio di sostenibilità<br />

comporta una serie di benefici per<br />

le aziende farmaceutiche. Alcuni<br />

di questi includono la gestione del<br />

rischio: il bilancio di sostenibilità aiuta<br />

a identificare e gestire i rischi associati<br />

all’attività, inclusi quelli legati all’etica,<br />

alla conformità normativa e all’impatto<br />

ambientale. In tema di reputazione e<br />

Brand Equity, le aziende che dimostrano<br />

un impegno per la sostenibilità tendono<br />

ad avere una reputazione più positiva tra<br />

i consumatori, i pazienti, gli investitori<br />

e altri stakeholder, il che può tradursi<br />

in una maggiore fiducia e fedeltà del<br />

cliente. L’integrazione della sostenibilità<br />

nei processi aziendali può anche<br />

stimolare l’innovazione e portare a<br />

soluzioni più creative e sostenibili per le<br />

sfide del settore. Un forte impegno per<br />

la sostenibilità, infine, può aumentare<br />

l’accesso ai mercati internazionali, dove<br />

sempre più governi e organizzazioni<br />

richiedono alle aziende di dimostrare il<br />

loro impatto sociale e ambientale.<br />

DIFFICOLTÀ<br />

OGGETTIVE...<br />

Nonostante i numerosi benefici,<br />

l’implementazione del bilancio di<br />

sostenibilità comporta anche una serie<br />

di sfide. L’industria farmaceutica è<br />

caratterizzata da complessità uniche,<br />

tra cui la regolamentazione, la lunga<br />

durata dei cicli di sviluppo dei prodotti<br />

e la pressione economica per generare<br />

profitti. Inoltre, non esistono ancora<br />

metriche standardizzate per misurare<br />

l’impatto sociale e ambientale delle<br />

attività, il che rende difficile confrontare<br />

e valutare le prestazioni delle diverse<br />

realtà del settore. L’implementazione di<br />

pratiche sostenibili può comportare costi<br />

iniziali elevati, specialmente per le piccole<br />

e medie imprese che potrebbero avere<br />

risorse limitate. Tuttavia, a prescindere<br />

dagli obblighi normativi che tra qualche<br />

anno coinvolgeranno direttamente o<br />

indirettamente tutte le imprese, i costi<br />

della sostenibilità rappresentano un<br />

investimento necessario per restare<br />

sul mercato e, in alcuni casi, aiutano a<br />

diventare altamente competitivi. Un’altra<br />

sfida è quella della consapevolezza sul<br />

tema: alcune aziende non sono ancora<br />

pienamente consapevoli della necessità,<br />

ma soprattutto dell’opportunità, che<br />

rappresenta la sostenibilità. Come se<br />

non bastasse, anche i consumatori finali<br />

sono poco consapevoli delle pratiche di<br />

sostenibilità che l’industria farmaceutica<br />

sta attuando.<br />

… E PERCEZIONE DEI<br />

CONSUMATORI<br />

Una recente indagine BVA DOXA,<br />

presentata a novembre 2023<br />

in occasione della cerimonia di<br />

premiazione degli Oscar di Bilancio,<br />

evidenzia che tra i settori percepiti<br />

come più attivi sui temi sostenibili,<br />

quello farmaceutico non compare<br />

nemmeno tra i primi dieci (l’industria<br />

pesante, ultima di questa top-ten, è<br />

stata indicata dall’8% degli intervistati),<br />

mentre il 26% dei consumatori e<br />

consumatrici pensa che “nessuno<br />

si impegna realmente”. E se il 64%<br />

delle persone intervistate ha sentito<br />

parlare di responsabilità sociale, solo<br />

il 30% considera familiari i criteri Esg<br />

e il 47% pensa che si tratti solo di<br />

operazioni di facciata e non di azioni<br />

concrete. Sarà quindi necessario un<br />

ulteriore sforzo per rendere pubblico e<br />

comprensibile il reale impegno verso<br />

il pianeta e le persone. Queste sfide<br />

possono rendere difficile l’integrazione<br />

della sostenibilità in tutti gli ambiti<br />

delle attività aziendali; difficoltà che<br />

sarà possibile superare affrontando il<br />

processo con metodo e coinvolgendo<br />

tutte le persone dell’azienda nel<br />

percorso, a partire dal board che dovrà<br />

indicare la strada e abbracciare con<br />

ferma volontà la transizione.<br />

Lo dimostra il bilancio di Chiesi<br />

Farmaceutica, che apre il documento<br />

con una lettera della vicepresidente<br />

Maria Paola Chiesi, che scrive: «Non<br />

è più possibile fare le cose come le<br />

si è sempre fatte». Il loro bilancio<br />

di sostenibilità è stato premiato<br />

all’ultimo Oscar di Bilancio ma<br />

oggettivamente, al di là del meritato<br />

premio, si legge in ogni pagina il<br />

convincimento di un’azienda che ha<br />

deciso di trasformarsi in B-Corp e ha<br />

abbracciato in ogni settore la spinta<br />

sostenibile. E anche il fatturato cresce.<br />

Sicuramente non è mai semplice<br />

modificare processi, impostare<br />

nuove strutture o policy; tuttavia,<br />

in questo cambiamento globale,<br />

risulta fondamentale fare la propria<br />

parte e il settore farmaceutico ha<br />

un’implicazione etica più importante<br />

che riguarda la salute delle persone.<br />

53


FRANCIA<br />

Investimenti per catturare talenti<br />

F I N A N C E<br />

SPYGLASS<br />

Uno sguardo ai<br />

mercati internazionali.<br />

Investimenti e<br />

opportunità di<br />

sviluppo nel settore<br />

farmaceutico<br />

Con i suoi 28,3 miliardi di euro l’industria dell’healthcare si è<br />

posizionata al terzo posto nelle esportazioni francesi nel 2022 e<br />

secondo i dati dell’Oms solo 5 Paesi al mondo dedicano a questo<br />

settore investimenti pubblici e privati maggiori. Ma nell’ottica<br />

di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 a tema salute e<br />

innovazione, la Francia ha lanciato nel 2022 un ulteriore piano di<br />

investimenti chiamato France 2030, della durata prevista di 5 anni.<br />

Oltre all’investimento di 7,5 miliardi di euro nei settori legati alla<br />

salute, il piano punta all’innovazione in termini di sviluppo di nuovi<br />

medical device e farmaci, soprattutto contro il cancro e le malattie<br />

croniche legate all’invecchiamento. È inoltre prevista la costruzione<br />

di infrastrutture, come 12 nuovi ospedali universitari e 4 bio-cluster.<br />

Tra gli scopi del piano c’è anche attrarre e trattenere personale<br />

qualificato, che potrà trovare nell’healthcare del Paese un ambiente<br />

stimolante e volto all’innovazione.<br />

LIBIA<br />

A maggio la seconda edizione della<br />

Pharma Lybia Conference<br />

Per il secondo anno consecutivo la Libia si fa trait d’union tra<br />

la farmaceutica locale e quella internazionale, organizzando<br />

un evento focalizzato sull’innovazione medica e volto a favorire<br />

l’incontro tra professionisti dei settori medico e farmaceutico. La<br />

Pharma Lybia Conference <strong>2024</strong> si terrà a Tripoli e si snoderà su<br />

due giornate: il 5 maggio l’evento riguarderà la medicina interna,<br />

l’oncologia e la radiologia, mentre il 6 maggio sarà il turno della<br />

cardiologia, della chirurgia vascolare e della digital health.<br />

A corollario della conferenza, quest’anno gli organizzatori hanno<br />

istituito anche la prima edizione del MedExcellence Award, un<br />

premio che valorizzerà i maggiori successi del settore healthcare<br />

e la cui premiazione avverrà durante la serata di chiusura. La<br />

seconda edizione della Pharma Lybia Conference segue un altro<br />

importante evento per il Paese, la Pharma Lybia Expo 2023<br />

tenutasi a Benghazi lo scorso ottobre, dimostrando la volontà del<br />

Paese di attrarre partnership e investimenti.<br />

GIORDANIA<br />

Un ruolo di spicco tra i Paesi arabi<br />

La Giordania ha assunto la presidenza della Lega Araba<br />

durante la 113esima edizione dell’Arab economic and<br />

social council tenutasi lo scorso febbraio. Naturalmente<br />

la gestione delle conseguenze della recente crisi del<br />

Mar Rosso è un obiettivo prioritario per i Paesi della<br />

Lega, ma non meno importante è il rafforzamento<br />

della collaborazione economica tra le nazioni, con<br />

un’attenzione particolare all’ottimizzazione delle risorse<br />

e all’integrazione tra i vari settori economici.<br />

Il Paese però conferma anche un’apertura che va<br />

oltre l’area araba. Durante il 2023, infatti, il settore<br />

farmaceutico giordano ha visto un incremento del<br />

19% nelle esportazioni, oltre alla nascita di un’unità<br />

di farmacovigilanza presso il King Hussein Cancer<br />

Center che ha permesso al Paese di fare passi avanti<br />

nell’allineamento ai requisiti della classificazione degli<br />

antibiotici AWaRe emessa dall’Oms. Incrementato anche<br />

il volume di ispezioni condotte dalla Jordan food and<br />

drug administration (Jfda), a testimonianza dello sforzo<br />

del Paese per aumentare il livello di qualità e sicurezza<br />

della propria produzione farmaceutica.<br />

54


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

EMIRATI ARABI UNITI<br />

Standard più alti ma ancora dipendenza<br />

dalle importazioni<br />

VIETNAM<br />

Economia debole ma attraente<br />

Gli Emirati Arabi Uniti confermano la dipendenza dalle importazioni<br />

per sopperire il fabbisogno interno di farmaci e la situazione<br />

non dovrebbe cambiare nel breve e medio termine. Questo trend<br />

è rafforzato anche dalle preferenze culturali verso i farmaci di<br />

marca diffuse nel Paese e dallo scarso sviluppo della produzione<br />

locale di farmaci generici. Ciononostante il governo ha scelto di<br />

incrementare gli investimenti nel settore, con l’obiettivo di stimolare<br />

la produzione interna e smarcarsi sempre di più dalle importazioni.<br />

Inoltre il Paese ha recentemente istituito un’agenzia regolatoria<br />

locale, l’UAE Drug Corporation, al fine di allinearsi agli standard<br />

internazionali e costruire una struttura regolatoria robusta e<br />

trasparente. Grazie a questa agenzia e alle infrastrutture di ricerca<br />

del Paese, come lo KIZAD Life Sciences Hub e il Dubai Science<br />

Park, gli Emirati Arabi Uniti hanno già attirato l’attenzione di diverse<br />

multinazionali farmaceutiche e sperano di continuare a farlo,<br />

ambendo a guidare lo sviluppo del settore nell’area del Medio-<br />

Oriente e del Nord Africa.<br />

Le previsioni di crescita per l’economia vietnamita<br />

sono molto moderate: al 4,7% del 2023 dovrebbe<br />

seguire un 5,5% nel <strong>2024</strong>. Se a questo si aggiunge<br />

che il contesto dell’healthcare nel Paese presenta<br />

notevoli criticità, con infrastrutture poco evolute,<br />

mancanza di personale e carenza di fondi, il<br />

Vietnam non sembrerebbe certo il luogo ideale<br />

dove progettare un’espansione del proprio<br />

business.<br />

Non la pensa però così AstraZeneca, che ha deciso<br />

di rafforzare la sua presenza nel Paese siglando<br />

un accordo lo scorso ottobre per una significativa<br />

collaborazione con un’azienda farmaceutica<br />

locale, la Medochemie Company. In questo modo,<br />

la multinazionale aiuterà a sostenere l’ambizioso<br />

progetto governativo di rendere il Vietnam l’hub<br />

della produzione farmaceutica nel sud-est asiatico<br />

nei prossimi 10-20 anni. Le opportunità offerte dal<br />

mercato vietnamita stanno inoltre attraendo anche<br />

altri investimenti privati esteri, provenienti ad<br />

esempio dal Giappone e dalla Corea del Sud.<br />

MALESIA<br />

Punto di convergenza del turismo medico asiatico?<br />

Nel 2023 l’economia malese è cresciuta del 3,7%, un dato al di sotto delle previsioni che ponevano il target tra<br />

il 4% e il 5% e in parte dovuto alla diminuzione delle esportazioni. Una delle strade individuate dal governo per<br />

rilanciare l’economia riguarda proprio il mondo dell’healthcare, visto che per il <strong>2024</strong> è prevista l’erogazione di<br />

41,2 miliardi di RM (Rinngit malesi, equivalenti a circa 8 miliardi di euro) a favore del settore.<br />

In particolare, secondo i dati dell’Unwto (United nations world turism organisation), il turismo medico è<br />

un comparto in crescita nel Paese, con incrementi annuali anche del 16% nel periodo pre-pandemico e<br />

un’entrata di 1,4 miliardi di RM (circa 270 milioni €) nella prima metà del 2023. Il contributo significativo del<br />

settore all’economia malese ha portato al lancio, nel 2018, del Flagship medical tourism hospital programme,<br />

un’iniziativa governativa volta a elevare la qualità dei servizi del turismo medico malese e a rilanciarli in<br />

un’ottica di internazionalizzazione, con l’obiettivo di rendere il Paese un punto di convergenza per il turismo<br />

medico nell’area asiatica. I finalisti del programma sono stati comunicati nel 2023, mentre la sua conclusione<br />

si prospetta nel 2025, come comunicato dal Malaysian healthcare travel council, un’agenzia legata al ministero<br />

della Salute malese.<br />

55


Life Science,<br />

M&A in crescita<br />

nel 2023<br />

F I N A N C E<br />

163<br />

mdl $<br />

valore M&A<br />

2023 life science<br />

(+20%)<br />

11,6%<br />

volumi rispetto<br />

al 2022<br />

+35% -45%<br />

M&A M&A<br />

pharma rispetto<br />

al 2022<br />

- Fusioni e acquisizioni nel<br />

settore farmaceutico hanno<br />

mostrato una ripresa nel<br />

2023; gli esperti di Deloitte<br />

prevedono che i venti<br />

favorevoli continueranno<br />

anche nell’anno in corso,<br />

estendendosi anche al settore<br />

MedTech<br />

Andrea Ossato<br />

nel Medtech<br />

vs 2022<br />

Gli M&A, acronimo di “mergers and acquisitions”,<br />

sono un insieme di operazioni di<br />

fusione e acquisizione tra aziende e rappresentano<br />

una possibile strategia di crescita<br />

aziendale attraverso l’acquisizione di<br />

nuove tecnologie, l’espansione del mercato<br />

e la riduzione dei costi.<br />

Secondo il report di Deloitte che analizza<br />

le tendenze emerse nel corso del 2023 in<br />

tema di M&A, il settore “Life Sciences”,<br />

guidato dal segmento farmaceutico, registra<br />

un trend sopra ogni aspettativa, sia in<br />

termini di valore che di volume delle operazioni,<br />

con accordi per un valore di 163<br />

miliardi di dollari che superano significativamente<br />

i 135 miliardi del 2022 (+20%).<br />

L’oncologia rappresenta l’area terapeutica<br />

nella quale si è registrata la maggior<br />

parte del valore degli accordi nel 2023,<br />

anche se il loro volume totale è diminuito<br />

e si attesta allo stesso livello dei deal tra<br />

società operative nell’ambito delle terapie<br />

per il sistema nervoso centrale e delle<br />

aree “endocrino” e “metabolico”. Prospetticamente,<br />

si ritiene che anche nel <strong>2024</strong><br />

l’oncologia continuerà a essere un forte<br />

motore per l’attività di M&A, supportata in<br />

particolar modo dall’interesse del mercato<br />

56


per i farmaci anticorpo-coniugati (ADC),<br />

gli anticorpi bispecifici e le CAR-T. Inoltre,<br />

la prima approvazione nel 2023 di terapie<br />

basate sulla tecnica di editing genomico<br />

Crispr-Cas9 (Casgevy; exagamglogene<br />

autotemcel per pazienti con anemia falciforme<br />

o beta-talassemia) dovrebbe fornire<br />

un forte impulso anche per gli anni futuri<br />

alle terapie cellulari e geniche, in particolare<br />

per le attività di M&A nel campo delle<br />

malattie rare.<br />

<strong>2024</strong>, bene ma non benissimo<br />

Le prospettive per il <strong>2024</strong> sono altalenanti.<br />

Per quello che riguarda il settore farmaceutico,<br />

nel corso del 2023 molti colossi<br />

hanno annunciato tagli ai costi e dismissioni<br />

con la cessione di attività a società<br />

più piccole e il mantenimento di quote di<br />

minoranza, nonché la vendita di attività in<br />

pipeline ad altre grandi aziende farmaceutiche.<br />

Una tendenza che secondo le stime<br />

dovrebbe continuare anche nel <strong>2024</strong>,<br />

anno nel quale diversi farmaci in varie aree<br />

terapeutiche sono in procinto di perdere<br />

l’esclusività. Tuttavia, proprio questa situazione<br />

dovrebbe essere favorevole a un<br />

reinvestimento dei capitali liberati dalle<br />

operazioni di riorganizzazione aziendale<br />

in operazioni di acquisizione per colmare<br />

le lacune di portafoglio causate dai prodotti<br />

con protezione in scadenza. Difficile,<br />

comunque, assistere ancora alle mega<br />

operazioni finanziarie che si verificavano<br />

fino a qualche anno fa. L’attuale tendenza<br />

del pharma sembra quella di privilegiare<br />

azioni più specifiche – e di minore impegno<br />

finanziario – di open innovation.<br />

Che impatto avranno le GLP-1?<br />

In tema di area terapeutica, Deloitte si<br />

concentra soprattutto sulle dinamiche di<br />

mercato legate al trattamento dell’obesità.<br />

L’ascesa dei farmaci analoghi GLP-1<br />

nel trattamento dell’obesità ha generato<br />

significative opportunità di crescita nel<br />

settore farmaceutico per le aziende coinvolte<br />

nella loro produzione in tutte le fasi<br />

di sviluppo dei farmaci. Parallelamente,<br />

però, l’efficacia clinica dei GLP-1 su obesità<br />

e malattie a essa associate ha suscitato<br />

preoccupazioni tra le aziende farmaceutiche<br />

e medtech che offrono già soluzioni<br />

terapeutiche, le quali si vedono ora minacciate<br />

da questa nuova classe di farmaci.<br />

Secondo le previsioni del report, queste<br />

farmaceutiche esploreranno opzioni tera-<br />

Dato l’impatto<br />

che l’intelligenza<br />

artificiale sta<br />

avendo su<br />

tutti i settori<br />

dell’economia, è<br />

facile prevedere<br />

che anche le<br />

aziende life<br />

science saranno<br />

coinvolte<br />

peutiche per l’obesità di più alto livello o si<br />

orienteranno verso attività complementari,<br />

spostando il loro interesse verso ambiti<br />

terapeutici considerati “resistenti ai GLP-<br />

1”, come le malattie rare, la neurologia e<br />

l’oncologia. Al contempo, si prevede che<br />

le imprese operanti nel settore MedTech<br />

indaghino opportunità non influenzate<br />

dai GLP-1 o ambiti in cui il prolungamento<br />

della vita umana possa tradursi in una<br />

maggiore domanda di trattamenti.<br />

Dato l’impatto che l’intelligenza artificiale<br />

sta avendo su tutti i settori dell’economia,<br />

è facile prevedere che anche le aziende life<br />

science saranno coinvolte: «I nostri clienti<br />

– afferma il report – hanno espresso<br />

un rinnovato interesse per questo settore<br />

e nel terzo e quarto trimestre sono state<br />

siglate diverse partnership per lo sviluppo<br />

di farmaci basati sull’IA».<br />

Il settore MedTech, promessa<br />

dell’anno<br />

Nel 2023 l’attività MedTech e quella diagnostica<br />

sono diminuite sia nelle fusioni che<br />

nelle acquisizioni. Le società hanno infatti<br />

focalizzato la loro attenzione su dismissioni<br />

e trasformazioni piuttosto che sulla<br />

ricerca di nuove vie di espansione. Di conseguenza,<br />

il valore totale degli accordi si è<br />

ridotto di quasi il 45% anno su anno fino a<br />

raggiungere i 13,5 miliardi di dollari (sebbene<br />

il loro volume sia in realtà aumentato).<br />

Tuttavia, sembra che proprio il settore<br />

MedTech possa godere delle migliori prospettive<br />

per l’anno a venire grazie alla spinta<br />

offerta dalla generale espansione tecnologica<br />

e in particolare dal boost impresso<br />

dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale.<br />

Per questo settore, infatti, è prevista una<br />

significativa crescita dopo un periodo di<br />

rallentamento nel 2022 e 2023.<br />

Il 2023 dunque non sarà considerato un<br />

anno eccezionale per le fusioni e acquisizioni<br />

nel settore del Life Sciences, ma nel<br />

complesso il valore delle operazioni e l’attività<br />

delle transazioni sono stati resilienti<br />

nonostante diversi fattori macroeconomici<br />

sfavorevoli. Secondo gli esperti di Deloitte,<br />

grazie al potenziale rimbalzo del settore<br />

MedTech, il contesto M&A per il <strong>2024</strong><br />

dovrebbe risultare favorevole e in crescita<br />

rispetto all’anno appena trascorso.<br />

Consulta il report di Deloitte<br />

57


F I N A N C E<br />

10<br />

mld $<br />

in follow-on nel<br />

primo bimestre<br />

<strong>2024</strong><br />

-85%<br />

calo di Moderna<br />

dopo la pandemia<br />

3000%<br />

crescita di<br />

Moderna durante<br />

la pandemia<br />

150<br />

mld $<br />

liquidità<br />

di Apple<br />

Mercati biotech,<br />

primi segnali<br />

di ripresa<br />

Simone Montonati<br />

58


- Dopo due anni di crisi,<br />

gli investitori sembrano<br />

nuovamente rivolgere la<br />

loro attenzione – seppur con<br />

prudenza – al settore biotech<br />

A inizio marzo di quest’anno, la biotech<br />

Apogee Therapeutics, recentemente approdata<br />

al Nasdaq, ha annunciato la chiusura<br />

di un round di follow-on da 483<br />

milioni di dollari, una cifra che estende<br />

la liquidità della società fino al primo<br />

trimestre del 2028. Per i non tecnici,<br />

il follow-on è una raccolta di fondi da<br />

parte di un’azienda che ha già ricevuto<br />

un certo livello di investimenti iniziali.<br />

In questo caso, la biotech americana –<br />

che sviluppa farmaci per il trattamento<br />

di dermatite atopica, broncopneumopatia<br />

cronica ostruttiva e con altre indicazioni<br />

infiammatorie e immunologiche<br />

– era stata quotata in Borsa a luglio del<br />

2023 con un’offerta da circa 300 milioni<br />

di dollari. In questa nuova operazione<br />

ha ottenuto altri finanziamenti con un<br />

premio del 4,6% rispetto al suo valore<br />

di Borsa prima dell’annuncio dell’operazione<br />

e ha chiuso la settimana di quotazioni<br />

con una crescita dell’8,9%. Si<br />

tratta del più grande primo follow-on<br />

per una biotech entro un anno dalla sua<br />

Ipo (acronimo di Initial public offering<br />

- Offerta pubblica iniziale – è il processo<br />

attraverso il quale una società privata<br />

offre le sue azioni per la prima volta al<br />

pubblico) dall’inizio del 2021.<br />

Risvegli<br />

L’esperienza di Apogee non è affatto<br />

isolata: poche settimane prima, Celldex<br />

Therapeutics, società in fase clinica<br />

specializzata nello sviluppo di anticorpi<br />

monoclonali e bispecifici, aveva raccolto<br />

461 milioni di dollari (il Ceo di Celldex<br />

siede nel board di Genenta, biotech<br />

italiana quotata al Nasdaq) e Viking, che<br />

sviluppa farmaci per disturbi metabolici<br />

ed endocrini, aveva incassato oltre 600<br />

milioni.<br />

Secondo<br />

un’analisi<br />

della banca<br />

d’investimento<br />

Jefferies,<br />

le società<br />

biotecnologiche<br />

quotate in borsa<br />

hanno raccolto<br />

quasi 10 miliardi<br />

di dollari in<br />

operazioni<br />

follow-on nei<br />

primi due mesi<br />

del <strong>2024</strong><br />

Secondo un’analisi della banca d’investimento<br />

Jefferies, le società biotecnologiche<br />

quotate in borsa hanno raccolto<br />

quasi 10 miliardi di dollari in operazioni<br />

follow-on nei primi due mesi del<br />

<strong>2024</strong>. Secondo la loro ricerca, il settore<br />

sta per raggiungere il picco di raccolta<br />

trimestrale più elevato degli ultimi tre<br />

anni, puntando a superare la quota di 11<br />

miliardi di dollari raccolti in follow-on<br />

nel primo trimestre del 2021. Anche la<br />

dimensione media dei round di finanziamento<br />

sta crescendo, essendo passata<br />

dai 167 milioni di dollari di gennaio<br />

a 191 milioni di dollari a febbraio. Complessivamente,<br />

nel solo mese di febbraio,<br />

le aziende del settore biotecnologico<br />

e biofarmaceutico hanno raccolto<br />

oltre 38 miliardi di dollari.<br />

Secondo la banca d’investimento questa<br />

impennata di finanziamenti sta delineando<br />

una “ripresa del settore”. Che,<br />

però, non è ancora pienamente attiva.<br />

Ci sono infatti diversi fattori da tenere<br />

presente. Come spiega a MakingLife<br />

Pierluigi Paracchi, Ceo e co-founder di<br />

Genenta Science (Nasdaq: GNTA), l’interesse<br />

degli investitori è ancora prudente,<br />

come dimostra il fatto che preferiscono<br />

impegnarsi in operazioni di<br />

follow-on (investimenti in company<br />

più mature, già sul mercato da qualche<br />

tempo) rispetto alle Ipo, il cui numero,<br />

invece, rimane piuttosto limitato.<br />

D’altro canto, sono i primi segnali di un<br />

flusso di denaro verso il settore che non<br />

si vedeva da due anni.<br />

La crisi dopo l’euforia<br />

Il settore delle biotecnologie arriva da<br />

un periodo difficile, caratterizzato da<br />

una profonda crisi finanziaria durata<br />

oltre due anni. Questa situazione ha<br />

costretto molte aziende a intraprendere<br />

significative ristrutturazioni o, nei<br />

casi più gravi, a cessare completamente<br />

le operazioni. Secondo quanto riportato<br />

da BioPharma Dive, solo nell’ultimo<br />

anno, più di 120 aziende biotecnologiche<br />

quotate in borsa hanno dovuto ridurre<br />

il proprio personale, con una per-<br />

59


dita complessiva di almeno 10.000 posti<br />

di lavoro.<br />

Questa crisi, come spesso accade, giunge<br />

in realtà dopo un periodo di euforia – almeno<br />

per alcuni mercati finanziari – che<br />

ha accompagnato la pandemia di Covid-19.<br />

Durante la crisi sanitaria, molte<br />

aziende del settore biotech hanno sperimentato<br />

una fase di notevole crescita,<br />

trascinate soprattutto dalla necessità<br />

urgente di sviluppare vaccini, trattamenti<br />

e test diagnostici per combattere<br />

il virus. Società di varie dimensioni hanno<br />

ricevuto significativi investimenti<br />

sia pubblici che privati per accelerare la<br />

ricerca e lo sviluppo di soluzioni contro<br />

il Covid-19 e alcune, come Moderna<br />

e BioNTech, hanno raggiunto notorietà<br />

globale per lo sviluppo in tempi record<br />

dei vaccini mRNA. Un successo che ha<br />

notevolmente accresciuto le loro valutazioni<br />

di mercato stimolando ulteriori<br />

investimenti nel settore. Alcuni episodi<br />

illustrano bene lo stato di febbrile interesse<br />

che queste aziende avevano suscitato.<br />

Genedrive, per esempio, ha visto<br />

aumentare il prezzo delle sue azioni<br />

del 280% in un solo giorno alla Borsa di<br />

Londra, grazie alla prossimità della produzione<br />

di test per il coronavirus. Anche<br />

BioNTech ha registrato un incremento<br />

del 60% quando ha annunciato l’inizio<br />

delle sperimentazioni per il vaccino<br />

Covid-19 in collaborazione con Pfizer.<br />

Moderna, a sua volta, ha raggiunto una<br />

quotazione di 450 dollari ad azione nel<br />

settembre del 2021 mentre un anno prima<br />

valeva solo 15 dollari (+3.000%).<br />

Il risveglio dopo la sbornia è stato però<br />

traumatico. Il Nasdaq Biotechnology<br />

Index ha perso quasi il 30% in sei mesi,<br />

bruciando miliardi di dollari di valore.<br />

Moderna, ad esempio, ha ridotto la sua<br />

quotazione a un terzo rispetto ai massimi,<br />

per poi scendere progressivamente<br />

fino a un minimo di 70 dollari ad azione,<br />

una riduzione complessiva dell’85% .<br />

Tuttavia, spiega ancora Paracchi, come<br />

prima le quotazioni erano pompate da<br />

investitori occasionali a traino di euforia<br />

irrazionale, ora sembra verificarsi<br />

l’effetto opposto, nel quale molte società<br />

del settore biotech registrano quotazioni<br />

inferiori al loro reale valore industriale<br />

e in molti casi sotto la liquidità<br />

che hanno sul conto corrente. Questo è<br />

un fenomeno noto, perché le quotazioni<br />

di mercato – anche quello azionario<br />

– sono il semplice risultato del rapporto<br />

tra domanda e offerta. Le quali, come ha<br />

estesamente dimostrato il premio Nobel<br />

Daniel Kahneman, sono tutt’altro<br />

che razionali. Ora stiamo assistendo a<br />

segnali di ripresa ma i prezzi di Borsa<br />

sono ancora lontani dai reali valori delle<br />

aziende. Lo dimostra anche il fatto che<br />

molti round di finanziamento avvengono<br />

“a premio” anziché “a sconto”. Questo<br />

significa che chi acquista un pacchetto<br />

consistente di azioni, anziché beneficiare<br />

di uno sconto sul prezzo, è costretto<br />

a pagare un sovrapprezzo (un premio)<br />

per aggiudicarsele. Sintomo che le azioni<br />

hanno in realtà valutazioni molto convenienti<br />

e che i proprietari delle società<br />

non li ritengono adeguati al loro valore<br />

reale.<br />

Big company big benefits<br />

Come si sa, le crisi finanziarie tendono<br />

a colpire particolarmente le imprese più<br />

piccole che spesso dispongono di minor<br />

accesso al capitale e di riserve più limitate<br />

ma sono quelle che esprimono la<br />

massima innovazione. Quando i mercati<br />

del credito si restringono, le PMI – e<br />

le start-up – possono avere maggiori<br />

problemi nell’ottenere prestiti o accedere<br />

al mercato dei capitali. Inoltre, dispongono<br />

tipicamente di una pipeline più<br />

concentrata e non commerciale, rispetto<br />

alle big, non hanno ancora fatturati ma<br />

terapie avanzate nelle fasi di sviluppo.<br />

Ma vi è un altro fenomeno meno noto<br />

che approfondisce il divario tra le grandissime<br />

aziende e le altre. Mentre le realtà<br />

meno strutturate faticano a trovare finanziatori<br />

ma ne hanno assoluto bisogno<br />

per continuare le loro attività, le big<br />

company dispongono generalmente di<br />

liquidità enormi che, nei momenti di difficoltà<br />

del mercato e di tassi elevati, diventano<br />

una importante risorsa di reddito<br />

aggiuntivo dato che possono essere<br />

investiti ottenendo sostanziosi interessi.<br />

Le Big Pharma sono piene di liquidità, e<br />

così le Big Tech: Apple, ad esempio, possiede<br />

oltre 150 miliardi di dollari in cash,<br />

Meta 65 miliardi e Alphabet (Google)<br />

oltre 110 miliardi. A tassi annuali superiori<br />

al 5% come quelli attuali queste società<br />

possono incassare alcuni miliardi<br />

di dollari all’anno di soli interessi.<br />

Mentre le realtà<br />

meno strutturate<br />

faticano a trovare<br />

finanziatori<br />

ma ne hanno<br />

assoluto bisogno<br />

per continuare<br />

le loro attività,<br />

le big company<br />

dispongono<br />

generalmente di<br />

liquidità enormi<br />

60


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2023<br />

389,2<br />

mln €<br />

utile<br />

2023<br />

245,9<br />

mln $<br />

dividendi<br />

2023<br />

4.450<br />

dipendenti<br />

della società<br />

Recordati, numeri solidi<br />

e previsioni positive<br />

Monica Torriani<br />

62


- Il gruppo milanese ha<br />

presentato i conti, mettendo in<br />

evidenza ricavi per oltre due<br />

miliardi di euro nel 2023 e<br />

illustrando le previsioni per il<br />

prossimo periodo<br />

no continuato a crescere, per un totale<br />

di 242,3 milioni € (+41,0%).<br />

Nel dicembre 2023, l’azienda ha completato<br />

l’integrazione delle attività di<br />

commercializzazione in tutti i mercati<br />

principali. L’operazione, come confermato<br />

da voci interne, sarà accretive (aumenterà<br />

l’utile per azione) quest’anno.<br />

Per Recordati, il 2023 è stato un anno da<br />

record: ricavi netti consolidati che hanno<br />

superato i due miliardi di euro, mai<br />

così alti, in linea con le attese del management<br />

e in aumento del 12,4% rispetto<br />

al 2022. In crescita del 14,4% l’Ebitda<br />

(l’utile prima di interessi, imposte,<br />

deprezzamento e ammortamenti), pari<br />

a 769,6 milioni €, che riflette la forte<br />

crescita dei ricavi e le azioni di efficientamento<br />

già avviate negli esercizi precedenti.<br />

A completamento del quadro,<br />

un utile netto pari a 389,2 milioni €. I<br />

risultati consolidati nell’esercizio 2023<br />

sono stati approvati dal consiglio di<br />

amministrazione e pubblicati lo scorso<br />

febbraio.<br />

La crescita ha interessato entrambi i<br />

segmenti in cui il gruppo opera. Il settore<br />

Specialty & primary care (che gestisce<br />

prodotti per il trattamento di infezioni<br />

virali, malattie cardiovascolari,<br />

dermatologiche e ginecologiche) ha registrato<br />

vendite pari a 1.313,6 milioni €<br />

(+8,7% rispetto all’anno precedente),<br />

trainato da Avodart e Combodart/Duodart.<br />

Eligard e altri prodotti chiave hanno<br />

continuato a crescere a tassi superiori<br />

rispetto al mercato, in particolare<br />

nella prima parte dell’anno.<br />

L’area Rare diseases ha espresso una<br />

performance di vendite per 714,7 milioni<br />

€ (+20% rispetto al 2022), trainata<br />

dagli ambiti oncologia ed endocrinologia.<br />

Le vendite di Signifor (farmaco<br />

a base del principio attivo pasireotide<br />

indicato per il trattamento di pazienti<br />

adulti con malattia di Cushing per i quali<br />

l’intervento chirurgico non è indicato<br />

o si è rivelato inefficace) e Isturisa<br />

(osilodrostat, indicato nella sindrome<br />

di Cushing endogena negli adulti) han-<br />

Il trend positivo continua<br />

Gran parte dei ricavi è stata messa a<br />

segno in Europa, mentre risultano meno<br />

rappresentati, anche se comunque consistenti,<br />

i mercati americano, asiatico,<br />

australiano e africano. Tali numeri sono<br />

stati in parte generati, almeno nella<br />

prima parte dell’anno, dalla riuscita<br />

integrazione di Eusa Pharma, azienda<br />

inglese rilevata con un esborso di 750<br />

milioni di euro a fine 2021, focalizzata<br />

su malattie rare e oncologia di nicchia e<br />

controllata da fondi gestiti da EW Healthcare<br />

Partners.<br />

I dati prodotti dall’attività di Recordati<br />

sono stati commentati con comprensibile<br />

entusiasmo da parte del Ceo Rob<br />

Koremans: «Abbiamo sostenuto margini<br />

tra i livelli più alti del settore, assorbendo<br />

l’impatto dell’inflazione e intendiamo<br />

continuare su questa strada. A fronte<br />

del forte andamento del business, siamo<br />

fiduciosi di raggiungere i nostri obiettivi<br />

per il <strong>2024</strong> e il 2025 e di continuare a<br />

creare valore sostenibile per tutti i nostri<br />

stakeholder».<br />

Il contesto favorevole ha anche promosso<br />

la decisione dell’assemblea dei soci di<br />

autorizzare l’acquisto di azioni proprie,<br />

secondo un piano di buyback che ha<br />

obiettivi di tipo industriale e di sostegno<br />

alla liquidità del gruppo e garantisce<br />

l’adempimento degli obblighi derivanti<br />

dai piani di stock option.<br />

Questo contesto positivo è previsto perdurare<br />

anche per il <strong>2024</strong>, anno per il<br />

quale i target prevedono una crescita<br />

di ricavi e Ebitda pari a circa il 10%. E<br />

fonda le sue basi su una strategia le cui<br />

componenti focali sono rappresentate<br />

da crescita organica, operazioni mirate<br />

di M&A e business development, investimenti<br />

a supporto dello sviluppo e<br />

A fronte del<br />

forte andamento<br />

del business,<br />

siamo fiduciosi<br />

di raggiungere i<br />

nostri obiettivi<br />

per il <strong>2024</strong> e<br />

il 2025 e di<br />

continuare a<br />

creare valore<br />

sostenibile per<br />

tutti i nostri<br />

stakeholder<br />

63


mantenimento di una solidità percepibile<br />

nel bilancio.<br />

L’accordo con GSK<br />

Lo scorso anno il titolo aveva segnato<br />

un deciso rialzo a seguito dell’annuncio<br />

dell’accordo con GSK per la commercializzazione<br />

di Avodart (dutasteride)<br />

e Combodart/Duodart (associazione<br />

di dutasteride e tamsulosin) in 21 Paesi<br />

dell’Unione europea. Si tratta di medicinali<br />

indicati per il trattamento dei sintomi<br />

(da moderati a gravi) dell’iperplasia<br />

prostatica benigna (IPB) e per la riduzione<br />

del rischio di ritenzione urinaria<br />

acuta (RUA) e di intervento chirurgico in<br />

pazienti con sintomi da moderati a gravi<br />

di IPB. Prodotti che hanno generato nel<br />

2022 un volume di vendite del valore di<br />

circa 115 milioni € e che ampliano e completano<br />

la presenza del gruppo nell’urologia.<br />

In base all’accordo, il gruppo italiano<br />

aveva sostenuto un pagamento up-front<br />

(un anticipo) di 245 milioni € a GSK. Un<br />

pagamento di 70 milioni € era invece stato<br />

effettuato a favore di Tolmar International<br />

a seguito dell’approvazione della<br />

variazione per il nuovo dispositivo in uso<br />

per la somministrazione di Eligard (farmaco<br />

a base di leuprorelina acetato, indicato<br />

per il trattamento del carcinoma<br />

prostatico ormono-dipendente in stadio<br />

avanzato in uomini adulti). Inoltre, il<br />

gruppo ha versato a Novartis la quota di<br />

20 milioni di dollari per milestone residue<br />

su Isturisa. Infine, sono stati staccati<br />

dividendi per il valore di 245,9 milioni €.<br />

Gli obiettivi Esg<br />

Il consiglio di amministrazione dello<br />

scorso febbraio ha anche approvato<br />

gli obiettivi Esg del gruppo Recordati,<br />

fra i quali spicca la volontà di potenziare<br />

l’impegno nelle malattie rare e di<br />

sviluppare nuove soluzioni terapeutiche<br />

in questo ambito per incontrare i bisogni<br />

di cura non soddisfatti dei pazienti.<br />

L’azienda si è impegnata nell’implementazione<br />

di nuovi sistemi di produzione<br />

basati su fonti rinnovabili e sul<br />

rafforzamento del monitoraggio dei fornitori<br />

in merito alle tematiche Esg. La<br />

La qualità delle<br />

attività negli<br />

ambiti della<br />

sostenibilità<br />

è stata<br />

riconosciuta dai<br />

principali indici<br />

e rating del<br />

settore anche lo<br />

scorso anno<br />

I numeri di Recordati<br />

qualità delle attività negli ambiti della<br />

sostenibilità è stata riconosciuta dai<br />

principali indici e rating del settore anche<br />

lo scorso anno.<br />

Le direzioni di sviluppo estero<br />

Il gruppo è protagonista di una interessante<br />

crescita in Cina, dove nel 2023 è<br />

stata applicata presso l’ente regolatorio<br />

una locale richiesta per la registrazione<br />

di un nuovo farmaco relativamente a<br />

Isturisa. Ancora prima, Recordati aveva<br />

ottenuto l’autorizzazione all’immissione<br />

in commercio nel mercato cinese di<br />

Carbaglu (acido carbaglumico, indicato<br />

in diverse forme di iperammoniemia).<br />

Nel mercato statunitense, Recordati è<br />

impegnata nell’iter approvativo di Qarziba<br />

(ex Dinutuximab beta), medicinale<br />

indicato nel trattamento del neuroblastoma<br />

ad alto rischio in pazienti a partire<br />

dai 12 mesi di età e già sottoposti senza<br />

successo ad altre linee di terapia.<br />

Sono anche state avviate le operazioni<br />

di recruiting dei pazienti da arruolare<br />

per uno studio di fase II riguardante la<br />

pasireotide nella cura dell’ipoglicemia<br />

post-bariatrica. È stata, infine, chiusa la<br />

fase di arruolamento dei partecipanti al<br />

trial globale di fase II per REC 0559 nella<br />

cheratite neurotrofica: i primi risultati<br />

dovrebbero essere disponibili a metà del<br />

<strong>2024</strong>.<br />

Il gruppo milanese è stato fondato nel 1926 ed è quotato in Borsa<br />

dal 1984. Oggi rappresenta la sedicesima realtà industriale italiana<br />

più capitalizzata, con un valore di mercato pari a 9,61 miliardi di<br />

dollari, stando ai dati disponibili a maggio 2023. Opera in 150<br />

Paesi nelle Regioni Emea, Americhe e Apac, impiegando più di<br />

4.450 persone.<br />

Recordati è controllata dal fondo britannico di private equity CVC<br />

Capital Partners, azionista di maggioranza, attraverso Rossini<br />

Investimenti. Un altro azionista di rilievo è Fidelity Investments,<br />

multinazionale statunitense di servizi finanziari.<br />

64


makingnovel@makinglife.it


makinglife | aprile <strong>2024</strong> | numero due<br />

PRODUCTION<br />

Pharma Telling & Industry


Sostenibilità +<br />

digitalizzazione<br />

un’equazione che<br />

diventa “possibile”<br />

Le aziende che integrano<br />

appieno trasformazione<br />

digitale e sostenibilità<br />

hanno più probabilità<br />

di ottenere migliori<br />

performance di business<br />

ma l’implementazione<br />

deve essere guidata da<br />

un piano strategico e<br />

un’azione coordinata<br />

Teresa Minero | Ispe International Board of Directors<br />

LifeBee|a PLG Group Company - Founder & Ceo,<br />

Raffaella Vaiani | Ispe Italy Affiliate Board of Directors<br />

LifeBee|a PLG Group Company - Partner<br />

68


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Riprendiamo il tema della sostenibilità e della digitalizzazione<br />

a poco più di un anno dalla pubblicazione con gli amici di<br />

MakingLife dell’articolo “Sostenibilità + digitalizzazione: un’altra<br />

equazione ‘im-possibile’?”.<br />

Partiamo da qualche numero che ci dà una misura concreta<br />

dell’impatto del tema che intendiamo affrontare. Il World<br />

economic forum ci ricorda che il 50% del consumo di energia e<br />

il 30% delle emissioni globali derivano dal comparto industriale.<br />

Da più fonti sappiamo che il farmaceutico ha un peso maggiore<br />

di quello automobilistico. È oggi doveroso tornare ad affrontare<br />

questo discorso, per poi agire di conseguenza.<br />

Gli spunti a seguire nascono da sollecitazioni e iniziative che<br />

stanno emergendo da diversi fronti, sia a livello locale che<br />

internazionale.<br />

ESEMPI VIRTUOSI<br />

Prima tra le tante novità: in Ispe a livello globale stiamo dando<br />

il via a una nuova “Community of practice” dedicata alla<br />

sostenibilità. Il gruppo di lavoro vede la presenza dei maggiori<br />

esperti mondiali di “green” nel farmaceutico e un ambito<br />

specifico di analisi per il digital a supporto della sostenibilità, del<br />

quale siamo sponsor sin dall’inizio.<br />

Restando in casa Ispe, il mese scorso la rivista Pharmaceutical<br />

engineering ha pubblicato “Unveiling the green prescription:<br />

navigating sustainability in the pharmaceutical industry” di<br />

Bhutani e Sarangapurkar, che riporta un’interessante analisi<br />

sulle macro-tendenze della sostenibilità nel farmaceutico, con<br />

la identificazione di alcuni progetti da parte di primarie aziende<br />

a livello globale. L’articolo ci ha fatto riflettere sulle numerose<br />

iniziative che abbiamo visto nascere e fiorire, anche in Italia e,<br />

senza aver la pretesa di citarle tutte, ne riportiamo alcune.<br />

Zero carbon: Novartis con il programma “Energize”<br />

esemplifica bene lo sforzo di ingaggiare tutta la catena di<br />

fornitura per avere impatti significativi. In Italia non possiamo che<br />

citare Chiesi tra tutti, che ha fatto da apripista sul nostro territorio.<br />

E in questo caso possiamo riportare la nostra esperienza diretta:<br />

Chiesi ci coinvolse come uno dei tanti fornitori, innescando un<br />

meccanismo di consapevolezza che ci ha portati a fare scelte<br />

aziendali sempre più orientate alla sostenibilità.<br />

Waste management: Abbott, con un nuovo strumento di<br />

monitoraggio del glucosio, ha ridotto del 41% l’uso della plastica<br />

e del 43% l’uso della carta nel packaging. Rilevante il focus oltre<br />

che alla gestione dei rifiuti diretti, anche e soprattutto su materie<br />

prime e packaging riciclabili. Tra le italiane particolarmente attive<br />

vediamo Stevanato e Bormioli.<br />

Water stewardship, o gestione “consapevole” dell’acqua, che<br />

per una produzione come quella farmaceutica è un elemento<br />

estremamente critico. L’articolo cita Novartis tra le aziende che<br />

stanno investendo in tecnologie innovative per il trattamento<br />

delle acque reflue e che ha come obiettivo nelle proprie attività<br />

industriali la “water neutrality” entro il 2030. Tra i tanti presenti<br />

sul tema in Italia troviamo Kedrion, FIS e Pierrel.<br />

Green chemistry: all’interno del più ampio percorso di<br />

“Green Lab”, intercettiamo un’interessante statistica: ben il<br />

53% delle aziende ha iniziato nel 2022 un programma di “My<br />

Green Lab®”, con un rilevante incremento rispetto all’anno<br />

precedente. Anche in Italia riscontriamo un nuovo fermento,<br />

in particolare in area laboratori ricerca e sviluppo. I laboratori<br />

sono diventati, finalmente, un attore essenziale nel fornire<br />

indicazioni sul miglioramento in ambito sostenibilità, dei processi<br />

di industrializzazione, produzione e distribuzione. Angelini<br />

Pharma per prima in Italia si sta confrontando con il percorso<br />

di certificazione “My Green Lab®”, a partire dal Laboratorio<br />

di Sviluppo Analitico, in piena sinergia con il programma di<br />

sostenibilità aziendale, anche come catalizzatore per gli altri<br />

laboratori.<br />

Community-based endowment programs: Sanofi con<br />

il proprio braccio filantropico “Foundation S” sostiene idee<br />

innovative, tra cui quelle di “Climate action & health resiliance”,<br />

in collaborazione con le comunità e con programmi guidati dalle<br />

comunità stesse. In Italia, troviamo sin dal 2020 la “Regenerative<br />

Society Foundation” con partecipazioni da vari settori, e con due<br />

rappresentanti del nostro comparto, come Aboca e Chiesi. La<br />

Fondazione adotta un approccio sistemico, che nasce dall’unione<br />

di business e scienza, per meglio gestire sistemi complessi –<br />

ambiente, clima, società, salute – e sostenere una transizione<br />

verso un modello rigenerativo che riporti valore alle comunità<br />

locali e al nostro pianeta.<br />

PROGRAMMARE LA TRANSIZIONE<br />

Sin qui tutto bene, anzi, molte iniziative e con un bel respiro.<br />

Ma tante iniziative per essere efficaci devono essere lanciate<br />

con un piano strategico e di seguito coordinate con grande<br />

determinazione.<br />

Il nostro suggerimento è che prima di partire ci si focalizzi<br />

sulla strategia e sulla creazione di una roadmap efficace e a<br />

sua volta sostenibile. Anche sul fronte sostenibilità, regge la<br />

nostra “vecchia” metafora, usata da anni sulla digitalizzazione,<br />

considerata a volte anche un po’ provocatoria. Prima di partire<br />

per una scalata in montagna – e la sostenibilità è una montagna<br />

alta, impervia e, soprattutto, mai scalata prima – occorre<br />

prepararsi, studiare bene il percorso, le previsioni meteo, dotarsi<br />

della attrezzatura adeguata e, non ultimi, scegliere i giusti<br />

compagni di viaggio. In pratica, tornando alla digitalizzazione e<br />

sostenibilità, occorrono visione, pianificazione, simulazione di<br />

scenari, analisi dei rischi, formazione, strumenti, organizzazione,<br />

risorse con competenze e attitudini adeguate. Il rischio di fallire<br />

c’è: spendere tante energie e non arrivare alla vetta nei tempi<br />

che ci siamo prefissati o, peggio, non riuscire nemmeno a<br />

tornare indietro. Dobbiamo ridurre al minimo i rischi prevedibili e<br />

possiamo farlo solo preparandoci al meglio.<br />

Senza dimenticare che una strategia, per essere di successo, e<br />

in particolare sulla sostenibilità, deve essere ampia: disegnata<br />

e resa operativa su tutta la catena del valore per portare<br />

risultati concreti e in modo graduale a tutto l’ecosistema, a<br />

partire dai singoli attori della catena di fornitura sino al clienteconsumatore,<br />

per noi il paziente. Iniziative isolate di sostenibilità<br />

o digitalizzazione, che restano bei progetti pilota da mostrare<br />

nelle vetrine della comunicazione “green o digital”, rischiano<br />

di scivolare nel “green o digital washing”, generando un’onda<br />

di disillusione, che maschera la potenziale portata di una<br />

trasformazione seria e profonda.<br />

69


MISURARE LA SOSTENIBILITÀ<br />

E una volta che abbiamo un’ampia strategia di sostenibilità,<br />

la dobbiamo rendere esecutiva e qui entrano in gioco<br />

il monitoraggio delle metriche e indicatori (o Kpi – Key<br />

performance indicator) adeguatamente definiti, per la<br />

misurazione dei processi oggetto di trasformazione. Niente<br />

di nuovo sotto il sole, già Galileo Galilei diceva: “Misura ciò<br />

che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è”. Il primo<br />

passo per raggiungere un obiettivo è misurare dove siamo e<br />

definire dove vogliamo arrivare. Ma non è facile per niente: tra i<br />

report di sostenibilità pubblicati da primarie aziende, troviamo<br />

la dichiarazione di obiettivi raggiunti (“fatto”) senza elementi<br />

oggettivi, come la definizione delle metriche e degli obiettivi e la<br />

misurazione degli indicatori di partenza e di arrivo.<br />

Seguono le tipiche classi di Kpi di sostenibilità del settore,<br />

riportate nell’articolo Ispe e una nostra definizione di massima:<br />

1 CO2 emission: emissione di CO2<br />

2 Energy consumption: consumo energetico complessivo<br />

3 Air emission: emissione di inquinanti volatili<br />

4 Water: consumo e prelievo di acqua<br />

5 Waste: rifiuti e materiale di scarto generato dalle attività e<br />

dai prodotti finali<br />

6 Compliance: deviazioni regolatorie, di ambiente, salute e<br />

sicurezza<br />

7 Materials: ciclo di vita, ritiri di prodotto<br />

8 Sustainable medicine: Kpi di progetti che impattano processi<br />

di sviluppo, produzione, rilascio<br />

9 Workforce health: infortuni, benessere dei dipendenti,<br />

equilibrio tra lavoro e vita privata<br />

Per abbracciare una sostenibilità più “larga” possibile<br />

aggiungeremmo una decima classe legata alla social<br />

responsibility: una misurazione di quanto gli appalti siano<br />

sostenibili ed etici, di quanto i fornitori rispettino la diversità,<br />

l’inclusione e l’etica sociale.<br />

IL CONNUBIO TRA DIGITAL<br />

E SOSTENIBILITÀ<br />

Una misurazione continua di queste nove – più una – classi di Kpi<br />

(che nascondono a loro volta altrettanti singoli Kpi, in funzione<br />

del contesto e degli obiettivi di ogni azienda) richiede strumenti<br />

adeguati: non è certo gestibile con trascrizioni su carta, fogli<br />

di lavoro e sistemi dipartimentali non integrati. E questo per<br />

più di una ragione, non solo di efficacia, ma anche di qualità e<br />

affidabilità delle informazioni.<br />

Soltanto grazie a un insieme intelligente di tecnologie abilitanti<br />

(tra cui Industrial internet of things, cloud, advanced analytics,<br />

collaborative robotics, machine learning) è possibile avere<br />

sempre a disposizione i Kpi necessari e farne adeguate analisi<br />

predittive. Ricordiamoci però che le tecnologie abilitanti da<br />

sole non portano benefici, vanno inserite in applicazioni digitali<br />

opportunamente progettate, testate e messe in opera.<br />

Non lo diciamo solo noi. Le Nazioni Unite attraverso l’Unep<br />

(United nations environment programme, la maggiore autorità<br />

mondiale sul tema ambientale) ci ricordano che ben 103 sui<br />

totali 169 Sdg (Sustainable development goals) possono essere<br />

direttamente influenzati dal digitale. Anche se non ci dobbiamo<br />

dimenticare che esiste il rovescio della medaglia: il digitale<br />

consuma energia e genera anch’esso rifiuti, ma esiste un Green<br />

IT per limitarne gli effetti negativi.<br />

Più voci affermano che le aziende che integrano appieno la<br />

trasformazione digitale e la sostenibilità hanno una probabilità<br />

due volte e mezzo maggiore di avere migliori performance<br />

di business rispetto a quelle che non lo fanno. I vantaggi, i<br />

vincoli e le necessità sono chiari. Il sempre più imprevedibile<br />

cambiamento climatico e la esplosiva situazione geopolitica non<br />

ci permettono di attendere oltre.<br />

Uno più uno deve fare... almeno tre! Dobbiamo far diventare<br />

“possibile” questa equazione “im-possibile”. Dalla sostenibilità più<br />

il digitale dobbiamo ottenere molto di più di quanto ci potremmo<br />

attendere dalla somma dei due addendi presi singolarmente. Lo<br />

otterremo soltanto adottando un approccio strategico “ampio”<br />

e condiviso e se lo realizzeremo con determinazione, anzi<br />

caparbietà.<br />

E allora, ancora una volta e con più forza rispetto allo scorso<br />

anno: partiamo con questa scalata. Qualcuno è già partito,<br />

prepariamoci bene e... non restiamo indietro.<br />

3 digital tool per la sostenibilità<br />

Tra le tante applicazioni per misurare e<br />

tenere sotto controllo i Kpi di sostenibilità<br />

nel farmaceutico troviamo i sistemi digitali<br />

di automazione e robotica, raccolta e<br />

storicizzazione dei dati di produzione e utility,<br />

gestione della qualità, formazione con realtà<br />

virtuale, manutenzione con realtà aumentata,<br />

pianificazione delle risorse (per ciclo di<br />

vita prodotti e ricette). Il tutto per ridurre<br />

deviazioni, consumi, emissioni, rifiuti, scarti e<br />

sprechi.<br />

Segnaliamo al riguardo tre applicazioni digitali<br />

che incontriamo spesso a supporto della<br />

sostenibilità:<br />

1<br />

Green utility: sistema che raccoglie dati<br />

grazie a sensoristica smart, abilita analisi<br />

predittive per monitorare i consumi e<br />

identificare l’utilizzo ottimale delle risorse per<br />

la riduzione dei costi e delle emissioni CO2.<br />

L’emissione di CO2 è stata ridotta del 20% e il<br />

consumo di energia elettrica del 25%.<br />

2<br />

Green Lab: sistema basato su un quaderno<br />

elettronico, raccoglie dati, esegue analisi<br />

statistiche e predittive in ottica di miglioramento<br />

continuo. Si è misurato -80% nell’uso di carta,<br />

-80% di scarti/sprechi e -50% di consumo di H2O.<br />

3<br />

Green supply chain: sistema di gestione<br />

della qualifica dei fornitori, traccia i Kpi di<br />

valutazione degli stessi e ne esegue analisi<br />

predittive al fine di rendere più sostenibile la<br />

catena di approvvigionamento. Si è misurato<br />

-30% di scarti/sprechi e -40% di consumo di CO2.<br />

70


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

71


TRA SOSTENIBILITÀ<br />

E SICUREZZA<br />

Alberto Bobadilla<br />

Il settore del<br />

packaging deve<br />

trovare un<br />

complesso equilibrio<br />

tra le misure per<br />

ridurre il proprio<br />

impatto ambientale<br />

e la necessità<br />

di garantire<br />

la sicurezza e<br />

l’affidabilità dei<br />

prodotti<br />

Quello del packaging farmaceutico è un<br />

comparto industriale di grande rilievo<br />

e, per certi versi, poco conosciuto. Ne<br />

ha parlato Luca Baraldi, responsabile<br />

del Centro Studi Mecs (Manufacturing<br />

EConomic Studies)–Confindustria Ucima<br />

(Unione costruttori italiani macchine<br />

automatiche per il confezionamento e<br />

l’imballaggio), in occasione di Pharma<br />

Sustainability, l’evento organizzato lo<br />

scorso settembre da MakingLife.<br />

L’esperto è partito dai numeri per<br />

fornire un quadro del mondo del<br />

confezionamento in generale e, in<br />

particolare, di quello farmaceutico, di<br />

che ruolo gioca l’Italia in questo ambito,<br />

per poi focalizzarsi sulla sostenibilità,<br />

tema sempre più cruciale per le aziende<br />

del settore.<br />

ITALIA LEADER<br />

MONDIALE<br />

Il mercato globale del packaging<br />

vale oltre 50 miliardi di euro e ha<br />

fatto segnare una forte crescita negli<br />

ultimi anni, nonostante il leggero<br />

calo registrato nel 2020, durante la<br />

pandemia di Covid-19. Si prevede<br />

che questa crescita continuerà a<br />

ritmo sostenuto, fino a raggiungere<br />

e superare i 60 miliardi di euro nei<br />

prossimi cinque anni.<br />

Quello che pochi sanno, al di fuori di<br />

chi non opera direttamente nel settore,<br />

è che l’Italia ne è leader assoluta:<br />

oltre otto miliardi e mezzo di fatturato<br />

provengono da macchine prodotte<br />

nel nostro Paese o comunque da<br />

produttori italiani; a seguire vengono<br />

Germania, Stati Uniti e Cina. Il mercato<br />

principale è invece quello degli Stati<br />

Uniti, ma sostanzialmente si tratta di<br />

un mercato globale.<br />

L’industria italiana è composta da<br />

oltre 600 aziende dirette, con oltre<br />

37mila addetti, ma se si considera<br />

l’indotto occorre almeno triplicare<br />

questi numeri. Vent’anni fa, il<br />

fatturato italiano del settore era di<br />

circa due miliardi: è quindi più che<br />

quadruplicato, affermandosi come<br />

realtà forte e consolidata.<br />

È un’industria che produce macchinari<br />

per tutti gli ambiti produttivi, e tra<br />

questi il farmaceutico ha un peso<br />

rilevante: circa due macchine su dieci<br />

sono dedicate al settore pharma.<br />

Anche in questo caso specifico,<br />

nelle macchine di processo e<br />

confezionamento per l’industria del<br />

farmaco, le aziende italiane sono le<br />

più importanti a livello internazionale,<br />

con una produzione che vale oltre un<br />

miliardo e mezzo di euro.<br />

È interessante notare che una<br />

macchina su due si occupa di<br />

confezionare il prodotto con un diretto<br />

contatto col farmaco, nelle sue varie<br />

forme, dal liquido al solido alla polvere<br />

– si parla in questo caso di packaging<br />

primario, – tuttavia il comparto che<br />

sta crescendo di più negli ultimi anni<br />

è quello del packaging secondario – in<br />

cui si realizzano confezioni che non<br />

sono a diretto contatto con il farmaco<br />

e intorno al quale ruotano molte<br />

delle questioni legate al tema della<br />

sostenibilità.<br />

72


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

LA SICUREZZA<br />

È PRIORITARIA<br />

Quando si parla di packaging, la<br />

sostenibilità si declina soprattutto<br />

nella riduzione delle dimensioni delle<br />

confezioni, che si traduce anche<br />

in una migliore trasportabilità dei<br />

prodotti; nell’utilizzo di materiali<br />

riciclabili, a partire dai biomateriali; e<br />

nell’ottimizzazione dei processi, che<br />

consente una riduzione degli sprechi.<br />

«In realtà – afferma Baraldi – tutti questi<br />

sono tasselli di una stessa volontà<br />

di andare verso la sostenibilità, che<br />

non deve comunque mai intaccare<br />

la salvaguardia del prodotto. Questo<br />

significa che esistono dei limiti che<br />

non si possono oltrepassare: tutti i<br />

regolamenti mettono bene in chiaro che<br />

la confezione può essere sì costituita da<br />

materiali riciclabili e più sottili, ma non<br />

può mai arrivare a ledere l’integrità del<br />

prodotto, che costituisce un requisito<br />

imprescindibile e di ordine superiore.<br />

E le aziende italiane non solo stanno<br />

facendo molti sforzi per cercare di<br />

realizzare macchine più performanti e più<br />

efficienti, che generino meno dispersioni<br />

nell’ambiente, che abbiano meno sprechi<br />

a livello energetico, ma in nessun caso<br />

dimenticano l’importanza di garantire<br />

al consumatore finali prodotti integri e<br />

sicuri».<br />

UN MERCATO<br />

IN CRESCITA<br />

Ma quali sono le previsioni del packaging<br />

farmaceutico? Nonostante la recente<br />

crescita, il comparto appare ben lontano<br />

dalla saturazione. Secondo le stime del<br />

Centro Studi Mecs, crescerà ancora fino a<br />

superare i sette miliardi nei prossimi trequattro<br />

anni con il driver che continuerà<br />

a essere costituito principalmente dal<br />

mercato statunitense; ma anche l’Unione<br />

europea sembra destinata a crescere<br />

a tassi importanti e superiori a quelli<br />

attuali e il mercato interno è previsto in<br />

aumento con tassi superiori al 3%, che<br />

riguarderanno sia il packaging primario<br />

che quello secondario.<br />

Paese che vai… | S.M.<br />

Nel 2023 McKinsey ha pubblicato un’indagine globale<br />

sull’atteggiamento dei consumatori in tema di sostenibilità nel<br />

settore del packaging. il sondaggio – che ha coperto il 50% della<br />

popolazione mondiale – ha evidenziato notevoli differenze nelle<br />

opinioni dei cittadini a seconda dell’area geografica in cui vivono.<br />

Sebbene emergano temi comuni, come la preoccupazione per la<br />

durata della shelf-life dei prodotti e il livello di igiene (soprattutto<br />

dopo il Covid), esistono significative divergenze nelle priorità<br />

ambientali e nella percezione di quali materiali di packaging siano<br />

da considerarsi più sostenibili. In Europa, Giappone e negli Stati<br />

Uniti, ad esempio, la preoccupazione predominante riguarda<br />

i rifiuti marini, un focus che può essere attribuito alla forte<br />

attenzione mediatica e alle campagne di sensibilizzazione che si<br />

sono verificate in queste regioni sui danni causati dai rifiuti – in<br />

particolare da plastiche e micro-plastiche – alla biodiversità di<br />

mari e oceani. I consumatori in altri Paesi asiatici e in America<br />

Latina sembrano essere più preoccupati per l’inquinamento<br />

di aria e acqua. Anche in questo caso il fenomeno può essere<br />

legato all’esperienza quotidiana: in molte città di queste aree,<br />

l’inquinamento atmosferico rappresenta un problema sanitario<br />

significativo, influenzando la qualità della vita e la salute pubblica.<br />

Analogamente, in altre aree, il ridotto accesso all’acqua potabile<br />

e la contaminazione delle fonti idriche figurano tra i problemi<br />

ambientali più rilevanti inducendo gli abitanti di quelle regioni<br />

a considerare l’inquinamento dell’acqua potabile una questione<br />

ambientale di primo piano.<br />

Anche in tema di materiali sostenibili, le differenze sono<br />

significative. I materiali compostabili e a base vegetale, come i<br />

derivati della canna da zucchero o dell’amido di mais, vengono<br />

valutati positivamente in molti Paesi, grazie alla loro elevata<br />

biodegradabilità, ma non ottengono ovunque lo stesso grado di<br />

successo. In Brasile, ad esempio, raccolgono l’85% delle preferenze<br />

mentre in Francia solo il 51% (in Italia è il 63%). In Giappone la<br />

plastica riciclata o riciclabile è considerata altrettanto sostenibile<br />

dei compostabili (forse anche in virtù delle rigorose politiche di<br />

raccolta differenziata e di riciclo introdotte nel Paese) mentre<br />

India e Regno Unito prediligono materiale a base di carta, cartoni<br />

e imballaggi cartacei flessibili (in Italia queste opzioni sono scelte<br />

dal 54% del campione). I francesi, infine, sembrano inclini a<br />

considerare green soprattutto bottiglie e barattoli di vetro.<br />

Consulta il report completo<br />

73


per<br />

RISCHIO AMBIENTALE DEI PRODOTTI<br />

MEDICINALI E SOSTENIBILITÀ<br />

Dott. Antonio Conto<br />

ERT (European Registered Toxicologist)<br />

Chemsafe Managing Director<br />

74<br />

Il concetto di sostenibilità ambientale<br />

è ormai di fatto entrato nella nostra<br />

cultura e nelle nostre attività quotidiane<br />

sia come privati cittadini (riduzione<br />

dei consumi, riduzione dell’uso della<br />

plastica, riduzione uso smodato<br />

dell’acqua, utilizzo di auto elettriche<br />

per la riduzione dei combustibili fossili,<br />

allestimento di impianto fotovoltaici<br />

per la produzione di energia ecc.) sia<br />

nelle attività professionali e industriali.<br />

Recentemente, la Commissione europea<br />

ha enfatizzato e accelerato l’applicazione<br />

dei principi di sostenibilità ambientale<br />

in numerosi documenti ma soprattutto<br />

nella definizione del Green Deal (Patto<br />

verde) il cui scopo primario è quello di<br />

raggiungere la neutralità climatica entro<br />

il 2030 (decarbonizzazione!!) e la CSS<br />

(Chemical Strategy on Sustainability) che<br />

mira a raggiungere la “zero pollution”<br />

al fine di proteggere i cittadini europei<br />

(salute umana) e l’ambiente naturale<br />

dai prodotti chimici pericolosi (in primis<br />

cancerogeni, mutageni, tossici per la<br />

riproduzione, interferenti endocrini,<br />

sostanze persistenti e bioaccumulabili,<br />

sostanze immunotossiche e<br />

neurotossiche, sensibilizzanti respiratori).<br />

Il comparto farmaceutico è decisamente<br />

impattato ma anche interessato<br />

all’applicazione dei principi della<br />

sostenibilità ambientale. Si pensa<br />

sempre di più ad avere sostenibilità<br />

nell’approvvigionamento delle materie<br />

prime e nel loro trasporto, nei processi<br />

produttivi, nella gestione dei rifiuti, nelle<br />

modalità di consumo energetico e di uso<br />

dell’acqua, nella gestione delle emissioni<br />

e nei processi di distribuzione.<br />

Una parte rilevante è occupata dal<br />

tema riassunto nell’acronimo PIE<br />

(Pharmaceutical Into Environment)<br />

che riguarda il rischio di impatto<br />

posto dai medicinali (o meglio dai loro<br />

principi attivi) nell’ambiente quando<br />

accidentalmente rilasciati dagli impianti<br />

produttivi o, a maggior ragione, quando<br />

rilasciati dal paziente dopo l’uso<br />

terapeutico. Nel primo caso, il possibile<br />

rischio ambientale è posto da residui<br />

di produzione rilasciati dagli impianti<br />

industriali che rivelano un profilo di<br />

rischio ambientale riferendosi a potenziali<br />

inquinamenti delle acque superficiali<br />

da parte dei depuratori aziendali e può<br />

diventare particolarmente rilevante per le<br />

sostanze a interferenza endocrina e per<br />

le sostanze persistenti e bioaccumulabili.<br />

L’IMPATTO<br />

AMBIENTALE<br />

DEI MEDICINALI<br />

L’impatto ambientale dei prodotti<br />

farmaceutici (ERA) è stato oggetto di una<br />

continua e progressiva attenzione da<br />

parte degli stakeholder sin dalla fine degli<br />

anni ’90 allorché furono individuati, per la<br />

prima volta, livelli preoccupanti di principi<br />

attivi nelle acque superficiali e profonde<br />

(es. diclofenac). Una chiara posizione<br />

scientifica e politica è stata adottata<br />

dall’EU nel 2016 con la pubblicazione<br />

di un documento ufficiale dal titolo<br />

“Options for a strategic approach to<br />

pharmaceutical into the environment,<br />

Dott. Antonio Conto<br />

ERT (European Registered Toxicologist)<br />

Chemsafe Managing Director<br />

Task 1 report, revised version 2016<br />

European Commission”.<br />

Ma già nell’anno 2006, l’allora EMEA (ora<br />

EMA) pubblicava una linea guida sulla<br />

valutazione dell’impatto ambientale<br />

dei prodotti medicinali (a uso umano<br />

e veterinario) quando rilasciati dal<br />

paziente o dall’animale trattato dopo l’uso<br />

terapeutico. La linea guida si ispirava ai<br />

principi del “Risk assessment” tipici del<br />

settore chimico (principalmente contenuti<br />

nel regolamento Reach e poi successivi)<br />

e richiedeva, in sintesi, un calcolo<br />

della PEC (Predicted Environmental<br />

Concentration) mettendo essa in<br />

relazione a un valore di concentrazione di<br />

sicurezza (Pnec=predicted non effective<br />

concentration) relativo al principio attivo<br />

(API) studiato. La relazione di due valori<br />

esprime il tenore del rischio nell’impatto<br />

ambientale. Un approccio, pertanto,<br />

molto scientifico anche se relativamente<br />

semplice. Nel 2018 è stata pubblicata la<br />

prima bozza di revisione della linea guida<br />

del 2006 che aggiornava l’approccio<br />

scientifico citato introducendo con<br />

particolare enfasi la valutazione della<br />

potenzialità di interferenza endocrina.


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Anche in questo caso una traslazione<br />

di principi del mondo chimico è stata<br />

adottata essendo stata pubblicata<br />

una linea guida sullo stesso tema per<br />

il mondo dei biocidi e dei fitosanitari<br />

proprio nello stesso anno. La valutazione<br />

della potenzialità di interferenza<br />

endocrina (EDS=Endocrine Disrupting<br />

Substances) diventava nel 2018 attività<br />

prioritaria. Questo aggiornamento è stato<br />

recentemente pubblicato in versione<br />

definitiva il 21 marzo <strong>2024</strong> con il titolo<br />

“Guideline on the environmental risk<br />

assessment of medicinal products for<br />

human use, revision 1, (EMEA/CHMP/<br />

SWP/4447/00rev 1) con effettiva<br />

applicazione dal 1 settembre <strong>2024</strong>.<br />

LA VALUTAZIONE<br />

DEL RISCHIO<br />

AMBIENTALE NELLA<br />

BOZZA DELLA<br />

NUOVA DIRETTIVA<br />

FARMACI<br />

Arriviamo pertanto nel 2023 alla bozza<br />

della nuova direttiva sui farmaci che<br />

contiene delle novità molto rilevanti a<br />

proposito della valutazione del rischio<br />

ambientale riportate in differenti<br />

paragrafi della stessa. In sintesi:<br />

l’autorizzazione al mercato (MA)<br />

sarà rifiutata nel caso la valutazione<br />

ERA sia mancante o incompleta. È un<br />

cambiamento radicale nella posizione<br />

regolatoria. Questo concetto/posizione<br />

torna in più punti del documento. Si indica<br />

inoltre la necessità di aggiornamento<br />

(update) dell’ERA sulla base del noto<br />

principio del progresso tecnico/scientifico<br />

che è ben descritto altresì in altri<br />

regolamenti europei sulla sicurezza (ad<br />

esempio il Reg. CLP per la classificazione<br />

di sicurezza);<br />

Viene spesso citato il Green Deal EU<br />

e soprattutto altri regolamenti europei<br />

che hanno a che fare con le valutazioni<br />

ambientali peraltro già armonizzati. Si<br />

cita il principio OSOA (One Substance,<br />

One Assessment) che diviene il principio<br />

fondante della valutazione anche per i<br />

principi attivi farmaceutici per l’ERA.<br />

Si include anche la valutazione della<br />

capacità di indurre antibiotico-resistenza<br />

nell’ERA citando gli antibiotici tra i<br />

potenziali farmaci che inducono effetti<br />

indesiderati nell’ambiente.<br />

Si conferma la preparazione di una<br />

linea guida EMA con il contributo di ECHA<br />

ed EFSA (quindi probabilmente molto<br />

restrittiva!). Essa terrà conto dei principi<br />

del Regolamento CLP (Classification,<br />

Labelling and Packaging) laddove si<br />

citano i criteri della classificazione<br />

ambientale; si adotteranno pertanto<br />

i criteri di classificazione tipici delle<br />

sostanze chimiche anche per i farmaci.<br />

La partecipazione delle agenzie ECHA<br />

ed EFSA in tema di farmaci è una novità<br />

assoluta.<br />

Si richiede la necessità di aggiornare<br />

(ogni cinque anni) la valutazione ERA per<br />

ogni principio attivo; anche questa una<br />

novità.<br />

Per alcuni principi attivi che EMA<br />

considera potenzialmente impattanti<br />

sull’ambiente (secondo un approccio<br />

Risk-based) ma registrati prima del 30<br />

ottobre 2005, sarà richiesta la valutazione<br />

ERA. Quindi una potenziale richiesta<br />

retroattiva.<br />

Si incoraggia la condivisione dei dati<br />

(principio già espresso dalla precedente<br />

linea guida ma scarsamente applicato<br />

per ragioni di concorrenza) generati su<br />

un principio attivo di comune interesse. Si<br />

vedrà se EMA avrà/potrà avere un ruolo<br />

nello spingere/convincere le aziende a<br />

condividere i dati sperimentali.<br />

EMA preparerà delle monografie sui<br />

singoli ERA sulla base di un approccio<br />

“risk based prioritisation” Non esisteva<br />

nulla di simile prima a livello Eu.<br />

La prescrizione medica sarà sempre<br />

richiesta per farmaci contenenti<br />

principi attivi che ricadono in alcune<br />

classificazioni CLP quali PBT. Qui non si<br />

parla ancora delle sostanze con proprietà<br />

di interferenza endocrina (Eds) ma è<br />

atteso un loro coinvolgimento visto che<br />

recentemente la classificazione ED è<br />

stata introdotta in CLP. Molti principi<br />

attivi saranno classificati Pbt e quindi<br />

assoggettati, per questo motivo, alla<br />

prescrizione medica intesa come<br />

“deterrente” alla messa in commercio.<br />

Si cita la possibilità di richiedere studi<br />

sperimentali in post-submission in alcuni<br />

casi, intendendo che la valutazione ERA<br />

deve essere supportata da studi di qualità<br />

altrimenti rifiutata anche dopo la prima<br />

autorizzazione.<br />

Si ribadisce la possibilità di revocare,<br />

sospendere o variare una MA se ERA non<br />

risulta supportato o con evidenti effetti<br />

sull’ambiente.<br />

Si ribadisce il concetto della<br />

proibizione della fornitura nel caso di seri<br />

effetti dannosi per l’ambiente o alla salute<br />

pubblica via ambiente.<br />

Molti di questi punti rappresentano una<br />

vera novità nell’ambito regolatorio dei<br />

farmaci e possono imporre, se confermati<br />

nella versione definitiva della direttiva,<br />

un problema alla commercializzazione di<br />

taluni farmaci.<br />

IL GIUSTO<br />

EQUILIBRIO<br />

Il tema della valutazione dell’impatto<br />

ambientale dei farmaci rientra a pieno<br />

titolo nelle tematiche di sostenibilità<br />

ambientale dei prodotti medicinali. Viene<br />

richiesto di commercializzare sempre<br />

più sostanze e tecnologie “environmental<br />

friendly”. Con la nuova direttiva, se<br />

così confermata, anche il prodotto<br />

farmaceutico finale e l’API che lo contiene<br />

dovranno avere un profilo ambientale<br />

accettabile. Sarà pertanto necessario<br />

trovare un giusto equilibrio tra benessere<br />

e cura dell’uomo e cura e tutela<br />

dell’ambiente naturale. Un’ardua sfida.<br />

Chemsafe Srl<br />

Via Provinciale, 4<br />

10010 Quagliuzzo (TO) – Italy<br />

Tel: +39 0125 669035<br />

chemsafe@chemsafe-consulting.com<br />

75


RAGGI X: UNA VALIDA<br />

ALTERNATIVA ALLE ATTUALI<br />

TECNICHE DI STERILIZZAZIONE<br />

ANCHE SE LA STERILIZZAZIONE A RAGGI GAMMA È L’APPROCCIO OGGI<br />

PIÙ UTILIZZATO, DIVERSI FATTORI STANNO COSTRINGENDO LE AZIENDE<br />

A VALUTARE TECNOLOGIE ALTERNATIVE – IN PARTICOLARE I RAGGI X –<br />

PER I SISTEMI SINGLE-USE (SUS)<br />

Filippo Trionfera<br />

President-elect PDA Italy Chapter<br />

BSP Pharmaceuticals<br />

Francesco Esposito<br />

Member of PDA Italy Chapter Steering<br />

committee - Merck<br />

La sterilizzazione è un processo chiave<br />

nella produzione di dispositivi medici e<br />

nell’industria farmaceutica. Circa il 40-<br />

50% dei dispositivi medici monouso viene<br />

sterilizzato con radiazioni ionizzanti e,<br />

probabilmente, oltre l’80% della capacità<br />

di irraggiamento industriale è dedicata<br />

alla sterilizzazione di dispositivi medici<br />

monouso.<br />

Nel mondo della produzione<br />

farmaceutica, la domanda di materiali<br />

monouso (SUS, Single use systems)<br />

pre-sterilizzati è in forte crescita ma ci<br />

sono diversi fattori che ne condizionano<br />

la disponibilità.<br />

LE TECNOLOGIE<br />

DI IRRAGGIAMENTO<br />

Al momento ci sono tre principali<br />

tecnologie di irraggiamento industriale:<br />

raggi gamma: basata su sorgenti<br />

radioattive di Cobalto-60 (60Co) questa<br />

tecnologia conta per circa l’80% della<br />

capacità di radiazione installata in tutto<br />

il mondo;<br />

fascio di elettroni (e-beam):<br />

rappresenta circa il 20% della capacità<br />

totale di irraggiamento installata;<br />

raggi X: la sua applicazione è in<br />

incremento nel mercato dell’irradiazione.<br />

Virtualmente tutti i SUS sterilizzati<br />

da terzi sul mercato biotech in rapida<br />

crescita vengono oggi sterilizzati<br />

tramite raggi-g da fonte cobalto-60.<br />

Questo processo, però, è associato a<br />

una serie di rischi unici nella catena di<br />

approvvigionamento, che vanno dalla<br />

complessa produzione dell’isotopo<br />

radioattivo (Il processo di produzione del<br />

Cobalto-60 avviene esponendo l’isotopo<br />

stabile del cobalto, il Cobalto-59 (^59Co),<br />

a un flusso di neutroni all’interno di<br />

un reattore nucleare) alle restrizioni<br />

e approvazioni normative per la<br />

manipolazione e la distribuzione del 60<br />

Co, alla crescente domanda complessiva<br />

di radiazioni ionizzanti fino alla necessità<br />

di requisiti fondamentali per una<br />

pianificazione accurata a lungo termine.<br />

In questo senso, l’approvvigionamento di<br />

60 Co e l’irraggiamento g, pur altamente<br />

consolidati, sono da considerasi ad alto<br />

rischio. Al fine di garantire la continuità<br />

aziendale e mitigare i rischi, vari<br />

esperti nell’ambito Life Science hanno<br />

ritenuto fondamentale l’esplorazione<br />

di metodologie di sterilizzazione<br />

alternative per sostenere piani di<br />

continuità aziendale sostenibili. I<br />

fornitori di SUS, ad esempio, hanno<br />

affermato di dover implementare<br />

processi di irradiazione alternativi<br />

entro il Q4 del <strong>2024</strong> per continuare<br />

a soddisfare le attuali esigenze<br />

dell’industria farmaceutica. L’alternativa<br />

considerata più valida è rappresentata<br />

oggi dai raggi-X.<br />

76


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

IL POTENZIALE<br />

DEI RAGGI-X<br />

Un’analisi prospettica della metodologia<br />

con raggi-g utilizzata per la sterilizzazione<br />

dei sistemi Single-Use (di seguito nominati<br />

SUS) per il bioprocesso evidenzia crescenti<br />

limiti in termini di capacità che potrebbero<br />

influenzare la supply chain e la continuità<br />

produttiva di un mercato la cui crescita si<br />

attesta su valori tra il 20% e il 30% annuo<br />

e che potrebbe quindi raddoppiare le sue<br />

richieste entro il 2028. La sterilizzazione<br />

tramite raggi-X, ora considerata una<br />

tecnologia matura, si offre come<br />

alternativa simile ai raggi-g inducendo<br />

i fornitori di servizi di sterilizzazione<br />

a ripianificare gran parte della futura<br />

capacità. La qualifica di metodologie<br />

alternative di sterilizzazione, oltre ad<br />

affrontare i limiti di capacità dell’industria,<br />

offre una maggiore flessibilità per far<br />

fronte a interruzioni o picchi di domanda.<br />

STRUMENTI<br />

REGOLATORI<br />

Affinché la metodologia a raggi-X offra<br />

realmente una soluzione affidabile e<br />

flessibile per la sterilizzazione dei SUS,<br />

è necessario che l’industria adotti un<br />

approccio collaborativo per la qualifica e<br />

l’adozione di questa tecnologia emergente.<br />

In particolare, sono necessari una<br />

discussione e un approccio comune per la<br />

valutazione dell’impatto dell’irraggiamento<br />

sui polimeri utilizzati in prevalenza per<br />

la costruzione dei SUS. A tale scopo, nel<br />

corso degli anni si sono avute diverse<br />

discussioni tra specialisti e player del<br />

settore regolatorio farmaceutico. Da<br />

un punto di vista regolatorio, infatti, la<br />

situazione è ancora in via di definizione. Al<br />

momento:<br />

L’Annex 12 delle EU GMP “ Use of<br />

ionising radiation in the manufacture<br />

of medicinal products” non menziona i<br />

raggi-X come tecnologia per ridurre il<br />

bioburden o per sterilizzare i materiali<br />

citando solamente i raggi gamma e gli<br />

e-beam. Tuttavia, i raggi-X potrebbero<br />

essere utilizzati nei processi di manifattura<br />

nel mondo farmaceutico in quanto hanno<br />

analogo principio di azione (Effetto<br />

Compton con raggi gamma).<br />

L’ISO 11137 parte 1-3 “Sterilization<br />

of health care products – Radiation”,<br />

standard frequentemente utilizzato<br />

nell’industria farmaceutica, contempla<br />

l’utilizzo sia dei raggi-X che transizioni<br />

da raggi gamma a raggi-X. La ISO-<br />

11137 può essere utilizzabile a supporto<br />

dell’implementazione dei raggi X purché<br />

non contraddica le linee guida regolatorie<br />

vigenti.<br />

La Farmacopea europea, nel Capitolo<br />

5.1.1 “Methods of preparation of sterile<br />

products”, menziona la sterilizzazione<br />

con radiazioni ionizzanti referenziando<br />

come dose di assorbimento >= 25 kGy<br />

ma ammettendo la possibilità di usare<br />

altre dosi purché la scelta sia giustificata<br />

e validata assicurando un SAL (Sterility<br />

assurance level)


SUS.<br />

È importante sottolineare che se<br />

l’irradiazione viene eseguita esternamente<br />

al sito di manifattura il produttore<br />

farmaceutico ha la responsabilità generale<br />

per la garanzia di sterilità e la qualità del<br />

prodotto.<br />

Le attività di convalida per passare<br />

da raggi g a raggi X devono essere<br />

definite attraverso un Risk assessment<br />

contemplando l’utilizzo:<br />

della Prior knowledge e letteratura a<br />

supporto;<br />

valutazione dell’induzione radioattività<br />

sul materiale irradiato;<br />

impatto del processo d’irradiazione su<br />

leachables and extractable (confronto con<br />

gamma).<br />

La convalida del processo di sterilizzazione<br />

deve prendere in considerazione:<br />

la definizione della dose di<br />

sterilizzazione di processo,<br />

la determinazione della dose minima<br />

e massima accettabile,<br />

la valutazione dell’influenza della<br />

densità,<br />

la definizione strategia di<br />

monitoraggio,<br />

la valutazione della generazione di<br />

impurezze e l’impatto sulle caratteristiche<br />

dei materiali (ad esempio fragilità),<br />

anche qualche tempo dopo il processo di<br />

irradiazione.<br />

LA POSIZIONE DI EMA<br />

Anche EMA, attraverso il suo Quality<br />

interest group, ha posto una forte<br />

attenzione all’utilizzo dei raggi X come<br />

metodologia di sterilizzazione. Ad aprile<br />

2023, ad esempio, ha organizzato un<br />

meeting con i rappresentanti dell’industria<br />

farmaceutica e altri stakeholder, nel<br />

quale sono stati discussi diversi punti<br />

tra i quali l’EU GMP Annex 12, ISO 11137,<br />

Extractables & Leachables assessment<br />

e la necessità di apportare variazioni ai<br />

dossier per implementare questa tecnica<br />

di sterilizzazione.<br />

A novembre 2023, il Quality interest group<br />

ha pubblicato un documento di Questions<br />

and answers sull’utilizzo dei processi di<br />

sterilizzazione a raggi X applicati ai SUS<br />

che vengono impiegati nei processi di<br />

manifattura nel mondo farmaceutico.<br />

Riferimenti<br />

Bio-Process Systems Alliance (BPSA), “Single-Use<br />

Manufacturing Component Quality Test Matrices,”<br />

2015. [Online]. Available: https://bpsalliance.org/<br />

technical-guides/.<br />

Bio-Process Systems Alliance (BPSA), X-RAY<br />

STERILIZATION OF SINGLE-USE BIOPROCESS<br />

EQUIPMENT: PART I – INDUSTRY NEED,<br />

REQUIREMENTS AND RISK EVALUATION<br />

Bio-Process Systems Alliance (BPSA), X-RAY<br />

STERILIZATION OF SINGLE-USE BIOPROCESS<br />

EQUIPMENT: PART II – REPRESENTATIVE<br />

QUALIFICATION DATA<br />

EMA Inspections, Quality and Safety Medicines<br />

Department, Questions and Answers on the use of<br />

X-ray sterilisation processes for Single Use Systems<br />

(SUS) used in pharmaceutical manufacturing<br />

EU GMP Annex 12, Use of Ionising Radiation in the<br />

Manufacture of Medicinal Products<br />

X-RAYS AT A GLANCE<br />

A causa di restrizioni per l’approvvigionamento del Cobalto-60, vi è la necessità di qualificare<br />

metodi alternativi di sterilizzazione dei sistemi SUS come l’irradiazione con raggi-X.<br />

I test finora condotti hanno dimostrato che l’irraggiamento con raggi-X è equivalente<br />

all’irraggiamento con raggi-g. I componenti continuano a soddisfare i requisiti degli standard.<br />

Obbiettivo principale è qualificare i componenti con irraggiamento a raggi-X, il che include test<br />

fisici, chimici, biologici, funzionali e di sterilità.<br />

Gli studi su estraibili, suggeriti così come nel caso di irraggiamento con raggi-g, hanno mostrato<br />

risultati comparabili. Non vengono generati nuovi composti estraibili a causa dell’irradiazione a<br />

raggi-X.<br />

Tutte le concentrazioni di composti generati dall’irraggiamento a raggi-X sono paragonabili alle<br />

concentrazioni osservate dall’irraggiamento da raggi-g.<br />

78


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ygienic<br />

design<br />

Design igienico, in conformità alle<br />

buone norme di fabbricazione<br />

per macchine destinate ai settori<br />

alimentare e farmaceutico.<br />

La prima pompa a girante flessibile con<br />

sistema di drenaggio per la sanificazione.<br />

WWW.WOLHFARTH.IT<br />

igh quality<br />

materials<br />

Materiali di alta qualità, idonei<br />

all’uso a contatto di alimenti.<br />

yper<br />

versatility<br />

La stessa pompa può trattare<br />

prodotti liquidi e anche molto densi,<br />

dall’acqua alle creme e gel.<br />

79


EIPG<br />

European Industrial<br />

Pharmacists Group<br />

CHI SALE E CHI SCENDE<br />

SVILUPPO FARMACEUTICO 2023<br />

Il panorama dello sviluppo<br />

farmaceutico durante il 2023<br />

è stato movimentato da molte<br />

approvazioni ma anche dalla<br />

fine della sperimentazione di<br />

diversi farmaci. Ecco chi è salito<br />

e chi è sceso, con qualche<br />

sorpresa.<br />

L’anno che si è chiuso ha visto 77 nuove raccomandazioni<br />

per l’immissione in commercio da parte di Ema. L’unica<br />

nel campo delle Atmp riguarda la terapia genica<br />

basata su CRISPR/Cas-9: il farmaco si chiama Casgevy<br />

(exagamglogene autotemcel) e il suo target sono<br />

specifiche mutazioni genomiche relative alla produzione<br />

o funzione dell’emoglobina. Proprio per questo Casgevy<br />

è indicato per il trattamento della beta-talassemia<br />

trasfusione-dipendente e dell’anemia falciforme severa,<br />

malattie per cui rappresenta una vera innovazione<br />

terapeutica.<br />

Anche il mondo dei vaccini ha visto dei nuovi ingressi<br />

per proteggere la salute dei pazienti contro le malattie<br />

delle basse vie respiratorie causate da virus respiratorio<br />

sinciziale. Si tratta di due diversi vaccini: l’Abrysvo e<br />

l’Arexvy, pensati per immunizzare gli over 60. L’Abrysvo,<br />

inoltre, è indicato anche per l’immunizzazione dei futuri<br />

nascituri attraverso la vaccinazione della madre durante<br />

la gravidanza.<br />

Per quanto riguarda invece il comparto oncologico, i<br />

nuovi farmaci approvati sono stati 14. Sono quindi diverse<br />

le malattie che potranno essere trattate con le nuove<br />

terapie, come il mieloma multiplo refrattario o recidivante,<br />

grazie all’approvazione di Elrexflo (elranatamab) e Talvey<br />

(Talquetamab), o il linfoma diffuso a grandi cellule b con<br />

i farmaci Columvi (Glofitamab) e Tepkinly (epcoritamab).<br />

Anche per la mielofibrosi è stato approvato un nuovo<br />

trattamento, chiamato Omjjara (momelotinib), mentre<br />

contro il glioma cerebrale nei pazienti pedriatici a partire<br />

da un anno di età è stata approvata la combinazione di<br />

Finlee (dabrafenib) e Spexotras (trametinib).<br />

Infine, altre 39 approvazioni hanno visto come oggetto<br />

nuovi principi attivi: 14 sono farmaci generici, 8<br />

biosimilari e 17 farmaci orfani. Alcuni di questi sono<br />

stati approvati seguendo percorsi particolari, come il<br />

programma PRIME per i farmaci prioritari, il programma<br />

di approvazione accelerata, l’approvazione in circostanze<br />

eccezionali o l’approvazione condizionata, mentre due<br />

farmaci sono stati approvati da Ema per l’utilizzo fuori<br />

dai territori dell’Unione europea con il programma di<br />

autorizzazione dedicato. Si tratta dell’Arpraziquantel<br />

(arpraziquantel), una nuova arma per trattare la<br />

schistosomiasi, e del Fezinidazolo Winthrop (fexinidazolo),<br />

che ha visto un’estensione dell’indicazione terapeutica<br />

dalla sola tripanosomiasi causata dal parassita<br />

Trypanosoma brucei gambiense a quella più acuta e letale<br />

causata da Trypanosoma rhodesiense.<br />

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makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Cattive notizie<br />

Con 3 opinioni negative, 19 ritiri e la conclusione dei<br />

monitoraggi delle performance commerciali per il triennio<br />

2020-2023, l’anno che si è concluso non ha portato però solo<br />

buone notizie. L’onda lunga di Covid-19 ha ridotto infatti le<br />

performance commerciali di alcuni farmaci lanciati nel 2020<br />

rispetto a quelli lanciati nel triennio 2016-2019, a causa dei<br />

continui cambi di priorità e della necessità di far fronte a<br />

carenze e problemi a livello di supply chain. Gli unici farmaci<br />

ad aver ottenuto buoni risultati in questo periodo sono stati<br />

quelli che incontravano bisogni non soddisfatti significativi<br />

o che portavano a benefici terapeutici molto marcati. In<br />

particolare nessuno dei prodotti approvati nel 2020 come<br />

primo lancio, che corrispondono al 21% del totale, ha<br />

superato le previsioni anzi, circa la metà ne è stata ben al di<br />

sotto. Il farmaco più performante in questo contesto è stato<br />

Trodelvy, un coniugato anticorpo-farmaco, che ha contribuito<br />

al successo del comparto oncologia. Proprio questa è infatti<br />

l’indicazione terapeutica che ha visto il maggior numero<br />

di nuovi lanci, il 29% del totale, insieme alla neurologia,<br />

responsabile del 16% sotto forma soprattutto di piccole<br />

molecole o anticorpi monoclonali.<br />

Inoltre, alcuni farmaci che suscitavano grandi speranze hanno<br />

disatteso le aspettative. Izokibep, piccola proteina sviluppata<br />

da Acelyrin, ha fallito l’endpoint primario relativo al placebo<br />

probabilmente a causa di un errore di programmazione da<br />

parte di un Cro, causando un crollo del valore azionario della<br />

compagnia. Sempre un errore è alla base del fallimento del<br />

trial clinico di fase 2 del farmaco Rezpeg (rezpegaldesleukin)<br />

sviluppato da Nektar Therapeutics contro il lupus,<br />

questa volta commesso dal partner industriale Eli Lilly<br />

nell’interpretare i dati relativi a un trial di fase 1b relativo a<br />

eczema e psoriasi. Uno stato troppo avanzato della malattia<br />

nei pazienti arruolati sembra invece essere alla base del<br />

fallimento dello studio di fase 2b di efruximerfin, un analogo<br />

di FGF21, pensato per il trattamento della fibrosi dovuta a<br />

cirrosi MASH.<br />

Brutte notizie anche per i pazienti che soffrono di fibrillazione<br />

atriale con rischio di ictus, dato che l’inibitore del fattore<br />

Xla chiamato asundexlan e sviluppato da Bayer ha chiuso<br />

la sperimentazione a causa di una minore efficacia rispetto<br />

al trattamento standard Eliquis. Non va meglio a chi soffre<br />

di edema oculare dovuto a diabete, poiché la possibilità di<br />

approvazione del biopolimero coniugato con anticorpo anti<br />

VEGF Tarcocimab tedromer, sviluppato da Kodiak Sciences,<br />

è sfumata per il mancato raggiungimento dell’endpoint<br />

primario in uno studio di fase 3 rispetto alla terapia<br />

approvata. Anche due malattie profondamente studiate come<br />

la sclerosi multipla e il cancro del polmone non a piccole<br />

cellule non potranno avvalersi di due nuovi trattamenti:<br />

rispettivamente l’inibitore BTK evobrutinib sviluppato da<br />

Merck KGaA, che ha fallito il paragone con lo standard di<br />

riferimento in due sudi di fase 3, e l’inibitore di chinasi<br />

sitravatinib sviluppato da Mirati Therapeutics per superare<br />

la resistenza agli inibitori di checkpoint, che non ha portato il<br />

beneficio sperato nell’analisi della sopravvivenza complessiva<br />

a 3.5 mesi nello studio di fase 3 Sapphire.<br />

Infine, un duro colpo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale<br />

nell’R&D farmaceutico è stato inferto dal fallimento di<br />

BEN-2293, inibitore pan-Trk a uso topico contro l’eczema<br />

sviluppato da Benevolent AI, che non ha raggiunto l’endpoint<br />

secondario legato alla sicurezza del farmaco.<br />

Per quanto riguarda i prodotti per la terapia genica, il farmaco<br />

Elevidy, sviluppato da Sarepta per il trattamento della<br />

distrofia muscolare di Duchenne, ha fallito l’endpoint primario<br />

dello studio di fase 3 Embark: Fda sta analizzando l’accaduto<br />

dato che aveva già approvato il farmaco. Nel mondo dei<br />

vaccini invece lo studio di fase 3 Mosaico dell’atteso vaccino<br />

contro l’HIV di Janssen Pharmaceuticals non è stato ritenuto<br />

in grado di raggiungere l’endpoint primario ed è stato quindi<br />

concluso, causando la fine dello sviluppo del farmaco da<br />

parte dell’azienda e la revisione dell’unità di ricerca e sviluppo<br />

dedicata alle malattie infettive.<br />

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NUMERO 2 - APRILE <strong>2024</strong><br />

Casa editrice<br />

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