11.04.2024 Views

Makinglife Pharma Future&Health n.2 2024

Il proliferare di norme sempre più restrittive che a vario titolo si occupano di sostenibilità rende sempre più complessa la gestione della transizione ecologica da parte delle aziende del settore farmaceutiche (ma non solo). In un panorama sempre più articolato non è più pensabile affidarsi ad azioni sporadiche o a una brillante comunicazione (sulla quale peraltro pendono nuove limitazioni) ma è necessario un approccio sistemico, organizzato, basato su una strategia perfettamente integrata con gli obiettivi aziendali. Un approccio che coinvolga tutti gli elementi dell’azienda, dai c-level a tutti gli operativi. In questo contesto, il bilancio di sostenibilità emerge come uno strumento fondamentale per guidare le aziende in questa profonda trasformazione.

Il proliferare di norme sempre più restrittive che a vario titolo si occupano di sostenibilità rende sempre più complessa la gestione della transizione ecologica da parte delle aziende del settore farmaceutiche (ma non solo). In un panorama sempre più articolato non è più pensabile affidarsi ad azioni sporadiche o a una brillante comunicazione (sulla quale peraltro pendono nuove limitazioni) ma è necessario un approccio sistemico, organizzato, basato su una strategia perfettamente integrata con gli obiettivi aziendali. Un approccio che coinvolga tutti gli elementi dell’azienda, dai c-level a tutti gli operativi. In questo contesto, il bilancio di sostenibilità emerge come uno strumento fondamentale per guidare le aziende in questa profonda trasformazione.

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makinglife | aprile <strong>2024</strong> | numero due<br />

OSSERVATORIO SOSTENIBILITÀ<br />

<strong>Pharma</strong>Future & <strong>Health</strong>


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INDICE<br />

Commenti<br />

<strong>Pharma</strong> Novel<br />

01 02 03<br />

<strong>Pharma</strong> e Green Deal<br />

Una drammatica spirale<br />

L’epidemia di solitudine<br />

Svegliatevi Life Science!<br />

6<br />

8<br />

10<br />

Sustainable World<br />

14<br />

Il <strong>Pharma</strong> e le attese<br />

di sostenibilità<br />

Cambio di paradigma<br />

per il Green Deal<br />

18<br />

20<br />

4


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Osservatorio sostenibilità<br />

Analyses & Perspectives<br />

Finance<br />

04 05 07<br />

<strong>Pharma</strong>telling<br />

Green <strong>Pharma</strong><br />

La transizione<br />

ecologica secondo Eipg<br />

Il <strong>Pharma</strong> europeo<br />

abbraccia il Green Deal<br />

Eco <strong>Pharma</strong><br />

Regolamentare la<br />

transizione<br />

24<br />

30<br />

34<br />

38<br />

42<br />

Oltre la compliance<br />

Sostenibile dalle radici<br />

alle foglie<br />

Una bussola<br />

per la sostenibilità<br />

A serious game<br />

46<br />

50<br />

52<br />

54<br />

06<br />

Spyglass<br />

M&A 2023<br />

Mercato Biotech<br />

Recordati da record<br />

56<br />

58<br />

60<br />

64<br />

Un’equazione che<br />

diventa possibile<br />

Tra sostenibilità e<br />

sicurezza<br />

Raggi-X per la<br />

sterilizzazione<br />

Chi sale e chi scende<br />

70<br />

74<br />

78<br />

80<br />

5


Una<br />

drammatica<br />

spirale<br />

Cristiana Bernini<br />

Tra le innumerevoli<br />

“Giornate internazionali<br />

per…”, una rischia di<br />

passare sotto silenzio.<br />

Eppure, soprattutto nel<br />

periodo storico che stiamo<br />

vivendo nella parte del<br />

Globo che ci è più vicina,<br />

meriterebbe un’attenzione<br />

particolare.<br />

Istituita dall’Assemblea<br />

Generale delle Nazioni<br />

Unite nel 2001, ricorre il<br />

6 novembre la Giornata<br />

internazionale per<br />

la prevenzione dello<br />

sfruttamento dell’ambiente<br />

in guerra e nel conflitto<br />

armato. Con l’attenzione<br />

giustamente focalizzata<br />

sui bilanci immediati dei<br />

conflitti, la questione<br />

ambientale viene spesso<br />

sottovalutata ma l’impatto<br />

che le guerre – e tutto<br />

ciò che implica la loro<br />

preparazione – hanno<br />

sull’ambiente è una vera<br />

catastrofe nella catastrofe.<br />

Uso di armamenti,<br />

costruzione di<br />

infrastrutture belliche,<br />

incremento di emissioni<br />

dovute ai veicoli militari e<br />

all’allungamento delle rotte<br />

dei voli civili causato dalla<br />

chiusura degli spazi aerei,<br />

aree disseminate da mine<br />

e ordigni inesplosi, incendi<br />

boschivi conseguenza<br />

diretta dei combattimenti,<br />

contaminazione di<br />

aria, acqua e suolo<br />

da sostanze chimiche<br />

pericolose fino alla<br />

ricostruzione postbellica<br />

delle infrastrutture civili<br />

danneggiate e distrutte:<br />

sono tutti fattori che<br />

impattano gravemente<br />

sull’ambiente, causando<br />

danni che persistono ben<br />

oltre la cessazione delle<br />

ostilità, con conseguenze<br />

incalcolabili su salute,<br />

sicurezza alimentare,<br />

accesso alle risorse e<br />

sviluppo sostenibile delle<br />

popolazioni colpite e<br />

sull’equilibrio climatico<br />

globale.<br />

Per avere un’idea della<br />

portata del problema<br />

ci vengono in aiuto<br />

alcuni studi recenti<br />

sui due conflitti a noi<br />

geograficamente più vicini.<br />

Secondo<br />

i dati del<br />

Report<br />

rapporto<br />

“Climate<br />

damage<br />

caused by<br />

Russia’s<br />

war in<br />

Ukraine”<br />

elaborato dall’iniziativa di<br />

GHG Accounting of war,<br />

presentati nel dicembre<br />

del 2023 a Dubai durante<br />

la conferenza delle Nazioni<br />

Unite sui cambiamenti<br />

climatici (Cop 28), il<br />

conflitto russo-ucraino ha<br />

conseguenze devastanti<br />

per l’ambiente, con effetti a<br />

lungo termine difficilmente<br />

stimabili. Basti pensare che<br />

in 18 mesi di guerra sono<br />

state disperse in atmosfera<br />

150 milioni di tonnellate<br />

di emissioni di anidride<br />

carbonica e di altri gas serra<br />

implicabili direttamente al<br />

conflitto, l’equivalente dei gas<br />

climalteranti totali emessi<br />

6


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

nello stesso periodo di tempo<br />

da un Paese industrializzato<br />

come il Belgio, con una<br />

stima economica dei costi<br />

ambientali legati alla<br />

distruzione generata dalla<br />

guerra che superano –<br />

secondo il rapporto – i 52<br />

miliardi di euro.<br />

Un altro studio pubblicato<br />

su Social<br />

Studio<br />

Science<br />

Research<br />

Network<br />

situazione<br />

nel conflitto<br />

israelopalestinese:<br />

nella striscia di Gaza,<br />

l’offensiva israeliana avrebbe<br />

causato nei primi due mesi<br />

di guerra l’emissione di<br />

oltre 280mila tonnellate<br />

di CO2 equivalente (dato<br />

peraltro sottostimato,<br />

secondo gli esperti, perché<br />

non sono state incluse le<br />

emissioni di gas metano<br />

e dell’intera catena di<br />

approvvigionamento<br />

bellico che porterebbero<br />

a superare i due milioni<br />

di tCO2e). Le emissioni di<br />

carbonio conseguenti alla<br />

ricostruzione potrebbero<br />

superare i 30 milioni di tCO2e.<br />

Questo in tempo di guerra,<br />

ma in tempo di pace?<br />

L’impronta ecologica<br />

complessiva del settore<br />

bellico può essere solamente<br />

stimata<br />

Articolo<br />

(nell’articolo<br />

“The carbon<br />

boot-print of<br />

the military”<br />

viene<br />

approfondita<br />

la questione), infatti le<br />

emissioni di gas serra<br />

dovute al comparto militare<br />

non sono di dominio<br />

pubblico (il perché viene<br />

spiegato<br />

nell’articolo Articolo<br />

“How the<br />

world’s<br />

militaries<br />

hide their<br />

huge<br />

carbon<br />

emissions”<br />

e non sono considerate<br />

dai trattati sul clima.<br />

Tuttavia, i ricercatori<br />

valutano che tali emissioni<br />

possano rappresentare il<br />

5% di quelle globali, più<br />

dell’aviazione civile e della<br />

navigazione marittima<br />

messe insieme e senza<br />

tenere in considerazione i<br />

picchi di emissioni dovute<br />

dai conflitti.<br />

Il dato fa Report<br />

riflettere.<br />

Secondo<br />

il report<br />

2023 “GHG<br />

emissions<br />

of all world<br />

countries”<br />

pubblicato dalla<br />

Commissione europea, le<br />

emissioni globali di gas<br />

serra nel 2022 (escluse<br />

le emissioni dovute a<br />

foreste e uso del suolo<br />

LULUCF, dice il report, ma<br />

anche al settore bellico,<br />

aggiungiamo, stante quanto<br />

riportato sopra) hanno<br />

raggiunto le 53,8 GtCO2e<br />

(miliardi di tonnellate di<br />

CO2 equivalente). Cina,<br />

Stati Uniti, India, UE27,<br />

Russia e Brasile sono stati<br />

i sei maggiori emettitori di<br />

gas serra a livello mondiale<br />

nel 2022. E se la Cina ha<br />

contribuito alle emissioni di<br />

gas climalteranti per il 29,2%,<br />

gli Stati Uniti per l’11,2%,<br />

l’India per il 7,3% e l’EU27<br />

per il 6,7%, prima di arrivare<br />

al 4,8% della Russia è<br />

necessario collocare il settore<br />

bellico. Insomma, stando a<br />

stime prudenziali, al quinto<br />

posto di questa classifica si<br />

colloca l’industria mondiale<br />

della guerra, non male per<br />

un comparto per il quale nel<br />

2022 è stato allocato il 2,2%<br />

del Pil mondiale (le spese<br />

militari, secondo il report<br />

2023 del Sipri – Stockholm<br />

international<br />

peace<br />

Report<br />

research<br />

institute<br />

– hanno<br />

raggiunto i<br />

2.240 miliardi<br />

di dollari<br />

D’altra parte, il<br />

peggioramento della crisi<br />

climatica e il conseguente<br />

depauperamento delle<br />

risorse generano instabilità<br />

e insicurezza geopolitica<br />

che inevitabilmente<br />

sfociano in conflitti<br />

armati che a loro volta,<br />

tra le altre conseguenze,<br />

contribuiscono ad<br />

aumentare l’emissione di<br />

gas climalteranti, in una<br />

drammatica spirale che<br />

coinvolge tutto il nostro<br />

pianeta.<br />

7


8<br />

L’epidemia<br />

di solitudine<br />

Una malattia sociale<br />

per la quale ancora<br />

non c’è un vaccino<br />

Antonio Maturo<br />

Professore di Sociologia della Salute<br />

Università di Bologna, Campus della Romagna<br />

Nel maggio del 2023 un articolo sul New York Times della<br />

più alta carica sanitaria degli Stati Uniti, il General Surgeon,<br />

ottenne risonanza su tutti i giornali del mondo. In questo suo<br />

articolo il Dr. Vivek Murthy, sulla scorta di evidenze scientifiche,<br />

dichiarò: “La solitudine uccide come fumare 15 sigarette<br />

al giorno”. In effetti, la solitudine è correlata a ictus, infarto,<br />

diabete, obesità e, ovviamente, depressione. La solitudine è<br />

anche spesso all’origine di comportamenti violenti e quindi<br />

non fa male solo a se stessi, ma pure agli altri. Non fu quindi<br />

un’affermazione solo a effetto quella dello studioso. Fu semplicemente<br />

la constatazione di un dato di fatto. La solitudine<br />

fa male e non è una novità.<br />

Proprio in questi ultimi mesi, in Italia, viene rappresentata a<br />

teatro un’opera dal titolo intrigante: Il Ministero della Solitudine.<br />

La mette in scena la compagnia lacasadiargilla che<br />

così la descrive: “Come si classifica una persona sola? C’è un<br />

‘sussidio di solitudine’? In cosa consiste e chi ne ha diritto?<br />

Con cosa bisogna coincidere per essere definiti soli e dunque<br />

appartenere a una categoria riconosciuta? È lo scandalo della<br />

solitudine. È l’affollamento degli assenti nelle nostre vite,<br />

siano essi vivi, deceduti, spettri o la nostra moltitudine degli<br />

incontri mancati”. Il riferimento al sussidio non è casuale, infatti<br />

questo ministero esiste davvero in Gran Bretagna, dal<br />

2018. Il ministero alla Solitudine inglese si occupa di tre tematiche:<br />

riduzione dello stigma rispetto a chi è solo (single,<br />

ad esempio), conoscenza rispetto alle situazioni che generano<br />

solitudine e valutazione dell’impatto degli interventi contro<br />

la solitudine.<br />

Ma come siamo diventati un Paese di persone sole? Spiega<br />

l’Istat nel suo rapporto su “Il futuro della popolazione” del<br />

2022 che l’invecchiamento della popolazione, con l’aumento<br />

della speranza di vita, genera un maggior numero di persone<br />

sole (vedove per lo più); il prolungato calo della natalità incrementa<br />

le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità<br />

coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di<br />

legami di coppia, determina un numero crescente di individui<br />

e genitori soli. Nonostante si pensi che gli italiani siano un<br />

popolo di persone aperte e amichevoli, il 13,5% degli italiani<br />

nel 2015 dichiarava di non avere una persona alla quale chiedere<br />

aiuto in un eventuale momento di bisogno (Eurostat).<br />

Non sorprende quindi che circa tre milioni di persone in Italia<br />

affermino di non avere una rete di amici (Rapporto annuale<br />

Istat del 2018). Forse siamo meno aperti di quanto vogliamo<br />

far credere, noi italiani.<br />

A livello globale le cose non migliorano. Secondo un sondaggio<br />

Gallup del 2023, un quarto delle persone al mondo si sente<br />

solo. Con il Covid le cose sono infatti andate anche peggio.<br />

Oggi, il senso di solitudine dilaga e purtroppo sono i giovani a<br />

esserne maggiormente colpiti, come testimoniato da numerose<br />

ricerche fatte in Italia e all’estero.<br />

Tuttavia, gli psicologi ci invitano a una maggiore precisione.<br />

La solitudine va scomposta. Ci sono infatti diversi tipi di solitudine.<br />

Ma prima definiamola: “La solitudine è un senso di


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

disagio soggettivo di mancanza o perdita di compagnia. Si<br />

manifesta quando c’è uno scollamento tra la quantità e la<br />

qualità delle relazioni sociali desiderate ed effettive” (definizione<br />

maggiormente in uso nella psicologia sociale, proposta<br />

da Perlman e Peplau nel 1981). Lungo questa scia, possiamo<br />

menzionare almeno tre tipi di solitudine:<br />

solitudine emotiva: l’assenza di relazione significative (per<br />

lo più la relazione sentimentale);<br />

solitudine sociale: percezione di un deficit nella qualità<br />

delle proprie relazioni sociali;<br />

solitudine esistenziale: il sentimento di separazione tra il<br />

proprio mondo interno e gli altri.<br />

Inoltre, la solitudine può essere temporanea (andare e venire),<br />

situazionale (si manifesta solo in certi momenti, ad esempio<br />

nei fine settimana e durante le festività), cronica (c’è sempre).<br />

Ma a dire il vero gli psicologi si sono sbizzarriti e menzionano<br />

tanti altri tipi di solitudine come quella riferita a “situazioni<br />

nuove”, di cui si può fare esperienza se ci si trasferisce in una<br />

città nuova, appunto, oppure la “no-time-for-me loneliness”<br />

che si avverte quando sembra che i nostri amici non abbiano<br />

più tempo per noi, per vari motivi (propria famiglia, lavoro),<br />

oppure anche la solitudine hikikomori, solitudine che a prima<br />

vista sembra una scelta. Per peggiorare le cose, la solitudine<br />

è una condizione anche stigmatizzata socialmente e quindi<br />

è difficile uscirne. Infatti, per una coppia è molto più semplice<br />

moltiplicare le proprie connessioni sociali che per un/una<br />

single. Hanno, a livello statistico, il doppio di possibilità e a<br />

livello sociale maggiore facilità. Si arriva quindi al paradosso<br />

che per avere connessioni si deve fingere di non essere soli,<br />

cosa a dire il vero più facile a dirsi che a farsi.<br />

Alcune persone riescono a vivere abbastanza bene pur avendo<br />

pochi contatti sociali. È il caso dei solitari. La solitudine<br />

di un solitario probabilmente è leggermente più lieve di quella<br />

di una persona che ama i contatti sociali e che li perde<br />

improvvisamente. In effetti, anche in inglese si distingue tra<br />

lonely (solitario) e alone (solo).<br />

Una possibilità per ricrearsi dei legami affettivi e amicali<br />

sono i social network. Così come le app per gli appuntamenti.<br />

Tuttavia, talvolta sembra che i loro effetti siano perversi.<br />

Molte persone sono deluse dalle app per gli appuntamenti<br />

– guarda caso soprattutto le giovani donne: proprio la categoria<br />

sociale dove la solitudine è più in crescita. Difficile trovare<br />

un rimedio chiaro e definitivo per la crescita della solitudine.<br />

Certamente le nostre istituzioni dovrebbero stimolare luoghi<br />

di socializzazione, magari non immediatamente vissuti come<br />

tali. Un esempio che rasenta il banale potrebbe essere lo<br />

sport. Attraverso lo sport si crea legame sociale. Il padel per<br />

esempio è divenuto un forte fenomeno sociale, totalmente<br />

inaspettato, nel quale le persone hanno moltissime possibilità<br />

di fare nuove conoscenze. O forse il suo successo è dovuto<br />

proprio a questo: segno che la solitudine è un problema sociale<br />

davvero preoccupante.<br />

9


È primavera,<br />

svegliatevi<br />

lifesciences!<br />

Alfredo Colella | Marketing & Digital Strategy MakingLife<br />

10


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

April is the cruellest month, scriveva<br />

T.S.Eliot in The Waste Land. Noi, in<br />

MakingLife, dissentiamo: il mese di<br />

aprile apre una stagione di grandi<br />

novità che rappresentano l’avvio di<br />

percorsi importanti per noi e (speriamo)<br />

anche per voi che ci leggete e che ci<br />

seguite sui nostri canali.<br />

A proposito: gli iscritti alla nostra<br />

newsletter hanno<br />

superato la soglia Registrati qui<br />

dei 10.000 utenti<br />

registrati, con dati di<br />

lettura sempre più<br />

elevati (e se non lo<br />

avete ancora fatto,<br />

registratevi con<br />

questo QR Code ).<br />

Vogliamo ringraziarvi per la fiducia che<br />

ci accordate ogni giorno, e anche per<br />

questo vogliamo condividere con voi le<br />

principali attività che caratterizzano la<br />

primavera di MakingLife.<br />

FORMAZIONE:<br />

IL SUCCESSO DI<br />

ANNEX-1 E IL NUOVO<br />

CATALOGO CORSI<br />

Nell’ultimo trimestre 2023, insieme a<br />

Eipg - European industrial pharmacists<br />

group, abbiamo iniziato la progettazione<br />

di un corso di formazione sulla<br />

fabbricazione di prodotti sterili, con<br />

l’obiettivo di individuare una proposta<br />

alternativa, più efficace e approfondita,<br />

rispetto a quanto già presente sul<br />

mercato. Sapevamo che l’argomento<br />

avrebbe riscosso interesse: dal Quality<br />

risk management all’integrazione del<br />

Sistema di qualità con la Contamination<br />

control strategy, i requisiti richiesti<br />

per GMP sono numerosi e necessitano<br />

di una strategia di implementazione<br />

sicuramente non scontata.<br />

Quello che volevamo, però, era in<br />

primis fornire un focus estremamente<br />

operativo sull’implementazione<br />

dei requisiti richiesti in termini di<br />

attrezzature, procedure e training; e<br />

poi coinvolgere un panel di docenti<br />

internazionali (anzi, trainer) provenienti<br />

da aziende farmaceutiche o di<br />

consulenza.<br />

Nasce da questi presupposti “Annex<br />

1 - Chapter and Topics”, il corso di<br />

formazione che ha preso avvio a<br />

inizio aprile, erogato in inglese sulla<br />

piattaforma MakingEducation e<br />

strutturato in otto moduli condotti<br />

da trainer con un’esperienza<br />

internazionale consolidata e<br />

riconosciuta: Francesco Boschi,<br />

Senior manager technical services<br />

di Pfizer; Walid El-Azab, Co-founder<br />

& Managing director QP Pro Services<br />

(Belgio); Tracy Moore, Founder e Ceo<br />

TM <strong>Pharma</strong> Group Ltd (UK); Patrizia<br />

Muscas, Sterility assurance director,<br />

Global TS.MS Eli Lilly and Company;<br />

Stan O’Neil, Managing director<br />

The Compliance Group (Irlanda);<br />

Marta Rodriguez, Quality control &<br />

manufacturing expert AEFI (Spagna);<br />

Mark Thompson, Managing director<br />

MTL Projects Ltd (UK).<br />

Il corso è andato sold-out in poche<br />

settimane: decine di professionisti e<br />

numerose aziende si sono iscritti, tanto<br />

da spingerci a creare una “waiting list”<br />

e pianificare una seconda edizione.<br />

È possibile iscriversi alla lista d’attesa<br />

fin d’ora; a breve pubblicheremo le date<br />

della nuova edizione, oltre a realizzare<br />

una versione “on<br />

Accedi al form<br />

demand” sempre<br />

disponibile sulla<br />

nostra piattaforma:<br />

il form di preregistrazione<br />

è<br />

disponibile a questo<br />

QR Code.<br />

Ma le novità in ambito formativo non si<br />

fermano qui: sul sito makingeducation.<br />

it da aprile è disponibile il nuovo<br />

catalogo corsi, che propone un’offerta<br />

formativa estremamente ampia ed<br />

eterogenea rivolta all’intera filiera<br />

farmaceutica e organizzata su percorsi<br />

validati dal nostro Board scientifico:<br />

dall’innovazione (cybersecurity, data<br />

lost prevention, Iot e Big data) alla<br />

logistica, dal marketing farmaceutico<br />

alla gestione qualità. I moduli sono<br />

personalizzabili per garantire una<br />

formazione tailor-made sulle esigenze<br />

dei clienti. Vi invitiamo a consultare il<br />

catalogo, e a contattare la nostra Area<br />

Formazione per eventuali richieste<br />

specifiche.<br />

MAKINGCONNECT,<br />

LA BUSINESS<br />

COMMUNITY DI CHI FA<br />

OPEN INNOVATION<br />

L’idea di fondo è tanto semplice quanto<br />

innovativa: perché non mettere in<br />

condivisione i dati, le esperienze,<br />

le professionalità e i contatti che<br />

costituiscono il network di MakingLife,<br />

realizzando una Business community<br />

del <strong>Pharma</strong>?<br />

In fondo, non è molto diverso da<br />

quello che facciamo abitualmente<br />

come editori: cercare i migliori autori<br />

e i contenuti più interessanti per<br />

distribuirli ai nostri lettori. In questo<br />

caso, abbiamo raccolto i migliori<br />

consulenti, le aziende più innovative,<br />

i servizi più utili; e li abbiamo resi<br />

disponibili all’interno di una piattaforma<br />

gratuita, con l’obiettivo di creare Open<br />

Innovation “oltre le parole” (per citare la<br />

Newsletter periodica che inviamo).<br />

MakingConnect, che abbiamo lanciato<br />

ufficialmente a metà aprile, nasce<br />

con questo obiettivo: generare<br />

discussione e scambio di know-how tra<br />

i professionisti del settore farmaceutico<br />

e del suo indotto, arricchendo la<br />

proposta con contenuti esclusivi e<br />

utilities forniti da MakingLife e dalla sua<br />

rete di partner.<br />

Allo stesso tempo rappresenta<br />

un’opportunità di business per le<br />

aziende, che dispongono di “stand<br />

virtuali” – in una sorta di fiera digitale,<br />

che ci piace definire “meta-exhibition”<br />

– nei quali accogliere i visitatori della<br />

11


community, presentando i propri<br />

prodotti e servizi, organizzando<br />

webinar, stabilendo relazioni con lead o<br />

possibili fornitori.<br />

Riteniamo che, all’interno di una<br />

visione contemporanea e integrata<br />

delle Life Sciences, un progetto come<br />

MakingConnect non sia solo utile,<br />

ma necessario: un ecosistema dove<br />

professionisti e aziende possano<br />

incontrarsi, ottenere formazione<br />

credibile e informazione certificata,<br />

strumenti e supporto per l’operatività e<br />

la crescita professionale.<br />

I vantaggi per chi fa parte della<br />

community sono numerosi, e<br />

soprattutto sono concreti: convenzioni<br />

su servizi quali polizze, licenze<br />

di software, ingressi a eventi,<br />

abbonamenti a prodotti editoriali;<br />

consulenze qualificate fornite a<br />

condizioni agevolate; contenuti esclusivi<br />

quali gli Osservatori di MakingLife,<br />

report di mercato, articoli riservati;<br />

partecipazione a forum di discussione<br />

con i migliori esperti di settore; corsi di<br />

formazione gratuiti o a tariffe scontate;<br />

servizi di job recruiting; accesso al<br />

Talent Hub, il database dei giovani<br />

laureati in campo <strong>Pharma</strong>.<br />

Particolare attenzione è stata dedicata<br />

alla user experience: la piattaforma,<br />

di semplice utilizzo sia in modalità<br />

desktop che mobile, è integrata<br />

da una soluzione di intelligenza<br />

artificiale che consente di guidare il<br />

visitatore favorendone un’esperienza<br />

personalizzata e agevolando<br />

l’individuazione dei contenuti, dei<br />

servizi, dei consulenti o delle aziende<br />

maggiormente in linea con le proprie<br />

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PHARMA<br />

SUSTAINABILITY<br />

<strong>2024</strong>: STRATEGIE<br />

GREEN NELLA<br />

FILIERA<br />

FARMACEUTICA<br />

Piccolo coming out: quando abbiamo<br />

organizzato il primo evento “<strong>Pharma</strong><br />

Sustainability”, a settembre 2023,<br />

non eravamo certi che ci sarebbe<br />

stata un’edizione due. La keyword<br />

“sostenibilità” è talmente usata (e<br />

abusata), e gli appuntamenti su<br />

questo tema così numerosi, che<br />

temevamo di non riuscire a fare<br />

percepire l’approccio originale e<br />

innovativo della nostra iniziativa. Per<br />

fortuna, ci sbagliavamo.<br />

L’evento, estremamente partecipato,<br />

non solo è stato ben compreso ma<br />

ha anche fornito spunti di riflessione<br />

importanti che richiedevano di essere<br />

ripresi e approfonditi.<br />

Il 14 maggio <strong>2024</strong>, riprendendo da<br />

dove eravamo rimasti e attraverso<br />

nuovi casi studio e testimonianze<br />

dirette di esperti del settore, si terrà<br />

l’evento “<strong>Pharma</strong> Sustainability - II<br />

edizione”: l’obiettivo è indagare<br />

le modalità per trasformare la<br />

green strategy in un elemento di<br />

competitività nel mercato globale.<br />

Per farlo partiremo analizzando<br />

quello che è il principale ostacolo al<br />

processo di transizione: la necessità<br />

di un approccio olistico, sistemico,<br />

che coinvolga non solo tutte le aree<br />

e i livelli dell’azienda, ma perfino<br />

realtà esterne all’organizzazione –<br />

per esempio l’analisi delle emissioni<br />

Scope 3, quelle cioè generate da<br />

fonti non direttamente controllate<br />

dall’organizzazione, come la catena<br />

dei fornitori, il trasporto, l’utilizzo e<br />

lo smaltimento dei prodotti.<br />

In questo quadro, uno strumento<br />

particolarmente efficace è<br />

rappresentato dal bilancio di<br />

sostenibilità, che dettaglia le<br />

prestazioni ambientali, sociali ed<br />

economiche di un’organizzazione<br />

e può fornire un contributo<br />

essenziale non solo per delineare<br />

il quadro attuale delle emissioni<br />

(Scope 3 comprese), ma anche<br />

per pianificare, implementare e<br />

comunicare efficacemente le misure<br />

necessarie alla loro riduzione,<br />

contribuendo significativamente<br />

agli sforzi complessivi<br />

dell’organizzazione.<br />

Il sottotitolo dell’evento “Strategie<br />

green nella filiera farmaceutica” fa<br />

proprio riferimento alle necessarie<br />

strategie operative per integrare<br />

i principi della sostenibilità nelle<br />

attività aziendali, in particolare al<br />

ruolo del bilancio di sostenibilità<br />

nella gestione delle emissioni Scope 3.<br />

Nel corso dell’evento sarà<br />

presentato l’Osservatorio MakingLife<br />

sulla sostenibilità nel <strong>Pharma</strong>, si<br />

approfondirà il tema dello Scope 3<br />

con Deloitte, si parlerà di bilancio di<br />

sostenibilità e di twin transition con<br />

importanti aziende di consulenza<br />

Esg, si affronterà il tema del rischio<br />

ambientale dei prodotti medicinali,<br />

si scoprirà con un’attività interattiva<br />

che la sostenibilità non è affatto<br />

un gioco (o se lo è, è un gioco<br />

molto serio)... e altro ancora, non<br />

possiamo spoilerare tutto!<br />

L’evento si terrà nella location già<br />

utilizzata per la<br />

Iscriviti qui<br />

prima edizione, che<br />

tanto ci era piaciuta:<br />

l’originale spazio<br />

coworking di 21<br />

House of Stories, a<br />

Milano. Programma<br />

e iscrizioni sul sito<br />

dedicato.<br />

12


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

makingeducation<br />

La formazione per i professionisti<br />

del sistema pharma<br />

makingeducation.it<br />

13


PHARMA<br />

NOVEL<br />

Mario Addis<br />

Sustainable World<br />

La spettacolare ed<br />

emozionante visione di<br />

uno dei più importanti<br />

illustratori italiani sulla<br />

necessità di un cambio di<br />

prospettiva per salvare<br />

il pianeta e le sue risorse<br />

prima che sia troppo tardi.<br />

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l’immagine completa<br />

14


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

15


16


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

17


18<br />

L’INDUSTRIA<br />

FARMACEUTICA<br />

DI FRONTE<br />

ALLE ATTESE DI<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

AMBIENTALE<br />

Gabriele Costantino<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />

Università di Parma<br />

gabriele.costantino@unipr.it<br />

Una delle obiezioni più frequenti, e<br />

probabilmente appropriate, ai piani di<br />

implementazione del cosiddetto Green Deal<br />

europeo – dalla transizione alla mobilità<br />

elettrica fino alle politiche di rigenerazione<br />

delle abitazioni – è che l’Europa sia oramai<br />

un player minore nel contesto globale,<br />

sia in termini di quantità ed età della<br />

popolazione che in termini di impatto<br />

economico.<br />

Si richiede quindi – è la tesi di chi<br />

obietta – uno sforzo importante<br />

ai cittadini e ai produttori europei,<br />

ben sapendo che l’impatto globale<br />

sarà trascurabile, essendo i grandi<br />

produttori e consumatori globali<br />

in grande espansione economica e<br />

demografica, e apparentemente (ma<br />

è vero?) riluttanti a qualsiasi politica<br />

rivolta all’investimento verso la<br />

sostenibilità ambientale.<br />

La risposta a queste obiezioni<br />

sembra esser prettamente di natura<br />

culturale e politica. L’Europa ha creato<br />

la sua ricchezza e il benessere dei<br />

suoi cittadini, nei due secoli scorsi,<br />

senza particolare attenzione alla<br />

conservazione dell’ambiente, alla<br />

forestazione, alla qualità delle acque.<br />

Ha altresì promosso uno sfruttamento<br />

ben poco sostenibile in altre aree del<br />

mondo senza peraltro che questo<br />

sfruttamento abbia cambiato di<br />

molto la qualità della vita dei nativi<br />

di quelle parti. È quindi eticamente<br />

comprensibile che all’Europa sia<br />

chiesto uno sforzo particolare, nella<br />

fase di crescita dei Paesi in transizione<br />

economica. Inoltre, l’Europa ha<br />

sempre avuto (o si è sempre attribuita,<br />

ma poco importa) la funzione di<br />

front-runner nel campo regolatorio<br />

e normativo a tutela delle comunità<br />

attuali e future, dall’ambito alimentare<br />

a quello farmaceutico, dalle norme<br />

sulla protezione dei dati all’impatto<br />

giuridico ed etico delle intelligenze<br />

artificiali. E quindi dall’Europa, dalle<br />

sue istituzioni, e dai suoi stakeholder<br />

ci si aspetta anche nel campo della<br />

sostenibilità ambientale una posizione<br />

di avanguardia, indipendentemente<br />

dalle valutazioni sull’impatto attuale,<br />

che servano da modello di sviluppo<br />

anche per le altre regioni del mondo.<br />

Si può concordare o meno su<br />

queste valutazioni, ma anche chi<br />

sostanzialmente concorda (come chi<br />

scrive) si trova in difficoltà quando<br />

dall’enunciato di prospettiva culturale<br />

e politica si deve passare a pratiche<br />

di implementazione concreta, che<br />

richiedono a ogni singolo step scelte<br />

che possono esser molto diverse.<br />

Questo numero di MakingLife affronta<br />

il problema della sostenibilità


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ambientale dello sviluppo industriale<br />

chimico-farmaceutico.<br />

Come ricorda in questo numero<br />

Marcello Fumagalli, general<br />

manager di CPA, il problema della<br />

sostenibilità è tutt’altro che nuovo per<br />

il mondo farmaceutico, industriale<br />

e accademico, italiano ed europeo.<br />

Le normative stringenti, alcuni<br />

episodi tragici, e la sempre maggiore<br />

consapevolezza degli operatori e dei<br />

cittadini fa sì che la chimica fine, e la<br />

chimica farmaceutica in particolare,<br />

abbiano raggiunto un livello di<br />

aderenza a ciò che propone il Green<br />

Deal già molto avanzato. Crediamo<br />

sia importante anche ricordare<br />

che i temi della sostenibilità sono<br />

oramai parte integrante dei curricula<br />

formativi di chi occuperà nel futuro<br />

ruoli importanti nell’industria chimicofarmaceutica<br />

e addirittura vengono<br />

declinati nelle denominazioni di<br />

dipartimenti e corso di laurea. Inoltre,<br />

l’industria chimico-farmaceutica –<br />

nonostante una rappresentazione<br />

comune che va in direzione<br />

contraria – non è certamente tra i<br />

settori trasformativi maggiormente<br />

energivori e produttrici di CO2, ma non<br />

v’è dubbio che elementi di criticità<br />

siano presenti e che debbano esser<br />

risolti.<br />

Le posizioni di Eipg ef Efpia, ben<br />

riassunte negli articoli pubblicati<br />

in questo numero, ne individuano<br />

chiaramente diversi. L’impatto<br />

ambientale, innanzitutto, va giudicato<br />

non solo sulle pratiche di consumo<br />

d’acqua, di emissione di CO2 o di<br />

impiego di solventi organici nella<br />

fase di produzione, ma anche sulla<br />

dispersione del farmaco nell’ambiente<br />

prima o invece dell’uso. Quest’ultimo<br />

punto è veramente cruciale, perché<br />

trascende largamente dalle politiche<br />

di mitigazione che l’industria<br />

farmaceutica può mettere in atto ma<br />

riguarda direttamente l’approccio<br />

al farmaco dei sistemi sanitari, di<br />

agricoltori e allevatori, e dei singoli<br />

cittadini.<br />

Comunemente si pensa al farmaco<br />

come principio attivo (Api), ma<br />

in realtà il “prodotto farmaco”<br />

contiene numerosi altri ingredienti, e<br />

soprattutto un sistema di packaging<br />

e di distribuzione particolarmente<br />

elaborato ed “emissivo”. Basti<br />

pensare che una comune confezione<br />

di 15 compresse contenenti<br />

100mg di principio attivo pesa<br />

oltre 20g e occupa un volume di<br />

oltre 10cm3. Molto del peso (e<br />

dell’impronta ambientale) è dato<br />

dal foglietto indicativo che peraltro<br />

è parte integrante del medicinale<br />

e il confezionamento contribuisce<br />

all’identificazione del prodotto e<br />

quindi alla sua sicurezza di impiego.<br />

Nella fase della pandemia sono<br />

stati impiegati concetti di packaging<br />

e distribuzione di emergenza, ad<br />

esempio l’antivirale Plaxovid® è<br />

stato dispensato senza foglietto<br />

“fisico”, ma contenuto in un QR code.<br />

Passata la fase emergenziale della<br />

pandemia è possibile pensare a un<br />

intervento regolatorio sull’obbligo<br />

del foglietto cartaceo – come su altri<br />

interventi volti a diminuire costi,<br />

impatto ambientale e aumentare<br />

l’accessibilità. È in fase di discussione<br />

al Parlamento europeo una bozza di<br />

regolamento che in tal senso consente<br />

al titolare della Aic di impiegare il<br />

foglietto elettronico in alternativa<br />

o assieme a quello cartaceo. Va<br />

osservato, per inciso, che la presenza<br />

(meglio in alternativa che assieme)<br />

del foglietto elettronico, consente<br />

di espandere a piacere le lingue in<br />

cui il documento stesso è stilato,<br />

favorendo quindi una “trasportabilità”<br />

del farmaco in aree del mondo in cui il<br />

farmaco è carente.<br />

Per quanto riguarda la fase di<br />

produzione vera e propria, la spinta<br />

alla globalizzazione – o per meglio<br />

dire – alla delocalizzazione della filiera<br />

cui abbiamo assistito a partire dalla<br />

fine del secolo scorso, ha determinato<br />

la situazione per cui l’Unione europea,<br />

a fronte di un vigoroso intervento<br />

normativo e regolatorio, si trova di<br />

fronte a una dipendenza elevatissima,<br />

e in molti casi critica, da Paesi o<br />

economie con un minore attenzione<br />

all’impronta ambientale.<br />

La green chemistry è sempre più<br />

incorporata nelle procedure di<br />

discovery e sviluppo dell’industria<br />

farmaceutica. Il mondo della<br />

formazione accademica e<br />

professionale non si è certo sottratta a<br />

questa sfida, preparando i ricercatori<br />

e i manager di domani alle necessità<br />

di sostenibilità. Metodologie quali la<br />

flow-chemistry e la meccanochimica,<br />

solo per fare degli esempi, sono<br />

state oggetto di sessioni specifiche<br />

alla European school of medicinal<br />

chemistry (Esmec-Urbino). Ma,<br />

come per il controllo delle emissioni<br />

industriali o del trasporto su gomma,<br />

può sembrare inutile aumentare le<br />

richieste regolatorie e investire in<br />

ricerca, se poi la filiera è interamente<br />

dipendente da chi non ha richieste<br />

regolatorie e preferisce competere sul<br />

prezzo oiuttosto che sull’innovazione.<br />

Cosa fare quindi? Se da una parte<br />

la possibilità di staccarsi da questa<br />

dipendenza appare sempre più<br />

remota, dall’altra l’industria chimicofarmaceutica,<br />

il mondo accademico<br />

e i decisori politici in Italia e in<br />

Europa hanno la possibilità – se<br />

non il dovere – di accompagnare la<br />

transizione verso modelli produttivi<br />

che mirino alla sostenibilità a medio<br />

lungo termine ma che al contempo<br />

garantiscano risparmio economico.<br />

Sulla produzione, sulla filiera, sulla<br />

logistica. La meccanochimica non<br />

è solo innovazione scientifica e<br />

tecnologica. È risparmio economico,<br />

che sui grandi volumi incide<br />

notevolmente. Le approvazioni<br />

centralizzate e i foglietti illustrativi<br />

elettronici non sono solo adeguamento<br />

tecnologico, ma consentono di<br />

risparmiare in packaging, in logistica,<br />

e ragionevolmente anche in lotti in<br />

scadenza.<br />

Ecco, se l’Europa riesce in questo,<br />

c’è da aspettarsi che le stesse<br />

pratiche verranno implementate<br />

anche in altri contesti geograficoindustriali.<br />

Le aziende italiane ed<br />

europee hanno un grande bisogno di<br />

“quadri” professionali formati e pronti<br />

a guidare la transizione in questo<br />

senso, ed è dovere delle università,<br />

delle learned society, delle agenzie<br />

trasnazionali contribuire a questo<br />

processo.<br />

19


Un cambio di<br />

paradigma<br />

per il Green Deal<br />

20<br />

Nella ricerca di un approccio che riduca l’impatto ambientale dei<br />

processi industriali, un contributo determinante potrebbe arrivare<br />

dalla meccanochimica, che prescinde dalle tecniche di sintesi<br />

convenzionali e non richiede l’uso di solventi o componenti tossici<br />

Giulio Divo


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Quando si parla di filosofia della scienza, è molto difficile non<br />

fare i conti con un concetto di fondamentale importanza, quello<br />

coniato da Thomas Kuhn nel 1962 all’interno della sua opera<br />

maestra: “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”. Il concetto<br />

in questione è quello che prende il nome di “paradigma” e Kuhn<br />

lo formulò a suo tempo per superare determinate difficoltà<br />

insite nel pensiero di Karl Popper, per ciò che riguarda la<br />

determinazione del progresso scientifico. Se andiamo alla<br />

definizione sintetica del concetto di paradigma (in senso<br />

kuhniano) possiamo riassumere il discorso nel seguente modo:<br />

vanno considerati paradigmi tutte quelle “conquiste scientifiche<br />

universalmente riconosciute le quali, per un certo periodo di<br />

tempo, forniscono un modello di problemi e soluzioni accettabili<br />

a coloro che praticano un certo campo della ricerca”. Laddove,<br />

per il discorso che andiamo ad affrontare, la parte relativa al<br />

“periodo tempo” e “soluzioni accettabili” avranno un enorme<br />

significato.<br />

GLI OBIETTIVI DELL’UE<br />

Ma teniamo per ora a mente questa definizione lasciandola<br />

in stand by e andiamo invece a pensare a uno dei grandi<br />

temi della nostra contemporaneità: quello della sostenibilità<br />

ambientale (ed economica) all’interno dei sistemi produttivi.<br />

Viviamo in un periodo storico (e in un contesto politico e<br />

socio culturale) per cui all’interno dell’Unione europea è stato<br />

varato un Green Deal, inteso come obiettivo strategico a livello<br />

industriale per contribuire attivamente alla salvaguardia<br />

dell’ambiente attraverso il superamento della logica produttiva<br />

lineare (che possiamo definire con la triade classica takemake-waste).<br />

Il Green Deal si pone infatti come orizzonte<br />

d’azione, mirato a proteggere la salute e il benessere dei<br />

cittadini dai rischi ambientali attraverso la conservazione e la<br />

protezione del capitale naturale. Ciò non potrà che impattare<br />

sui processi industriali e nei documenti UE, come si evince fin<br />

dall’introduzione al documento stesso: “Poiché la transizione<br />

determinerà cambiamenti sostanziali, la partecipazione attiva dei<br />

cittadini e la fiducia nella transizione sono fondamentali affinché<br />

le politiche possano funzionare e siano accettate. È necessario<br />

un nuovo patto che riunisca i cittadini, con tutte le loro diversità,<br />

le autorità nazionali, regionali, locali, la società civile e l’industria,<br />

in stretta collaborazione con le istituzioni e gli organi consultivi<br />

dell’UE”. C’è quindi una sorta di richiamo a una alleanza<br />

trasversale e sovranazionale, che è sicuramente condivisibile<br />

negli intenti, ma che corre un rischio abbastanza ovvio: quello<br />

per cui sostenibilità ambientale ed economica possono avere<br />

passi diversi. Se non addirittura andare in direzioni differenti.<br />

LA SFIDA CON L’EXTRA UE<br />

La considerazione appena fatta rappresenta un problema<br />

macroscopico che è ben presente anche nella consapevolezza<br />

delle istituzioni europee, segnatamente ove si legge:<br />

“L’ambizione ambientale del Green Deal non potrà essere<br />

concretizzata dall’Europa, se essa agirà da sola. I fattori alla base<br />

dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità hanno<br />

dimensione mondiale e non si arrestano ai confini nazionali. L’UE<br />

può esercitare la sua influenza e le sue competenze e utilizzare<br />

le sue risorse finanziarie per mobilitare i Paesi vicini e i partner<br />

e indurli a percorrere insieme un percorso sostenibile. L’UE<br />

continuerà a essere all’avanguardia negli interventi in questo<br />

ambito, cercando di stringere alleanze con chi persegue gli stessi<br />

obiettivi, riconoscendo nel contempo la necessità di preservare<br />

la propria sicurezza di approvvigionamento e competitività,<br />

anche nel caso in cui altri non siano disposti ad agire”. Ma<br />

come possiamo conciliare gli alti obiettivi delle istituzioni<br />

europee nel momento in cui sappiamo che l’UE è sempre più<br />

dipendente da Paesi terzi, per ciò che riguarda principi attivi<br />

farmaceutici, materie prime e medicinali (attualmente per l’80%<br />

del suo fabbisogno)? Nel rapporto “Attrarre salute. Obiettivo<br />

investimenti per la resilienza dell’Industria farmaceutica in Italia<br />

e nell’UE” realizzato da I-Com possiamo vedere come su un<br />

totale di 155 prodotti farmaceutici importati dall’Unione, 14 di<br />

questi presentano un livello di dipendenza (dagli scambi extra<br />

UE) che possiamo definire critico. In Italia la situazione non è<br />

migliore: la dipendenza sale a 24 prodotti, toccando il 15,48%<br />

dei prodotti presi in considerazione, rispetto al 6,1% UE. Si tratta<br />

di uno scenario che – per quanto riguarda il nostro Paese in<br />

special modo, ma possiamo estendere il ragionamento a livello<br />

europeo – è destinato persino a peggiorare, tenendo conto del<br />

progressivo invecchiamento della popolazione generale e in<br />

relazione al fatto che la spesa sanitaria è destinata a salire,<br />

rendendo quindi la dipendenza dai bassi costi dell’estero una<br />

sorta di soluzione obbligata, a contrasto con il Green Deal<br />

che abbiamo ampiamente citato. L’indicazione di I-Com per<br />

ciò che riguarda l’azione da fare per risolvere il problema<br />

è quasi scontata. Ma nel contempo difficile da applicare: si<br />

evince l’esigenza di una nuova politica industriale, sviluppando<br />

soprattutto la ricerca e l’innovazione, al fine di trovare una via<br />

sostenibile per la produzione di principi attivi che rendano la<br />

dipendenza dall’estero sempre meno importante. Un processo<br />

che non può essere avviato con la sola volontà politica ma<br />

che richiede un ripensamento profondo in termini di strategia,<br />

allocazione delle risorse e riforma dei processi regolatori.<br />

LA CHIMICA AL CENTRO<br />

DEL PROCESSO<br />

Torniamo allora al nostro Thomas Kuhn e al concetto di<br />

paradigma. E completiamo il mosaico nella maniera corretta,<br />

considerando che per ora abbiamo gettato sul tavolo le<br />

tessere, senza però offrire una visione d’insieme. Ebbene, per<br />

fare ciò possiamo fare nostra la visione di un chimico che è<br />

anche filosofo, storico dell’alchimia e al tempo stesso in grado<br />

di avere una visione del futuro. Perché senza visione non<br />

esiste la possibilità di mutare paradigma alcuno. Marcello<br />

Fumagalli, general manager di CPA (Associazione italiana<br />

dei produttori di principi attivi ed intermedi per il mercato dei<br />

farmaci generici) afferma che: «Il concetto di sostenibilità, in<br />

chimica, non è un concetto innovativo. Se ne parla fin dal secolo<br />

scorso e ricordo che nel 1964 il concetto di sostenibilità venne<br />

21


adottato a livello internazionale come criterio per rendere meno<br />

impattanti i processi industriali per la produzione di materie<br />

prime, seguendo tre pilastri fondamentali: sicurezza, salute e<br />

ambiente. Se pensiamo alla chimica farmaceutica, il discorso è<br />

ancora più stringente perché il principio attivo è il capostipite della<br />

filiera di produzione e proprio la preparazione – o l’estrazione<br />

– del principio attivo farmaceutico risulta essere l’aspetto più<br />

impegnativo dell’intero processo».<br />

Uno degli aspetti che maggiormente impattano, da un punto<br />

di vista ambientale, è quello dell’utilizzo dei solventi, rispetto al<br />

quale è possibile affermare che già molto è stato fatto attraverso<br />

l’implementazione di sistemi basati sulla chimica a flusso. Tuttavia<br />

secondo Fumagalli si può – e probabilmente si deve – guardare al<br />

L’orizzonte, infatti, si spinge sempre<br />

di più verso una concezione nuova e<br />

al tempo stesso antica: quella della<br />

meccanochimica<br />

“<br />

di là dei pur lusinghieri risultati che sono stati raggiunti in questi<br />

anni attraverso l’ottimizzazione dei processi. L’orizzonte, infatti,<br />

si spinge sempre di più verso una concezione nuova e al tempo<br />

stesso antica: quella della meccanochimica. «La meccanochimica<br />

può rappresentare una svolta epocale perché prescinde dalle<br />

tecniche di sintesi convenzionali. Si tratta di un processo che di per<br />

sé non richiede l’uso di solventi o componenti tossiche e, quindi,<br />

risponde in maniera concreta alle esigenze di rinnovamento dei<br />

processi di produzione in chiave sostenibile». Resta da capire<br />

quale potrebbe essere il vantaggio di una conversione verso la<br />

meccanochimica all’interno di un contesto in cui il 78% delle<br />

emissioni inquinanti avviene al di fuori dell’UE. Ebbene, la risposta<br />

è al tempo stesso economica e culturale: a fronte di una maggiore<br />

competitività economica sarebbe possibile ribadire un primato<br />

tecnologico con un conseguente effetto di emulazione anche da<br />

parte degli altri player dell’industria. Con un beneficio collettivo.<br />

«È chiaro che un approccio di questo genere richiede un impegno<br />

di ingegno e di capitali – ribadisce Fumagalli – ma i fondi per la<br />

ricerca ci sono già. Non è necessario pensare di andare oltre a<br />

quanto non sia già nella disponibilità degli imprenditori che fanno<br />

ricerca. Noi ci troviamo di fronte a un paradosso, quello per cui<br />

la chimica nel significato moderno del termine è una scienza<br />

giovane, ma anche quella che utilizza meno le possibilità offerte<br />

dall’innovazione perché ci si muove e si ragiona in termini di<br />

continuità. Invece è necessario fare un salto e ricominciare a<br />

lavorare con l’immaginazione, la creatività, la riscoperta di strade<br />

non battute completamente nel passato e che invece potrebbero<br />

diventare quelle del futuro».<br />

UNA NUOVA ERA ALCHEMICA<br />

Che la meccanochimica possa diventare il Green Deal<br />

dell’industria farmaceutica è testimoniato dall’impegno di tre<br />

ricercatori, di cui due italiani. Si tratta di Evelina Colacino, che<br />

insegna chimica organica e green chemistry presso l’Università<br />

di Montpellier, in Francia. Un secondo grande esperto è<br />

Francesco Delogu, professore ordinario di chimica presso<br />

la facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università degli<br />

studi di Cagliari e Sabrina Spatari (che, nonostante il nome<br />

italianissimo, è di cittadinanza canadese), professore associato<br />

alla facoltà di Ingegneria civile e ambientale dell’Israel institute<br />

of technology. Colacino è a capo di un progetto chiave in questo<br />

senso, chiamato Impactive e finanziato con 7,7 milioni di Euro<br />

all’interno del programma Horizon, che mira alla riduzione<br />

dei costi e delle emissioni nell’ambito dei cicli di produzione<br />

dell’industria del farmaco. Ebbene, secondo gli scenari prodotti<br />

dalle ricerche condotte da Colacino (e non solo), la riduzione<br />

delle emissioni inquinanti potrebbe raggiungere il 90%, grazie<br />

alla implementazione di sistemi di produzione meccanochimica<br />

per la sintesi dei principi attivi.<br />

Si tratta quindi di cambiare paradigma andando a riscoprire<br />

sistemi antichi, già descritti a suo tempo da Plinio il vecchio,<br />

che consistevano in quell’epoca nella macinazione e<br />

polverizzazione delle spezie. Un sistema che veniva definito,<br />

in epoca rinascimentale, “porfirizzazione” e che prevedeva la<br />

riduzione della spezia a una sostanziale impalpabilità usando<br />

lastre di porfido, al fine di facilitarne l’assorbimento. È chiaro<br />

che qui stiamo parlando di dimensioni infinitesime, dato<br />

che le reazioni meccanochimiche avvengono attraverso la<br />

distruzione meccanica dei legami molecolari, ma già oggi (per<br />

esempio con la sintesi meccanonchimica della nitrofurantoina)<br />

possiamo dire che abbiamo sotto mano casi di studio e<br />

risultati concreti. Una ricerca a firma Colacino e comparsa<br />

sulla rivista dell’American chemical society, ha dimostrato<br />

come la sintesi tradizionale – con solventi – di un chilogrammo<br />

La riduzione delle emissioni inquinanti<br />

potrebbe raggiungere il 90%, grazie alla<br />

implementazione di questi sistemi di<br />

produzione<br />

“<br />

di nitrofurantoina ha determinato la produzione di 603 kg di<br />

CO2. La strada meccanochimica – peraltro priva di solventi, lo<br />

ricordiamo – ne ha prodotti 74 kg. Anche i costi sono crollati,<br />

passando da 162.000 a 19.000 dollari per chilogrammo di<br />

principio attivo.<br />

«La strada esiste ed è praticabile – conferma Fumagalli. – È<br />

giunto il momento di stringere un nuovo patto tra pubblico<br />

e privato finalizzato a introdurre un nuovo paradigma, che è<br />

quello della sostenibilità reale. Nel corso della mia vita di studi<br />

ebbi la fortuna di trovare un maestro, il quale mi disse che<br />

la sola via per rendere sostenibili i processi è la chimica. Io<br />

sono convinto di questo, ma a patto che insieme ai tre termini<br />

già in uso negli anni ’60, cioè sicurezza, salute e ambiente, si<br />

aggiunga un quarto termine: innovazione. Oggi stiamo vedendo<br />

l’inizio di una nuova era e l’industria tutta – e quella italiana in<br />

particolare, dato che è la maggiore produttrice di principi attivi<br />

nell’UE – non deve trascurare gli obiettivi, ambiziosi ma non<br />

impossibili, che si è data. E che dovrebbe rispettare».<br />

22


Green pharma<br />

Simone Montonati<br />

24


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

La sostenibilità ambientale non è un concetto nuovo, tantomeno<br />

nel settore farmaceutico. Gli effetti che i principi attivi rilasciati<br />

nell’ambiente possono avere sulle comunità ecologiche<br />

sono stati documentati fin dagli anni ‘70 e sono stati<br />

oggetto di molti studi, in particolare per l’impatto<br />

sulle acque superficiali. È stato stimato che circa il<br />

10% dei prodotti farmaceutici presenti un potenziale<br />

rischio ambientale, in particolare ormoni, antibiotici,<br />

analgesici, antidepressivi e antineoplastici umani,<br />

nonché antiparassitari veterinari. Si sa che i principi<br />

attivi possono alterare l’equilibrio di microorganismi e<br />

batteri, ma anche di animali e piante. Sono noti casi di<br />

avvelenamento (tre specie di avvoltoli hanno rischiato<br />

l’estinzione), di alterazione ormonale di alcune specie<br />

di pesci (fino alla femminilizzazione di alcuni individui),<br />

tassi di predazione più elevati su pesci più audaci<br />

esposti ad antidepressivi. A questo si aggiunge il<br />

ben noto fenomeno dell’antimicrobicoresistenza che<br />

provoca ogni anno 33.000 morti in Europa (di cui 10.000<br />

nel nostro Paese).<br />

Anche le emissioni di gas serra, naturalmente,<br />

costituiscono una preoccupazione importante<br />

sebbene gli studi al riguardo siano pochi e con risultati<br />

contraddittori. Secondo una recente meta-analisi il<br />

problema potrebbe risiedere in una reportistica insufficiente;<br />

gli autori denunciano un quadro di “mancanza di completezza<br />

e di trasparenza della rendicontazione, nonché una incoerenza<br />

negli standard di rendicontazione utilizzati”. Stando a Efpia,<br />

sebbene il settore healthcare sia responsabile di un’ampia fetta<br />

delle emissioni globali (McKinsey calcola che se fosse un Paese,<br />

sarebbe il quinto più grande emettitore di gas serra del pianeta,<br />

con due gigatoni di CO2 equivalente), solo una piccola percentuale<br />

è da attribuirsi all’azione del pharma. “Il nostro benchmark –<br />

afferma il loro white paper – ha mostrato che, rispetto a settori<br />

IN TERMINI DI<br />

EMISSIONI ASSOLUTE,<br />

LE EMISSIONI<br />

GLOBALI DI CO2 DEL<br />

FARMACEUTICO SONO<br />

CIRCA 10 VOLTE<br />

INFERIORI RISPETTO<br />

A SETTORI AD ALTO<br />

IMPATTO<br />

Kirsty Reid, direttrice della<br />

Science policy di Efpia, a<br />

pag.34<br />

ad alto impatto come l’acciaio, il cemento, i prodotti chimici e<br />

l’industria mineraria, le emissioni globali di CO 2<br />

eq del settore<br />

farmaceutico sono circa 10 volte inferiori in termini di<br />

emissioni assolute.<br />

Secondo uno studio di McKinsey, il 70% delle emissioni<br />

dell’industria farmaceutica è legata ai beni e servizi<br />

acquistati. Le materie prime (inclusi principi attivi,<br />

eccipienti e prodotti chimici utilizzati nei processi), in<br />

particolare, contribuiscono al 70% di queste emissioni e<br />

l’imballaggio costituisce la maggior parte del rimanente<br />

30%. In termini di materie prime, le strategie chiave per<br />

ridurre le emissioni associate con gli acquisti sono la<br />

transizione verso combustibili ed energie alternative<br />

insieme alla cattura e allo stoccaggio del carbonio<br />

(CCS).<br />

L’IMPEGNO DELL’INDUSTRIA<br />

A fronte di queste problematiche il settore farmaceutico<br />

si è da tempo attivato per ridurre l’impatto<br />

ambientale delle proprie attività adottando pratiche<br />

progressivamente più sostenibili. Come illustra il<br />

report 2023 di Farmindustria “Indicatori farmaceutici”,<br />

il settore è in prima linea nel processo di transizione verso<br />

un’economia più ecologica. Negli ultimi dieci anni, l’industria<br />

farmaceutica in Italia ha mostrato risultati significativi soprattutto<br />

in termini di risparmio energetico, registrando una riduzione dei<br />

consumi pari al 37% contro un decremento del 22% raggiunto<br />

complessivamente nel settore manifatturiero. Analogo risultato<br />

emerge se si confrontano le riduzioni dei consumi energetici con<br />

impatti diretti sulle emissioni in atmosfera (-34%, contro -21%).<br />

Uno degli ambiti che ha fornito i migliori risultati è quello della<br />

conversione del parco auto in elettrico: il 70% degli affiliati a<br />

Investimenti nella protezione dell’ambiente per addetto<br />

(Media ultimi 5 anni, indice industria manifatturiera=100)<br />

350<br />

300<br />

Industria<br />

manifatturiera<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

Investimenti in protezione dell’ambiente<br />

Investimenti in tecnologie pulite<br />

Investimenti<br />

in tecnologie<br />

pulite*<br />

Fonte: Farmindustria “Indicatori farmaceutici”, 2023<br />

25


Farminudstria ha già completato o completerà il<br />

processo nell’arco di tre anni.<br />

Questi risultati – spiega l’associazione delle<br />

farmaceutiche – sono il frutto di un aumento sostanziale<br />

degli investimenti in tecnologie eco-compatibili. In<br />

particolare, gli investimenti destinati alla protezione<br />

ambientale per dipendente superano del 180% la<br />

media nazionale, raggiungendo addirittura il 200%<br />

per gli investimenti in tecnologie per la prevenzione<br />

dell’inquinamento direttamente alla sua origine. Come<br />

spiega Nicola D’Erario, Capo Area Relazioni di lavoro e<br />

professionalità di Farmindustria, questo approccio ha<br />

permesso all’industria farmaceutica di raggiungere i<br />

primi posti in quasi tutti gli aspetti principali sebbene<br />

“confrontandoci con le altre industrie, c’è ancora<br />

qualcosa che dobbiamo migliorare”.<br />

I dati Istat confermano questo impegno: secondo<br />

il report Pratiche sostenibili nelle imprese, “la più<br />

alta quota di imprese che intraprendono azioni di<br />

sostenibilità si rileva nella Fabbricazione di prodotti<br />

farmaceutici (81,5%).”<br />

La volontà di sviluppare una produzione più pulita<br />

emerge anche dall’intenzione dell’88% delle aziende<br />

di ridurre i volumi di rifiuti prodotti nei prossimi tre<br />

o cinque anni. Parallelamente, il 55% delle imprese<br />

è già attivo nel minimizzare o eliminare l’uso della<br />

plastica in ciascuna fase del processo produttivo. Per<br />

ABBIAMO<br />

GRANDISSIMI<br />

IMPIANTI<br />

INDUSTRIALI<br />

E DA DECENNI<br />

INVESTIAMO SULLA<br />

RIDUZIONE DEI<br />

CONSUMI, IMPIANTI<br />

DI COGENERAZIONE E<br />

TRIGENERAZIONE<br />

Nicola D’Erario, Capo<br />

Area Relazioni di lavoro<br />

e professionalità di<br />

Farmindustria, a pag.38<br />

monitorare l’efficacia delle misure adottate, la quasi<br />

totalità delle aziende del pharma dispone di sistemi<br />

dedicati alla valutazione dell’impatto ambientale,<br />

integrati da indicatori specifici. Secondo i dati forniti<br />

dall’Istat, il settore farmaceutico si colloca ai vertici<br />

anche per l’introduzione di innovazioni mirate a<br />

ridurre il consumo di materiali e acqua per unità<br />

di prodotto. Anche a livello europeo l’industria<br />

farmaceutica dimostra di voler fare la propria parte.<br />

Il “White paper on climate change”, prodotto da Efpia<br />

(European federation of pharmaceutical industries<br />

and associations) mostra che dal 2020 il 70% dei<br />

membri della federazione ha aumentato la propria<br />

ambizione in termini di obiettivi climatici, una tendenza<br />

confermata anche dal fatto che tutte le aziende<br />

coinvolte nell’indagine hanno impostato obiettivi a<br />

lungo termine per ridurre le proprie emissioni, e<br />

oltre il 60% di esse ha individuato specifici obiettivi<br />

a breve termine. Inoltre, il 70% ha adottato i “Science<br />

based targets” e il 60% di queste si è impegnato a<br />

raggiungere l’obiettivo net zero. A differenza della<br />

“Climate neutrality”, che consiste nel compensare la<br />

CO2 emessa con progetti di rimozione dei gas serra<br />

dall’atmosfera (come quelli di riforestazione), il<br />

“Net zero” comporta una drastica limitazione delle<br />

emissioni generate, che sul lungo periodo devono<br />

essere ridotte del 90%.<br />

Aziende con iniziative sostenibili (%)<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

69,2<br />

50,5 48,5<br />

75,3<br />

63,7<br />

81,5<br />

62,8<br />

53,5<br />

65,4<br />

68,5<br />

53,8<br />

64,6<br />

56,3<br />

Azioni di<br />

sostenibilità<br />

Ambientale<br />

40<br />

30<br />

20<br />

Sociale<br />

10<br />

0<br />

Economica<br />

Alimentari e bevande<br />

Tessili, abbigliamento, pelli<br />

Legno, carta e stampa<br />

Coke e prodotti petroliferi<br />

Chimica<br />

Farmaceutica<br />

Gomma e plastica<br />

Metallurgia<br />

Elettronica<br />

Apparacchiature elettriche<br />

Meccanica<br />

Mezzi di trasporto<br />

Altre industrie<br />

Fonte: Istat, Elaborazioni su dati Indagine<br />

fiducia nelle imprese febbraio 2023<br />

26


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

L’evoluzione della legislazione UE sulla sostenibilità ambientale<br />

Il ruolo dei sistemi di gestione quale strumento di governance<br />

Le principali modifiche riguarderanno le seguenti normative:<br />

PROPOSTA DI REVISIONE DELLA DIRETTIVA 2010/75/UE RELATIVA ALLE EMISSIONI INDUSTRIALI (IED):<br />

mira a intensificare la lotta contro l’inquinamento causato dagli impianti industriali, promuovendo l’uso di<br />

tecnologie innovative e sostenendo la transizione verso un’economia più pulita e circolare. È in fase avanzata,<br />

con un accordo politico informale raggiunto e in attesa di approvazione definitiva.<br />

PROPOSTA DI REGOLAMENTO SULLA PROGETTAZIONE ECOCOMPATIBILE DI PRODOTTI SOSTENIBILI<br />

si concentra sulla promozione di una progettazione di prodotti che tenga conto dell’impatto ambientale lungo<br />

tutto il ciclo di vita, promuovendo l’economia circolare e la sostenibilità. La proposta è ancora in discussione.<br />

PROPOSTA DI REGOLAMENTO SUGLI IMBALLAGGI E I RIFIUTI DI IMBALLAGGIO (PPWR)<br />

mira a ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio, promuovendo l’uso di materiali<br />

riciclabili e la riduzione dei rifiuti. La proposta è ancora in discussione. Recentemente il Parlamento e il<br />

Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio su regole rivisitate per ridurre, riutilizzare e riciclare gli<br />

imballaggi.<br />

PROPOSTA DI REGOLAMENTO RELATIVA ALLE MATERIE PRIME CRITICHE EUROPEE<br />

intende assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, essenziali per la<br />

transizione energetica e digitale dell’UE. La proposta è ancora in discussione.<br />

PROPOSTA DI DIRETTIVA RELATIVA AL DOVERE DI DILIGENZA DELLE IMPRESE AI FINI DELLA<br />

SOSTENIBILITÀ (CSDDD)<br />

Punta a obbligare le imprese a identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi sulle persone e sull’ambiente<br />

lungo la loro catena di valore. La proposta è ancora in discussione<br />

PROPOSTA DI DIRETTIVA SULL’ATTESTAZIONE E SULLA COMUNICAZIONE DELLE ASSERZIONI<br />

AMBIENTALI ESPLICITE<br />

vuole garantire che le dichiarazioni ambientali dei prodotti siano affidabili, evitando il greenwashing e<br />

promuovendo pratiche di consumo sostenibile. La proposta è ancora in discussione.<br />

DIRETTIVA (UE) 2022/2464 SULLA RENDICONTAZIONE SOCIETARIA DI SOSTENIBILITÀ (CSRD)<br />

estende gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità a un maggior numero di aziende, garantendo che<br />

forniscano informazioni affidabili sui loro impatti ambientali e sociali. È già stata approvata e pubblicata nella<br />

Gazzetta Ufficiale dell’UE<br />

NEW PHARMACEUTICAL PACKAGE<br />

Il 26 aprile 2023, la Commissione ha presentato un pacchetto normativo proposto dalla Commissione europea per<br />

rivedere la legislazione farmaceutica dell’UE. Include proposte che mirano a rendere gli standard ambientali più<br />

elevati. A inizio marzo gli eurodeputati hanno adottato le loro proposte per rinnovare la legislazione farmaceutica<br />

dell’UE<br />

27


CAMBIO DI PROSPETTIVA<br />

Il proliferare delle norme che a diverso titolo si occupano di<br />

sostenibilità, nonché lo stringersi delle maglie normative intorno<br />

a questi temi stanno rendendo sempre più difficoltosa<br />

la gestione della transizione ecologica all’interno delle<br />

aziende. Come ribadito da più parti, il panorama si<br />

sta complicando e ora non è più pensabile affrontare<br />

la questione della sostenibilità con qualche azione<br />

sporadica né tantomeno con una brillante comunicazione<br />

(anche la normativa su questo punto, tra l’altro, sta<br />

cambiando). Come spiega, Franco Amelio, Ceo Deloitte<br />

Climate & Sustainability in una intervista su questo<br />

numero, non è nemmeno sufficiente affidarsi a qualche<br />

ente che certifichi la sostenibilità delle attività aziendali.<br />

L’implementazione di una strategia Esg richiede una<br />

lettura più ampia e integrata, che vada al di là delle azioni<br />

estemporanee e dell’adeguamento normativo e sappia<br />

incidere sulla mentalità dell’azienda nel suo complesso,<br />

dai quadri dirigenti all’ultimo dei collaboratori.<br />

Un approccio più globale premia anche nei confronti<br />

degli investitori, i quali tradizionalmente cercano aziende<br />

con una visione chiara e obiettivi ben definiti, soprattutto<br />

quando si tratta di settori in rapida evoluzione come<br />

quello farmaceutico. Altrettanto importante è l’adozione<br />

di una cultura aziendale che abbracci pienamente la<br />

responsabilità sociale e ambientale integrando queste<br />

pratiche in modo autentico e sistemico al proprio<br />

interno. Un recente documento di McKinsey sottolinea<br />

l’importanza di stabilire un collegamento chiaro tra<br />

sostenibilità e strategia aziendale per facilitare la<br />

comprensione degli investitori su come gli sforzi di<br />

sostenibilità influenzino le prestazioni finanziarie e, in ultima<br />

analisi, il valore intrinseco dell’azienda. Il problema principale per<br />

chi investe – spiega la società di consulenza – è rappresentato dal<br />

fatto che non esistono Kpi condivisi, cioè gli attuali punteggi Esg<br />

EVITATE DI<br />

INSEGUIRE<br />

CERTIFICAZIONI<br />

CON VALORE<br />

ESCLUSIVAMENTE<br />

AUTOREFERENZIALE:<br />

QUESTO<br />

ATTEGGIAMENTO<br />

DI ECCESSIVA<br />

SEMPLIFICAZIONE<br />

PUÒ DIVENTARE<br />

ADDIRITTURA<br />

RISCHIOSO<br />

Franco Amelio, Ceo Deloitte<br />

Climate & Sustainability<br />

Intervista a pag.46<br />

non sono pienamente correlati tra i vari enti che li calcolano a<br />

causa delle diverse metriche e pesi utilizzati. Secondo un loro<br />

sondaggio il 41% degli intervistati sta valutando di ridurre la<br />

propria esposizione finanziaria verso le aziende farmaceutiche<br />

che non presentano una chiara strategia Esg. In Italia<br />

la percezione sul settore è forse anche peggiore. I<br />

risultati di una indagine BVA-Doxa mostrano che tra<br />

i primi dieci settori “percepiti come più attivi” nelle<br />

politiche sostenibili non compare quello farmaceutico.<br />

La situazione si complica ulteriormente perché le<br />

più moderne – e soprattutto le future – metodiche di<br />

calcolo delle emissioni terranno in sempre maggior<br />

conto l’impatto creato lungo tutta la catena di valore<br />

anche a monte e a valle della produzione. È quello che<br />

nei Greenhouse gas protocol (standard internazionali<br />

impiegati per la contabilità e la rendicontazione delle<br />

emissioni di gas serra) viene chiamato Scope 3,<br />

l’insieme delle emissioni che non sono direttamente<br />

prodotte né controllate dall’azienda come quelle<br />

generate dai fornitori o dall’uso e dallo smaltimento<br />

dei prodotti venduti. Come spiega Josephine Romano<br />

– partner in Deloitte – nell’articolo sulla governance,<br />

non è più sufficiente concentrarsi su ciò che avviene<br />

internamente alle aziende. Il settore farmaceutico si<br />

muove lungo una catena del valore estesa e complessa<br />

che include fornitori, materie prime, processi di<br />

trasporto e sistemi di magazzinaggio. Si tratta per di<br />

più, della componente di gran lunga più importante<br />

in termini di emissioni di gas serra. Secondo un<br />

sondaggio condotto da Efpia, l’88% delle emissioni<br />

generate dalle compagnie intervistate appartiene a<br />

Scope 3. Anche McKinsey riferisce cifre analoghe:<br />

un’analisi su 40 aziende farmaceutiche ha mostrato che circa<br />

il 75% delle emissioni lungo la catena del valore appartiene a<br />

Scope 3, con il 50% delle emissioni totali generate a monte, in<br />

particolare dalla categoria dei beni e servizi acquistati.<br />

Percentuale che considera di limitare i propri investimenti in un settore per le preoccupazioni ESG<br />

Aziende senza una chiara strategia Esg Intero settore Non lo considerano<br />

Viaggi, logistica<br />

53<br />

47<br />

Energia<br />

50<br />

19<br />

31<br />

Materiali<br />

50<br />

13<br />

38<br />

Industriali<br />

47<br />

6<br />

47<br />

<strong>Pharma</strong> e prodotti medicinali<br />

41<br />

12<br />

47<br />

Finanziari e assicurativi<br />

41<br />

59<br />

Consumer<br />

35<br />

12<br />

53<br />

Tech, media, telecom<br />

35<br />

6<br />

59<br />

28<br />

Fonte: McKinsey Investor survey (Q3 2022)


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

IL RUOLO DEL BILANCIO<br />

DI SOSTENIBILITÀ<br />

In questo contesto, il bilancio di sostenibilità emerge come uno<br />

strumento fondamentale per le aziende che si vogliono impegnare<br />

in una strategia Esg. Si tratta del documento attraverso il quale<br />

un’organizzazione riferisce a tutti gli stakeholder sulle proprie<br />

prestazioni economiche, ambientali e sociali. Un’attività che,<br />

esattamente come il bilancio economico finanziario, può essere<br />

vissuta come un noioso onere normativo o come strumento<br />

effettivo per monitorare le proprie attività. Come spiega Debora<br />

Ghietti nel suo articolo, tra i benefici del sustainability report ci<br />

sono la gestione dei rischi associati all’attività, come quelli legati<br />

alla conformità normativa o a possibili danni di reputazione, un<br />

miglioramento della fiducia dei consumatori, un più facile accesso<br />

ai mercati e anche uno stimolo all’innovazione. Un recente studio<br />

pubblicato su International journal of environmental research and<br />

public health ha messo in luce come l’industria farmaceutica si<br />

distingua per la qualità e la completezza del proprio reporting di<br />

sostenibilità, superando altri settori in molti aspetti chiave della<br />

Csr. Tuttavia, emerge anche una carente uniformità nel reporting,<br />

soprattutto su alcune delicate questioni come il rispetto dei diritti<br />

umani e la sostenibilità della catena di approvvigionamento.<br />

Emissioni CO 2<br />

e (in milioni di tonnellate)<br />

degli associati Efpia in base ai differenti Sccope<br />

88%<br />

97,1 mln t.<br />

8%<br />

8,9 mln t.<br />

4%<br />

4,9 mln t.<br />

Scope 1 Scope 2 Scope 2<br />

Fonte: Efpia - White Paper on Climate Change, 2023<br />

Il costo della sostenibilità<br />

Una delle maggiori preoccupazioni quando si fissano obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione è il loro<br />

costo potenziale. Tuttavia, un’analisi di McKinsey dimostra che potrebbe trattarsi di un timore in gran<br />

parte infondato. Secondo i loro calcoli, effettuati su un profilo di emissioni di un’azienda farmaceutica<br />

rappresentativa, il 30% delle emissioni potrebbe essere abbattuto da leve con Valore attuale netto<br />

positivo. Il Valore attuale netto (Net Present Value - NPV in inglese) è un indicatore finanziario che misura<br />

il valore attuale teorico di un investimento sommando i suoi futuri flussi di cassa. Un Npv positivo significa<br />

che gli interventi per ridurre le emissioni poterebbero in realtà a un risparmio sui costi. Un ulteriore 15%<br />

delle emissioni potrebbe essere affrontato da leve con Npv neutro (senza spesa né guadagno). In totale,<br />

circa il 60% delle emissioni totali potrebbe essere abbattuto a costo netto quasi zero entro il 2040.<br />

Complessivamente, entro lo stesso anno, un’azienda farmaceutica potrebbe ridurre fino al 90% le sue<br />

emissioni totali di CO2 a un costo approssimativo di 100 dollari per ogni tonnellata metrica grazie all’impiego<br />

di strumenti già disponibili o in fase di sviluppo. Questo costo si colloca all’interno della fascia di prezzo<br />

anticipata per il carbonio secondo il sistema EU ETS (il sistema di scambio delle emissioni dell’Unione<br />

europea). Per il rimanente 10% di emissioni resistente alla riduzione tramite metodi convenzionali si potrebbe<br />

ricorrere a soluzioni a breve termine quali l’acquisto di compensazioni di carbonio sul relativo mercato.<br />

Riferimenti<br />

Anette Küster e Nicole Adler, “<strong>Pharma</strong>ceuticals in the environment: scientific evidence<br />

of risks and its regulation”, 2019<br />

Cycoń M, Mrozik A and Piotrowska-Seget Antibiotics in the Soil Environment, 2019<br />

Efpia, “White paper on climate change”, 2023<br />

A. Booth et al, “<strong>Pharma</strong>ceutical company targets and strategies to address climate<br />

change: content analysis of public reports from 20 pharmaceutical companies”<br />

Farmindustria – Centro studi, Indicatori farmaceutici, 2023<br />

Deloitte, Sustainability regulation outlook <strong>2024</strong><br />

Assolombarda, L’evoluzione della legislazione UE sulla sostenibilità ambientale, <strong>2024</strong><br />

Istat, Pratiche sostenibili delle imprese, 2023<br />

McKinsey, Investors want to hear from companies about the value of sustainability, 2023<br />

McKinsey, Accelerating the transition to net zero in life sciences, 2023<br />

BVA-Doxa, Italiani e sostenibilità, 2023<br />

29


30<br />

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA<br />

SECONDO EIPG


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

In virtù del loro profilo<br />

professionale,<br />

i farmacisti industriali<br />

ricoprono ruoli molto<br />

differenti in azienda.<br />

Raccogliere le loro<br />

impressioni può<br />

dunque offrire un<br />

panorama completo<br />

delle criticità lungo<br />

tutta la filiera del<br />

farmaco. Come sta<br />

facendo lo European<br />

industrial pharmacists<br />

group sul tema della<br />

sostenibilità<br />

Piero Iamartino<br />

presidente di EIPG (European Industrial<br />

<strong>Pharma</strong>cists Group)<br />

Sebbene l’impatto dei medicinali<br />

sull’ambiente sia stato evidenziato<br />

fin dagli anni 70 del secolo scorso<br />

con l’emergere delle prime<br />

segnalazioni di inquinamento<br />

nelle acque superficiali, è solo<br />

dall’inizio degli anni 2000 che<br />

sono stati concepiti interventi<br />

normativi specifici promuovendo<br />

l’individuazione delle diverse fonti di<br />

inquinamento e la determinazione<br />

delle possibili azioni da<br />

intraprendere.<br />

DA ERA<br />

AL GREEN DEAL<br />

L’obbligo di presentare il risultato di<br />

una valutazione dei rischi ambientali<br />

di un medicinale contestualmente<br />

alla domanda di autorizzazione alla<br />

sua immissione sul mercato è stato<br />

introdotto solo dopo la pubblicazione<br />

della linea guida Era (Environmental<br />

risk asessment) emessa da Ema<br />

nel 2006 che riporta i criteri guida e<br />

descrive una serie di test standard<br />

da eseguire. Tuttavia, questo primo<br />

atto normativo ha subito evidenziato<br />

dei limiti in quanto applicato solo alla<br />

commercializzazione dei medicinali<br />

a partire dal quel momento,<br />

senza considerare il contributo di<br />

medicinali con lo stesso principio<br />

attivo e trascurando la valutazione di<br />

quelli già autorizzati e presenti sul<br />

mercato.<br />

Nel corso degli anni seguenti, il<br />

problema dell’impatto ambientale<br />

dei medicinali è stato affrontato più<br />

estesamente con l’avvio di alcuni<br />

progetti promossi dalla Commissione<br />

europea in partenariato con<br />

l’industria farmaceutica europea (IMI:<br />

Chem21, iPiE e Premier) che hanno<br />

approfondito la caratterizzazione dei<br />

rischi ambientali, con l’individuazione<br />

di criteri di priorità da assegnare<br />

agli interventi e lo sviluppo di<br />

modelli e strumenti per misurare<br />

la sostenibilità dei processi di<br />

fabbricazione, in particolare dei<br />

principi attivi.<br />

Questi importanti progetti degli ultimi<br />

anni si sono aggiunti alle iniziative<br />

intraprese a livello europeo con la<br />

pubblicazione nel 2020 della nuova<br />

strategia farmaceutica europea che<br />

definisce alcuni obiettivi specifici<br />

per la mitigazione dell’impatto<br />

ambientale dei medicinali che<br />

troveranno riscontro nella imminente<br />

revisione della legislazione<br />

farmaceutica europea e che si<br />

innestano nel contesto dei più ampi<br />

atti normativi per la transizione<br />

ecologica previsti dal Green Deal<br />

europeo.<br />

L’INIZIATIVA DI EPIG<br />

Alla luce di quanto sopra<br />

richiamato, si prospetta una<br />

graduale trasformazione di alcuni<br />

processi e modalità operative<br />

svolti dall’industria farmaceutica<br />

europea a partire dallo sviluppo<br />

di un nuovo medicinale sino alla<br />

sua distribuzione e, analogamente,<br />

si dovranno prevedere adeguati<br />

interventi normativi sulla<br />

gestione del corretto impiego e<br />

smaltimento dei medicinali essendo<br />

preponderante l’impatto ambientale<br />

di quest’ultima fase del ciclo di vita<br />

di un medicinale.<br />

Per quanto questi cambiamenti<br />

vedano coinvolti tutti i professionisti<br />

che operano nell’industria<br />

farmaceutica, un ruolo chiave è<br />

giocato dal farmacista industriale<br />

il quale, a ragione del suo profilo<br />

professionale dettato dal suo<br />

curriculum universitario, possiede<br />

le basi conoscitive fondamentali per<br />

occupare nell’industria posizioni<br />

diverse, coprendo l’intero percorso di<br />

un medicinale dalla sua concezione e<br />

fabbricazione come principio attivo,<br />

al suo sviluppo come medicinale e<br />

alla sua distribuzione sul mercato.<br />

In tale prospettiva, Eipg (European<br />

industrial pharmacists group), che<br />

rappresenta a livello europeo le<br />

associazioni dei farmacisti industriali<br />

dei vari Paesi europei aderenti,<br />

ha avviato la preparazione di un<br />

documento che analizza le principali<br />

aree di criticità dell’intero processo<br />

produttivo di un medicinale ed<br />

espone la propria posizione in merito<br />

agli interventi ritenuti prioritari in<br />

una prospettiva di cambiamenti che<br />

porteranno l’inserimento di nuove<br />

modalità operative, risorse materiali<br />

alternative e richiederanno nuove<br />

competenze.<br />

L’IMPATTO DELLA<br />

PRODUZIONE DI API<br />

Una prima area critica esaminata è<br />

la fabbricazione del principio attivo<br />

sia per il suo impatto come tale<br />

sull’ambiente sia per il processo<br />

applicato alla sua fabbricazione.<br />

Il problema è particolarmente<br />

rilevante per le small molecules<br />

mentre risulta sostanzialmente poco<br />

significativo per le large molecules<br />

31


32<br />

e ancora meno per i prodotti basati<br />

su impiego di tessuti cellulari<br />

o strutture biologiche (Atmp).<br />

Infatti, i parametri fondamentali<br />

da considerare sono la tossicità<br />

ambientale e la biodegrabilità<br />

del prodotto. Il problema è come<br />

conciliare questi due parametri con<br />

le caratteristiche chimico-fisiche e<br />

biofarmaceutiche che un principio<br />

attivo deve possedere per essere<br />

somministrato, assorbito e quindi<br />

svolgere l’attività farmacologica<br />

desiderata. Lo sforzo richiesto nella<br />

fase di progettazione e screening<br />

di una nuova small molecule è<br />

l’individuazione di un parametro<br />

strutturale che la renda più ecocompatibile<br />

senza compromettere<br />

la sua finalità. Anche se questa<br />

criticità non si presenta nel caso di<br />

large molecules e Atmp, per questi<br />

principi attivi può prevalere l’impatto<br />

ambientale dovuto ai maggiori<br />

consumi energetici riconducibili alla<br />

necessità di condizioni di stoccaggio<br />

a bassa temperatura.<br />

Per quanto riguarda il processo<br />

produttivo delle small molecules,<br />

che oggi rappresentano ancora la<br />

maggior percentuale di principi<br />

attivi in sviluppo e sul mercato, si<br />

rende indispensabile introdurre<br />

definitivamente l’applicazione dei<br />

principi della green chemistry, come<br />

messo bene in luce dagli studi più<br />

recenti (Progetto IMI Premier). La<br />

prospettiva è quella di un progressivo<br />

cambiamento dei processi di sintesi<br />

con l’impiego di reagenti e di solventi<br />

meno tossici che siano interamente<br />

riciclabili e riutilizzabili, oltre alla<br />

messa a punto di una via di sintesi<br />

che permetta il minor numero di<br />

operazioni, generando la minore<br />

quantità di rifiuti e mantenendo<br />

la migliore efficienza possibile. È<br />

auspicabile la crescita dei processi di<br />

biocatalisi così come l’introduzione di<br />

trattamenti più incisivi nella gestione<br />

dei reflui industriali per accentuare<br />

la degradazione chimica prima del<br />

loro conferimento all’esterno.<br />

DALL’API AL<br />

PRODOTTO FINITO<br />

Una seconda ampia area critica<br />

dove si prospettano cambiamenti<br />

importanti è costituita dai processi<br />

di fabbricazione del medicinale a<br />

partire dal principio attivo fino alla<br />

sua messa a disposizione per la<br />

distribuzione sul mercato. Anche in<br />

questa area si possono individuare<br />

interventi di ottimizzazione<br />

dell’impiego delle risorse impiegate<br />

con particolare riferimento ai consumi<br />

energetici e all’impiego di acqua.<br />

Questi due parametri sono già oggetto<br />

di numerosi studi per lo sviluppo<br />

di nuovi processi di contenimento<br />

energetico con l’introduzione di<br />

soluzioni impiantistiche innovative e<br />

si prospettano ulteriori miglioramenti<br />

considerando i benefici che ne<br />

derivano in termini di efficienza e<br />

quindi di costi.<br />

Tra i parametri strettamente legati<br />

al prodotto medicinale che mostrano<br />

un rilevante impatto ambientale, si<br />

deve porre l’attenzione sui materiali<br />

di confezionamento impiegati<br />

nell’industria farmaceutica. Un<br />

intervento prioritario si deve<br />

focalizzare su taluni materiali<br />

plastici ampiamente utilizzati che<br />

sono difficilmente smaltibili e non<br />

riciclabili, individuando materiali<br />

alternativi con la conseguente<br />

necessità di studiarne la compatibilità<br />

con il medicinale soprattutto se<br />

impiegati a contatto diretto e il<br />

loro impatto sul profilo di stabilità<br />

dello stesso, come imposto dalle<br />

norme di riferimento. Altri obiettivi<br />

dovrebbero essere la scelta di<br />

materiali di confezionamento<br />

secondario facilmente riciclabili<br />

dall’utilizzatore finale così come la<br />

riduzione del loro volume favorita<br />

anche dalla digitalizzazione dei<br />

materiali informativi a essi correlati.<br />

L’attuazione di questi interventi<br />

richiederanno adeguamenti sia delle<br />

linee di confezionamento utilizzate<br />

nell’industria farmaceutica sia delle<br />

modalità alternative di gestione<br />

dei prodotti nella fase di trasporto<br />

e distribuzione, con una decisa<br />

crescita degli studi per il riuso dei<br />

materiali di imballaggio in linea con<br />

i principi dell’economia circolare.<br />

VALUTARE<br />

I FORNITORI<br />

Le prospettive dei cambiamenti<br />

attesi nel percorso dal principio<br />

attivo al medicinale dovranno<br />

accompagnarsi a una valutazione<br />

delle possibilità di intervenire sulla<br />

catena di approvvigionamento<br />

utilizzata dall’industria farmaceutica<br />

che vede coinvolti fornitori di<br />

principi attivi, di materiali e di<br />

medicinali. Gli indirizzi normativi<br />

e gli impegni sulle azioni per un<br />

miglioramento della sostenibilità<br />

ambientale richiederanno una<br />

progressiva revisione nella<br />

gestione e valutazione dei fornitori<br />

in funzione della loro capacità di<br />

applicare i criteri di eco-sostenibilità<br />

dei loro processi privilegiando<br />

coloro che assumono questo<br />

indirizzo.<br />

L’analisi sopra esposta e limitata alle<br />

aree di maggior criticità ambientale<br />

mette in luce le trasformazioni<br />

che si attendono nell’industria<br />

farmaceutica nei prossimi anni con<br />

l’attuazione delle disposizioni che<br />

progressivamente saranno adottate<br />

a livello europeo. È auspicabile che<br />

ci sia un buon coordinamento tra<br />

le imposizioni per la sostenibilità<br />

ambientale e la necessità di<br />

aderire ai requisiti regolatori<br />

farmaceutici al fine di facilitare<br />

l’attuazione dei cambiamenti.<br />

Infatti, l’innovazione sarà il criterio<br />

guida per l’introduzione di tali<br />

cambiamenti e richiederà quindi la<br />

massima collaborazione tra tutti i<br />

professionisti del settore.


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

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Il pharma<br />

europeo abbraccia<br />

il Green Deal<br />

Alberto Bobadilla<br />

34


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

L’INDUSTRIA FARMACEUTICA<br />

EUROPEA HA AVVIATO<br />

NUMEROSE INIZIATIVE PER LA<br />

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE<br />

IN LINEA CON GLI OBIETTIVI<br />

DEL GREEN DEAL DELL’UNIONE<br />

EUROPEA CHE MIRA A<br />

RAGGIUNGERE LA NEUTRALITÀ<br />

CLIMATICA ENTRO IL 2050<br />

Il tema della sostenibilità nell’industria<br />

farmaceutica europea è stato al<br />

centro di un webinar organizzato<br />

dallo European industrial pharmacist<br />

group (Eipg) lo scorso ottobre.<br />

Kirsty Reid, direttrice della Science<br />

policy della Federazione europea<br />

delle associazioni e delle industrie<br />

farmaceutiche (Efpia), ha discusso<br />

delle varie iniziative intraprese dal<br />

settore, che rappresentano la base<br />

per costruire un futuro più sano<br />

e ambientalmente sostenibile nel<br />

settore sanitario.<br />

LE REGOLE<br />

PER IL PHARMA<br />

Riguardo alla legislazione farmaceutica,<br />

recentemente sono state introdotte<br />

nuove normative che cambieranno il<br />

modo in cui è stata gestita negli ultimi<br />

vent’anni. Un aspetto rilevante riguarda<br />

il rafforzamento della valutazione<br />

del rischio ambientale, un punto che<br />

il settore appoggia, ma che solleva<br />

anche alcune preoccupazioni, ad<br />

esempio riguardo alla possibilità che<br />

un medicinale venga ritirato solo per<br />

motivi ambientali, senza considerare i<br />

benefici per i pazienti.<br />

La legislazione farmaceutica generale<br />

e la valutazione del rischio ambientale<br />

si influenzano reciprocamente e<br />

eliminarla. Tuttavia, questo approccio<br />

non considera adeguatamente la<br />

valutazione del rischio e del beneficio<br />

dei medicinali stessi.<br />

«Ad esempio – ha spiegato la dirigente<br />

Efpia – si stanno compiendo sforzi<br />

significativi per ridurre o eliminare<br />

completamente la sperimentazione<br />

sugli animali, con l’adozione di<br />

alternative valide. Ci sono dunque<br />

opportunità concrete per progredire<br />

in questa direzione, e si tratta di<br />

un’impostazione accolta positivamente<br />

dall’industria. Tuttavia, è essenziale<br />

farlo con cautela in modo da non<br />

mettere a rischio la sicurezza e<br />

l’efficacia dei medicinali».<br />

Tra le preoccupazioni più attuali,<br />

emerge il dibattito sui Pfas<br />

(Perfluorinated alkylated substances),<br />

“<br />

LA GESTIONE DI TUTTE LE LEGISLAZIONI ANCORA<br />

CONTEMPORANEAMENTE APERTE È UNA DELLE<br />

PRINCIPALI SFIDE<br />

Queste attività si inseriscono<br />

nell’ambito del Green Deal dell’Unione<br />

europea, l’ambizioso pacchetto di<br />

misure volte a rendere l’Europa<br />

climaticamente neutrale entro il 2050.<br />

Adottato nel 2019, ha prodotto una<br />

quantità di iniziative, piani d’azione,<br />

strategie e interventi legislativi,<br />

molti dei quali impatteranno<br />

significativamente sul settore<br />

farmaceutico e sanitario. «È pertanto<br />

essenziale per tutto il comparto – ha<br />

affermato Reid – impegnarsi su queste<br />

tematiche e muoversi in sintonia<br />

con le proposte della Commissione<br />

europea. Esistono diverse proposte<br />

di interventi sulle legislazioni dei<br />

Paesi europei che aderiscono al Green<br />

Deal e attualmente sono in fase di<br />

discussione e decisione. Potrebbero<br />

influenzare diversi settori e i cittadini<br />

di tutta Europa. Tuttavia, la gestione<br />

di tutte queste legislazioni aperte<br />

contemporaneamente è una delle<br />

principali sfide, poiché non si sa<br />

come interagiranno tra loro e quali<br />

conseguenze potrebbero avere».<br />

coprono una vasta gamma di aspetti<br />

legislativi, come la legislazione chimica,<br />

le emissioni industriali, i test sugli<br />

animali e altro ancora. Anche se molti<br />

potrebbero non conoscere i dettagli di<br />

queste leggi, è importante riconoscerne<br />

l’impatto.<br />

“UNA SOSTANZA,<br />

UNA VALUTAZIONE”<br />

Anziché affidarsi all’Agenzia<br />

europea per i medicinali, l’idea è<br />

che la valutazione venga effettuata<br />

dall’Agenzia europea per le sostanze<br />

chimiche oppure dall’Autorità europea<br />

per la sicurezza alimentare, a seconda<br />

della loro competenza. La valutazione<br />

potrebbe portare alla conclusione che<br />

una determinata sostanza chimica non<br />

è più necessaria a causa di problemi<br />

riscontrati e quindi alla decisione di<br />

sostanze chimiche persistenti<br />

utilizzate in diversi settori, compresa<br />

la farmaceutica. Attualmente è in<br />

discussione una proposta per vietarle<br />

del tutto, il che potrebbe comportare<br />

gravi conseguenze per la produzione e<br />

la commercializzazione dei medicinali<br />

in Europa. È quindi cruciale lavorare<br />

con i decisori politici per illustrarne gli<br />

usi e minimizzare l’impatto ambientale<br />

di queste sostanze chimiche.<br />

LE AZIONI PER<br />

LA SOSTENIBILITÀ<br />

Reid ha poi fornito una rassegna<br />

delle iniziative del settore in termini<br />

di sostenibilità. «All’interno di<br />

Efpia, collaboriamo con le aziende<br />

farmaceutiche innovative per affrontare<br />

quattro aree chiave, tra cui l’economia<br />

circolare. L’obiettivo è ridurre al minimo<br />

35


il consumo di risorse e l’impatto<br />

ambientale attraverso pratiche<br />

come il riutilizzo e il riciclo. Oltre<br />

all’economia circolare, ci impegniamo<br />

per promuovere l’uso di sostanze<br />

chimiche sostenibili, ridurre l’impatto<br />

dei farmaci sull’ambiente e affrontare<br />

i cambiamenti climatici. Questo<br />

richiede un approccio integrato che<br />

coinvolga sia le aziende farmaceutiche<br />

che i decisori politici. Infine, stiamo<br />

lavorando attivamente per adottare<br />

pratiche sostenibili lungo l’intera<br />

catena di produzione e distribuzione<br />

dei farmaci. Questo include il riciclo<br />

dei materiali di imballaggio e dei<br />

dispositivi medici, nonché l’adozione<br />

di schemi di restituzione per garantire<br />

la corretta gestione dei rifiuti. È un<br />

impegno condiviso che mira a garantire<br />

che l’industria farmaceutica sia un<br />

attore responsabile nella lotta contro i<br />

cambiamenti climatici e la salvaguardia<br />

dell’ambiente».<br />

A PROPOSITO DI<br />

CAMBIAMENTO<br />

CLIMATICO<br />

Non solo stiamo assistendo agli incendi<br />

che si ripetono ogni estate in tutta<br />

Europa, ma anche a cambiamenti<br />

climatici estremi e forti impatti sugli<br />

ecosistemi, sull’approvvigionamento<br />

idrico e sulla qualità dell’ambiente,<br />

con conseguenze dirette sulla salute<br />

dei cittadini. Malattie che una volta<br />

erano confinate in determinate aree<br />

del mondo ora si stanno diffondendo<br />

anche nel nostro continente, mentre<br />

aumentano i casi di malattie<br />

respiratorie e la mancanza di cibo<br />

dovuta alle siccità. È evidente che<br />

i cambiamenti climatici stanno<br />

influenzando profondamente la<br />

nostra vita quotidiana. In che modo<br />

l’industria sta affrontando il problema?<br />

«Abbiamo consultato le nostre aziende<br />

per scoprire cosa stanno facendo per<br />

mitigare gli effetti del cambiamento<br />

climatico e abbiamo raccolto alcuni<br />

impegni incoraggianti – ha detto Reid –.<br />

Le aziende sostengono i principi della<br />

lotta globale contro il cambiamento<br />

climatico, i goal di sviluppo sostenibile<br />

e gli accordi internazionali come<br />

quelli di COP 21. Inoltre, appoggiano<br />

l’ambizione dell’Unione europea di<br />

diventare climaticamente neutrale<br />

entro il 2050 e partecipano a reti globali<br />

per controllare<br />

le emissioni.<br />

Consulta<br />

Abbiamo<br />

la survey<br />

pubblicato un<br />

documento sul<br />

tema, che mostra<br />

come le aziende<br />

farmaceutiche<br />

stiano affrontando<br />

concretamente il<br />

cambiamento climatico.<br />

Questo documento non si limita a<br />

identificare strategie per contrastarlo,<br />

ma illustra anche casi studio di aziende<br />

che hanno ridotto le proprie emissioni<br />

attraverso iniziative sostenibili.<br />

Le aziende stanno lavorando sia<br />

internamente che con i fornitori per<br />

ridurre le emissioni lungo l’intera<br />

catena del valore. Inoltre, abbiamo<br />

condotto indagini per monitorare i<br />

progressi nel raggiungimento degli<br />

obiettivi di riduzione delle emissioni,<br />

e abbiamo constatato una riduzione<br />

del 10% nell’ultimo periodo. La<br />

maggior parte delle aziende ha<br />

anche obiettivi a lungo termine per<br />

ridurre ulteriormente le emissioni,<br />

dimostrando un impegno concreto<br />

verso la sostenibilità ambientale». La<br />

quantità di emissioni effettivamente<br />

prodotte è stata adottata come uno<br />

dei benchmark e si è visto che quelle<br />

del settore farmaceutico sono circa<br />

il 10% rispetto agli altri principali<br />

settori industriali. «Questo dimostra<br />

che stiamo facendo progressi nel<br />

ridurre il nostro impatto sull’ambiente<br />

e sulla salute pubblica. Tuttavia, c’è<br />

ancora molto lavoro da fare. Stiamo<br />

inoltre monitorando da vicino l’uso dei<br />

prodotti chimici nei nostri medicinali,<br />

garantendo che siano sicuri non solo<br />

per noi, ma anche per l’ambiente e che<br />

siano sostenibili nel lungo termine.<br />

Stiamo esaminando diverse strategie,<br />

come un tentativo di standardizzazione<br />

globale e la collaborazione con altre<br />

parti interessate».<br />

FARMACI ED<br />

ECOSISTEMI<br />

Un’altra questione importante<br />

affrontata dalle industrie<br />

farmaceutiche europee è il rilascio di<br />

farmaci nell’ambiente. Il settore sta<br />

lavorando insieme alle organizzazioni<br />

per identificare e mitigare il fenomeno<br />

e i rischi associati; supporta<br />

campagne di smaltimento dei farmaci<br />

e sta lavorando per promuovere la<br />

gestione responsabile degli effluenti<br />

di produzione. Per affrontare le<br />

sfide ambientali legate all’industria<br />

farmaceutica, è necessario adottare<br />

un approccio olistico cercando di<br />

bilanciare l’efficacia dei farmaci con<br />

il rispetto dell’ambiente e della salute<br />

pubblica.<br />

«Lavoriamo anche con altri partner<br />

industriali . Abbiamo anche l’AMR Action<br />

Fund – ha ricordato Reid, – un fondo<br />

globale da un miliardo di dollari per<br />

contrastare la resistenza agli antibiotici<br />

e collaboriamo con l’iniziativa che mira<br />

a gestire responsabilmente la catena<br />

di approvvigionamento farmaceutico<br />

per ridurre l’impatto sull’ambiente con<br />

un focus sull’etica e sulla sostenibilità.<br />

Un’altra questione è lo sviluppo di<br />

farmaci più ecologici: ci impegniamo<br />

a garantire che le legislazioni non<br />

ostacolino il nostro impegno per<br />

diventare più sostenibili e a lavorare<br />

con l’Ema e la Commissione europea<br />

per influenzare in senso positivo<br />

il cambiamento a livello globale.<br />

Stiamo discutendo con le agenzie dei<br />

medicinali per assicurarci che il quadro<br />

normativo sostenga l’innovazione e ci<br />

permetta di raggiungere gli obiettivi<br />

ambientali e climatici».<br />

36


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ARMONIA IN CHIAVE DI<br />

, l’orchestrator per il controllo degli ambienti <strong>Pharma</strong>


ECO<br />

PH<br />

AR<br />

MA<br />

I DATI ISTAT EVIDENZIANO UN FORTE<br />

IMPEGNO DELL’INDUSTRIA FARMACEUTICA<br />

SUI TEMI AMBIENTALI, CON INVESTIMENTI<br />

CHE SUPERANO DI TRE VOLTE LA MEDIA<br />

DI ALTRE INDUSTRIE. TUTTAVIA ESISTONO<br />

ANCORA MARGINI DI MIGLIORAMENTO<br />

38<br />

Isabella Bordogna


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

L’industria farmaceutica italiana ha<br />

dimostrato un impegno costante verso<br />

la sostenibilità ambientale, sociale ed<br />

economica, riflettendo così l’importanza<br />

che l’ambiente riveste per le imprese<br />

del settore. I dati Istat del Censimento<br />

permanente mostrano che il settore è<br />

primo per:<br />

acquisizione di risorse umane con<br />

un alto tasso di nuove competenze e<br />

formazione;<br />

azioni di responsabilità sociale e<br />

riduzione dell’impatto ambientale;<br />

miglioramento del benessere<br />

lavorativo, con azioni per la conciliazione<br />

vita-lavoro, e misure a sostegno della<br />

genitorialità e per la sicurezza;<br />

iniziative di interesse collettivo esterne<br />

all’impresa.<br />

«Dopo aver compreso il concetto più<br />

generale della sostenibilità – spiega<br />

Nicola D’Erario, Capo Area Relazioni di<br />

lavoro e professionalità di Farmindustria<br />

– siamo andati a declinare tutte le attività<br />

secondo i goal e i target dell’agenda<br />

ONU 2030 con i suoi tre pilastri: sociale,<br />

ambientale ed economico». L’agenda<br />

2030, infatti, definisce 17 obiettivi per<br />

lo sviluppo sostenibile, in un grande<br />

programma di azione per un totale di 169<br />

target, con l’impegno da parte dei Paesi di<br />

raggiungerli entro il 2030.<br />

I dati Istat evidenziano quindi come<br />

l’industria farmaceutica sia ai primi posti<br />

in quasi tutti gli aspetti principali e, tuttavia,<br />

evidenzia D’Erario, “confrontandoci con<br />

le altre industrie, c’è ancora qualcosa che<br />

dobbiamo migliorare; certamente questo<br />

ci servirà da sprone per investire su<br />

aspetti nei quali non siamo ancora leader”.<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

AMBIENTALE<br />

Dai risultati raggiunti in tema di<br />

sostenibilità ambientale sui target<br />

principali – consumi energetici, emissioni,<br />

riduzione del packaging – emerge un<br />

impegno di lungo corso. Sono stati ridotti<br />

del 37% i consumi energetici, rispetto a<br />

una media dell’industria manufatturiera<br />

del -22%. C’è stata anche una riduzione<br />

C’È STATA UNA<br />

RIDUZIONE DELLE<br />

EMISSIONI DI CO 2<br />

GRAZIE ANCHE ALLA<br />

CONVERSIONE<br />

DEL PARCO AUTO<br />

IN ELETTRICO<br />

”<br />

delle emissioni di CO 2<br />

, ad esempio con la<br />

conversione del parco auto in elettrico e<br />

con servizi di trasporto dedicati (navette<br />

o car-sharing). Questo risultato è stato<br />

ottenuto grazie agli investimenti crescenti<br />

in tecnologie verdi, che hanno permesso<br />

anche una significativa riduzione delle<br />

emissioni atmosferiche (-34%).<br />

«Le nostre aziende si servono di<br />

informatori scientifici, abbiamo migliaia<br />

di auto che girano sul territorio nazionale<br />

– dice D’Erario – il 70% degli affiliati ha<br />

già completato o completerà nell’arco<br />

di tre anni l’elettrificazione del parco<br />

auto». Gli ottimi risultati hanno portato<br />

a conseguenze “un po’ paradossali,<br />

quando circa un anno fa sono saliti i costi<br />

dell’energia e il settore farmaceutico<br />

non è rientrato tra i settori energivori.<br />

Abbiamo grandissimi impianti industriali<br />

e da decenni investiamo sulla riduzione<br />

dei consumi, impianti di cogenerazione<br />

e trigenerazione, che ci spostavano più<br />

sul gas e non utilizzavamo la corrente<br />

elettrica. Per questo non risultavamo<br />

energivori e quindi non abbiamo<br />

beneficiato degli incentivi statali”.<br />

Per quanto riguarda la riduzione dei<br />

rifiuti, come il trattamento delle acque<br />

di processo, l’88% delle aziende del<br />

comparto farmaceutico prevede di ridurli<br />

nei prossimi 3/5 anni.<br />

Anche per l’utilizzo della plastica e di<br />

altri materiali di packaging, il settore ha<br />

iniziato a muoversi e il 55% delle imprese<br />

è impegnato nella riduzione o eliminazione<br />

del loro impiego: «Gli investimenti nel<br />

settore farmaceutico sono tre volte<br />

superiori alla media delle altre industrie,<br />

per la riduzione dei rifiuti e del packaging.<br />

Si parla di packaging secondario, perché<br />

quello primario è più delicato, essendo<br />

collegato alle caratteristiche del farmaco,<br />

al sterilità e ha altre norme». Il settore ha<br />

anche adottato sistemi di monitoraggio<br />

dell’impatto ambientale con indicatori<br />

specifici per garantire una gestione<br />

responsabile delle risorse.<br />

INIZIATIVE SOSTENIBILI<br />

La sostenibilità della supply chain<br />

si garantisce anche attraverso<br />

l’accreditamento fornitori, e l’80% delle<br />

aziende affiliate a Farmindustria assegna<br />

maggior peso a quelli che rispettano criteri<br />

di sostenibilità ambientale.<br />

Farmindustria ha portato avanti una<br />

serie di iniziative, producendo un primo<br />

quaderno dell’efficienza energetica con<br />

Enea; sono stati preparati dei report<br />

sulla decarbonizzazione con Icom e<br />

Rse, c’è una collaborazione in corso con<br />

Ispra-Confindustria per un benchmark<br />

di sostenibilità ambientale dell’industria<br />

italiana. «Queste sono solo alcune delle<br />

attività – osserva D’Erario – che ci hanno<br />

permesso da un lato di conoscere e<br />

mappare meglio il settore, dall’altro come<br />

associazione di tenere insieme grandi e<br />

piccole aziende, aiutandole a raggiungere<br />

gli obiettivi».<br />

L’industria farmaceutica ha anche dato vita<br />

nel 2015 alla cosiddetta Eco-pharmaco<br />

stewardship (Eps), un programma europeo<br />

di gestione intelligente e sostenibile<br />

dell’impatto ambientale del farmaco lungo<br />

tutto il suo ciclo di vita. Inoltre, in Italia, dal<br />

1980 le imprese hanno costituito, insieme<br />

alla filiera, un sistema centralizzato a<br />

garanzia del corretto smaltimento dei<br />

medicinali scaduti (Assinde).<br />

NON SOLO AMBIENTE<br />

L’industria farmaceutica italiana si è<br />

distinta anche per le sue iniziative di<br />

sostenibilità sociale ed economica. Le<br />

aziende del settore hanno intrapreso<br />

azioni per migliorare il benessere<br />

lavorativo, per favorire la conciliazione<br />

vita-lavoro e sostenere la genitorialità.<br />

In riferimento ai target di sostenibilità<br />

sociale si evidenzia:<br />

un miglioramento del benessere e<br />

39


della qualità di vita dei dipendenti,<br />

attraverso strumenti quali:<br />

• flessibilità oraria (permessi,<br />

smart working ecc);<br />

• welfare aziendale/flexible benefit<br />

(su famiglia, trasporti, salute);<br />

• pacchetti well-being, con una<br />

grande offerta di servizi (asilo nido,<br />

caffetteria, mensa, lavanderia,<br />

palestra) anche in ambito sanitario<br />

(es. campagne vaccinali);<br />

valorizzazione della diversità, di<br />

genere, di orientamento sessuale,<br />

di origini etniche, di cultura, di<br />

abilità fisiche, attraverso progetti in<br />

ambito di diversity & inclusion (cross<br />

generational mentoring, strumenti per la<br />

genitorialità);<br />

supporto allo sviluppo della<br />

comunità locale in cui l’azienda opera<br />

e obiettivi di sostenibilità esterna, con<br />

attività di charity (donazione di farmaci,<br />

volontariato aziendale).<br />

D’Erario ricorda che “quando parliamo<br />

di sostenibilità sociale non bastano gli<br />

investimenti culturali ed economici,<br />

vanno portate a bordo le persone.<br />

Sono cambiamenti culturali che<br />

devono essere diffusi all’interno di tutta<br />

l’organizzazione. Ora parliamo di wellbeing,<br />

perché il termine welfare indica<br />

una concessione, il benessere invece è la<br />

valorizzazione di ogni persona all’interno<br />

dell’organizzazione”.<br />

Il settore farmaceutico vede una<br />

presenza femminile del 44% e nella<br />

parte della ricerca dell’R&D le donne<br />

superano gli uomini, sfiorano il 55%.<br />

«Abbiamo tanti giovani – dice D’Erario – e<br />

l’occupazione degli under 35 è aumentata<br />

negli ultimi cinque anni del 15%. L’85%<br />

di questi giovani sono assunti con un<br />

contratto a tempo indeterminato». Il<br />

91% per cento delle imprese del settore<br />

farmaceutico ha un regime di flessibilità<br />

collegata ai lavoratori – ingresso, part<br />

time, smart working – per favorire una<br />

conciliazione vita-lavoro.<br />

LA CARENZA DI COMPETENZE<br />

Oltre alla sostenibilità ambientale e sociale a livello aziendale, esiste anche una sostenibilità sociale sul territorio. D’Erario evidenzia<br />

il fattore denatalità, che perdura da diversi anni e “porta a un minor numero di persone che si stanno istruendo, quindi forse tra 5<br />

o 10 anni avremo meno forza lavoro. Spesso non riusciamo a trovare profili professionali adeguati. Come associazione abbiamo<br />

lavorato sui canali principali della dorsale dell’istruzione, con le università e le scuole secondarie. Abbiamo creato un modello che<br />

ci ha permesso di dare vita al primo campus della formazione farmaceutica tecnica in Italia. Farmindustria, in partnership con le<br />

istituzioni, è attiva nella creazione di modelli per l’orientamento e l’occupabilità dei giovani”.<br />

L’impegno di Farmindustria in questo senso si declina su tre progetti<br />

Progetto ITS <strong>Pharma</strong> Academy, attraverso cui le imprese formano i profili professionali non reclutabili nei canali ordinari.<br />

Progetto alternanza scuola lavoro, che accompagna i giovani nella conoscenza del settore in un percorso triennale.<br />

Formazione accademica, che contribuisce con attività di docenza all’adeguamento della didattica dei corsi di laurea e post-laurea.<br />

Secondo i dati (2022) di Unioncamere, il costo generato annualmente dall’impossibilità di trovare i profili professionali adeguati per<br />

l’Italia è di 38 miliardi. «Farmindustria ha aperto un dialogo e attuato iniziative in questo senso con le istituzioni. Non riusciamo a<br />

trovare tecnici di laboratorio, operatori di linea, quality assurance, perché una volta assunti nelle nostre aziende poi devono fare un<br />

onboarding, una formazione molto lunga».<br />

Farmindustria ha creato un modello con un sistema circolare, dove le competenze vengono fornite dalle imprese, non all’interno delle<br />

aziende, ma nell’istituzione pubblica. «Si parte da un’analisi dei fabbisogni, si fa una progettazione e alcuni esperti aziendali erogano<br />

docenze. Sono previsti stage previa selezione sulla base delle competenze. Segue poi l’assunzione degli studenti, se idonei per<br />

l’azienda e senza vincoli».<br />

I risultati del progetto ITS, Academy settoriale per formare profili farmaceutici specialistici, mostrano un contributo concreto:<br />

Nove corsi completati<br />

94% della didattica erogata dalle imprese<br />

oltre 97 esperti aziendali coinvolti<br />

86% di placement prima della chiusura dei corsi<br />

100% di placement nelle nostre imprese<br />

100% occupazione coerente con percorso studi<br />

«Farmindustria ha partecipato a queste iniziative sulla formazione per dare un contributo di responsabilità sociale – afferma D’Erario.<br />

- I giovani iscritti a questi corsi spesso non potevano o non volevano andare all’Università, per mancanza di competenze. Molti, dopo<br />

la laurea, invece di scegliere un master preferiscono passare da questo canale dove l’industria è quasi una garanzia – non data a<br />

priori, ma che i ragazzi si conquistano grazie alle loro competenze».<br />

L’industria farmaceutica italiana si presenta quindi come un esempio di impegno e responsabilità verso la sostenibilità in vari ambiti:<br />

«Come settore abbiamo fatto tanto, anche se siamo consapevoli che si può fare molto di più» conclude D’Erario.<br />

40


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

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REGOLAMENTARE<br />

LA TRANSIZIONE<br />

ECOLOGICA<br />

L’Unione europea sta introducendo<br />

nuovi strumenti normativi per<br />

guidare la transizione verso la<br />

sostenibilità. Strumenti che le<br />

aziende dovranno imparare a<br />

padroneggiare<br />

Alberto Bobadilla<br />

42


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Il tempo per poter agire efficacemente sul cambiamento<br />

climatico sta scadendo. Tuttavia, in Europa, la transizione<br />

verso una società a minori emissioni di carbonio e più<br />

sostenibile sta già rimodellando l’economia, creando<br />

nuove opportunità e modificando il costo delle attività<br />

commerciali. Per le aziende, le implicazioni sono evidenti.<br />

Non aumentare la sostenibilità le renderà vulnerabili alla<br />

perdita di entrate e reputazione, così come a contenziosi e<br />

sanzioni regolamentari.<br />

Proprio la regolamentazione è un importante motore di<br />

questi cambiamenti e un fattore critico per le aziende nel<br />

pianificare le modalità per rispettare gli impegni presi in<br />

termini di trasformazione delle proprie attività. Il <strong>2024</strong><br />

sarà un anno cruciale per il lancio delle regolamentazioni<br />

legate alla sostenibilità. Diverse iniziative chiave sulla<br />

sostenibilità saranno portate a realizzazione e le elezioni<br />

del Parlamento europeo a giugno determineranno la<br />

direzione e il livello di ambizione della prossima ondata di<br />

attività legislativa sull’economia verde dell’Unione.<br />

Gli esperti di Deloitte, una delle “Big Four” tra le società<br />

di revisione contabile e di consulenza, hanno dedicato<br />

un approfondito outlook a questo aspetto, esplorando gli<br />

sviluppi ritenuti più urgenti e le loro implicazioni sulle le<br />

strategie aziendali e i modelli operativi.<br />

La risposta dell’Unione europea a quello che viene<br />

definito “imperativo climatico” inizia con la Direttiva sul<br />

reporting di sostenibilità delle imprese (Csrd – Corporate<br />

sustainability reporting directive) e, per la maggior parte<br />

delle aziende, resta ancora molto da fare per soddisfare<br />

pienamente i nuovi requisiti. La Csrd può essere sfruttata<br />

per generare cambiamenti e migliorare l’efficienza<br />

attraverso altri sviluppi guidati dalla regolamentazione.<br />

Oltre ai requisiti di segnalazione, il documento di<br />

Deloitte evidenzia quattro temi su cui le aziende<br />

dovrebbero concentrarsi quest’anno. Le parole chiave<br />

sono: circolarità, supply chain, decarbonizzazione e<br />

greenwashing.<br />

CIRCOLARITÀ<br />

Quello della circolarità è un tema ineludibile. «Nel <strong>2024</strong> –<br />

scrivono gli esperti – le aziende dovrebbero concentrarsi<br />

nel comprendere cosa significa il design circolare per i<br />

loro prodotti e servizi, con iniziative regolamentari dell’Ue<br />

che stabiliscono requisiti per il design del prodotto,<br />

l’imballaggio e i rifiuti di imballaggio, la possibilità di<br />

riparare i prodotti e le disposizioni sullo smaltimento<br />

dei rifiuti a fine vita, tra le altre cose. Il focus sul design<br />

circolare può anche creare opportunità per le aziende. Ad<br />

esempio, nell’approvvigionamento di materiali secondari,<br />

nel progettare prodotti utilizzando i rifiuti di altre aziende<br />

e nell’offrire servizi di riparazione».<br />

SUPPLY CHAIN<br />

L’Unione europea è accreditata come istituzione<br />

pionieristica a livello globale nella definizione della<br />

sostenibilità delle catene di approvvigionamento come<br />

parte della sua strategia per decarbonizzare l’economia.<br />

La Csrd obbliga le aziende a effettuare report non<br />

solo sulle proprie operazioni, ma anche sulle catene<br />

di approvvigionamento a monte e a valle. Ciò significa<br />

che le aziende devono investire più risorse nei rapporti<br />

con i loro fornitori e integrare la valutazione del rischio<br />

legato alla sostenibilità nelle loro decisioni di acquisto.<br />

L’uso di metalli rari, il contributo alla deforestazione<br />

e i rapporti con le aziende nei Paesi con abusi dei<br />

diritti umani sono tra i fattori che le aziende devono<br />

valutare. La regolamentazione, ad esempio, vieta la<br />

vendita, l’importazione o l’esportazione di determinate<br />

commodity a meno che non si possa dimostrare che non<br />

contribuiscono alla deforestazione e che sono prodotte<br />

in conformità con la legislazione pertinente del Paese<br />

produttore.<br />

“<br />

L’USO DI METALLI RARI, IL CONTRIBUTO<br />

ALLA DEFORESTAZIONE E I RAPPORTI<br />

CON LE AZIENDE NEI PAESI CON ABUSI<br />

DEI DIRITTI UMANI SONO TRA I FATTORI<br />

CHE LE AZIENDE DEVONO VALUTARE<br />

DECARBONIZZAZIONE<br />

La decarbonizzazione è l’obiettivo finale di molte delle<br />

iniziative dell’Unione. La Csrd influenzerà la maggior<br />

parte dei settori industriali, obbligando le aziende a<br />

monitorare le emissioni e a segnalare i loro obiettivi<br />

in termini di riduzione. Il cosiddetto “Meccanismo di<br />

adeguamento del carbonio alle frontiere” (Cdam – Carbon<br />

border adjustment mechanism) è un’altra delle molte<br />

iniziative in tema di regolamentazione avviate dall’Ue.<br />

Il Cdam impone di segnalare i dati sulle emissioni<br />

di prodotti ad alta intensità di emissione di carbonio<br />

importati come alluminio, acciaio e cemento, che saranno<br />

tassati sulla base del loro contenuto di carbonio dal<br />

2026. Anche la gestione degli immobili è chiamata a<br />

sfide importanti: dal <strong>2024</strong>, la Direttiva sul rendimento<br />

energetico nell’edilizia (Epbd) cercherà di garantire che gli<br />

edifici in tutta l’Unione soddisfino alcuni requisiti minimi<br />

di prestazione energetica. Per raggiungere “net zero”, le<br />

aziende dovrebbero investire in progetti o adottare misure<br />

per evitare le emissioni di gas serra o per rimuoverle<br />

dall’atmosfera.<br />

43


GREENWASHING<br />

Infine, per ridurre al minimo l’esposizione al rischio<br />

di greenwashing, le aziende devono garantire che<br />

non ci sia discrepanza tra ciò che dicono di fare e<br />

ciò che effettivamente fanno. In base alla Direttiva<br />

sull’empowerment dei consumatori per la transizione<br />

“<br />

DAL 2026, FRASI GENERICHE COME<br />

“VERDE”, “CARBON NEUTRAL”,<br />

“BIODEGRADABILE” ED “ECOLOGICO”<br />

NON SARANNO PIÙ PERMESSE<br />

verde (Ecgt – Empowering consumers for the green<br />

transition), le comunicazioni aziendali devono cambiare<br />

per evitare il greenwashing. A partire dal 2026, frasi<br />

generiche come “verde”, “carbon neutral”, “biodegradabile”<br />

ed “ecologico” non saranno più permesse. Le aziende<br />

dovranno garantire che i loro messaggi ambientali siano<br />

chiari e pienamente supportati.<br />

«In questo scenario – si legge nel documento elaborato da<br />

Deloitte – le aziende hanno bisogno di un piano d’azione<br />

che colleghi le parti che agiscono sulla sostenibilità<br />

attraverso la regolamentazione e la strategia aziendale,<br />

e individui opportunità per aumentare la collaborazione<br />

tra finanza, gestione interna del rischio e reparti di<br />

approvvigionamento. All’interno di questo piano, le<br />

aziende possono considerare quali sono le migliori<br />

pratiche, il modo più efficace per gestire e sequenziare<br />

i cambiamenti richiesti e quali ulteriori modifiche ai<br />

requisiti ci si aspettano».<br />

OLTRE L’ESERCIZIO DI<br />

CONFORMITÀ<br />

«Il momento in cui l’ambizione per una maggiore<br />

trasparenza deve essere messa in pratica è arrivato»,<br />

scrivono gli esperti Deloitte. Nel <strong>2024</strong>, tutte le attenzioni<br />

sono rivolte al Csrd e alle corrispondenti Norme europee<br />

di rendicontazione sulla sostenibilità (Esrs – European<br />

sustainability reporting standards). Anche se la<br />

Commissione europea ha ridotto il campo di applicazione<br />

dell’onere di rendicontazione nel breve termine, si<br />

prevede che circa 50mila aziende pubblicheranno<br />

dati in base al Csrd, più del quadruplo di quelle che<br />

avevano riportato informazioni sulla sostenibilità in<br />

base alla Direttiva sulla Rendicontazione non finanziaria<br />

(Nfrd – Non-financial reporting directive) che il Csrd sta<br />

sostituendo. Per le aziende più grandi, l’obbligo, in questa<br />

fase preliminare con richieste ridotte, inizia già a partire<br />

da gennaio 2025, per l’anno fiscale <strong>2024</strong>. La Commissione<br />

prevede di valutare il passaggio a una rendicontazione più<br />

esaustiva non oltre ottobre 2028.<br />

Per rispondere pienamente al Csrd e all’Esrs, le aziende<br />

devono rendersi conto che l’attuazione dei requisiti di<br />

rendicontazione va oltre il semplice esercizio di conformità<br />

immediata e deve stimolare cambiamenti più ampi nella<br />

strategia, nella governance, nelle operazioni e nei dati.<br />

Abbracciare un approccio strategico. Non esiste<br />

una soluzione unica per tutti. Una strategia aziendale<br />

efficace e coesa dovrebbe fare affidamento sullo sviluppo<br />

di un adeguato quadro dati che supporti la trasformazione<br />

sostenibile dell’azienda. Inoltre, una strategia di<br />

comunicazione che integri una comprensione del<br />

panorama generale aiuterà le aziende a pianificare. È<br />

probabile che la divisione finanziaria guidi questi progetti,<br />

ma altri settori aziendali, come approvvigionamenti,<br />

contabilità, ufficio legale, conformità, comunicazione e<br />

risorse umane, dovrebbero essere coinvolte.<br />

Valutare la struttura di governance. Le aziende<br />

devono assicurarsi di gestire un programma con risorse<br />

adeguate e una governance appropriata, affrontando le<br />

principali dipendenze tra diverse funzioni e progetti.<br />

Questo si estende alla considerazione del rapporto con i<br />

consigli delle loro controllate che potrebbero dover<br />

approvare i rapporti di sostenibilità consolidati, a seconda<br />

della strategia di rendicontazione adottata a livello di<br />

gruppo. Date le ampie implicazioni dei requisiti di<br />

rendicontazione sulla sostenibilità in tutti i settori, le<br />

competenze richieste probabilmente saranno difficili da<br />

reperire.<br />

Prepararsi per l’assicurazione e la gestione dei<br />

rischi derivati da errata rendicontazione. Se non l’hanno<br />

già fatto, le aziende dovrebbero istituire processi per<br />

identificare e mitigare i rischi di errori nella<br />

rendicontazione nelle loro catene di approvvigionamento.<br />

Un’analisi più approfondita dei processi di coinvolgimento<br />

con i fornitori per garantire il trasferimento delle<br />

informazioni a fini di rendicontazione è cruciale. Le<br />

aziende dovrebbero anche concedersi un tempo sufficiente<br />

per sviluppare le proprie capacità interne e testare i propri<br />

modelli di assicurazione. Gli investimenti fatti per<br />

potenziare l’organizzazione e incorporare indicatori chiave<br />

di performance rilevanti nel ciclo di gestione e controllo<br />

porteranno benefici.<br />

44


S4<br />

S<br />

always one step<br />

ahead<br />

For contamination control:<br />

environments and machines<br />

From the design to the production,<br />

from installation to validation:<br />

complete air contamination control.<br />

• Design<br />

• Planning<br />

• Basic Engineering<br />

• Detailed Engineering<br />

• Construction & Commissioning<br />

• Equipment & Validation<br />

• Turnkey<br />

• Support<br />

• Maintenance<br />

• Utilities<br />

• Airflow analysis for increasingly<br />

effective contamination control<br />

www.s4ssrl.it


OLTRE LA<br />

COMPLIANCE<br />

Monica Torriani<br />

L’implementazione delle strategie<br />

Esg richiede una lettura più ampia<br />

e integrata, che vada al di là<br />

dell’adeguamento normativo e sappia<br />

incidere sulla mentalità dell’azienda<br />

agendo positivamente su<br />

attività correlate in maniera<br />

molto rilevante alla resilienza<br />

delle catene di fornitura e<br />

alle questioni riguardanti<br />

il rispetto dei diritti umani.<br />

Direi quindi che, in generale,<br />

da questo punto di vista il<br />

settore farmaceutico è in linea<br />

con gli altri grandi comparti<br />

industriali.<br />

In una filiera complessa<br />

come quella del pharma,<br />

gli obiettivi stringenti di<br />

sostenibilità che si è data<br />

l’UE sono compatibili con le<br />

possibilità di crescita?<br />

Ritengo di sì, perché l’obiettivo<br />

di medio-lungo periodo<br />

dell’Unione europea è quello<br />

di garantire un vantaggio<br />

competitivo alle imprese<br />

europee. Agendo su questi<br />

temi, l’UE sta definendo<br />

delle linee di indirizzo molto<br />

chiare, in una logica di medio<br />

e lungo termine. Come ogni<br />

evoluzione/rivoluzione<br />

normativa, occorre mettere<br />

in conto i necessari tempi di<br />

adattamento, la più o meno<br />

rapida progressione e la<br />

necessità che le modifiche<br />

attuate accompagnino nel<br />

modo più opportuno tutto il<br />

tessuto produttivo europeo.<br />

Ciò implica anche che ci si<br />

ponga l’obiettivo di rendere<br />

le aziende maggiormente<br />

competitive in prospettiva<br />

senza che si creino problemi<br />

nel breve periodo. E<br />

Le aziende farmaceutiche<br />

sono chiamate a rispettare,<br />

come accade del resto in tutti<br />

gli altri comparti industriali,<br />

le normative introdotte a<br />

favore della sostenibilità.<br />

Tuttavia, si trovano ad<br />

affrontare questa sfida in<br />

un mondo regolato e in un<br />

settore caratterizzato da<br />

importanti ricadute sociali.<br />

Come riuscire, dunque, a non<br />

perdere valore e rimanere<br />

attrattivi in un quadro<br />

apparentemente tanto ostico?<br />

Per avere una chiave di<br />

lettura del contesto attuale,<br />

abbiamo intervistato Franco<br />

Amelio, Ceo Deloitte Climate<br />

& Sustainability.<br />

La sustainability è un aspetto<br />

sempre più presente nella<br />

filiera farmaceutica: a suo<br />

parere viene gestita con la<br />

mentalità corretta?<br />

Direi di sì. Il settore pharma<br />

sta affrontando queste<br />

tematiche con il giusto<br />

grado di responsabilità e<br />

sta lavorando sugli elementi<br />

su cui è necessario agire in<br />

ambito Esg. In primis, per<br />

quanto riguarda tutta la parte<br />

relativa ai risvolti sociali che<br />

caratterizzano il settore in<br />

termini di disponibilità dei<br />

farmaci e accesso alle cure,<br />

all’innovazione e alla ricerca.<br />

L’industria farmaceutica sta<br />

Franco Amelio, Ceo Deloitte Climate & Sustainability<br />

46


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

rappresenta una delle sfide<br />

impegnative che la UE sta<br />

portando avanti.<br />

Come si certifica la<br />

sostenibilità di un’azienda<br />

farmaceutica?<br />

Il concetto di certificazione<br />

di sostenibilità è purtroppo<br />

utilizzato in maniera<br />

talvolta impropria, dal<br />

momento che non esiste<br />

un’unica attestazione in<br />

grado di garantire che<br />

un’azienda lavora in<br />

maniera sostenibile. Vede, la<br />

sostenibilità fa riferimento<br />

a diverse componenti,<br />

sulle quali occorre agire<br />

perché siano il più possibile<br />

in linea con gli standard<br />

internazionali, che seguano<br />

le best practice di settore e<br />

che siano inquadrate in un<br />

ambito strategico. Ciò spiega<br />

perché è importante che il<br />

concetto di certificazione<br />

di sostenibilità tout court<br />

esca dai radar di tutte le<br />

aziende, non solo delle<br />

farmaceutiche.<br />

La certificazione in quanto<br />

tale non può essere vista<br />

come un unicum che risolve<br />

a monte il problema, ma<br />

piuttosto come una serie<br />

di processi in divenire, che<br />

devono essere implementati<br />

e accompagnare l’azienda<br />

per tutto il suo ciclo di vita.<br />

Diventa quindi essenziale<br />

che l’azienda lavori su<br />

quelli che sono gli ambiti<br />

sociali (che nel caso<br />

della farmaceutica sono<br />

piuttosto rilevanti), gli ambiti<br />

ambientali (che costituiscono<br />

un elemento caratterizzante<br />

all’interno delle catene<br />

di fornitura per quanto<br />

riguarda le emissioni di<br />

scope 3) e su tutti gli aspetti<br />

correlati.<br />

“<br />

Il piano di<br />

sostenibilità<br />

deve essere<br />

inteso come un<br />

atto di presa di<br />

coscienza e di<br />

maturità<br />

Per promuovere il<br />

cambiamento verso una<br />

filiera più sostenibile<br />

vengono proposte soluzioni<br />

quali l’introduzione di un<br />

responsabile di sostenibilità<br />

e l’implementazione di un<br />

piano di sostenibilità: qual è<br />

la loro effettiva diffusione?<br />

La diffusione di queste<br />

soluzioni è sempre più<br />

ampia. Definire un piano<br />

di sostenibilità significa<br />

impostare linee strategiche<br />

chiare, che siano integrate<br />

con il piano industriale<br />

dell’azienda e che lavorino<br />

sulle direttrici sociali e<br />

ambientali in una modalità<br />

tale che garantisca creazione<br />

di valore nel medio-lungo<br />

periodo. Tale piano deve<br />

innanzitutto considerare tutte<br />

le variabili Esg, deve essere<br />

integrato nell’ambito degli<br />

investimenti che il gruppo<br />

vuole portare avanti e deve<br />

avere una logica di mediolungo<br />

periodo su cui tracciare<br />

una chiara direzione per<br />

quanto riguarda le modalità<br />

con cui si dovrà creare<br />

valore e quindi operare nei<br />

mercati di riferimento con<br />

la giusta responsabilità ma<br />

anche i giusti obiettivi sulle<br />

tematiche Esg. Il piano di<br />

sostenibilità deve, dunque,<br />

essere inteso come un atto<br />

di presa di coscienza e di<br />

maturità e rappresenta un<br />

ambito con il quale tutti i<br />

comparti industriali stanno<br />

acquisendo confidenza al fine<br />

di mantenersi allineati con le<br />

richieste sia del mercato che<br />

degli stakeholder finanziari,<br />

che rappresentano la<br />

componente con gli interessi<br />

più forti in questo senso.<br />

Sulla base della sua ricca<br />

esperienza in questo<br />

ambito, cosa piace agli<br />

investitori?<br />

Sicuramente il fatto di<br />

avere, all’interno delle<br />

proprie direttrici di<br />

crescita e sviluppo, degli<br />

obiettivi chiari. In primis, è<br />

importante che possieda<br />

un’area Ricerca & Sviluppo<br />

solida e improntata<br />

all’innovatività. In secondo<br />

luogo, che abbia sviluppato<br />

una solida consapevolezza<br />

in termini di responsabilità<br />

sociale e ambientale.<br />

Qualcosa, mi spiego, che<br />

vada oltre la compliance alla<br />

normativa e sia integrata<br />

a tutti gli effetti nella<br />

cultura aziendale. E, infine,<br />

è essenziale che si muova<br />

su chiare linee di sviluppo,<br />

che siano comprensibili al<br />

mercato finanziario e che<br />

garantiscano agli investitori<br />

un’opportunità di investire<br />

sulle sfide (ma anche sulle<br />

grandi opportunità, non<br />

lo dimentichiamo) che<br />

caratterizzano il futuro di<br />

un determinato settore, in<br />

questo caso il pharma. Al di<br />

là dell’aspetto di rischiosità,<br />

che è comunque sempre da<br />

considerare nella conduzione<br />

del business, vedrei<br />

infatti anche importanti<br />

opportunità.<br />

Il fatto che non sia possibile<br />

attribuire un riconoscimento<br />

unico e preciso agli sforzi di<br />

un’azienda verso dinamiche<br />

sostenibili può creare<br />

equivoci che rischiano di non<br />

valorizzarne l’impegno?<br />

Si tratta di questioni molto<br />

complesse. Il mio consiglio è<br />

quello di evitare di inseguire<br />

certificazioni che abbiano<br />

un valore esclusivamente<br />

autoreferenziale, un<br />

atteggiamento di eccessiva<br />

semplificazione che può<br />

diventare addirittura<br />

rischioso. La sostenibilità<br />

è un percorso, un viaggio<br />

nell’ambito del quale le<br />

aziende devono prendere<br />

coscienza delle proprie<br />

responsabilità così come<br />

avere contezza delle grandi<br />

opportunità che il momento<br />

di grande trasformazione<br />

presenta. Detto questo,<br />

esistono dei rating e tutta<br />

una serie di modalità di<br />

valutazione su cui le aziende<br />

possono essere ingaggiate<br />

e ingaggiarsi in percorsi di<br />

continuo miglioramento.<br />

Tuttavia, il fine, lo ricordo, non<br />

deve essere quello di ottenere<br />

un “bollino”, bensì quello di<br />

creare valore: la certificazione<br />

può essere interpretata, al<br />

limite, come un obiettivo di<br />

miglioramento parziale, ma<br />

non certo come il punto di<br />

arrivo. Le dirò anche che punti<br />

di arrivo in un’azienda ce ne<br />

sono ben pochi: sul cammino<br />

di ogni realtà industriale,<br />

infatti, si stagliano sfide<br />

sistemiche che la obbligano<br />

a migliorare e progredire per<br />

continuare a sopravvivere e<br />

a essere competitiva. E, in<br />

ogni caso, qualsiasi rating ha<br />

una connotazione dinamica<br />

e prevede un miglioramento<br />

continuo nel tempo.<br />

47


SOSTENIBILE<br />

DALLE RADICI<br />

ALLA PUNTA<br />

DELLE FOGLIE<br />

La sostenibilità nelle<br />

compagnie farmaceutiche<br />

non può restare chiusa tra le<br />

mura aziendali: il controllo<br />

dell’impatto lungo l’intera<br />

catena di valore sta diventando<br />

inderogabile e deve fare capo a<br />

una figura dedicata. Per il bene<br />

dell’immagine, ma anche del<br />

bilancio<br />

Valentina Guidi<br />

Negli ultimi anni l’attenzione<br />

alla sostenibilità ambientale<br />

e sociale è aumentata in tutti<br />

i settori industriali, tanto da<br />

vedere la nascita dell’acronimo<br />

Esg (Environmental, social,<br />

governance) per sottolineare<br />

l’interdipendenza tra questi<br />

due aspetti e i criteri gestionali<br />

di un’azienda. L’aumentata<br />

sensibilità ambientale<br />

causata dalla presa di<br />

coscienza collettiva relativa al<br />

cambiamento climatico e dagli<br />

stringenti obiettivi dell’Agenda<br />

ONU 2030, insieme all’inizio<br />

dello sdoganamento delle varie<br />

forme di diversità come valore<br />

piuttosto che come difetto,<br />

stanno infatti cambiando<br />

profondamente le politiche<br />

aziendali e le direzioni di<br />

investimento.<br />

48


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ATTENZIONE AI<br />

FATTORI ESG<br />

Il crescente impatto finanziario<br />

delle tematiche Esg rende<br />

inderogabile prestare<br />

attenzione all’integrazione di<br />

queste tre tematiche. Infatti,<br />

secondo lo studio di Deloitte<br />

intitolato “Life sciences and<br />

healthcare companies navigate<br />

Esg”, il 58% delle compagnie<br />

intervistate ritiene che i<br />

valori Esg possano essere<br />

determinanti per attrarre e<br />

trattenere talenti, mentre il 52%<br />

pensa che l’immagine della<br />

compagnia possa esserne<br />

influenzata. Per settori in<br />

cui la mission aziendale è<br />

necessariamente improntata<br />

alla salute e al benessere<br />

delle persone, il passo verso<br />

la salute e il benessere<br />

dell’ambiente e della società è<br />

breve: l’integrazione dei valori<br />

Esg ha quindi un valore e<br />

un’importanza particolari.<br />

Una volta deciso di incorporare<br />

la sostenibilità nei valori<br />

aziendali tocca però capire<br />

a quali standard fare<br />

riferimento. E qui le cose<br />

si complicano. Le aziende<br />

dei settori healthcare e life<br />

sciences non utilizzano infatti<br />

standard comuni e questo<br />

rende difficile paragonare<br />

il loro livello di maturità in<br />

ambito di sostenibilità. Se lo<br />

standard della Task Force<br />

on climate-related financial<br />

disclosures (Tcfd) sembra il<br />

più utilizzato, come conferma<br />

il suo impiego da parte del<br />

58% delle aziende intervistate<br />

da Deloitte nella sua analisi,<br />

non è infatti di certo l’unico<br />

a cui si affidano le aziende.<br />

L’International integrated<br />

reporting council (IIRC), il<br />

Sustainability accounting<br />

standards board (SABS), il<br />

Greenhouse gas protocol (GHG)<br />

e la Global reporting initiative<br />

(GRI) sono ulteriori esempi che<br />

mostrano quanto il panorama<br />

dei riferimenti in fatto di<br />

sostenibilità sia variegato.<br />

AFFONDARE LE<br />

RADICI NELLA<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

Ma non è solo la carenza<br />

di standard condivisi a<br />

rappresentare una sfida per<br />

la sostenibilità nel pharma.<br />

Spesso, infatti, l’attenzione è<br />

rivolta esclusivamente a ciò<br />

che accade all’interno delle<br />

mura aziendali: il controllo delle<br />

emissioni, lo smaltimento dei<br />

rifiuti, una governance etica<br />

e sostenibile, un ambiente<br />

di lavoro sensibile verso le<br />

differenze e solidale con le<br />

esigenze dei lavoratori. Nel<br />

settore farmaceutico però il<br />

prodotto finito è solo uno dei<br />

passaggi di una catena del<br />

valore lunga e articolata, fatta<br />

di fornitori, materie prime,<br />

trasporti e magazzini.<br />

Come sottolineato da<br />

Josephine Romano, partner<br />

e responsabile della practice<br />

area Corporate Compliance<br />

in Deloitte durante la prima<br />

edizione dell’evento <strong>Pharma</strong><br />

Sustainability organizzato da<br />

MakingLife, l’attenzione alla<br />

sostenibilità non può esulare<br />

dalla considerazione della<br />

supply chain. Nonostante<br />

la normativa europea sia<br />

variegata e in continuo<br />

mutamento, infatti, non<br />

sembrano previste marce<br />

indietro ed esempi come la<br />

Sustainable due diligence<br />

directive pongono un chiaro<br />

accento proprio sulla catena<br />

del valore. La catena di<br />

approvvigionamento esce<br />

quindi dal cono d’ombra<br />

in cui spesso è rimasta<br />

soprattutto in ambito di<br />

sostenibilità, poiché spesso<br />

le aziende farmaceutiche<br />

hanno lavorato per fissare e<br />

raggiungere i propri obiettivi<br />

solo considerando il proprio<br />

impatto e tralasciando quel che<br />

viene prima, ma anche dopo, la<br />

produzione di un farmaco.<br />

Determinante è quindi oggi<br />

più che mai la valutazione<br />

dell’impatto in termini di<br />

sostenibilità dell’intera<br />

supply chain, sia per quanto<br />

riguarda le emissioni, sia per<br />

quanto concerne l’utilizzo<br />

dell’energia e dei trasporti,<br />

senza dimenticare l’aspetto<br />

sociale legato ai diritti dei<br />

lavoratori e all’etica del lavoro.<br />

Tutti fattori che potrebbero<br />

rientrare direttamente nella<br />

qualifica del fornitore e venire<br />

periodicamente verificati<br />

attraverso degli audit, pratiche<br />

note al settore ma che<br />

solitamente esulano dagli<br />

aspetti legati alla sostenibilità.<br />

Affondare le radici della<br />

produzione di un farmaco in<br />

processi sostenibili è quindi<br />

uno dei fattori chiave illustrati<br />

da Romano per raggiungere i<br />

più attuali obiettivi in materia di<br />

sostenibilità e di valori Esg. Ma<br />

non è l’unico.<br />

GESTIRE<br />

DALL’ALTO<br />

La gestione degli aspetti legati<br />

alla sostenibilità può diventare<br />

molto complessa, tanto più se<br />

oltre all’azienda produttrice<br />

vi è la necessità di tenere<br />

sotto controllo l’intera supply<br />

chain. Non solo: sviluppare<br />

una govenance che sia<br />

coerente con i valori legati alla<br />

sostenibilità e possa integrarsi<br />

con gli aspetti ambientali e<br />

sociali è un’impresa tutt’altro<br />

che semplice. Eppure per<br />

raggiungere gli obiettivi<br />

Esg questo è un aspetto<br />

fondamentale, come sottolinea<br />

Romano, proprio perché<br />

permette di sviluppare gli<br />

strumenti utili alla messa<br />

a terra degli obiettivi di<br />

sostenibilità.<br />

Ecco quindi nascere la<br />

necessità di avere al proprio<br />

interno un esperto dedicato,<br />

che si occupi di monitorare<br />

l’evoluzione delle normative,<br />

le comprenda e possa quindi<br />

individuare gli strumenti<br />

migliori per raggiungere gli<br />

obiettivi richiesti. A livello<br />

gerarchico il Sustainability<br />

manager o Chief sustainability<br />

officier deve potersi confrontare<br />

con la dirigenza aziendale per<br />

proporre l’implementazione<br />

delle azioni necessarie,<br />

quindi la sua individuazione<br />

va a impattare in modo<br />

significativo sull’organigramma<br />

dell’impresa, richiedendo perciò<br />

un’attenta pianificazione.<br />

La necessità di una figura<br />

dedicata in ambito Esg<br />

sta diventando ancora più<br />

pressante poiché i parametri<br />

legati alla sostenibilità<br />

potrebbero presto rientrare nei<br />

Kpi aziendali. Senza contare il<br />

modello benefit, istituito dalla<br />

Legge di Stabilità 2016, che va<br />

ad affiancare agli obiettivi di<br />

profitto tipici delle società di<br />

capitali, anche degli obiettivi di<br />

beneficio comune, ad esempio<br />

in abito di ricerca o di centralità<br />

del paziente. Essere sostenibili<br />

sta quindi diventando un must<br />

per le aziende farmaceutiche<br />

e per esserlo fino in fondo<br />

bisogna partire sì dalle radici<br />

della supply chain, ma anche<br />

arrivare alla punta delle foglie,<br />

perché l’integrazione della<br />

governance agli obiettivi di<br />

sostenibilità è il punto in cui<br />

tutte le normative in materia<br />

stanno convergendo.<br />

Riferimenti:<br />

Life sciences and health care<br />

companies navigate Esg. Deloitte<br />

Intervento di Josephine Romano<br />

(Deloitte) a <strong>Pharma</strong> Sustainability<br />

49


SUSTAINABILITY<br />

IS A SERIOUS GAME<br />

Affinchè la transizione verso la<br />

sostenibilità abbia successo<br />

è necessario coinvolgere tutti<br />

i componenti di un’azienda.<br />

I serious game aiutano a<br />

creare uno spirito di squadra<br />

trasformando il concetto di<br />

sostenibilità da mera teoria<br />

a un’esperienza pratica e<br />

coinvolgente<br />

Federica Tozzi & Alessandro Mazzi<br />

Co-founder di Onoblo<br />

Intraprendere la strada della sostenibilità<br />

aziendale è molto più di una serie<br />

di pratiche ecologiche da adottare:<br />

è un’immersione profonda in un<br />

cambiamento culturale che abbraccia<br />

l’essenza stessa di chi siamo e di come<br />

operiamo. Prima di iniziare questo<br />

viaggio, quindi, crediamo sia innanzitutto<br />

necessario avere la consapevolezza che<br />

la sostenibilità non è tanto un traguardo<br />

raggiungibile grazie a un elenco di azioni<br />

o miglioramenti, ma somiglia più a una<br />

sfida coinvolgente, che permea ogni<br />

angolo dell’organizzazione.<br />

La reale trasformazione, infatti, non<br />

sta tanto nell’adeguamento a nuove<br />

regole: proviamo a coglierla come un<br />

invito a riconsiderare il nostro rapporto<br />

con l’ambiente, con i collaboratori e con<br />

il mondo in generale. Ecco che, così,<br />

diventa un cambiamento che abbraccia la<br />

complessità del nostro sistema operativo,<br />

arrivando a scuotere le fondamenta delle<br />

normali dinamiche aziendali. Essere<br />

parte di questo processo significa essere<br />

consapevoli della nostra responsabilità<br />

collettiva e guardare al di là delle azioni<br />

immediate, immergendoci in un percorso<br />

sostenibile che coinvolge cuore, mente e<br />

azione concreta.<br />

MA COME FARE PER<br />

METTERSI IN GIOCO?<br />

Il gioco è una parte fondamentale del<br />

nostro essere: è così che iniziamo a<br />

esplorare il mondo, sviluppiamo la<br />

nostra creatività e impariamo a risolvere<br />

problemi, da quelli più semplici a quelli<br />

più complessi, incamerando nuove<br />

possibili soluzioni che ci torneranno<br />

utili nella vita. Incorporare questa<br />

pura espressione della nostra natura<br />

all’interno della cultura aziendale<br />

riporta l’essenza dell’apprendimento<br />

giocoso e immediato nella nostra vita<br />

professionale. In ogni gioco, a ben<br />

pensarci, esistono regole e obiettivi, e<br />

ogni giocatore partecipa attivamente,<br />

svolgendo un ruolo chiave per<br />

raggiungere il risultato finale; ora,<br />

immagina di essere quel giocatore e<br />

50


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

di poter contribuire con le tue azioni<br />

al successo della squadra aziendale<br />

nella corsa verso la sostenibilità — non<br />

vorresti partecipare?<br />

È proprio in questo momento che<br />

possono aggiungersi alla partita i<br />

facilitatori della tua squadra: guidando<br />

il gruppo di lavoro tra varie tipologie<br />

di serious gaming, infatti, possono<br />

trasformare il concetto di sostenibilità<br />

da mera teoria a un’esperienza pratica e<br />

coinvolgente. Questi strumenti non solo<br />

consentono di trasmettere conoscenze,<br />

ma anche di creare un ambiente in cui<br />

ognuno si possa sentire a suo agio,<br />

coinvolto e responsabile. Ecco alcuni<br />

“giochi seri” funzionali in quest’ottica:<br />

Role Play e simulazioni: entrare nei<br />

panni di un decision maker ambientale<br />

consente di imparare facendo e vedendo<br />

i risvolti diretti delle decisioni.<br />

Photo Coaching: ispirando l’ideazione<br />

creativa e il dialogo, questa attività<br />

consente di catturare l’essenza della<br />

sostenibilità attraverso le immagini.<br />

LEGO® Serious Play®: costruire<br />

soluzioni sostenibili – letteralmente<br />

mattoncino per mattoncino – dà forma a<br />

idee tangibili, portando alla luce soluzioni<br />

alternative.<br />

Tuttavia, i serious game rappresentano<br />

solo una parte di un approccio più<br />

ampio. Allora entriamo in profondità<br />

nel cuore della questione, abbracciando<br />

l’approccio sistemico alla sostenibilità<br />

aziendale: questo non riguarda solo<br />

l’adozione di pratiche sostenibili, ma una<br />

trasformazione completa che coinvolge<br />

processi, individui e cultura aziendale nel<br />

loro insieme.<br />

IL MODELLO DELLE<br />

TRE DIMENSIONI<br />

Immagina di guardare il mondo<br />

attraverso lenti in grado di rivelarti non<br />

solo ciò che è visibile in superficie, ma<br />

anche ciò che si cela in profondità: è il<br />

punto di vista che ti può offrire questo<br />

modello. Così come vedere qualcosa in<br />

3D ci offre una percezione più immersiva<br />

e coinvolgente, così considerare tutte le<br />

tre dimensioni lavorative — operativa,<br />

individuale e culturale — consente<br />

di esplorare le complessità della<br />

sostenibilità aziendale in modo più ricco<br />

e dettagliato.<br />

Ogni sfida che affrontiamo nel nostro<br />

percorso verso la sostenibilità, infatti, può<br />

presentare molteplici sfaccettature, quasi<br />

si trattasse di un puzzle complesso, con<br />

pezzi che si incastrano in modi a volte<br />

inaspettati. Ogni procedura operativa<br />

da ottimizzare, ogni comportamento<br />

individuale da influenzare positivamente<br />

e ogni cultura aziendale da trasformare<br />

forma parte integrante del quadro finale.<br />

È solo guardando al di là della superficie<br />

che possiamo scoprire i legami invisibili<br />

che uniscono questi elementi e costruire<br />

soluzioni che riescano a completare<br />

l’immagine della sostenibilità aziendale.<br />

Per questo motivo non limitiamoci a<br />

un approccio lineare: abbracciamo la<br />

complessità e la ricchezza delle tre<br />

dimensioni, lavorando insieme per creare<br />

un cambiamento reale e duraturo, in<br />

ognuno di questi ambiti:<br />

DIMENSIONE OPERATIVA: partiamo dal<br />

quotidiano, dalle attività operative che<br />

guidano il cuore dell’azienda, perché il<br />

cambiamento inizia proprio da qui. Non<br />

con soluzioni preconfezionate, perché<br />

crediamo che ogni situazione richieda un<br />

approccio personalizzato: collaborando<br />

con il team, individuiamo piccole azioni<br />

che, pur semplici, possono però fare una<br />

grande differenza.<br />

Questo significa non solo applicare<br />

nuove procedure, ma anche realizzare<br />

sistemi di gestione e procedure operative<br />

mirate, che favoriscano la condivisione<br />

degli obiettivi, governino le azioni<br />

e monitorino i progressi verso una<br />

maggiore sostenibilità. E poi, adottare<br />

i principi del miglioramento continuo<br />

e della qualità totale: solo attraverso<br />

un impegno costante e una ricerca<br />

incessante di eccellenza possiamo<br />

massimizzare l’efficacia degli sforzi<br />

verso la sostenibilità.<br />

DIMENSIONE INDIVIDUALE: la vera<br />

magia accade quando ci soffermiamo<br />

a scoprire il potenziale unico che<br />

appartiene a ognuno, una risorsa<br />

preziosa che portiamo con noi ogni<br />

giorno. Programmi formativi coinvolgenti<br />

e innovativi consentono di lavorare<br />

sul mindset di tutti i collaboratori, dal<br />

management agli operativi, in modo<br />

che ogni persona abbia il potenziale<br />

per diventare promotore e attore del<br />

cambiamento per la sostenibilità.<br />

Trasformare il processo di<br />

apprendimento in un’avventura su<br />

misura per il team e per ogni suo<br />

componente fa sì che ognuno possa<br />

diventare protagonista del cambiamento,<br />

pronto a influenzare positivamente non<br />

solo il futuro dell’azienda, ma anche<br />

quello del mondo che lo circonda.<br />

Da sempre, crediamo fortemente<br />

nell’importanza della componente<br />

umana: la riduzione di sprechi e<br />

l’aumento della qualità si realizzano<br />

come conseguenza.<br />

DIMENSIONE CULTURALE: in<br />

quell’ambito delicato e sempre<br />

diverso che è la cultura aziendale,<br />

diventa fondamentale che gli agenti di<br />

trasformazione siano pronti a collaborare<br />

per creare un ambiente di lavoro in cui<br />

la sostenibilità assuma un ruolo più<br />

centrale. La priorità è pensare all’azienda<br />

in maniera sistemica e sviluppare una<br />

cultura condivisa dell’impegno continuo<br />

verso una maggior sostenibilità.<br />

Ogni piccolo passo, ogni successo verso<br />

la sostenibilità è infatti una vittoria per<br />

tutto il team: per questo è fondamentale<br />

creare un sistema valoriale di riferimento<br />

e un senso comune di scopo che<br />

supportino l’impegno individuale<br />

quotidiano nel compiere azioni più<br />

sostenibili. Insieme, è possibile costruire<br />

una comunità in cui ognuno si senta<br />

coinvolto e responsabile, lavorando per<br />

un futuro migliore.<br />

Il cambiamento sostenibile non è<br />

solo un’idea; diventa un’avventura<br />

coinvolgente quando si abbraccia<br />

l’approccio giusto. Con un metodo<br />

centrato sulla persona e arricchito da<br />

elementi di gioco, la sostenibilità va oltre<br />

il semplice adempimento di un dovere<br />

aziendale: diventa una sfida stimolante e<br />

gratificante.<br />

È tempo di trasformare il modo in cui<br />

concepiamo e gestiamo il business,<br />

integrando lo sviluppo sostenibile a tutti<br />

i livelli.<br />

51


Debora Ghietti<br />

ESG advisor e membro del network<br />

Sustainability makers<br />

L’industria farmaceutica ha una<br />

responsabilità cruciale nella promozione<br />

del benessere e della salute delle<br />

persone e del pianeta. Proprio per questo<br />

motivo, a prescindere dalle numerose<br />

regolamentazioni e crescenti pressioni,<br />

risulta fondamentale per le aziende<br />

di questo settore adottare politiche di<br />

sostenibilità ambientale, sociale ed<br />

economica.<br />

GIUNGLA NORMATIVA<br />

UNA BUSSOLA PER LA<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

Il bilancio di sostenibilità rappresenta<br />

uno strumento indispensabile per<br />

focalizzarsi sulle proprie attività<br />

e guardarle nell’ottica della<br />

responsabilità, valutandone l’impatto<br />

su ambiente, società ed economia<br />

Da qualche anno si legge e si parla di<br />

responsabilità sociale e sostenibilità;<br />

tuttavia, è ancora molto in divenire sia la<br />

regolamentazione che la consapevolezza<br />

su queste tematiche. Il quadro normativo<br />

è ancora molto complesso: a livello<br />

internazionale esistono oltre 600 leggi<br />

o regolamenti che richiedono alle<br />

aziende di rispondere sulla sostenibilità<br />

come la Csrd (Corporate sustainability<br />

reporting directive, è una direttiva<br />

dell’Unione europea proposta come<br />

parte del Green Deal europeo che<br />

mira a migliorare e standardizzare<br />

la comunicazione delle informazioni<br />

sulla sostenibilità da parte delle<br />

imprese) o la Sspa(SFDR, Sustainable<br />

finance disclosure regulation, è un<br />

regolamento UE indirizzata a migliorare<br />

la trasparenza delle informazioni<br />

finanziarie sulla sostenibilità). Districarsi<br />

in questo dedalo normativo richiede<br />

focalizzazione e la possibilità di affrontare<br />

il processo in modo globale ma con una<br />

programmazione puntuale.<br />

I NUMEROSI AMBITI<br />

DI INTERVENTO<br />

La sostenibilità nell’industria farmaceutica<br />

può manifestarsi in diverse aree chiave,<br />

come la ricerca e sviluppo di nuovi<br />

farmaci: le aziende investono ingenti<br />

risorse in questa attività e integrare criteri<br />

di sostenibilità in questo processo può<br />

52


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

portare a sviluppare farmaci più sicuri<br />

ed efficaci con un impatto ambientale<br />

ridotto. La produzione di farmaci può<br />

comportare l’uso di risorse naturali (tra<br />

cui acqua, energia e materiali di origine<br />

biologica e chimica) e la generazione<br />

di rifiuti (solidi, liquidi e pericolosi). La<br />

produzione e la distribuzione di farmaci<br />

possono generare emissioni di gas<br />

serra, contribuendo al cambiamento<br />

climatico e al riscaldamento globale. Gli<br />

scarichi di acque reflue dalle strutture<br />

di produzione farmaceutica possono<br />

contenere sostanze chimiche nocive<br />

che possono contaminare le risorse<br />

idriche e danneggiare gli ecosistemi.<br />

Risulta necessario, etico e non solo<br />

obbligatorio adottare pratiche di<br />

produzione responsabile per ridurre al<br />

minimo l’impatto ambientale dei processi<br />

produttivi; questo significa investire in<br />

tecnologie e processi più efficienti dal<br />

punto di vista energetico per ridurre il<br />

consumo di energia e le emissioni di gas<br />

serra associate alle proprie operazioni e a<br />

quelle della catena di fornitura, preferendo<br />

fornitori che adottano pratiche sostenibili<br />

e rispettano gli standard ambientali<br />

e sociali. Un altro aspetto è legato<br />

all’accesso ai farmaci, diritto umano<br />

fondamentale. L’impegno per garantire<br />

che i medicinali siano accessibili a tutte<br />

le persone che ne hanno bisogno, anche<br />

in contesti socioeconomici svantaggiati<br />

è diventato un Kpi delle performance<br />

di sostenibilità. Infine, la trasparenza è<br />

essenziale per costruire la fiducia del<br />

pubblico nell’industria farmaceutica.<br />

Le aziende devono essere trasparenti<br />

riguardo ai loro processi decisionali,<br />

alle pratiche commerciali e agli impatti<br />

ambientali e sociali delle loro attività e<br />

comunicare la loro trasparenza in modo<br />

chiaro e semplice per i consumatori e i<br />

pazienti.<br />

IL RUOLO DEL<br />

BILANCIO DI<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

L’adozione del bilancio di sostenibilità<br />

comporta una serie di benefici per<br />

le aziende farmaceutiche. Alcuni<br />

di questi includono la gestione del<br />

rischio: il bilancio di sostenibilità aiuta<br />

a identificare e gestire i rischi associati<br />

all’attività, inclusi quelli legati all’etica,<br />

alla conformità normativa e all’impatto<br />

ambientale. In tema di reputazione e<br />

Brand Equity, le aziende che dimostrano<br />

un impegno per la sostenibilità tendono<br />

ad avere una reputazione più positiva tra<br />

i consumatori, i pazienti, gli investitori<br />

e altri stakeholder, il che può tradursi<br />

in una maggiore fiducia e fedeltà del<br />

cliente. L’integrazione della sostenibilità<br />

nei processi aziendali può anche<br />

stimolare l’innovazione e portare a<br />

soluzioni più creative e sostenibili per le<br />

sfide del settore. Un forte impegno per<br />

la sostenibilità, infine, può aumentare<br />

l’accesso ai mercati internazionali, dove<br />

sempre più governi e organizzazioni<br />

richiedono alle aziende di dimostrare il<br />

loro impatto sociale e ambientale.<br />

DIFFICOLTÀ<br />

OGGETTIVE...<br />

Nonostante i numerosi benefici,<br />

l’implementazione del bilancio di<br />

sostenibilità comporta anche una serie<br />

di sfide. L’industria farmaceutica è<br />

caratterizzata da complessità uniche,<br />

tra cui la regolamentazione, la lunga<br />

durata dei cicli di sviluppo dei prodotti<br />

e la pressione economica per generare<br />

profitti. Inoltre, non esistono ancora<br />

metriche standardizzate per misurare<br />

l’impatto sociale e ambientale delle<br />

attività, il che rende difficile confrontare<br />

e valutare le prestazioni delle diverse<br />

realtà del settore. L’implementazione di<br />

pratiche sostenibili può comportare costi<br />

iniziali elevati, specialmente per le piccole<br />

e medie imprese che potrebbero avere<br />

risorse limitate. Tuttavia, a prescindere<br />

dagli obblighi normativi che tra qualche<br />

anno coinvolgeranno direttamente o<br />

indirettamente tutte le imprese, i costi<br />

della sostenibilità rappresentano un<br />

investimento necessario per restare<br />

sul mercato e, in alcuni casi, aiutano a<br />

diventare altamente competitivi. Un’altra<br />

sfida è quella della consapevolezza sul<br />

tema: alcune aziende non sono ancora<br />

pienamente consapevoli della necessità,<br />

ma soprattutto dell’opportunità, che<br />

rappresenta la sostenibilità. Come se<br />

non bastasse, anche i consumatori finali<br />

sono poco consapevoli delle pratiche di<br />

sostenibilità che l’industria farmaceutica<br />

sta attuando.<br />

… E PERCEZIONE DEI<br />

CONSUMATORI<br />

Una recente indagine BVA DOXA,<br />

presentata a novembre 2023<br />

in occasione della cerimonia di<br />

premiazione degli Oscar di Bilancio,<br />

evidenzia che tra i settori percepiti<br />

come più attivi sui temi sostenibili,<br />

quello farmaceutico non compare<br />

nemmeno tra i primi dieci (l’industria<br />

pesante, ultima di questa top-ten, è<br />

stata indicata dall’8% degli intervistati),<br />

mentre il 26% dei consumatori e<br />

consumatrici pensa che “nessuno<br />

si impegna realmente”. E se il 64%<br />

delle persone intervistate ha sentito<br />

parlare di responsabilità sociale, solo<br />

il 30% considera familiari i criteri Esg<br />

e il 47% pensa che si tratti solo di<br />

operazioni di facciata e non di azioni<br />

concrete. Sarà quindi necessario un<br />

ulteriore sforzo per rendere pubblico e<br />

comprensibile il reale impegno verso<br />

il pianeta e le persone. Queste sfide<br />

possono rendere difficile l’integrazione<br />

della sostenibilità in tutti gli ambiti<br />

delle attività aziendali; difficoltà che<br />

sarà possibile superare affrontando il<br />

processo con metodo e coinvolgendo<br />

tutte le persone dell’azienda nel<br />

percorso, a partire dal board che dovrà<br />

indicare la strada e abbracciare con<br />

ferma volontà la transizione.<br />

Lo dimostra il bilancio di Chiesi<br />

Farmaceutica, che apre il documento<br />

con una lettera della vicepresidente<br />

Maria Paola Chiesi, che scrive: «Non<br />

è più possibile fare le cose come le<br />

si è sempre fatte». Il loro bilancio<br />

di sostenibilità è stato premiato<br />

all’ultimo Oscar di Bilancio ma<br />

oggettivamente, al di là del meritato<br />

premio, si legge in ogni pagina il<br />

convincimento di un’azienda che ha<br />

deciso di trasformarsi in B-Corp e ha<br />

abbracciato in ogni settore la spinta<br />

sostenibile. E anche il fatturato cresce.<br />

Sicuramente non è mai semplice<br />

modificare processi, impostare<br />

nuove strutture o policy; tuttavia,<br />

in questo cambiamento globale,<br />

risulta fondamentale fare la propria<br />

parte e il settore farmaceutico ha<br />

un’implicazione etica più importante<br />

che riguarda la salute delle persone.<br />

53


FRANCIA<br />

Investimenti per catturare talenti<br />

F I N A N C E<br />

SPYGLASS<br />

Uno sguardo ai<br />

mercati internazionali.<br />

Investimenti e<br />

opportunità di<br />

sviluppo nel settore<br />

farmaceutico<br />

Con i suoi 28,3 miliardi di euro l’industria dell’healthcare si è<br />

posizionata al terzo posto nelle esportazioni francesi nel 2022 e<br />

secondo i dati dell’Oms solo 5 Paesi al mondo dedicano a questo<br />

settore investimenti pubblici e privati maggiori. Ma nell’ottica<br />

di raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 a tema salute e<br />

innovazione, la Francia ha lanciato nel 2022 un ulteriore piano di<br />

investimenti chiamato France 2030, della durata prevista di 5 anni.<br />

Oltre all’investimento di 7,5 miliardi di euro nei settori legati alla<br />

salute, il piano punta all’innovazione in termini di sviluppo di nuovi<br />

medical device e farmaci, soprattutto contro il cancro e le malattie<br />

croniche legate all’invecchiamento. È inoltre prevista la costruzione<br />

di infrastrutture, come 12 nuovi ospedali universitari e 4 bio-cluster.<br />

Tra gli scopi del piano c’è anche attrarre e trattenere personale<br />

qualificato, che potrà trovare nell’healthcare del Paese un ambiente<br />

stimolante e volto all’innovazione.<br />

LIBIA<br />

A maggio la seconda edizione della<br />

<strong>Pharma</strong> Lybia Conference<br />

Per il secondo anno consecutivo la Libia si fa trait d’union tra<br />

la farmaceutica locale e quella internazionale, organizzando<br />

un evento focalizzato sull’innovazione medica e volto a favorire<br />

l’incontro tra professionisti dei settori medico e farmaceutico. La<br />

<strong>Pharma</strong> Lybia Conference <strong>2024</strong> si terrà a Tripoli e si snoderà su<br />

due giornate: il 5 maggio l’evento riguarderà la medicina interna,<br />

l’oncologia e la radiologia, mentre il 6 maggio sarà il turno della<br />

cardiologia, della chirurgia vascolare e della digital health.<br />

A corollario della conferenza, quest’anno gli organizzatori hanno<br />

istituito anche la prima edizione del MedExcellence Award, un<br />

premio che valorizzerà i maggiori successi del settore healthcare<br />

e la cui premiazione avverrà durante la serata di chiusura. La<br />

seconda edizione della <strong>Pharma</strong> Lybia Conference segue un altro<br />

importante evento per il Paese, la <strong>Pharma</strong> Lybia Expo 2023<br />

tenutasi a Benghazi lo scorso ottobre, dimostrando la volontà del<br />

Paese di attrarre partnership e investimenti.<br />

GIORDANIA<br />

Un ruolo di spicco tra i Paesi arabi<br />

La Giordania ha assunto la presidenza della Lega Araba<br />

durante la 113esima edizione dell’Arab economic and<br />

social council tenutasi lo scorso febbraio. Naturalmente<br />

la gestione delle conseguenze della recente crisi del<br />

Mar Rosso è un obiettivo prioritario per i Paesi della<br />

Lega, ma non meno importante è il rafforzamento<br />

della collaborazione economica tra le nazioni, con<br />

un’attenzione particolare all’ottimizzazione delle risorse<br />

e all’integrazione tra i vari settori economici.<br />

Il Paese però conferma anche un’apertura che va<br />

oltre l’area araba. Durante il 2023, infatti, il settore<br />

farmaceutico giordano ha visto un incremento del<br />

19% nelle esportazioni, oltre alla nascita di un’unità<br />

di farmacovigilanza presso il King Hussein Cancer<br />

Center che ha permesso al Paese di fare passi avanti<br />

nell’allineamento ai requisiti della classificazione degli<br />

antibiotici AWaRe emessa dall’Oms. Incrementato anche<br />

il volume di ispezioni condotte dalla Jordan food and<br />

drug administration (Jfda), a testimonianza dello sforzo<br />

del Paese per aumentare il livello di qualità e sicurezza<br />

della propria produzione farmaceutica.<br />

54


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

EMIRATI ARABI UNITI<br />

Standard più alti ma ancora dipendenza<br />

dalle importazioni<br />

VIETNAM<br />

Economia debole ma attraente<br />

Gli Emirati Arabi Uniti confermano la dipendenza dalle importazioni<br />

per sopperire il fabbisogno interno di farmaci e la situazione<br />

non dovrebbe cambiare nel breve e medio termine. Questo trend<br />

è rafforzato anche dalle preferenze culturali verso i farmaci di<br />

marca diffuse nel Paese e dallo scarso sviluppo della produzione<br />

locale di farmaci generici. Ciononostante il governo ha scelto di<br />

incrementare gli investimenti nel settore, con l’obiettivo di stimolare<br />

la produzione interna e smarcarsi sempre di più dalle importazioni.<br />

Inoltre il Paese ha recentemente istituito un’agenzia regolatoria<br />

locale, l’UAE Drug Corporation, al fine di allinearsi agli standard<br />

internazionali e costruire una struttura regolatoria robusta e<br />

trasparente. Grazie a questa agenzia e alle infrastrutture di ricerca<br />

del Paese, come lo KIZAD Life Sciences Hub e il Dubai Science<br />

Park, gli Emirati Arabi Uniti hanno già attirato l’attenzione di diverse<br />

multinazionali farmaceutiche e sperano di continuare a farlo,<br />

ambendo a guidare lo sviluppo del settore nell’area del Medio-<br />

Oriente e del Nord Africa.<br />

Le previsioni di crescita per l’economia vietnamita<br />

sono molto moderate: al 4,7% del 2023 dovrebbe<br />

seguire un 5,5% nel <strong>2024</strong>. Se a questo si aggiunge<br />

che il contesto dell’healthcare nel Paese presenta<br />

notevoli criticità, con infrastrutture poco evolute,<br />

mancanza di personale e carenza di fondi, il<br />

Vietnam non sembrerebbe certo il luogo ideale<br />

dove progettare un’espansione del proprio<br />

business.<br />

Non la pensa però così AstraZeneca, che ha deciso<br />

di rafforzare la sua presenza nel Paese siglando<br />

un accordo lo scorso ottobre per una significativa<br />

collaborazione con un’azienda farmaceutica<br />

locale, la Medochemie Company. In questo modo,<br />

la multinazionale aiuterà a sostenere l’ambizioso<br />

progetto governativo di rendere il Vietnam l’hub<br />

della produzione farmaceutica nel sud-est asiatico<br />

nei prossimi 10-20 anni. Le opportunità offerte dal<br />

mercato vietnamita stanno inoltre attraendo anche<br />

altri investimenti privati esteri, provenienti ad<br />

esempio dal Giappone e dalla Corea del Sud.<br />

MALESIA<br />

Punto di convergenza del turismo medico asiatico?<br />

Nel 2023 l’economia malese è cresciuta del 3,7%, un dato al di sotto delle previsioni che ponevano il target tra<br />

il 4% e il 5% e in parte dovuto alla diminuzione delle esportazioni. Una delle strade individuate dal governo per<br />

rilanciare l’economia riguarda proprio il mondo dell’healthcare, visto che per il <strong>2024</strong> è prevista l’erogazione di<br />

41,2 miliardi di RM (Rinngit malesi, equivalenti a circa 8 miliardi di euro) a favore del settore.<br />

In particolare, secondo i dati dell’Unwto (United nations world turism organisation), il turismo medico è<br />

un comparto in crescita nel Paese, con incrementi annuali anche del 16% nel periodo pre-pandemico e<br />

un’entrata di 1,4 miliardi di RM (circa 270 milioni €) nella prima metà del 2023. Il contributo significativo del<br />

settore all’economia malese ha portato al lancio, nel 2018, del Flagship medical tourism hospital programme,<br />

un’iniziativa governativa volta a elevare la qualità dei servizi del turismo medico malese e a rilanciarli in<br />

un’ottica di internazionalizzazione, con l’obiettivo di rendere il Paese un punto di convergenza per il turismo<br />

medico nell’area asiatica. I finalisti del programma sono stati comunicati nel 2023, mentre la sua conclusione<br />

si prospetta nel 2025, come comunicato dal Malaysian healthcare travel council, un’agenzia legata al ministero<br />

della Salute malese.<br />

55


Life Science,<br />

M&A in crescita<br />

nel 2023<br />

F I N A N C E<br />

163<br />

mdl $<br />

valore M&A<br />

2023 life science<br />

(+20%)<br />

11,6%<br />

volumi rispetto<br />

al 2022<br />

+35% -45%<br />

M&A M&A<br />

pharma rispetto<br />

al 2022<br />

- Fusioni e acquisizioni nel<br />

settore farmaceutico hanno<br />

mostrato una ripresa nel<br />

2023; gli esperti di Deloitte<br />

prevedono che i venti<br />

favorevoli continueranno<br />

anche nell’anno in corso,<br />

estendendosi anche al settore<br />

MedTech<br />

Andrea Ossato<br />

nel Medtech<br />

vs 2022<br />

Gli M&A, acronimo di “mergers and acquisitions”,<br />

sono un insieme di operazioni di<br />

fusione e acquisizione tra aziende e rappresentano<br />

una possibile strategia di crescita<br />

aziendale attraverso l’acquisizione di<br />

nuove tecnologie, l’espansione del mercato<br />

e la riduzione dei costi.<br />

Secondo il report di Deloitte che analizza<br />

le tendenze emerse nel corso del 2023 in<br />

tema di M&A, il settore “Life Sciences”,<br />

guidato dal segmento farmaceutico, registra<br />

un trend sopra ogni aspettativa, sia in<br />

termini di valore che di volume delle operazioni,<br />

con accordi per un valore di 163<br />

miliardi di dollari che superano significativamente<br />

i 135 miliardi del 2022 (+20%).<br />

L’oncologia rappresenta l’area terapeutica<br />

nella quale si è registrata la maggior<br />

parte del valore degli accordi nel 2023,<br />

anche se il loro volume totale è diminuito<br />

e si attesta allo stesso livello dei deal tra<br />

società operative nell’ambito delle terapie<br />

per il sistema nervoso centrale e delle<br />

aree “endocrino” e “metabolico”. Prospetticamente,<br />

si ritiene che anche nel <strong>2024</strong><br />

l’oncologia continuerà a essere un forte<br />

motore per l’attività di M&A, supportata in<br />

particolar modo dall’interesse del mercato<br />

56


per i farmaci anticorpo-coniugati (ADC),<br />

gli anticorpi bispecifici e le CAR-T. Inoltre,<br />

la prima approvazione nel 2023 di terapie<br />

basate sulla tecnica di editing genomico<br />

Crispr-Cas9 (Casgevy; exagamglogene<br />

autotemcel per pazienti con anemia falciforme<br />

o beta-talassemia) dovrebbe fornire<br />

un forte impulso anche per gli anni futuri<br />

alle terapie cellulari e geniche, in particolare<br />

per le attività di M&A nel campo delle<br />

malattie rare.<br />

<strong>2024</strong>, bene ma non benissimo<br />

Le prospettive per il <strong>2024</strong> sono altalenanti.<br />

Per quello che riguarda il settore farmaceutico,<br />

nel corso del 2023 molti colossi<br />

hanno annunciato tagli ai costi e dismissioni<br />

con la cessione di attività a società<br />

più piccole e il mantenimento di quote di<br />

minoranza, nonché la vendita di attività in<br />

pipeline ad altre grandi aziende farmaceutiche.<br />

Una tendenza che secondo le stime<br />

dovrebbe continuare anche nel <strong>2024</strong>,<br />

anno nel quale diversi farmaci in varie aree<br />

terapeutiche sono in procinto di perdere<br />

l’esclusività. Tuttavia, proprio questa situazione<br />

dovrebbe essere favorevole a un<br />

reinvestimento dei capitali liberati dalle<br />

operazioni di riorganizzazione aziendale<br />

in operazioni di acquisizione per colmare<br />

le lacune di portafoglio causate dai prodotti<br />

con protezione in scadenza. Difficile,<br />

comunque, assistere ancora alle mega<br />

operazioni finanziarie che si verificavano<br />

fino a qualche anno fa. L’attuale tendenza<br />

del pharma sembra quella di privilegiare<br />

azioni più specifiche – e di minore impegno<br />

finanziario – di open innovation.<br />

Che impatto avranno le GLP-1?<br />

In tema di area terapeutica, Deloitte si<br />

concentra soprattutto sulle dinamiche di<br />

mercato legate al trattamento dell’obesità.<br />

L’ascesa dei farmaci analoghi GLP-1<br />

nel trattamento dell’obesità ha generato<br />

significative opportunità di crescita nel<br />

settore farmaceutico per le aziende coinvolte<br />

nella loro produzione in tutte le fasi<br />

di sviluppo dei farmaci. Parallelamente,<br />

però, l’efficacia clinica dei GLP-1 su obesità<br />

e malattie a essa associate ha suscitato<br />

preoccupazioni tra le aziende farmaceutiche<br />

e medtech che offrono già soluzioni<br />

terapeutiche, le quali si vedono ora minacciate<br />

da questa nuova classe di farmaci.<br />

Secondo le previsioni del report, queste<br />

farmaceutiche esploreranno opzioni tera-<br />

Dato l’impatto<br />

che l’intelligenza<br />

artificiale sta<br />

avendo su<br />

tutti i settori<br />

dell’economia, è<br />

facile prevedere<br />

che anche le<br />

aziende life<br />

science saranno<br />

coinvolte<br />

peutiche per l’obesità di più alto livello o si<br />

orienteranno verso attività complementari,<br />

spostando il loro interesse verso ambiti<br />

terapeutici considerati “resistenti ai GLP-<br />

1”, come le malattie rare, la neurologia e<br />

l’oncologia. Al contempo, si prevede che<br />

le imprese operanti nel settore MedTech<br />

indaghino opportunità non influenzate<br />

dai GLP-1 o ambiti in cui il prolungamento<br />

della vita umana possa tradursi in una<br />

maggiore domanda di trattamenti.<br />

Dato l’impatto che l’intelligenza artificiale<br />

sta avendo su tutti i settori dell’economia,<br />

è facile prevedere che anche le aziende life<br />

science saranno coinvolte: «I nostri clienti<br />

– afferma il report – hanno espresso<br />

un rinnovato interesse per questo settore<br />

e nel terzo e quarto trimestre sono state<br />

siglate diverse partnership per lo sviluppo<br />

di farmaci basati sull’IA».<br />

Il settore MedTech, promessa<br />

dell’anno<br />

Nel 2023 l’attività MedTech e quella diagnostica<br />

sono diminuite sia nelle fusioni che<br />

nelle acquisizioni. Le società hanno infatti<br />

focalizzato la loro attenzione su dismissioni<br />

e trasformazioni piuttosto che sulla<br />

ricerca di nuove vie di espansione. Di conseguenza,<br />

il valore totale degli accordi si è<br />

ridotto di quasi il 45% anno su anno fino a<br />

raggiungere i 13,5 miliardi di dollari (sebbene<br />

il loro volume sia in realtà aumentato).<br />

Tuttavia, sembra che proprio il settore<br />

MedTech possa godere delle migliori prospettive<br />

per l’anno a venire grazie alla spinta<br />

offerta dalla generale espansione tecnologica<br />

e in particolare dal boost impresso<br />

dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale.<br />

Per questo settore, infatti, è prevista una<br />

significativa crescita dopo un periodo di<br />

rallentamento nel 2022 e 2023.<br />

Il 2023 dunque non sarà considerato un<br />

anno eccezionale per le fusioni e acquisizioni<br />

nel settore del Life Sciences, ma nel<br />

complesso il valore delle operazioni e l’attività<br />

delle transazioni sono stati resilienti<br />

nonostante diversi fattori macroeconomici<br />

sfavorevoli. Secondo gli esperti di Deloitte,<br />

grazie al potenziale rimbalzo del settore<br />

MedTech, il contesto M&A per il <strong>2024</strong><br />

dovrebbe risultare favorevole e in crescita<br />

rispetto all’anno appena trascorso.<br />

Consulta il report di Deloitte<br />

57


F I N A N C E<br />

10<br />

mld $<br />

in follow-on nel<br />

primo bimestre<br />

<strong>2024</strong><br />

-85%<br />

calo di Moderna<br />

dopo la pandemia<br />

3000%<br />

crescita di<br />

Moderna durante<br />

la pandemia<br />

150<br />

mld $<br />

liquidità<br />

di Apple<br />

Mercati biotech,<br />

primi segnali<br />

di ripresa<br />

Simone Montonati<br />

58


- Dopo due anni di crisi,<br />

gli investitori sembrano<br />

nuovamente rivolgere la<br />

loro attenzione – seppur con<br />

prudenza – al settore biotech<br />

A inizio marzo di quest’anno, la biotech<br />

Apogee Therapeutics, recentemente approdata<br />

al Nasdaq, ha annunciato la chiusura<br />

di un round di follow-on da 483<br />

milioni di dollari, una cifra che estende<br />

la liquidità della società fino al primo<br />

trimestre del 2028. Per i non tecnici,<br />

il follow-on è una raccolta di fondi da<br />

parte di un’azienda che ha già ricevuto<br />

un certo livello di investimenti iniziali.<br />

In questo caso, la biotech americana –<br />

che sviluppa farmaci per il trattamento<br />

di dermatite atopica, broncopneumopatia<br />

cronica ostruttiva e con altre indicazioni<br />

infiammatorie e immunologiche<br />

– era stata quotata in Borsa a luglio del<br />

2023 con un’offerta da circa 300 milioni<br />

di dollari. In questa nuova operazione<br />

ha ottenuto altri finanziamenti con un<br />

premio del 4,6% rispetto al suo valore<br />

di Borsa prima dell’annuncio dell’operazione<br />

e ha chiuso la settimana di quotazioni<br />

con una crescita dell’8,9%. Si<br />

tratta del più grande primo follow-on<br />

per una biotech entro un anno dalla sua<br />

Ipo (acronimo di Initial public offering<br />

- Offerta pubblica iniziale – è il processo<br />

attraverso il quale una società privata<br />

offre le sue azioni per la prima volta al<br />

pubblico) dall’inizio del 2021.<br />

Risvegli<br />

L’esperienza di Apogee non è affatto<br />

isolata: poche settimane prima, Celldex<br />

Therapeutics, società in fase clinica<br />

specializzata nello sviluppo di anticorpi<br />

monoclonali e bispecifici, aveva raccolto<br />

461 milioni di dollari (il Ceo di Celldex<br />

siede nel board di Genenta, biotech<br />

italiana quotata al Nasdaq) e Viking, che<br />

sviluppa farmaci per disturbi metabolici<br />

ed endocrini, aveva incassato oltre 600<br />

milioni.<br />

Secondo<br />

un’analisi<br />

della banca<br />

d’investimento<br />

Jefferies,<br />

le società<br />

biotecnologiche<br />

quotate in borsa<br />

hanno raccolto<br />

quasi 10 miliardi<br />

di dollari in<br />

operazioni<br />

follow-on nei<br />

primi due mesi<br />

del <strong>2024</strong><br />

Secondo un’analisi della banca d’investimento<br />

Jefferies, le società biotecnologiche<br />

quotate in borsa hanno raccolto<br />

quasi 10 miliardi di dollari in operazioni<br />

follow-on nei primi due mesi del<br />

<strong>2024</strong>. Secondo la loro ricerca, il settore<br />

sta per raggiungere il picco di raccolta<br />

trimestrale più elevato degli ultimi tre<br />

anni, puntando a superare la quota di 11<br />

miliardi di dollari raccolti in follow-on<br />

nel primo trimestre del 2021. Anche la<br />

dimensione media dei round di finanziamento<br />

sta crescendo, essendo passata<br />

dai 167 milioni di dollari di gennaio<br />

a 191 milioni di dollari a febbraio. Complessivamente,<br />

nel solo mese di febbraio,<br />

le aziende del settore biotecnologico<br />

e biofarmaceutico hanno raccolto<br />

oltre 38 miliardi di dollari.<br />

Secondo la banca d’investimento questa<br />

impennata di finanziamenti sta delineando<br />

una “ripresa del settore”. Che,<br />

però, non è ancora pienamente attiva.<br />

Ci sono infatti diversi fattori da tenere<br />

presente. Come spiega a MakingLife<br />

Pierluigi Paracchi, Ceo e co-founder di<br />

Genenta Science (Nasdaq: GNTA), l’interesse<br />

degli investitori è ancora prudente,<br />

come dimostra il fatto che preferiscono<br />

impegnarsi in operazioni di<br />

follow-on (investimenti in company<br />

più mature, già sul mercato da qualche<br />

tempo) rispetto alle Ipo, il cui numero,<br />

invece, rimane piuttosto limitato.<br />

D’altro canto, sono i primi segnali di un<br />

flusso di denaro verso il settore che non<br />

si vedeva da due anni.<br />

La crisi dopo l’euforia<br />

Il settore delle biotecnologie arriva da<br />

un periodo difficile, caratterizzato da<br />

una profonda crisi finanziaria durata<br />

oltre due anni. Questa situazione ha<br />

costretto molte aziende a intraprendere<br />

significative ristrutturazioni o, nei<br />

casi più gravi, a cessare completamente<br />

le operazioni. Secondo quanto riportato<br />

da Bio<strong>Pharma</strong> Dive, solo nell’ultimo<br />

anno, più di 120 aziende biotecnologiche<br />

quotate in borsa hanno dovuto ridurre<br />

il proprio personale, con una per-<br />

59


dita complessiva di almeno 10.000 posti<br />

di lavoro.<br />

Questa crisi, come spesso accade, giunge<br />

in realtà dopo un periodo di euforia – almeno<br />

per alcuni mercati finanziari – che<br />

ha accompagnato la pandemia di Covid-19.<br />

Durante la crisi sanitaria, molte<br />

aziende del settore biotech hanno sperimentato<br />

una fase di notevole crescita,<br />

trascinate soprattutto dalla necessità<br />

urgente di sviluppare vaccini, trattamenti<br />

e test diagnostici per combattere<br />

il virus. Società di varie dimensioni hanno<br />

ricevuto significativi investimenti<br />

sia pubblici che privati per accelerare la<br />

ricerca e lo sviluppo di soluzioni contro<br />

il Covid-19 e alcune, come Moderna<br />

e BioNTech, hanno raggiunto notorietà<br />

globale per lo sviluppo in tempi record<br />

dei vaccini mRNA. Un successo che ha<br />

notevolmente accresciuto le loro valutazioni<br />

di mercato stimolando ulteriori<br />

investimenti nel settore. Alcuni episodi<br />

illustrano bene lo stato di febbrile interesse<br />

che queste aziende avevano suscitato.<br />

Genedrive, per esempio, ha visto<br />

aumentare il prezzo delle sue azioni<br />

del 280% in un solo giorno alla Borsa di<br />

Londra, grazie alla prossimità della produzione<br />

di test per il coronavirus. Anche<br />

BioNTech ha registrato un incremento<br />

del 60% quando ha annunciato l’inizio<br />

delle sperimentazioni per il vaccino<br />

Covid-19 in collaborazione con Pfizer.<br />

Moderna, a sua volta, ha raggiunto una<br />

quotazione di 450 dollari ad azione nel<br />

settembre del 2021 mentre un anno prima<br />

valeva solo 15 dollari (+3.000%).<br />

Il risveglio dopo la sbornia è stato però<br />

traumatico. Il Nasdaq Biotechnology<br />

Index ha perso quasi il 30% in sei mesi,<br />

bruciando miliardi di dollari di valore.<br />

Moderna, ad esempio, ha ridotto la sua<br />

quotazione a un terzo rispetto ai massimi,<br />

per poi scendere progressivamente<br />

fino a un minimo di 70 dollari ad azione,<br />

una riduzione complessiva dell’85% .<br />

Tuttavia, spiega ancora Paracchi, come<br />

prima le quotazioni erano pompate da<br />

investitori occasionali a traino di euforia<br />

irrazionale, ora sembra verificarsi<br />

l’effetto opposto, nel quale molte società<br />

del settore biotech registrano quotazioni<br />

inferiori al loro reale valore industriale<br />

e in molti casi sotto la liquidità<br />

che hanno sul conto corrente. Questo è<br />

un fenomeno noto, perché le quotazioni<br />

di mercato – anche quello azionario<br />

– sono il semplice risultato del rapporto<br />

tra domanda e offerta. Le quali, come ha<br />

estesamente dimostrato il premio Nobel<br />

Daniel Kahneman, sono tutt’altro<br />

che razionali. Ora stiamo assistendo a<br />

segnali di ripresa ma i prezzi di Borsa<br />

sono ancora lontani dai reali valori delle<br />

aziende. Lo dimostra anche il fatto che<br />

molti round di finanziamento avvengono<br />

“a premio” anziché “a sconto”. Questo<br />

significa che chi acquista un pacchetto<br />

consistente di azioni, anziché beneficiare<br />

di uno sconto sul prezzo, è costretto<br />

a pagare un sovrapprezzo (un premio)<br />

per aggiudicarsele. Sintomo che le azioni<br />

hanno in realtà valutazioni molto convenienti<br />

e che i proprietari delle società<br />

non li ritengono adeguati al loro valore<br />

reale.<br />

Big company big benefits<br />

Come si sa, le crisi finanziarie tendono<br />

a colpire particolarmente le imprese più<br />

piccole che spesso dispongono di minor<br />

accesso al capitale e di riserve più limitate<br />

ma sono quelle che esprimono la<br />

massima innovazione. Quando i mercati<br />

del credito si restringono, le PMI – e<br />

le start-up – possono avere maggiori<br />

problemi nell’ottenere prestiti o accedere<br />

al mercato dei capitali. Inoltre, dispongono<br />

tipicamente di una pipeline più<br />

concentrata e non commerciale, rispetto<br />

alle big, non hanno ancora fatturati ma<br />

terapie avanzate nelle fasi di sviluppo.<br />

Ma vi è un altro fenomeno meno noto<br />

che approfondisce il divario tra le grandissime<br />

aziende e le altre. Mentre le realtà<br />

meno strutturate faticano a trovare finanziatori<br />

ma ne hanno assoluto bisogno<br />

per continuare le loro attività, le big<br />

company dispongono generalmente di<br />

liquidità enormi che, nei momenti di difficoltà<br />

del mercato e di tassi elevati, diventano<br />

una importante risorsa di reddito<br />

aggiuntivo dato che possono essere<br />

investiti ottenendo sostanziosi interessi.<br />

Le Big <strong>Pharma</strong> sono piene di liquidità, e<br />

così le Big Tech: Apple, ad esempio, possiede<br />

oltre 150 miliardi di dollari in cash,<br />

Meta 65 miliardi e Alphabet (Google)<br />

oltre 110 miliardi. A tassi annuali superiori<br />

al 5% come quelli attuali queste società<br />

possono incassare alcuni miliardi<br />

di dollari all’anno di soli interessi.<br />

Mentre le realtà<br />

meno strutturate<br />

faticano a trovare<br />

finanziatori<br />

ma ne hanno<br />

assoluto bisogno<br />

per continuare<br />

le loro attività,<br />

le big company<br />

dispongono<br />

generalmente di<br />

liquidità enormi<br />

60


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“Accompagniamo con competenza globale e sensibilità locale i nostri partner verso scelte innovative, per formulare il futuro<br />

con ingredienti e soluzioni affidabili e sostenibili”.<br />

VIA MEDARDO ROSSO, 8 - 20159 MILANO - WWW.FARAVELLI.IT - PHARMA@FARAVELLI.IT


F I N A N C E<br />

2<br />

mld $<br />

ricavi record<br />

2023<br />

389,2<br />

mln €<br />

utile<br />

2023<br />

245,9<br />

mln $<br />

dividendi<br />

2023<br />

4.450<br />

dipendenti<br />

della società<br />

Recordati, numeri solidi<br />

e previsioni positive<br />

Monica Torriani<br />

62


- Il gruppo milanese ha<br />

presentato i conti, mettendo in<br />

evidenza ricavi per oltre due<br />

miliardi di euro nel 2023 e<br />

illustrando le previsioni per il<br />

prossimo periodo<br />

no continuato a crescere, per un totale<br />

di 242,3 milioni € (+41,0%).<br />

Nel dicembre 2023, l’azienda ha completato<br />

l’integrazione delle attività di<br />

commercializzazione in tutti i mercati<br />

principali. L’operazione, come confermato<br />

da voci interne, sarà accretive (aumenterà<br />

l’utile per azione) quest’anno.<br />

Per Recordati, il 2023 è stato un anno da<br />

record: ricavi netti consolidati che hanno<br />

superato i due miliardi di euro, mai<br />

così alti, in linea con le attese del management<br />

e in aumento del 12,4% rispetto<br />

al 2022. In crescita del 14,4% l’Ebitda<br />

(l’utile prima di interessi, imposte,<br />

deprezzamento e ammortamenti), pari<br />

a 769,6 milioni €, che riflette la forte<br />

crescita dei ricavi e le azioni di efficientamento<br />

già avviate negli esercizi precedenti.<br />

A completamento del quadro,<br />

un utile netto pari a 389,2 milioni €. I<br />

risultati consolidati nell’esercizio 2023<br />

sono stati approvati dal consiglio di<br />

amministrazione e pubblicati lo scorso<br />

febbraio.<br />

La crescita ha interessato entrambi i<br />

segmenti in cui il gruppo opera. Il settore<br />

Specialty & primary care (che gestisce<br />

prodotti per il trattamento di infezioni<br />

virali, malattie cardiovascolari,<br />

dermatologiche e ginecologiche) ha registrato<br />

vendite pari a 1.313,6 milioni €<br />

(+8,7% rispetto all’anno precedente),<br />

trainato da Avodart e Combodart/Duodart.<br />

Eligard e altri prodotti chiave hanno<br />

continuato a crescere a tassi superiori<br />

rispetto al mercato, in particolare<br />

nella prima parte dell’anno.<br />

L’area Rare diseases ha espresso una<br />

performance di vendite per 714,7 milioni<br />

€ (+20% rispetto al 2022), trainata<br />

dagli ambiti oncologia ed endocrinologia.<br />

Le vendite di Signifor (farmaco<br />

a base del principio attivo pasireotide<br />

indicato per il trattamento di pazienti<br />

adulti con malattia di Cushing per i quali<br />

l’intervento chirurgico non è indicato<br />

o si è rivelato inefficace) e Isturisa<br />

(osilodrostat, indicato nella sindrome<br />

di Cushing endogena negli adulti) han-<br />

Il trend positivo continua<br />

Gran parte dei ricavi è stata messa a<br />

segno in Europa, mentre risultano meno<br />

rappresentati, anche se comunque consistenti,<br />

i mercati americano, asiatico,<br />

australiano e africano. Tali numeri sono<br />

stati in parte generati, almeno nella<br />

prima parte dell’anno, dalla riuscita<br />

integrazione di Eusa <strong>Pharma</strong>, azienda<br />

inglese rilevata con un esborso di 750<br />

milioni di euro a fine 2021, focalizzata<br />

su malattie rare e oncologia di nicchia e<br />

controllata da fondi gestiti da EW <strong>Health</strong>care<br />

Partners.<br />

I dati prodotti dall’attività di Recordati<br />

sono stati commentati con comprensibile<br />

entusiasmo da parte del Ceo Rob<br />

Koremans: «Abbiamo sostenuto margini<br />

tra i livelli più alti del settore, assorbendo<br />

l’impatto dell’inflazione e intendiamo<br />

continuare su questa strada. A fronte<br />

del forte andamento del business, siamo<br />

fiduciosi di raggiungere i nostri obiettivi<br />

per il <strong>2024</strong> e il 2025 e di continuare a<br />

creare valore sostenibile per tutti i nostri<br />

stakeholder».<br />

Il contesto favorevole ha anche promosso<br />

la decisione dell’assemblea dei soci di<br />

autorizzare l’acquisto di azioni proprie,<br />

secondo un piano di buyback che ha<br />

obiettivi di tipo industriale e di sostegno<br />

alla liquidità del gruppo e garantisce<br />

l’adempimento degli obblighi derivanti<br />

dai piani di stock option.<br />

Questo contesto positivo è previsto perdurare<br />

anche per il <strong>2024</strong>, anno per il<br />

quale i target prevedono una crescita<br />

di ricavi e Ebitda pari a circa il 10%. E<br />

fonda le sue basi su una strategia le cui<br />

componenti focali sono rappresentate<br />

da crescita organica, operazioni mirate<br />

di M&A e business development, investimenti<br />

a supporto dello sviluppo e<br />

A fronte del<br />

forte andamento<br />

del business,<br />

siamo fiduciosi<br />

di raggiungere i<br />

nostri obiettivi<br />

per il <strong>2024</strong> e<br />

il 2025 e di<br />

continuare a<br />

creare valore<br />

sostenibile per<br />

tutti i nostri<br />

stakeholder<br />

63


mantenimento di una solidità percepibile<br />

nel bilancio.<br />

L’accordo con GSK<br />

Lo scorso anno il titolo aveva segnato<br />

un deciso rialzo a seguito dell’annuncio<br />

dell’accordo con GSK per la commercializzazione<br />

di Avodart (dutasteride)<br />

e Combodart/Duodart (associazione<br />

di dutasteride e tamsulosin) in 21 Paesi<br />

dell’Unione europea. Si tratta di medicinali<br />

indicati per il trattamento dei sintomi<br />

(da moderati a gravi) dell’iperplasia<br />

prostatica benigna (IPB) e per la riduzione<br />

del rischio di ritenzione urinaria<br />

acuta (RUA) e di intervento chirurgico in<br />

pazienti con sintomi da moderati a gravi<br />

di IPB. Prodotti che hanno generato nel<br />

2022 un volume di vendite del valore di<br />

circa 115 milioni € e che ampliano e completano<br />

la presenza del gruppo nell’urologia.<br />

In base all’accordo, il gruppo italiano<br />

aveva sostenuto un pagamento up-front<br />

(un anticipo) di 245 milioni € a GSK. Un<br />

pagamento di 70 milioni € era invece stato<br />

effettuato a favore di Tolmar International<br />

a seguito dell’approvazione della<br />

variazione per il nuovo dispositivo in uso<br />

per la somministrazione di Eligard (farmaco<br />

a base di leuprorelina acetato, indicato<br />

per il trattamento del carcinoma<br />

prostatico ormono-dipendente in stadio<br />

avanzato in uomini adulti). Inoltre, il<br />

gruppo ha versato a Novartis la quota di<br />

20 milioni di dollari per milestone residue<br />

su Isturisa. Infine, sono stati staccati<br />

dividendi per il valore di 245,9 milioni €.<br />

Gli obiettivi Esg<br />

Il consiglio di amministrazione dello<br />

scorso febbraio ha anche approvato<br />

gli obiettivi Esg del gruppo Recordati,<br />

fra i quali spicca la volontà di potenziare<br />

l’impegno nelle malattie rare e di<br />

sviluppare nuove soluzioni terapeutiche<br />

in questo ambito per incontrare i bisogni<br />

di cura non soddisfatti dei pazienti.<br />

L’azienda si è impegnata nell’implementazione<br />

di nuovi sistemi di produzione<br />

basati su fonti rinnovabili e sul<br />

rafforzamento del monitoraggio dei fornitori<br />

in merito alle tematiche Esg. La<br />

La qualità delle<br />

attività negli<br />

ambiti della<br />

sostenibilità<br />

è stata<br />

riconosciuta dai<br />

principali indici<br />

e rating del<br />

settore anche lo<br />

scorso anno<br />

I numeri di Recordati<br />

qualità delle attività negli ambiti della<br />

sostenibilità è stata riconosciuta dai<br />

principali indici e rating del settore anche<br />

lo scorso anno.<br />

Le direzioni di sviluppo estero<br />

Il gruppo è protagonista di una interessante<br />

crescita in Cina, dove nel 2023 è<br />

stata applicata presso l’ente regolatorio<br />

una locale richiesta per la registrazione<br />

di un nuovo farmaco relativamente a<br />

Isturisa. Ancora prima, Recordati aveva<br />

ottenuto l’autorizzazione all’immissione<br />

in commercio nel mercato cinese di<br />

Carbaglu (acido carbaglumico, indicato<br />

in diverse forme di iperammoniemia).<br />

Nel mercato statunitense, Recordati è<br />

impegnata nell’iter approvativo di Qarziba<br />

(ex Dinutuximab beta), medicinale<br />

indicato nel trattamento del neuroblastoma<br />

ad alto rischio in pazienti a partire<br />

dai 12 mesi di età e già sottoposti senza<br />

successo ad altre linee di terapia.<br />

Sono anche state avviate le operazioni<br />

di recruiting dei pazienti da arruolare<br />

per uno studio di fase II riguardante la<br />

pasireotide nella cura dell’ipoglicemia<br />

post-bariatrica. È stata, infine, chiusa la<br />

fase di arruolamento dei partecipanti al<br />

trial globale di fase II per REC 0559 nella<br />

cheratite neurotrofica: i primi risultati<br />

dovrebbero essere disponibili a metà del<br />

<strong>2024</strong>.<br />

Il gruppo milanese è stato fondato nel 1926 ed è quotato in Borsa<br />

dal 1984. Oggi rappresenta la sedicesima realtà industriale italiana<br />

più capitalizzata, con un valore di mercato pari a 9,61 miliardi di<br />

dollari, stando ai dati disponibili a maggio 2023. Opera in 150<br />

Paesi nelle Regioni Emea, Americhe e Apac, impiegando più di<br />

4.450 persone.<br />

Recordati è controllata dal fondo britannico di private equity CVC<br />

Capital Partners, azionista di maggioranza, attraverso Rossini<br />

Investimenti. Un altro azionista di rilievo è Fidelity Investments,<br />

multinazionale statunitense di servizi finanziari.<br />

64


makingnovel@makinglife.it


makinglife | aprile <strong>2024</strong> | numero due<br />

PRODUCTION<br />

<strong>Pharma</strong> Telling & Industry


Sostenibilità +<br />

digitalizzazione<br />

un’equazione che<br />

diventa “possibile”<br />

Le aziende che integrano<br />

appieno trasformazione<br />

digitale e sostenibilità<br />

hanno più probabilità<br />

di ottenere migliori<br />

performance di business<br />

ma l’implementazione<br />

deve essere guidata da<br />

un piano strategico e<br />

un’azione coordinata<br />

Teresa Minero | Ispe International Board of Directors<br />

LifeBee|a PLG Group Company - Founder & Ceo,<br />

Raffaella Vaiani | Ispe Italy Affiliate Board of Directors<br />

LifeBee|a PLG Group Company - Partner<br />

68


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Riprendiamo il tema della sostenibilità e della digitalizzazione<br />

a poco più di un anno dalla pubblicazione con gli amici di<br />

MakingLife dell’articolo “Sostenibilità + digitalizzazione: un’altra<br />

equazione ‘im-possibile’?”.<br />

Partiamo da qualche numero che ci dà una misura concreta<br />

dell’impatto del tema che intendiamo affrontare. Il World<br />

economic forum ci ricorda che il 50% del consumo di energia e<br />

il 30% delle emissioni globali derivano dal comparto industriale.<br />

Da più fonti sappiamo che il farmaceutico ha un peso maggiore<br />

di quello automobilistico. È oggi doveroso tornare ad affrontare<br />

questo discorso, per poi agire di conseguenza.<br />

Gli spunti a seguire nascono da sollecitazioni e iniziative che<br />

stanno emergendo da diversi fronti, sia a livello locale che<br />

internazionale.<br />

ESEMPI VIRTUOSI<br />

Prima tra le tante novità: in Ispe a livello globale stiamo dando<br />

il via a una nuova “Community of practice” dedicata alla<br />

sostenibilità. Il gruppo di lavoro vede la presenza dei maggiori<br />

esperti mondiali di “green” nel farmaceutico e un ambito<br />

specifico di analisi per il digital a supporto della sostenibilità, del<br />

quale siamo sponsor sin dall’inizio.<br />

Restando in casa Ispe, il mese scorso la rivista <strong>Pharma</strong>ceutical<br />

engineering ha pubblicato “Unveiling the green prescription:<br />

navigating sustainability in the pharmaceutical industry” di<br />

Bhutani e Sarangapurkar, che riporta un’interessante analisi<br />

sulle macro-tendenze della sostenibilità nel farmaceutico, con<br />

la identificazione di alcuni progetti da parte di primarie aziende<br />

a livello globale. L’articolo ci ha fatto riflettere sulle numerose<br />

iniziative che abbiamo visto nascere e fiorire, anche in Italia e,<br />

senza aver la pretesa di citarle tutte, ne riportiamo alcune.<br />

Zero carbon: Novartis con il programma “Energize”<br />

esemplifica bene lo sforzo di ingaggiare tutta la catena di<br />

fornitura per avere impatti significativi. In Italia non possiamo che<br />

citare Chiesi tra tutti, che ha fatto da apripista sul nostro territorio.<br />

E in questo caso possiamo riportare la nostra esperienza diretta:<br />

Chiesi ci coinvolse come uno dei tanti fornitori, innescando un<br />

meccanismo di consapevolezza che ci ha portati a fare scelte<br />

aziendali sempre più orientate alla sostenibilità.<br />

Waste management: Abbott, con un nuovo strumento di<br />

monitoraggio del glucosio, ha ridotto del 41% l’uso della plastica<br />

e del 43% l’uso della carta nel packaging. Rilevante il focus oltre<br />

che alla gestione dei rifiuti diretti, anche e soprattutto su materie<br />

prime e packaging riciclabili. Tra le italiane particolarmente attive<br />

vediamo Stevanato e Bormioli.<br />

Water stewardship, o gestione “consapevole” dell’acqua, che<br />

per una produzione come quella farmaceutica è un elemento<br />

estremamente critico. L’articolo cita Novartis tra le aziende che<br />

stanno investendo in tecnologie innovative per il trattamento<br />

delle acque reflue e che ha come obiettivo nelle proprie attività<br />

industriali la “water neutrality” entro il 2030. Tra i tanti presenti<br />

sul tema in Italia troviamo Kedrion, FIS e Pierrel.<br />

Green chemistry: all’interno del più ampio percorso di<br />

“Green Lab”, intercettiamo un’interessante statistica: ben il<br />

53% delle aziende ha iniziato nel 2022 un programma di “My<br />

Green Lab®”, con un rilevante incremento rispetto all’anno<br />

precedente. Anche in Italia riscontriamo un nuovo fermento,<br />

in particolare in area laboratori ricerca e sviluppo. I laboratori<br />

sono diventati, finalmente, un attore essenziale nel fornire<br />

indicazioni sul miglioramento in ambito sostenibilità, dei processi<br />

di industrializzazione, produzione e distribuzione. Angelini<br />

<strong>Pharma</strong> per prima in Italia si sta confrontando con il percorso<br />

di certificazione “My Green Lab®”, a partire dal Laboratorio<br />

di Sviluppo Analitico, in piena sinergia con il programma di<br />

sostenibilità aziendale, anche come catalizzatore per gli altri<br />

laboratori.<br />

Community-based endowment programs: Sanofi con<br />

il proprio braccio filantropico “Foundation S” sostiene idee<br />

innovative, tra cui quelle di “Climate action & health resiliance”,<br />

in collaborazione con le comunità e con programmi guidati dalle<br />

comunità stesse. In Italia, troviamo sin dal 2020 la “Regenerative<br />

Society Foundation” con partecipazioni da vari settori, e con due<br />

rappresentanti del nostro comparto, come Aboca e Chiesi. La<br />

Fondazione adotta un approccio sistemico, che nasce dall’unione<br />

di business e scienza, per meglio gestire sistemi complessi –<br />

ambiente, clima, società, salute – e sostenere una transizione<br />

verso un modello rigenerativo che riporti valore alle comunità<br />

locali e al nostro pianeta.<br />

PROGRAMMARE LA TRANSIZIONE<br />

Sin qui tutto bene, anzi, molte iniziative e con un bel respiro.<br />

Ma tante iniziative per essere efficaci devono essere lanciate<br />

con un piano strategico e di seguito coordinate con grande<br />

determinazione.<br />

Il nostro suggerimento è che prima di partire ci si focalizzi<br />

sulla strategia e sulla creazione di una roadmap efficace e a<br />

sua volta sostenibile. Anche sul fronte sostenibilità, regge la<br />

nostra “vecchia” metafora, usata da anni sulla digitalizzazione,<br />

considerata a volte anche un po’ provocatoria. Prima di partire<br />

per una scalata in montagna – e la sostenibilità è una montagna<br />

alta, impervia e, soprattutto, mai scalata prima – occorre<br />

prepararsi, studiare bene il percorso, le previsioni meteo, dotarsi<br />

della attrezzatura adeguata e, non ultimi, scegliere i giusti<br />

compagni di viaggio. In pratica, tornando alla digitalizzazione e<br />

sostenibilità, occorrono visione, pianificazione, simulazione di<br />

scenari, analisi dei rischi, formazione, strumenti, organizzazione,<br />

risorse con competenze e attitudini adeguate. Il rischio di fallire<br />

c’è: spendere tante energie e non arrivare alla vetta nei tempi<br />

che ci siamo prefissati o, peggio, non riuscire nemmeno a<br />

tornare indietro. Dobbiamo ridurre al minimo i rischi prevedibili e<br />

possiamo farlo solo preparandoci al meglio.<br />

Senza dimenticare che una strategia, per essere di successo, e<br />

in particolare sulla sostenibilità, deve essere ampia: disegnata<br />

e resa operativa su tutta la catena del valore per portare<br />

risultati concreti e in modo graduale a tutto l’ecosistema, a<br />

partire dai singoli attori della catena di fornitura sino al clienteconsumatore,<br />

per noi il paziente. Iniziative isolate di sostenibilità<br />

o digitalizzazione, che restano bei progetti pilota da mostrare<br />

nelle vetrine della comunicazione “green o digital”, rischiano<br />

di scivolare nel “green o digital washing”, generando un’onda<br />

di disillusione, che maschera la potenziale portata di una<br />

trasformazione seria e profonda.<br />

69


MISURARE LA SOSTENIBILITÀ<br />

E una volta che abbiamo un’ampia strategia di sostenibilità,<br />

la dobbiamo rendere esecutiva e qui entrano in gioco<br />

il monitoraggio delle metriche e indicatori (o Kpi – Key<br />

performance indicator) adeguatamente definiti, per la<br />

misurazione dei processi oggetto di trasformazione. Niente<br />

di nuovo sotto il sole, già Galileo Galilei diceva: “Misura ciò<br />

che è misurabile e rendi misurabile ciò che non lo è”. Il primo<br />

passo per raggiungere un obiettivo è misurare dove siamo e<br />

definire dove vogliamo arrivare. Ma non è facile per niente: tra i<br />

report di sostenibilità pubblicati da primarie aziende, troviamo<br />

la dichiarazione di obiettivi raggiunti (“fatto”) senza elementi<br />

oggettivi, come la definizione delle metriche e degli obiettivi e la<br />

misurazione degli indicatori di partenza e di arrivo.<br />

Seguono le tipiche classi di Kpi di sostenibilità del settore,<br />

riportate nell’articolo Ispe e una nostra definizione di massima:<br />

1 CO2 emission: emissione di CO2<br />

2 Energy consumption: consumo energetico complessivo<br />

3 Air emission: emissione di inquinanti volatili<br />

4 Water: consumo e prelievo di acqua<br />

5 Waste: rifiuti e materiale di scarto generato dalle attività e<br />

dai prodotti finali<br />

6 Compliance: deviazioni regolatorie, di ambiente, salute e<br />

sicurezza<br />

7 Materials: ciclo di vita, ritiri di prodotto<br />

8 Sustainable medicine: Kpi di progetti che impattano processi<br />

di sviluppo, produzione, rilascio<br />

9 Workforce health: infortuni, benessere dei dipendenti,<br />

equilibrio tra lavoro e vita privata<br />

Per abbracciare una sostenibilità più “larga” possibile<br />

aggiungeremmo una decima classe legata alla social<br />

responsibility: una misurazione di quanto gli appalti siano<br />

sostenibili ed etici, di quanto i fornitori rispettino la diversità,<br />

l’inclusione e l’etica sociale.<br />

IL CONNUBIO TRA DIGITAL<br />

E SOSTENIBILITÀ<br />

Una misurazione continua di queste nove – più una – classi di Kpi<br />

(che nascondono a loro volta altrettanti singoli Kpi, in funzione<br />

del contesto e degli obiettivi di ogni azienda) richiede strumenti<br />

adeguati: non è certo gestibile con trascrizioni su carta, fogli<br />

di lavoro e sistemi dipartimentali non integrati. E questo per<br />

più di una ragione, non solo di efficacia, ma anche di qualità e<br />

affidabilità delle informazioni.<br />

Soltanto grazie a un insieme intelligente di tecnologie abilitanti<br />

(tra cui Industrial internet of things, cloud, advanced analytics,<br />

collaborative robotics, machine learning) è possibile avere<br />

sempre a disposizione i Kpi necessari e farne adeguate analisi<br />

predittive. Ricordiamoci però che le tecnologie abilitanti da<br />

sole non portano benefici, vanno inserite in applicazioni digitali<br />

opportunamente progettate, testate e messe in opera.<br />

Non lo diciamo solo noi. Le Nazioni Unite attraverso l’Unep<br />

(United nations environment programme, la maggiore autorità<br />

mondiale sul tema ambientale) ci ricordano che ben 103 sui<br />

totali 169 Sdg (Sustainable development goals) possono essere<br />

direttamente influenzati dal digitale. Anche se non ci dobbiamo<br />

dimenticare che esiste il rovescio della medaglia: il digitale<br />

consuma energia e genera anch’esso rifiuti, ma esiste un Green<br />

IT per limitarne gli effetti negativi.<br />

Più voci affermano che le aziende che integrano appieno la<br />

trasformazione digitale e la sostenibilità hanno una probabilità<br />

due volte e mezzo maggiore di avere migliori performance<br />

di business rispetto a quelle che non lo fanno. I vantaggi, i<br />

vincoli e le necessità sono chiari. Il sempre più imprevedibile<br />

cambiamento climatico e la esplosiva situazione geopolitica non<br />

ci permettono di attendere oltre.<br />

Uno più uno deve fare... almeno tre! Dobbiamo far diventare<br />

“possibile” questa equazione “im-possibile”. Dalla sostenibilità più<br />

il digitale dobbiamo ottenere molto di più di quanto ci potremmo<br />

attendere dalla somma dei due addendi presi singolarmente. Lo<br />

otterremo soltanto adottando un approccio strategico “ampio”<br />

e condiviso e se lo realizzeremo con determinazione, anzi<br />

caparbietà.<br />

E allora, ancora una volta e con più forza rispetto allo scorso<br />

anno: partiamo con questa scalata. Qualcuno è già partito,<br />

prepariamoci bene e... non restiamo indietro.<br />

3 digital tool per la sostenibilità<br />

Tra le tante applicazioni per misurare e<br />

tenere sotto controllo i Kpi di sostenibilità<br />

nel farmaceutico troviamo i sistemi digitali<br />

di automazione e robotica, raccolta e<br />

storicizzazione dei dati di produzione e utility,<br />

gestione della qualità, formazione con realtà<br />

virtuale, manutenzione con realtà aumentata,<br />

pianificazione delle risorse (per ciclo di<br />

vita prodotti e ricette). Il tutto per ridurre<br />

deviazioni, consumi, emissioni, rifiuti, scarti e<br />

sprechi.<br />

Segnaliamo al riguardo tre applicazioni digitali<br />

che incontriamo spesso a supporto della<br />

sostenibilità:<br />

1<br />

Green utility: sistema che raccoglie dati<br />

grazie a sensoristica smart, abilita analisi<br />

predittive per monitorare i consumi e<br />

identificare l’utilizzo ottimale delle risorse per<br />

la riduzione dei costi e delle emissioni CO2.<br />

L’emissione di CO2 è stata ridotta del 20% e il<br />

consumo di energia elettrica del 25%.<br />

2<br />

Green Lab: sistema basato su un quaderno<br />

elettronico, raccoglie dati, esegue analisi<br />

statistiche e predittive in ottica di miglioramento<br />

continuo. Si è misurato -80% nell’uso di carta,<br />

-80% di scarti/sprechi e -50% di consumo di H2O.<br />

3<br />

Green supply chain: sistema di gestione<br />

della qualifica dei fornitori, traccia i Kpi di<br />

valutazione degli stessi e ne esegue analisi<br />

predittive al fine di rendere più sostenibile la<br />

catena di approvvigionamento. Si è misurato<br />

-30% di scarti/sprechi e -40% di consumo di CO2.<br />

70


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

71


TRA SOSTENIBILITÀ<br />

E SICUREZZA<br />

Alberto Bobadilla<br />

Il settore del<br />

packaging deve<br />

trovare un<br />

complesso equilibrio<br />

tra le misure per<br />

ridurre il proprio<br />

impatto ambientale<br />

e la necessità<br />

di garantire<br />

la sicurezza e<br />

l’affidabilità dei<br />

prodotti<br />

Quello del packaging farmaceutico è un<br />

comparto industriale di grande rilievo<br />

e, per certi versi, poco conosciuto. Ne<br />

ha parlato Luca Baraldi, responsabile<br />

del Centro Studi Mecs (Manufacturing<br />

EConomic Studies)–Confindustria Ucima<br />

(Unione costruttori italiani macchine<br />

automatiche per il confezionamento e<br />

l’imballaggio), in occasione di <strong>Pharma</strong><br />

Sustainability, l’evento organizzato lo<br />

scorso settembre da MakingLife.<br />

L’esperto è partito dai numeri per<br />

fornire un quadro del mondo del<br />

confezionamento in generale e, in<br />

particolare, di quello farmaceutico, di<br />

che ruolo gioca l’Italia in questo ambito,<br />

per poi focalizzarsi sulla sostenibilità,<br />

tema sempre più cruciale per le aziende<br />

del settore.<br />

ITALIA LEADER<br />

MONDIALE<br />

Il mercato globale del packaging<br />

vale oltre 50 miliardi di euro e ha<br />

fatto segnare una forte crescita negli<br />

ultimi anni, nonostante il leggero<br />

calo registrato nel 2020, durante la<br />

pandemia di Covid-19. Si prevede<br />

che questa crescita continuerà a<br />

ritmo sostenuto, fino a raggiungere<br />

e superare i 60 miliardi di euro nei<br />

prossimi cinque anni.<br />

Quello che pochi sanno, al di fuori di<br />

chi non opera direttamente nel settore,<br />

è che l’Italia ne è leader assoluta:<br />

oltre otto miliardi e mezzo di fatturato<br />

provengono da macchine prodotte<br />

nel nostro Paese o comunque da<br />

produttori italiani; a seguire vengono<br />

Germania, Stati Uniti e Cina. Il mercato<br />

principale è invece quello degli Stati<br />

Uniti, ma sostanzialmente si tratta di<br />

un mercato globale.<br />

L’industria italiana è composta da<br />

oltre 600 aziende dirette, con oltre<br />

37mila addetti, ma se si considera<br />

l’indotto occorre almeno triplicare<br />

questi numeri. Vent’anni fa, il<br />

fatturato italiano del settore era di<br />

circa due miliardi: è quindi più che<br />

quadruplicato, affermandosi come<br />

realtà forte e consolidata.<br />

È un’industria che produce macchinari<br />

per tutti gli ambiti produttivi, e tra<br />

questi il farmaceutico ha un peso<br />

rilevante: circa due macchine su dieci<br />

sono dedicate al settore pharma.<br />

Anche in questo caso specifico,<br />

nelle macchine di processo e<br />

confezionamento per l’industria del<br />

farmaco, le aziende italiane sono le<br />

più importanti a livello internazionale,<br />

con una produzione che vale oltre un<br />

miliardo e mezzo di euro.<br />

È interessante notare che una<br />

macchina su due si occupa di<br />

confezionare il prodotto con un diretto<br />

contatto col farmaco, nelle sue varie<br />

forme, dal liquido al solido alla polvere<br />

– si parla in questo caso di packaging<br />

primario, – tuttavia il comparto che<br />

sta crescendo di più negli ultimi anni<br />

è quello del packaging secondario – in<br />

cui si realizzano confezioni che non<br />

sono a diretto contatto con il farmaco<br />

e intorno al quale ruotano molte<br />

delle questioni legate al tema della<br />

sostenibilità.<br />

72


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

LA SICUREZZA<br />

È PRIORITARIA<br />

Quando si parla di packaging, la<br />

sostenibilità si declina soprattutto<br />

nella riduzione delle dimensioni delle<br />

confezioni, che si traduce anche<br />

in una migliore trasportabilità dei<br />

prodotti; nell’utilizzo di materiali<br />

riciclabili, a partire dai biomateriali; e<br />

nell’ottimizzazione dei processi, che<br />

consente una riduzione degli sprechi.<br />

«In realtà – afferma Baraldi – tutti questi<br />

sono tasselli di una stessa volontà<br />

di andare verso la sostenibilità, che<br />

non deve comunque mai intaccare<br />

la salvaguardia del prodotto. Questo<br />

significa che esistono dei limiti che<br />

non si possono oltrepassare: tutti i<br />

regolamenti mettono bene in chiaro che<br />

la confezione può essere sì costituita da<br />

materiali riciclabili e più sottili, ma non<br />

può mai arrivare a ledere l’integrità del<br />

prodotto, che costituisce un requisito<br />

imprescindibile e di ordine superiore.<br />

E le aziende italiane non solo stanno<br />

facendo molti sforzi per cercare di<br />

realizzare macchine più performanti e più<br />

efficienti, che generino meno dispersioni<br />

nell’ambiente, che abbiano meno sprechi<br />

a livello energetico, ma in nessun caso<br />

dimenticano l’importanza di garantire<br />

al consumatore finali prodotti integri e<br />

sicuri».<br />

UN MERCATO<br />

IN CRESCITA<br />

Ma quali sono le previsioni del packaging<br />

farmaceutico? Nonostante la recente<br />

crescita, il comparto appare ben lontano<br />

dalla saturazione. Secondo le stime del<br />

Centro Studi Mecs, crescerà ancora fino a<br />

superare i sette miliardi nei prossimi trequattro<br />

anni con il driver che continuerà<br />

a essere costituito principalmente dal<br />

mercato statunitense; ma anche l’Unione<br />

europea sembra destinata a crescere<br />

a tassi importanti e superiori a quelli<br />

attuali e il mercato interno è previsto in<br />

aumento con tassi superiori al 3%, che<br />

riguarderanno sia il packaging primario<br />

che quello secondario.<br />

Paese che vai… | S.M.<br />

Nel 2023 McKinsey ha pubblicato un’indagine globale<br />

sull’atteggiamento dei consumatori in tema di sostenibilità nel<br />

settore del packaging. il sondaggio – che ha coperto il 50% della<br />

popolazione mondiale – ha evidenziato notevoli differenze nelle<br />

opinioni dei cittadini a seconda dell’area geografica in cui vivono.<br />

Sebbene emergano temi comuni, come la preoccupazione per la<br />

durata della shelf-life dei prodotti e il livello di igiene (soprattutto<br />

dopo il Covid), esistono significative divergenze nelle priorità<br />

ambientali e nella percezione di quali materiali di packaging siano<br />

da considerarsi più sostenibili. In Europa, Giappone e negli Stati<br />

Uniti, ad esempio, la preoccupazione predominante riguarda<br />

i rifiuti marini, un focus che può essere attribuito alla forte<br />

attenzione mediatica e alle campagne di sensibilizzazione che si<br />

sono verificate in queste regioni sui danni causati dai rifiuti – in<br />

particolare da plastiche e micro-plastiche – alla biodiversità di<br />

mari e oceani. I consumatori in altri Paesi asiatici e in America<br />

Latina sembrano essere più preoccupati per l’inquinamento<br />

di aria e acqua. Anche in questo caso il fenomeno può essere<br />

legato all’esperienza quotidiana: in molte città di queste aree,<br />

l’inquinamento atmosferico rappresenta un problema sanitario<br />

significativo, influenzando la qualità della vita e la salute pubblica.<br />

Analogamente, in altre aree, il ridotto accesso all’acqua potabile<br />

e la contaminazione delle fonti idriche figurano tra i problemi<br />

ambientali più rilevanti inducendo gli abitanti di quelle regioni<br />

a considerare l’inquinamento dell’acqua potabile una questione<br />

ambientale di primo piano.<br />

Anche in tema di materiali sostenibili, le differenze sono<br />

significative. I materiali compostabili e a base vegetale, come i<br />

derivati della canna da zucchero o dell’amido di mais, vengono<br />

valutati positivamente in molti Paesi, grazie alla loro elevata<br />

biodegradabilità, ma non ottengono ovunque lo stesso grado di<br />

successo. In Brasile, ad esempio, raccolgono l’85% delle preferenze<br />

mentre in Francia solo il 51% (in Italia è il 63%). In Giappone la<br />

plastica riciclata o riciclabile è considerata altrettanto sostenibile<br />

dei compostabili (forse anche in virtù delle rigorose politiche di<br />

raccolta differenziata e di riciclo introdotte nel Paese) mentre<br />

India e Regno Unito prediligono materiale a base di carta, cartoni<br />

e imballaggi cartacei flessibili (in Italia queste opzioni sono scelte<br />

dal 54% del campione). I francesi, infine, sembrano inclini a<br />

considerare green soprattutto bottiglie e barattoli di vetro.<br />

Consulta il report completo<br />

73


per<br />

RISCHIO AMBIENTALE DEI PRODOTTI<br />

MEDICINALI E SOSTENIBILITÀ<br />

Dott. Antonio Conto<br />

ERT (European Registered Toxicologist)<br />

Chemsafe Managing Director<br />

74<br />

Il concetto di sostenibilità ambientale<br />

è ormai di fatto entrato nella nostra<br />

cultura e nelle nostre attività quotidiane<br />

sia come privati cittadini (riduzione<br />

dei consumi, riduzione dell’uso della<br />

plastica, riduzione uso smodato<br />

dell’acqua, utilizzo di auto elettriche<br />

per la riduzione dei combustibili fossili,<br />

allestimento di impianto fotovoltaici<br />

per la produzione di energia ecc.) sia<br />

nelle attività professionali e industriali.<br />

Recentemente, la Commissione europea<br />

ha enfatizzato e accelerato l’applicazione<br />

dei principi di sostenibilità ambientale<br />

in numerosi documenti ma soprattutto<br />

nella definizione del Green Deal (Patto<br />

verde) il cui scopo primario è quello di<br />

raggiungere la neutralità climatica entro<br />

il 2030 (decarbonizzazione!!) e la CSS<br />

(Chemical Strategy on Sustainability) che<br />

mira a raggiungere la “zero pollution”<br />

al fine di proteggere i cittadini europei<br />

(salute umana) e l’ambiente naturale<br />

dai prodotti chimici pericolosi (in primis<br />

cancerogeni, mutageni, tossici per la<br />

riproduzione, interferenti endocrini,<br />

sostanze persistenti e bioaccumulabili,<br />

sostanze immunotossiche e<br />

neurotossiche, sensibilizzanti respiratori).<br />

Il comparto farmaceutico è decisamente<br />

impattato ma anche interessato<br />

all’applicazione dei principi della<br />

sostenibilità ambientale. Si pensa<br />

sempre di più ad avere sostenibilità<br />

nell’approvvigionamento delle materie<br />

prime e nel loro trasporto, nei processi<br />

produttivi, nella gestione dei rifiuti, nelle<br />

modalità di consumo energetico e di uso<br />

dell’acqua, nella gestione delle emissioni<br />

e nei processi di distribuzione.<br />

Una parte rilevante è occupata dal<br />

tema riassunto nell’acronimo PIE<br />

(<strong>Pharma</strong>ceutical Into Environment)<br />

che riguarda il rischio di impatto<br />

posto dai medicinali (o meglio dai loro<br />

principi attivi) nell’ambiente quando<br />

accidentalmente rilasciati dagli impianti<br />

produttivi o, a maggior ragione, quando<br />

rilasciati dal paziente dopo l’uso<br />

terapeutico. Nel primo caso, il possibile<br />

rischio ambientale è posto da residui<br />

di produzione rilasciati dagli impianti<br />

industriali che rivelano un profilo di<br />

rischio ambientale riferendosi a potenziali<br />

inquinamenti delle acque superficiali<br />

da parte dei depuratori aziendali e può<br />

diventare particolarmente rilevante per le<br />

sostanze a interferenza endocrina e per<br />

le sostanze persistenti e bioaccumulabili.<br />

L’IMPATTO<br />

AMBIENTALE<br />

DEI MEDICINALI<br />

L’impatto ambientale dei prodotti<br />

farmaceutici (ERA) è stato oggetto di una<br />

continua e progressiva attenzione da<br />

parte degli stakeholder sin dalla fine degli<br />

anni ’90 allorché furono individuati, per la<br />

prima volta, livelli preoccupanti di principi<br />

attivi nelle acque superficiali e profonde<br />

(es. diclofenac). Una chiara posizione<br />

scientifica e politica è stata adottata<br />

dall’EU nel 2016 con la pubblicazione<br />

di un documento ufficiale dal titolo<br />

“Options for a strategic approach to<br />

pharmaceutical into the environment,<br />

Dott. Antonio Conto<br />

ERT (European Registered Toxicologist)<br />

Chemsafe Managing Director<br />

Task 1 report, revised version 2016<br />

European Commission”.<br />

Ma già nell’anno 2006, l’allora EMEA (ora<br />

EMA) pubblicava una linea guida sulla<br />

valutazione dell’impatto ambientale<br />

dei prodotti medicinali (a uso umano<br />

e veterinario) quando rilasciati dal<br />

paziente o dall’animale trattato dopo l’uso<br />

terapeutico. La linea guida si ispirava ai<br />

principi del “Risk assessment” tipici del<br />

settore chimico (principalmente contenuti<br />

nel regolamento Reach e poi successivi)<br />

e richiedeva, in sintesi, un calcolo<br />

della PEC (Predicted Environmental<br />

Concentration) mettendo essa in<br />

relazione a un valore di concentrazione di<br />

sicurezza (Pnec=predicted non effective<br />

concentration) relativo al principio attivo<br />

(API) studiato. La relazione di due valori<br />

esprime il tenore del rischio nell’impatto<br />

ambientale. Un approccio, pertanto,<br />

molto scientifico anche se relativamente<br />

semplice. Nel 2018 è stata pubblicata la<br />

prima bozza di revisione della linea guida<br />

del 2006 che aggiornava l’approccio<br />

scientifico citato introducendo con<br />

particolare enfasi la valutazione della<br />

potenzialità di interferenza endocrina.


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Anche in questo caso una traslazione<br />

di principi del mondo chimico è stata<br />

adottata essendo stata pubblicata<br />

una linea guida sullo stesso tema per<br />

il mondo dei biocidi e dei fitosanitari<br />

proprio nello stesso anno. La valutazione<br />

della potenzialità di interferenza<br />

endocrina (EDS=Endocrine Disrupting<br />

Substances) diventava nel 2018 attività<br />

prioritaria. Questo aggiornamento è stato<br />

recentemente pubblicato in versione<br />

definitiva il 21 marzo <strong>2024</strong> con il titolo<br />

“Guideline on the environmental risk<br />

assessment of medicinal products for<br />

human use, revision 1, (EMEA/CHMP/<br />

SWP/4447/00rev 1) con effettiva<br />

applicazione dal 1 settembre <strong>2024</strong>.<br />

LA VALUTAZIONE<br />

DEL RISCHIO<br />

AMBIENTALE NELLA<br />

BOZZA DELLA<br />

NUOVA DIRETTIVA<br />

FARMACI<br />

Arriviamo pertanto nel 2023 alla bozza<br />

della nuova direttiva sui farmaci che<br />

contiene delle novità molto rilevanti a<br />

proposito della valutazione del rischio<br />

ambientale riportate in differenti<br />

paragrafi della stessa. In sintesi:<br />

l’autorizzazione al mercato (MA)<br />

sarà rifiutata nel caso la valutazione<br />

ERA sia mancante o incompleta. È un<br />

cambiamento radicale nella posizione<br />

regolatoria. Questo concetto/posizione<br />

torna in più punti del documento. Si indica<br />

inoltre la necessità di aggiornamento<br />

(update) dell’ERA sulla base del noto<br />

principio del progresso tecnico/scientifico<br />

che è ben descritto altresì in altri<br />

regolamenti europei sulla sicurezza (ad<br />

esempio il Reg. CLP per la classificazione<br />

di sicurezza);<br />

Viene spesso citato il Green Deal EU<br />

e soprattutto altri regolamenti europei<br />

che hanno a che fare con le valutazioni<br />

ambientali peraltro già armonizzati. Si<br />

cita il principio OSOA (One Substance,<br />

One Assessment) che diviene il principio<br />

fondante della valutazione anche per i<br />

principi attivi farmaceutici per l’ERA.<br />

Si include anche la valutazione della<br />

capacità di indurre antibiotico-resistenza<br />

nell’ERA citando gli antibiotici tra i<br />

potenziali farmaci che inducono effetti<br />

indesiderati nell’ambiente.<br />

Si conferma la preparazione di una<br />

linea guida EMA con il contributo di ECHA<br />

ed EFSA (quindi probabilmente molto<br />

restrittiva!). Essa terrà conto dei principi<br />

del Regolamento CLP (Classification,<br />

Labelling and Packaging) laddove si<br />

citano i criteri della classificazione<br />

ambientale; si adotteranno pertanto<br />

i criteri di classificazione tipici delle<br />

sostanze chimiche anche per i farmaci.<br />

La partecipazione delle agenzie ECHA<br />

ed EFSA in tema di farmaci è una novità<br />

assoluta.<br />

Si richiede la necessità di aggiornare<br />

(ogni cinque anni) la valutazione ERA per<br />

ogni principio attivo; anche questa una<br />

novità.<br />

Per alcuni principi attivi che EMA<br />

considera potenzialmente impattanti<br />

sull’ambiente (secondo un approccio<br />

Risk-based) ma registrati prima del 30<br />

ottobre 2005, sarà richiesta la valutazione<br />

ERA. Quindi una potenziale richiesta<br />

retroattiva.<br />

Si incoraggia la condivisione dei dati<br />

(principio già espresso dalla precedente<br />

linea guida ma scarsamente applicato<br />

per ragioni di concorrenza) generati su<br />

un principio attivo di comune interesse. Si<br />

vedrà se EMA avrà/potrà avere un ruolo<br />

nello spingere/convincere le aziende a<br />

condividere i dati sperimentali.<br />

EMA preparerà delle monografie sui<br />

singoli ERA sulla base di un approccio<br />

“risk based prioritisation” Non esisteva<br />

nulla di simile prima a livello Eu.<br />

La prescrizione medica sarà sempre<br />

richiesta per farmaci contenenti<br />

principi attivi che ricadono in alcune<br />

classificazioni CLP quali PBT. Qui non si<br />

parla ancora delle sostanze con proprietà<br />

di interferenza endocrina (Eds) ma è<br />

atteso un loro coinvolgimento visto che<br />

recentemente la classificazione ED è<br />

stata introdotta in CLP. Molti principi<br />

attivi saranno classificati Pbt e quindi<br />

assoggettati, per questo motivo, alla<br />

prescrizione medica intesa come<br />

“deterrente” alla messa in commercio.<br />

Si cita la possibilità di richiedere studi<br />

sperimentali in post-submission in alcuni<br />

casi, intendendo che la valutazione ERA<br />

deve essere supportata da studi di qualità<br />

altrimenti rifiutata anche dopo la prima<br />

autorizzazione.<br />

Si ribadisce la possibilità di revocare,<br />

sospendere o variare una MA se ERA non<br />

risulta supportato o con evidenti effetti<br />

sull’ambiente.<br />

Si ribadisce il concetto della<br />

proibizione della fornitura nel caso di seri<br />

effetti dannosi per l’ambiente o alla salute<br />

pubblica via ambiente.<br />

Molti di questi punti rappresentano una<br />

vera novità nell’ambito regolatorio dei<br />

farmaci e possono imporre, se confermati<br />

nella versione definitiva della direttiva,<br />

un problema alla commercializzazione di<br />

taluni farmaci.<br />

IL GIUSTO<br />

EQUILIBRIO<br />

Il tema della valutazione dell’impatto<br />

ambientale dei farmaci rientra a pieno<br />

titolo nelle tematiche di sostenibilità<br />

ambientale dei prodotti medicinali. Viene<br />

richiesto di commercializzare sempre<br />

più sostanze e tecnologie “environmental<br />

friendly”. Con la nuova direttiva, se<br />

così confermata, anche il prodotto<br />

farmaceutico finale e l’API che lo contiene<br />

dovranno avere un profilo ambientale<br />

accettabile. Sarà pertanto necessario<br />

trovare un giusto equilibrio tra benessere<br />

e cura dell’uomo e cura e tutela<br />

dell’ambiente naturale. Un’ardua sfida.<br />

Chemsafe Srl<br />

Via Provinciale, 4<br />

10010 Quagliuzzo (TO) – Italy<br />

Tel: +39 0125 669035<br />

chemsafe@chemsafe-consulting.com<br />

75


RAGGI X: UNA VALIDA<br />

ALTERNATIVA ALLE ATTUALI<br />

TECNICHE DI STERILIZZAZIONE<br />

ANCHE SE LA STERILIZZAZIONE A RAGGI GAMMA È L’APPROCCIO OGGI<br />

PIÙ UTILIZZATO, DIVERSI FATTORI STANNO COSTRINGENDO LE AZIENDE<br />

A VALUTARE TECNOLOGIE ALTERNATIVE – IN PARTICOLARE I RAGGI X –<br />

PER I SISTEMI SINGLE-USE (SUS)<br />

Filippo Trionfera<br />

President-elect PDA Italy Chapter<br />

BSP <strong>Pharma</strong>ceuticals<br />

Francesco Esposito<br />

Member of PDA Italy Chapter Steering<br />

committee - Merck<br />

La sterilizzazione è un processo chiave<br />

nella produzione di dispositivi medici e<br />

nell’industria farmaceutica. Circa il 40-<br />

50% dei dispositivi medici monouso viene<br />

sterilizzato con radiazioni ionizzanti e,<br />

probabilmente, oltre l’80% della capacità<br />

di irraggiamento industriale è dedicata<br />

alla sterilizzazione di dispositivi medici<br />

monouso.<br />

Nel mondo della produzione<br />

farmaceutica, la domanda di materiali<br />

monouso (SUS, Single use systems)<br />

pre-sterilizzati è in forte crescita ma ci<br />

sono diversi fattori che ne condizionano<br />

la disponibilità.<br />

LE TECNOLOGIE<br />

DI IRRAGGIAMENTO<br />

Al momento ci sono tre principali<br />

tecnologie di irraggiamento industriale:<br />

raggi gamma: basata su sorgenti<br />

radioattive di Cobalto-60 (60Co) questa<br />

tecnologia conta per circa l’80% della<br />

capacità di radiazione installata in tutto<br />

il mondo;<br />

fascio di elettroni (e-beam):<br />

rappresenta circa il 20% della capacità<br />

totale di irraggiamento installata;<br />

raggi X: la sua applicazione è in<br />

incremento nel mercato dell’irradiazione.<br />

Virtualmente tutti i SUS sterilizzati<br />

da terzi sul mercato biotech in rapida<br />

crescita vengono oggi sterilizzati<br />

tramite raggi-g da fonte cobalto-60.<br />

Questo processo, però, è associato a<br />

una serie di rischi unici nella catena di<br />

approvvigionamento, che vanno dalla<br />

complessa produzione dell’isotopo<br />

radioattivo (Il processo di produzione del<br />

Cobalto-60 avviene esponendo l’isotopo<br />

stabile del cobalto, il Cobalto-59 (^59Co),<br />

a un flusso di neutroni all’interno di<br />

un reattore nucleare) alle restrizioni<br />

e approvazioni normative per la<br />

manipolazione e la distribuzione del 60<br />

Co, alla crescente domanda complessiva<br />

di radiazioni ionizzanti fino alla necessità<br />

di requisiti fondamentali per una<br />

pianificazione accurata a lungo termine.<br />

In questo senso, l’approvvigionamento di<br />

60 Co e l’irraggiamento g, pur altamente<br />

consolidati, sono da considerasi ad alto<br />

rischio. Al fine di garantire la continuità<br />

aziendale e mitigare i rischi, vari<br />

esperti nell’ambito Life Science hanno<br />

ritenuto fondamentale l’esplorazione<br />

di metodologie di sterilizzazione<br />

alternative per sostenere piani di<br />

continuità aziendale sostenibili. I<br />

fornitori di SUS, ad esempio, hanno<br />

affermato di dover implementare<br />

processi di irradiazione alternativi<br />

entro il Q4 del <strong>2024</strong> per continuare<br />

a soddisfare le attuali esigenze<br />

dell’industria farmaceutica. L’alternativa<br />

considerata più valida è rappresentata<br />

oggi dai raggi-X.<br />

76


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

IL POTENZIALE<br />

DEI RAGGI-X<br />

Un’analisi prospettica della metodologia<br />

con raggi-g utilizzata per la sterilizzazione<br />

dei sistemi Single-Use (di seguito nominati<br />

SUS) per il bioprocesso evidenzia crescenti<br />

limiti in termini di capacità che potrebbero<br />

influenzare la supply chain e la continuità<br />

produttiva di un mercato la cui crescita si<br />

attesta su valori tra il 20% e il 30% annuo<br />

e che potrebbe quindi raddoppiare le sue<br />

richieste entro il 2028. La sterilizzazione<br />

tramite raggi-X, ora considerata una<br />

tecnologia matura, si offre come<br />

alternativa simile ai raggi-g inducendo<br />

i fornitori di servizi di sterilizzazione<br />

a ripianificare gran parte della futura<br />

capacità. La qualifica di metodologie<br />

alternative di sterilizzazione, oltre ad<br />

affrontare i limiti di capacità dell’industria,<br />

offre una maggiore flessibilità per far<br />

fronte a interruzioni o picchi di domanda.<br />

STRUMENTI<br />

REGOLATORI<br />

Affinché la metodologia a raggi-X offra<br />

realmente una soluzione affidabile e<br />

flessibile per la sterilizzazione dei SUS,<br />

è necessario che l’industria adotti un<br />

approccio collaborativo per la qualifica e<br />

l’adozione di questa tecnologia emergente.<br />

In particolare, sono necessari una<br />

discussione e un approccio comune per la<br />

valutazione dell’impatto dell’irraggiamento<br />

sui polimeri utilizzati in prevalenza per<br />

la costruzione dei SUS. A tale scopo, nel<br />

corso degli anni si sono avute diverse<br />

discussioni tra specialisti e player del<br />

settore regolatorio farmaceutico. Da<br />

un punto di vista regolatorio, infatti, la<br />

situazione è ancora in via di definizione. Al<br />

momento:<br />

L’Annex 12 delle EU GMP “ Use of<br />

ionising radiation in the manufacture<br />

of medicinal products” non menziona i<br />

raggi-X come tecnologia per ridurre il<br />

bioburden o per sterilizzare i materiali<br />

citando solamente i raggi gamma e gli<br />

e-beam. Tuttavia, i raggi-X potrebbero<br />

essere utilizzati nei processi di manifattura<br />

nel mondo farmaceutico in quanto hanno<br />

analogo principio di azione (Effetto<br />

Compton con raggi gamma).<br />

L’ISO 11137 parte 1-3 “Sterilization<br />

of health care products – Radiation”,<br />

standard frequentemente utilizzato<br />

nell’industria farmaceutica, contempla<br />

l’utilizzo sia dei raggi-X che transizioni<br />

da raggi gamma a raggi-X. La ISO-<br />

11137 può essere utilizzabile a supporto<br />

dell’implementazione dei raggi X purché<br />

non contraddica le linee guida regolatorie<br />

vigenti.<br />

La Farmacopea europea, nel Capitolo<br />

5.1.1 “Methods of preparation of sterile<br />

products”, menziona la sterilizzazione<br />

con radiazioni ionizzanti referenziando<br />

come dose di assorbimento >= 25 kGy<br />

ma ammettendo la possibilità di usare<br />

altre dosi purché la scelta sia giustificata<br />

e validata assicurando un SAL (Sterility<br />

assurance level)


SUS.<br />

È importante sottolineare che se<br />

l’irradiazione viene eseguita esternamente<br />

al sito di manifattura il produttore<br />

farmaceutico ha la responsabilità generale<br />

per la garanzia di sterilità e la qualità del<br />

prodotto.<br />

Le attività di convalida per passare<br />

da raggi g a raggi X devono essere<br />

definite attraverso un Risk assessment<br />

contemplando l’utilizzo:<br />

della Prior knowledge e letteratura a<br />

supporto;<br />

valutazione dell’induzione radioattività<br />

sul materiale irradiato;<br />

impatto del processo d’irradiazione su<br />

leachables and extractable (confronto con<br />

gamma).<br />

La convalida del processo di sterilizzazione<br />

deve prendere in considerazione:<br />

la definizione della dose di<br />

sterilizzazione di processo,<br />

la determinazione della dose minima<br />

e massima accettabile,<br />

la valutazione dell’influenza della<br />

densità,<br />

la definizione strategia di<br />

monitoraggio,<br />

la valutazione della generazione di<br />

impurezze e l’impatto sulle caratteristiche<br />

dei materiali (ad esempio fragilità),<br />

anche qualche tempo dopo il processo di<br />

irradiazione.<br />

LA POSIZIONE DI EMA<br />

Anche EMA, attraverso il suo Quality<br />

interest group, ha posto una forte<br />

attenzione all’utilizzo dei raggi X come<br />

metodologia di sterilizzazione. Ad aprile<br />

2023, ad esempio, ha organizzato un<br />

meeting con i rappresentanti dell’industria<br />

farmaceutica e altri stakeholder, nel<br />

quale sono stati discussi diversi punti<br />

tra i quali l’EU GMP Annex 12, ISO 11137,<br />

Extractables & Leachables assessment<br />

e la necessità di apportare variazioni ai<br />

dossier per implementare questa tecnica<br />

di sterilizzazione.<br />

A novembre 2023, il Quality interest group<br />

ha pubblicato un documento di Questions<br />

and answers sull’utilizzo dei processi di<br />

sterilizzazione a raggi X applicati ai SUS<br />

che vengono impiegati nei processi di<br />

manifattura nel mondo farmaceutico.<br />

Riferimenti<br />

Bio-Process Systems Alliance (BPSA), “Single-Use<br />

Manufacturing Component Quality Test Matrices,”<br />

2015. [Online]. Available: https://bpsalliance.org/<br />

technical-guides/.<br />

Bio-Process Systems Alliance (BPSA), X-RAY<br />

STERILIZATION OF SINGLE-USE BIOPROCESS<br />

EQUIPMENT: PART I – INDUSTRY NEED,<br />

REQUIREMENTS AND RISK EVALUATION<br />

Bio-Process Systems Alliance (BPSA), X-RAY<br />

STERILIZATION OF SINGLE-USE BIOPROCESS<br />

EQUIPMENT: PART II – REPRESENTATIVE<br />

QUALIFICATION DATA<br />

EMA Inspections, Quality and Safety Medicines<br />

Department, Questions and Answers on the use of<br />

X-ray sterilisation processes for Single Use Systems<br />

(SUS) used in pharmaceutical manufacturing<br />

EU GMP Annex 12, Use of Ionising Radiation in the<br />

Manufacture of Medicinal Products<br />

X-RAYS AT A GLANCE<br />

A causa di restrizioni per l’approvvigionamento del Cobalto-60, vi è la necessità di qualificare<br />

metodi alternativi di sterilizzazione dei sistemi SUS come l’irradiazione con raggi-X.<br />

I test finora condotti hanno dimostrato che l’irraggiamento con raggi-X è equivalente<br />

all’irraggiamento con raggi-g. I componenti continuano a soddisfare i requisiti degli standard.<br />

Obbiettivo principale è qualificare i componenti con irraggiamento a raggi-X, il che include test<br />

fisici, chimici, biologici, funzionali e di sterilità.<br />

Gli studi su estraibili, suggeriti così come nel caso di irraggiamento con raggi-g, hanno mostrato<br />

risultati comparabili. Non vengono generati nuovi composti estraibili a causa dell’irradiazione a<br />

raggi-X.<br />

Tutte le concentrazioni di composti generati dall’irraggiamento a raggi-X sono paragonabili alle<br />

concentrazioni osservate dall’irraggiamento da raggi-g.<br />

78


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

ygienic<br />

design<br />

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79


EIPG<br />

European Industrial<br />

<strong>Pharma</strong>cists Group<br />

CHI SALE E CHI SCENDE<br />

SVILUPPO FARMACEUTICO 2023<br />

Il panorama dello sviluppo<br />

farmaceutico durante il 2023<br />

è stato movimentato da molte<br />

approvazioni ma anche dalla<br />

fine della sperimentazione di<br />

diversi farmaci. Ecco chi è salito<br />

e chi è sceso, con qualche<br />

sorpresa.<br />

L’anno che si è chiuso ha visto 77 nuove raccomandazioni<br />

per l’immissione in commercio da parte di Ema. L’unica<br />

nel campo delle Atmp riguarda la terapia genica<br />

basata su CRISPR/Cas-9: il farmaco si chiama Casgevy<br />

(exagamglogene autotemcel) e il suo target sono<br />

specifiche mutazioni genomiche relative alla produzione<br />

o funzione dell’emoglobina. Proprio per questo Casgevy<br />

è indicato per il trattamento della beta-talassemia<br />

trasfusione-dipendente e dell’anemia falciforme severa,<br />

malattie per cui rappresenta una vera innovazione<br />

terapeutica.<br />

Anche il mondo dei vaccini ha visto dei nuovi ingressi<br />

per proteggere la salute dei pazienti contro le malattie<br />

delle basse vie respiratorie causate da virus respiratorio<br />

sinciziale. Si tratta di due diversi vaccini: l’Abrysvo e<br />

l’Arexvy, pensati per immunizzare gli over 60. L’Abrysvo,<br />

inoltre, è indicato anche per l’immunizzazione dei futuri<br />

nascituri attraverso la vaccinazione della madre durante<br />

la gravidanza.<br />

Per quanto riguarda invece il comparto oncologico, i<br />

nuovi farmaci approvati sono stati 14. Sono quindi diverse<br />

le malattie che potranno essere trattate con le nuove<br />

terapie, come il mieloma multiplo refrattario o recidivante,<br />

grazie all’approvazione di Elrexflo (elranatamab) e Talvey<br />

(Talquetamab), o il linfoma diffuso a grandi cellule b con<br />

i farmaci Columvi (Glofitamab) e Tepkinly (epcoritamab).<br />

Anche per la mielofibrosi è stato approvato un nuovo<br />

trattamento, chiamato Omjjara (momelotinib), mentre<br />

contro il glioma cerebrale nei pazienti pedriatici a partire<br />

da un anno di età è stata approvata la combinazione di<br />

Finlee (dabrafenib) e Spexotras (trametinib).<br />

Infine, altre 39 approvazioni hanno visto come oggetto<br />

nuovi principi attivi: 14 sono farmaci generici, 8<br />

biosimilari e 17 farmaci orfani. Alcuni di questi sono<br />

stati approvati seguendo percorsi particolari, come il<br />

programma PRIME per i farmaci prioritari, il programma<br />

di approvazione accelerata, l’approvazione in circostanze<br />

eccezionali o l’approvazione condizionata, mentre due<br />

farmaci sono stati approvati da Ema per l’utilizzo fuori<br />

dai territori dell’Unione europea con il programma di<br />

autorizzazione dedicato. Si tratta dell’Arpraziquantel<br />

(arpraziquantel), una nuova arma per trattare la<br />

schistosomiasi, e del Fezinidazolo Winthrop (fexinidazolo),<br />

che ha visto un’estensione dell’indicazione terapeutica<br />

dalla sola tripanosomiasi causata dal parassita<br />

Trypanosoma brucei gambiense a quella più acuta e letale<br />

causata da Trypanosoma rhodesiense.<br />

80


makinglife | aprile <strong>2024</strong><br />

Cattive notizie<br />

Con 3 opinioni negative, 19 ritiri e la conclusione dei<br />

monitoraggi delle performance commerciali per il triennio<br />

2020-2023, l’anno che si è concluso non ha portato però solo<br />

buone notizie. L’onda lunga di Covid-19 ha ridotto infatti le<br />

performance commerciali di alcuni farmaci lanciati nel 2020<br />

rispetto a quelli lanciati nel triennio 2016-2019, a causa dei<br />

continui cambi di priorità e della necessità di far fronte a<br />

carenze e problemi a livello di supply chain. Gli unici farmaci<br />

ad aver ottenuto buoni risultati in questo periodo sono stati<br />

quelli che incontravano bisogni non soddisfatti significativi<br />

o che portavano a benefici terapeutici molto marcati. In<br />

particolare nessuno dei prodotti approvati nel 2020 come<br />

primo lancio, che corrispondono al 21% del totale, ha<br />

superato le previsioni anzi, circa la metà ne è stata ben al di<br />

sotto. Il farmaco più performante in questo contesto è stato<br />

Trodelvy, un coniugato anticorpo-farmaco, che ha contribuito<br />

al successo del comparto oncologia. Proprio questa è infatti<br />

l’indicazione terapeutica che ha visto il maggior numero<br />

di nuovi lanci, il 29% del totale, insieme alla neurologia,<br />

responsabile del 16% sotto forma soprattutto di piccole<br />

molecole o anticorpi monoclonali.<br />

Inoltre, alcuni farmaci che suscitavano grandi speranze hanno<br />

disatteso le aspettative. Izokibep, piccola proteina sviluppata<br />

da Acelyrin, ha fallito l’endpoint primario relativo al placebo<br />

probabilmente a causa di un errore di programmazione da<br />

parte di un Cro, causando un crollo del valore azionario della<br />

compagnia. Sempre un errore è alla base del fallimento del<br />

trial clinico di fase 2 del farmaco Rezpeg (rezpegaldesleukin)<br />

sviluppato da Nektar Therapeutics contro il lupus,<br />

questa volta commesso dal partner industriale Eli Lilly<br />

nell’interpretare i dati relativi a un trial di fase 1b relativo a<br />

eczema e psoriasi. Uno stato troppo avanzato della malattia<br />

nei pazienti arruolati sembra invece essere alla base del<br />

fallimento dello studio di fase 2b di efruximerfin, un analogo<br />

di FGF21, pensato per il trattamento della fibrosi dovuta a<br />

cirrosi MASH.<br />

Brutte notizie anche per i pazienti che soffrono di fibrillazione<br />

atriale con rischio di ictus, dato che l’inibitore del fattore<br />

Xla chiamato asundexlan e sviluppato da Bayer ha chiuso<br />

la sperimentazione a causa di una minore efficacia rispetto<br />

al trattamento standard Eliquis. Non va meglio a chi soffre<br />

di edema oculare dovuto a diabete, poiché la possibilità di<br />

approvazione del biopolimero coniugato con anticorpo anti<br />

VEGF Tarcocimab tedromer, sviluppato da Kodiak Sciences,<br />

è sfumata per il mancato raggiungimento dell’endpoint<br />

primario in uno studio di fase 3 rispetto alla terapia<br />

approvata. Anche due malattie profondamente studiate come<br />

la sclerosi multipla e il cancro del polmone non a piccole<br />

cellule non potranno avvalersi di due nuovi trattamenti:<br />

rispettivamente l’inibitore BTK evobrutinib sviluppato da<br />

Merck KGaA, che ha fallito il paragone con lo standard di<br />

riferimento in due sudi di fase 3, e l’inibitore di chinasi<br />

sitravatinib sviluppato da Mirati Therapeutics per superare<br />

la resistenza agli inibitori di checkpoint, che non ha portato il<br />

beneficio sperato nell’analisi della sopravvivenza complessiva<br />

a 3.5 mesi nello studio di fase 3 Sapphire.<br />

Infine, un duro colpo all’utilizzo dell’intelligenza artificiale<br />

nell’R&D farmaceutico è stato inferto dal fallimento di<br />

BEN-2293, inibitore pan-Trk a uso topico contro l’eczema<br />

sviluppato da Benevolent AI, che non ha raggiunto l’endpoint<br />

secondario legato alla sicurezza del farmaco.<br />

Per quanto riguarda i prodotti per la terapia genica, il farmaco<br />

Elevidy, sviluppato da Sarepta per il trattamento della<br />

distrofia muscolare di Duchenne, ha fallito l’endpoint primario<br />

dello studio di fase 3 Embark: Fda sta analizzando l’accaduto<br />

dato che aveva già approvato il farmaco. Nel mondo dei<br />

vaccini invece lo studio di fase 3 Mosaico dell’atteso vaccino<br />

contro l’HIV di Janssen <strong>Pharma</strong>ceuticals non è stato ritenuto<br />

in grado di raggiungere l’endpoint primario ed è stato quindi<br />

concluso, causando la fine dello sviluppo del farmaco da<br />

parte dell’azienda e la revisione dell’unità di ricerca e sviluppo<br />

dedicata alle malattie infettive.<br />

81


NUMERO 2 - APRILE <strong>2024</strong><br />

Casa editrice<br />

MakingLife Srl<br />

Via Giovanni Pascoli, 60<br />

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Tel. 02 36525293<br />

Partner scientifici:<br />

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Direttore responsabile Cristiana Bernini<br />

Coordinamento redazionale Simone Montonati | simone.montonati@makinglife.it<br />

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Art Director Simone Abbatini<br />

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Hanno collaborato<br />

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