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Archeomatica 1 2024

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ivista trimestrale, Anno XVI - Numero 1 <strong>2024</strong><br />

www.archeomatica.it<br />

ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Rome Reborn 4.0<br />

Archivi, cartografia<br />

storica e GIS<br />

Il tracollo culturale<br />

dell’Ellenismo<br />

Ripercorrere la<br />

Roma Quadrata


nuove Tecnologie<br />

per l’Archeologia<br />

Georadar compatto<br />

UtilityScan<br />

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MMDCCLXXVII ab Urbe condita…<br />

archeomatica di tre visioni di Roma<br />

EDITORIALE<br />

Tre percezioni di Roma, al momento non componibili, tra le innumerevoli possibili, in questo numero della<br />

rivista, complesso ma straordinario, che sottoponiamo ai nostri lettori. Al centro un perenne problema: capire<br />

il mondo antico disperso attraverso le sue disiecta membra.<br />

La prima visione è la Roma instaurata o Reborn 4.0 di Bernard Frischer. Un progetto concepito nel 1974 dal<br />

visionario professore di informatica dell’Indiana, propriamente un archeoinformatico, e sviluppato negli ultimi<br />

tre decenni, attraverso varie versioni in cui sono stati aggiunti sempre più dettagli e funzionalità giungendo<br />

a una ricostruzione digitale tridimensionale di Roma antica “completa” e accurata, in adesione ai Principi<br />

di Virtual Archaeology di ICOMOS, grazie al confronto serrato e paziente con archeologi, architetti e tanti<br />

altri specialisti. Una sorta di macchina del tempo con l’ausilio per ora dei visori VR di accesso e domani<br />

chissà di cos’altro ci riserverà l’avvento del virtual environment. Sicuramente ci sarà l’intelligenza artificiale<br />

succedanea di quella che il team di Frischer intende già a breve integrare con l'introduzione di un assistente AI<br />

per arricchire l'esperienza degli utenti durante i tour virtuali.<br />

Un sogno sintetico, artificiale, tecnologico, fiducioso nel progresso, ma non secondo una accentuata dicotomia<br />

virtuale/reale perché come Baudrillard ci ricordava: già “realizzare un mondo reale significa, di per sé, produrlo<br />

e il reale non è mai stato che una forma di simulazione”.<br />

Un sogno cui accostiamo un’altra visione onirica, perché i sogni non ci bastano mai, essendo tutti noi, dice<br />

Shakespeare, “fatti della stessa sostanza dei sogni” ce ne nutriamo. È il sogno, anche questo neo antico, di<br />

Piero Meogrossi. Ha iniziato anche lui, architetto e archeologo, moltissimi anni fa, quando era ancora, ingenuo<br />

e non smaliziato, “archeo-tetto” fanciullo con la fotogrammetria del centro storico di Roma, i rilievi e tanti<br />

progetti di restauro, esemplari ma sempre poco conosciuti, attività faticosissime, per accorgersi ben presto che<br />

tutto ciò non bastava per “comprendere”. La trama di Roma non è infatti riassumibile, non è caratterizzabile,<br />

il visitatore/ricercatore non ne incontra mai i margini. È un complesso, denso tessuto iperdimensionale<br />

simbolico, mitico, mistico, storico, politico e molto altro ancora. A ragione il Marco Polo di Calvino avvertiva<br />

“Inutilmente, magnanimo Kublai, tenterò di descriverti la città di Zaira dagli alti bastioni –- Potrei dirti di<br />

quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, … ma so che già sarebbe come non<br />

dirti nulla. Non di questo è fatta la città, ma di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo<br />

passato…Di quest’onda che rifluisce dai ricordi la città s’imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di<br />

Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene<br />

come le linee d’una mano…”. E allora la folgorazione: Meogrossi scopre di essere in realtà Polifilo, esploratore<br />

e interprete con la matita di una topografia romana intricata, che già smarrì antiquari, artisti e umanisti, e<br />

avventurieri di ogni risma, con il simbolismo delle posizioni topografiche costitutive e di riferimento sopra la<br />

Forma Urbis Romae, come già aveva svelato con disegni diversi Piero Maria Lugli, ancorate negli spazi celesti,<br />

non solamente romani ma mediterranei. Si scopre, come unico possibile destino di ricerca, nel Labirinto della<br />

storia e della conoscenza, gli si rivelano così, delineando a partire da esse una necessaria futura Quarta<br />

Roma, molte cose come l’Umbilicus Urbis ovvero l’ultramondano Mundus e la Roma Quadrata del Palatino e<br />

in tutto questo soprattutto un tratturo primordiale, passante il guado del fiume, l’Axis Paliliae, festeggiate<br />

non casualmente nello stesso Dies Natalis di Roma segnato all’alba dall’allineamento di sette pianeti tra Sole<br />

e Luna. Una visione assiale che viene colta più volte nella storia e permette a papa Sisto V, “er papa tosto”,<br />

di porre le premesse a partire dalla lettura delle rovine, con gli enigmatici obelischi ma non solo, per il<br />

miracolo della città barocca. Topografia, ingegneria, urbanistica e architettura, scienza e tecnologia utilizzate<br />

non solamente per ricomporre e dare forma a Roma per i romani e i pellegrini ma piuttosto soprattutto per<br />

costituire e strutturare il potere, dal XV secolo in poi sino al 1870 quello religioso.<br />

Ci introduciamo così nel terzo vertiginoso tema: il rapporto tra potere, scienza e tecnologia. La voce di un<br />

eminente studioso, Lucio Russo, ci avverte dei rischi. Roma e il potere che essa incarna – lo ricordiamo - sono<br />

scaturiti con una violenza sacrale ancestrale. Un fratricidio (Remo) e un parricidio (Amulio) che simbolicamente<br />

e cruentemente furono destinati a ripetersi poi innumerevoli volte, certamente nella dispersione della scienza<br />

ellenistica che Roma compie causando una frattura nella storia del pensiero umano. È sicuramente Roma ma è<br />

soprattutto il potere attraverso la storia. Dai relitti sopravvissuti al naufragio non è stata mai più recuperata<br />

la vastità delle conoscenze e delle teorie scientifiche elaborate in età ellenistica. Un regresso, che potrebbe<br />

ripetersi nel contesto della digitalizzazione e della centralizzazione del sapere che oggi come ieri lo rendono<br />

vulnerabile, oltre ogni fascinazione, a interferenze e domini del potere o a eventi catastrofici.<br />

Su questo numero di <strong>Archeomatica</strong> c’è poi ancora molto altro come una esplorazione da parte di Paolo Buonora<br />

dell’integrazione tra archivi storici, cartografia e piattaforme GIS per la gestione e l'analisi di dati spaziali<br />

legati al patrimonio culturale e un articolo di Francesca Salvemini sulle rappresentazioni artistiche della Roma<br />

monumentale dall'epoca rinascimentale al periodo barocco, attraverso le opere di artisti come Donatello,<br />

Raffaello e Domenichino.<br />

Buona lettura,<br />

Michele Fasolo


IN QUESTO NUMERO<br />

DOCUMENTAZIONE<br />

6 Archivi, cartografia storica,<br />

GIS - Contesti digitali<br />

comuni e sinergie<br />

di Paolo Buonora<br />

In copertina una veduta aerea di Roma<br />

Reborn 4.0, la ricostruzione digitale 3D<br />

dell'intera città di Roma, all'interno delle<br />

Mura Aureliane, come appariva nell'anno<br />

320 d.C.<br />

INTERVISTE<br />

14 Rome Reborn 4.0:<br />

A virtual tour into the<br />

heart of the Eternal City<br />

by Michele Fasolo<br />

28 Il tracollo culturale<br />

dell'Ellenismo: una lezione<br />

per il presente e un'allerta<br />

per il futuro della scienza -<br />

Intervista a Lucio Russo<br />

di Michele Fasolo<br />

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ArcheomaticA<br />

Tecnologie per i Beni Culturali<br />

Anno XVI, N° 1 - <strong>2024</strong><br />

<strong>Archeomatica</strong>, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista<br />

italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione<br />

e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela,<br />

la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio<br />

culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su<br />

tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la<br />

diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e,<br />

in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei<br />

parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione<br />

avanzata del web con il suo social networking e le periferiche<br />

"smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani<br />

che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia,<br />

enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.<br />

Direttore<br />

Renzo Carlucci<br />

dir@archeomatica.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Michele Fasolo<br />

michele.fasolo@archeomatica.it<br />

Comitato scientifico<br />

Giuseppe Ceraudo, Annalisa Cipriani, Maurizio<br />

Forte, Bernard Frischer, Giovanni Ettore<br />

Gigante, Mario Micheli, Stefano Monti,<br />

Luca Papi, Marco Ramazzotti,<br />

Antonino Saggio, Francesca Salvemini,<br />

Rodolfo Maria Strollo<br />

Redazione<br />

Valerio Carlucci<br />

valerio.carlucci@archeomatica.it<br />

redazione@archeomatica.it<br />

Matteo Serpetti<br />

matteo.serpetti@archeomatica.it<br />

Maria Chiara Spezia<br />

chiaraspiezia@archeomatica.it


34 Ripercorrere la Roma<br />

Quadrata - Intervista a<br />

Piero Meogrossi<br />

di Francesca Salvemini<br />

RUBRICHE<br />

52 AZIENDE E<br />

PRODOTTI<br />

Soluzioni allo Stato<br />

dell'Arte<br />

56 AGORÀ<br />

MUSEI<br />

46 Immagini di Roma<br />

da Donatello<br />

a Domenichino<br />

di Francesca Salvemini<br />

Notizie dal mondo delle<br />

Tecnologie dei Beni<br />

Culturali<br />

58 EVENTI<br />

INSERZIONISTI<br />

Codevintec 2<br />

Esri 58<br />

Gter 55<br />

Mediterra 27<br />

Planetek 59<br />

Technology<br />

For All <strong>2024</strong><br />

OnTheRoad<br />

52 Il nuovo format<br />

parte da Tindari<br />

a cura della Redazione<br />

Salone del Restauro 13<br />

Stonex 60<br />

Xenia 45<br />

una pubblicazione<br />

Science & Technology Communication<br />

Science & Technology Communication<br />

Diffusione e Amministrazione<br />

Tatiana Iasillo<br />

t.iasillo@mediageo.it<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

Via Palestro, 95<br />

00185 Roma<br />

tel. 06.64.87.12.09<br />

fax. 06.62.20.95.10<br />

www.archeomatica.it<br />

Progetto grafico e impaginazione<br />

Daniele Carlucci<br />

daniele@archeomatica.it<br />

Editore<br />

MediaGEO soc. coop.<br />

<strong>Archeomatica</strong> è una testata registrata al<br />

Tribunale di Roma con il numero 395/2009<br />

del 19 novembre 2009<br />

ISSN 2037-2485<br />

Stampato da Bona Digital Print Srl<br />

Condizioni di abbonamento<br />

La quota annuale di abbonamento alla rivista è di<br />

€ 45,00. Il prezzo di ciascun fascicolo compreso<br />

nell’abbonamento è di € 12,00.<br />

Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato è di<br />

€ 15,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.Per<br />

abbonarsi: www.archeomatica.it<br />

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità<br />

dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale<br />

del contenuto di questo numero della Rivista<br />

in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento<br />

elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di<br />

archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto<br />

dell’editore.<br />

Data chiusura in redazione: 29 febbraio <strong>2024</strong>


DOCUMENTAZIONE<br />

Archivi, cartografia storica, GIS<br />

Contesti digitali comuni e sinergie<br />

di Paolo Buonora<br />

Il saggio 1 propone alcune<br />

esperienze realizzate<br />

negli anni passati che<br />

mettono assieme saperi<br />

professionali vecchi<br />

e nuovi, nel contesto<br />

delle tecnologie digitali<br />

relative alle digital<br />

libraries e ai GIS. I<br />

progetti menzionati –<br />

Fig. 1 - Visualizzazione in finestra di pop-up con funzioni di zooming a piena risoluzione<br />

con IIIF server. L’immagine riporta la monumentale pianta del Tevere di Panini del 1772.<br />

progetto Imago presso<br />

l’Archivio di Stato di<br />

Roma, WebGIS Descriptio<br />

Romae finanziato da<br />

CARIPLO, progetto “Le<br />

mura dell’Aquila nei<br />

documenti d’archivio”<br />

– forniscono esempi di<br />

crescente complessità<br />

nell’integrare in maniera<br />

rigorosa standard<br />

descrittivi e opportunità<br />

offerte dall’information<br />

technology.<br />

CONTESTO ARCHIVISTICO: LA<br />

DIGITAL LIBRARY CARTOGRA-<br />

FICA IN ARCHIVIO DI STATO DI<br />

ROMA 2<br />

Il patrimonio che abbiamo a<br />

disposizione negli archivi è il<br />

frutto di un lungo percorso che<br />

incrocia la storia della grande<br />

cartografia con le competenze<br />

dei periti agronomi dediti al<br />

disegno in dettaglio delle proprietà.<br />

La sinergia tra queste<br />

discipline diverse, ossia da un<br />

lato il progredire della rilevazione<br />

geodetica a maglie sempre<br />

più strette da parte dei geografi<br />

come Cassini e Boscovich,<br />

e dall’altro lato il diffondersi<br />

dei catasti particellari basati su<br />

mappe dettagliate è quello che<br />

ci permette oggi di avere in Italia<br />

una rappresentazione fedele<br />

del territorio storico prima dei<br />

grandi cambiamenti ambientali<br />

del sec. XX 3 . Al di là delle serie<br />

cartografiche catastali, vi è poi<br />

la grande quantità di cartografia<br />

legata ai contenziosi riguardanti<br />

le proprietà, o gli utilizzi<br />

dell’acqua e la viabilità 4 .<br />

Definire degli standard di catalogazione/inventariazione<br />

per<br />

il materiale cartografico non è<br />

mai stato facile; dopo anni di<br />

ebbrezza enciclopedica alimentata<br />

dagli albori dell’informatizzazione,<br />

ove si teorizzavano<br />

schede-fiume, vere monografie<br />

per ogni singola cartografia,<br />

si raggiunse nel 2006 un certo<br />

consenso nel gruppo di lavoro di<br />

bibliotecari, archivisti, conservatori<br />

museali e cartografi che<br />

produsse le Linee guida per la<br />

digitalizzazione del materiale<br />

cartografico pubblicate dall’<br />

6 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 7<br />

ICCU 5. In base a questa esperienza<br />

possiamo dire che una bussola<br />

essenziale per orientarsi<br />

nella descrizione è il concetto di<br />

autorialità: i materiali cartografici<br />

e grafici che troviamo nelle<br />

nostre collezioni – dalla pianta a<br />

volo d’uccello, alla mappa catastale,<br />

al disegno architettonico<br />

– sono prodotti secondo le “regole<br />

dell’arte” da professionisti,<br />

e sono quindi catalogabili sotto<br />

il nome di un autore. L’autorialità<br />

accomuna questi materiali<br />

anche quando si trovano nei fondi<br />

d’archivio, generalmente inventariati<br />

in base al principio di<br />

provenienza di una produzione<br />

amministrativa, e non autoriale.<br />

Tuttavia, l’esigenza di acquisire<br />

un linguaggio comune con biblioteche<br />

e musei, che conservano<br />

e descrivono la medesima<br />

tipologia documentaria non può<br />

far abbandonare il “principio di<br />

provenienza” che è l’essenza<br />

dell’archivistica: come riuscire<br />

a riprodurre questo doppio punto<br />

di vista nel mondo digitale,<br />

che utilizza generalmente un<br />

modo di vedere univoco?<br />

Un tentativo – spero riuscito – di<br />

mantenere i due approcci teorici<br />

è stato realizzato presso l’Archivio<br />

di Stato di Roma, nel 2017,<br />

con la messa online sul servizio<br />

di consultazione virtuale Imago<br />

delle principali collezioni cartografiche,<br />

e con l’implementazione<br />

di un modello concettuale<br />

che ora consente di catalogare<br />

materiali cartografici di qualsiasi<br />

fondo in maniera omogenea,<br />

e di rinviare al tempo stesso al<br />

contesto archivistico di provenienza.<br />

I disegni e le mappe della “Collezione<br />

I” erano, dalle origini del<br />

fondo archivistico, raggruppati<br />

per luogo in ordine alfabetico.<br />

Le descrizioni del nuovo inventario<br />

2014 6 fornivano inoltre, per<br />

ogni oggetto titoli originali dei<br />

disegni e descrizioni dei contenuti,<br />

nomi degli autori, tecniche<br />

di disegno, misure, date specifiche<br />

e molte note utili a recuperare<br />

le origini archivistiche<br />

dell’elemento descritto. Purtroppo<br />

il modello dati utilizzato<br />

era “piatto”: una scheda, un elemento;<br />

quindi nel caso di un’unità<br />

archivistica che raggruppava<br />

più elementi, ogni campo del record<br />

(autore, titolo, dimensioni)<br />

raggruppava descrizioni e dati<br />

riguardanti l’intero gruppo di<br />

piante, mappe o disegni. Questo<br />

è un caso molto comune nei lavori<br />

concepiti anni fa: archivisti<br />

e bibliotecari non erano abituati<br />

a ragionare nei termini del modello<br />

di dati entity-relationship<br />

“uno-a-molti”, e hanno spesso<br />

adottato o richiesto ai tecnici IT<br />

un semplice schema di archiviazione<br />

monolivello.<br />

È stato compiuto allora un lavoro<br />

radicale di revisione sulla classificazione/ordinamento<br />

per luoghi:<br />

il mantenimento dell’ordine originale<br />

degli elementi non era accettabile<br />

senza una chiara classificazione<br />

geografica, poiché l’antico<br />

elenco articolato per nomi di<br />

luogo/voci di soggetto non aveva<br />

alcuna sistematicità. In breve,<br />

l’unico modo per mettere a disposizione<br />

degli utenti tutto questo<br />

lungo lavoro era raggiungere<br />

i seguenti obiettivi:<br />

1. ridisegnare il modello di dati<br />

in una descrizione in due livelli,<br />

suddividendo i campi<br />

dei record originali e distribuendo<br />

le informazioni tra<br />

i record di primo e secondo<br />

livello;<br />

2. identificare meglio i toponimi<br />

antichi, rendendoli significativi<br />

per l’utente e rendendo<br />

trasparente la classificazione<br />

originaria;<br />

3. implementare un’applicazione<br />

in linea, basata su un<br />

ambiente client-server e su<br />

un database standard SQL<br />

open source.<br />

Ci sono voluti circa sei mesi per<br />

raggiungere i punti 1 e 2, e un<br />

po’ di tempo ancora per pubblicare<br />

il nuovo servizio di biblioteca<br />

digitale nel contesto del progetto<br />

Imago II; anche ridefinire<br />

i nomi dei luoghi non è stato un<br />

lavoro facile ed è stato possibile<br />

farlo per ogni singolo elemento<br />

solo grazie a ricerche complesse<br />

e all’aiuto del servizio di Google<br />

Map. Nell’interfaccia utente poi<br />

implementata un menu sul lato<br />

sinistro fornisce la collocazione<br />

originaria (segnatura) della Collezione<br />

I, un elemento che non<br />

deve mai cambiare perché è<br />

stata usata per molti anni come<br />

riferimento per le note a piè<br />

di pagina in tutta la bibliografia<br />

edita; questa sequenza per<br />

luoghi è ora più chiara grazie<br />

al lavoro fatto sui toponimi che<br />

fornisce come chiave di lettura<br />

sia la vecchia che la nuova classificazione<br />

per luoghi, compilata<br />

secondo standard descrittivi attuali<br />

e comprensibili:<br />

Luogo: Agugliano (AN), mulini<br />

Vecchia classificazione: Gugliano<br />

Per gli indici di selezione da<br />

menù si è infine scelto di separare<br />

il luogo e il soggetto e di<br />

implementare una selezione “a<br />

cascata” in entrambe le sequenze<br />

(luogo/soggetto e soggetto/<br />

luogo). Riassumendo, l’utente<br />

ha quindi al momento 4 opzioni<br />

di ricerca:<br />

1. La ricerca per collocazione<br />

archivistica, se già nota;<br />

2. La ricerca per luogo/soggetto:<br />

es. Ravenna/acque;<br />

3. La ricerca per soggetto/<br />

luogo: es. acque/ Ravenna;<br />

4. La ricerca per testo libero<br />

a due voci (es.: “molino” o<br />

“mulino”), che opera sia a<br />

livello di record primario che<br />

di record secondario.


Quando è disponibile una copia<br />

digitale dell’elemento (a livello<br />

secondario), il riquadro “immagine”<br />

ne mostra un’anteprima<br />

o, se necessario, la sequenza di<br />

tutte le anteprime delle immagini<br />

disponibili, nel caso in cui<br />

all’elemento descritto facciano<br />

riferimento più immagini - come<br />

accade per un fascicolo multipagina,<br />

o per un documento recto<br />

verso.<br />

Va detto che la digitalizzazione<br />

delle proprie raccolte cartografiche<br />

è, e resterà, un work in<br />

progress, un’attività costante<br />

dell’Archivio di Stato di Roma;<br />

si consideri che una digitalizzazione<br />

completa solo delle<br />

Collezioni disegni e piante I –<br />

II - III richiederebbe più di 12<br />

mila scansioni. Senza puntare<br />

dunque a una digitalizzazione<br />

integrale della Collezione I, si<br />

è scelto piuttosto di proseguire<br />

con le più contenute Collezioni<br />

II e III, per le quali avevamo solo<br />

una descrizione molto sommaria;<br />

inoltre, constatata la possibilità<br />

di allargare il modello di<br />

dati utilizzato ad altre serie di<br />

documenti, abbiamo iniziato a<br />

caricare sul sistema descrizioni<br />

e immagini di collezioni minori<br />

poco conosciute dagli utenti,<br />

ossia le cosiddette “Extravagantes”,<br />

la Collezione delle stampe,<br />

e alcune importanti piante di<br />

Roma. Oltre a queste collezioni<br />

consolidate, una nuova collezione<br />

di disegni è andata crescendo<br />

nel nostro archivio di anno in<br />

anno, per esigenze di migliore<br />

conservazione in cassettiere di<br />

originali preziosi o restaurati, ad<br />

esempio dopo un certosino lavoro<br />

di inventariazione dei fondi<br />

notarili 7.<br />

Questo approccio empirico avvia<br />

a soluzione il problema di<br />

riportare virtualmente il materiale<br />

grafico al contesto archivistico<br />

grazie all’aggiornamento<br />

costante di un altro importante<br />

strumento di gestione del patrimonio<br />

di Archivio di Stato di<br />

Roma, la base di dati “Topografico”,<br />

che censisce la collocazione<br />

di ogni singolo pezzo (faldone,<br />

disegno, pergamena), consentendo<br />

di annotare la collocazione<br />

separata dell’elemento<br />

nella cassettiera o altrove, senza<br />

passare per foglietti di rinvio<br />

inseriti fisicamente nei faldoni o<br />

nelle cartelle per i pezzi conservati<br />

separatamente dal contesto<br />

archivistico.<br />

Il valore aggiunto di questo approccio<br />

è che, al di là della ricerca<br />

archivistica tradizionale<br />

basata sul contesto archivistico,<br />

sul principio di provenienza,<br />

tutti gli elementi di una particolare<br />

tipologia documentaria<br />

specifica (la cartografia) sono ricercabili<br />

in base ad autore, titolo,<br />

descrizione e infine al luogo,<br />

con la possibilità futura di applicare<br />

una georeferenziazione<br />

(per la cartografia geodetica) o<br />

almeno una geolocalizzazione di<br />

massima, e di creare una mappa<br />

virtuale degli elementi, un<br />

catalogo su GIS della cartografia<br />

conservata in tutte le serie di<br />

tutti i fondi. 8<br />

TECNOLOGIA<br />

L’Archivio di Stato di Roma possiede<br />

da tempo un cospicuo<br />

patrimonio di immagini ad alta<br />

risoluzione di cartografia storica,<br />

realizzate nel corso di molti<br />

anni, dal il primo progetto Imago<br />

del 1999-2001 fino all’ultima<br />

corposa campagna di nuove acquisizioni<br />

varata nel 2019. Gli<br />

strumenti utilizzati per scansionare<br />

ad alta risoluzione (di regola<br />

300 ppi con 24 bit colore)<br />

sono stati di volta in volta quanto<br />

di meglio la tecnologia offriva:<br />

dorsi digitali su banco ottico<br />

Sinar, scanner a rullo (Colortrac),<br />

scanner formato doppio<br />

A0 (Metis).<br />

Le immagini sono conservate in<br />

modo sistematico su un server<br />

dedicato Linux, con procedure<br />

di backup sicure, archiviate nel<br />

formato JPEG 2000: un formato<br />

standard ISO dal 2003, scelto<br />

sia per la qualità delle immagini<br />

che per la loro conservazione<br />

nel tempo. Per consentire all’utente<br />

di accedere alle immagini<br />

abbiamo utilizzato per anni<br />

un eccellente prodotto server<br />

di immagini di Lizardtech, che<br />

ha funzionato molto bene con<br />

le nostre immagini JPEG 2000:<br />

ma col tempo la diffusione di<br />

prodotti open source ha reso la<br />

manutenzione del software Lizardtech<br />

meno affidabile. D’altronde<br />

il mondo open source ha<br />

fatto in questi anni notevoli progressi,<br />

ed ora è possibile fornire<br />

un buon servizio online che funzioni<br />

sia in ambiente Windows<br />

che nel mondo Apple e Android,<br />

senza che vi sia la necessità per<br />

l’utente di installare e aggiornare<br />

un plugin specifico.<br />

Il nuovo server di immagini open<br />

source che abbiamo adottato è<br />

IIP Image, ma per fornire buone<br />

prestazioni con immagini molto<br />

grandi in formato JPEG 2000 -<br />

come quelle che abbiamo - è necessario<br />

integrarlo con la libreria<br />

proprietaria Kadadu che opera<br />

una efficace decompressione<br />

del formato. Ora un nuovo server<br />

IIIF di Klokan Technologies,<br />

nella configurazione IIPMoo-<br />

Viewer, lavora su un server Linux<br />

per distribuire agli utenti tutte<br />

le immagini della nostra digital<br />

library Imago II, zoomabili fino<br />

alla piena risoluzione (fig. 1).<br />

IL CONTESTO GEOGRAFICO:<br />

UN WEBGIS STORICO SU ROMA<br />

Vediamo ora come i contenuti<br />

della cartografia storica si possano<br />

rapportare a un contesto<br />

non archivistico, ma spiccatamente<br />

geografico, nel caso di<br />

documentazione cartografica<br />

catastale riguardante i paesag-<br />

8 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 9<br />

gi urbani. Il primo caso riguarda<br />

Roma: il WebGIS Descriptio Romae<br />

è il risultato di una attività<br />

più che decennale, nata da<br />

la collaborazione tra istituzioni<br />

diverse per ambito disciplinare<br />

e per funzione: Università di<br />

Roma Tre (architettura), Archivio<br />

di Stato di Roma (archivistica),<br />

Sovrintendenza Capitolina<br />

(archeologia). Queste tre istituzioni<br />

sono state accomunate<br />

essenzialmente da una finalità<br />

ben definita: produrre una infrastruttura<br />

informativa che<br />

fosse funzionale alle finalità di<br />

ciascuno di questi ambiti, e al<br />

tempo stesso aperta all’accesso<br />

pubblico.<br />

Per uscire dalla logica puramente<br />

accademica dei precedenti<br />

progetti di ricerca che non<br />

sedimentavano infrastrutture<br />

informative riutilizzabili nel<br />

tempo, fu essenziale il supporto<br />

finanziario di CARIPLO, che<br />

a più riprese, fino all’ultima<br />

fase – quella del progetto “Ritratti<br />

di città” 9 coordinato dal<br />

Politecnico di Milano, che ha<br />

associato all’esperienza romana<br />

progetti riguardanti Bologna<br />

e Milano, con la partecipazione<br />

delle rispettive università – ha<br />

permesso di proseguire il lavoro<br />

negli anni indipendentemente<br />

dai vincoli di bilancio delle tre<br />

istituzioni e dalla aleatorietà<br />

degli accreditamenti contabili<br />

annuali.<br />

Lo staff del progetto è cresciuto<br />

nel corso degli anni attorno a un<br />

nucleo stabile coinvolgendo una<br />

ventina di persone dalla formazione<br />

più varia, ma generalmente<br />

accomunate da una irrefrenabile<br />

passione per l’approccio<br />

interdisciplinare e il dialogo tra<br />

mondi diversi: architetti, ingegneri<br />

informatici, archeologi,<br />

archivisti. Non si trattava solo<br />

di implementare un nuovo GIS<br />

in cui si potesse percepire facilmente<br />

il passaggio delle epoche<br />

nella città moderna e contemporanea,<br />

ma di affrontare il problema<br />

della enorme abbondanza<br />

di fonti dirette e indirette, e di<br />

informazioni critiche di cui gli<br />

studiosi dispongono riguardo a<br />

Roma.<br />

Si aggiunga a questo la difficoltà<br />

di trovare, nella lunghissima<br />

storia della città eterna,<br />

un punto fermo che consenta<br />

di delineare una “forma urbis”<br />

compiuta, qualcosa rispetto alla<br />

quale ci sia un prima e un dopo,<br />

e non solo un eterno divenire.<br />

Non è affatto detto che la città<br />

evolva addizionando elementi<br />

che restano poi censiti ordinatamente<br />

nella documentazione<br />

delle varie epoche: alcune cose<br />

spariscono dai documenti perché<br />

non interessano più dal punto<br />

di vista funzionale, e diventano<br />

“invisibili” pur continuando<br />

a esistere nel territorio urbano.<br />

Come scegliere dunque la base<br />

cartografica su cui costruire tutto<br />

il sistema nel caso dell’ambiente<br />

urbano? È un po’ come<br />

quando si deve scegliere una<br />

fotografia di una persona che sia<br />

rappresentativa di tutte le sue<br />

età: non può essere il bambino<br />

né il vecchio, ma l’uomo nell’età<br />

“matura”, poco prima di iniziare<br />

a invecchiare.<br />

Ora, a Roma – come in tutto l’antico<br />

Stato pontificio, a differenza<br />

di quanto accade nel Regno<br />

di Napoli o per la città di Milano<br />

– abbiamo la fortuna di avere<br />

una documentazione cartografica<br />

completa e dettagliata della<br />

città già all’inizio dell’800, ossia<br />

quando la città di antico regime<br />

si è evoluta nel suo aspetto finale,<br />

e poco prima che tutto<br />

cambi con l’Unità d’Italia e la<br />

sua completa trasformazione<br />

in nuova capitale del Regno. In<br />

pratica, si tratta del suo ritratto<br />

nell’età “matura” che andavamo<br />

cercando; fuor di metafora,<br />

si pensi ai concetti sulla identità<br />

della città nel tempo espressi<br />

così chiaramente da un maestro<br />

della geografia storica italiana,<br />

Lucio Gambi 10 .<br />

Questa documentazione cartografica<br />

così completa e dettagliata<br />

per Roma cui ho accennato<br />

è il Catasto Urbano, parte del<br />

catasto generale dello Stato deciso<br />

da Pio VII alla Restaurazione<br />

per proseguire e completare l’opera<br />

di modernizzazione iniziata<br />

nel periodo napoleonico, che<br />

viene però elaborato “smontando”<br />

in isolati la magnifica pianta<br />

del Nolli del 1748, un capolavoro<br />

assoluto della cartografia urbana<br />

del tempo, sia in termini<br />

Fig. 2 - La grande estensione delle vigne entro le mura nel settore meridionale della<br />

città nelle tavole del Catasto Urbano.


artistici che nella precisione del<br />

rilievo. In termini pratici, venne<br />

prodotta prima una serie di tavole<br />

di “suddivisione” in isolati<br />

alla scala di 1:1000 (il doppio<br />

di quella utilizzata di regola nel<br />

Catasto Gregoriano); i rilevatori<br />

facevano poi il giro degli isolati<br />

dividendo i blocchi dell’edificato<br />

nelle singole particelle catastali,<br />

annotando i numeri civici,<br />

e procedendo poi alla compilazione<br />

dei registri di “brogliardi”<br />

ove annotare proprietario,<br />

caratteristiche dell’immobile,<br />

rendita. Fu infine disegnata una<br />

bella serie di 90 tavole acquarellate,<br />

che associa il dettaglio<br />

delle informazioni a una notevole<br />

ricchezza grafica per i particolari<br />

monumentali e naturali;<br />

a queste due serie di tavole seguirà<br />

nel 1870 una terza, quella<br />

degli “aggiornamenti”, ove si<br />

inizieranno a riportare i travolgenti<br />

cambiamenti urbani innescati<br />

dalla trasformazione in<br />

città capitale del Regno d’Italia.<br />

Il primo progetto CARIPLO di ricostruzione<br />

del paesaggio urbano<br />

storico romano fu intrapreso<br />

dall’allora Dipartimento di Studi<br />

Urbani di Roma Tre, e curato dal<br />

prof. Paolo Micalizzi, prendendo<br />

a base cartografica la serie di<br />

90 tavole appena nominata; la<br />

riproduzione a 300 ppi delle medesime<br />

fu fornita dall’Archivio<br />

di Stato di Roma, che l’aveva già<br />

realizzata e messa a disposizione<br />

dei propri utenti sul sito del<br />

progetto Imago II 11 . Da queste<br />

immagini raster si procedette a<br />

ricavare un formato vettoriale<br />

che isolasse le singole particelle<br />

catastali; il lavoro di vettorializzazione<br />

è stato inevitabilmente<br />

molto lungo: si consideri che<br />

si è trattato di ritracciare manualmente<br />

i poligoni di 14 mila<br />

particelle. Questo lungo lavoro<br />

approdò nel 2007 a una prima<br />

versione online del GIS, realizzato<br />

“in casa” e con software<br />

open source sia per la parte dati<br />

che per gli strumenti grafici GIS,<br />

che fu chiamato DIPSU WebGIS,<br />

ed era già un prodotto funzionale<br />

e relativamente soddisfacente.<br />

Nella fase successiva, ossia il<br />

progetto “Ritratti di città”, sempre<br />

finanziato da CARIPLO, abbiamo<br />

avuto modo di raggiungere<br />

dei risultati decisamente più<br />

completi, che ci hanno indotto a<br />

considerare nel 2014 conclusa la<br />

fase di sviluppo del sistema.<br />

Il progetto CARIPLO “Ritratti di<br />

città” ha prodotto una mostra<br />

con catalogo 12 e – per Roma – un<br />

filmato divulgativo. Il risultato<br />

maggiore in prospettiva era e<br />

rimane quello di far crescere,<br />

sulle basi dell’infrastruttura<br />

esistente, un network di collaborazioni<br />

istituzionali e di partnership<br />

con gli istituti di ricerca<br />

italiani e stranieri che lavorano<br />

allo studio e alla conoscenza<br />

della città eterna. In effetti, il<br />

WebGIS Descriptio Romae è il<br />

punto di partenza del nuovo progetto<br />

di sistema informativo sul<br />

patrimonio storico, archeologico<br />

e architettonico di Roma Forma<br />

Romae, in corso di attuazione<br />

da parte del Comune di Roma.<br />

Una acquisizione importante di<br />

questo progetto è la percezione<br />

di uno spazio degli insediamenti<br />

umani in antico regime che, pur<br />

nella netta distinzione tra città<br />

e campagna, mantiene dentro<br />

le mura una forte presenza<br />

di elementi rurali e naturali; il<br />

quadro d’insieme delle tavole<br />

del Catasto Urbano – e in dettaglio<br />

i dati catastali conservati<br />

nella base di dati geografica<br />

– mostrano un ambiente urbano<br />

che all’interno della cinta muraria<br />

è fortemente caratterizzato<br />

dalle vaste estensioni a vigneto<br />

del settore meridionale (fig. 2),<br />

dalla grande estensione degli<br />

orti nel settore di Trastevere,<br />

servito dall’Acqua Paola, dal dispiegarsi<br />

dei giardini nelle ville<br />

lungo l’acquedotto Felice, ossia<br />

la “cintura verde” della Roma<br />

barocca poi distrutta dall’urbanizzazione<br />

postunitaria.<br />

TRA CONTESTO ARCHIVISTICO<br />

E CONTESTO GEOGRAFICO: IL<br />

PROGETTO “LE MURA DELL’A-<br />

QUILA NEI DOCUMENTI D’AR-<br />

CHIVIO” 13<br />

Veniamo ora a un progetto, ideato<br />

nel 2014 presso l’Archivio di<br />

Stato dell’Aquiila, che potremmo<br />

definire un mix integrato<br />

di contesto archivistico e geografico.<br />

Anche in questo caso il<br />

“core business” del progetto è<br />

un “ritratto” della città dell’Aquila<br />

nei documenti d’archivio<br />

realizzato con tecniche di basi<br />

di dati geografiche, ma, avendo<br />

la possibilità di affrontare<br />

integralmente il tema della digitalizzazione<br />

delle informazioni<br />

inventariali, si è cercato di<br />

integrare il GIS con un sistema<br />

archivistico, implementato secondo<br />

lo standard internazionale<br />

di descrizione archivistica<br />

promosso dall’ICAR (Istituto<br />

Centrale per gli Archivi), utilizzando<br />

il software Archimista per<br />

la descrizione generale dei fondi<br />

e delle serie; in tal modo è<br />

possibile rinviare dalla struttura<br />

descrittiva generale del contesto<br />

archivistico ad alcune digital<br />

libraries riguardanti serie di<br />

particolare interesse per il territorio<br />

(fondo diplomatico e catasti<br />

quattrocenteschi), oltre a<br />

contestualizzare la base di dati<br />

del progetto, la quale riguarda<br />

i vari fondi d’archivio che documentano,<br />

attraverso i progetti e<br />

le pratiche edilizie, la struttura<br />

e la forma della città dall’età<br />

moderna agli anni ‘60 del Novecento.<br />

Come si è detto con riferimento<br />

al caso del WebGIS Descriptio<br />

Romae, Roma e le città dello<br />

Stato pontificio già all’inizio del<br />

XIX secolo potevano avvalersi di<br />

10 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 11<br />

una cartografia su base geodetica<br />

precisa e di grande dettaglio,<br />

essendo stata disegnata a fini<br />

catastali; viceversa all’Aquila<br />

dobbiamo attendere l’Unità d’Italia<br />

per avere un catasto particellare,<br />

conservato peraltro<br />

parzialmente. Le mappe che i<br />

cinque registri di “partitario”<br />

disponibili furono scansionati<br />

ad alta risoluzione, e le riproduzioni<br />

affidate, come nel caso<br />

del WebGIS Descriptio Romae,<br />

all’esperto gruppo di lavoro<br />

coordinato dal Dipartimento di<br />

Architettura dell’Università di<br />

Roma Tre, che consegnò nel luglio<br />

2015 una base cartografica<br />

per quanto possibile completa,<br />

ove le particelle catastali erano<br />

vettorializzate in poligoni, e a<br />

questi poligoni erano associate<br />

– in tutti i casi in cui il numero<br />

di particella non era mutato<br />

tra registri e mappe, e dunque<br />

si è riscontrata corrispondenza<br />

– le molte informazioni catastali<br />

contenute nei registri partitari.<br />

Per varie vicissitudini istituzionali<br />

il lavoro di redazione della<br />

base di dati costruita sui fondi<br />

archivistici è poi potuto iniziare<br />

solo con il 2018: una procedura<br />

a evidenza pubblica ci ha consentito<br />

di selezionare i migliori<br />

giovani professionisti disponibili<br />

a lavorare all’Aquila, e a<br />

loro abbiamo affidato il lavoro<br />

di censimento della documentazione<br />

specificamente relativa<br />

al “volto della città”, ossia i<br />

progetti degli edifici pubblici o<br />

civili contenuti, in primo luogo,<br />

nel fondo Comune dell’Aquila,<br />

serie Commissione Edilizia per<br />

gli anni dal 1930 in poi, nonché<br />

altre serie del fondo medesimo,<br />

e la documentazione conservata<br />

nei fondi archivistici Genio Civile,<br />

Prefettura ed altri.<br />

Per archiviare le informazioni<br />

documentali è stata delineata<br />

una base di dati relazionale<br />

client-server, su motore PostGres<br />

e interfaccia Microsoft<br />

Access, che ha consentito con<br />

poca spesa e sforzo di avere un<br />

tracciato di dati “su misura” e<br />

di adattarlo via via alle esigenze<br />

che si manifestavano lungo il<br />

percorso. Questa base di dati si<br />

articola su più livelli gerarchici<br />

predefiniti, fondo/serie/busta<br />

/unità/pratica/progetto, onde<br />

poter elaborare i dati “a cascata”<br />

busta per busta, dal livello<br />

più generale fino al singolo disegno,<br />

senza mai perdere di vista<br />

il contesto archivistico.<br />

Classificare una tipologia di oggetti<br />

nelle pratiche ci ha consentito<br />

di compiere il passo<br />

successivo: selezionarne alcune<br />

più rilevanti per delineare la<br />

forma urbis e per le problematiche<br />

relative al rischio sismico,<br />

in particolare le “nuove costruzioni”<br />

e le “modifiche strutturali”,<br />

e in seguito le pratiche<br />

relative all’uso del “cemento<br />

armato” nel fondo Prefettura.<br />

Tutti questi oggetti sono ora in<br />

nuce un possibile GIS ancora da<br />

implementare, poiché sono stati<br />

mappati su shapefile dai singoli<br />

operatori utilizzando il software<br />

QGIS (fig. 3), e da qui dovrebbero<br />

confluire in un unico GIS da<br />

rendere disponibile online su Intranet/Internet.<br />

Il terzo passo del progetto è<br />

consistito in una grande campagna<br />

di fotoriproduzione digitale<br />

realizzata con lo scanner Metis<br />

1300 che era stato acquisito tramite<br />

gara a inviti alla fine del<br />

2015, e che finalmente abbiamo<br />

potuto utilizzare a pieno ritmo<br />

grazie al contratto affidato alla<br />

ditta Record Data in base a RdO<br />

su MePA nel settembre 2019. Si<br />

tratta di uno scanner eccellente,<br />

configurato in maniera da<br />

consentire con un’unica procedura<br />

di catturare le immagini a<br />

300 ppi di risoluzione, elaborarle<br />

in compressione Jpeg 2000 e<br />

stoccarle in directories/subdirectories<br />

preconfezionate, create<br />

in automatico da uno script<br />

basato sul database della schedatura<br />

esistente.<br />

Abbiamo poi lavorato a rovesciare<br />

la logica archivistico-gerarchica<br />

con cui la base dati è<br />

strutturata, ponendoci dal punto<br />

di vista dell’utente il quale,<br />

oltre a cercare le informazioni<br />

dal contesto, deve ritrovarle<br />

in base a nomi di persona o di<br />

luogo. L’indicizzazione di questi<br />

elementi è in sostanza il valore<br />

aggiunto del progetto – assieme<br />

alla possibilità di ritrovare l’informazione<br />

su una mappa digitale<br />

in GIS – rispetto a un inventario<br />

archivistico analitico tradizionale.<br />

Con l’applicativo web<br />

Fig. 3 - Mappatura dei progetti presentati in Commissione Edilizia su QGIS.


Fig. 4 - L'interfaccia di consultazione web delle informazioni e di visualizzazione dei disegni.<br />

disegnato è ora possibile aprire<br />

schermate successive navigando<br />

dal generale al particolare e<br />

viceversa per ritrovare le informazioni<br />

e visualizzare i disegni<br />

dei progetti scansionati, utiliz-<br />

zando la tecnologia già descritta<br />

per la digital library Cartografia<br />

dell’Archivio di Stato di Roma<br />

(fig. 4).<br />

Si consideri che, essendo la ricostruzione<br />

post terremoto pienamente<br />

in corso al tempo del progetto<br />

tra le priorità vi era quella<br />

di mettere a disposizione dei<br />

professionisti che si occupavano<br />

della ricostruzione della città 14<br />

tutti gli elementi disponibili nelle<br />

fonti storiche per integrare<br />

e perfezionare la progettualità<br />

con una visione della città di<br />

lungo periodo, che vada al di là<br />

delle emergenze del ricostruire<br />

“dov’era, com’era”.<br />

Purtroppo, dopo il pensionamento<br />

di chi scrive, il progetto<br />

– che disponeva ancora dei fondi<br />

necessari per arrivare a completamento<br />

– è stato abbandonato<br />

dagli istituti competenti, e questa<br />

cospicua messe di informazioni<br />

è disponibile per ora solo<br />

in Intranet nella rete interna del<br />

Ministero della Cultura 15.<br />

Note<br />

1. Il testo presente ripropone in forma<br />

succinta il saggio La cartografia storica e<br />

la storia dell’ambiente. Contesti archivistici,<br />

modelli descrittivi, geolocalizzazione,<br />

georeferenziazione, in Archivi<br />

4.0 e Paesaggio. La digitalizzazione del<br />

patrimonio culturale, a cura di M. Brogi,<br />

E. Novello, R. Simonetti, Padova, Cleup,<br />

2020, cui si rinvia per approfondimenti.<br />

2. Si veda la presentazione in P. Buonora,<br />

The cartographic collection of the State<br />

Archive of Rome online Archival issues<br />

and digital models, in «e-Perimetron»,<br />

vol. 13, No. 1, 2018 pp. 23-31: www.eperimetron.org/Vol_13_1/Buonora.pdf.<br />

3. P. Buonora, La cartografia storica<br />

dello Stato della Chiesa al tempo di<br />

Clemente XIV, in Papa Clemente XIV e<br />

la terminazione dei confini sammarinesi<br />

nella seconda metà del Settecento: istituzioni,<br />

territorio e paesaggio, a cura<br />

di Marco Moroni, Atti della giornata di<br />

studio (San Marino 26 novembre 2005),<br />

Quaderno XXV della Collana Studi Storici<br />

Sammarinesi, San Marino 2006.<br />

4. P. Buonora, Fiumi di carta, in Luoghi<br />

ritrovati. La Collezione I di disegni<br />

e mappe dell’Archivio di Stato di Roma<br />

(secoli XVI-XIX). Inventario, a cura di Daniela<br />

Sinisi, Roma, 2014.<br />

5. Versione aggiornata (maggio 2006)<br />

disponibile a: www.iccu.sbn.it/upload/<br />

documenti/linee_guida_digit_cartografia_05_2006.pdf<br />

6. Luoghi ritrovati. La Collezione I di disegni<br />

e mappe dell’Archivio di Stato di<br />

Roma (secoli XVI-XIX). Inventario, a cura<br />

di Daniela Sinisi, Roma, 2014.<br />

7. «In presentia mei notarii». Gli allegati<br />

iconografici nei protocolli dei notai<br />

capitolini, a cura di O. Verdi, Pubblicazioni<br />

degli Archivi di Stato, Strumenti<br />

CLXXXXVII, Roma 2009; Arte, architettura<br />

e decorazione nelle carte dei notai<br />

romani (1582-1888), a cura di O. Verdi,<br />

Roma, CROMA, 2018.<br />

8. L’ esempio più significativo di schedatura<br />

su GIS è il sito di Old Maps Online<br />

(https://www.oldmapsonline.org/ ), che<br />

offre all’utente una ragguardevole raccolta<br />

di carte storiche provenienti da archivi<br />

e biblioteche europee e non, digitalizzate<br />

e geolocalizzate, con opzioni di<br />

ricerca basate sul calcolo del relevance<br />

ranking geografico (p. es. entro 100 Km<br />

dal punto scelto) comunemente utilizzato<br />

da siti come Ebay.<br />

9.http://www.ritrattidicitta.it/unità-diricerca-0<br />

10. Un esempio di questa autorevole impostazione<br />

sulla storia urbana delle città<br />

italiane, si veda in L. Gambi, Ragionando<br />

dei confini della città, in ‘Storia urbana’,<br />

n. 47 (1989), pp. 225-228.<br />

11. http://www.cflr.beniculturali.it/Urbano/urbano_intro.php<br />

12. Ritratti di città in un interno, a cura<br />

di M. P. Iarossi. Bologna, BUP, 2014. Una<br />

notevole implementazione di WebGIS<br />

sulla medesima cartografia storica è stata<br />

curata dal CROMA all’interno del progetto<br />

“Atlante di Roma”: HGIS (Historical<br />

GIS) di Roma nel XVIII secolo (http://<br />

croma.uniroma3.it/?contenuto=hgis ).<br />

13. Si vedano i resoconti sul progetto<br />

pubblicati in precedenza: P. Buonora,<br />

et al., City landscape of a walled city. A<br />

WebGIS for L’Aquila ten years after the<br />

earthquake, Proceedings 14th ICA Conference<br />

Digital Approaches to Cartographic<br />

Heritage, Thessaloniki, 8-10 May 2019<br />

(cartography.web.auth.gr/ICA-Heritage/<br />

Thessaloniki2019/proceedings.html ); P.<br />

Buonora, Il progetto “Le mura della città<br />

nei documenti d’archivio”, in Le mura<br />

dell’Aquila, a cura di L. Arbace, L’Aquila,<br />

One Group edizioni, 2020, pp. 23-32.<br />

14. Si veda l’utilissimo strumento di gestione<br />

e monitoraggio della ricostruzione<br />

costituito dal WebGIS USRA: http://<br />

webgis.comuneaq.usra.it/mappa_def.<br />

php<br />

15. L’indirizzo intranet è 10.99.169.12/<br />

progetto.html<br />

Abstract<br />

The paper describes some experiences<br />

carried out in the past years<br />

bringing together old and new professional<br />

knowledge, in the context<br />

of digital technologies relating to digital<br />

libraries and GIS. The projects<br />

mentioned – Imago project at the<br />

State Archives of Rome, WebGIS<br />

Descriptio Romae financed by CARI-<br />

PLO, project “The walls of L'Aquila<br />

in archive documents” – provide<br />

examples of increasing complexity<br />

in integrating correctly descriptive<br />

standards and opportunities offered<br />

by information technology.<br />

Parole Chiave<br />

Cartografia; archivi; digital libraries; GIS<br />

Autore<br />

Paolo Buonora<br />

paolo.buonora@gmail.com<br />

già dirigente degli Archivi di Stato<br />

12 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 13


INTERVIEW<br />

rome reborn 4.0: A virtuAl tour<br />

into the heArt of the eternAl city<br />

Interview to Bernard Frischer by Michele Fasolo<br />

Bernard Frischer (at his young age) on front of the model of Imperial Rome in the<br />

Museum of Roman Civilization.<br />

The concept of instaurare Romam has<br />

a noble origin: the Renaissance<br />

historian and humanist, Blondus<br />

Flavius (1392-1463). Today, we<br />

recognize the modernity and<br />

relevance of his intention not<br />

to confine himself to a static<br />

reconstruction, but rather to offer an<br />

insight into the development of the<br />

city and the functions of its buildings.<br />

A persistent effort to identify the<br />

remnants of ancient monuments amid<br />

the successive transformations of<br />

the urban fabric, achieved through<br />

continuous comparison of written<br />

sources with on-site observations of<br />

places and monuments.<br />

This idea, this method,<br />

far from being forgotten,<br />

sees, about six centuries<br />

later, a visionary professor<br />

- who has taught at various<br />

American universities (UCLA,<br />

Virginia, Indiana) - proposing a<br />

reconstruction of ancient Rome.<br />

This is Bernard Frischer, a digital<br />

archaeologist, and the 4.0<br />

version of Rome Reborn, his<br />

captivating digital recreation of<br />

ancient Rome within the Aurelian<br />

Walls, was unveiled a few<br />

weeks ago in Rome. Frischer is<br />

the founder and president of<br />

Flyover Zone Productions (established<br />

in 2016), a company<br />

based in Bloomington, Indiana,<br />

with a mission to market products<br />

and services utilizing 3D<br />

digital technologies to present<br />

cultural heritage sites and monuments<br />

to the general public.<br />

Twenty-seven years of uninterrupted<br />

work through the significant<br />

and rapid technological<br />

transformations of recent years,<br />

Frischer has invested in data<br />

collection and acquisition, databases,<br />

increasingly innovative<br />

services, the realm of networks,<br />

wearable computing, and much<br />

more.<br />

The digital reconstruction of<br />

ancient Rome faces significant<br />

challenges and difficulties in the<br />

accurate rebuilding of its monuments.<br />

Some proposals inevitably<br />

spark controversies; however,<br />

compared to Gismondi's<br />

traditional model, Rome Reborn<br />

4.0 stands out as a three-dimensional,<br />

navigable, dynamic, and<br />

versatile model, thereby stimulating<br />

the opinions of those who<br />

consult and utilize it.<br />

Its use does not necessarily demand<br />

an uncritical acceptance<br />

of the proposed reconstructions;<br />

rather, it predominantly provides<br />

a fertile ground to explore<br />

and discuss history from new<br />

perspectives. In this way, it configures<br />

itself as an educational<br />

and tourist resource that goes<br />

beyond a mere reproduction of<br />

the past, making it accessible<br />

and engaging for anyone ap-<br />

14 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 15<br />

proaching it. An adaptable tool<br />

that evolves with the progress<br />

of research, updating whenever<br />

convincing and widely accepted<br />

solutions are reached for each<br />

individual monument.<br />

Affectionately known as Bernie<br />

among friends, thanks to his<br />

warmth and amiability, Frischer<br />

has honored us with his presence<br />

for years as a member of<br />

the Scientific Committee of <strong>Archeomatica</strong>.<br />

With pleasure and<br />

openness, he now shares reflections<br />

and details of his work<br />

over these years in this interview<br />

with us and our readers,<br />

responding to our questions.<br />

Aerial view of the city from the southeast. In the foreground are the Baths of Caracalla.<br />

In the middle ground can be made out the Circus Maximus (the 600-meterlong<br />

racetrack in the center of the image) and the Colosseum (to the right). In the<br />

distance is the Tiber River.<br />

OVERALL<br />

What was the overall timeline<br />

of the Rome Reborn project,<br />

broken down by versions?<br />

The idea for the project goes<br />

back to October 1974, when I<br />

first saw the Plastico di Roma<br />

Antica of Italo Gismondi. The<br />

moment I saw it, I had the idea<br />

that it would be wonderful to<br />

find some technical solution<br />

that would allow people to have<br />

the impression of walking down<br />

the streets of ancient Rome. I<br />

published a paper proposing the<br />

project (at first called “Project<br />

Cicero”) in 1988. I got funding<br />

from two philanthropists in Los<br />

Angeles in 1995 to start the<br />

planning. The project was officially<br />

launched at a conference<br />

held at the American Academy<br />

in Rome on December 1, 1996.<br />

To understand the evolution<br />

of the project, I need to tell<br />

you that we divide the features<br />

of the ancient city into<br />

two classes. Class I are those<br />

features about which we know<br />

the name, location, phasing,<br />

design, and function. As examples,<br />

I can cite the Colosseum<br />

and Pantheon. Class II features<br />

are all the features about which<br />

we are less certain about one or<br />

more of those details. Our best<br />

sources for Class II are the two<br />

late-antique regionary catalogues.<br />

They give us quantitative<br />

data about the distribution of<br />

buildings by type in the 14 regions<br />

of the city, but they do not<br />

give us exact information about<br />

location and design.<br />

Version 1.0 included the Class I<br />

features in the Roman Forum.<br />

Everything else derived from<br />

a laser scan of the Plastico di<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320. Similar view to what is seen on page 03, except<br />

we are positioned to the west of the Circus Maximus.


Roma Antica of Gismondi. This<br />

version was launched at a press<br />

conference I held with Rome’s<br />

mayor Walter Veltroni in June<br />

2007.<br />

Version 2.0 added several more<br />

Class I features (e.g., the Colosseum)<br />

and also replaced all the<br />

scan data from the Gismondi<br />

model with new, procedurally<br />

generated Class II buildings. The<br />

Class II features were shown in<br />

the highest level of detail. This<br />

version was launched on August<br />

8, 2008 at SIGGRAPH 2008, where<br />

it was the featured project.<br />

Version 3.0 added many more<br />

Class I features (e.g., the Pantheon,<br />

imperial fora, and imperial<br />

palaces). The Class II features<br />

were shown in the lowest<br />

level of detail in order to facilitate<br />

use of the model on VR<br />

headsets like the Oculus GO. It<br />

was launched at a press conference<br />

in Rome on November 20,<br />

2018.<br />

Version 4.0 added many more<br />

Class I features (now numbering<br />

well over 150 urban features)<br />

and showed the Class II features<br />

in the highest level of detail. It<br />

was launched at a press conference<br />

in Rome on November 8,<br />

2023.<br />

How many individuals contributed<br />

to the realization of this<br />

project, and what was their geographical<br />

distribution?<br />

For the current version (4.0),<br />

the number of contributors<br />

is twelve. They live in Egypt,<br />

France, the Republic of Georgia,<br />

Italy, the United Kingdom,<br />

and the United States.<br />

What specific skills and specializations<br />

were involved in the<br />

team? How many total working<br />

hours and hours per version?<br />

I cannot tell you the exact number<br />

of hours it took to create<br />

version 4.0 if the model in the<br />

period November 2018 to November<br />

2023. My estimate is<br />

that it took 1.5 times as many<br />

as the number of hours devoted<br />

to the project by our 3D modeling<br />

team. They spent 9600<br />

hours working on version 4.0,<br />

so the total should be on the<br />

order of 14,400 total hours by<br />

the entire team. The specialties<br />

are: Unity development, 3D modeling,<br />

3D detailing, Roman archaeology,<br />

Roman architectural<br />

history, and classical art history.<br />

What remote collaboration<br />

technologies were used to coordinate<br />

the work?<br />

The team communicates using<br />

Google Meet.<br />

An estimate of the overall costs<br />

and costs per version?<br />

Version 4.0 cost an estimated<br />

$650,000.<br />

What is the overall size of the<br />

data?<br />

Version 4.0 consists of 1.4 terabytes.<br />

Considering its volume, what<br />

solutions were adopted for<br />

storage resource management<br />

and the creation of reliable backups?<br />

For reliable backup, we use the<br />

LOCKSS approach. We have local<br />

backup using a 96 TB NAS<br />

formatted with RAID 10. We also<br />

backup all our files on Google<br />

Drive. As the project manager,<br />

one of my duties is to remind<br />

everyone to back up their data<br />

on a regular basis—no less than<br />

once a week.<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are situated over the Aventine Hill and look<br />

toward the Circus Maximus and imperial palaces on the Palatine Hill. In the background<br />

(right) can be seen the Colosseum.<br />

Did you face ethical or cultural<br />

challenges during the creation<br />

of the virtual reconstruction?<br />

Ethical concerns fall into three<br />

categories relating to the individual<br />

contributors to Rome Reborn,<br />

the third-party owners of<br />

resources we may need permission<br />

to use, and the end users.<br />

Regarding our contributors,<br />

we give them public recogni-<br />

16 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 17<br />

tion through the Credits which<br />

always are an integral part of<br />

a virtual tour on the Yorescape<br />

platform. Regarding third parties,<br />

we always obtain licenses<br />

for the use of their content or<br />

(in the case of archaeological<br />

authorities) their sites. We include<br />

a notice of such licenses<br />

in the Credits on Yorscape. As<br />

far as end users are concerned,<br />

we voluntarily adhere to the<br />

ICOMOS-approved Seville Principles<br />

of Virtual Archaeology,<br />

especially Principle 7 on scientific<br />

transparency.<br />

COMPUTER SCIENTISTS<br />

AND ARCHAEOLOGISTS<br />

How did the collaboration<br />

between computer scientists<br />

and archaeologists evolve during<br />

this project?<br />

When the project started at<br />

UCLA in the mid 1990s, I naively<br />

assumed that as an archaeologist,<br />

I could bring my archaeological<br />

drawings to a 3D modeling<br />

lab at the university, come back<br />

several weeks later, and find a<br />

perfect 3D model awaiting me.<br />

That turned out to be naive.<br />

Technicians skilled at 3D modeling<br />

but with no background<br />

in Roman archaeology were not<br />

familiar with Roman building<br />

materials, construction techniques,<br />

and architectural styles,<br />

so they were unable to receive<br />

the plans, sections, and elevations<br />

and create an accurate<br />

3D rendering. This quickly gave<br />

rise to the idea of close, collaborative<br />

work involving the 3D<br />

modeler and myself or another<br />

Roman archaeologist. It quickly<br />

became clear that as soon as you<br />

wanted to go from modeling an<br />

individual building with which I,<br />

as a Roman archaeologist, was<br />

very familiar, to a complete city<br />

model, you would need the help<br />

of a scientific advisory committee<br />

of experts. As you say in<br />

Rome, “una vita non basta,” so<br />

one scholar is hardly likely to<br />

have all the knowledge needed<br />

to oversee the reconstruction of<br />

the entire ancient city. You also<br />

needed your own 3D lab if you<br />

wanted to ensure quality control.<br />

All of this happened rather<br />

fast. I raised my first gift from a<br />

philanthropic foundation in Los<br />

Angeles in 1995 to start my 3D<br />

lab and make our first 3D reconstruction:<br />

a model of the Temple<br />

of Antoninus and Faustina in<br />

the Roman Forum. By December<br />

1, 1996, we had expanded the<br />

project to include the entire<br />

city and had succeeded in recruiting<br />

a prestigious scientific<br />

advisory committee including<br />

such experts as Paolo Liverani<br />

(then Curator of Antiquities at<br />

the Vatican Museums), Russell<br />

Scott (the American professor<br />

who excavated in the Roman<br />

Forum for many years), and<br />

Adriano La Regina (then the Superintendent<br />

of the Colosseum,<br />

Forum, and Palatine). We also<br />

had sufficient funding to start<br />

bringing our American 3D modelers<br />

to Rome to study the ruins<br />

first-hand so that they could<br />

familiarize themselves with the<br />

styles, materials, and, above<br />

all, the monumental scale of<br />

Roman buildings, which is really<br />

beyond the ken of the average<br />

American.<br />

Since 1996, I have continued<br />

the project with the same formula:<br />

my own 3D lab employing<br />

modelers who visit Rome as<br />

frequently as possible working<br />

under the supervision of expert<br />

scientific advisors. I’m happy to<br />

report that Professors Scott and<br />

Liverani are still serving after<br />

all these years, and we constantly<br />

add new advisors as our<br />

projects shift from site to site.<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are positioned to the east of the Colosseum (visible<br />

below the center of the picture). To the left is the Temple of the Divine Claudius on the Caelian<br />

Hill. Across the street from the Colosseum in the Temple of Venus and Rome, the largest of the<br />

sanctuaries of the state cult. To the left is the Palatine Hill; beyond can be seen the Roman Forum<br />

and imperial fora. In the distance can be made out the gilded dome of the Pantheon.


How did the archaeological<br />

community react over time to<br />

your virtual reconstruction?<br />

We have been gratified by the<br />

positive response of the archaeological<br />

community as evidenced<br />

by countless invitations to<br />

lecture and present our work<br />

and also by the willingness of an<br />

increasing number of colleagues<br />

to adopt Yorescape in their teaching.<br />

Our next challenge is to<br />

get the archaeological journals<br />

to publish reviews of our virtual<br />

tours. Yorescape is an example<br />

of so-called “New Media,”<br />

and scientific journals tend to<br />

review only those archaic Gutenbergian<br />

productions called<br />

“books”. We hope that will<br />

change in the not-too-distant<br />

future!<br />

Did you interact with academics<br />

and professionals? Did you benefit<br />

from their feedback during<br />

development? Was there<br />

any form of peer review? Effectiveness<br />

of these interactions?<br />

Our workflow is based on a<br />

constant interaction with academics<br />

and professionals. It is<br />

they who serve as our scientific<br />

advisors and who give us constant<br />

feedback. For example,<br />

the advisors for “Athens Reborn:<br />

Acropolis” were the Director<br />

of the American School<br />

of Classical Studies in Athens, a<br />

professor of Classical Art History<br />

at Princeton University, and a<br />

professor of Greek Art at King’s<br />

College, London. The advisors<br />

for “Baalbek Reborn: Temples”<br />

were members of the Oriental<br />

Department of the German Archaeological<br />

Institute, Berlin,<br />

which has been excavating the<br />

site since 1998.<br />

In dealing with historical data<br />

and sensitive information, how<br />

did you address security and<br />

privacy challenges in integrating<br />

advanced technologies?<br />

I cannot recall any instances<br />

where an issue of historical data<br />

has arisen. Regarding the privacy<br />

of our Yorescape users, our<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are positioned over the valley between the<br />

Palatine Hill (left) and the Caelian Hill (right). In the middle ground is the Aqua Claudia,<br />

the aqueduct furnishing water to the imperial palaces on the Palatine. Right of the<br />

middle of the picture is the Colosseum.<br />

Terms of Use prohibit us from<br />

selling or sharing their data to<br />

third parties. We try to keep<br />

to a bare minimum the private<br />

information we require from<br />

them—basically, we need just<br />

their name and email address<br />

for them to log into Yorescape.<br />

Finally, we have retained Pryor<br />

Cashman, one of the top law<br />

firms for US and EU privacy law,<br />

to ensure that we act responsibly<br />

and within the scope of the<br />

law.<br />

FUTURE OF TECHNOLOGICAL<br />

INTEGRATION IN ARCHAEOLOGY<br />

Do you anticipate the integration<br />

of technologies such as virtual<br />

reality and artificial intelligence<br />

becoming increasingly<br />

prevalent in future archaeological<br />

research? How might this<br />

relationship evolve?<br />

Yes! VR we already support,<br />

at least for our institutional<br />

subscribers. Later this month<br />

or in February <strong>2024</strong> we will also<br />

make Yorescape available on<br />

Oculus (probably at first in the<br />

App Lab and later in the Store)<br />

for our individual subscribers.<br />

Our goal is to be “platform<br />

agnostic,” supporting<br />

everything from mobile devices<br />

(iOS/Android) to PCs (Macintosh/Windows),<br />

and those VR headsets<br />

using the OpenXR standard<br />

(Oculus, Vive, etc.).<br />

Regarding AI, the answer is<br />

again “Yes!” We already have<br />

a prototype AI working codenamed<br />

“Yorebot.” This is an<br />

addition to our user interface<br />

allowing our end users to pose<br />

their own questions during a virtual<br />

tour. We believe in giving<br />

our users maximum freedom to<br />

move through time and space<br />

18 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 19<br />

as well as maximum freedom to<br />

satisfy their own curiosity about<br />

what they are experiencing.<br />

In this connection, I like to speak<br />

of Virtual Tourism 1.0, 2.0,<br />

and 3.0. Version 1.0 is basically<br />

a live slide show on a service<br />

like Zoom. The audience just<br />

watches passively, at most posting<br />

a question at the end in<br />

the chat box. In Version 2.0, the<br />

end user is empowered to take<br />

the tour whenever she wants,<br />

to visit the points of interest<br />

in any order following only the<br />

dictates of her curiosity, and to<br />

toggle between the site as it appears<br />

today and the way it looked<br />

in antiquity before it was in<br />

ruins. So, version 2.0 gives the<br />

user with freedom of time and<br />

space. Wtih the introduction of<br />

an AI like the Yorebot, we get to<br />

version 3.0. Now, the user has<br />

freedom of time, space, and<br />

content.<br />

I would predict a version 4.0 that<br />

is built on the metaverse and gives<br />

the user the affordances of<br />

social interaction, from jointly<br />

touring with others to role playing<br />

in costume and competing<br />

(for example) to rise from low to<br />

high status in the culture being<br />

visited. Version 4.0 was already<br />

predicted in my 1986 conference<br />

paper at Apple Computer, which<br />

was published in 1988:<br />

Besides virtual access for the<br />

public, do you foresee other<br />

future uses of this technology<br />

specifically in archaeological<br />

research?<br />

Yes, and this is something I<br />

theorized many years ago and<br />

started to put into practice in<br />

the last ten years in a series of<br />

publications. My basic idea is<br />

that interactive, scientifically<br />

valid models can be supports to<br />

empirical research allowing archaeologists<br />

to go back in time<br />

and make observations and run<br />

experiences that would be impossible<br />

in the real world without<br />

time travel. I call this use<br />

of computer simulations for empirical<br />

research “simpiricism,”<br />

and I have written about how<br />

this is an approach that we can<br />

see utilized across the sciences,<br />

from Physics and Astronomy to<br />

Biology and Economics. Archaeology<br />

is rather late to the game,<br />

but I am convinced that as the<br />

simpirical approach generates<br />

new insights and discoveries,<br />

more and more archaeologists<br />

will start to adopt it.<br />

If your readers wish to read my<br />

simpirical publications, here<br />

are some titles and links where<br />

they can be downloaded at no<br />

cost:<br />

Frischer, B., “From Digital<br />

Illustration to Digital Heuristics,”<br />

in B. Frischer and A.<br />

Dakouri-Hild, editors. Beyond<br />

Illustration. 2D and 3D Digital<br />

Technologies as Tools for Discovery<br />

in Archaeology, BAR<br />

International Series 1805 (Oxford,<br />

2008) pp. v-xxiv; available<br />

online at: http://frischer.org/wp-content/uploads/2016/03/Frischer_Heuristics.pdf).<br />

Frischer, B., G. Zotti, Z. Mari<br />

and G. Capriotti, “Archaeoastronomical<br />

Experiments Supported<br />

by Virtual Simulation<br />

Environments: Celestial Ali-<br />

Frischer, B. “Project Cicero,”<br />

a chapter in Interactive<br />

Media. Visions of Multimedia<br />

for Developers, Educators,<br />

& Information Providers, Microsoft<br />

CD-ROM Library, vol.<br />

3 (1988) 145-156; available<br />

online at https://www.academia.edu/36446114/Cicero_a_<br />

framework_for_multimedia_<br />

projects_for_Classics.<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320 In the mid-ground are the imperial fora. The one at<br />

the bottom is the biggest: the Forum of Trajan. We can see (starting at the bottom) the Temple<br />

of the Divine Trajan and Plotina, the sculpted and painted Column of Trajan flanked by<br />

the Greek and Latin libraries, the Basilica Ulpia, and the entrance plaza with an equestrian<br />

statue of Trajan. After Trajan’s Forum are the Forum of Augustus, the Forum of Nerva, and<br />

the Forum of Peace.


gnments in the Antinoeion at<br />

Hadrian’s Villa (Tivoli, Italy),”<br />

Digital Applications in Archaeology<br />

and Cultural Heritage 3<br />

(2016) 55-79. Available online<br />

at: https://www.academia.<br />

edu/36445359/Archaeoastronomical_experiments_supported_by_virtual_simulation_environments_celestial_<br />

alignments_in_the_Antinoeion_at_Hadrians_Villa_Tivoli_Italy_<br />

.<br />

Frischer, B., J. Pollini, G.<br />

Capriotti, D. Dearborn, J.<br />

Fillwalk, K. Galinsky, C. Haueber,<br />

J. Miller, J. Murray, M.<br />

Salzman, M. Swetnam-Burland,<br />

“New Light on the Horologium<br />

Augusti, the Montecitorio<br />

Obelisk, and the Ara Pacis,”<br />

Studies in Digital Heritage 1<br />

(2017) 18-119. Available online<br />

at: https://scholarworks.<br />

iu.edu/journals/index.php/<br />

sdh/article/view/23331<br />

Frischer, B., with technical<br />

appendices by P. Alberi Alber,<br />

D. Dearborn, and J. Fillwalk,<br />

“Edmund Buchner's Solarium<br />

Augusti: New Observations<br />

and Simpirical Studies,” Rendiconti<br />

della Pontificia Accademia<br />

Romana di Archeolgia<br />

(2018) 3-90. Available online<br />

at: https://www.academia.<br />

edu/38081245/Edmund_<br />

Buchners_Solarium_Augusti_<br />

New_Observations_and_Simpirical_Studies.<br />

Frischer, B. and D. Massey.<br />

“Urban Models as Tools for<br />

Research and Discovery.” In<br />

Critical Archaeology in the<br />

Digital Age, edited by Kevin<br />

Garstlki, Cotsen Digital Archaeology<br />

Series 2 (UCLA,<br />

Cotsen Institute of Archaeology,<br />

2022) 23-48. Available<br />

online at: https://www.academia.edu/74034923/3D_Urban_Models_as_Tools_for_Research_and_Discovery_Two_<br />

Case_Studies_of_the_Rostra_<br />

in_the_Roman_Forum_Utilizing_Rome_Reborn.<br />

What technologies were employed<br />

in virtual reconstruction,<br />

and how were they integrated?<br />

If I undesrstand your question<br />

aright, you are referring to my<br />

simpirical research. In that, in<br />

addition to VR for making observations<br />

and running experiments,<br />

I have used the planetarium<br />

software Stellarium for archaeoastronomical<br />

research investigating<br />

possible alignments<br />

between built monuments and<br />

astronomical features at Hadrian’s<br />

Villa and in ancient<br />

Rome. I have used ESRI’s CityEngine<br />

for 3D viewshed analysis of<br />

structures in the Roman Forum.<br />

My collaborator, Prof. Diego Gutierez<br />

used AI and Hierarchical<br />

Fine State Machines (HFSM) to<br />

study the circulation of spectators<br />

in the Colosseum. And my<br />

student Julia Puglisi has used<br />

I-Simpa for 3D acoustic analysis<br />

of an enigmatic feature in the<br />

South Theater at Hadrian’s Villa.<br />

DIGITALIZATION<br />

OF HISTORICAL CONTEXT<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320. We are situated over Transtiberim (modern<br />

Trastevere) and look east toward the Tiber River, Tiber Island, and (left) the Campus<br />

Martius and (right) Capitoline Hill. On the Tiber Island can be seen (right) the Temple of<br />

Asclepius in front of which is an Egyptian obelisk.<br />

How did you tackle the challenge<br />

of preserving historical accuracy<br />

in virtual reconstruction?<br />

A full answer would fill a book<br />

about ars antiquaria (which I am<br />

writing at the moment!). A short<br />

answer is that, first of all, we<br />

always consult with our scientific<br />

advisors and other experts<br />

whom they recommend we contact.<br />

Here I should give particular<br />

thanks to Prof. Paolo Liverani<br />

and Prof. Russell Scott, whom I<br />

mentioned earlier. Secondly we<br />

divide the sources of data to be<br />

used into two classes: archaeo-<br />

20 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 21<br />

logical and literary. The archaeological<br />

sources include autopsy<br />

(i.e., studying the remains<br />

today), pottery, brick stamps,<br />

coins, and inscriptions. The literary<br />

sources are numerous and<br />

have been assembled in various<br />

collections, including, notably<br />

the (unfortunately incomplete)<br />

Fontes ad Topographiam Veteris<br />

Urbis Romae by Giuseppe Lugli.<br />

We always consult the two<br />

major reference works in our<br />

field, the Lexicon Topographicum<br />

Urbis Romae, 6 volumes<br />

(Rome, 1993-2000) edited by<br />

Eva Margareta Steinby and The<br />

Atlas of Ancient Rome, 2 volumes,<br />

edited by Andrea Carandini<br />

with Paolo Carafa (Princeton<br />

and Oxford 2017). They contain<br />

extensive bibliography for the<br />

individual features of the city<br />

we model. The scientific advisors<br />

frequently alert us to new<br />

research not yet published.<br />

Volume 2 of Carandini-Carafa<br />

has been especially helpful to<br />

us in getting started with the<br />

plans, sections, and elevations<br />

of a great many Class I monuments<br />

that no earlier scholars<br />

have tried to reconstruct. We<br />

don’t always agree with what<br />

they propose, but we find their<br />

work the sine qua non for starting<br />

the modeling process and<br />

thinking through all the issues<br />

of architectural restoration. Let<br />

me take this opportunity to give<br />

a shout out to these two great<br />

Roman topographers!<br />

would ideally like to have has<br />

been destroyed or lies below<br />

still unexcavated ground. As I<br />

mentioned earlier, these features<br />

fall into our Class II. Even<br />

the features in Class I can very<br />

often not be reconstructed with<br />

a high degree of certainty. Our<br />

forthcoming final report, which<br />

I have already mentioned, will<br />

have catalogue entries for each<br />

Class I feature. This will allow<br />

those worried about accuracy<br />

to distinguish between those<br />

elements of our reconstruction<br />

that are highly certain and those<br />

that are less certain or purely<br />

hypothetical. In a recent<br />

publication I co-authored, I<br />

wrote the section about how we<br />

handle uncertainty in Virtual<br />

Heritage:<br />

Stewart, A., B. Frischer and<br />

M. Abdelaziz. “Fear and Loathing<br />

in the Hellenistic Agora.<br />

Antenor’s Tyrannicides<br />

Return,” Hesperia 91 (2022)<br />

311-350 (my section is at pages<br />

344-345).<br />

I reported on two ways that<br />

practitioners in the field have<br />

learned to flag uncertainty:<br />

through non-photorealistic rendering<br />

(NPR), for example, if<br />

you make a restored arm on a<br />

statue semi-transparent to set<br />

it off from the well-preserved<br />

parts; and through metadata<br />

(MD), that is, through a written<br />

report. Given the enormity<br />

of the Rome Reborn urban<br />

model, NPR was not a plausible<br />

approach, so we inevitably<br />

adopted MD. As I mentioned, I<br />

am now writing a book giving<br />

a final report on the Rome Reborn<br />

project. A big part of the<br />

book (written by my co-author<br />

Dr. Alberto Prieto) will present<br />

the metadata of the Class I features.<br />

Was machine learning used to<br />

analyze historical data during<br />

the research phase? What type<br />

What was the main challenge<br />

in recreating accurate details,<br />

especially considering the effects<br />

of time?<br />

Of course, the passage of time<br />

has meant that an enormous<br />

amount of information we<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320. Aerial view of the central Campus Martius with<br />

(left to right) the Porticus Divorum, the Isaeum, Saepta Julia, Pantheon, Baths of Nero, and<br />

Stadium of Domitian. Also visible are the entertainment complexes of the Campus Martius,<br />

including (starting at the left along the river) the Theater of Marcellus, the Theater of Balbus,<br />

the Theater of Pompey, and the Odeon and Stadium of Domitian (modern-day Piazza<br />

Navona).


of data was provided?<br />

No, this has not been possible<br />

(at least thus far!).<br />

Let's talk about Oculus. What<br />

challenges did you face in optimizing<br />

the reconstruction for<br />

VR devices like Oculus, especially<br />

considering hardware limitations?<br />

We use three approaches to<br />

optimizing the 3D data in our<br />

3D reconstructions so that our<br />

users can have freedom of movement.<br />

The simplest is the creation<br />

of 360 panoramic images.<br />

Doing so results in an huge reduction<br />

of file size. It is appropriate<br />

for use in a virtual tour<br />

which is, basically, an recreation<br />

of real-world tourism which<br />

usually involves following a guide<br />

from Point of Interest (POI)<br />

to Point of Interest. Our users<br />

have freedom of movement on<br />

the macro scale: they can teleport<br />

as they wish from any POI<br />

to any other. Of course, once<br />

arrived at a POI, many users<br />

want to have some freedom to<br />

move around at the micro scale.<br />

We offer this possibility in<br />

two ways. The first way is by<br />

using standard optimization<br />

techniques to allow the user to<br />

freely roam wherever he wishes<br />

in the 3D environment. The<br />

second way uses what we call<br />

“cinematic free roam” (acronym:<br />

CFR). This is the sort of<br />

thing you see when you use Google<br />

Street View: you can jump<br />

from one 360 panorama to the<br />

next. If these are close enough<br />

together, it can simulate an experience<br />

not far different from<br />

the first kind of free roaming,<br />

but it does so with a cinematic<br />

quality of the imagery.<br />

How has the use of virtual reality<br />

devices enriched the experience<br />

for users?<br />

I would say that there are two<br />

ways that VR has enriched our<br />

users’ experience. First, the scale<br />

of presentation is 1:1 and the<br />

VR headset is immersive, that<br />

is, it completely fills the field of<br />

vision and thereby generates a<br />

sense of presence, or of “being<br />

there.” The 1:1 scale and the<br />

fact that we set the camera<br />

height at 150 cm (the average<br />

adult male height of the eyes)<br />

means that our users can sense<br />

the relationship of the features<br />

of the scene in relation to their<br />

body. We also populate our scenes<br />

with avatars, which adds to<br />

the sense of human scale.<br />

Secondly, VR helps our users<br />

because it has all the affordances<br />

needed to “remediate” the<br />

traditional ways used to communicate<br />

developed by ars antiquaria<br />

since the Renaissance,<br />

namely written descriptions,<br />

maps, and 2D illustrations. So,<br />

in addition to being immersed<br />

in a 3D scene showing you the<br />

site today or the site as it appeared<br />

in antiquity, our user interface<br />

includes: descriptions of<br />

what you are seeing developed<br />

in consultation with our scientific<br />

advisors (both written and<br />

oral); a site map showing you all<br />

the stops on a tour with a legend<br />

identifying them; and an<br />

information window in which we<br />

can show you relevant texts and<br />

2D views providing background<br />

information you will find helpful<br />

in understanding what you are<br />

seeing. Our intention is to use<br />

this multimedia approach to<br />

make it as easy as possible for<br />

students new to the field or to<br />

the general public to understand<br />

how experts interpret the<br />

monuments.<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320 showing the Baths of Caracalla, one of the<br />

major public recreational facilities built by Emperor Caracalla (ruled AD 211-217).<br />

How did you address design<br />

challenges to ensure an intuitive<br />

and accessible user interface,<br />

especially in a virtual reality<br />

context?<br />

Yes. We have a UX expert on<br />

staff who ensures that our user<br />

22 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 23<br />

interface is as intuitive to use<br />

as possible and that it takes<br />

advantage of the conventional<br />

solutions that have developed<br />

in this sector.<br />

Does Rome Reborn allow specific<br />

user interactions?<br />

The Yorescape user interface<br />

supports the following temporal<br />

features: taking a tour whenever<br />

you want; prompting you<br />

about what you have and have<br />

not yet seen (especially useful<br />

if a useful takes a tour in small<br />

chunks of time spread over several<br />

days, weeks, or longer),<br />

and toggling between our contemporary<br />

world and how the<br />

site appears today to the ancient<br />

world and how the site<br />

looked before it fell into ruin.<br />

It also supports the following<br />

spatial features: teleportation<br />

from point of interest to point<br />

of interest following your curiosity,<br />

and freely roaming around<br />

the site using “cinematic free<br />

roam” (CRF). In terms of content,<br />

Yorescape offers short audio<br />

clips (typically 1 to 4 minutes<br />

in length) in which an expert<br />

interprets what you are seeing.<br />

English is the base language for<br />

the audio, though on some tours<br />

we offer a variety of languages.<br />

On all tours, we also allow you<br />

to turn on or off the Closed Captions,<br />

and we strive to offer a<br />

selection of major languages<br />

ranging from Chinese, English,<br />

French, and German to Italian<br />

and Spanish. Often, the expert<br />

will reference pieces of evidence<br />

(such as an inscription) which<br />

you can display by clicking the<br />

“i” icon to open the Information<br />

Window. As I mentioned, in<br />

the next version of Yorescape,<br />

we will add even more content<br />

freedom by implementing the<br />

Yorebot across all our tours and<br />

integrating the related icon into<br />

the user interface. Finally, we<br />

do support one key social feature:<br />

Group Tour. We have turned<br />

this off at the moment because<br />

we have found virtually no<br />

demand for it from our users,<br />

and it costs a lot of money for<br />

the company to support. But,<br />

we have this in case (perhaps<br />

as the metaverse takes off) it is<br />

ever needed.<br />

Was there involvement of generative<br />

artificial intelligence<br />

in enriching the historical narrative<br />

or providing contextual<br />

information during the VR experience?<br />

As I mentioned, our user interface<br />

will soon be enriched with<br />

the Yorebot, an AI solution built<br />

on OpenAI that makes it possible<br />

for the user to ask whatever<br />

question he wishes to pose<br />

while on one of our tours. The<br />

Yorebot is working quite well on<br />

one of our shorter tours (Rome<br />

Reborn: Basilica of Maxentius).<br />

Now we simply need to apply<br />

it across all fifteen of our tours<br />

and work out the best way to<br />

add it to our user interface.<br />

RECONSTRUCTION OF<br />

MISSING PARTS<br />

How did you integrate photogrammetry<br />

into the detail acquisition<br />

process?<br />

Yes, we have done lots of photogrammetry.<br />

Indeed, our company’s<br />

second streaming service<br />

(which I have not yet mentioned)<br />

is our Virtual Museum.<br />

It has over 700 interactive 3D<br />

models of classical sculpture<br />

and furniture almost all made<br />

by photogrammetry. The museum<br />

allows our users to study<br />

an individual work of art in isolation,<br />

taking advantage of the<br />

museum’s ability to let you pan,<br />

rotate, zoom, and change the<br />

lighting. We also provide standard<br />

metadata for the object<br />

Aerial view of ancient Rome in AD 320 showing the Mausoleum of Augustus. Located near<br />

the banks of the Tiber River, the structure was due north of the Pantheon in the middle of a<br />

park laid out by Augustus in the Campus Martius. The tomb was topped by a colossal statue of<br />

Augustus. Inside were buried most of the emperors and imperial family members in the first<br />

century AD. The last emperor buried here was Nerva (ruled AD 96-98).


(name, material, dimensions,<br />

museum, inventory number,<br />

link to vetted scientific information,<br />

etc.). Yorescape then<br />

recontextualizes the individual<br />

work of art, showing you where<br />

it came from in antiquity. So,<br />

you can, for example, study the<br />

Hercules Farnese in the Virtual<br />

Museum, viewing it from all angles<br />

and under different lighting<br />

condition. You can see its<br />

current state in the MANN and<br />

also its restored state reflecting<br />

the polychromy research<br />

the “MANN in Colour” project.<br />

Then, in Yorescape, you can visit<br />

the Hercules Farnese in the<br />

Frigidarium of “Rome Reborn:<br />

Baths of Caracalla,” learning<br />

how the decorative program of<br />

the Frigidarium revolved around<br />

the myth of Hercules.<br />

Which programming languages<br />

were predominant in the development<br />

of Rome Reborn? Are<br />

there specific languages that<br />

proved particularly suitable for<br />

this challenge?<br />

The main use of computer programing<br />

has been in the development<br />

of Yorescape (www.<br />

yorescape.com), our delivery<br />

platform for Rome Reborn and<br />

our other virtual tours. These<br />

are built on the Unity platform,<br />

so any unique features we have<br />

to create are programed using<br />

C#.<br />

Looking ahead, do you foresee<br />

the development of interactive<br />

AI-based devices allowing users<br />

to verbally interact for exploration<br />

in specific ways and areas?<br />

Yes, I already imagined this in<br />

the 1986 paper given at Apple<br />

Computer. As I mentioned, we<br />

have developed a prototype AI<br />

code-named “Yorebot” that has<br />

the function of allowing the<br />

users to pose their own questions<br />

during a virtual tour.<br />

What were the testing and quality<br />

control methods for the virtual<br />

experience?<br />

We have a UX specialist who<br />

is responsible for our in-house<br />

testing. Afterwards, our virtual<br />

tours are tested in classroom situations<br />

by the teachers whose<br />

Aerial view of Rome Reborn 4.0, the 3D digital reconstruction of the entire city of ancient Rome within the Aurelian Walls as it appeared<br />

in the year AD 320.<br />

24 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 25<br />

institutions have subscriptions<br />

to Yorescape. Many of the early<br />

adopters are colleagues I know<br />

quite well, and they have been<br />

very forthcoming in providing<br />

feedback which our developers<br />

have taken to heart in making<br />

adjustments to Yorescape.<br />

What are your future projects,<br />

and what improvements do you<br />

plan to pursue in the coming<br />

years?<br />

If you read my Apple conference<br />

paper of 1986, you will see<br />

that what we have been able to<br />

achieve thus far is just the beginning<br />

of a much more elaborate<br />

simulation in which students<br />

can, for example, play the roles<br />

of ancient inhabitants of Rome<br />

and learn to speak Greek and<br />

Latin. In other words, I see the<br />

metaverse in the future of what<br />

we are doing. Virtual tourism<br />

is just a baby step toward that<br />

goal.<br />

Some may fear that offering<br />

virtual experiences of historical<br />

places could negatively impact<br />

traditional tourism. How do you<br />

respond to this concern, and<br />

how do you see the coexistence<br />

of both experiences?<br />

We always stress that the purpose<br />

of virtual tourism (at least<br />

as practiced at Flyover Zone) is<br />

not to replace real-world tourism<br />

but to enhance it. We think<br />

we accomplish this in several<br />

ways. First, virtual tourism can<br />

raise awareness of cultural heritage<br />

sites that are unknown<br />

to the general public but worth<br />

visiting. If we succeed, it should<br />

increase tourism to sites not visited<br />

as much as they merit. It<br />

can also help tourists to prepare<br />

for a trip before they leave<br />

home so that they get more out<br />

of their visit to the actual site.<br />

Once arrived at your destination,<br />

a virtual tourism app like<br />

Yorescape can be useful as an<br />

AR app allowing you, for example,<br />

when you visit the Roman<br />

Forum to visualize how this<br />

complex site looked before all<br />

the monuments fell into ruin.<br />

Finally, when you return home,<br />

you can use Yorescape to keep<br />

your memories alive and to share<br />

them with your family and<br />

friends.<br />

ADVANTAGES OF VIRTUAL REALI-<br />

TY OVER PHYSICAL TOURISM<br />

Can you outline the unique<br />

advantages offered by virtual<br />

reality over physical tourism?<br />

How can the virtual experience<br />

enrich individuals' interaction<br />

with historical sites?<br />

To the advantages I mentioned<br />

in the answer to the previous<br />

question, I would just add that<br />

virtual tourism is especially valuable<br />

in helping people with<br />

disabilities that prevent them<br />

from traveling great distances.<br />

Likewise, people who simply<br />

cannot afford the time or money<br />

to travel can at least have a<br />

virtual experience of sites they<br />

would otherwise like to visit.<br />

EMOTIONAL ENGAGEMENT<br />

Virtual reality can evoke deeper<br />

emotional engagement<br />

compared to a physical visit.<br />

How did you work to create an<br />

emotional connection between<br />

users and Rome?<br />

I think that both real-world<br />

and virtual tourism can (and,<br />

ideally, should) arouse positive<br />

emotions. Real-world tourism<br />

has the advantage over virtual<br />

tourism of engaging the visitor<br />

with the place, people, and<br />

culture they are experiencing.<br />

New friendships can be formed,<br />

new food preferences can be<br />

developed, you can shop, and,<br />

when the sun starts to set in the<br />

late afternoon of a day with a<br />

clear sky, you can see why Rome<br />

is called “aurea.” In short, virtual<br />

tourism will never be able<br />

to replace the experiences that<br />

simply require your physical<br />

presence in a place.<br />

In contrast, virtual tourism can<br />

take you to the Rome of 1,700<br />

years ago, something a visit to<br />

today’s Rome cannot compete<br />

with. We find that when our virtual<br />

tourists use our time warps<br />

to toggle from the “now” to the<br />

“then” view of an archaeological<br />

site, they often feel a sense<br />

of awe when they see the ruins<br />

spring to life. Here one can<br />

think of the “Stendhal Effect”<br />

as an extreme case of the emotions<br />

that can be aroused when<br />

a tourist sees something they<br />

have been thinking about for<br />

many years and thought (because<br />

time travel is impossible) you<br />

would never actually be able to<br />

experience.<br />

FUTURE PERSPECTIVES AND<br />

DEVELOPMENTS<br />

Looking to the future, what developments<br />

do you anticipate in<br />

the use of virtual reality in the<br />

tourism sector, and how do you<br />

plan to address the challenges<br />

and opportunities that may arise?<br />

As you know, XR is already being<br />

widely used in Rome. Think of<br />

the Vrbus, the AR/VR apps available<br />

at archaeological sites


such as the Domus Aurea, the<br />

Baths of Caracalla, and the Ara<br />

Pacis. What happens in Rome—<br />

one of the most important tourist<br />

destinations in the world—is<br />

noticed in many other places. So,<br />

I am very confident in predicting<br />

that in the near future VR and AR<br />

will increasingly become part of<br />

the global tourist ecosystem. As<br />

this happens, I like to think that<br />

serious adventure games will be<br />

developed that will be hybrid involving<br />

users at home and users<br />

on site (that is, at iconic tourist<br />

destinations). The two categories<br />

of users will be rewarded by<br />

meet challenges involving finding<br />

out-of-the-way features (for<br />

example, all the “talking statues”<br />

of Rome) and interpreting<br />

them. The work of finding can<br />

be done by the on-site tourist in<br />

the online game, and the work of<br />

interpretation by the player at<br />

home. One can imagine how this<br />

could even be commercialized by<br />

adding some challenges whereby<br />

a shop, snack bar, or restaurant<br />

is the place to be found. On-site<br />

players can be given a free drink<br />

in a snack bar or a meal at a restaurant.<br />

The at-home players<br />

can be given famous recipe from<br />

a restaurant or a gift certificate<br />

that can be used in a shop’s<br />

online store. There can be lots<br />

of posting of the avatars of the<br />

at-home and on-site player together<br />

at the place of the challenge.<br />

The goal of such a game is<br />

to convert tourism from a passive<br />

experience it usually is to an<br />

active (and fun!) adventure of<br />

learning and personal growth.<br />

Images note<br />

The phase of the city seen in these renderings occurred 1,700 years<br />

ago. The modern city sits an average of 7 meters above that seen<br />

in AD 320. Not surprisingly, over 99% of the ancient city has vanished,<br />

leaving behind only random ruins seen throughout the city<br />

today. Created from 2018 through 2023 under the supervision of<br />

an advisory committee of experts, Rome Reborn 4.0 is a scientific<br />

model based on the latest findings by Roman archaeologists and topographers.<br />

Copyright 2023 Flyover Zone, Inc. All rights reserved.<br />

Abstract<br />

L’idea di instaurare Romam ha un padre nobile: lo storico e umanista<br />

rinascimentale Biondo Flavio (1392-1463). Oggi noi riconosciamo la<br />

modernità e l'attualità del suo proposito nel non limitarsi a una ricostruzione<br />

statica, ma nel voler offrire un'idea dello sviluppo della città<br />

e delle funzioni dei suoi edifici. Un lavoro tenace di riconoscimento<br />

dei resti dei monumenti antichi nelle trasformazioni successive del<br />

tessuto urbano, mediante il costante confronto delle fonti scritte con<br />

l'osservazione diretta dei luoghi e dei monumenti.<br />

Quest'idea, questo metodo, lontani dall'essere dimenticati, vedono<br />

circa sei secoli dopo un professore visionario - ha insegnato in varie<br />

università statunitensi (UCLA, Virginia, Indiana) - proporre una ricostruzione<br />

dell’antica Roma. Si tratta di Bernard Frischer, archeologo<br />

digitale, e la versione 4.0 di Roma Reborn, la sua affascinante restituzione<br />

digitale dell'antica Roma all'interno delle Mura Aureliane, è<br />

stata presentata qualche settimana fa a Roma. Frischer è fondatore<br />

e presidente di Flyover Zone Productions (fondata nel 2016), una<br />

società con sede a Bloomington, Indiana, che ha come missione la<br />

commercializzazione di prodotti e servizi che utilizzano tecnologie<br />

digitali 3D per presentare al grande pubblico siti e monumenti del<br />

patrimonio culturale.<br />

Ventisette anni di lavoro ininterrotto attraverso le grandi, veloci trasformazioni<br />

tecnologiche di questi anni, Frischer ha investito nella<br />

rilevazione e nell’acquisizione dei dati, nelle banche dati, nei servizi<br />

sempre più innovativi, nel mondo delle reti e del wearable computing,<br />

e molto altro ancora.<br />

La ricostruzione digitale di Roma antica affronta notevoli sfide e difficoltà<br />

nell'accurata ricostruzione dei monumenti. Alcune proposte suscitano<br />

inevitabili controversie; tuttavia, in confronto al tradizionale<br />

plastico di Gismondi, Rome Reborn 4.0 si distingue come un modello<br />

tridimensionale percorribile, dinamico e versatile, stimolando per<br />

questo motivo l'opinione di chi lo consulta e lo utilizza.<br />

Il suo utilizzo non richiede necessariamente un'accettazione acritica<br />

delle ricostruzioni proposte, ma, aspetto prevalente, piuttosto fornisce<br />

un terreno fertile per esplorare e discutere la storia da nuove<br />

prospettive. In questo modo, si configura come una risorsa educativa<br />

e turistica che va oltre la mera riproduzione del passato, rendendolo<br />

accessibile e coinvolgente per chiunque vi si avvicini. Uno strumento<br />

aggiornabile con il progredire della ricerca ogni qualvolta si raggiungano<br />

soluzioni convincenti e condivise per ogni singolo monumento.<br />

Affettuosamente conosciuto come Bernie tra gli amici, grazie alla sua<br />

cordialità e affabilità, Frischer ci onora della sua presenza da anni<br />

tra i membri del Comitato scientifico di <strong>Archeomatica</strong>. Con piacere e<br />

disponibilità, condivide in questa intervista ora con noi e con i nostri<br />

lettori riflessioni e dettagli del suo lavoro di questi anni rispondendo<br />

alle nostre domande.<br />

Keywords<br />

Roma, virtual tour, Yorescape, AR, VR<br />

Author<br />

Michele Fasolo<br />

Direttore Responsabile di <strong>Archeomatica</strong><br />

26 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 27<br />

ww w.mediterraeditrice.it<br />

CONFINI i<br />

di un<br />

PAESE<br />

il valore<br />

dei ...<br />

...<br />

varia sovente, procede ad ondate e in funzione delle strategie di politica internazio-<br />

...<br />

America praticamente non esistono neanche .<br />

cose che ci appartengono in forza di tutti i Trattati e le Convenzioni sottoscritte e


INTERVISTA<br />

Il tracollo culturale dell'Ellenismo:<br />

una lezione per il presente e un'allerta per il<br />

futuro della scienza - Intervista a Lucio Russo<br />

di Michele Fasolo<br />

Conversando con <strong>Archeomatica</strong><br />

Lucio Russo, fisico,<br />

matematico e storico della<br />

scienza, si addentra nel<br />

cuore di una svolta cruciale<br />

e piena di ripercussioni nella<br />

storia dell'umanità: il crollo<br />

verticale della conoscenza<br />

scientifica ellenistica a<br />

seguito della tumultuosa e<br />

distruttiva conquista romana<br />

del Mediterraneo nel II sec.<br />

a.C. Esplorando la perdita<br />

quasi totale degli scritti e<br />

delle opere filosofiche e<br />

scientifiche di quell'epoca,<br />

l’eminente studioso mette in<br />

luce la sfida di recuperare e<br />

comprendere appieno l'eredità<br />

scientifica perduta. Nel corso<br />

della discussione, emergono<br />

riflessioni su possibili paralleli<br />

con la situazione attuale e<br />

il pericolo di un regresso<br />

culturale nel contesto della<br />

digitalizzazione del sapere.<br />

Una riflessione che ci invita a<br />

considerare attentamente il<br />

passato per delineare chiare<br />

prospettive sul futuro della<br />

scienza e della cultura.<br />

Fig. 1 - Lucio Russo.<br />

<strong>Archeomatica</strong>:<br />

In molte tra le sue tante ricerche, Lei ha evidenziato,<br />

portandovi l'attenzione, un drammatico spartiacque<br />

nella storia dell'umanità, collocandolo a metà del<br />

II secolo a.C. Ciò che è avvenuto in quell'epoca, oggetto<br />

di un suo lavoro fondamentale, "Il Tracollo Culturale", ancora<br />

oggi manca di una consapevolezza diffusa. Potrebbe<br />

raccontarci cosa accadde e quali sono state le conseguenze<br />

più significative?<br />

Lucio Russo:<br />

Dal punto di vista politico-militare la svolta decisiva avvenne<br />

nel biennio 146-145 a.C. Nel 146 Roma distrusse<br />

Cartagine, creando la provincia d’Africa con quelli che<br />

erano stati i suoi possedimenti, e rase al suolo Corinto,<br />

sciogliendo la lega achea e impadronendosi della Grecia.<br />

Nell’anno successivo i due principali stati ellenistici, l’Egitto<br />

e l’impero dei Seleucidi, si scontrarono nella battaglia<br />

di Antiochia, che causò la morte di entrambi i sovra-<br />

28 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 29<br />

ni. L’impero seleucide si divise<br />

allora in due regni e la sua<br />

parte mediterranea, ossia la<br />

Siria, divenne uno stato satellite<br />

di Roma. La stessa sorte<br />

toccò all’Egitto, il cui trono fu<br />

occupato dal re fantoccio Tolemeo<br />

VIII; qualche anno dopo il<br />

senato di Roma inviò Scipione<br />

Emiliano (il distruttore di Cartagine)<br />

a ispezionare entrambi<br />

i regni e giudicare l’operato dei<br />

loro sovrani: il Mediterraneo<br />

era divenuto un lago romano.<br />

Le conseguenze culturali di<br />

questi avvenimenti furono catastrofiche.<br />

Siamo bene informati<br />

sugli avvenimenti di<br />

Alessandria, che era stato il<br />

principale centro culturale del<br />

Mediterraneo. Nel 145 Tolemeo<br />

VIII fece circondare il ginnasio<br />

e uccidere tutte le persone<br />

presenti. In quell’anno tutti gli<br />

intellettuali abbandonarono la<br />

città disperdendosi in vari paesi<br />

e la direzione della famosa<br />

Biblioteca passò da Aristarco di<br />

Samotracia (uno dei principali<br />

filologi dell’antichità, che si rifugiò<br />

a Cipro) a un oscuro ufficiale<br />

dell’esercito.<br />

Dopo il 145 qualche attività<br />

culturale continuò a Pergamo e<br />

a Rodi, ma per non più di una<br />

ventina d’anni.<br />

Il crollo verticale riguardò tutti<br />

gli aspetti della cultura: non<br />

solo la scienza, ma anche la filologia<br />

e la filosofia. I “filosofi”<br />

del periodo successivo erano<br />

per lo più intellettuali al seguito<br />

di qualche potente romano<br />

(Panezio, ad esempio, era un<br />

componente fisso della corte di<br />

Scipione Emiliano e Antioco di<br />

Ascalona di quella di Lucullo)<br />

che non si dedicavano a ricerche<br />

originali, ma erano impegnati<br />

a trasmettere ai nuovi<br />

padroni elementi di retorica e<br />

una versione sincretica e semplificata<br />

della tradizione filosofica<br />

greca.<br />

A: Nel dettaglio, esaminando<br />

settore scientifico per settore<br />

scientifico, cosa andò perduto?<br />

Esiste un inventario completo?<br />

Dopo oltre due millenni molto<br />

è stato recuperato dalla scienza<br />

moderna. Resta ancora altro?<br />

LR: Non è possibile fare un inventario<br />

completo di ciò che<br />

fu perduto, appunto perché<br />

fu perduto. Una delle conseguenze<br />

del tracollo culturale<br />

è stata la perdita quasi totale<br />

degli scritti ellenistici. Si sono<br />

conservate alcune opere scientifiche<br />

importanti, che rappresentano<br />

però una percentuale<br />

minima del totale (forse il<br />

2-3%), mentre la perdita delle<br />

opere filosofiche è stata quasi<br />

completa. Degli antichi stoici,<br />

ad esempio, abbiamo solo<br />

scarni frammenti e testimonianze,<br />

che sono stati tuttavia<br />

essenziali nel permettere<br />

la rinascita moderna di teorie<br />

come la logica proposizionale e<br />

la semantica. Ciò che ha potuto<br />

essere recuperato da testimonianze<br />

indirette, trasmesse<br />

quasi sempre da autori incompetenti,<br />

è però con ogni probabilità<br />

solo una piccola parte<br />

delle idee presenti nelle tante<br />

opere perdute.<br />

Per quanto riguarda la scienza,<br />

tra le idee che sappiamo che<br />

furono perdute (perché sono<br />

state poi recuperate) vi sono<br />

certamente l’eliocentrismo,<br />

la relatività del moto, l’idea<br />

dell’interazione gravitazionale<br />

tra Sole e pianeti, il calcolo<br />

combinatorio e tante altre non<br />

sintetizzabili in una o due parole.<br />

Un’idea importante, che riguarda<br />

anche la scienza ma non<br />

solo la scienza, è il convenzionalismo<br />

linguistico: nel periodo<br />

ellenistico si erano creati neologismi<br />

nuovi e convenzionali<br />

per denotare concetti nuovi,<br />

ma questa possibilità fu poi<br />

ignorata fino almeno al XVII secolo.<br />

Non possiamo ovviamente sapere<br />

nulla di ciò che non è stato<br />

recuperato, ma il fatto che<br />

nei due millenni successivi si<br />

siano continuate a trarre idee<br />

dalle poche macerie di una<br />

scienza elaborata in un paio<br />

di secoli da un piccolo numero<br />

di persone dimostra che certamente<br />

non è stata mai recuperata<br />

la creatività degli antichi<br />

scienziati.<br />

A: A che punto è la ricostruzione<br />

complessiva della scienza<br />

ellenistica e delle sue teorie<br />

perdute? Qual è lo stato attuale<br />

di questo sforzo?<br />

LR: Vi è molto lavoro da fare.<br />

Per esempio nessuno ha mai tentato<br />

una raccolta dei frammenti<br />

e testimonianze su Ipparco, uno<br />

dei massimi scienziati ellenistici<br />

(esistono solo raccolte dei suoi<br />

frammenti geografici). Sarebbero<br />

anche molto utili raccolte<br />

tematiche su argomenti scientifici,<br />

ma nessuno ha mai tentato<br />

di farle. Non è sorprendente,<br />

perché le persone attive in questo<br />

tipo di ricerca sono pochissime,<br />

sia perché sono necessarie<br />

conoscenze trasversali rispetto<br />

alle attuali divisioni disciplinari<br />

sia perché si tratta di un settore<br />

poco promettente dal punto di<br />

vista della carriera accademica.<br />

A: Parliamo del suo coinvolgimento<br />

nello studio di questa<br />

interruzione delle ricerche<br />

scientifiche e del regresso della<br />

scienza. Quali metodi e mezzi<br />

scientifici ha utilizzato per<br />

indagare su questa crisi?<br />

LR: Non ho qui lo spazio per<br />

esporre i metodi (ci vorrebbe<br />

un libro), ma certamente sono<br />

state essenziali due componenti<br />

della mia formazione: da una


parte avevo esperienza di ricerca<br />

in fisica e in matematica<br />

e dall’altra l’aver frequentato<br />

da ragazzo un buon liceo classico<br />

mi ha permesso di leggere<br />

i testi originali.<br />

A: Da dove ha avuto inizio la<br />

scienza ellenistica? E' individuabile<br />

una soglia cronologica<br />

e tematica attraversata la quale<br />

si può parlare di scienza?<br />

LR: Credo che se si usa il termine<br />

“scienza” in senso ristretto,<br />

per indicare le conoscenze ottenute<br />

con i metodi dimostrativo<br />

e sperimentale, la soglia<br />

cronologica possa essere individuata<br />

con buona approssimazione<br />

nell’inizio del periodo<br />

ellenistico. Naturalmente la<br />

nascita della scienza sarebbe<br />

impensabile senza la precedente<br />

rivoluzione di pensiero che<br />

aveva portato alla nascita della<br />

filosofia della natura, cioè<br />

alle prime indagini razionali<br />

dei fenomeni naturali, risalenti<br />

al pensiero greco del VI secolo<br />

a.C., che spesso sono considerate<br />

anch’esse “scientifiche”.<br />

Mi sembra però più utile distinguere<br />

tra queste due rivoluzioni<br />

concettuali, anche se la seconda<br />

si fonda sulla prima.<br />

A: Secondo Lei, quali sono le<br />

debolezze che hanno impedito<br />

alla scienza ellenistica di dar<br />

vita a una tecnologia diffusa e,<br />

soprattutto, a una rivoluzione<br />

industriale ed economica millenni<br />

prima del XVIII secolo?<br />

LR: Non credo che la scienza ellenistica<br />

avesse debolezze che<br />

le hanno impedito di dar vita<br />

a una rivoluzione industriale.<br />

All’origine della rivoluzione industriale<br />

moderna vi sono stati<br />

molti fattori, non solo scientifici,<br />

ma anche economici, sociali,<br />

demografici, politici e di altra<br />

natura. Il mondo ellenistico<br />

era diverso in molti aspetti da<br />

quello moderno, ma non solo la<br />

scienza, ma anche la tecnologia<br />

disponibile in Europa prima<br />

della rivoluzione industriale<br />

era quasi tutta di origine ellenistica.<br />

Ricordo che tra gli<br />

elementi tecnologici introdotti<br />

nel periodo ellenistico vi erano<br />

viti e madreviti, ruote dentate<br />

e ingranaggi, cinghie di trasmissione,<br />

giunti “cardanici”,<br />

alberi a camme, valvole, pistoni<br />

scorrevoli in cilindri, eliche,<br />

l’uso dell’energia idraulica e<br />

del vapore; il tracollo culturale<br />

ne aveva lasciato sopravvivere<br />

una piccola parte e molti altri<br />

furono recuperati dalla lettura<br />

di antiche opere. La cultura ellenistica,<br />

contrariamente a un<br />

luogo comune ancora diffuso,<br />

aveva quindi certamente sviluppato<br />

la tecnologia che ha<br />

permesso, in condizioni diverse,<br />

l’innesco della rivoluzione<br />

industriale. Non possiamo sapere<br />

se anche quella cultura,<br />

se non fosse stata stroncata<br />

dalla conquista romana, avrebbe<br />

generato una rivoluzione industriale;<br />

molto probabilmente<br />

no, per le tante differenze<br />

prima accennate, ma poiché<br />

fu stroncata mi sembra strano<br />

chiedersi quali sue debolezze<br />

siano state causa di mancati<br />

sviluppi. Se la scienza europea<br />

del XVII secolo fosse stata distrutta<br />

in seguito all’invasione<br />

di popolazioni incapaci di comprenderla,<br />

non ci saremmo certo<br />

chiesti quali debolezze della<br />

scienza del Seicento avevano<br />

impedito di trarne applicazioni<br />

industriali.<br />

A: Cosa ha impedito alla scienza<br />

ellenistica di resistere<br />

all'impeto romano?<br />

Fig. 2 Un'incisione da un libro italiano del XVIII secolo di Giovanni Maria Mazzuchelli (1707-65)<br />

intitolato Notizie Istoriche e Critiche Intorno alla Vita, alle Invenzioni, ed agli Scritti di Archimede<br />

Siracusano.<br />

LR: La scienza ellenistica aveva<br />

avuto notevoli ricadute tecnologiche,<br />

ma non tali da compensare<br />

la superiorità militare<br />

romana sui regni ellenistici,<br />

tra l’altro in perpetua guerra<br />

tra loro. Questa superiorità<br />

si fondava su due elementi.<br />

I Romani avevano scelto di<br />

specializzarsi nell’attività bellica,<br />

nella quale impegnavano<br />

le principali forze lavorative<br />

e costituiva la loro principale<br />

risorsa economica: la produzione<br />

agricola, in particolare,<br />

30 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 31<br />

avveniva grazie al lavoro degli<br />

schiavi procurati dalle campagne<br />

militari. Inoltre le conquiste<br />

romane erano rese possibili<br />

da una caratteristica nuova e<br />

unica di Roma: il coinvolgimento<br />

dei popoli conquistati nelle<br />

conquiste successive, che avveniva<br />

sia allargando via via la<br />

cittadinanza romana, sia attraverso<br />

forme intermedie, come<br />

la concessione del diritto latino<br />

e l’inserimento nell’esercito di<br />

formazioni alleate.<br />

A: Perché questo passo indietro<br />

non fu avvertito e fu dimenticato?<br />

LR: I Romani erano ovviamente<br />

poco inclini a sottolineare la<br />

propria inferiorità culturale e<br />

la storiografia moderna, per la<br />

perdita quasi totale delle fonti<br />

greche, ha guardato a lungo<br />

alla civiltà ellenistica attraverso<br />

il filtro delle fonti latine.<br />

Riprendo dal mio libro un solo<br />

esempio. Ad Alessandria era<br />

stato inventato lo strumento<br />

musicale all’origine degli organi<br />

moderni e di tutti gli altri<br />

strumenti a tastiera: l’organo<br />

idraulico. Il suo inventore,<br />

Ctesibio, lo aveva descritto in<br />

un’opera perduta; Vitruvio,<br />

che aveva potuto leggerla, cerca<br />

di descrivere lo strumento<br />

nel De architectura, ma avendo<br />

difficoltà a capirne il funzionamento,<br />

conclude il suo<br />

breve resoconto lamentandosi<br />

della sua eccessiva complessità.<br />

Lo storico Peter Green,<br />

nel suo autorevole libro sulla<br />

storia dell’ellenismo pubblicato<br />

nel 1990, scrive che l’organo<br />

idraulico era inutilmente<br />

troppo complesso e afferma di<br />

non credere che sia mai stato<br />

suonato da alcun serio musicista.<br />

Vi sono chiare prove del<br />

contrario (sappiamo anche di<br />

gare musicali tra organisti), ma<br />

Green le ignora e basa il suo<br />

giudizio esclusivamente sulla<br />

testimonianza di Vitruvio. Dopo<br />

due millenni la cultura (in questo<br />

caso musicale) ellenistica<br />

è ancora giudicata attraverso<br />

fonti latine incapaci di comprenderla.<br />

A: Studiosi come Heiberg, Bell<br />

e Kline hanno evidenziato la<br />

mancanza o lo scarso spessore<br />

di un orizzonte scientifico tra<br />

i romani. Cicerone, in particolare,<br />

afferma che i romani<br />

"hanno ridimensionato geometria<br />

e matematica all'utilità<br />

di misurare e di calcolare".<br />

Eppure i romani furono autori<br />

di opere costruttive complesse<br />

da eseguire anche con le tecniche<br />

odierne che si distinguono<br />

per l'uso di misurazioni molto<br />

accurate (struttura numerica<br />

adeguata, sistema di unità di<br />

misura adeguato sino allo scripulum)<br />

non eseguibili con metodi<br />

rudimentali o senza un'adeguata<br />

conoscenza di discipline<br />

specifiche come l'idraulica,<br />

la matematica, la geotecnica,<br />

una scienza topografica avanzata,<br />

studi sui materiali da<br />

costruzione naturali e artificiali,<br />

una metodologia tecnica<br />

utilizzata in modo accettabile<br />

e ragionevole, procedure<br />

adeguate. Si tratta solamente<br />

di tecnologia ascientifica o la<br />

scienza ellenistica si inabissa<br />

ma continua a vivere anche in<br />

età romana, anche se non ne<br />

abbiamo testimonianze scritte?<br />

Basta la trasmissione orale<br />

nei cantieri e nelle botteghe?<br />

LR: Non sempre realizzazioni<br />

tecniche ammirevoli si basano<br />

su conoscenze scientifiche e<br />

l’accuratezza delle misure non<br />

si accompagna necessariamente<br />

all’uso di modelli teorici forniti<br />

dalla scienza. Le piramidi<br />

egiziane certamente non avevano<br />

basi scientifiche e anche<br />

le cattedrali gotiche erano realizzate<br />

da architetti formati<br />

sul cantiere ed estranei alla<br />

cultura scritta. Lo stretto rapporto<br />

tra scienza e tecnologia<br />

instaurato in epoca ellenistica<br />

fu reciso dal tracollo culturale<br />

e fu recuperato solo nell’Europa<br />

moderna. Consideriamo il<br />

caso degli acquedotti: i Romani<br />

costruirono una rete di acquedotti<br />

con caratteristiche tecnologiche<br />

raffinate (ad esempio<br />

pendenze incredibilmente<br />

basse), ma da ciò non si può<br />

dedurre che si fossero basati<br />

su “un’adeguata conoscenza<br />

di discipline specifiche come<br />

l’idraulica”. Se l’avessero fatto<br />

avrebbero scritto opere di<br />

idraulica, mentre gli scrittori<br />

latini che si occupano di acquedotti<br />

(Frontino e Vitruvio)<br />

mostrano di non sapere assolutamente<br />

nulla di idraulica. Evidentemente<br />

le conoscenze necessarie<br />

per la costruzione degli<br />

acquedotti erano possedute<br />

da artefici formati nei cantieri<br />

ed estranei alla cultura scritta;<br />

questo tipo di trasmissione delle<br />

conoscenze non può riguardare<br />

nozioni teoriche. Le teorie<br />

scientifiche, proprio perché<br />

riguardano un livello teorico<br />

solo indirettamente connesso<br />

alla pratica, richiedono scienziati,<br />

scuole e testi scritti. La<br />

tecnologia romana, che può essere<br />

detta postscientifica, aveva<br />

incorporato molti elementi<br />

della precedente tecnologia<br />

ellenistica, spesso semplificandone<br />

la produzione e l’uso, ma<br />

recidendone il legame con la<br />

scienza.<br />

A: L'accostamento di due immagini,<br />

la groma da un lato e<br />

la dioptra dall'altro, è stato


un efficace strumento da lei<br />

utilizzato per sintetizzare il<br />

divario scientifico tra la scienza<br />

ellenistica e i romani. Può<br />

fornire ulteriori riflessioni e<br />

dettagli su questo confronto?<br />

LR: La diottra era uno strumento<br />

raffinato per misure angolari<br />

di precisione. Era utile<br />

per realizzare carte basate su<br />

procedimenti di triangolazione.<br />

L’estraneità dei Romani<br />

alla geometria non permetteva<br />

loro di fare altrettanto. Per<br />

realizzare i reticoli quadrati<br />

delle città e degli accampamenti<br />

romani era sufficiente<br />

sapere misurare lunghezze e<br />

riconoscere angoli retti e a<br />

questo scopo era sufficiente la<br />

groma, uno strumento semplice<br />

che permetteva di individuare<br />

la direzione ortogonale<br />

a un’altra.<br />

Fig.3 - Ricostruzione diottra e della groma.<br />

A: Quando i romani costruivano<br />

le strade, non solamente si<br />

trattava di stabilire un tracciato<br />

rettilineo tra due città<br />

nel modo più diretto e breve<br />

possibile, ma soprattutto di<br />

evitare eccessivi e continui<br />

dislivelli. Questo implicava<br />

la creazione di mappe di precisione<br />

e l'uso di strumenti di<br />

rilevamento sofisticati capaci<br />

di determinare la forma del<br />

terreno, le distanze, le diverse<br />

altezze dei punti chiave..<br />

Anche la centuriazione era<br />

parte di operazioni complesse,<br />

richiedendo vasti lavori<br />

idraulici, disboscamenti e la<br />

creazione di una rete viaria e<br />

di canali, oltre alla fondazione<br />

o ristrutturazione di centri<br />

abitati. Come per le strade,<br />

anche per la centuriazione<br />

non si trattava solamente di<br />

replicare una quadrettatura<br />

sul terreno, ma di pensare<br />

tridimensionalmente al territorio.<br />

Le opere di centuriazione<br />

sono ancora accompagnate<br />

da canali che funzionano<br />

oggi. Un potente processo di<br />

astrazione presiede alla costruzione<br />

delle infrastrutture<br />

e degli edifici. Il territorio<br />

viene sottratto con forza alla<br />

sua condizione di naturalità<br />

e decontestualizzato. Tutto<br />

ciò non è sintomo di un sistema<br />

scientifico, il solo capace<br />

di ridefinire con coerenza il<br />

territorio, dispiegando tutta<br />

la sua potenza e attraversando<br />

i secoli con conseguenze<br />

che si prolungano sino ai nostri<br />

giorni? È tutto frutto delle<br />

spalle robuste di giganti come<br />

Euclide, Archimede e altri, o<br />

un certo fuoco scientifico pulsava<br />

anche a Roma, magari in<br />

ambiti ristretti come il rilievo<br />

topografico e architettonico?<br />

LR: Come ho già detto, credo<br />

proprio di no. Se i Romani<br />

avessero usato strumenti di rilevamento<br />

sofisticati avrebbero<br />

preferito la diottra alla groma.<br />

Se fosse esistito un sistema<br />

scientifico romano, conosceremmo<br />

i nomi di scienziati<br />

romani e potremmo leggere le<br />

loro opere. Nel caso della topografia<br />

credo che una prova<br />

dell’assenza di una teoria matematica<br />

alla sua base sia dato<br />

dall’assenza di una cartografia<br />

geografica degna di questo<br />

nome (per rendersene conto<br />

basta uno sguardo alla tabula<br />

peutingeriana). I Romani riuscivano<br />

cioè a creare mappe<br />

accurate solo “in piccolo”, a<br />

livello topografico, perché in<br />

quel caso potevano basarsi su<br />

misure dirette di lunghezza e<br />

verifiche di ortogonalità, mentre<br />

rimanevano estranei alla<br />

cartografia “in grande”, che<br />

richiedeva metodi di triangolazione<br />

fondati su conoscenze<br />

di geometria e strumenti per<br />

misure angolari di precisione.<br />

Appunto per questo motivo<br />

non usavano la diottra, ma<br />

solo la groma.<br />

32 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 33<br />

A: Dall'astronomia all'astrologia,<br />

dalla geografia matematica<br />

ai blemmi e agli sciapodi<br />

forse in pochi decenni,<br />

ritiene che il pericolo di un<br />

tracollo culturale sia attuale<br />

anche per noi?<br />

LR: Non credo che sia solo un<br />

pericolo per il futuro. Il mio<br />

interesse per la storia della<br />

scienza è nato proprio dalla<br />

consapevolezza di vivere in<br />

un periodo di profonda crisi.<br />

Il continuo aumento delle<br />

conoscenze scientifiche e<br />

tecnologiche può nasconderla<br />

agli occhi di molti, ma la<br />

crisi si manifesta già in vari<br />

modi. Innanzitutto, mentre<br />

un secolo fa il progresso<br />

tecnologico avveniva in simbiosi<br />

con quello scientifico,<br />

oggi se ne distacca in misura<br />

crescente; gran parte delle<br />

nuove tecnologie si basano<br />

su idee scientifiche di mezzo<br />

secolo fa, mentre molti fisici<br />

si occupano di teorie astratte<br />

senza possibili ricadute<br />

tecnologiche e spesso senza<br />

alcun riscontro sperimentale.<br />

Inoltre le conoscenze<br />

scientifiche e tecnologiche,<br />

pur essendo sempre più essenziali,<br />

sono possedute da<br />

un numero sempre più esiguo<br />

di persone, mentre la cultura<br />

media della popolazione<br />

si abbassa continuamente.<br />

L’intero sistema diviene così<br />

sempre più fragile.<br />

A: Come possiamo contrastarlo,<br />

o pensa che l'alternanza<br />

tra fasi di progresso<br />

scientifico e fasi di regresso<br />

sia ineluttabile?<br />

LR: Bisognerebbe contrastarlo<br />

elevando la cultura<br />

trasmessa dal sistema scolastico,<br />

ma da diversi decenni<br />

tutto l’occidente è impegnato<br />

nella direzione opposta,<br />

aumentando il degrado della<br />

scuola. Ci si lamenta del<br />

basso numero dei laureati<br />

in Italia, ma a me preoccupa<br />

molto più il fatto che la<br />

grande maggioranza delle<br />

tesi di laurea contenga errori<br />

di grammatica e di sintassi.<br />

Il continuo abbassarsi<br />

delle conoscenze possedute<br />

dai laureati non è però facilmente<br />

sintetizzabile in dati<br />

statistici e forse per questo<br />

motivo non sembra interessare<br />

i politici, che sono invece<br />

impegnati ad aumentare<br />

il numero dei laureati<br />

tagliando i finanziamenti<br />

alle università che volessero<br />

garantirne la qualità non<br />

laureando più o meno automaticamente<br />

tutti gli iscritti<br />

che pagano le tasse.<br />

A: La digitalizzazione del sapere<br />

rappresenta un rischio,<br />

simile alla concentrazione<br />

di conoscenze scientifiche su<br />

supporti fragili, in un unico<br />

luogo, oggi l'infosfera, come<br />

ad Alessandria?<br />

LR:La fragilità mi sembra<br />

una caratteristica della situazione<br />

attuale molto più<br />

che di quella ellenistica.<br />

Ad Alessandria la Biblioteca<br />

svolgeva una preziosa attività<br />

editoriale che ha permesso<br />

di conservare opere come<br />

gli Elementi di Euclide. In<br />

epoca moderna la stampa<br />

ha permesso una diffusione<br />

molto maggiore dei libri, ma<br />

la conservazione degli scritti<br />

in forma digitale è molto più<br />

fragile e lo è ancora molto di<br />

più se la conservazione non<br />

avviene sui computer diffusi,<br />

ma in pochi server.<br />

Abstract<br />

In this interview with <strong>Archeomatica</strong>, Lucio<br />

Russo, a physicist, mathematician, and<br />

historian of science, delves into a critical<br />

turning point in human history: the abrupt<br />

collapse of Hellenistic scientific knowledge<br />

following the tumultuous Roman conquest<br />

of the Mediterranean in the 2nd century<br />

BCE. Examining the near-total loss of writings<br />

and philosophical-scientific works<br />

from that era, the distinguished scholar<br />

highlights the challenge of recovering<br />

and fully understanding the lost scientific<br />

legacy. Throughout the conversation,<br />

reflections on potential parallels with the<br />

present situation emerge, emphasizing<br />

the danger of cultural regression in the<br />

age of digital knowledge. A thoughtful exploration<br />

that encourages us to carefully<br />

scrutinize the past in order to shape clear<br />

perspectives on the future of science and<br />

culture.<br />

Lucio Russo, born on November 22, 1944,<br />

in Venice, is a physicist, mathematician,<br />

and historian of science. He earned his<br />

degree in physics in 1969 from the University<br />

of Naples and subsequently became<br />

a professor of Probability Calculus, first<br />

at the University of Modena and later at<br />

Roma Tor Vergata. Within the field of the<br />

history of science, Russo has conducted<br />

research on the reconstruction of certain<br />

ideas in the astronomy of Hipparchus, heliocentrism,<br />

Euclid, the history of tidal<br />

theory in the Hellenistic and early modern<br />

periods, and the scientist Hypatia. Particularly<br />

well-known is his essay "The Forgotten<br />

Revolution" from 1996, translated<br />

into English, German, Polish, and Greek.<br />

In this work, Russo undertakes significant<br />

research on the Hellenistic period, which<br />

he considers the era when science, in its<br />

current sense, began. This work was followed<br />

by many others, including "Segments<br />

and Sticks" (1998), "The Forgotten America"<br />

(2013), addressing the controversial<br />

question of how much the existence of the<br />

continent we now call America was known<br />

in the ancient world beyond the Pillars of<br />

Hercules, the edition of Book I of Euclid's<br />

Elements edited by Russo, Salciccia, and<br />

Pirro, and "The Cultural Collapse: The Roman<br />

Conquest of the Mediterranean (146-<br />

145 BCE)," published in early 2022.<br />

Parole Chiave<br />

Digitalizzazione; conoscenza; preservazione;<br />

tecnologia<br />

Autore<br />

Lucio Russo - Lucio.russo@tiscali.it<br />

Hellenistic Scientific Collapse<br />

Digitalization of Knowledge<br />

Scientific Heritage Recovery<br />

Ancient Alexandria<br />

Cultural Crisis<br />

Science and Technology Relationship


INTERVISTA<br />

Ripercorrere la Roma Quadrata<br />

Intervista a Piero Meogrossi<br />

a cura di Francesca Salvemini<br />

Nell’intervista si discute<br />

il modo in cui dipinti<br />

come quelli di Mantegna e<br />

Leombruno rappresentano<br />

la Roma antica, mescolando<br />

mito e storia per celebrare il<br />

potere religioso e la cultura<br />

umanistica del XV secolo,<br />

mentre suggeriscono una<br />

topografia labirintica della<br />

città eterna, integrando<br />

elementi cristiani e pagani in<br />

un tessuto simbolico e politico<br />

complesso.<br />

<strong>Archeomatica</strong>: A proposito<br />

della memoria del passato<br />

della città di Roma,<br />

Andrea Mantegna, nella parete<br />

dell’Arrivo del cardinale Francesco<br />

Gonzaga della Camera degli<br />

Sposi nel Palazzo Ducale di<br />

Mantova, ha dipinto una veduta<br />

di Roma, in cui sono sparse intorno<br />

ad un unico colle alcune<br />

‘mirabilia’: la Loggia della Basilica<br />

di S. Pietro prima dell’abbattimento,<br />

il Circo, l’Acquedotto<br />

e il Colosso neroniani, il<br />

Mausoleo di Onorio, la Piramide<br />

di Romolo, le Mura Aureliane,<br />

il Tevere al di sotto ed in alto,<br />

all’interno delle mura, il Colosseo<br />

ed il Colle Capitolino, sullo<br />

sfondo di un altro simbolico<br />

colle. La data 1465 dell’affresco,<br />

che ha una valenza storica<br />

e commemorativa, è una pietra<br />

miliare dello stato di conoscenza<br />

dei monumenti?<br />

Meogrossi: Questa domanda mi<br />

sembra perfetta per introdurre<br />

il tema delle rovine romane<br />

connesso all’immagine della<br />

città nel XV secolo, argomentazioni<br />

fondamentali negli incontri<br />

tra umanisti ed antiquari,<br />

come, ad esempio, nella gita<br />

sul lago di Garda del 23 settembre<br />

1465, vissuta da Giovanni<br />

Marcanova con Samuele<br />

da Tradate ed il pittore Andrea<br />

Mantegna. In quell’occasione,<br />

così racconta Felice Feliciano,<br />

i tre personaggi discussero certamente<br />

di Roma e degli stessi<br />

temi antiquari trattati dall’accademia<br />

Romana di Pomponio<br />

Leto e di Bartolomeo Sacchi, il<br />

Platina, imprigionato a Castel<br />

S.Angelo ed arrivato a Mantova<br />

al seguito del cardinale Francesco<br />

Gonzaga. Quegli intellettuali,<br />

attori della rivoluzione<br />

Gutenberg appena avviata, avevano<br />

in animo di commentare<br />

identità perdute tra le rovine<br />

sparse, di ricomporre tipologie<br />

disperse, di dare corpo e riconoscibilità<br />

alla forma di Roma<br />

antica attraverso i monumenti.<br />

Le colonizzazioni romane avevano<br />

modellato ovunque la ville<br />

dell’urbano e del suburbano ed i<br />

singoli insediamenti erano stati<br />

concepiti con mentalità interagente<br />

in rapporto al territorio,<br />

altrettante testimonianze di un<br />

realismo topografico capace di<br />

filtrare narrazioni simboliche<br />

come quella maturata da Mantegna<br />

subito dopo la famosa<br />

gita. L’affresco della Camera<br />

degli Sposi, avviato effettivamente<br />

nel 1465, avrebbe celebrato<br />

l’incontro a Mantova tra<br />

il duca Ludovico Gonzaga ed il<br />

34 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 35<br />

suo secondogenito Francesco,<br />

appena eletto cardinale, che,<br />

in arrivo nella città, si poneva<br />

come messaggero del pontefice<br />

Paolo II Barbo da poco eletto<br />

(1464). La data 1465 sull’affresco<br />

è altresì significativa perché<br />

precede di due anni l’imprigionamento<br />

e l’allontanamento da<br />

Roma degli umanisti ad opera<br />

del papa Barbo ostile al neo<br />

paganesimo, il che dà la chiara<br />

misura della ventata antiquaria<br />

approdata a Mantova ed in seguito<br />

a Venezia con la cerchia<br />

di Pomponio Leto. I disegni,<br />

convalidati dai racconti degli<br />

esuli, ed i primi libri a stampa<br />

dovevano ricomporre la cultura<br />

dell’antico con le fonti storiche<br />

della chiesa romana, in altri<br />

termini visioni di Roma e scambi<br />

diplomatici con l’urbs del Papa<br />

dovevano poter essere rappresentate,<br />

per quanto possibilerealisticamente,<br />

nell’affresco<br />

di Mantegna, pur non essendovi<br />

lui ancora mai stato. L’idea<br />

della Roma antica e altrimenti<br />

contemporanea riaffiora dunque<br />

dall’affresco della famiglia<br />

Gonzaga nella Camera degli<br />

Sposi del palazzo Ducale, la cui<br />

geometria quadrata suggerisce<br />

con realismo simbolico la<br />

Roma Quadrata nascosta nel paesaggio<br />

archeologico caro alla<br />

memoria cristiana. Nel centro<br />

della camera il trompe l’oeil,<br />

l’oculo simile al Pantheon, fa<br />

rileggere però ai cherubini ed<br />

alle dame della corte, affacciatisi<br />

alla balaustra, una Roma<br />

circolare (fig.7a), sogni privati e<br />

pubblici assieme per avvicinare<br />

la mente al modello topografico<br />

ereditato dal mondo antico, da<br />

conciliare con autorità e fede<br />

cristiana. Ed ecco i bastioni e le<br />

torri delle Mura Aureliane aprire<br />

la mente laica per ribadire il paesaggio<br />

sacro ed identitario testimoniato<br />

dall’imponente Coliseum,<br />

dall’anfiteatro che troneggia<br />

dietro le mura dell’urbs<br />

condita, misteri a cui poter accedere<br />

una volta attraversata la<br />

porta sacra che domina le rovine<br />

sottostanti.<br />

Siamo di certo in presenza di<br />

Roma e davanti ai luoghi tramandati<br />

dagli umanisti, che<br />

sanno come rileggere la Roma<br />

Quadrata da tempo dominio del<br />

Papa. Ma è il fuori del disegno<br />

quello che interessa e che rimanda<br />

alle orme laiche e religiose<br />

della topografia misteriosa<br />

per l’imago urbis Romae: un fiume,<br />

il ponte di Elios, il dominio<br />

Solis con il ponte dell’Angelo e<br />

lì vicino il Castellum, merlato e<br />

quadripartito, segnalano il nodo<br />

cruciforme per i traguardi topografici,<br />

indicazione utile per<br />

l’accesso dei pellegrini arrivati<br />

a Roma, in genere a Monte Mario<br />

da settentrione, per poi scendere<br />

verso il Palazzo Vaticano.<br />

Ecco schizzato il paesaggio dei<br />

septem pagi e del primo insediamento<br />

cresciuto a ridosso del<br />

Monte S. Spirito lungo il Tevere:<br />

la geografia antica da poter rendere<br />

riconoscibile in basso come<br />

in alto, per meglio commisurare<br />

le dimensioni della Città Eterna<br />

e le sue rovine. Allora l’identificazione<br />

del Circo di Nerone con<br />

la statua del Colossum, senza<br />

bisogno di mappe quantomeno<br />

percebili da lontano, dà visibilità<br />

neo-platonica al robusto<br />

plateatico Vaticano che ospita<br />

la Basilica, rappresentata con<br />

il templum paleocristiano e che<br />

ha anticipato la costruzione ed<br />

il dominio di San Pietro. Fuori le<br />

mura, tra le rovine ed in mezzo<br />

al folto verde selvatico svetta la<br />

Piramide di Romolo, quella fatta<br />

demolire da Sisto V per far<br />

posto alla chiesa di S. Maria in<br />

Traspontina. Le monumentalità<br />

dei luoghi, anche se non ne fossero<br />

chiariti i toponimi, adesso<br />

possono finalmente segnalare ai<br />

pellegrini il paesaggio antico da<br />

percorrere, se volessero entrare<br />

nel labirinto Roma ed essere in-<br />

Fig. 1 - Andrea Mantegna, Arrivo del cardinale Francesco Gonzaga, particolare<br />

(Camera degli Sposi, Palazzo Ducale, Mantova).


dirizzati al Borgo Vaticano dalla<br />

storia di Nerone e di San Pietro.<br />

A: In un altro dipinto, tradizionalmente<br />

attribuito a Lorenzo<br />

Leombruno (e nel 2002 a Bartholomaus<br />

Dill Riemenschneider),<br />

nella Sala dei Cavalli del<br />

Palazzo Ducale di Mantova, è<br />

rappresentato un paesaggio al<br />

sorgere del sole con una montagna<br />

che s’innalza sull’ovale<br />

di un labirinto d’acqua, in cui<br />

una delle imprese di Federico<br />

II Gonzaga, il Monte Olimpo,<br />

sembra fondersi col labirinto<br />

del Minotauro: in effetti un<br />

labirinto d’acqua è menzionato<br />

anche da Francesco Colonna<br />

nell’Hypnerotomachia Poliphili,<br />

il Sogno di Polifilo del 1499.<br />

L’immagine ingigantita del Palatino?<br />

PM: È il campo della città labirintica,<br />

quello dell’imago urbis<br />

che deve assicurare il potere, la<br />

giustizia, la libertà. I dati letterari<br />

assieme alle testimonianze<br />

fisiche miscelano la storia, rinnovando<br />

coi miti la scena del<br />

sogno antiquario per narrazioni<br />

pittoriche come quella di Mantegna,<br />

che dà corpo e sostanza<br />

all’emblematica dell’Olimpo<br />

tanto cara al duca Gonzaga.<br />

L’affresco Mantovano sceglie<br />

perciò la Polis posizionata tra<br />

terra e cielo per farne il paradiso<br />

in terra del Papa, il monte<br />

divino dell’Olimpo geograficamente<br />

inquadrato come labirinto<br />

da percorrere mediante l’eredità<br />

di Roma antica. Il potere<br />

religioso si rigenera ancora una<br />

volta e si rende compatibile con<br />

la contemporaneità, grazie le<br />

rovine della vasta topografia romana<br />

da secoli ormai sottomessa<br />

alla Chiesa dei Papi. E tale<br />

modello laico fa la differenza!<br />

(fig.1). I luoghi sparsi celebrano<br />

dunque la presenza cristiana ricalcando<br />

la topografia romana,<br />

le cui regole precise tornano a<br />

sostenere la corte dei Gonzaga e<br />

permettono di introdurre nuovi<br />

metodi di lettura della storia da<br />

Fig. 2 - Lorenzo Leombruno, l'Olimpo in mezzo al labirinto (Sala dei cavalli, Palazzo Ducale,<br />

Mantova)<br />

consegnare alla rivoluzione Gutenberg.<br />

Il sogno neo-platonico<br />

filtrato dall’arte della memoria<br />

(la Mnemosyne, Aby Warburgh)<br />

alimenta così la comunicazione<br />

della potestà papale che si adopera<br />

a ricomporre gli equilibri<br />

naturali, dispersi in mezzo alle<br />

rovine di Roma un tempo unitariamente<br />

intesa, accendendo<br />

nuovi sguardi sulla città ideale.<br />

A nostro avviso anche gli amorini<br />

e le dame che si affacciano<br />

nella Camera Picta dei Gonzaga<br />

evocano la presenza invisibile<br />

della Venere Physizoa immancabile<br />

dentro la corte del Polifilo,<br />

per guidare il viaggio laico<br />

e sacrale da compiere e poter<br />

affrontare le battaglie della<br />

mente e del territorio: topografia<br />

antiquaria che nel riaffermare<br />

il sano rapporto tra uomo e<br />

natura stimola a conquistare il<br />

sogno di Amore (Hypnerotomachia<br />

1499). Quei temi rigenerano<br />

le bellezze ereditate dalla<br />

fede e dalla cultura dall’antico<br />

e perciò da introdurre nelle<br />

corti Italiane lontane da Roma il<br />

cui disegno continuerà ad esercitare<br />

il fascino sulle mediazioni<br />

strategiche possibili, dovendo<br />

peraltro allargare la fede Cristiana<br />

a quei tempi minacciata.<br />

Del resto, il labirinto topografico<br />

composto sì dalle rovine, ma<br />

soprattutto dal potere romano,<br />

doveva essere reso riconoscibile<br />

e misurabile, se si voleva rendere<br />

credibile di fronte al mondo<br />

la Roma contemporanea. Dai<br />

cerchi di distanza della mappa<br />

messa in atto per la prima volta<br />

col modello di Leon Battista<br />

Alberti (1432-34) emergono<br />

diversi caposaldi territoriali,<br />

supporti per definire stratificazioni<br />

circolari di un labirinto<br />

Dedalico (ffig.2, 7a), comunque<br />

proteso ad agevolare il percorso<br />

di Teseo in cerca del Minotauro<br />

nascosto in mezzo alle rovine di<br />

Roma. La mente congiunta con<br />

36 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 37<br />

il suo territorio, la dimensione<br />

urbana e quella suburbana, ci<br />

rimandano perciò alla città proposta<br />

da Mantegna, in cui non<br />

c’è mappa, ma disegno topografico,<br />

pura visione labirintica<br />

della storia dei meandri e canali<br />

in mezzo ai quali far emergere<br />

l’isola felice Roma (figg.2- 3a).<br />

Quel percorso intricato si afferma<br />

e riparte ogni volta guidato<br />

da Polifilo sul colle dell’origine,<br />

sul Palatino fino a supportare<br />

tutta Roma con l’Axis Urbis Romae<br />

riscoperto (Meogrossi 1987-<br />

<strong>2024</strong>/ fig. 8) e contrassegnato in<br />

cielo con il traguardo del Cardo<br />

che si incrocia in terra col Decumanus,<br />

il vessillo della croce<br />

cristiana innalzato sul campo di<br />

Costantino (in hoc signo vinces),<br />

che arriva a ricordare le sacralità<br />

dei septem pagi o quella<br />

dei 27 Sacraria Septimontium<br />

Romae (fig.7b). L’antichissima<br />

tradizione topografica Etrusco<br />

Latina aveva infatti asservito<br />

i bisogni alla realtà, attualizzando<br />

la disciplina gromatico<br />

agrimensoria, di tipo laico o religioso,<br />

che, dovendo assicurare<br />

col disegno i comportamenti<br />

sociali, è comunque rispettosa<br />

della storia quanto della geografia,<br />

come sembra voler evocare<br />

Mantegna nell’affresco.<br />

Ecco allora che, appena sotto<br />

le mura di Roma, caposaldi ben<br />

riconoscibili offrono piena visibilità<br />

al potere temporale che,<br />

ben oltre la mole dell’anfiteatro<br />

antico, stimolano la mente dello<br />

spettatore a pensare al Capitolium,<br />

al Quirinal, al Palatinus…<br />

ai colli diversi di allora eppur<br />

significativi… e molto di più!<br />

L’ager Vaticanus in primo piano,<br />

di certo non da ultimo, certifica<br />

dunque la visione dell’antico,<br />

che rimanda al potere temporale<br />

sancito nella Città Eterna,<br />

a luoghi consacrati per educare<br />

alla lettura delle rovine disperse,<br />

ma anche al sistema compo-<br />

Figura 3a - Il Labirinto della città fortificata, xilografia, da: Hypnerotomachia Poliphili,1499<br />

Figura 3b - Piero Meogrossi, Domus Neronis, Templum Claudi in Coelio, Templum Solis in Palatio,<br />

Velia Penatum, disegno a china, 1987-1995<br />

Figura 4a - Piero Meogrossi, Studi e topografia sotto e sopra il Palatino: via Sacra ed ex<br />

vigna Barberini, disegni a china, 1994; Figura 4b - Francesco Colonna, Hypnerotomachia<br />

Poliphili, 1499, xilografie: Polyandrion, Elephans Memoriae


A: Tu avevi già raccontato le<br />

narrazioni e le scoperte su<br />

Roma antica svolte negli ultimi<br />

anni? … in fondo come aveva<br />

voluto fare Mantegna con i<br />

suoi Trionfi di Cesare ispirati al<br />

De Roma Triumphante di Flavio<br />

Biondo, di cui sarà stata curata<br />

un’edizione anche a Mantova?<br />

Figura 5a - Piero Meogrossi, La valle del Colosseo ed il Colossum super viam Sacram,<br />

disegno a china e composizione, 1994 Figura 5b - Francesco Colonna, Hypnerotomachia:<br />

Ruinae, Corus, Tempus Admissio, 1499<br />

sto per parti di una classicità da<br />

perseguire unitariamente, imitando<br />

le regole mnemoniche del<br />

Somnium Scipionis di Cicerone e<br />

poi ancora dietro ai Fasti di Roma<br />

evocati da Mantegna tramite le<br />

epiche imprese dei Trionfi di Cesare<br />

(fig.7a) e fino alle narrazioni<br />

neo-platoniche maturate con<br />

l’Hypnerotomachia.<br />

Figura 6 - Piero Meogrossi, Forma Urbis Romae Severiana con Azimuth Axis Paliliae<br />

(Frammenti marmorei; Piede per la topografia; In valle Colisei in specie Ovi) 1994<br />

PM: Già nel 1994, volendo investigare<br />

su alcune scoperte<br />

archeologiche per via topografica,<br />

mi ero servito dei disegni<br />

(figg.1-2-3-4-5-6-7-8) per meglio<br />

percepire i luoghi antichi<br />

di Roma, di cui non sempre c’è<br />

consapevolezza (www.ilsognodiRoma.it<br />

@2006). Nei disegni<br />

dei Trionfi di Cesare la cultura<br />

umanista di Andrea Mantegna si<br />

integra a quella degli antiquari,<br />

che, nel percorrere la storia<br />

dei miti delle edizioni ovidiane<br />

e non solo, si cimentano a far<br />

rinvenire la topografia, repertoriando<br />

strumenti simbolici e segni<br />

adatti a rappresentare con<br />

senso e misura il quadro iconologico,<br />

che va a ricomporre assieme<br />

spazio, tempo e gravità<br />

del mondo classico. Così la mia<br />

trentennale ricerca nel disegnare<br />

le rovine di Roma antica a la<br />

maniera de li antiquari ha maturato<br />

le misure utili per il registro,<br />

unitariamente inteso, della<br />

Forma Urbis Romae (fig.6).<br />

Il che permette di inquadrare<br />

l’archeologia e l’architettura<br />

per rendere più chiara la storia<br />

topografica ed i materiali delle<br />

rovine. Per tali motivazioni il<br />

labirinto romano, scoperto ed<br />

assunto col nostro Axis Paliliae,<br />

in quanto orma e traguardo che<br />

lega tra loro ed unifica caposaldi<br />

archeologici di età differenti,<br />

finisce per rappresentare proprio<br />

le stratificazioni dell’antico,<br />

mappate lungo il cammino<br />

del Polifilo, principe Prenestino,<br />

riscoperto da Maurizio Calvesi<br />

38 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 39<br />

(figg. 3a, 3b). Anche il labirinto<br />

di Leombruno e la visione per<br />

Roma di Mantegna a Mantova<br />

finiscono così per dialogare con<br />

specifici topoi Romani, gli stessi<br />

dispersi in mezzo al sogno neoplatonico<br />

fissato sopra il colle<br />

Palatino, il territorio dunque<br />

delle frequentazioni del Polifilo<br />

svolte nello spazio tempo della<br />

Hypnerotomachia all’inseguimento<br />

dell’amata Polia. Le mie<br />

frequentazioni sul Palatino ed in<br />

genere nell’urbs come architetto<br />

restauratore mi hanno concesso<br />

l’onere e l’onore di provare<br />

a ricomporre la bellezza di<br />

Roma a quadro intero con la mediazione<br />

dei 1410 gradini, che<br />

caratterizzano il racconto della<br />

Piramide di Polifilo su cui si fissa<br />

in cima l’Obelisco del Cielo con<br />

la Dea Fortuna. Quell’architettura<br />

misteriosa apre allora<br />

riflessioni sul valore della misura<br />

pitagorica a radice 2, che<br />

aleggia soprattutto sul disegno<br />

della città, che si riordina grazie<br />

alla via topografica tra terra<br />

e cielo da prendere a modello<br />

(figg.7a-7b). Anche le identità<br />

simboliche e pragmatiche riconoscibili<br />

nel bel mezzo degli<br />

Adonaea della ex Vigna Barberini<br />

(è quello il giardino di Amore<br />

frequentato da Polifilo?) riconducono<br />

a misure storicizzate,<br />

grazie all’impianto dell’Axis<br />

Paliliae, ed è pertanto doveroso<br />

celebrare lassù i ricordi dell’origine<br />

in quanto valori sacri di<br />

Roma (fig.8). Ecco spiegato perché<br />

dalla Magna Porta si entra<br />

nella Piramide e si accede al<br />

colle dopo aver superato le Tre<br />

Porte di Amore (Mater, Coelo,<br />

Mundus), temi cari all’antiquaria<br />

come alla chiesa romana per<br />

riconquistare strumenti della<br />

matematica e dell’astronomia,<br />

regole e pratiche simili a quelle<br />

del Regiomontano. In fondo<br />

il traguardo dell’Axis Paliliae<br />

atque Romae sistematizza l’ar-<br />

Figura 7a) - Piero Meogrossi, s.t., 1994: Aion, Sirena bicaudata, Sol Invictus,<br />

Amor Vincit Omnia (Francesco Colonna, Hypnerotomachia, 1499) e (Leon Battista<br />

Alberti, Descriptio Urbis Romae. 1432)<br />

Figura 7b - Piero Meogrossi, Signora degli Uccelli, Mundus Palatini, Aion, Tiber,<br />

Labirinto urbano, Forma Urbis Romae, disegno a china e matita, 1994_2001


cheo-lettura mediante le stesse<br />

mète adottate in antico e studiate<br />

dagli umanisti dell’Accademia<br />

di Pomponio Leto e dai<br />

pittori come Mantegna, capaci<br />

di leggere l’invisbile per rigenerare<br />

il disegno di Roma, tramandato<br />

e sempre celebrato<br />

come memoria di formazione<br />

unitaria. A tale compito riteniamo<br />

fossero dediti gli eredi del<br />

famoso Lorenzo Valla, gli stessi<br />

umanisti che nel 1467, cioè due<br />

anni dopo l’avvio della Camera<br />

Picta, sarebbero stati esiliati<br />

da Roma a causa delle loro investigazioni.<br />

Evidentemente i<br />

misteri legati alla conoscenza<br />

dell’antico spaventano il potere!<br />

A: Ci sono vedute delle xilografie<br />

del Sogno di Polifilo che si<br />

possono identificare con precisione<br />

meno ideale di quel che<br />

si creda nei luoghi della Roma<br />

antica?<br />

PM: Per poter immaginare la<br />

presenza di Polifilo anche nella<br />

valle del Colosseo e sul xcolle<br />

Palatino è utile, come già detto,<br />

registrare la presenza di<br />

ruinae disseminate ovunque,<br />

sopra e sotto, intorno ad un territorio<br />

collinare che, da fondale<br />

naturalistico si presenta oggi<br />

invisibile ed invivibile, a causa<br />

della perdita di ogni memoria<br />

dell’antropizzazione. Le regole<br />

per celebrare quei rituali di<br />

fondazione vanno rimandate<br />

allora alle allegre coppie danzanti<br />

che, felici di configurare<br />

in terra i recinti da tramandare<br />

e il caposaldo primario da fissare<br />

in mezzo al corus, accompagnno<br />

le diverse centralità da<br />

raggiungere ed autorevolmente<br />

da rappresentare, guidate dal<br />

Colossum. Il recinto circolare è<br />

assimilato alla bussola quadripartita<br />

di Leon Battista Alberti,<br />

che, dovendo misurare il cerchio<br />

sessagesimale lo rapporta<br />

allo spazio zodiacale, in modo<br />

Figura 8 - Piero Meogrossi, Struttura e simboli della Forma Urbis Romae (Foto e Disegno<br />

dell’autore, 1994. Tavola su base aerofotogrammetrica SAR, 1996): Mundus<br />

Palatinus (I); Axis Paliliae (II,III); Betilum Apollinis in palatio Augusti (III); Spectio via<br />

Sacra (II,IV,V,X); Adonaea (frammento FUR) (VII,VIII,IX) ipotesi Piramide HP; Giardino<br />

di Adone (Hypnerotomachia); Sepulcrum Haterium (IV,V,VI,VII,VIII); Meta Sudans (II);<br />

Sacellum Streniae (II); Colossum Flaviorum super viam Sacram (X).<br />

da scandire il tempo dell’antico<br />

(4 x 12 = 48) (fig. 7a). Quel circolo<br />

domina dunque la topografia<br />

antiquaria, ma anche l’intero<br />

campo di Roma sopra il quale<br />

si svolgono i medesimi percorsi<br />

e tappe praticate alla corte di<br />

Polifilo, lo specchio umanistico<br />

riflesso sui vetri del palazzo di<br />

Euterillide, per far penetrare<br />

immagini e narrazioni nel misterioso<br />

labirinto archeologico<br />

del libero arbitrio congegnato<br />

sul colle Palatino (fig.8). Quei<br />

recinti fisici e mentali stimolano<br />

dunque anche il pittore Mantegna<br />

a ripensare il paesaggio,<br />

che modella giocoforza luoghi<br />

per poter far coincidere fonti<br />

letterarie precise e posizioni<br />

diverse. L’affresco di Mantegna<br />

suggerisce così ricordi antiquariali<br />

e invisibilmente muove la<br />

mente a ricomporre le posizioni<br />

perdute del Colossum con<br />

quello itinerante super viam Sacram,<br />

impiantato sopra con Nerone,<br />

e sotto la collina Velia con<br />

i Flavi e poi ancora con Adriano<br />

(figg. 5a, 5b, 7a, 7b). Tante rovine<br />

e frammenti monumentali<br />

alimentano i pensieri e la mente,<br />

alla pari dei giri delle coppie<br />

danzanti, per ritrovare direzioni<br />

e circolarità che debbono riempire<br />

lo spazio topografico della<br />

Roma ancora invisibile nel XV<br />

secolo. Ricomposto nella parte<br />

alta della Camera Picta il disegno<br />

di quel paesaggio labirintico,<br />

infatti, il pittore mette in<br />

evidenza ed in posizione centrata<br />

la statua di un Colossum,<br />

che testimonia le fasi da seguire<br />

per ben interpretare il labirinto<br />

antiquario e letterario. Le strumentazioni<br />

del Regiomontano e<br />

la mappa dell’Alberti, intanto,<br />

orientano per far capire sempre<br />

meglio il ruolo avuto in passato<br />

dalla collina Velia e le varie trasformazioni,<br />

prima di smantellare<br />

del tutto quel colle sacro<br />

a Roma! ...altro che Mussolini<br />

40 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 41<br />

(fig.5a)! Le tappe storicizzate<br />

memorizzano ben altri percorsi<br />

iconologici, che rimandano addirittura<br />

ai 24 elefanti usati per<br />

rimuovere la statua gigantesca<br />

lungo la via Sacra per farla scivolare<br />

giù nella valle (fig.8): si<br />

avverte tutto lo scorrere del<br />

tempus admissio, il passato che<br />

non torna, ma che si rigenera<br />

attraverso i puttini incapaci di<br />

cavalcare il cavallo alato di Pegaso<br />

della tavola del Polifilo, il<br />

futuro da dominare (fig.5b). In<br />

effetti la storia mai riesce a fissarne<br />

tutte le posizioni e dunque<br />

a certificare come immutabile<br />

lo spazio della topografia<br />

antiquaria. Quel dinamismo,<br />

comunque destinato ad essere<br />

soppiantato dai dati archeologici<br />

scientifici più avanzati, attesta<br />

i ragionamenti del bisogno<br />

che continuano a sentire di misurare<br />

la realtà, documentando<br />

per simboli il contesto in trasformazione,<br />

che si specchia nel<br />

palazzo di vetro di Euterillide:<br />

... e così il sogno della Hypnerotomachia<br />

restituisce senso ed<br />

equilibrio all’azione e rigenera<br />

la mappa di Mantegna per la<br />

Roma Quadra.<br />

A: Fondamentale è il labirinto,<br />

che viene memorizzato<br />

dall’immagine che poi Bernini<br />

e lo scultore Ferrari verranno a<br />

realizzare alla Minerva con l’elefantino<br />

con sopra l’obelisco<br />

(n.d.r.: Umbilicus Romae)?<br />

PM: Il labirinto in effetti è il<br />

luogo adatto a generare meandri<br />

ed a penetrarli in fondo per<br />

poter arrivare all’umbilicus urbis,<br />

a quel centro ipogeo fissato<br />

proprio nel centro del labirinto<br />

d’acqua ottagonale del Palatino<br />

e tagliato dal nostro Axis<br />

Paliliae (fig.6). Simile caposaldo<br />

topografico rimarca l’intero<br />

campo topografico di Roma<br />

e simbolicamente si identifica<br />

con il monte Olimpo Romano,<br />

concepito per meglio comparare<br />

i labirinti dei due affreschi<br />

del palazzo ducale dei Gonzaga.<br />

Quello di Leombruno rilegge il<br />

labirinto del costruttore Dedalo<br />

per penetrare con la mente<br />

artistica le visioni antiquarie<br />

disperse e riconoscere i luoghi.<br />

Regole per apprendere senza<br />

necessariamente sapere di topografia,<br />

ma tanto conoscendo<br />

dei bisogni dell’anima. Nel Mantegna<br />

invece la prospettiva definisce<br />

come invisibile il labirinto<br />

di Roma antica, eppure rimanda<br />

la mente dello spettatore colto<br />

a tipologie di monumenti famosi<br />

per i pellegrini o di riferimento<br />

per la tradizione religiosa<br />

cristiana, non necessariamente<br />

legata a luoghi come il Palatino<br />

o il Quirinale, in ogni caso strategici<br />

per completare il dominio<br />

sull’urbs. E’ dunque il Vaticano<br />

il labirinto invisibile da mostrare,<br />

quello di cui non si può fare a<br />

meno, perché vale assai più che<br />

il Palatino o l’Acropoli di Atene,<br />

più degli Ziggurat della Persia,<br />

più di qualsiasi Atlantide perduta,<br />

più di ogni sito pagano. Mantegna<br />

invita così a riconoscere<br />

il paradiso costruito in terra a<br />

Roma ed a riconoscere in primis<br />

quello rifondato dalla Cristianità<br />

per riaffermare il primato<br />

dell’Urbs caput mundi. Ai colti<br />

umanisti antiquari restava di<br />

investigare luoghi abbandonati<br />

come il colle Palatino (e le sue<br />

vigne sommerse tra le rovine<br />

come quella dei Colonna sulla<br />

piattaforma degli Adonaea), di<br />

provare a rilegare tra loro tutti<br />

i colli ritrovando traguardi antichi,<br />

un vasto paesaggio per una<br />

topografia rivolta a meditare in<br />

diverse direzioni, come insegnano<br />

a fare le favolose xilografie<br />

della Hypnerotomachia. Di<br />

fatto sembra l’azione delle acque<br />

che già dall’inizio del viaggio<br />

defluiscono per inquadrare<br />

un territorio e per specchiare la<br />

doppia realtà riflessa dai vetri<br />

del palazzo del libero arbitrio<br />

di Euterillide. Il sogno di Roma<br />

matura a poco a poco nella Mantova<br />

dei Gonzaga e prende avvio<br />

la narrazione del Poliflo che va<br />

in cerca della Polis e dell’amata<br />

Polia, sapienza di ogni bene da<br />

cogliere (Omnia Vincit Amor),<br />

sostegno, con l’antiquaria, della<br />

fede cristiana rimasta sepolta<br />

sotto il fitto paesaggio di una<br />

Roma ancora paganeggiante,<br />

come lascia intuire il disegno<br />

di Mantegna (fig.1). Quel mondo<br />

sembra dunque una sorta<br />

di risveglio dantesco che deve<br />

aiutare a ripercorrere la morfologia<br />

dei colli, a riconoscere<br />

i pendii favorevoli e le rovine<br />

sommerse, insomma è il labirinto<br />

topografico di Roma, che rimette<br />

ordine ai luoghi urbani e<br />

suburbani abbandonati. Polifilo<br />

per questo si risveglia e ritrova<br />

le zone umide lambite dal Tevere<br />

o dell’antica Suburra prossima<br />

ai Fori, quelle zone destinate<br />

alle piante acquatiche che si<br />

alimentano di terreni irrigati e<br />

dove nasce il subuteo, che crescono<br />

lungo le sponde del lago<br />

giù nella valle del Colosseo, che<br />

accoglie anche la Palestra in<br />

cui giocare, chiara evocazione<br />

del Ludus Magnus gladiatorio,<br />

dell’anfiteatro che Francesco<br />

Colonna nella Hypnerotomachia<br />

mostra con in sommità le piante<br />

intrecciate tra loro al posto dei<br />

pali per il governo del velarium<br />

Flaviorum. Un sogno che, a<br />

Mantova, avrà fatto rinascere ai<br />

primi del Cinquecento quel Culibeo<br />

coi soleri alti e seguri, che<br />

avrebbe evocato Ruzante nella<br />

sua commedia La Betia [n.d.r.:<br />

nel teatro Alvise Cornaro con<br />

scenografie di Giovanni Maria<br />

Falconetto)<br />

A: L’anno scorso ricorreva il<br />

centenario della nascita di


Italo Calvino, che ha visto numerose<br />

iniziative espositive e<br />

convegnistiche sullo scrittore e<br />

la sua opera, alla quale anche<br />

tu, più precisamente in riferimento<br />

alle Città invisibili, hai<br />

dedicato un saggio dal titolo<br />

Orma_ Amor_Roma, privilegiando<br />

la struttura labirintica<br />

del suo romanzo e il suo procedere<br />

enigmatico e combinatorio<br />

per il viaggio nella Forma Urbis<br />

di Roma. Non tutti sanno che<br />

Le Città Invisibili, pubblicato<br />

nel 1972, apparteneva al periodo<br />

in cui Calvino partecipò<br />

più intensamente all’Oulipo, il<br />

gruppo letterario di Raymond<br />

Queneau e Georges Perec, che<br />

nella composizione combinatoria<br />

convenzionale riscopriva<br />

l’automatismo psichico del Surrealismo,<br />

creando un universo<br />

fantastico con infinite traiettorie<br />

e dimensioni possibili, a sua<br />

volta partendo dalla struttura<br />

della fiaba con lo scenario di<br />

un’immagine che si frantuma<br />

all’esordio. Tornando indietro<br />

nel tempo, la Roma moderna<br />

ha occultato la Roma antica per<br />

preservarne la sapienza, celandola<br />

di misteri come Marco Polo<br />

ha taciuto a Kublai Kahn il suo<br />

vero viaggio attraverso l’Asia<br />

con racconti fantastici di città<br />

inesistenti, lasciando segreta in<br />

questo modo anche la sua via di<br />

Piero Meogrossi, architetto<br />

Laureatosi cum laude alla facoltà di Architettura di Roma (1974) ha svolto<br />

attività professionale fino al 1980 quando assume ruolo di Ispettore MiBAC<br />

presso la Soprintendenza Monumenti di Venezia (1980-1983) e poi di Direttore<br />

presso la Soprintendenza Speciale Archeologica di Roma (1983-2011).<br />

Nell’ambito dell’attuale Ministero della Cultura (ex MiBACT) ha realizzato<br />

Restauri di Monumenti, Paesaggi Archeologici e Trasformazione Urbana, tra<br />

cui: Villa Cornaro a Codevigo e nuove scoperte sul Teatro di Memoria di Alvise<br />

Cornaro a Venezia. Appia antica, Villa Quintili, Tomba-Museo di Cecilia Metella,<br />

Palatino/ versante S. Gregorio, Foro Romano, Valle Colosseo, Anfiteatro<br />

Flavio a Roma.<br />

Ha partecipato a concorsi nazionali ed internazionali di Architettura tra cui:<br />

Progetto Acropoli di Atene, Prix Piranesi (Segnalato, 2022): Progetto Fori,<br />

Prix Piranesi de Rome (team Purini-Valle, I premio 2016). Parco Danewerk,<br />

Germania (II Premio, 2009); Torre di Luce Neo Antica su Roma dopo Sisto<br />

V, (premio Utopia,1998); Amenhophi Court, Luxor 1988; Habitat ed Energia,<br />

(Misawa Homes, Tokio, III* premio1979); Parco Appia, P.A.R.C.O., (vincitore<br />

progetto CEE/SSBAR,1997).<br />

Ha svolto corsi e tenuto seminari sulla formazione del Restauro Architettonico<br />

in Archeologia: Politeknik Warsawa (1974); IUAV Venezia (1982); Roger<br />

Williams, (US 2001; Architektur Faculty Beograd (2015-2018); Architettura &<br />

Roma (1999-2022).<br />

Dal 1987 al <strong>2024</strong> argomenta e progetta le forme del Paesaggio antico derivando<br />

l’identità topografica del disegno di Roma, Forma Urbis Romae dominante<br />

nelle numerose conferenze tenute in Italia ed all’estero: MiBAC e Archeologia<br />

Romana, Habana Cuba 2003; XXVII Convegno Urbanistica Belgrado 2017; Conferenza<br />

American University Bulgaria, Sophia 2018; etc).<br />

Dopo il ritiro dal MiBACT (2011) svolge progetti di museografia, consulenze<br />

professionali, mostre personali d’arte a Roma ed a Creta, partecipa ad eventi<br />

sulle politiche urbane per promuovere l’Archeo-architettura per la Forma Urbis<br />

Romae. Visione Roma 2030 (ParcoCelio) e Paesaggio Mediterraneo (Disco<br />

di Festos e santuario Lentas, Creta, 2010-2017-<strong>2024</strong>).<br />

Ha pubblicato libri e saggi in riviste di Architettura (XY, dimensioni del disegno;<br />

Anfione & Zeto; I Beni Culturali…) Architettura e Museologia Liquida<br />

(Roma 2022); Europa sotto i monti Asterousia, (Roma 2020); Symposio Asterousia,<br />

(Regione Creta 2017); Orma Amor_Roma, (Roma (2013).<br />

www.ilsognodiroma.it<br />

p.meogrossi@gmail.com<br />

fuga. La risorsa di una cultura<br />

integrata consiste, quindi, nel<br />

dare spazio, attraverso l’inferno<br />

dell’invivibilità della città<br />

caleidoscopica, secondo Calvino,<br />

a ciò che inferno non è,<br />

come lo scrittore ha fatto dire a<br />

Marco Polo alla fine delle Città<br />

invisibili. In altre parole, nella<br />

chiave dello spostamento ai<br />

confini del mondo del mito del<br />

labirinto, Giove-Toro ha sedotto<br />

Europa sul Palatino invece<br />

che sul Monte Ida nell’Isola di<br />

Creta ?<br />

PM: Nel mio libretto Orma Amor<br />

Roma del 1994 sono sintetizzati<br />

disegni e scritti che validano,<br />

oggi più che prima, i commenti<br />

approfonditi nelle varie conferenze<br />

tenute sin dal 1987 allo<br />

scopo di sistematizzare e rendere<br />

comprensibile la mia ricerca<br />

sul disciplinare di topografia<br />

antica e sacra. Le misurazioni<br />

per un qualsiasi terreno quadrangolare,<br />

come dovrebbero<br />

ricordare gli studiosi del disegno<br />

della Forma Urbis Romae,<br />

vanno riferite privilegiando anzitutto<br />

una delle due diagonali<br />

dell’intero campo. Riferirsi di<br />

conseguenza alla Roma Quadrata<br />

adattata alla morfologia<br />

quadrangolare del colle Palatino<br />

segnala di fatto il nostro Axis<br />

Paliliae (da Pales, la dea Romana<br />

della pastorizia) con il relativo<br />

Azimuth da calare in terra,<br />

quasi fosse un piede topografico<br />

che va a rimarcare, passo dopo<br />

passo, il sentiero ideale per le<br />

infinite posizioni geografiche e<br />

conseguenti serialità di campi<br />

(fig.7b).<br />

Siffatti criteri nodali spiegano i<br />

tanti caposaldi posizionati nelle<br />

varie epoche sul colle Palatino<br />

e tra loro allineati per legare e<br />

porre in equilibrio le parti con il<br />

tutto. Tale metodo evidenzia su<br />

un contesto quadrangolare qualsiasi<br />

la necessaria suddivisione<br />

42 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 43<br />

in due parti per sfruttare appieno<br />

la morfologia di un campo<br />

reale così misurabile. Derivare<br />

la separatezza ed al tempo<br />

stesso la sua unificazione condivisa<br />

con altri campi limitrofi<br />

rimanda ad una vera e propria<br />

rete invisibile che, attraversata<br />

ancora oggi dall’Ancile Solis<br />

atque Lunae (Ovidio, Fasti, III,<br />

351), assicura la protezione del<br />

labirinto territoriale, e non solo<br />

a quello di Roma. La regola è<br />

quella dei labirinti, il mito della<br />

fondazione di una civiltà, riscoperto<br />

per la prima volta a Creta<br />

ed all’origine di ogni altra civiltà<br />

mediterranea. Le regole per<br />

il labirinto del Toro-Minotauro<br />

di Dedalo, impiantato a Creta,<br />

avrebbero dunque fatto maturare<br />

il viaggio di Europa portata<br />

a Creta da Zeus (Europa sotto<br />

i monti Asterousia, Meogrossi,<br />

2020) ed insegnato ai popoli i<br />

codici tra terra e cielo, utili alla<br />

sopravvivenza (Meogrossi, Disco<br />

di Festos, 2023). A mio avviso la<br />

parola greca Rumi, significativa<br />

per esprimere la forza necessaria<br />

a preservare identità e memoria,<br />

chiarisce il nome della<br />

Roma coloniale, fondata in mezzo<br />

al Mediterraneo per potersi<br />

ben rapportare ai luoghi ed alla<br />

geografia, città eterna appunto<br />

per essere capace di assecondare<br />

in terra le orme catturate dal<br />

cielo mobile, scambi impostati<br />

tra natura e sapere per far progredire<br />

domini e confini dell’umano.<br />

Ed ecco allora i valori<br />

sacrali della topografia dell’origine,<br />

il cui registro tramanda il<br />

labirinto Roma assieme ai miti e<br />

alle storie collis Palatini super<br />

viam Sacram o quelle dei Fora<br />

Romanorum o quelle fissate in<br />

valle Colisei per l’incrocio della<br />

forza tra terra e cielo con<br />

la fontana Pinea del Sacellum<br />

Streniae (fig.8). Parimenti il traguardo<br />

strategico della platea<br />

Claudi sul Celio dialoga grazie<br />

all’Axis Penatum Romae con la<br />

collina Velia, smontata per far<br />

posto al Templum Veneris atque<br />

Romae, nodi pagani e narrazioni<br />

esportate a Mantova per riannodare<br />

la visione del Mantegna e<br />

comunicare al mondo il paesaggio<br />

sacro di Roma. La complessità<br />

topografica, assistita dal<br />

programma di architetti come<br />

Leon Battista Alberti, collima al<br />

racconto di umanisti del calibro<br />

di Lorenzo Valla e di Pomponio<br />

Leto, che si pongono a sostegno<br />

degli artisti delle nobili famiglie<br />

dei Colonna o dei Gonzaga.<br />

Così, a poco a poco, anche una<br />

Chiesa illuminata come quella<br />

del colto principe Polifilo Romano,<br />

si cimenterà coi simboli e<br />

le memorie per poter praticare<br />

i Fasti antichi e riscoprire grazie<br />

a loro l’altera Forma urbis<br />

Romae tra terra e cielo, senza<br />

aver sottovalutato i caposaldi<br />

della storia per rileggere, magari<br />

in chiave astronomica, la<br />

nuova topografia dei 7 colli con<br />

le stelle della costellazione del<br />

Toro e rifare il viaggio di Iside in<br />

cerca di Osiride, stavolta dietro<br />

al paesaggio cristiano di Mantegna<br />

(figg.7a, 7b).<br />

A: La forma della cultura mediterranea<br />

in una società matriarcale<br />

da una parte e propria<br />

all’evocazione religiosa dei Romani<br />

degli dèi delle culture del<br />

Mediterraneo conquistate, che<br />

i poeti latini hanno descritto<br />

dedite alla pirateria, dall’altra.<br />

Quindi tu riconosci all’interno<br />

del Foro Romano e della<br />

distribuzione dei vari templi<br />

nell’area una corrispondenza<br />

con la posizione cosmica del<br />

Sole e della Luna e dei pianeti,<br />

che portano lo stesso nome degli<br />

Dei venerati.<br />

PM: Il messaggio di conoscenza<br />

maturatosi ai primi del Rinascimento<br />

riguarda il Polifilo<br />

storicizzato, come già detto, se<br />

vogliamo ripercorrere i sentieri<br />

dei viaggi fantastici praticati da<br />

Calvino ed in quelli nostri, nella<br />

Creta lontana e dentro Roma. Lo<br />

scrivente, architetto e cultore<br />

archeologo, ha maturato infatti<br />

le sue ricerche sulle topografie<br />

antiche (1987-<strong>2024</strong>) fissate lungo<br />

traguardi identitari rimarcati<br />

in cielo ed in terra grazie alla<br />

scoperta dell’invisibile cardo<br />

Axis Urbis Romae (Fig. 7b). Quel<br />

traguardo primario, sicuramente<br />

trattato dagli antiquari Romani<br />

di Pomponio Leto sulla ex<br />

vigna Barberini (fig.8), ancora<br />

oggi tocca i centri geometrici di<br />

monumenti importanti e di epoche<br />

diverse. Il campo di Roma<br />

dunque diventa rappresentativo<br />

in termini simbolici e/o pragmatici<br />

e finisce per proporre il disegno<br />

a croce grazie al decumanus<br />

fissato in terra e parallelo<br />

alla via Lata. La coppia di quei<br />

traguardi primari, definisce le<br />

precise coordinate geografiche<br />

di una bussola spaziotemporale<br />

con cui si tesse la Forma Urbis<br />

nascosta tra siti e monumenti<br />

di Roma, una rete purtroppo<br />

non ancora ben conosciuta e<br />

tantomeno condivisa dall’accademia<br />

archeologica (fig.7b). Le<br />

misurazioni precise comprovate<br />

da numerosi dati testimoniali<br />

e letterari di fatto finiscono<br />

per appoggiare le immagini di<br />

ricostruzione precisa, che in<br />

ogni caso aiutano a sostenere<br />

immagini di Roma come quella<br />

descritta da Mantegna (fig.1).<br />

Gli obiettivi da adottare oggi<br />

certamente non possono essere<br />

gli stessi di quando gli antiquari<br />

ragionavano per posizioni evidenziate<br />

tra le rovine del Palatino<br />

o per legarsi agli altri siti<br />

dell’area centrale (fig.7a). Si<br />

tratta adesso di far riemergere<br />

antiche attitudini del vedere,<br />

del misurare, del leggere diversamente<br />

le architetture fan-


tastiche del sogno di Polifilo, e<br />

rinvenire tra i simboli dell’antiquaria<br />

le chiavi per rileggere in<br />

termini sincronici e diacronici la<br />

pianta della città contemporanea<br />

per meglio gestire il costruito<br />

architettonico di rovine con<br />

la realtà del sogno culturale NeoAntico<br />

da sostenere, ogni volta<br />

diversamente, con le narrazioni<br />

archeologiche e quelle architettoniche<br />

assieme. Ne deriva la<br />

storia dell’anfiteatro in specie<br />

ovi legata a quella del Tempio di<br />

Claudio sul colle Celio, o quella<br />

della Domus Aurea o della collina<br />

Velia, condizionate da impianti<br />

e sistemi realizzati da imperatori<br />

fino dalla lontana Villa<br />

di Adriano. Le tante e diverse<br />

entità archeologiche acquisite,<br />

una volta resa comprensibile la<br />

topografia della loro architettura<br />

rovinata, dovranno tornare<br />

ad essere rilette e commentate<br />

come estensioni della mente<br />

umana, protesa alla geometria<br />

territoriale dell’origine, apokatastasi<br />

utile a rimettere in gioco<br />

le doti naturali in espansione,<br />

risorse pronte a calare di nuovo<br />

sui terreni fisici dell’antico che<br />

sapeva come rapportarsi alle<br />

stelle ed ai moti in cielo …….<br />

(figg. 5a, 5b, 7a).<br />

A: E il Colosso era a cavallo della<br />

Via Sacra?<br />

PM: Per rispondere meglio alla<br />

posizione del Colossum super<br />

viam Sacram (fig.5) dobbiamo<br />

anzitutto valutare direttamente<br />

sul campo archeologico, gli<br />

oggetti fisicamente e simbolicamente<br />

caricati di significati utili<br />

ad inquadrare la veduta di Roma<br />

che il Mantegna mostra nell’affresco<br />

immaginando il sito della<br />

Basilica di Pietro storicamente<br />

abbinato al Circo Neroniano,<br />

che è rappresentato con la piattaforma<br />

basamentale estesa al<br />

centro della veduta. Per essa si<br />

ipotizzano dimensioni invisibili<br />

eppure realistiche, che materializzano<br />

sempre in primo piano<br />

il Tempio a forma di Basilica<br />

e più in là, slanciato sopra l’alto<br />

piedistallo circolare, il Colosso<br />

(forse di Nerone) che troneggia,<br />

focalizzando l’intera visione,<br />

che deve stimolare lo spettatore<br />

ad identificare nella pittura la<br />

città, nella quale domina chiaramente<br />

la presenza del sacro e<br />

dell’antico, doppio segnale per<br />

ricordare il dominio della Cristianità<br />

sopra il mondo Pagano<br />

e richiamo evidente al modo di<br />

intendere la città di Roma per<br />

meglio coniugare mente e territorio<br />

assieme, storia e topografia<br />

letteraria che deve restituire<br />

ruolo e autorevolezza all’imago<br />

urbis (fig.7a-7b). Mantegna, posizionando<br />

nel mezzo dell’affresco<br />

il Colosso, non chiarisce<br />

se quello è di Nerone o di Costantino<br />

o di altri, né avrebbe<br />

potuto farlo senza conoscere la<br />

storia statuaria e meno che mai<br />

gli spostamenti tramandati per<br />

il Colossum Neronis. Le posizioni<br />

dovevano suggerire sempre<br />

direttrici primarie verso le aree<br />

fuori e dentro la città (fig.7b). Il<br />

Colossum Adriani in valle Colisei,<br />

quello con la testa svettante<br />

la collina Velia, demolita per<br />

volgere lo sguardo libero verso<br />

i Fora e il Campus Martis (dalla<br />

via dei Fori Imperiali al Pantheon)<br />

si sostituisce al Templum Penatum<br />

(fig.5a). Pur alterandone<br />

notevolmente gli spostamenti, i<br />

dettami della rete topografica<br />

antica si modificheranno nella<br />

più tarda età barocca per concedere<br />

al papa Sisto V di accreditare<br />

nuovi valori simbolici ed<br />

urbanistici, ma senza mai annullare<br />

il ruolo pratico dell’Axis in<br />

quanto gnomon urbis congiunto<br />

agli obelischi contestualizzati<br />

in tutta la città. Quei traguardi<br />

di memoria lunga, similmente a<br />

quella racchiusa nell’elefantino<br />

della Hypnerotomachia (fig.4b),<br />

avrebbero assegnato entità innovative<br />

alla Roma Barocca per<br />

rigenerare un potere temporale<br />

rispettoso delle dimensioni reali<br />

in terra, necessarie a dominare<br />

la scienza in cielo ed a cavalcare<br />

il tempus admissio (fig.5b).<br />

La concezione di quel doppio<br />

letterario, fisico e simbolico,<br />

disperso e mai veramente perduto<br />

sui territori romani, materializza<br />

il ricordo del traguardo<br />

sacro che dall’Arx Capitolina si<br />

rivolge ancora verso l’Arx dei<br />

Colli Albani a 30 Km di distanza<br />

e spiega la sacralità della Via<br />

Sacra, toponimo perfetto per la<br />

dimensione simbolica dell’asse,<br />

che taglia il Templum Venerisatque<br />

Romae e l’Amphiteatrum,<br />

direttrice longitudinale<br />

del piano equinoziale per incrociare<br />

in terra nel Sacellum Streniae,<br />

Pinea per rammentare a<br />

Roma di calpestare il cammino<br />

della mente attenta ai domini<br />

mutevoli del cielo e dell’umano<br />

(fig.8).<br />

Abstract<br />

The interview discusses how paintings<br />

like those by Mantegna and<br />

Leombruno depict ancient Rome,<br />

blending myth and history to celebrate<br />

the religious power and<br />

humanistic culture of the 15th<br />

century, while suggesting a labyrinthine<br />

topography of the eternal<br />

city, integrating Christian and<br />

pagan elements into a complex<br />

symbolic and political fabric.<br />

Parole Chiave<br />

Italferr; Indagini Mantegna, Roma,<br />

Foro Romano, Labirinto, Palatino,<br />

Topografia antica<br />

Autore<br />

Francesca Salvemini<br />

Francesca.salvemini@archeomatica.it<br />

44 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 45


MUSEI<br />

Immagini di Roma da Donatello a Domenichino<br />

di Francesca Salvemini<br />

In base al procedimento<br />

scientifico, per quante prove<br />

biografiche ci siano che Donatello<br />

sia stato a Roma ed abbia<br />

misurato in lungo e in largo il<br />

Foro Romano, non c’è alcuna<br />

prova che lo scultore avesse<br />

visto il bassorilievo detto di<br />

Mezio Curzio, né che fosse nel<br />

Foro e tanto meno nascosto nei<br />

criptoportici sotterranei.<br />

Fig. 1 - Stele detta di Mezio Curzio (Tabularium, Musei Capitolini, Roma).<br />

La storia dell’arte è un procedimento<br />

logico che considera<br />

l’opera d’arte un documento<br />

e, se non ne ha penetrato<br />

quale ne fosse la funzione,<br />

non può prescindere dal renderne<br />

oggettiva la fruizione e cioé il<br />

fatto che nel rilievo sia rappresentato<br />

un cavaliere, che questi<br />

sia un guerriero e che sia scolpito<br />

nel marmo, ricavando una<br />

sequenza di piani sovrapposti<br />

dentro una cornice. Potrà essere<br />

detto di più dal movimento im-<br />

presso alla cavalcatura (fig.1)e,<br />

cioé, che il tizio stia spronando il<br />

cavallo restio a gettarsi nell’acqua,<br />

dalle onde strigilate che<br />

compaiono in basso sul davanti,<br />

o forse nel vuoto, dando prova<br />

della sua destrezza o del suo<br />

eroismo. Altri fattori di determinazione<br />

cronologica potrebbero<br />

trovarsi se ne fosse noto il luogo<br />

di ritrovamento, ma certo è<br />

che la sfida dell’artista sia stata<br />

quella di scolpire una connotazione<br />

morale propria all’azione<br />

impulsiva dell’uomo, dicendoci<br />

che non si tratta di un soldato<br />

come un altro, ma di un soldato<br />

vestito da romano con una cresta<br />

sull’elmo, che sembra una lunga<br />

coda e una clamide svolazzante,<br />

che può sembrare un’ala palmata<br />

e via dicendo, e che non è caduto<br />

allo scarto del cavallo.<br />

Donatello, nel rilievo di San<br />

Giorgio e il drago (Museo del<br />

Bargello, Firenze) avrà introdotto<br />

la tecnica dello ‘stiacciato’ e<br />

cioé, nella sua stele di pietra, il<br />

Fig.2 - Donatello, S. Giorgio e il drago (Museo del Bargello, Firenze).<br />

46 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 47<br />

disegno di un paesaggio architettonico<br />

appena accennato a<br />

rilievo, che appare non dissimile<br />

al degradare in profondità delle<br />

piante di canna comune, che<br />

spuntano dall’acqua sullo sfondo<br />

della prima stele. Una conclusione<br />

teorica potrebbe essere formulata<br />

ed è che la tecnica di Donatello<br />

fosse la stessa dell’ignoto<br />

scultore di età repubblicana<br />

poiché trattavano l’intera superficie<br />

della lastra in modo unitario,<br />

inquadrando la scena in una<br />

cornice, la finestra teorizzata da<br />

Leon Battista Alberti nel De Pictura.<br />

Il fatto che la prospettiva<br />

si proponesse come metodo di<br />

trasmissione al futuro dello scibile<br />

umano, infatti, non prescinde<br />

da una pretesa di oggettività:<br />

senza ricercare gli enigmi e i misteri<br />

della storia nei due bassorilievi<br />

distanti fra loro molto più<br />

di mille anni, la ricerca tecnica<br />

professava il suo spiccato interesse<br />

per l’ignoto, descrivendo<br />

l’inaudito nell’orizzonte del visibile:<br />

nel caso della prima lastra<br />

un fenomeno che impressionava<br />

il cavallo e in Donatello il mostruoso<br />

drago. Non diversamente<br />

il moderno metodo sperimentale<br />

commuove il suo pubblico,<br />

narrando con idee, formule e<br />

numeri quello che solo la mente<br />

ha visto e che può esprimere per<br />

mezzo di simboli. Il fatto che il<br />

drago di Donatello non sia stato<br />

trovato in natura dimostra che<br />

la scienza moderna si avvale di<br />

criteri di classificazione storicoartistici,<br />

arrivando a definire anche<br />

un animale fantastico come<br />

derivato da un originale perduto<br />

di drago alato, pur di non ammettere<br />

che un tale esemplare<br />

non sia mai esistito, o sia esistito<br />

in un mondo parallelo o inventato.<br />

L’universo della precisione<br />

a sua volta non difetta di prove<br />

ad evidenza e sarebbe, d’altra<br />

parte, non meno conseguente<br />

Fig. 3 - Giulio Campi, Sacrificio di Marco Curzio (Museo<br />

Civico Ala Punzone, Bergamo)<br />

dire che è da quella massiccia<br />

pietra romana che Donatello,<br />

immaginativo certo, ma meno<br />

di un qualunque Menocchio che<br />

avesse visto angeli svilupparsi<br />

dai vermi del formaggio, fa<br />

spuntare edifici, un drago e una<br />

donna invece che una pianta di<br />

canna dal terreno. La canna che<br />

al primo scultore era servita per<br />

dire che il cavallo del romano<br />

era inciampato nell’acqua. Ne<br />

discende che non avrebbe senso<br />

negare che Donatello non avesse<br />

visto proprio questo rilievo<br />

nel Foro Romano, solo perché<br />

ha scolpito un cavaliere di tutto<br />

punto vestito di un’armatura da<br />

crociato, che poteva aver visto<br />

in qualunque palazzo signorile di<br />

Firenze. Donatello ha ambientato<br />

la leggenda di S. Giorgio e<br />

della principessa di Trebisonda<br />

nel Medioevo per farne storia, in<br />

analogia allo scultore che raffigura<br />

un episodio per noi oscuro,<br />

presumibilmente delle origini di<br />

Roma, che doveva essere ben<br />

noto per chiunque si fosse recato<br />

nel Foro. Nella prima stele un<br />

cavallo inciampa, ma all’altezza<br />

della testa del guerriero, forse<br />

per la sua cattiva conservazione,<br />

appare insinuarsi tra capo e collo<br />

la spira di un serpente o di un<br />

mostro alato, la coda dell’elmo<br />

e la clamide che si confondono<br />

per la corrosione della pietra. A<br />

ben vedere il disfacimento interpretabile<br />

della forma rappresenta<br />

probabilmente la prova che<br />

lo scultore protorinascimentale<br />

abbia scoperto nel Foro proprio<br />

questo documento di un soldato<br />

romano, traendo ispirazione<br />

da quella che immaginò essere<br />

un’insegna draconiana per dare<br />

corpo ad una leggenda cristiana,<br />

ugualmente contraddistinta da<br />

una prova di coraggio. Narrava<br />

Tito Livio come Mezio (o Marco<br />

Curzio), nelle diverse versioni,<br />

tanto un romano quanto un sabino<br />

ad elezione romano, spronasse<br />

il cavallo nel fulmine che<br />

generò un lago nel Foro: a narrare<br />

una leggenda repubblicana<br />

rappresentata da uno scultore<br />

romano era stato un autore latino,<br />

non un greco esperto di mitologia.<br />

Per di più il fatto che il<br />

ritrovamento archeologico della<br />

stele fosse avvenuto solo nel<br />

1553 (Hülsen 1905), conservata<br />

perché era stata utilizzata rovesciata<br />

come lastra di pavimentazione<br />

in un’area non troppo<br />

distante dal recinto trapezoidale<br />

del Lacus Curtius (vicino la<br />

colonna di Foca), rendeva del<br />

tutto fortuito l’avvistamento<br />

di Donatello nel secolo precedente,<br />

confortandone il nesso<br />

di appartenza al memoriale del<br />

monumento. Tutti gli elementi<br />

della leggenda concorrevano a<br />

divenire altrettanti oggetti di


Fig.4a - Donatello, Testa di cavallo detta Carafa,<br />

bronzo (Museo archeologico Nazionale, Napoli)<br />

Fig. 4b - Raffaello Sanzio, Galatea, dettaglio con<br />

Glauco e Scilla, Sala di Galatea, affresco (Villa Farnesina,<br />

Roma)<br />

osservazione e di concatenazione<br />

logica nel racconto dello<br />

specchio della lastra scolpita: le<br />

onde del lago, le canne palustri,<br />

il guerriero armato e il cavallo in<br />

procinto di cadere furono cambiati<br />

dallo scultore fiorentino,<br />

in modo particolare il cavallo,<br />

che in S. Giorgio è imbizzarrito,<br />

traendone empiricamente l’insegnamento<br />

della tecnica dello<br />

‘stiacciato.’ Anche nella scultura<br />

la prospettiva fondava una<br />

scienza della misura.<br />

Attribuito a Giulio Campi, l’affresco<br />

staccato da una facciata<br />

di palazzo cremonese nella contrada<br />

Curzi, detto di Quinto o di<br />

Marco Curzio nel Museo Ala Ponzone<br />

di Cremona (fig.3) raffigura<br />

l’episodio di storia romana, che<br />

lo scultore romano aveva rappresentato<br />

nel Foro. Il balzo del cavallo<br />

dell’antico romano davanti<br />

al fuoco, nel dipinto, ricorda il<br />

cavaliere che Raffaello per ben<br />

due volte avrà preferito raffigurare<br />

per l’agiografia cristiana di<br />

S. Giorgio (Louvre; National Gallery<br />

of Washington) immaginata<br />

da Donatello, dipingendo l’impennata<br />

di un cavallo che molto<br />

doveva al cavallo di Polluce dei<br />

Dioscuri del Quirinale e molto<br />

meno al rilievo dei Musei Capitolini.<br />

L’episodio militare di Mezio<br />

Curzio, d’altra parte, aveva una<br />

notorietà nel Rinascimento, propagata,<br />

con il suo nome, anche<br />

molto lontano da Roma.<br />

Non sarà stata l’unica volta che<br />

Raffaello avrà guardato contemporaneamente<br />

a Donatello e<br />

all’arte greco-romana.<br />

Alla testa del cavallo ritenuto<br />

fidiaco di Castore (fig.5) prima<br />

di lui si era ispirato anche Donatello<br />

nello scolpire la bronzea<br />

Testa equina, cosiddetta Carafa<br />

(fig.4), del Museo Archeologico<br />

Nazionale di Napoli, dalla collezione<br />

di Agostino Chigi di Villa<br />

Farnesina. Il Pegaso, che Peruzzi<br />

avrà dipinto nella volta della<br />

Loggia di Galatea, nella stessa<br />

villa romana, tra le personificazioni<br />

degli astri “fatte di sasso<br />

da Medusa”, come dirà Giorgio<br />

Vasari, cioé le Costellazioni e il<br />

Carro dell’Orsa, in basso a destra<br />

nella scena di Perseo e la<br />

Gorgone.<br />

A VILLA FARNESINA NELL’AFFRE-<br />

SCO DI GALATEA DI RAFFAELLO<br />

Glauco (fig.4), da parte sua, è<br />

tratto dall’acefalo Torso del Belvedere,<br />

che, collocato nel Cortile<br />

del Belvedere vaticano tra<br />

il 1530 e il 1536, ispirerà anche<br />

Annibale Carracci per la mezza<br />

figura di spalle del Tritone con la<br />

buccina nel tiasòs marino della<br />

Galleria Farnese. Ancora probabile<br />

è l’identificazione nel volto<br />

di Glauco (fig.4) della Testa di<br />

Caracalla (Museo Archeologico<br />

Nazionale di Napoli), sempre<br />

dalla raccolta Farnese, che sarà<br />

servita anche ad Agostino Carracci<br />

per quella di Proteo nel citato<br />

affresco della Galleria Farnese,<br />

da una scultura che nel Rinascimento<br />

non era propriamente<br />

fuori terra alle Terme di Caracalla,<br />

come lo era l’Ercole Farnese.<br />

A quest'ultimo potrebbe dirsi<br />

dedicato l'intero Fregio di Ercole<br />

di Baldassarre Peruzzi nell'anticamera<br />

dello Studiolo di Agostino<br />

Chigi di Villa Farnesina, nella<br />

cui iconografia tuttora tarda ad<br />

essere riconosciuto tra le storie<br />

e avventure che vi sono narrate,<br />

- oltre a quelle di Ila e di Meleagro,<br />

la seconda ispirata alla scultura<br />

di Meleagro ed il cinghiale<br />

calidonio (Musei Vaticani) -, il<br />

mito di Giove e Alcmena, madre<br />

di Ercole, ad esse connesso, invece<br />

di un impertinente amore<br />

di Giove con Semele, che vi è<br />

stato supposto. Alle spalle del<br />

gruppo dell’azzurrognolo Glauco,<br />

per incrementare il puzzle<br />

di recupero archeologico delle<br />

sculture rinvenute a Roma sullo<br />

scorcio del Cinquecento, spunta<br />

48 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 49<br />

nel frammento della Galatea di<br />

Raffaello il Tritone buccinatore<br />

(fig.4) su un cavallo bianco, che<br />

appare disegnato dal cavaliere<br />

originale più integro dei Dioscuri<br />

del Quirinale (fig.6), in particolare<br />

dei due colossi quello di<br />

Polluce, ritenuto opera di Prassitele,<br />

il meno consolidato, anche<br />

se non fece parte della collezione<br />

di Agostino Chigi. Il vistoso<br />

dettaglio non sembra che finora<br />

sia stato rilevato, per quanto anche<br />

questi colossi, alla soglia del<br />

Cinquecento, fossero visibili alle<br />

Terme dette di Costantino e dovessero<br />

avere attratto la curiosità<br />

del Chigi come di chiunque<br />

altro, e che fosse stato preso a<br />

modello negli affreschi monumentali<br />

di Villa Farnesina e nei<br />

dipinti di San Giorgio dal divino<br />

pittore del Rinascimento.<br />

Dei Dioscuri (fig.6) avrà parlato<br />

più volte Giovan Pietro Bellori<br />

ed in una almeno di queste volte<br />

nelle Vite a proposito della<br />

fontana firmata sulla piazza del<br />

Quirinale da Domenico Fontana:<br />

“Slargò la piazza avanti e dalle<br />

vicine Terme di Costantino<br />

(n.d.r.: sul Colle del Quirinale)<br />

vi trasportò li due gran colossi di<br />

Castore e Polluce tenuti d’Alessandro<br />

Magno, li quali restaurati<br />

con li loro cavalli, collocò all’imboccatura<br />

di Strada Pia.” Erano<br />

parte integrante dell’immagine<br />

di Roma del Rinascimento.<br />

Nemmeno Antonio Bazzi detto il<br />

Sodoma si esimerà dal riprodurre<br />

le volte a lacunari della Basilica<br />

di Massenzio in lontananza nello<br />

sfondo dell’affresco di Alessandro<br />

Magno che monta Bucefalo<br />

(fig.5), simulando in primo piano<br />

uno scenario dell’architettura<br />

delle Terme in rovina sul Quirinale<br />

nella Sala delle Nozze di<br />

Alessandro e Rossane sempre a<br />

Villa Farnesina.<br />

Sarà la maestrìa di Domenichino<br />

a restituire finalmente un panorama<br />

della sommità del Colle<br />

Fig. 5 - Antonio Bazzi detto il Sodoma, Alessandro doma Bucefalo, particolare (Villa Farnesina,<br />

Roma).<br />

Palatino nell’affresco della Flagellazione<br />

di S. Andrea (fig.8)<br />

dell’omonimo Oratorio al Celio.<br />

Il punto di vista è dal fianco del<br />

pronao del Tempio di Venere e<br />

Roma e a ridosso delle vestigia<br />

palatine, dove pochi decenni più<br />

tardi sorgerà la Vigna Palatina o<br />

Vigna Barberini e dove si doveva<br />

scorgere ancora nel primo decennio<br />

del Seicento un’imponente<br />

fortificazione, simile a quella<br />

che anche Etienne Dupérac<br />

aveva raffigurato nell’incisione<br />

delle Antichità di Roma del<br />

1575 (fig.7). Poco più in basso<br />

il Tempio di Eliogabalo è rialzato<br />

da Domenichino accanto alla<br />

Chiesa di S. Sebastiano, che sarà<br />

rinnovata dal pontefice Urbano<br />

VIII. Domenichino dipingerà un<br />

episodio della vita dell’apostolo,<br />

Fig. 6 - Antoine Lafréry, I Dioscuri del Quirinale, incisione da: Speculum Romanae Magnificientiae,<br />

1546 (Met Museum, New York)


Fig. 7 - Etienne Dupérac, I Vestigi dell’Antichità di Roma raccolti et ritratti in perspettiva,<br />

Roma 1575, tv. 10: Vestigij et parte del Monte Palatino della parte verso levanante che<br />

riguarda il monte Coelio […], [n.d.r.: una torre rotonda è addossata al palazzo augustèo]<br />

(Biblioteca Hertziana, Roma, collezione digitale).<br />

che era stato martirizzato a Patrasso,<br />

ambientandolo a Roma,<br />

come Raffaello avrà dipinto<br />

nell’Incendio di Borgo (fig. 10)<br />

il papa Leone IV affacciarsi dalla<br />

Loggia a fianco della Basilica di<br />

S. Pietro fra i Templi dei Dioscuri<br />

e di Saturno (fig.10) immaginati<br />

bruciare, come se non ci fosse<br />

stato il Tevere di mezzo, ma l’area<br />

monumentale prescelta dal<br />

primo sarà stata quella che si<br />

trova all’altro versante dei Fori<br />

e del Campidoglio, di fronte alla<br />

Chiesa di S. Gregorio al Celio e<br />

che si scorgeva dall’Oratorio di<br />

S. Andrea (fig.8).<br />

Nel primo decennio del Seicento<br />

la città antica era testimonianza<br />

dell’autorevolezza del potere<br />

temporale dei papi e teatro dei<br />

martirî dei primi cristiani che,<br />

sotto gli occhi di tutti, diveniva<br />

dimostrazione inconfutabile della<br />

verità delle scritture. Proprio<br />

a S. Stefano Rotondo, luogo della<br />

predicazione di Gregorio Magno,<br />

Niccolò Circignani detto il Pomarancio,<br />

dimostrando la straordinaria<br />

materialità che ha la pittura<br />

di formare l’immagine, aveva<br />

dipinto, fino a vent’anni prima,<br />

Fig. 8 - Domenichino, Flagellazione di S. Andrea (Oratorio di S. Andrea al Celio, Roma).<br />

ogni genere di supplizio ed ogni<br />

sorta di tortura dei Santi martiri,<br />

col fine edificante di terrorizzare<br />

i fedeli, forse più tollerante<br />

di un processo e di una pena<br />

capitale da eseguirsi sulla pubblica<br />

strada, ma estremamente<br />

convincente di un potere di condanna<br />

e di esecuzione talmente<br />

efficienti da essere non meno<br />

esibiti.<br />

Nel 1514 a Raffaello era stato<br />

inviato il De Architectura di Vitruvio<br />

per disegnarne il frontespizio<br />

e l’evidenza anastilotica<br />

di architetture del Foro Romano<br />

nell’ultima delle Stanze Vaticane,<br />

l’Incendio di Borgo, con il<br />

pontefice Leone IV nella Loggia<br />

delle Benedizioni a fianco della<br />

Basilica di S. Pietro (fig.10), restituisce,<br />

insieme al Borgo, lo<br />

stato di conservazione del Tempio<br />

dei Dioscuri e di Saturno nel<br />

Foro Romano, con un rilievo monumentale<br />

della città tra le due<br />

sponde del Tevere (Salvemini, La<br />

Pittura come rilievo monumentale,<br />

Geomedia, 5, 2004, p.58).<br />

Dal ruolo avuto per Raffaello<br />

dalla copia della traduzione inedita<br />

di Fabio Calvo del Vitruvio<br />

e l’invenzione dell’Antico nel<br />

Rinascimento non è possibile<br />

separare, a Venezia, a Urbino<br />

come a Roma, l’opera di Pietro<br />

Bembo e di Baldassar Castiglione<br />

e, soprattutto, nella pratica architettonica<br />

e di restauro, al suo<br />

arrivo a Roma, i modelli concreti<br />

della renovatio niccolina, rappresentati<br />

anche dal ripristino<br />

di Leon Battista Alberti dell’interno<br />

della Chiesa di Santo Stefano<br />

Rotondo al Celio. Alberti<br />

aveva progettato il rinnovamento<br />

dell’intera basilica sia all’interno<br />

che all’esterno ed il suo<br />

progetto è la famosa tavola della<br />

Prospettiva di Urbino (fig.9),<br />

oscillata da Luciano Laurana a<br />

Piero della Francesca e che raffigura<br />

una vera e propria ipotesi<br />

ricostruttiva di un tempio roma-<br />

50 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 51<br />

Fig.9 - Leon Battista Alberti, Prospettiva di Santo Stefano Rotondo (Galleria Nazionale delle Marche, Urbino).<br />

no a pianta circolare nell’età<br />

paleocristiana, contornato da un<br />

doppio ordine di colonne. Quinte<br />

della prospettiva dovevano essere<br />

gli edifici quattrocenteschi<br />

che occupavano il Celio, con in<br />

mezzo a loro quello che era forse<br />

creduto il Tempio di Claudio,<br />

reimmaginati come Domus imperiali,<br />

ed in fondo sulla destra<br />

la facciata della chiesa di S. Maria<br />

in Domnica, priva del portico<br />

sansoviniano. Per completare la<br />

prospettiva Alberti disegnò due<br />

pozzi ottagonali come quelli<br />

solo di recente rinvenuti al di<br />

sotto delle massicce murature<br />

basamentali sulla via Claudia e<br />

un’ordinata fuga di architetture<br />

vitruviane. Raffaello dipinse<br />

i due templi romani nel commovente<br />

scenario dell’Incendio di<br />

Borgo (fig.10) esattamente come<br />

li aveva ritrovati e in continuità<br />

ideale alla Basilica di S. Pietro,<br />

accorciando le distanze e senza<br />

il Tevere di mezzo; Sodoma raffigurò<br />

con la giostra di Alessandro<br />

Magno la basilica di Massenzio<br />

com’è ancora oggi (fig.5) e Domenichino<br />

immaginò il Tempio di<br />

Venere e Roma dietro il martirio<br />

dell’apostolo Andrea (fig.8), dipingendolo<br />

come sarebbe stato<br />

una volta ricostruito: altrettante<br />

restituzioni dell’immagine reale<br />

di Roma attraverso i secoli. Nessuno<br />

di loro dimenticò l’emozione<br />

veemente dei suoi antichi<br />

eroi, scoperta da Donatello, nel<br />

cielo dello specchio di Leon Battista<br />

Alberti.<br />

Abstract<br />

The essay suggests a brief archeological<br />

imagine of ancient Rome<br />

through the eyes of artists of the<br />

Renaissance, from Donatello to<br />

Domenichino.<br />

In order their moral inspiration<br />

by the religious legend and story<br />

the entire profile of monuments<br />

and ruins, that we appreciate<br />

still standing today, appears studied<br />

between the new buildings<br />

of imagine of modern Rome or, as<br />

the old St.Peter, that doesn't exist<br />

anymore.<br />

Parole Chiave<br />

Roma; storia dell’arte;<br />

documentazione; analisi<br />

Fig. 10 - Raffaello Sanzio, Incendio di Borgo, particolare (Stanze Vaticane, Roma).<br />

Autore<br />

Francesca Salvemini<br />

francesca.salvemini@archeomatica.it


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a Tindari il 30 maggio<br />

<strong>2024</strong>.<br />

52 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i per Beni i Beni Culturali Culturali 53 53<br />

Tecnologie per i Beni Culturali 53<br />

Tindari - Tecnologie per la Cultura, l'Ambiente e il Turismo: tra innovazione e uso diffuso<br />

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idrogeologico<br />

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4Tecniche di mappatura satellitare per l’analisi semplificata da parte delle Amministrazioni per il monitoraggio<br />

territoriale<br />

4Presentazioni di attività laboratoriali delle aziende invitate<br />

Meeting 2 – Tecniche di rilievo e cattura della realtà (ore 11:30 – 13:00)<br />

Rilevare la realtà (reality capture): la fusione tra sistemi SLAM e l’immagine fotografica hi-res<br />

4Tecnologie di rilievo architettonico e di mappatura per il restauro e la valorizzazione del costruito<br />

4Tecnologia SLAM, Camere 3D e hi-res photo monitoring<br />

4Presentazioni in campo delle aziende invitate<br />

Meeting 3 – Tecniche di esplorazione del sottosuolo (ore 9:00 – 11:00)<br />

Esplorare il passato nascosto: rivelazioni sotterranee attraverso georadar ed elettromagnetismo a Tindari<br />

e Gioiosa Guardia.<br />

4L’uso della Tomografia elettrica in archeologia<br />

4Fotointerpretazione e tomografia elettrica per indirizzare e ottimizzare gli scavi archeologici<br />

4Georadar e 3D del sottosuolo<br />

4Presentazioni in campo delle aziende invitate<br />

Meeting 4 – Fruizione e valorizzazione (ore 16:00 – 18:00)<br />

Trasformare le nostre rovine in esperienze coinvolgenti utilizzando tecniche di AR, VR, MR e sistemi geospaziali.<br />

4Fruizione e sistemi geospaziali per l’archeologia, Prof. Emanuele Brienza, Uninettuno<br />

4Fruizione avanzata di beni culturali e paesaggistici, Dr. Antonino Lopes<br />

4Presentazioni di attività laboratoriali delle aziende invitate<br />

Attività parallele:<br />

4ArcheoVideo: proiezione di documentari archeologici selezionati da Dario Di Blasi, già direttore della<br />

Rassegna del cinema archeologico di Rovereto e di quello di Firenze.<br />

4ArcheoB2B: incontri tra aziende, istituzioni e professionisti organizzati dai chairman dei Meeting tecnici.<br />

4Proposta di Istituzione dell’Area Marina protetta di Capo Tindari di Italia Nostra.<br />

WWW.TECHNOLOGYFORALL.IT<br />

On-The-Road <strong>2024</strong>


AZIENDE E PRODOTTI<br />

INNOVAZIONE E ACCESSIBILI-<br />

TÀ: RIPRODUZIONI 3D PER UNA<br />

FRUIZIONE CULTURALE PIÙ IN-<br />

CLUSIVA<br />

Le barriere sensoriali impediscono<br />

a una parte significativa<br />

della popolazione di fruire pienamente<br />

della cultura. In un<br />

contesto in cui migliorare l'accessibilità<br />

diventa una priorità,<br />

l'innovazione si fa strada aprendo<br />

nuove possibilità per rendere<br />

la cultura più inclusiva.<br />

to, di una scultura o di un intero<br />

edificio.<br />

Parimenti, la stampa 3D rende<br />

possibile la creazione di repliche<br />

personalizzate. È possibile,<br />

ad esempio, riprodurre una versione<br />

tattile di un dipinto con<br />

particolari dettagli enfatizzati<br />

al fine di consentire ai visitatori<br />

di comprendere meglio l'opera<br />

con il solo tatto.<br />

Le riproduzioni di opere d'arte<br />

in stampa 3D stanno aprendo<br />

nuovi orizzonti nell'accessibilità<br />

culturale, questa tecnologia<br />

permette a un pubblico più<br />

ampio di connettersi con l'arte<br />

in modo innovativo e coinvolgente,<br />

rendendo la società più<br />

inclusiva e consapevole della<br />

diversità<br />

Xenia Progetti – Software Solution<br />

LA CONSERVAZIONE INTELLI-<br />

GENTE: IL SISTEMA BLOCKFIRE<br />

Makros SRL realizza sistemi archivistici<br />

per la protezione e<br />

conservazione del patrimonio<br />

culturale, quindi pergamene,<br />

quadri, suppellettili, documenti.<br />

I committenti, da bandi nazionali<br />

e internazionali, sono perlopiù<br />

istituzioni: musei, biblioteche,<br />

tribunali, banche, Università,<br />

Enti, istituti ecclesiastici.<br />

Fondatore e Ceo è Massimo Luise.<br />

Il primo brevetto per la protezione<br />

dal fuoco risale al 2011:<br />

Makros è indentificata a livello<br />

mondiale con il marchio Blockfire.<br />

Sette sono i brevetti realizzati<br />

ad oggi tra tutela da fuoco, acqua,<br />

batteri – principali cause<br />

del deterioramento. I brevetti,<br />

abbinabili tra loro, sono registrati<br />

a livello europeo oltre che in<br />

Cina, Stati Uniti, Canada.<br />

Makros annovera numerose installazioni<br />

sul mercato nazionale<br />

e internazionale.<br />

L’azienda si avvale di un Comitato<br />

Tecnico Scientifico che orienta<br />

ricerca e sviluppo, al quale si<br />

aggiunge un network di un centinaio<br />

di professionisti esterni – architetti,<br />

designer, fisici, ingegneri,<br />

biologi e docenti universitari.<br />

Makros sfrutta le tecnologie più<br />

avanzate per la salvaguardia e la<br />

conservazione dei beni culturali.<br />

A inizio 2023 è stata selezionata<br />

da Fassa Bortolo e Symbola<br />

– Fondazione per le qualità ita-<br />

Le riproduzioni in stampa 3D,<br />

trasformando le opere d'arte in<br />

modelli tangibili, rappresentano<br />

un’importante svolta per la<br />

fruizione culturale, soprattutto<br />

per i soggetti con disabilità<br />

sensoriali. Infatti, i soggetti con<br />

disabilità visive trovano spesso<br />

difficile apprezzare le opere<br />

d'arte attraverso le tradizionali<br />

metodologie espositive.<br />

Le riproduzioni in stampa 3D<br />

superano questa difficoltà, consentendo<br />

di esplorare e comprendere<br />

con il tatto le opere<br />

e loro struttura. L’arte prende<br />

così una forma concreta.<br />

Le stampanti 3D permettono<br />

la creazione di repliche fedeli<br />

delle opere, che, mantenendo<br />

intatta l'integrità artistica del<br />

bene, consentono alle persone<br />

con disabilità visive di toccare<br />

con mano i dettagli di un dipinliane<br />

per una ricerca che la vede<br />

tra le 100 aziende eccellenti in<br />

Italia nell’ambito della tecnologia<br />

applicata alla cultura.<br />

I Prodotti Makros<br />

I prodotti Makros sono presenti in<br />

Italia, in Europa, in Asia. Tra le<br />

centinaia di interventi effettuati,<br />

si citano i siti dell’Istituto di<br />

Scienza a Brera, del Politecnico<br />

di Milano, del Tribunale di Torino,<br />

della Procura di Ancona, della<br />

Regione Toscana (sede di Arezzo),<br />

dello Leonardo Aerospazio<br />

di Roma, della Banca d’Italia, del<br />

laboratorio di restauro del libro<br />

antico San Nilo di Grottaferrata,<br />

di vari Atenei- da Genova a Pavia<br />

– del Museo d’Arte Internazionale<br />

di Bordeaux, della biblioteca di<br />

Rami Barrack (Istanbul), del Vaticano.<br />

Nel solo 2022, sono stati<br />

oltre 200 i progetti curati.<br />

www.blockfire.it<br />

54 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


TELERILEVAMENTO<br />

Tecnologie per i Beni Culturali 55<br />

Tecnologie per i Beni Culturali 55<br />

STONEX X70GO – SLAM LASER SCANNER<br />

CON FUNZIONE STATICA<br />

X70GO è un dispositivo per la ricostruzione di modelli<br />

3D in tempo reale che integra un modulo di navigazione<br />

inerziale, un computer ad alte prestazioni e<br />

un sistema di archiviazione. È dotato di una testa<br />

rotante a 360° che, combinata con l'algoritmo SLAM,<br />

genera nuvole di punti ad alta precisione.<br />

Scansione dinamica e statica insieme<br />

La grande innovazione del sistema è la scansione<br />

ibrida: combina i vantaggi della modalità SLAM con<br />

la risoluzione di una scansione statica utilizzando la<br />

modalità X-Whizz. Niente più stazioni di scansione multiple, basta spostarsi sulla scena per raccogliere<br />

l'intera nuvola di punti 3D, senza perdere tempo con l'allineamento da nuvola a nuvola.<br />

La presenza di questa funzione è il compromesso perfetto per coloro che hanno bisogno di velocità e<br />

maggiori dettagli in un rilievo in mobilità.<br />

Alta autonomia<br />

Il disco di memoria integrato da 512 GB è sufficiente per qualsiasi rilevamento e la batteria presente<br />

nell’impugnatura smontabile assicura un'autonomia di 1,5 ore.<br />

Fotocamere integrate<br />

Una fotocamera RGB da 12 MP fornisce informazioni sulla trama, mentre una fotocamera visiva garantisce<br />

un'anteprima in tempo reale tramite GOapp.<br />

Elaborazione immediata<br />

I risultati della mappatura vengono generati immediatamente all'interno dello scanner, subito dopo la<br />

scansione. Scegli se vuoi colorarli e migliorarne la precisione, post-elaborandoli con il software Gopost.<br />

Questo tipo di scanner è molto utile per diversi tipi di applicazioni quali: siti archeologici, beni culturali<br />

ed edifici storici oltre che ricostruzioni BIM e molto altro.<br />

MONITORAGGIO 3D<br />

GIS E WEBGIS<br />

www.gter.it<br />

info@gter.it<br />

GNSS<br />

FORMAZIONE<br />

RICERCA E INNOVAZIONE


AGORÀ<br />

Fig. 1 - Digital print video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio.<br />

La Maschera del Tempo Fondazione<br />

Giorgio Cini – Le possibilità<br />

offerte dai linguaggi digitali,<br />

i nuovi software e le applicazioni<br />

nei campi del design, del suono<br />

e delle immagini rappresentano<br />

un’opportunità per innovare<br />

profondamente le pratiche<br />

culturali e di rilettura del patrimonio<br />

culturale. Alla Fondazione<br />

Giorgio Cini abbiamo avuto<br />

modo di sperimentarlo in più di<br />

un’occasione e su più versanti,<br />

ne sono un esempio non solo la<br />

lunga collaborazione con Factum<br />

Art, ma anche l’esperienza<br />

digitale che sta accumulando<br />

ARCHiVe, diventato una sorta di<br />

ottavo Istituto della storica istituzione<br />

veneziana.<br />

Con La Maschera del tempo abbiamo<br />

provato a fare un passo<br />

in più. Realizzato nel 2022, il<br />

progetto si è focalizzato sul Teatro<br />

Verde, uno dei più suggestivi<br />

luoghi scenici immerso nel<br />

parco dell’isola di San Giorgio e<br />

circondato dalla laguna. L’opera<br />

realizzata da Mattia Casalegno<br />

e Martux_m, sotto le cure di<br />

Ennio Bianco, ha lavorato la storia<br />

di questo Teatro (iniziata nel<br />

1954, anno della sua inaugurazione),<br />

l’ecosistema ambientale<br />

e culturale da cui è generato e<br />

un utopico tempo post-antropocentrico,<br />

dove la natura ha ripreso<br />

i suoi spazi e si aggirano<br />

umani digitali.<br />

I due artisti hanno lavorato<br />

utilizzando i preziosi materiali<br />

d’archivio custoditi dall’Istituto<br />

di storia del teatro e del melodramma<br />

della Fondazione e<br />

attingendo al lavoro fotogrammetrico<br />

realizzato dai droni di<br />

Factum Foundation che hanno<br />

ricostruito in 3D il teatro. Per<br />

la creazione del film sono state<br />

utilizzate tecnologie sperimentali,<br />

come Midjourney, un<br />

generatore di immagini da testi,<br />

derivato da DALL-E di Open<br />

AI e Unreal Engine 5, la grande<br />

piattaforma per il gaming e in<br />

prospettiva per il Metaverso con<br />

avatar realistici. La geniale inventiva<br />

multimediale di Mattia<br />

Casalegno e la visionarietà sonora<br />

di Martux_m hanno fatto<br />

il resto. A loro si è unito anche<br />

Amin Farah, con un lavoro di<br />

sartoria 3D che ha vestito – insieme<br />

a TheBlackLab Digital<br />

Studio – i personaggi che popolano<br />

l’opera, da Pasifae alle maschere<br />

della commedia dell'arte<br />

del teatro goldoniano.<br />

https://archeomatica.it/images/<strong>2024</strong>/01/25/teatroverde.jpg<br />

L’opera è un’architettura visiva<br />

e sensoriale, dove il suono si fa<br />

materia. Maurizio Martuscello<br />

allaa Martux-m lo descrive così:<br />

“Le musiche sono pensate non<br />

più come forma, ma come rapporti<br />

cinematici di suoni. Non<br />

più tecnica e composizione in<br />

senso tradizionale, ma creazione<br />

di un mezzo sensitivo”, con<br />

l’obiettivo di “abbattere il dua-<br />

Fig. 2 - Teatro verde, courtesy Fondazione Giorgio Cini.<br />

56 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong>


Tecnologie per i Beni Culturali 57<br />

Fig. 3 - Still da video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio.<br />

lismo di suono e immagine per<br />

creare flussi video sonori né virtuali<br />

né attuali”.<br />

https://archeomatica.it/images/<strong>2024</strong>/01/25/alberofondazione.jpg<br />

L’esperienza vissuta con La Maschera<br />

del tempo ci permette di<br />

riflettere sulle frontiere dei linguaggi<br />

scenici, sulla complicità<br />

tra saperi diversi e sulle potenzialità<br />

che si possono esprimere<br />

anche nel campo della narrazione<br />

attorno al patrimonio culturale.<br />

Che sia proprio un Teatro il<br />

cuore di questa sperimentazione<br />

non ci sembra casuale, perché è<br />

corpo architettonico destinato<br />

ad essere abitato seppur temporaneamente<br />

e perché è luogo di<br />

finizioni e di rappresentazioni,<br />

di racconto, di memoria viva e<br />

di visioni di futuro.<br />

A questo proposito Mattia Casalegno<br />

ha sottolineato la forza<br />

del linguaggio fantascientifico<br />

come possibilità di raccontare il<br />

presente: “La Maschera del Tempo<br />

è un omaggio al Teatro Verde,<br />

ma anche un omaggio ad uno dei<br />

miei generi preferiti, quello della<br />

fantascienza: Asimov, Herbert<br />

e, più recentemente, N.K. Jemisin,<br />

Ursula K. Le Guin ci ricordano<br />

che spesso bisogna immaginarsi<br />

un futuro per dare senso<br />

al presente”. E sottolinea come<br />

la riconquista della foresta, in<br />

un teatro che sembra plasmato<br />

dalla natura più che dall’opera<br />

dell’uomo, è una sorta di incubo<br />

e di sollievo assieme: “Una<br />

foresta è luogo di trasformazione,<br />

una soglia da attraversare:<br />

al suo interno nascoste, ci sono<br />

ogni tipo di architetture magiche,<br />

templi, santuari, palazzi<br />

nascosti. Nella mia foresta che<br />

nasconde il Teatro Verde del futuro<br />

non ci sono più uomini, ma<br />

solo i loro oggetti senza vita:<br />

le lamiere di una macchina, un<br />

paio di occhiali, una scarpa”.<br />

Tutto questo ha il potere di interrogarci<br />

su cosa significhi oggi<br />

conservare, valorizzare e reinterpretare<br />

un patrimonio come<br />

quello dell’isola di San Giorgio,<br />

per cui tanto si spende da sempre<br />

la Fondazione Giorgio Cini.<br />

Ci impone un di più di immaginazione,<br />

che poi è un modo per<br />

stare nella straordinaria visionarietà<br />

del suo fondatore. Alla<br />

fine, passato e futuro sono più<br />

impastati di quanto possa sembrare.<br />

Fondazione Giorgio Cini<br />

Fig. 4 - Still da video La Maschera del Tempo, 2022 courtesy Mattia Casalegno Studio


EVENTI<br />

25 APRILE - 1 MAGGIO <strong>2024</strong><br />

Salone dell'Arte e del Restauro di<br />

Firenze<br />

www.salonerestaurofirenze.com/<br />

29 - 30 APRILE <strong>2024</strong> FLORENCE<br />

Heritech <strong>2024</strong> Firenze<br />

www.florenceheritech.com<br />

15 - 17 MAGGIO <strong>2024</strong><br />

SALONE DEL RESTAURO <strong>2024</strong><br />

Ferrara<br />

www.salonedelrestauro.com<br />

8 - 9 MAGGIO <strong>2024</strong><br />

Conferenza Esri Italia <strong>2024</strong><br />

Roma<br />

www.esriitalia.it/<br />

9 – 10 OTTOBRE <strong>2024</strong><br />

Lubec<br />

Lucca<br />

www.lubec.it<br />

9 – 11 OTTOBRE <strong>2024</strong><br />

<strong>2024</strong> Dronitaly<br />

Bologna<br />

www.dronitaly.it/it/<br />

5 – 26 OTTOBRE <strong>2024</strong><br />

Convegno Internazionale - 1964-<br />

<strong>2024</strong> La Carta di Venezia. Riflessioni<br />

teoriche e prassi operative nel<br />

progetto di restauro<br />

Firenze<br />

https://www.dida.unifi.it/vp-888-<br />

lacarta-di-venezia.html<br />

4 – 6 NOVEMBRE <strong>2024</strong><br />

CHNT29 - Cultural Heritage and New<br />

Technologies<br />

Vienna (Austria)<br />

https://chnt.at/<br />

31 OTTOBRE - 3 NOVEMBRE <strong>2024</strong><br />

XXVI Borsa Mediterranea del Turismo<br />

Archeologico<br />

Paestum (SA)<br />

www.borsaturismoarcheologico.it<br />

Ergife Palace Hotel – Roma<br />

seguici sui social<br />

58 ArcheomaticA N°1 <strong>2024</strong><br />

www.esriitalia.it


Tecnologie per i Beni Culturali 59


XVS<br />

vSLAM 3D Scanner<br />

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