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PS_1974-1975_030

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5. musica sinfonica

trenta

sala della filarmonica

mercoledì, 18 dicembre - ore 21



Programma

JOHANN SEBASTIAN BACH

L'ARTE DELLA FUGA

(orchestrazione HERMANN SCHERCHENJ

Fuga sul tema normale

Fuga sul tema per moto contrario

Fuga sul tema normale

Fuga sul tema per moto contrario

Controfuga sul tema nelle due forme in valori normali

Fuga doppia

Fuga doppia

Fuga tripla

Fuga tripla (quadrupla) a quattro voci

Canone all'ottava (Cembalo Solo)

Controfuga a tre voci a e b, • a specchio•

Canone in contrappunto doppio alla decima

Fughe a quattro voci a e b, «a specchio»

Canone in contrappunto doppio alla duodecima

Clavicembalista

Renata Zampis Daga

Direttore

MAR I O GUSELLA

Controfuga sul tema nelle due forme in valori normali, diminuiti ed aumentati

Controfuga sul tema nelle due forme in valori normali e diminuiti

Canone per aumentazione e per moto contrario (Cembalo Solo)

Fuga quadrupla incompiuta



Mario Gusella

ha esordito come direttore d'orchestra nel 1965 alla Radio di Lugano. La sua notorietà

si è estesa così rapidamente da consentirgli, nel giro di pochissimi anni ,

di dirigere concerti con le migliori orchestre sinfoniche italiane. Nel 1966 ha

debuttato in campo operistico dirigendo il Trovatore al Teatro •Nuovo• di Milano:

nel maggio del '68 il Teatro alla Scala lo chiamava a dirigere Nabucco. In seguito

al successo riportato in quella occasione - successo che lo ha rivelato con

nuova luce e in più g,iusta dimensione - egli ha potuto affermarsi nei maggiori

teatri italiani e di altri paesi europei, riscuotendo sempre e ovunque consensi

incondizionati ed unanimi del pubblico e della critica più qualificata. E' stato più

volte ospite dell'orchestra Haydn .


plicità la definizione del Forkel centra pienamente il carattere del progetto bachiano;

en unciandolo schematicamente esso consiste in una successione di qu,in·

dici fughe e quattro canoni concepiti su un unico soggetto che è quello che ri•

suona all'inizio dell'opera. Il principio ,ispiratore dell'opera è dunque sul piano formale

e su quello estetico il proposito di dedurre da un principio primo tutte le

virtualità ad esso immanenti, lo sviluppo integrale di un'idea. Sul piano ideologico

si tratta evidentemente di un principio ricorrente destinato a manifestarsi con

diverse sfumature di colore e di ambiente rin numerosi capitoli della civiltà occidentale.

Questo principio, che potremmo definire della deduttività integrale, si

presenta con maggior tenacia in epoche storiche dominate da una visione del

mondo un,itaria e si manifesta storicamente assumendo i segni teologici, filosofici

, scientifici, magici , estetici e mistici in cui si rispecchia la cultura del tempo.

L'epoca in cui v,isse Joha nn Sebastan Bach appare singolarmente dominata dall'ideale

del la deduttività integrale che trova la sua espressione più organica nel

razionalismo filosofico consegnato alla tradizione metafisica di Cartesio, Spinoza

e Leibniz. W. Korte in un saggio intitolato •Musica e immagine del mondo », commentando

l'Arte della fuga, scrive: «Quest'arte architetturale è in effetti simbolo

l

Metafisica bachiana: L'arte della fuga

«O voi che siete in piccioletta barca,

desiderosi d'ascoltar, seguiti

dietro il mio legno che cantando varca,

tornate a riveder li vostri liti: ,

non vi mettete in pelago, chè, forse,

perdendo me, rimarreste smarriti».

( Dante Aligh:eri : La divina c:;mmedia

car.to II)

Certi argomenti non sono roba per tutti; come riprendendo la maestosa diffida

dantesca il Forkel, primo devoto biografo di Johann Sebastian Bach in un'opera

intitolata ancora quasi latinamente • O ber Johann Sebastian Bachs Leben , Kunst

und Kunstwerk» edita a Lipsia nel 1902, avverte che l'Arte della fuga era un'opera

riservata, accessibile solo a qualche zelante manipolo di iniziati; p,iù o meno

un 'opera per professori. Forkel dice testualmente «Questa bachiana arte della

fuga era però troppo elevata per il grande pubblico; essa doveva rivolgersi ad

un pubblico di pochi conoscitoni». Il carattere esclusivo ed iniziatico dell'opera

fu reso più impenetrabile allorché si affermò che essa possedeva un valore prevalentemente

didattico, così rigorosamente teorico da rendere superflua ed inutile

l'esecuzione.

Il rigore intellettuale, i risvolti didattici, l'impianto teorico, il clima etereo di

un 'opera il cui fine sembra quello di spostare indefinitamente i limiti della deduzione

intellettuale, la proiezione verso ,il futuro di un compositore che disdegnava

ormai il proprio tempo, l'itinerario avventuroso di un manoscritto incompiuto e

di un'edizione a stampa smarrita hanno fatto di quest'opera una realtà mi tolo·

gica , un 'entità metafisica pressoché inafferrabile e questo, indipendentemente dalla

bontà delle intenzioni, non è mai bene. Fa invece piacere ricordare che parlando

dei propri componimenti più ardui, Johann Sebastian Bach suoleva dire che gli

erano costati molta fatica, ma riteneva che chiunque altro con pani lavoro avrebbe

conseguito i medesimi risultati. Probabilmente la modestia del maestro di

Eisenach era troppo grande e se l'affermazione precedente non va presa alla let•

tera, bisogna riconoscere che in essa vibra intensamente ,il sentimento artigianale,

la concreta fattività dell'operare di un maestro che ebbe con la musica un rapporto

simile a quello che l'operaio intrattiene coi propri attrezzi. In tale spirito

era assolutamente gratuito concepire alcunché di esoterico; ogni componimento

musicale, dall'opera monumentale rispecchiante la pietà religiosa al foglio d'album

contenente un 'esercitazione infantile, era immerso interamente nella prassi esecutiva.

E' stato però principalmente il rigore deduttivo dell'Arte della fuga a sug•

gerire interpretazioni esoteriche del grandioso componimento bachiano ; sarà bene

quindi esaminarne brevemente la struttura formale per comprendere come siano

ad essa immanenti certe deduzioni estetiche.

Nel dare un'idea dell 'opera il Forkel dice che «Questa consiste sostanzialmente

in una success,' one di variazioni. L'intenzione del compositore era infatti quella

di dimostrare tutto ciò che si può fare con un tema di fuga ». Nel la sua sem•


Schoenberg. « La nostra necessità timbrica non mira ad un colorismo gratuitamente

esteriore, ma i colori strumentali hanno lo scopo di evidenz,iare la condotta

delle voci e questo nella tessitura contrappuntistica è molto importante!

La nostra concezione attuale della musica pretende l'illustrazione della conduzione

motivica sul piano orizzontale come su quello vert,icale. Ciò significa che noi

ci limitiamo alla fiducia nell'effetto immanente alla struttura contrappuntistica presupposta

come ovvia, ma vogliamo percepire realmente questo contrappunto come

un insieme di relazion,i motiviche. Lo stile omofonico ci ha insegnato a seguire

queste relazioni nella voce superiore e la fase intermedia, rappresentata dalla

omofonia a più voci di Mendelssohn - Wagner - Brahms, ci ha insegnato a seguire

varie voci in questo senso. Il nostro orecchio e la nostra capaoità ricettiva

oggi non sono più soddisfatti se non applichiamo questi metodi anche a

Bach . L'effetto piacevole scaturito solo dalla risonanza delle voci condotte con

somma perizia non oi basta più; abbiamo bisogno di trasparenza per penetrare

l'effetto e tutto ciò è impossibile senza fraseggio. Il fraseggio però non deve essere

usato emotivamente come faceva l'epoca del pathos; esso deve piuttosto

1. distribuire adeguatamente i rapposti di peso nella linea; 2. in parte coprire

e in parte velare il lavoro motivico; 3. dare luogo al reciproco rispetto dinamico

ed espressione della concezione barocca del suo autore. Leibniz nella sua teoria

delle monadi ha definito questa concezione come quella tipica della Germania

cristiana nell 'età barocca. Dalla monade, atomo indivisibile della natura, la gerarchia

trascorreva attraverso la monade madre dell'anima, attraverso la mens

per giungere a Dio ultima ratio rerum. E come l'armonia prestabilita sostiene questo

edificio universale, analogamente nella costruzione di una fuga e di un edificio

il riflesso microcosmico della medesima armonia prestabilita è determinante!

Questa armonia è l'immagine fedele del genio creatore nell'età barocca» .

Nel segno della metafisica leibniziana coi suoi echi non ancora del tutto estinti

di una deduttività metafisica di carattere magico è da individuare il presupposto

del progressivo isolamento mitologico in cui viene coinvolto il frutto più maturo

dell'operosità bachiana. A questo punto ·interviene l'arbitraria deduzione estetica

che ha snaturato la fisionomia dell'opera bachiana . Dal fatto che in essa fosse

presente in grado assai elevato il gusto per la speculazione matematica si concluse

che l'opera aveva unicamente un carattere astratto e teorico. Fa impressione

leggere nella monogra'fia bachiana dello Schweitzer, intitolata suggestivamente

• Il musicista poeta», l'affermazione perentoria secondo la quale le fughe

e i canoni dell'Arte della fuga non sono stati scritti per l'esecuzione, ma solo

per la lettura. Il fatto è che un'estetica di ispirazione prevalentemente romantica

potesse ag,ire come principio ispiratore di un'opera d'arte. Accadde quindi al ­

l'Arte della fuga di essere magari oggetto di accurate analisi teoriche come quelle

sviluppate nel secolo scorso dal Riemann nel suo " Katechismus der Fugen-Komposition",

ma non di esecuzione.

La prima esecuzione pubblica dell'opera ebbe luogo infatti solo nel 1927 ad opera

di Karl Straube, maestro di cappella nella 1,ipsiense Chiesa di San Tommaso nella

quale, com'è noto, aveva operato Johann Sebastian Bach . L'esecuzione ebbe luogo

nella trascrizione orchestrale curata da Wolfgang Graeser che fu anche la prima

delle numerose realizzate in seguito.

Anche sul problema della trascrittibilità dell'opera si diffuse un equivoco del quale

è possibile fare giust,izia soltanto inserendo l'opera in una prospettiva storica

che tenga ugualmente conto del passato e del presente rapportandovi adeguatamente

i problemi. La giustificazione prodotta da l Graeser e da altri trascrittori

fu quella che non avendo Bach precisato l'organico strumentale dell'Arte della

fuga ne uscivano legittimate come indispensabili le trascrizioni, quasi che l'opera

bachiana fosse una specie di formula teorica da realizzare concretamente di volta

in volta. D.F. Tovey ha invece chiarito molto bene nella sua edizione critica

(Oxford University Press) che il componimento bachiano è concepito con la

cura costante di renderlo accessibile alle due mani del clavicembalista e dell'organista

: esso è innegabilmente concepito per uno strumento a tastiera. Naturalmente

questa constatazione non sospende affatto la legittimità delle trascriz;ioni

orchestrali ; una giusta valutaz;ione di quelle che sono le odierne condizioni di

ascolto, richiede la trascrizione come indispensabile adeguazione alla sensibilità

inviata il 31 moderna. Senza entrare ora nello spinoso e un po' futile problema della trascrizione

di un 'opera per strumenti o per organ,ici diversi, ci limiteremo a riferire

sull 'argomento della trascrittibilità dei componimenti bachian i un parere ch e riteniamo

determinante; esso viene espresso da Arnold Schoenberg in una lettera

lugl,io 1930 al direttore d'orchestra Fritz Stiedrv in occasione della

trascrizione per orchestra di un preludio e fuga di Bach effettuata dallo stesso

l


di ogni voce verso tutte le altre e verso la sonorità complessiva, ed altre cose

ancora. Ritengo pertanto che quello della trascrizione non sia un diritto, ma anche

un dovere•.

Con vivo rammar,ico pensiamo quindi alla possibilità perduta di una trascrizione

orchestrale dell 'Arte della fuga realizzata da Arnold Schoenberg, ma forse

il maestro viennese la sua personale visione del principio bachiano della deduttività

integrale l'aveva già realizzata nelle Variazioni per orchestra op. 31.

L'orchestrazione della presente esecuzione è opera (inedita) del celebre direttore

d'orchestra Hermann Scherchen, universalmente ritenuto uno dei più grandi direttori

del nostro secolo nonché filologo accuratissimo della prassi interpretativa

bachiana alla quale ha dedicato saggi illuminanti. Tale trascrizione è concepita

per un organico orchestrale che comprende 3 flauti, 2 oboi, 2 corni inglesi, 3

fagotti, 2 trombe, 1 trombone, archi e cembalo. L'ordine delle parti che costituiscono

l'opera è quello definito nel frontespizio del programma.

Enzo Restagno

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Prossimi concerti

Orchestra « Haydn »

11 gennaio

Direttore NINO SANZOGNO

Soprano GIANNA AMATO

Musiche di : Vivaldi , Petrassi, Mozart, Mendelssohn





5. musica sinfonica

trenta

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mercoledì , 18 dicembre - ore 21

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