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MakingLife 01 2024

Nell'era dell'informazione è cruciale non solo avere accesso ai dati, ma anche saperli interpretare adeguatamente. Per questo abbiamo deciso di dedicare una sezione della rivista all'approfondimento delle tendenze attuali e delle prospettive future in ambiti cruciali del settore sanitario. Oltre a fornire i dati chiave rielaborati, la sezione raccoglie le opinioni delle più rilevanti figure del settore offrendo una visione complessiva e multidimensionale delle implicazioni di questi dati. Su questo numero, l'attenzione è rivolta al mercato dei farmaci generici e biosimilari.

Nell'era dell'informazione è cruciale non solo avere accesso ai dati, ma anche saperli interpretare adeguatamente. Per questo abbiamo deciso di dedicare una sezione della rivista all'approfondimento delle tendenze attuali e delle prospettive future in ambiti cruciali del settore sanitario. Oltre a fornire i dati chiave rielaborati, la sezione raccoglie le opinioni delle più rilevanti figure del settore offrendo una visione complessiva e multidimensionale delle implicazioni di questi dati. Su questo numero, l'attenzione è rivolta al mercato dei farmaci generici e biosimilari.

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makinglife | febbraio <strong>2024</strong> | numero uno<br />

OSSERVATORIO MERCATI<br />

PharmaFuture & Health


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è la community dell’innovazione<br />

nell’healthcare<br />

e ne governa il cambiamento


GYNECOLOGICAL PRODUCTS<br />

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INDICE<br />

Commenti<br />

Pharma Novel<br />

Scenari di mercato<br />

<strong>01</strong> 02 03<br />

Il privilegio di osservare<br />

L’epoca dell’ansia<br />

6<br />

8<br />

Un anno di storie<br />

10<br />

Pharma, pilastro<br />

dell’economia europea<br />

Sfide globali<br />

14<br />

18<br />

Salute in Italia<br />

22<br />

Gli 11 trial del <strong>2024</strong><br />

26<br />

4


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Osservatorio equivalenti<br />

Analyses & Perspectives<br />

Finance<br />

Pharmatelling<br />

Un potenziale ancora<br />

inespresso<br />

30<br />

04 05 07<br />

Il futuro degli<br />

equivalenti<br />

38<br />

06<br />

Spyglass<br />

60<br />

L’evoluzione delle<br />

pharma operations<br />

76<br />

Panorami equivalenti<br />

32<br />

I generici nell’Europa<br />

post-Covid<br />

Una biodiversità da<br />

tutelare<br />

Generici e biomilari a<br />

sostegno del SSN<br />

40<br />

44<br />

48<br />

Questione di fiducia<br />

I mantra di Alfasigma<br />

Sostenibilità: costo o<br />

investimento?<br />

62<br />

66<br />

70<br />

Il rischio di biosimilar<br />

void in Europa<br />

80<br />

Tre modelli di prezzo<br />

per i generici<br />

52<br />

Pricing biosimilari<br />

56<br />

Un settore promettente<br />

58<br />

5


Il privilegio<br />

di osservare<br />

Cristiana Bernini<br />

Qual è il mestiere più<br />

bello del mondo? Quello<br />

del giornalista, avrebbe<br />

risposto Gabriel García<br />

Márquez. E non possiamo<br />

che essere d’accordo<br />

con lui. Il giornalista è un<br />

osservatore privilegiato<br />

di ciò che gli accade<br />

attorno: la sua professione<br />

gli permette di fermarsi<br />

ad analizzare per poi<br />

raccontare al proprio<br />

lettore uno spaccato il<br />

più possibile completo e<br />

obiettivo della realtà.<br />

Il mondo di <strong>MakingLife</strong> è<br />

quello delle life science,<br />

delle aziende che ne fanno<br />

parte e dei professionisti<br />

che ogni giorno operano in<br />

questo settore e il nostro<br />

compito è appunto quello<br />

di osservarlo, esplorarlo,<br />

narrarlo, con il fine ultimo<br />

di creare strumenti utili<br />

e divenire il fulcro e il<br />

punto di riferimento di una<br />

community che ogni giorno<br />

cresce e si consolida.<br />

Dal constante confronto<br />

con il nostro network,<br />

nascono le tante iniziative<br />

che vi proponiamo e che<br />

nel tempo si trasformano<br />

per essere sempre più in<br />

linea con un comparto in<br />

costante evoluzione.<br />

Il numero di <strong>MakingLife</strong><br />

che vi apprestate a<br />

leggere contiene alcune<br />

importanti novità che ci<br />

accompagneranno nel<br />

corso di quest’anno, proprio<br />

per andare incontro alle<br />

esigenze di informazione<br />

espresse dai nostri lettori.<br />

Oltre alla parte finanziaria,<br />

che abbiamo introdotto per<br />

dar conto delle logiche di<br />

mercato di un comparto<br />

particolarmente dinamico,<br />

ci siamo focalizzati sulla<br />

creazione degli Osservatori,<br />

“occhi” puntati su temi<br />

specifici per indagare con<br />

metodo giornalistico la<br />

realtà, raccogliendo dati,<br />

analizzandoli, elaborandoli<br />

e commendandoli grazie<br />

all’aiuto dei più importanti<br />

esperti della materia.<br />

Per caratterizzare la<br />

sezione della rivista<br />

dedicata agli Osservatori,<br />

il nostro art director<br />

Simone Abbatini ha<br />

ideato un logo che ben ne<br />

sintetizza il significato:<br />

“la creatività – scrive<br />

Abbatini – rimanda a una<br />

serie di elementi circolari<br />

di cui diventa sintesi<br />

concettuale. Attraverso la<br />

loro intersezione si genera<br />

l’occhio: l’osservazione<br />

attenta di <strong>MakingLife</strong><br />

PharmaFuture & Health<br />

sull’universo Life Science.<br />

I cerchi richiamano la<br />

vetreria da laboratorio e il<br />

microscopio, raffigurando<br />

quindi il concetto di<br />

ricerca; la loro intersezione<br />

indica il punto di vista<br />

critico dell’approccio di<br />

<strong>MakingLife</strong>, che mette in<br />

connessione fenomeni e<br />

ne ricava una narrazione<br />

mai banale; l’occhio, infine,<br />

rappresenta l’osservazione<br />

attenta e partecipata che<br />

nutre i pezzi appartenenti a<br />

6


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

questa parte del magazine”.<br />

Il termine stesso di<br />

Osservatorio, d’altra parte,<br />

racchiude in sé l’idea e il<br />

valore di team di lavoro,<br />

di gruppo di studio, di<br />

luogo di confronto e di<br />

dibattito, di laboratorio<br />

dove sperimentare e<br />

progettare, di fucina di<br />

stimoli e proposte, di centro<br />

di documentazione.<br />

In Italia la ricerca è<br />

privilegio e incarico di<br />

agenzie e dipartimenti<br />

accademici: poco o niente<br />

si muove sul fronte delle<br />

attività più aperte alla<br />

comunicazione, quali<br />

possono essere le riviste<br />

di settore o le piattaforme<br />

d’informazione. E qui sta la<br />

bella anomalia della nostra<br />

squadra, che mette in rete<br />

competenze diverse con lo<br />

scopo di divulgare i risultati<br />

degli approfondimenti e<br />

delle indagini su cui lavora.<br />

La nostra community di<br />

utenti/lettori fidelizzata<br />

si aspetta un servizio<br />

d’informazione che<br />

non sia semplicemente<br />

compilativo ma riesca<br />

collegare e a interpretare<br />

i dati raccolti, a dare conto<br />

dei risultati di analisi e<br />

di approfondimenti, a<br />

suggerire talvolta soluzioni<br />

a problemi e possibili punti<br />

di consenso.<br />

Ed ecco perché abbiamo<br />

deciso di aprirlo, questo<br />

cantiere: perché è nella<br />

nostra mission fare<br />

rete, dare conto dei<br />

problemi, fornire risorse<br />

interpretative, abbattere<br />

i silos che troppe volte<br />

esistono tra aree che<br />

dovrebbero comunicare<br />

per crescere. Così, gli<br />

Osservatori di <strong>MakingLife</strong><br />

nascondono come<br />

indagini e diventano<br />

progetti di comunicazione<br />

e di circolazione<br />

d’informazioni in senso<br />

orizzontale, reticolare,<br />

di network interattivo,<br />

sia all’interno del<br />

sistema healthcare nel<br />

suo complesso, che tra<br />

questo e gli operatori<br />

economici e finanziari, la<br />

realtà sociale e politica.<br />

Alcuni Osservatori sono<br />

destinati a generare<br />

eventi e altri resteranno<br />

riservati, per loro natura<br />

destinati a chi li ha voluti<br />

commissionare e desidera<br />

riflettere sui risultati<br />

senza necessariamente<br />

comparteciparli.<br />

Stay tuned: restiamo<br />

connessi a andiamo<br />

avanti insieme. Siamo<br />

in attesa di riscontri,<br />

obiezioni, contributi e,<br />

perché no, rimproveri<br />

costruttivi. Purché si<br />

cresca con entusiasmo<br />

in un sistema Paese<br />

che ha bisogno<br />

della partecipazione<br />

di competenze e<br />

professionalità in un<br />

percorso non facile ma<br />

entusiasmante per la<br />

velocità e i risultati.<br />

7


L’epoca<br />

dell’ansia<br />

Il problema e una<br />

(piccola) soluzione<br />

Antonio Maturo<br />

Professore di Sociologia della Salute<br />

Università di Bologna, Campus della Romagna<br />

Italo Calvino aveva individuato nella rapidità una categoria<br />

fondamentale per capire il nostro tempo. Lo aveva scritto nel<br />

1985 nelle sue “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo<br />

millennio” purtroppo mai presentate a Harvard dove era<br />

stato invitato (Calvino morì e le sue Lezioni uscirono postume).<br />

In effetti, quante volte abbiamo sbuffato e sospirato perché<br />

non siamo riusciti a portare a termine un impegno per mancanza<br />

di tempo? E quante volte ci siamo lamentati perché le<br />

cose corrono troppo in fretta e noi non riusciamo più a “starci<br />

dietro”? La crescita della velocità dei processi sociali, comunicativi<br />

e tecnologici è motivo di lamento per tutti noi e oggetto<br />

di studio per le scienze sociali. In special modo, il sociologo<br />

Hartmut Rosa ha introdotto e analizzato il concetto di “accelerazione”<br />

come asse costitutivo della nostra società e, appunto,<br />

del nostro “tempo”. La rapidità è stata quindi sorpassata. In<br />

velocità.<br />

Anche nella nostra vita quotidiana possiamo notare come la<br />

velocità, spesso intrecciata con i consumi, scandisce le nostre<br />

scelte: “compra con un click” o anche: “premi qui per prelevare<br />

100 euro senza ricevuta”. I casellanti nelle autostrade sono<br />

estinti da anni, perché col telepass non dobbiamo neppure<br />

più fermarci. I biglietti ferroviari li compriamo in un minuto<br />

dal cellulare e lì facciamo pure il check-in. In hotel diciamo<br />

solo “Buonasera” quando arriviamo perché avremo già inviato<br />

la nostra carta di identità scannerizzata nel momento in cui<br />

prenotiamo la stanza sulla piattaforma digitale. La velocità di<br />

imbarco sui voli è commisurata e “prioritizzata” al prezzo del<br />

nostro biglietto, quasi montare sull’aereo prima degli altri fosse<br />

un simbolo di status.<br />

L’accelerazione dei ritmi di vita crea ansia e stress. Viviamo<br />

nella costante paura di non farcela, ma anche nella paura<br />

di non esserci, di perdere delle occasioni importanti. C’è ovviamente<br />

un acronimo americano per questo: FOMO, fear of<br />

missing out. Oggi, stretti fra deadline, richieste di aumento di<br />

produttività e indicatori di efficienza, essere ansiosi e stressati<br />

è probabilmente la regola. Anzi, questi stati d’animo ci rendono<br />

più efficienti nella vita di tutti i giorni. Affrontare “il logorio<br />

della vita moderna” con atteggiamento zen sarebbe disfunzionale,<br />

laddove è lo stress, purtroppo, a essere funzionale (eustress).<br />

In un famoso articolo pubblicato recentemente sullo<br />

European journal of social psychology viene dimostrato che le<br />

persone ansiose sono più brave a prendere decisioni giuste,<br />

laddove la calma sarebbe “disaddativa nel contesto delle rapide<br />

decisioni”. Non sarebbe più quindi la depressione il male<br />

del secolo, bensì l’ansia. Come titolava alcuni anni fa il New<br />

York Times: “Lo Xanax ha eclissato il Prozac”.<br />

Ora, abbiamo trattato ansia e stress come sinonimi, ma il loro<br />

significato non coincide. Mentre l’ansia è una sensazione di<br />

disagio vaga e indefinita di durata estesa caratterizzata da<br />

ipervigilanza, lo stress è una sorta di accumulo d’ansia legato<br />

a specifici problemi esistenziali e, spesso, lavorativi. È dunque<br />

plausibile pensare che un’esposizione prolungata a degli<br />

8


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

“stressor” generi nelle persone uno stato d’animo ansioso (a<br />

sua volta incline a sviluppare stress per gli eventi della vita<br />

quotidiana). La versione stereotipata di questa situazione probabilmente<br />

è quella dell’operatore di borsa, in giacca e cravatta,<br />

che tratta milioni di euro sul filo del rasoio, come il «lupo<br />

di Wall Street» dell’omonimo film di Martin Scorsese. Gli studi<br />

dicono invece che sono le fasce sociali vulnerabili a livello socio-economico<br />

a soffrire maggiormente di ansia e stress.<br />

Diceva Susan Sontag che la malattia è “il lato notturno della<br />

vita”. Un autore completamente diverso, il filosofo francese<br />

Georges Canguilhem definì la salute come “il silenzio degli<br />

organi”. Spiegava, invece, un altro filosofo, Hans-Georg Gadamer,<br />

che è solo quando questo silenzio si interrompe, ovvero<br />

quando ci ammaliamo, che ci accorgiamo dell’importanza della<br />

salute. Ora, se l’ansia è una condizione normale nella vita di<br />

tanti, dobbiamo ormai considerarla come parte della salute?<br />

No, senz’altro. Una cosa è la normalità statistica (la maggioranza<br />

delle persone è stressata), un’altra è la normalità, chiamiamola,<br />

“fisiologica”: ansia e stress sono nocive perché riducono<br />

le difese immunitarie e spingono verso stili di vita poco<br />

sani (in primis, tabacco e alcol).<br />

Una modalità di riduzione dell’ansia è rappresentata dalla<br />

“decelerazione funzionale”. Come cantava Lucio Battisti: “Dolcemente<br />

viaggiare. Rallentando per poi accelerare”. Ad esempio,<br />

si fa yoga o mindfulness per riconnettersi con se stessi.<br />

Queste pratiche sono molto supportate dalle aziende oggi. In<br />

pratica, si rallenta un attimo per poi aumentare la produttività.<br />

Quasi una fregatura, insomma.<br />

Ci sono poi delle modalità di rallentamento più radicali come<br />

il cosiddetto “downshifting”. Ovvero il manager milanese che<br />

si licenzia per andare in giro in barca a vela nei Caraibi. Tutte<br />

le settimane, specialmente al lunedì, leggiamo una storia del<br />

genere. Poi uno si chiede se il manager è davvero questo fenomeno<br />

o se ha ricevuto un’improvvisa eredità.<br />

Ci sono due aspetti dell’epidemia di ansia che generalmente<br />

passano inosservati. Il primo aspetto riguarda la solitudine.<br />

Le persone sole risultano essere maggiormente ansiose delle<br />

persone che hanno un partner o dei figli. La solitudine aumenta<br />

il rischio di condurre stili di vita nocivi. Ma oltre a questo<br />

può stimolare la ruminazione di pensieri irrealistici che generano<br />

ansia. A volte è importante avere qualcuno che ci impedisca<br />

di diventare paranoici (valgono anche gli amici). L’altro<br />

aspetto che passa inosservato è che l’ansia è enormemente<br />

diffusa tra gli anziani. Proprio dove non te lo aspetti: tendiamo<br />

a immaginare gli anziani come persone che hanno fatto pace<br />

con se stesse. Invece, problemi di salute, problemi economici,<br />

pensieri per i figli producono ansia e stress su persone che già<br />

vivono una condizione di vulnerabilità.<br />

Prima di sfociare nel patologico, c’è un farmaco che dovrebbe<br />

venire prescritto per ridurre l’ansia. Si tratta delle relazioni<br />

sociali. Cominciamo a praticare atti di gentilezza con persone<br />

a caso. Loro non lo sanno, ma lo facciamo soprattutto per noi.<br />

9


PHARMA<br />

NOVEL<br />

Mario Addis<br />

Un anno di storie<br />

Makinglife ha nella sua mission il superamento delle barriere e degli schemi convenzionali.<br />

Anche nella scelta delle modalità di comunicazione ci piace esplorare diverse forme<br />

e differenti linguaggi. Per questo abbiamo voluto che Mario Addis, uno dei più importanti<br />

illustratori italiani, ci accompagnasse fin dalla prima uscita con una sua graphic<br />

novel. Un modo per scoprire che anche il mondo del pharma può essere poetico ed evocativo.<br />

In questo numero vi proponiamo un excursus di tutte le graphic novel pubblicate nel<br />

2023, visualizzabili e scaricabili inquadrando il Qrcode.<br />

Buona lettura!<br />

10


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Numero 1 | 2023<br />

Verso l’infinito...e oltre!<br />

Il pharma italiano è tradizionalmente votato al mercato<br />

estero, realizzando fuori dall’Italia più del 70% delle vendite.<br />

Nel 2022, l’industria ha registrato un record nelle esportazioni<br />

con una crescita superiore al 44% e un saldo estero attivo di<br />

67 miliardi di euro.<br />

Negli ultimi anni, l’export italiano nel settore farmaceutico è<br />

cresciuto a un ritmo più veloce rispetto alla media europea, a<br />

dimostrazione di una domanda sostenuta per i nostri prodotti.<br />

Tuttavia, più del 50% del fatturato<br />

è stato realizzato all’interno del<br />

mercato dell’Unione europea, una<br />

dipendenza da un unico mercato<br />

che sta inducendo molte aziende<br />

ad allargare i propri orizzonti<br />

rivolgendosi ad esempio ai Paesi<br />

emergenti.<br />

O forse, anche molto più in là,<br />

come immagina Mario Addis<br />

nella sua pharma novel.<br />

LEGGI LA<br />

NOVEL QUI<br />

Numero 2 | 2023<br />

O la borsa o la vita!<br />

L’industria farmaceutica è di fronte alla sfida di bilanciare la sostenibilità<br />

ambientale con quella economica. L’aumento della consapevolezza<br />

e della sensibilità dei consumatori, nonché la spinta delle istituzioni<br />

governative (il green deal europeo prevede di raggiungere la neutralità<br />

climatica entro il 2050) e finanziarie impongono lo sviluppo di soluzioni<br />

produttive e gestionali più rispettose dell’ambiente.<br />

L’aderenza agli obiettivi di sviluppo sostenibile non è solo un imperativo<br />

etico, ma anche economico. Le aziende che adottano pratiche sostenibili<br />

possono ottenere benefici significativi in termini di reputazione e<br />

supporto pubblico, oltre a essere più resilienti<br />

e preparate per le sfide future.<br />

Tuttavia, per raggiungere davvero gli obiettivi<br />

di sostenibilità è necessario che le aziende<br />

adottino un approccio sistemico che coinvolge<br />

l’intera organizzazione, dalla scelta dei<br />

fornitori e dei materiali alla produzione,<br />

distribuzione e smaltimento dei prodotti.<br />

Per evitare che gli sforzi siano vani o, peggio,<br />

scivolino nel greenwashing, come racconta<br />

Mario Addis nella sua pharma novel.<br />

LEGGI LA<br />

NOVEL QUI<br />

11


Numero 3 | 2023<br />

Un gioco di strategia<br />

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando l’industria<br />

farmaceutica fornendo un contributo in ogni attività, dall’R&D<br />

alla personalizzazione dei trattamenti: viene utilizzata nelle fasi<br />

di discovery, testing pre-clinico e clinico, nella produzione, con<br />

applicazioni che vanno dall’identificazione dei modelli di testing<br />

alla previsione di eventi in produzione.<br />

L’IA può fornire un contributo cruciale per elaborare enormi<br />

quantità di dati individuando modelli nascosti e offrendo<br />

previsioni; esegue operazioni complesse e ripetitive con rapidità<br />

e accuratezza, raccoglie dati in real time,<br />

riduce i tempi di lavorazione e gli errori di<br />

produzione.<br />

Tuttavia, per ottenere risultati effettivi<br />

dall’IA sono necessari pianificazione<br />

strategica, capacità di analisi e di<br />

risoluzione di problemi complessi,<br />

apprendimento continuo, ma anche<br />

creatività e innovazione.<br />

Un gioco di strategia, come lo immagina<br />

Mario Addis nella sua pharma novel.<br />

LEGGI LA<br />

NOVEL QUI<br />

Numero 4 | 2023<br />

Il tesoro nascosto<br />

Gli scarti della filiera agroalimentare offrono non<br />

solo benefici etici ed ecologici ma anche economici<br />

poiché possono contenere molecole funzionali per la<br />

formulazione di integratori o di ingredienti attivi di<br />

alto valore commerciale. Le sostanze estratte possono<br />

essere impiegate in prodotti alimentari, cosmetici,<br />

farmaceutici e persino nel packaging, reintroducendole<br />

nel ciclo produttivo nell’ottica di attuazione<br />

dell’economica circolare.<br />

Il recupero di valore non è affatto<br />

marginale perché le molecole<br />

isolate dagli scarti possono<br />

essere di interesse commerciale<br />

anche superiore a quelle del<br />

prodotto di origine.<br />

Un motivo in più per “non buttare<br />

via niente”, come ci racconta<br />

Mario Addis nella sua pharma<br />

novel.<br />

LEGGI LA<br />

NOVEL QUI<br />

12


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Numero 5 | 2023<br />

Sinfonia cellulare<br />

I Prodotti medicinali di terapia avanzata (Atmp) sono<br />

medicine per uso umano basate su geni o cellule e<br />

vengono utilizzate in un’ampia gamma di trattamenti,<br />

come quelli per malattie genetiche, tumori e rigenerazione<br />

tissutale.<br />

I medicinali di terapia cellulare somatica e ingegneria<br />

tissutale, in particolare, vengono<br />

prodotti estraendo cellule o tessuti<br />

e manipolandoli per modificarne<br />

le caratteristiche biologiche, le<br />

funzioni fisiologiche o le proprietà<br />

strutturali conferendo loro la<br />

capacità di trattare, riparare,<br />

rigenerare i tessuti del paziente.<br />

Una sorta di risintonizzazione delle<br />

cellule, come racconta Mario Addis<br />

nella sua pharma novel.<br />

LEGGI LA<br />

NOVEL QUI<br />

Numero 6 | 2023<br />

Una questione di cuore<br />

Il conflitto è un elemento intrinseco nella natura<br />

umana e non può, né deve, essere evitato. Nelle realtà<br />

lavorative emerge inevitabilmente dalle dinamiche<br />

interpersonali e organizzative ma non è sempre<br />

dannoso; può, anzi, fornire un contributo alla crescita<br />

dell’azienda.<br />

Compito dei manager è<br />

affrontare i conflitti non appena<br />

emergono per prevenirne<br />

l’escalation e limitarne gli impatti<br />

negativi, fungendo da mediatori<br />

e facilitando la discussione e il<br />

dialogo.<br />

LEGGI LA<br />

NOVEL QUI<br />

Se necessario anche con<br />

decisioni salomoniche, come il<br />

manager immaginato da Mario<br />

Addis nella sua pharma novel.<br />

13


14<br />

Pharma<br />

pilastro<br />

dell’economia<br />

europea


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

L’INDUSTRIA FARMACEUTICA<br />

BASATA SULLA RICERCA È UN<br />

ASSET INESTIMABILE PER IL<br />

PROGRESSO SCIENTIFICO,<br />

MEDICO ED ECONOMICO<br />

EUROPEO. RESTANO DA<br />

AFFRONTARE, PERÒ, ALCUNE<br />

SFIDE CHIAVE, COME LA<br />

CRESCENTE CONCORRENZA<br />

E LA FRAMMENTAZIONE DEL<br />

MERCATO<br />

Caterina Lucchini<br />

L’industria farmaceutica basata sulla<br />

ricerca sta vivendo un’entusiasmante<br />

nuova era nello sviluppo dei farmaci<br />

grazie agli avanzamenti in scienza e<br />

tecnologia. Questa industria innovativa<br />

non solo guida il progresso medico,<br />

ma è anche un pilastro essenziale<br />

dell’economia europea, posizionandosi<br />

tra i settori ad alta tecnologia più<br />

performanti del continente. Il report<br />

del 2023 di Efpia “The pharmaceutical<br />

industry in figures” sintetizza con grande<br />

chiarezza i punti chiave dell’industria del<br />

farmaco.<br />

CONTRIBUTO<br />

ALLA SALUTE E AL<br />

BENESSERE SOCIALE<br />

L’industria farmaceutica ha già<br />

contribuito in modo significativo al<br />

benessere dei pazienti. I cittadini<br />

europei odierni possono aspettarsi di<br />

vivere fino a 30 anni in più rispetto a<br />

un secolo fa. Passi significativi nella<br />

ricerca biotecnologica hanno ridotto<br />

in modo sostanziale la mortalità, ad<br />

esempio, da cause legate all’Hiv/Aids<br />

e a diversi tipi di cancro. Farmaci per<br />

la gestione dell’ipertensione, delle<br />

malattie cardiovascolari e trattamenti<br />

mirati ad alcuni tipi di cancro hanno<br />

permesso un controllo più efficace delle<br />

patologie. La speranza di vita non è solo<br />

aumentata, anche la qualità della vita<br />

è notevolmente migliorata. Tuttavia,<br />

sfide significative persistono, compresi<br />

problemi come l’Alzheimer, la sclerosi<br />

multipla, molte forme di cancro e<br />

malattie rare.<br />

IL RUOLO CHIAVE<br />

NELL’ECONOMIA<br />

EUROPEA<br />

Oltre a guidare il progresso medico,<br />

l’industria farmaceutica basata sulla<br />

ricerca è un driver fondamentale<br />

dell’economia europea e svolge un<br />

ruolo critico nel ripristinare la crescita<br />

economica del continente e garantirne<br />

la competitività futura in un’economia<br />

globale in costante evoluzione. Nel 2022<br />

questo settore in Europa ha investito<br />

€44.500 milioni in Ricerca e Sviluppo<br />

(R&S) (figura 1). L’industria farmaceutica<br />

impiega direttamente oltre 865.000<br />

persone e genera un impatto indiretto<br />

triplo, sia a monte che a valle, rispetto<br />

all’impiego diretto (PwC, Economic and<br />

societal footprint of the pharmaceutical<br />

industry in Europe, giugno 2<strong>01</strong>9).<br />

Inoltre, è il settore con il rapporto più<br />

alto tra investimenti in R&S e vendite<br />

nette. Nel 2021, le industrie sanitarie<br />

hanno investito circa €235,3 miliardi<br />

in R&S, rappresentando il 21,5%<br />

della spesa totale in R&S aziendale a<br />

livello mondiale. Nonostante i successi,<br />

il settore affronta sfide reali, tra cui<br />

l’aumento dei costi di R&S e l’impatto<br />

delle misure di austerità introdotte dai<br />

governi europei dal 2<strong>01</strong>0. La crescita<br />

rapida nei mercati e nell’ambiente<br />

di ricerca delle economie emergenti<br />

come Brasile, Cina e India ha portato a<br />

una graduale migrazione delle attività<br />

economiche e di ricerca dall’Europa<br />

a questi mercati in forte crescita.<br />

Durante il periodo 2<strong>01</strong>7-2022 i mercati<br />

brasiliano, cinese e indiano sono<br />

cresciuti rispettivamente del 13%, 5,3% e<br />

11%, confrontati con una crescita media<br />

del 6,6% per i primi cinque mercati<br />

dell’Unione europea e del 7,1% per il<br />

mercato statunitense (fonte: Iqvia Midas,<br />

maggio 2023). Nel 2022, il Nord America<br />

ha rappresentato il 52,3% delle vendite<br />

farmaceutiche globali, rispetto al 22,4%<br />

dell’Europa. Secondo Iqvia il 64,4% delle<br />

vendite di nuovi farmaci lanciati durante<br />

il periodo 2<strong>01</strong>7-2022 ha riguardato il<br />

mercato statunitense, contro il 16,4%<br />

del mercato europeo (top 5 mercati).<br />

La frammentazione del mercato<br />

farmaceutico dell’UE ha portato a un<br />

redditizio commercio parallelo, stimato<br />

nel 2021 a €6.280 milioni (valore a prezzi<br />

di fabbrica).<br />

RICERCA E SVILUPPO<br />

NELL’INDUSTRIA<br />

FARMACEUTICA<br />

EUROPEA<br />

La ricerca e lo sviluppo di nuovi<br />

farmaci sono processi complessi,<br />

lunghi e costosi condotti dalle aziende<br />

farmaceutiche. In media occorrono 12-<br />

13 anni dalla sintesi iniziale di una nuova<br />

sostanza attiva all’introduzione del<br />

farmaco sul mercato. Il costo di ricerca<br />

15


e sviluppo di una nuova entità chimica o<br />

biologica è stato stimato a €1.926 milioni<br />

nel 2<strong>01</strong>4. Nonostante la precedente<br />

dominanza del mercato statunitense e<br />

la concorrenza crescente da economie<br />

emergenti come Cina e Corea, l’Europa<br />

ha visto una significativa presenza<br />

nella ricerca farmaceutica. Nel 2022,<br />

la Cina ha quasi eguagliato l’Europa<br />

come origine di nuove sostanze attive<br />

lanciate per la prima volta nel mercato<br />

globale (rispettivamente 16 e 17 nuove<br />

sostanze), dietro agli Stati Uniti, leader<br />

con 24 su un totale di 73.<br />

Dopo aver perso il primato come<br />

regione più innovativa del mondo nel<br />

2000, l’Europa è scesa al terzo posto<br />

nel 2020, sorpassata sia dagli Stati<br />

Uniti che da economie emergenti,<br />

in particolare dalla Cina. Un forte<br />

dominio del mercato statunitense ha<br />

portato a un significativo spostamento<br />

dell’attività economica e di ricerca<br />

verso gli Stati Uniti nel periodo<br />

1995-2005, una tendenza che si è<br />

intensificata dal 2<strong>01</strong>5.<br />

Si prevede, inoltre, che l’equilibrio<br />

geografico del mercato farmaceutico<br />

e della base di R&S si sposterà<br />

gradualmente verso le economie<br />

emergenti in rapida crescita.<br />

LIVELLI DI<br />

OCCUPAZIONE<br />

L’industria farmaceutica basata<br />

sulla ricerca è uno dei principali<br />

datori di lavoro dell’industria ad alta<br />

tecnologia in Europa. Negli utlimi<br />

decenni l’occupazione è cresciuta<br />

costantemente passando da 556.506<br />

unità nel 2000 a 865.000 unità nel<br />

2022.<br />

Una significativa proporzione di<br />

questi lavori è costituita da posizioni<br />

altamente specializzate, ad esempio<br />

nei settori dell’accademia o della<br />

scienza clinica, contribuendo a<br />

mantenere una base di conoscenze di<br />

alto livello e a prevenire una “fuga di<br />

cervelli” europea.<br />

Secondo i dati di Eurostat, l’industria<br />

farmaceutica è il settore ad alta<br />

tecnologia con il valore aggiunto<br />

più alto per persona impiegata,<br />

significativamente superiore alla media<br />

per le industrie ad alta tecnologia e<br />

manifatturiere.<br />

VENDITE<br />

A LIVELLO GLOBALE<br />

Il mercato farmaceutico mondiale<br />

(prescrizione) è stato stimato nel 2022 a<br />

€1.223 miliardi ($1.288 miliardi) a prezzi<br />

di fabbrica. Il mercato nordamericano<br />

(USA e Canada) rimane il più grande del<br />

mondo con una quota del 52.3%, ben al<br />

di sopra di Europa, Cina e Giappone.<br />

I margini di distribuzione, generalmente<br />

fissati dai governi, e le aliquote Iva<br />

differiscono significativamente da una<br />

Paese all’altro in Europa. In media, circa<br />

un terzo del prezzo al dettaglio di un<br />

medicinale va ai distributori (farmacisti e<br />

grossisti) e allo Stato.<br />

I farmaci costituiscono la parte più<br />

piccola dei costi sanitari, con una media<br />

del 18,4% della spesa totale in sanità in<br />

Europa destinata a prodotti farmaceutici<br />

e altri beni medici. In malattie costose<br />

come il cancro e l’artrite reumatoide, i<br />

farmaci rappresentano meno del 20%<br />

dei costi totali della malattia. I farmaci<br />

possono generare risparmi aggiuntivi, ad<br />

esempio riducendo in modo sostanziale i<br />

costi in altre aree della sanità, compresi<br />

gli ospedali e le cure a lungo termine.<br />

Investimenti in R&S farmaceutico | Fig 1<br />

80K<br />

Valori in milioni di $<br />

60K<br />

40K<br />

20K<br />

0<br />

1990<br />

2<strong>01</strong>0 2021<br />

Europa Usa Giappone Cina<br />

16<br />

Fonte: Efpia, “The Pharmaceutical Industry in Figures”, 2023


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ALLA PROVA DELLE<br />

SFIDE GLOBALI<br />

L’industria farmaceutica italiana<br />

conferma la sua solidità con<br />

una crescita della produzione,<br />

dell’occupazione e degli<br />

investimenti in ricerca. Lo<br />

scenario mondiale commerciale<br />

e geopolitico resta però<br />

estremamente impegnativo<br />

Paolo Egasti e Simone Montonati<br />

18


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Nonostante le intense sfide economiche e le crisi geopolitiche,<br />

l’industria farmaceutica in Italia conferma la sua importanza<br />

strategica e grazie alle aziende di medie e grandi dimensioni<br />

che dominano il settore, mostra livelli confortanti di<br />

competitività e robustezza economica.<br />

La produzione farmaceutica ha registrato un significativo<br />

incremento, trainata soprattutto dalle esportazioni di farmaci<br />

e vaccini contro il Covid-19, e gli investimenti in ricerca<br />

e sviluppo – in costante crescita – permettono risultati<br />

importanti in aree come i farmaci biotecnologici, i vaccini e le<br />

terapie avanzate. Sebbene sotto pressione per l’aumento dei<br />

costi delle materie prime e dell’energia, il settore ha anche<br />

visto un aumento dell’occupazione.<br />

LE DIMENSIONI CONTANO<br />

La collaborazione tra Nomisma ed Egualia ha dato vita<br />

all’Osservatorio permanente sul sistema dei farmaci generici,<br />

la cui edizione del 2023 fotografa il generale cambiamento<br />

strutturale in corso nel settore farmaceutico. La forte<br />

prevalenza di imprese di medie e grandi dimensioni nel<br />

comparto farmaceutico ha determinato storicamente la sua<br />

competitività e la sua solidità. Il 38,5% delle imprese del<br />

farmaco impiega oltre 50 addetti (la media manifatturiera<br />

resta inferiore al 3%).<br />

Tra i big europei l’Italia è prima per presenza di imprese a<br />

capitale statunitense, tedesco, francese, svizzero e giapponese<br />

ed è un hub mondiale per la produzione di vaccini per le<br />

imprese a capitale UK.<br />

Per quanto riguarda l’occupazione, il settore è in buona salute,<br />

con circa 65.600 occupati al 2022.<br />

È uno dei pochi comparti a mostrare dinamiche positive<br />

rispetto al 2<strong>01</strong>0 (+1,4%), con una base occupazionale in crescita<br />

dell’1,9% e un valore aggiunto per addetto significativamente<br />

più alto della media manifatturiera: 159.800 euro nel 2022.<br />

Contemporaneamente, dopo tre anni pressoché stabili, la<br />

produzione industriale farmaceutica segna un picco di 49<br />

miliardi (dato Farmindustria), grazie alle esportazioni, in<br />

particolare quelle riguardanti medicinali e vaccini contro il<br />

Covid-19.<br />

La situazione resta estremamente attiva e dinamica anche<br />

quando, a livello europeo, vengono prese in esame le imprese<br />

di farmaci generici: le 156 imprese europee sono distribuite<br />

in 18 Paesi e i ricavi delle vendite vedono negli ultimi anni un<br />

continuo andamento positivo, attestandosi a 15,76 miliardi<br />

di euro nel 2021 (+7% dal 2020 e +14% dal 2<strong>01</strong>9). L’Italia (3,1<br />

miliardi spalmati su 45 aziende) guida la classifica insieme alla<br />

Germania (3,8 miliardi su 20 aziende), evidenziando comunque<br />

una configurazione differente per quanto riguarda le dimensioni<br />

delle imprese dei due Paesi.<br />

Continua anche la tendenza all’investimento che da sempre<br />

caratterizza le imprese farmaceutiche: i capitali investiti hanno<br />

visto infatti un incremento di 920 milioni, con una variazione<br />

pari a +50%, raggiungendo i 2,76 miliardi nel 2021, un valore<br />

prossimo al 2<strong>01</strong>7 (che era stato l’anno più performante del<br />

decennio precedente).<br />

L’apporto del settore farmaceutico è fondamentale anche per<br />

l’export. Nel 2021 si era sì registrato un piccolo rallentamento<br />

(-2% dal 2020) ma il significativo trend di crescita che ha<br />

caratterizzato il settore in tutto il periodo considerato riprende<br />

nel 2022: 47,6 miliardi di euro (+ 42,8%). Quasi la totalità della<br />

produzione del comparto farmaceutico (97,2%) prende la<br />

via dell’esportazione, differenziandosi significativamente dal<br />

QUOTA DI FATTURATO PER CLASSE DI DIPENDENTI | FIG.1<br />

7,9% 7,9%<br />

250 O PIÙ 250 O PIÙ<br />

8,0% 8,0%<br />

50-249 50-249<br />

12,4% 12,4%<br />

20-49 20-49<br />

27,1 % 27,1 %<br />

10-19 10-19<br />

44,6 % 44,6 %<br />

0-9 0-9<br />

Attività manifatturiere<br />

Farmaceutica<br />

Fonte Nomisma, “Il sistema dei farmaci generici in Italia”, 2023<br />

19


complesso manifatturiero. Le esportazioni sono quadruplicate<br />

tra il 2008 e il 2022: 11,9 miliardi del 2008 contro gli attuali 47,6;<br />

e sul totale manifatturiero l’aumento passa dal 3,4% all’8%.<br />

TREND NEGATIVI<br />

L’Italia è uno dei principali mercati mondiali del farmaco ma<br />

il trend è negativo. Come spiega il report di Farmindustria<br />

“Indicatori farmaceutici”, nel 2022 il nostro Paese occupava il 7°<br />

posto del ranking globale (con circa il 3% del fatturato mondiale)<br />

ma nel 2<strong>01</strong>6 era al 6° posto e si prevede che nel 2026 scenderà<br />

all’8°, superato dal Brasile.<br />

Nel 2022 e nel 2023 sono proseguite le tensioni sui mercati<br />

internazionali delle materie prime, con aumenti significativi<br />

dei costi di tutti gli input produttivi e maggiori difficoltà negli<br />

approvvigionamenti. I costi dell’energia, sebbene abbiano<br />

registrato una riduzione rispetto ai massimi del 2022,<br />

rimangono ancora il doppio rispetto alla media del decennio<br />

2<strong>01</strong>0-2020. Allo stesso tempo, i costi delle altre materie prime<br />

industriali sono aumentati del 25-30% rispetto ai livelli di<br />

gennaio 2021 e non mostrano segni significativi di inversione.<br />

Dato che gli incrementi di costo – molto rilevanti – non possono<br />

essere trasferiti sui prezzi dei farmaci rimborsabili si crea una<br />

notevole pressione sui margini delle imprese in Italia, che ne<br />

limitano la competitività.<br />

RICERCA E SVILUPPO<br />

Le aziende farmaceutiche sono tradizionalmente votate alla<br />

ricerca e sviluppo: il settore è il primo al mondo per investimenti<br />

in R&S, sia in valore assoluto che in percentuale sul fatturato.<br />

Secondo le stime, le imprese investiranno 1.600 miliardi di euro<br />

tra il 2023 e il 2028. In questo senso l’Italia non fa eccezione:<br />

anche nel 2022, la imprese del settore hanno sostenuto<br />

investimenti significativi raggiungendo 1,9 miliardi di euro, pari<br />

al 6,8% degli investimenti totali in Italia. L’area è in crescita dal<br />

2<strong>01</strong>7 al 2022, con un aumento degli investimenti di oltre il 20%,<br />

un incremento che ha generato risultati notevoli, specialmente in<br />

alcuni ambiti di specializzazione come i farmaci biotecnologici e<br />

di sintesi chimica, i vaccini, i plasmaderivati, le terapie avanzate e<br />

i farmaci orfani.<br />

Uno degli aspetti fondamentali per lo sviluppo e l’accesso a nuove<br />

terapie è la ricerca clinica. Ogni anno, le aziende farmaceutiche<br />

investono oltre 700 milioni di euro in Italia, spesso collaborando<br />

con strutture del Sistema sanitario nazionale che ne trae<br />

diversi tipi di vantaggi: questi investimenti non solo favoriscono<br />

la crescita professionale di medici e ricercatori ma rendono<br />

anche accessibili ai pazienti terapie innovative, coprendo tutti i<br />

costi associati, come l’ospedalizzazione e gli esami diagnostici.<br />

Secondo uno studio dell’ALTEMS, per ogni euro investito in studi<br />

clinici, il beneficio economico per il SSN è di tre euro.<br />

DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE DEL FATTURATO FARMACEUTICO | FIG. 2<br />

USA<br />

& Canada<br />

52,3%<br />

Europa<br />

22,4%<br />

Cina<br />

8,1%<br />

Giappone<br />

4,9%<br />

America<br />

Latina<br />

4,1%<br />

Africa, Asia<br />

e Australia<br />

8,3%<br />

Fonte Farmindustria “Indicatori farmaceutici”, 2023.<br />

20


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22<br />

DAL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA<br />

SULLO STATO SANITARIO NEL NOSTRO PAESE<br />

EMERGONO MOLTI ELEMENTI CRITICI, DAI<br />

PROBLEMI DI SPESA PUBBLICA AL PESO DEI RISCHI<br />

COMPORTAMENTALI, ALLE CARENTI RISORSE PER<br />

L’ASSISTENZA RESIDENZIALE (MEGLIO, INVECE, I<br />

DATI SULLA SALUTE MENTALE). UN AIUTO, PERÒ,<br />

POTREBBE ARRIVARE DAL PNRR<br />

La Commissione europea,<br />

nel suo rapporto pubblicato<br />

a settembre 2023, offre<br />

un’analisi dettagliata sullo<br />

stato di salute dell’Europa.<br />

Questo studio si basa su<br />

dati provenienti da fonti<br />

autorevoli come Eurostat,<br />

Ocse, Ecdc e Who, fornendo<br />

Isabella Bordogna<br />

un quadro completo della<br />

situazione sanitaria nei<br />

Paesi dell’Unione europea.<br />

L’edizione del 2023 introduce<br />

anche una sezione dedicata<br />

alla salute mentale, nella<br />

crescente consapevolezza<br />

dell’importanza di questo<br />

aspetto.<br />

CATTIVE<br />

ABITUDINI<br />

L’Italia, nel contesto di questo<br />

report, emerge con risultati<br />

significativi. La speranza di<br />

vita alla nascita, attestata a<br />

83 anni, è la terza più elevata<br />

nell’Unione europea e segna<br />

una leggera ripresa rispetto<br />

al calo del 2020 causato<br />

dal Covid-19. Il dato risulta<br />

comunque un po’ inferiore<br />

rispetto ai livelli pre-pandemia.<br />

Nel 2020 il Covid-19<br />

rappresentava più del 10%<br />

dei decessi totali, tuttavia le<br />

malattie cardiovascolari e i<br />

tumori restavano al primo<br />

posto tra le cause di morte<br />

(metà dei decessi totali). Nel<br />

2020, quindi, c’è stato un forte<br />

picco di mortalità, un eccesso<br />

che è rimasto stabile a un<br />

livello del 10% circa rispetto al<br />

periodo pre-pandemico, con<br />

un leggero aumento nel 2022,<br />

nonostante il calo dei molti<br />

decessi per Covid-19.<br />

Il rapporto mette in luce<br />

come circa un terzo di tutti i<br />

decessi in Italia possa essere<br />

attribuito a fattori di rischio<br />

comportamentali (figura 1).<br />

Si è verificato ad esempio<br />

un aumento del tasso di<br />

tabagismo tra gli adulti, che<br />

aveva registrato un calo<br />

graduale nel decennio prepandemia<br />

e che è risalito tra il<br />

2<strong>01</strong>9 e il 2022 di oltre un punto<br />

percentuale.<br />

Il rapporto evidenzia anche il<br />

rischio crescente di obesità<br />

legato all’inattività fisica in<br />

adulti e bambini. Un aspetto<br />

positivo è che il consumo di<br />

alcolici, abituale o meno, tra<br />

gli italiani è risultato essere


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

molto meno diffuso rispetto<br />

alla maggior parte degli altri<br />

Paesi dell’UE. Tuttavia, si<br />

registra un aumento tra gli<br />

adolescenti: nel 2022, il 31%<br />

dei quindicenni italiani ha<br />

dichiarato di essersi ubriacato<br />

(era il 19% nel 2<strong>01</strong>8) contro il<br />

18% della media UE.<br />

SPESA<br />

SANITARIA<br />

IN CALO<br />

Un capitolo importante di<br />

questo panorama riguarda<br />

la spesa in sanità in Italia.<br />

Nonostante una crescita del<br />

7% nella spesa sanitaria pro<br />

capite tra il 2<strong>01</strong>9 e il 2021,<br />

causata principalmente<br />

dagli sforzi per fronteggiare<br />

l’emergenza pandemica,<br />

l’Italia continua a spendere<br />

meno della media UE, sia in<br />

percentuale del Pil che a livello<br />

pro-capite.<br />

Nel 2021, la spesa sanitaria<br />

in Italia ha rappresentato il<br />

9,4% del Pil, una percentuale<br />

inferiore alla media UE (11%).<br />

Nel biennio 2<strong>01</strong>9-2021, la<br />

spesa sanitaria pubblica è<br />

aumentata dell’8,3% mentre<br />

la spesa sanitaria privata ha<br />

subito un calo di oltre l’1%, a<br />

causa delle interruzioni nelle<br />

cure non legate al Covid-19<br />

erogate da operatori privati e<br />

del diverso comportamento da<br />

parte dei pazienti durante la<br />

pandemia. Come conseguenza<br />

di questa situazione, la<br />

percentuale di spesa sanitaria<br />

finanziata da fonti private<br />

(per il 90% spesa diretta delle<br />

famiglie) è scesa dal 26,3% nel<br />

2<strong>01</strong>9 al 24,5% nel 2021. Questa<br />

percentuale resta comunque<br />

superiore alla media dell’UE,<br />

pari al 18,9%.<br />

I dati preliminari per il 2022<br />

indicano un calo significativo<br />

della spesa sanitaria pro capite<br />

rispetto all’anno precedente.<br />

Questo calo è attribuibile a<br />

una riduzione della spesa<br />

diretta e a un calo moderato<br />

della spesa pubblica, correlato<br />

anche alla minore incidenza<br />

delle spese legate al Covid-19<br />

rispetto al 2021. L’assistenza<br />

ambulatoriale e quella<br />

ospedaliera rappresentano<br />

oltre il 60% della spesa<br />

sanitaria: nel 2021 l’assistenza<br />

ambulatoriale ha costituito<br />

quasi un terzo della spesa<br />

sanitaria italiana, una quota<br />

lievemente superiore sia<br />

alla media UE sia alla quota<br />

dell’assistenza ospedaliera<br />

(29%).<br />

La spesa per farmaci<br />

e dispositivi medici ha<br />

rappresentato un quinto<br />

della spesa sanitaria totale<br />

dell’Italia, una percentuale<br />

maggiore rispetto alla media<br />

dell’UE, ma inferiore del 20%<br />

alla media dell’UE in termini<br />

pro capite. Nel 2021, circa<br />

due terzi dell’intera spesa<br />

farmaceutica sono stati<br />

assorbiti dal consumo in<br />

ambito ospedaliero, una delle<br />

percentuali più alte tra i Paesi<br />

dell’UE.<br />

L’Italia da tempo cerca di<br />

promuovere una maggiore<br />

diffusione dei farmaci generici<br />

tra i pazienti e la quota di<br />

mercato assorbita da questi<br />

farmaci è quasi raddoppiata<br />

nell’ultimo decennio (>27%<br />

nel 2021). Questa percentuale<br />

comunque resta nettamente<br />

più bassa rispetto ad altri<br />

Paesi dell’UE.<br />

Per quanto riguarda il<br />

consumo complessivo di<br />

antibiotici in Italia, si rileva<br />

che negli ultimi cinque anni<br />

è diminuito a un tasso medio<br />

annuo del 6,1%. La pandemia<br />

ha svolto un ruolo importante<br />

nella riduzione del consumo<br />

di antibiotici, anche grazie alle<br />

misure di confinamento che<br />

hanno ridotto il numero totale<br />

di infezioni. Nonostante questa<br />

significativa diminuzione<br />

dell’uso complessivo di<br />

antibiotici, il consumo in<br />

Italia resta elevato e desta<br />

preoccupazione, a causa del<br />

rischio di sviluppo di batteri<br />

resistenti. L’antimicrobicoresistenza<br />

costituisce un<br />

serio problema di salute<br />

pubblica nell’UE, con stime di<br />

circa 35.000 decessi dovuti<br />

a infezioni resistenti agli<br />

antibiotici e costi associati a<br />

essa per l’assistenza sanitaria.<br />

Nonostante l’Italia abbia<br />

una delle popolazioni più<br />

anziane d’Europa, la spesa<br />

per l’assistenza residenziale e<br />

semiresidenziale si è attestata<br />

al di sotto del 10% nel 2021,<br />

una percentuale inferiore di<br />

oltre sei punti percentuali<br />

rispetto alla media UE.<br />

Nel 2021, la spesa per la<br />

prevenzione ha raggiunto una<br />

quota senza precedenti, pari<br />

al 6,8% della spesa sanitaria<br />

totale, principalmente a causa<br />

dell’acquisto di test e vaccini<br />

anti Covid-19.<br />

IMPATTO DELLA<br />

PANDEMIA E<br />

FUTURE SFIDE<br />

La pandemia di Covid-19 ha<br />

plasmato in modo significativo<br />

il panorama sanitario italiano<br />

nel 2020. La gestione efficace<br />

delle patologie croniche in<br />

ambito ambulatoriale, pur<br />

con differenza significative<br />

tra regioni, ha contribuito a<br />

mantenere bassi i tassi di<br />

mortalità per cause prevenibili.<br />

Tuttavia, le restrizioni imposte<br />

durante la pandemia hanno<br />

portato a una diminuzione dei<br />

tassi di screening dei tumori<br />

e un accumulo di procedure<br />

diagnostiche arretrate. Le<br />

attività di screening sono state<br />

completamente interrotte<br />

tra marzo e aprile 2020, per<br />

ripartire gradualmente tra<br />

maggio e giugno, con intensità<br />

però molto diversa tra regione<br />

e regione.<br />

Un focus particolare nel report<br />

è rivolto al personale medico e<br />

infermieristico: nel 2021 l’Italia<br />

era in linea con la media UE<br />

per densità di medici, mentre<br />

aveva una densità di infermieri<br />

inferiore alla media europea.<br />

Il rapporto medici/abitanti in<br />

Italia è aumentato negli ultimi<br />

anni, però a tutt’oggi molte<br />

regioni registrano carenze,<br />

soprattutto per quanto<br />

riguarda i medici di medicina<br />

generale. La popolazione<br />

medica italiana è tra le più<br />

anziane dell’UE e, in previsione<br />

di una riduzione del personale<br />

dovuta ai pensionamenti, si<br />

teme che l’attuale trafila del<br />

sistema di formazione del<br />

personale sanitario possa<br />

causare difficoltà. Il Governo<br />

ha intrapreso azioni importanti<br />

per migliorare questo sistema<br />

di formazione, anche tramite<br />

il Piano nazionale di ripresa e<br />

resilienza.<br />

SALUTE<br />

MENTALE<br />

Come nella maggior parte<br />

degli altri Paesi dell’UE,<br />

anche in Italia un numero<br />

significativo di persone<br />

ha riscontrato bisogni<br />

di assistenza sanitaria<br />

non soddisfatti durante<br />

la pandemia di Covid-19,<br />

23


Rischi comportamentali: più il punto è vicino al centro, migliori sono i risultati ottenuti<br />

rispetto agli altri Paesi UE.<br />

Tabagismo (adoloscenti)<br />

Consumo di frutta<br />

e verdura (adulti)<br />

Tabagismo (adulti)<br />

Consumo di verdura<br />

(adolescenti)<br />

Consumo di frutta<br />

(adolescenti)<br />

Attività fisica<br />

(adulti)<br />

Ebbrezza (adolescenti)<br />

Consumo elevato<br />

di alcol (adulti)<br />

Sovrappeso e obesità<br />

(adolescenti)<br />

Attività fisica (adolescenti)<br />

Obesità (adulti)<br />

Fonte Osservatorio europeo, State of Health in the EU: Italia. 2023<br />

anche nell’ambito della<br />

salute mentale. I risultati di<br />

un’indagine condotta su scala<br />

europea durante il secondo e<br />

il terzo anno della pandemia<br />

hanno rivelato che, del 15% di<br />

italiani che ha riferito bisogni<br />

di assistenza sanitaria non<br />

soddisfatti, il 16% aveva<br />

indicato bisogni insoddisfatti<br />

relativi ai servizi di assistenza<br />

di salute mentale – una<br />

percentuale importante anche<br />

se al di sotto della media dei<br />

Paesi UE.<br />

Il peso dei disturbi di<br />

salute mentale in Italia è<br />

paragonabile alla media UE,<br />

con circa una persona su sei<br />

che ha sofferto di un disturbo<br />

mentale nel 2<strong>01</strong>9. Si nota una<br />

maggiore prevalenza nella<br />

depressione tra le donne,<br />

ma con disparità di reddito<br />

più ridotte rispetto al resto<br />

dell’UE.<br />

Secondo le stime dell’Institute<br />

for health metrics and<br />

evaluation (Ihme), oltre 9,85<br />

milioni di persone in Italia<br />

hanno sofferto di un disturbo<br />

di salute mentale nel 2<strong>01</strong>9<br />

(il 16,6% della popolazione).<br />

I disturbi d’ansia hanno<br />

rappresentato il disagio più<br />

diffuso (6% della popolazione),<br />

seguiti dai disturbi depressivi<br />

(5%) e dai disturbi da uso di<br />

alcol e droga (2%).<br />

L’assistenza sanitaria mentale<br />

in Italia è gestita a livello<br />

locale attraverso dipartimenti<br />

che coordinano la fornitura<br />

di servizi. Questo sistema<br />

comprende assistenza<br />

primaria, assistenza<br />

ambulatoriale e ospedaliera:<br />

un approccio multifase che<br />

mira a fornire una gamma<br />

completa di servizi per<br />

affrontare le diverse esigenze<br />

legate alla salute mentale.<br />

Sul fronte del suicidio –<br />

che in Italia provoca più di<br />

3.500 vittime l’anno ed è<br />

più diffuso tra gli uomini – il<br />

tasso di suicidi nel nostro<br />

Paese corrisponde a circa<br />

la metà del tasso medio<br />

dell’UE. Questo suggerisce<br />

che, nonostante le sfide<br />

legate alla salute mentale,<br />

l’Italia abbia implementato<br />

strategie efficaci per<br />

prevenire il suicidio e gestire<br />

le crisi mentali. I farmaci<br />

antidepressivi rappresentano<br />

il 3,5% di tutti i farmaci<br />

utilizzati in Italia nel 2022,<br />

con un consumo quotidiano<br />

di circa 45,8 dosi giornaliere<br />

per 1.000 abitanti, uno dei<br />

livelli più bassi dell’UE. Dal<br />

2<strong>01</strong>7 al 2022, il consumo<br />

di antidepressivi in Italia è<br />

aumentato del 2,4% all’anno<br />

– un aumento modesto<br />

rispetto alla media dell’Unione<br />

europea, dove i livelli di<br />

consumo sono il doppio che in<br />

Italia. La gestione della salute<br />

mentale in Italia rappresenta<br />

un modello organizzato e<br />

stratificato, con un’enfasi sulla<br />

copertura completa dei servizi<br />

e la riduzione delle disparità<br />

legate al reddito.<br />

IL RUOLO<br />

DEL PNRR<br />

Il rapporto della Commissione<br />

europea offre uno sguardo<br />

approfondito sullo stato<br />

di salute dell’Italia nel<br />

2023, evidenziando sfide e<br />

successi. Mentre il Paese<br />

affronta questioni cruciali,<br />

come la sostenibilità del<br />

sistema sanitario e la<br />

gestione dei fattori di rischio<br />

comportamentali, il Piano<br />

nazionale di ripresa e<br />

resilienza si configura come<br />

una risposta strategica per<br />

affrontare le sfide future nel<br />

settore della salute (figura2).<br />

Nel capitolo di bilancio del<br />

Pnrr dedicato alla sanità,<br />

più di un terzo è destinato a<br />

sostenere la trasformazione<br />

digitale dei servizi sanitari,<br />

un quarto sarà utilizzato per<br />

rinnovare e modernizzare le<br />

apparecchiature ospedaliere,<br />

il 18% sarà destinato a<br />

rafforzare ambulatori e<br />

ospedali di comunità. Il 4%<br />

di questo bilancio, infine,<br />

sarà utilizzato per finanziare<br />

programmi di formazione<br />

specialistica post-laurea<br />

per preparare 2.700 medici<br />

di base e 4.200 medici<br />

specialisti.<br />

24


ARMONIA IN CHIAVE DI<br />

, l’orchestrator per il controllo degli ambienti Pharma


Gli 11 trial<br />

che lasceranno<br />

il segno nel<br />

<strong>2024</strong><br />

Nature Medicine ha interrogato<br />

11 esperti ricercatori per<br />

capire quali studi clinici<br />

avranno un impatto significativo<br />

nel <strong>2024</strong>. Ecco le loro risposte<br />

Andrea Ossato<br />

Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università degli Studi di Padova<br />

IL BASE EDITING PER<br />

L’IPERCOLESTEROLEMIA<br />

(AMIT KHERA: VICEPRESIDENTE<br />

DI GENOMIC MEDICINE PRESSO<br />

VERVE THERAPEUTICS).<br />

Il “base editing”, la più recente tecnica di<br />

editing genomico, in grado di modificare<br />

chimicamente una singola base in un<br />

punto specifico del DNA, è protagonista di<br />

un’importante sperimentazione mirata a<br />

PCSK9 per abbassare in modo duraturo<br />

il colesterolo LDL. Lo studio VERVE-1<strong>01</strong><br />

è il primo trial clinico su un farmaco<br />

sperimentale per la modifica delle basi<br />

in vivo, progettato come trattamento a<br />

ciclo unico per infusione endovenosa,<br />

inattivante PCSK9 nel fegato per ridurre<br />

in modo duraturo la malattia.<br />

I risultati intermedi sono stati presentati<br />

all’American heart association’s scientific<br />

sessions nel 2023.<br />

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (IA) PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL TUMORE AL<br />

POLMONE (DAVID BALDWIN: HONORARY PROFESSOR OF MEDICINE ALLA UNIVERSITY OF<br />

NOTTINGHAM, UK).<br />

Diagnosticare il tumore al polmone precocemente permetterebbe un trattamento migliore e più efficace.<br />

Ad oggi, la radiografia (RX) del torace è il primo esame che suggerisce la presenza di un tumore al polmone e, se<br />

seguita tempestivamente da una tomografia computerizzata (TC), può anticipare la diagnosi. A tal proposito è in corso<br />

un trial clinico randomizzato e controllato (qXR), su150.000 pazienti per verificare se un algoritmo di deep learning<br />

applicato all’RX del torace e alla TC riduce il tempo alla diagnosi. L’applicazione dell’IA potrebbe ridurre il tempo della<br />

diagnosi di tumore al polmone fino al 50% portando così un immediato cambiamento nel percorso diagnostico della<br />

malattia.<br />

26


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

VACCINO PER LA PREVENZIONE<br />

DELL’INFEZIONE DA HIV (CAREY<br />

HWANG: VICEPRESIDENTE SENIOR<br />

AND HEAD OF CLINICAL RESEARCH<br />

DI VIR BIOTECHNOLOGY).<br />

È in corso uno studio clinico di fase 1 per la<br />

valutazione della sicurezza, della reattogenicità<br />

e dell’immunogenicità di VIR-1388, un vaccino<br />

per la prevenzione dell’infezione da virus<br />

dell’immunodeficienza umana (HIV). Questo<br />

studio multicentrico, randomizzato, in doppio<br />

cieco, controllato con placebo, arruola adulti di<br />

18-55 anni di età, in buone condizioni di salute<br />

e senza HIV che riceveranno uno dei tre livelli<br />

di dose di VIR-1388 o placebo. Lo sviluppo<br />

di un vaccino contro l’HIV efficace avrebbe<br />

ovviamente un enorme impatto sulla salute<br />

pubblica.<br />

APP PER LA DEPRESSIONE PERINATALE (ATIF RAHMAN:<br />

PROFESSOR OF CHILD PSYCHIATRY AND GLOBAL MENTAL<br />

HEALTH ALL’UNIVERSITÀ DI LIVERPOOL).<br />

Un gruppo di ricercatori guidato dall’Università di Liverpool ha sviluppato<br />

un’applicazione (THP-TA) che consente a una donna senza alcuna esperienza di<br />

assistenza sanitaria, di fornire un intervento basato sulla terapia cognitiva alle<br />

donne nel secondo o terzo trimestre di gravidanza che soffrono di depressione<br />

maggiore. Questo studio confronterà l’applicazione con la versione standard “faceto-face”<br />

del Thinking Healthy Programme therapy erogato da operatori sanitari<br />

nelle zone rurali del Pakistan.<br />

Questo studio potrebbe portare ulteriori innovazioni in questo settore affrontando il<br />

divario di trattamento di un disturbo mentale comune a livello globale.<br />

27


CELLULE STAMINALI PER IL MORBO DI PARKINSON<br />

(MALIN PARMAR: PROFESSOR ALLA NEW YORK STEM CELL<br />

FOUNDATION).<br />

Lo studio STEM-PD prevede il trapianto di neuroni dopaminergici derivati<br />

da cellule staminali embrionali umane nel cervello di pazienti di 50-75 anni<br />

di età con malattia di Parkinson moderata. Questo studio è importante sia<br />

perché è la prima terapia con cellule staminali embrionali umane che viene<br />

sperimentata nella malattia di Parkinson, sia perché i pazienti arruolati<br />

sono persone con malattia moderata, che hanno le maggiori possibilità di<br />

beneficiare della stessa. I risultati preliminari dovrebbero essere disponibili<br />

entro la fine del <strong>2024</strong>.<br />

MACHINE LEARNING PER IL TRIAGE DEI PAZIENTI (STEVEN MEEX: HEAD<br />

OF THE UNIT GENERAL CLINICAL CHEMISTRY AND HEMATOLOGY DEL<br />

CENTRAL DIAGNOSTIC LABORATORY OF MAASTRICHT UMC, OLANDA).<br />

In un recente studio retrospettivo condotto presso il Maastricht University Medical Center, è<br />

stato introdotto un nuovo score di rischio clinico, il RISKINDEX, avvalendosi di un modello di IA<br />

per prevedere la mortalità a 31 giorni dei pazienti che si sono rivolti a un pronto soccorso. Lo<br />

strumento è stato sviluppato basandosi sui dati di 266.327 pazienti con 7,1 milioni di risultati di<br />

laboratorio disponibili. Il RISKINDEX ha superato gli specialisti di medicina interna ma non si sa<br />

fino a che punto questi modelli di IA abbiano un valore benefico quando vengono implementati<br />

nella pratica clinica. MARS-ED è uno studio prospettico multicentrico, randomizzato, in aperto,<br />

di non inferiorità. È uno studio pilota di assistenza al risk-score ai medici del pronto soccorso, il<br />

cui obiettivo è quello di determinare l’accuratezza diagnostica, l’impatto clinico e organizzativo<br />

del RISKINDEX come base per la conduzione di uno studio randomizzato, multicentrico e su<br />

larga scala. La convalida di validazione prospettica dei modelli di IA viene fatta raramente ma è<br />

indispensabile, perché l’implementazione nella pratica clinica può essere deludente.<br />

IMMUNOTERAPIA PER IL MELANOMA (CHRISTIAN BLANK: PROFESSOR<br />

OF MEDICAL ONCOLOGY ALLA LEIDEN UNIVERSITY).<br />

Nel melanoma, l’efficacia degli Immune checkpoint inhibitors (ICI) in fase neoadiuvante rispetto<br />

all’attuale standard di terapia adiuvante deve essere confermata con uno studio di fase 3 prima<br />

che la terapia neoadiuvante possa essere considerata un’opzione standard per questi pazienti.<br />

Lo studio NADINA è uno studio internazionale, in aperto, a due bracci, randomizzato di fase 3,<br />

che include 420 pazienti con melanoma cutaneo di stadio III o melanoma primario sconosciuto.<br />

L’obiettivo dello studio è quello di confrontare l’efficacia del trattamento neoadiuvante con<br />

ipilimumab e nivolumab versus il trattamento adiuvante con nivolumab in pazienti con<br />

melanoma macroscopico in fase III. L’auspicio, che potrebbe cambiare significativamente la<br />

pratica clinica, è quello di riscontrare un beneficio in termini di sopravvivenza globale.<br />

28


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

EFFICACIA A LUNGO TERMINE DEL<br />

VACCINO ANTIMALARICO R21 (ADRIAN HILL,<br />

DIRECTOR DELLO THE JENNER INSTITUTE<br />

AND LAKSHMI MITTAL).<br />

Solo due vaccini introdotti in clinica con lo stesso antigene<br />

proteico del circumsporozoita hanno dimostrato la loro<br />

efficacia contro la malaria: RTS,S e R21. L’efficacia del<br />

vaccino per RTS,S/ASO1 scende dal 55% a circa il 30%<br />

a quattro anni dalla vaccinazione, per cui il follow-up a<br />

lungo termine è molto importante.<br />

Ad oggi, siamo a metà di uno studio multicentrico,<br />

randomizzato e controllato di fase 3 sul vaccino R21/<br />

Matrix-M contro la malaria nei bambini africani che<br />

include la vaccinazione standard basata sull’età e<br />

quella stagionale indicata nei bambini di età compresa<br />

tra i 5 e i 36 mesi. Ci si aspetta che R21 dimostri una<br />

miglior efficacia rispetto all’RTS,S, soprattutto nelle fasi<br />

successive della sperimentazione, poiché l’R21 utilizza<br />

una nanoparticella con una densità molto più elevata di<br />

antigene sulla superficie.<br />

ADC (ANTIBODY-DRUG<br />

CONIUGATE) PER LE<br />

METASTASI CEREBRALI<br />

(NANCY LIN: FARBER CANCER<br />

INSTITUTE, BOSTON, USA).<br />

Le metastasi cerebrali sono un problema<br />

importante nel carcinoma mammario<br />

avanzato che colpisce circa metà delle<br />

pazienti HER2-positive ma vi è un solo<br />

trattamento approvato da FDA per queste<br />

pazienti. DESTINY-Breast12 è uno studio<br />

internazionale multicentrico, in aperto,<br />

che valuta l’efficacia e la sicurezza di<br />

trastuzumab deruxtecan (Enhertu), un<br />

ADC (Antibody-drug conjugate) che ha<br />

come bersaglio HER2, in pazienti con o<br />

senza metastasi cerebrali. Lo studio è<br />

importante non solo per la valutazione del<br />

farmaco in sé, ma anche per comprendere<br />

l’attività intracranica degli ADC. Sempre<br />

più dati dimostrano che diversi ADC<br />

potrebbero avere un’attività intracranica,<br />

nonostante le loro grandi dimensioni.<br />

MODELLO DI INTERVENTO<br />

PER LA SALUTE MENTALE DEI<br />

BAMBINI (DENNIS OUGRIN,<br />

CONSULTANT CHILD AND<br />

ADOLESCENT PSYCHIATRIST).<br />

I bambini che vengono allontanati da casa<br />

a causa di abusi e incuria rappresentano<br />

uno dei gruppi più vulnerabili di ogni<br />

società, con un maggior rischio di suicidio,<br />

disoccupazione e incarcerazione, così<br />

come di disturbi fisici e mentali. Sono<br />

necessari approcci migliori per aiutare<br />

questi bambini a raggiungere il loro pieno<br />

potenziale, ad esempio il modello di<br />

intervento di New Orleans, che fornisce<br />

una valutazione e un trattamento intensivi<br />

per bambini da 0 a 5 anni. Il primo studio<br />

randomizzato e controllato di questo tipo,<br />

“BeST?” trial, valuta l’efficacia e il rapporto<br />

costo-efficacia del modello di intervento di<br />

New Orleans per la salute mentale infantile<br />

rispetto al consueto lavoro dei servizi<br />

sociali per bambini da 0 a 5 anni. Se il<br />

modello si rivelasse vantaggioso, potrebbe<br />

cambiare radicalmente il modo in cui<br />

questi bambini vengono assistiti, non solo<br />

nel Regno Unito ma anche a livello globale.<br />

SCREENING CT PER IL TUMORE AL<br />

POLMONE (CARLIJN M. VAN DER AALST,<br />

DEPARTMENT OF PUBLIC HEALTH,<br />

ERASMUS MEDICAL CENTER, ROTTERDAM).<br />

Due studi clinici controllati randomizzati hanno dimostrato<br />

che lo screening del cancro del polmone mediante<br />

tomografia computerizzata (TC) può ridurre la mortalità.<br />

Tuttavia, l’implementazione dello screening del cancro del<br />

polmone è limitata, lenta e di qualità variabile, in parte<br />

perché le scansioni TC iniziali non evidenziano segni di<br />

cancro per nove persone su dieci.<br />

4-IN THE LUNG RUN confronterà se in questi casi<br />

lo screening ogni due anni è altrettanto efficace nel<br />

prevenire le morti per cancro quanto i test annuali senza<br />

anomalie alla prima scansione. Lo studio esaminerà<br />

26.000 persone in sei Paesi europei. Se lo screening del<br />

cancro ai polmoni potesse essere ottimizzato, molte<br />

persone ne trarranno rapidamente beneficio con un<br />

risparmio anche per il sistema sanitario.<br />

Riferimento<br />

Arnold, C., Webster, P. 11 clinical trials that will shape medicine in <strong>2024</strong>. Nat<br />

Med 29, 2964–2968 (2023). https://doi.org/10.1038/s41591-023-02699-5<br />

29


30<br />

EQUIVALENTI<br />

E BIOSIMILARI<br />

UN POTENZIALE ANCORA<br />

INESPRESSO PER INDUSTRIA,<br />

SISTEMA SANITARIO E CITTADINI<br />

Gabriele Costantino<br />

Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />

Università di Parma<br />

gabriele.costantino@unipr.it<br />

Per poter comprendere appieno le<br />

dinamiche di penetrazione del mercato<br />

e dell’accoglienza dei consumatori e dei<br />

prescrittori del farmaco etico – originale<br />

ed equivalente – occorre partire dalle<br />

peculiarità che il farmaco possiede rispetto<br />

ad altri beni trasformati a elevato valore<br />

aggiunto.<br />

Il primo elemento da ricordare è che il<br />

farmaco etico viene acquistato attraverso<br />

non la semplice mediazione, ma<br />

l’indicazione da parte di un professionista,<br />

con il quale l’acquirente ha stabilito un<br />

rapporto di fiducia di tipo gerarchico.<br />

Il secondo elemento è che il soggetto<br />

pagatore di norma – nei contesti con<br />

sistemi sanitari o assicurativi universali<br />

– non è il cliente finale ma, appunto, il<br />

sistema sanitario o assicurativo che<br />

negoziano con il produttore il costo<br />

del bene. Infine, il farmaco è un bene<br />

trasformato soggetto a un elevatissimo<br />

controllo regolatorio. L’entrata nel mercato<br />

di operatori terzi rispetto agli originatori,<br />

quindi, non è soltanto legata alla scadenza<br />

della protezione commerciale, ma anche<br />

all’ottenimento di standard qualitativi dello<br />

stesso livello di quelli originali.<br />

Per analizzare le prospettive di crescita<br />

del mercato dei farmaci equivalenti,<br />

occorre a nostro giudizio partire da<br />

quest’ultimo punto. Il farmaco equivalente<br />

è soggetto a tutti i controlli regolatori e<br />

di farmacovigilanza cui sono sottoposti<br />

i farmaci originatori. La prova della<br />

bioequivalenza – che viene accettata, nel<br />

confronto con il farmaco di riferimento,<br />

con intervalli di confidenza che sono<br />

identici a quelli accettati per la variabilità<br />

inter-batch per il riferimento – consente<br />

al produttore di un farmaco equivalente<br />

di non eseguire prove precliniche e<br />

cliniche, il cui risultato si assume debba<br />

essere identico a quello ottenibile con il<br />

farmaco originatore una volta assodata<br />

la bioequivalenza. E tuttavia, come<br />

riportato nelle analisi di Piero Iamartino<br />

in questo numero di <strong>MakingLife</strong>, le quote<br />

di mercato che il farmaco equivalente<br />

raggiunge in Italia sono ancora inferiori<br />

alla media dell’Unione europea. È<br />

interessante citare due elementi, anche<br />

questi più approfonditamente analizzati<br />

negli articoli di questo numero. Il primo<br />

riguarda il fatto che sebbene la non<br />

inferiorità dei farmaci equivalenti rispetto<br />

agli originatori sia stata stabilita da un<br />

gran numero di pubblicazioni relative a<br />

molte classi terapeutiche e, ovviamente,<br />

controllata dagli enti regolatori, esiste<br />

ancora una riluttanza da parte di alcuni<br />

prescrittori a consentire la sostituzione<br />

del farmaco originatore, soprattutto nel<br />

caso di terapie croniche. Probabilmente


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

sarebbe anche nell’interesse dei produttori<br />

di farmaci equivalenti comprendere,<br />

attraverso studi quantitativi, se e quanto<br />

questa riluttanza sia effettivamente<br />

dovuta a osservazioni oggettive e, nel<br />

caso, comprenderne al meglio le ragioni<br />

farmaceutiche e farmacocinetiche.<br />

L’altro elemento da segnalare riguarda<br />

il fatto che la normativa sull’impiego<br />

dei farmaci equivalenti ha, in un certo<br />

senso, modificato il rapporto tra utente<br />

e farmacista, con quest’ultimo che –<br />

suggerendo la sostituzione – sembra<br />

assumere un ruolo di prescrittore<br />

che culturalmente viene attribuito –<br />

giustamente – al medico. L’idea che<br />

il farmaco equivalente costi meno<br />

perché di minore qualità è purtroppo<br />

sedimentata in molti ambienti e dovrebbe<br />

esser fortemente contrastata a diversi<br />

livelli. Non è irrilevante osservare che<br />

l’argomentazione più forte per asserire<br />

l’equivalenza qualitativa con il farmaco<br />

originatore è che il farmaco equivalente,<br />

prodotto solo dopo la scadenza brevettuale<br />

o del certificato di protezione, non<br />

“sconta” le spese di ricerca e sviluppo<br />

(inclusi naturalmente gli studi clinici)<br />

che sono invece imputate integralmente<br />

all’originatore. Tuttavia, non possiamo non<br />

osservare come vi sia una variazione nei<br />

prezzi dei farmaci generici (ad esempio,<br />

all’interno del mercato unico dell’Unione<br />

europea) che non appare correlata alla<br />

spesa per ricerca e sviluppo ma che invece<br />

è fortemente influenzata dalle procedure<br />

locali di rimborsabilità.<br />

Tra gli elementi di attenzione proposti<br />

dagli articoli di questo numero c’è<br />

anche, naturalmente, la questione della<br />

stabilità della filiera produttiva (si veda<br />

ad esempio l’intervista a Michele Uda,<br />

direttore generale di Egualia). Sono<br />

sotto gli occhi di molti le sempre più<br />

frequenti rotture di stock e la dipendenza<br />

nell’approvvigionamento di principi attivi e<br />

semilavorati da aree geografiche definite<br />

(Cina in particolare) e soggette a potenziali<br />

rischi di instabilità geopolitica.<br />

Il mercato dei farmaci equivalenti<br />

rappresenta un potenziale di crescita<br />

per il sistema italiano (e anche europeo)<br />

non irrilevante, sia in termini di possibili<br />

risparmi da parte dei sistemi sanitari<br />

nazionali e regionali, sia dal punto di vista<br />

della spinta manufatturiera che continua<br />

a essere – per quanto riguarda l’Italia –<br />

elemento di leadership internazionale. E<br />

tuttavia è proprio l’importanza strategica<br />

del settore che richiede lungimiranza in<br />

scelte culturali, politiche e fiscali. Come<br />

unico esempio possiamo citare il fatto che<br />

il farmaco etico rappresenta un settore<br />

a prezzo controllato che ha subìto negli<br />

ultimi due anni incrementi nel costo<br />

di materie prime, trasporto ed energia<br />

che non sono state – per fortuna dei<br />

consumatori e dei sistemi sanitari, ma<br />

con aggravi per le aziende – compensati<br />

da interventi sui prezzi. Questo aumenta<br />

sempre più il rischio che la produzione<br />

e la commercializzazione di alcuni<br />

equivalenti non sia più conveniente a<br />

livello economico e che, analogamente,<br />

l’originatore con brevetto scaduto abbia<br />

ridotto capacità produttiva e prezzo,<br />

provocando quindi la frequente mancanza<br />

di approvvigionamento di farmaci anche di<br />

grande rilevanza clinica.<br />

Questo numero di <strong>MakingLife</strong> tratta –<br />

naturalmente – anche il problema dei<br />

farmaci biosimilari, gli “equivalenti”<br />

dei farmaci biologici. Il problema dei<br />

biosimilari inizia a porsi con evidenza<br />

solo in questi ultimi anni in ragione<br />

della più recente introduzione clinica<br />

dei farmaci biologici e quindi della loro<br />

ancora ampia protezione brevettuale.<br />

Ma da poco sono usciti dalla protezione<br />

commerciali principi attivi che sono stati (e<br />

sono ancora) blockbuster assoluti, sia per<br />

numero di dosi che per volume di vendita,<br />

quale ad esempio adalimumab (principio<br />

attivo di Humira®). L’efficacia terapeutica<br />

e il potenziale mercato dei farmaci<br />

biologici naturalmente aprirà possibilità<br />

commerciali importanti, sebbene in un<br />

quadro regolatorio più complesso di<br />

quello dei farmaci equivalenti. La sezione<br />

Osservatorio e l’articolo di Leonardo Gatti<br />

riassumono in maniera molto efficace<br />

quali sono le sfide – soprattutto a livello<br />

di definizione dei prezzi – ma anche le<br />

opportunità – soprattutto a livello della<br />

possibilità per i produttori di entrare<br />

nel mercato retail – per i biosimilari<br />

che probabilmente hanno, anche per<br />

caratteristiche terapeutiche, la possibilità<br />

di aumentare le opzioni a disposizione<br />

di prescrittori e pazienti e contribuire al<br />

contenimento della spesa sanitaria.<br />

31


Panorami equivalenti<br />

Paolo Egasti,<br />

Leonardo Gatti,<br />

Caterina Lucchini<br />

32


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Nell’era dell’informazione è cruciale non solo avere accesso<br />

ai dati, ma anche saperli interpretare adeguatamente. Per<br />

questo dedichiamo questa sezione della rivista<br />

all’approfondimento delle tendenze attuali e delle<br />

prospettive future in ambiti cruciali del settore<br />

sanitario. Oltre a fornire i dati chiave rielaborati, la<br />

sezione raccoglie le opinioni di importanti figure<br />

del settore offrendo una visione complessiva e<br />

multidimensionale delle implicazioni di questi dati.<br />

Su questo numero, l’attenzione è rivolta al mercato<br />

dei farmaci generici e biosimilari. Recentemente,<br />

l’Osservatorio permanente sul sistema dei farmaci<br />

generici, nato dalla collaborazione tra Nomisma ed<br />

Egualia, ha rilasciato il suo report del 2023. Il rapporto<br />

dimostra come il settore dei farmaci generici<br />

stia attraversando una fase di trasformazione<br />

significativa, con impatti notevoli sulle strategie di<br />

mercato e sulle politiche sanitarie. Parallelamente,<br />

il segmento dei biosimilari, sebbene segnato da<br />

numerose difficoltà, emerge come un ambito ricco<br />

di potenzialità. L’adozione di questi farmaci, però,<br />

dipende strettamente dall’implementazione di<br />

politiche adeguate a risolvere alcuni nodi cruciall<br />

come la scarsità di linee guida per i prescrittori e<br />

la mancanza di opportune misure di ripartizione dei vantaggi<br />

associati al loro utilizzo.<br />

LO STATO DI SALUTE DEI GENERICI<br />

Il report realizzato da Nomisma-Egualia analizza i principali<br />

indicatori di performance e di competitività delle imprese<br />

dei farmaci generici prendendo in considerazione gli aspetti<br />

economico-finanziari al fine di fornire una valutazione sul loro<br />

stato di salute.<br />

È DIMOSTRATO CHE<br />

L’ITALIA È UNO DEI<br />

PAESI CON IL PIÙ<br />

BASSO GRADO DI<br />

PENETRAZIONE DEI<br />

FARMACI GENERICI<br />

DOPO LA PERDITA<br />

DELL’ESCLUSIVITÀ.<br />

Elisabeth Stampa,<br />

presidente di medicines of<br />

Europe. Intervista a pag. 40<br />

Le imprese di farmaci generici mostrano, per tutto il periodo<br />

preso in esame da questa analisi, una struttura ridotta rispetto<br />

a quelle di non generici, ma una crescita progressiva<br />

(fig.1). Il fatturato medio nel 2<strong>01</strong>7 era di 44 milioni di<br />

euro, mentre nel 2021 era aumentato a 52 milioni.<br />

Nello stesso tempo l’occupazione media era salita<br />

da 94 a 106 addetti. I ricavi medi delle aziende di<br />

farmaci non generici sono circa il doppio rispetto a<br />

quelle dei generici, ma il trend percentuale positivo<br />

è più contenuto: maggiori ricavi in valore assoluto<br />

ma minore incremento, con un lieve calo medio dei<br />

dipendenti (da 157 a 154 tra il 2020 e il 2021).<br />

Il fatturato realizzato per occupato è di 489mila euro<br />

per le imprese di farmaci generici, molto inferiore<br />

rispetto allo stesso indicatore calcolato sulle imprese<br />

di farmaci non generici (706mila euro). La distanza<br />

tra il cluster formato dalle imprese di farmaci<br />

generici e quello di farmaci non generici si era fatta<br />

molto marcata nel biennio 2<strong>01</strong>9-2020 (fig.2), per poi<br />

ridursi in modo inaspettato fino quasi ad annullarsi<br />

nel 2021, quando il margine operativo lordo (Ebitda)<br />

è salito al 12,7% per i generici mentre è crollato al<br />

13,4% per i non generici.<br />

Tale periodo era stato caratterizzato da nuove scadenze<br />

brevettuali che avevano consentito l’ingresso nel settore a un<br />

numero crescente di aziende, con ricadute sulla competitività<br />

del mercato.<br />

Anche il rapporto tra patrimonio netto e attivo di bilancio (grado<br />

di patrimonializzazione) rivela una differenza notevole tra i due<br />

cluster: 57,8% per i non generici contro 41,2% per i generici.<br />

Questo è dovuto alla possibilità di disporre di capitali propri<br />

per finanziarsi da parte dei non generici, mentre la minore<br />

portata economica a disposizione dei generici non consente un<br />

autosostentamento totale.<br />

Ricavi medi (milioni di euro) | Fig.1<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

100<br />

105<br />

99<br />

102<br />

109<br />

Generici<br />

60<br />

40<br />

20<br />

44<br />

46<br />

50<br />

50<br />

52<br />

Non generici<br />

0<br />

2<strong>01</strong>7<br />

2<strong>01</strong>8<br />

2<strong>01</strong>9<br />

2020<br />

2021<br />

Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />

33


Utile netto/ricavi % | Fig.2<br />

12%<br />

10%<br />

8%<br />

6%<br />

4%<br />

8,0%<br />

1,9%<br />

9,5% 9,9% 10,2% 8,5%<br />

2,4% 3,1%<br />

2,2%<br />

1,9%<br />

Generici<br />

2%<br />

Non generici<br />

0%<br />

2<strong>01</strong>7<br />

2<strong>01</strong>8<br />

2<strong>01</strong>9<br />

2020<br />

2021<br />

Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />

CONGIUNTURA ECONOMICA<br />

Il comparto farmaceutico ha subito notevoli<br />

ripercussioni in seguito all’attuale congiuntura<br />

economica, con l’inflazione e il conseguente<br />

innalzamento dei prezzi. Le imprese di farmaci<br />

generici hanno visto i costi di produzione aumentare<br />

del 2,9% nell’ultimo anno e del 18% nell’ultimo<br />

quinquennio (fig.3). I prezzi delle materie prime sono<br />

iniziati ad aumentare nel 2021, e dal 2<strong>01</strong>7 l’aumento<br />

si attesta al 9,5%. Oltre agli eccipienti e ai materiali<br />

farmaceutici veri e propri, gli aumenti hanno<br />

interessato anche i costi di materiali di imballaggio,<br />

in particolare la carta e il vetro, e i servizi esterni<br />

come i trasporti. I prezzi elevati dei carburanti e le<br />

restrizioni dovute alla pandemia hanno messo a<br />

dura prova la catena di approvvigionamento delle<br />

ESISTONO TRE<br />

MODELLI DI PREZZO<br />

CHE POTREBBERO<br />

SOSTENERE IL<br />

SETTORE EUROPEO<br />

DEI GENERICI SUL<br />

LUNGO TERMINE.<br />

Vedi art. a pag. 52<br />

imprese del settore.<br />

Infine, per quanto riguarda il personale, si tratta<br />

della voce di costo che ha registrato l’incremento più<br />

ampio: nell’ultimo anno è salita del 9,9% e, rispetto al<br />

2<strong>01</strong>7, l’incremento è del 25%.<br />

IL MERCATO DEI GENERICI<br />

Lo studio del mercato del report Nomisma prende<br />

in esame sia il canale della farmaceutica territoriale<br />

sia di quella ospedaliera. La spesa farmaceutica<br />

territoriale cresce anche nel 2022, arrivando a 21,5<br />

miliardi di euro (+6,5% dal 2021). Tale incremento<br />

è ascrivibile sia alla componente privata (+7,6 %<br />

dall’anno precedente, da 9,2 a 9,9 miliardi) sia alla<br />

componente pubblica (aumentata di 670 milioni di<br />

Costi operativi| Fig.3<br />

130<br />

125<br />

125,8<br />

Totale costi<br />

del personale<br />

120<br />

115<br />

115,8<br />

110<br />

105<br />

109,5<br />

Materie prime<br />

e cosnumo<br />

100<br />

95<br />

90<br />

2<strong>01</strong>7<br />

2<strong>01</strong>8<br />

2<strong>01</strong>9<br />

2020<br />

2021<br />

Servizi<br />

Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />

34


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

euro, pari al 5,7%).<br />

La composizione della spesa privata è cambiata nell’ultima<br />

decade. La componente di Classe C con ricetta perde quota<br />

dal 42% (2<strong>01</strong>1) al 36% (2022), come anche la componente di<br />

compartecipazione del cittadino (da 17% a 15%). Sale invece<br />

la fascia A (dal 13% al 19%) e resta sostanzialmente stabile la<br />

quota relativa ai medicinali di automedicazione (fig. 4).<br />

Approfondendo la fascia A, a totale carico del SSN, le dinamiche<br />

sono contrapposte: si evidenzia una crescita che riguarda i<br />

farmaci generici (+3,2%) e off-patent (+3%) mentre i farmaci<br />

coperti da brevetto subiscono una contrazione (-8,9%).<br />

Anche considerando il mercato a valori si può osservare un<br />

aumento per quanto riguarda generici e off-patent (più marcato<br />

per i primi), mentre i medicinali sotto brevetto sono andati<br />

incontro a una riduzione delle vendite a valore.<br />

€<br />

Dal momento in cui i farmaci biosimilari sono<br />

diventati disponibili, i sistemi sanitari sono<br />

stati in grado di reinvestire oltre<br />

30 miliardi di risparmi totali<br />

in tutta Europa (2022)<br />

Incidenza delle componenti di spesa<br />

privata | Fig.4<br />

17%<br />

13%<br />

42%<br />

28%<br />

2<strong>01</strong>1<br />

Un’opportunità in crescita<br />

per i pazienti, con oltre<br />

100 nuovi medicinali biologici<br />

aperti alla competizione dei biosimilari<br />

entro il 2030<br />

15%<br />

19%<br />

36%<br />

27%<br />

3%<br />

Compartecipazione del cittadino<br />

Acquisto privato di fascia A<br />

Classe C con ricetta<br />

Automedicazione (SOP e OTC)<br />

Esercizi commerciali<br />

2022<br />

Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma<br />

“Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />

I farmaci generici trovano un significativo canale di vendita<br />

anche nella farmaceutica ospedaliera, oltre che in quella<br />

territoriale. La spesa ospedaliera al 2022 ha acquistato per<br />

1,2 miliardi; in questo caso con prevalenza di farmaci branded<br />

off-patent e coperti da brevetto (34,4 % ciascuno), lasciando i<br />

generici al 31,1%.<br />

Nel 2022 è continuato un trend iniziato nel 2<strong>01</strong>8, con una<br />

flessione dei consumi ospedalieri.<br />

In particolare, il mercato off-patent si è ampliato di 36,9 punti<br />

percentuali, mentre il mercato in patent ha visto una crescita<br />

molto più modesta (+2,5%).<br />

Le gare d’appalto hanno visto un importante incremento nel<br />

2022, passando a 177 rispetto alle 119 precedenti (+48,7%).<br />

Le imprese partecipano alle gare soprattutto nei primi anni<br />

successivi alla scadenza del brevetto; successivamente<br />

interviene un’erosione dei prezzi a causa della quale la<br />

partecipazione e la competizione sono notevolmente<br />

disincentivate.<br />

35


Policy per una trasformazione possibile, il parere degli opinion leader<br />

Il settore farmaceutico non è immune agli effetti negativi della congiuntura economica globale e il comparto dei generici<br />

(che opera principalmente in un mercato dove i prezzi rimangono fissi) li subisce in misura maggiore. In questo caso i prezzi<br />

finali subiscono anzi una continua pressione al ribasso. E, in generale, i costi produttivi aumentano; la richiesta del rispetto di<br />

sempre maggiori requisiti industriali richiede crescenti investimenti. La complicata situazione internazionale può creare intoppi<br />

nelle catene di approvvigionamento, con effetto domino negativo mettendo a rischio la produzione del medicinale finito. Tutto<br />

questo mette a rischio la sostenibilità del settore e porta a riorganizzazioni industriali, nel contesto di un vasto cambiamento<br />

strutturale del contesto competitivo, con il rischio che venga compromessa l’accessibilità finale dei pazienti ai farmaci e la<br />

sostenibilità economica di un settore cruciale per la crescita europea.<br />

Per affrontare questa delicata situazione, alcuni opinion leader hanno fornito indicazioni di policy che potrebbero mitigare i<br />

rischi e indicare la via per un equilibrio sostenibile.<br />

Occorrerebbe innanzitutto ridisegnare il confine tra pubblico e privato, in un nuovo assetto con imprese affiancate alle<br />

istituzioni, in un impegno che tenga contemporaneamente conto sia della salvaguardia e del rafforzamento del sistema<br />

produttivo sia delle esigenze di prezzo e di qualità chieste dal consumatore e dagli operatori sanitari. Dovrebbe inoltre essere<br />

ripensata la determinazione al ribasso dei prezzi nelle gare (negli acquisti pubblici) e più in generale sarebbe da rivedere il<br />

sistema dei rimborsi dei medicinali dispensati in farmacia, magari individuando anche una soglia critica di prezzo. Dovrebbe<br />

anche essere ripensato o addirittura eliminato il meccanismo del payback. Bisognerebbe prevedere sussidi per i “farmaci<br />

dimenticati”, soprattutto quelli di importanza strategica.<br />

Data inoltre la pericolosa dipendenza da India e Cina per principi attivi e prodotti intermedi (74% del fabbisogno) e la relativa<br />

vulnerabilità delle catene di approvvigionamento, andrebbe implementata una strategia europea di produzione che possa<br />

tutelare da shock esterni il mercato europeo e italiano. Innovazione ed ambiente potrebbero infine richiedere dimensioni<br />

minime efficienti più grandi rispetto al passato, sarebbe dunque necessario irrobustire la struttura produttiva.<br />

LA STRADA DEI BIOSIMILARI<br />

Con un valore stimato da Iqvia in quasi 18 miliardi<br />

di euro, le opportunità legate ai biosimilari in Europa<br />

sono per il 2022-2026 cinque volte superiori rispetto<br />

al precedente lustro. Si tratta di opportunità per<br />

i pazienti di accedere ai farmaci biologici, nei tanti<br />

campi terapeutici in cui trovano applicazione, e per i<br />

L’EFFICACIA<br />

sistemi sanitari di risparmiare risorse pur garantendo<br />

ai cittadini i medicinali più innovativi. E se già oggi<br />

i biosimilari rappresentano un pilastro in ambito<br />

healthcare, alleggerendo la spesa farmaceutica<br />

europea di 4,5 miliardi all’anno, secondo proiezioni<br />

Iqvia diffuse da Medicines for Europe (l’Associazione<br />

europea dell’industria dei medicinali equivalenti), 40<br />

miliardi di mercato si apriranno alla competizione<br />

nel quinquennio <strong>2024</strong>-2029 e circa 100 medicinali<br />

biologici entreranno nell’arena della concorrenza<br />

entro il 2030 (vedi infografica nella pag. successiva).<br />

Convertire queste potenzialità in accessibilità alle cure<br />

per tanti cittadini europei dipende dall’introduzione di<br />

misure legislative per ridurre le barriere di diffusione<br />

sul mercato che ancora colpiscono i biosimilari.<br />

Il report di Iqvia, intitolato “Assessing the biosimilar void”,<br />

svela alcune tendenze significative nel settore dei biosimilari.<br />

TERAPEUTICA E<br />

IL POTENZIALE<br />

MERCATO DEI<br />

FARMACI BIOLOGICI<br />

APRIRÀ POSSIBILITÀ<br />

COMMERCIALI<br />

IMPORTANTI<br />

Vedi commento di Gabriele<br />

Costantino a pag. 30<br />

Si evidenzia che la maggior parte degli eventi di perdita di<br />

esclusività (LoE) nei prossimi anni interesserà principalmente<br />

i farmaci biologici usati in oncologia, che<br />

rappresentano il 24%. Seguono i biologici per il<br />

trattamento del sistema immunitario, con un 11%,<br />

e quelli in ambito ematologico, che costituiscono il<br />

10%.<br />

Fino al 2027, si prevede che l’oncologia dominerà<br />

il settore dei biosimilari, con una quota del 44%<br />

sui programmi di sviluppo. Tuttavia, a partire dal<br />

2027, si prospetta una diminuzione nel numero<br />

medio di biosimilari in sviluppo per ciascuna<br />

molecola, passando da 2,19 a solo 0,43. Questo<br />

calo è attribuibile principalmente alla riduzione dei<br />

candidati biosimilari in oncologia, prevista scendere<br />

da una media di 4,3 nel periodo 2023-2027 a 1,2 nel<br />

periodo 2028-2032.<br />

Proprio per questo, è dedicato alle politiche sui<br />

farmaci biosimilari in atto in Unione Europea,<br />

Svizzera e Regno Unito il report 2023 Market review<br />

– European biosimilar medicine markets curato<br />

dal Gruppo di lavoro su questi farmaci in seno a<br />

Medicines for Europe. Disponibilità dei biosimilari,<br />

politiche di prezzo e di rimborso, sistemi di approvvigionamento<br />

e prescrizione sono i principali temi trattati.<br />

36


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Proiezioni del mercato europeo dei biosimilari Prossimi 5 anni<br />

Il mercato europeo dei biosimilari è destinato a vivere una fase di crescita significativa nei<br />

prossimi cinque anni. Questo slancio sarà guidato da diversi fattori cruciali:<br />

ECONOMICITÀ<br />

I biosimilari si presentano come una soluzione vantaggiosa, offrendo risparmi notevoli rispetto ai biologici di<br />

riferimento. Una caratteristica di rilievo per i sistemi sanitari orientati al contenimento delle spese.<br />

SCADENZA DEI BREVETTI<br />

Con la scadenza dei brevetti di numerosi biologici, il mercato si prepara ad accogliere le versioni biosimilari,<br />

aprendo così opportunità sostanziali ai produttori.<br />

DEMOGRAFIA<br />

L’invecchiamento della popolazione europea e l’aumento delle malattie croniche stanno alimentando la<br />

domanda di terapie biologiche. L’accessibilità economica dei biosimilari potrebbe renderli una scelta più<br />

ampia e diffusa tra le opzioni terapeutiche.<br />

PENETRAZIONE DEL MERCATO<br />

Attualmente, il tasso di adozione dei biosimilari varia significativamente tra Paesi e molecole, una disparità<br />

dovuta alle differenze nelle politiche nazionali, nei processi di appalto, nella determinazione dei prezzi, nelle<br />

strategie di rimborso e nel livello di formazione dedicato agli operatori sanitari sui biosimilari.<br />

Prossimi 10-20 anni<br />

Con il maturare del mercato dei biosimilari, ci si attende che diversi trend a lungo termine ne plasmino<br />

l’evoluzione:<br />

AUMENTO DELLA PENETRAZIONE DI MERCATO<br />

Con il consolidarsi della fiducia e del riconoscimento nei confronti dei biosimilari, ci si aspetta che la loro presenza<br />

sul mercato si approfondisca, potenzialmente conquistando una quota di maggioranza in alcune aree terapeutiche.<br />

PROGRESSI NELLE POLITICHE E NELLA REGOLAMENTAZIONE<br />

Gli enti regolatori potrebbero continuare a evolvere le loro politiche per sostenere ulteriormente lo sviluppo e<br />

l’adozione dei biosimilari, spinti dalla necessità di contenere i costi nella sanità.<br />

IMPATTO SUI SISTEMI SANITARI<br />

I risparmi derivanti dai biosimilari potrebbero essere reinvestiti in altre aree della sanità, potenzialmente<br />

alimentando l’innovazione o migliorando l’accesso a trattamenti all’avanguardia.<br />

ACCESSO DEI PAZIENTI<br />

Uno degli impatti più significativi potrebbe essere la democratizzazione dell’accesso alle terapie biologiche, poiché<br />

i biosimilari potrebbero permettere a un maggior numero di pazienti di accedere a trattamenti di alta qualità per<br />

condizioni croniche e gravi a un costo inferiore.<br />

INNOVAZIONE NEI BIOSIMILARI<br />

Potrebbe emergere un trend di aumento della complessità e della sofisticazione dei biosimilari nel corso del<br />

tempo.<br />

Riferimenti<br />

• Biosimilar medicines, “2023 Market Review. European • Iqvia, “Unlocking Biosimilar Potential”, 2023<br />

Biosimilar Medicine Markets”<br />

• Medicines for Europe “Key figures on biosimilars medicines”<br />

• Iqvia, “Assessing the Biosimilar Void”, 2023<br />

• Osservatorio Nomisma, “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023”<br />

• Iqvia, “The global use of medicines 2023”<br />

• www.iqvia.com/solutions/therapeutics/biosimilars<br />

37


IL FUTURO<br />

DEGLI EQUIVALENTI<br />

Pur essendo trascorsi quasi trent’anni dall’introduzione della<br />

normativa sui medicinali generici in Italia, la loro affermazione<br />

sul mercato non ha ancora raggiunto i livelli presenti in altri<br />

Paesi europei<br />

Piero Iamartino<br />

presidente di EIPG (European Industrial<br />

Pharmacists Group)<br />

Come noto, il valore dei medicinali<br />

generici (successivamente denominati<br />

equivalenti) risiede nella loro<br />

bioequivalenza con il prodotto di<br />

riferimento (medicinale originale con<br />

copertura brevettuale o certificato<br />

di protezione scaduti) a parità di<br />

dosaggio e di forma farmaceutica, e<br />

nell’applicazione di un prezzo di vendita<br />

sul mercato più basso (di almeno il<br />

20%) rispetto al prodotto di riferimento<br />

stesso, con il conseguente vantaggio<br />

per i pazienti e per il contenimento<br />

della spesa pubblica di rimborso<br />

farmaceutico.<br />

Ripercorrendo le tappe di sviluppo della<br />

normativa, un elemento chiave è stata<br />

l’introduzione della sostituibilità del<br />

medicinale originale con il generico da<br />

parte del farmacista (salvo indicazione<br />

diversa da parte del medico) al fine di<br />

favorirne l’impiego promuovendone la<br />

conoscenza ai pazienti e agli operatori<br />

sanitari. A questo intervento è poi<br />

seguita la pubblicazione periodica delle<br />

liste di trasparenza che riportano gli<br />

elenchi dei medicinali generici (per<br />

principio attivo e nome commerciale)<br />

intercambiabili con il medicinale<br />

originale e i relativi prezzi di riferimento<br />

comprensivi della riduzione prevista;<br />

questo al fine di consentire alle Regioni<br />

e Province autonome una omogenea<br />

applicazione. I provvedimenti sopra<br />

ricordati non hanno tuttavia generato<br />

un immediato e sensibile incremento<br />

del mercato che comunque è andato<br />

crescendo anche in funzione del trend<br />

positivo dei consumi farmaceutici.<br />

INFORMAZIONE<br />

CARENTE<br />

La ragione primaria di questa<br />

situazione sembra essere riconducibile<br />

a una insufficiente e inefficace<br />

diffusione della conoscenza del<br />

medicinale generico non solo tra i<br />

cittadini e pazienti, ma anche tra gli<br />

operatori sanitari. In più occasioni i<br />

mezzi di comunicazione hanno riportato<br />

informazioni errate sul medicinale<br />

generico arrivando a definirlo un<br />

medicinale di seconda scelta, fino<br />

ad asserire la presenza di una dose<br />

ridotta rispetto al medicinale originale<br />

interpretando in modo totalmente<br />

erroneo i termini riferiti ai limiti di<br />

confidenza applicati alla valutazione<br />

della bioequivalenza. Nel contesto della<br />

competizione commerciale, si è anche<br />

giunti a mettere in dubbio la qualità<br />

38


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

della fabbricazione in ragione del<br />

prezzo di mercato inferiore all’originale.<br />

Questa disinformazione, nei confronti<br />

della quale non sempre prontamente<br />

e in modo adeguato ci sono stati<br />

interventi di correzione, ha contribuito<br />

al permanere di una certa diffidenza<br />

nell’impiego del medicinale generico<br />

da parte di pazienti, la maggior parte<br />

dei quali non possiede le conoscenze<br />

tecnico-scientifiche adeguate ad<br />

interpretarne le caratteristiche<br />

intrinseche. La percezione della<br />

necessità di fare chiarezza su alcune<br />

questioni di fondo, spesso non del<br />

tutto evidenti anche per gli operatori<br />

(medici e farmacisti), ha spinto AIFA a<br />

pubblicare un documento dal titolo “Un<br />

viaggio alla scoperta delle regole per<br />

autorizzare un medicinale equivalente<br />

(generico)”, che espone un quadro<br />

completo e chiaro, incluso le risposte<br />

ad alcune domande che il cittadino o il<br />

paziente si pone.<br />

Anche l’introduzione del termine<br />

“equivalente” in sostituzione o in<br />

affiancamento al termine “generico” è<br />

stata una decisione di AIFA allo scopo<br />

di rendere più esplicito il concetto di<br />

sostituibilità del medicinale originale<br />

con un equivalente cercando di<br />

fugare dubbi sulla sua inidoneità<br />

erroneamente interpretata col termine<br />

“generico”.<br />

ALCUNI<br />

ELEMENTI CRITICI<br />

Nonostante questi interventi e<br />

anche le iniziative di comunicazione<br />

periodicamente promosse da<br />

organismi del settore e in particolare<br />

dall’associazione di categoria (Egualia),<br />

permane in generale da parte dei<br />

pazienti un atteggiamento di diffidenza<br />

verso l’equivalente, confermato<br />

dagli ultimi dati rilevati (2022) che<br />

mostrano la prevalenza seppur di<br />

poco della scelta del medicinale<br />

originale (a brevetto scaduto) rispetto al<br />

corrispondente equivalente. A questo si<br />

deve aggiungere il fattore competitività<br />

da parte delle aziende dei medicinali<br />

originali (a brevetto scaduto) che in<br />

molti casi sono intervenuti abbassando<br />

i prezzi.<br />

Un altro elemento che ha giocato a<br />

sfavore di una maggiore conoscenza<br />

e impiego del medicinale generico è<br />

costituito dalle liste di trasparenza<br />

con l’obiettivo di fornire un supporto<br />

utile al farmacista per valutare<br />

la sostituibilità di un medicinale<br />

originale con un equivalente. Infatti,<br />

queste liste sono state preparate<br />

inserendo necessariamente tutti<br />

i prodotti in vendita sul mercato,<br />

inclusi i prodotti copia di medicinali<br />

originali (autorizzati con provvedimenti<br />

antecedenti a quelli applicati ai<br />

generici) con l’aggiunta di opportune<br />

note esplicative sulla effettiva<br />

equivalenza. Questa impostazione, per<br />

quanto comprensibile, ha determinato<br />

nel corso del tempo la necessità di<br />

alcuni interventi di AIFA per rivedere<br />

e correggere alcune incongruità sulla<br />

sostituibilità di taluni prodotti alla luce<br />

di alcune verifiche sui dati disponibili a<br />

sostegno della bioequivalenza, creando<br />

così qualche disagio nella gestione da<br />

parte degli operatori del settore.<br />

A completamento del quadro odierno<br />

sui medicinali generici, ci sono oggi due<br />

fattori critici di mercato il cui impatto<br />

è andato acuendosi nel corso degli<br />

ultimi anni con il perdurare di un certo<br />

allarmismo per i prossimi anni se non<br />

verranno prese misure correttive.<br />

Il primo fattore critico è la catena<br />

di approvvigionamento dei principi<br />

attivi tenendo conto che oggi la Cina<br />

insieme all’India forniscono al mercato<br />

europeo oltre il 56% del fabbisogno di<br />

principi attivi, valore che arriva al 74%<br />

se si considerano anche gli intermedi<br />

importati per la fabbricazione di principi<br />

attivi in Europa. Questo determina<br />

una diffusa vulnerabilità della catena<br />

di approvvigionamento che spesso è<br />

gravata anche dalla dipendenza da<br />

un’unica fonte o da una unica specifica<br />

area geografica.<br />

Il secondo fattore di criticità è<br />

rappresentato dall’incremento dei<br />

costi di fabbricazione e di acquisto che<br />

si sono impennati con la pandemia.<br />

Secondo i dati raccolti dall’associazione<br />

europea dei medicinali generici<br />

(Medicines for Europe), rispetto al<br />

periodo pre pandemico si è assistito<br />

ad una crescita dei costi di trasporto<br />

(+500%), dei costi delle materie prime<br />

(dal 50% al 160%), del packaging (dal<br />

20 al 30%) e dei prezzi dell’energia<br />

(del 65% per il gas e del 30% per<br />

l’elettricità).<br />

Entrambi questi fattori sono alla<br />

base di una progressiva riduzione<br />

di disponibilità di alcuni medicinali<br />

generici sul mercato europeo che si<br />

sta accompagnato ad un processo<br />

di consolidamento delle aziende<br />

produttrici e quindi ad una fragilità del<br />

tessuto industriale europeo che porta<br />

al rischio di carenze (in particolare<br />

antibiotici e oncologici).<br />

TRE PIANI DI<br />

INTERVENTO<br />

Alla luce di quanto descritto sopra, per<br />

l’affermazione dei medicinali generici si<br />

prospetta la necessità di interventi su<br />

almeno tre diversi piani.<br />

Un primo piano è quello culturale:<br />

devono proseguire in modo ancora più<br />

attento ed efficace gli interventi rivolti<br />

agli operatori sanitari affinché possano<br />

promuovere in modo consapevole il<br />

valore del medicinale generico e il suo<br />

impiego.<br />

Un secondo piano è relativo alla<br />

sostenibilità della spesa sanitaria: si<br />

devono attuare interventi utili a far<br />

crescere l’impiego del medicinale<br />

generico fornendo agli operatori<br />

sanitari adeguati strumenti di supporto<br />

per la promozione della sostituibilità<br />

del medicinale originale con il generico<br />

bioequivalente.<br />

Un terzo livello è riferito alle aziende:<br />

la fase critica in cui si trovano a causa<br />

dei fattori esterni a cui sono esposte<br />

richiede interventi su più fronti incluso<br />

un sostegno della loro permanenza sul<br />

mercato al fine di non mettere a rischio<br />

la disponibilità di alcuni medicinali<br />

generici da loro prodotti.<br />

Per ultimo, è auspicabile che le<br />

proposte di miglioramento dell’accesso<br />

ai medicinali con anche azioni<br />

specifiche per uno sviluppo ulteriore<br />

del mercato dei medicinali generici,<br />

così come delineate nella proposta<br />

della nuova legislazione farmaceutica<br />

europea, possano essere recepite e<br />

attuate per una loro applicazione nei<br />

paesi UE nei prossimi anni.<br />

39


Il ruolo cruciale dei generici<br />

nell’Europa post-Covid<br />

Dopo la pandemia, il mercato dei generici si è<br />

ripreso ma restano molti ostacoli che mettono<br />

a dura prova la sicurezza delle supply chain<br />

dei farmaci essenziali e richiedono attenzione e<br />

azione politica<br />

Simone Montonati<br />

Elisabeth Stampa, presidente di Medicines for Europe<br />

L’industria dei farmaci generici<br />

gioca un ruolo vitale nel<br />

panorama sanitario europeo,<br />

fornendo soluzioni cruciali per<br />

una vasta gamma di condizioni<br />

mediche, dall’oncologia alle<br />

malattie cardiovascolari,<br />

dal diabete alle infezioni<br />

batteriche. Anche durante<br />

la pandemia di Covid-19 il<br />

settore ha contribuito in modo<br />

significativo alla gestione<br />

dell’emergenza sanitaria.<br />

Vi sono ancora molte sfide<br />

che questa industria deve<br />

affrontare: l’alta inflazione,<br />

combinata con le politiche di<br />

prezzo al ribasso, ha avuto<br />

un impatto significativo sulle<br />

aziende del settore già alle<br />

40


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

prese con margini risicatissimi.<br />

Questa situazione richiede<br />

una riflessione critica e azioni<br />

politiche mirate, come spiega a<br />

<strong>MakingLife</strong> Elisabeth Stampa,<br />

presidente di Medicines for<br />

Europe.<br />

Qual è la situazione del<br />

mercato dei farmaci generici<br />

in Europa?<br />

I farmaci generici sono la<br />

pietra miliare della sanità<br />

pubblica in Europa. Se si pensa<br />

a un farmaco essenziale, è<br />

probabile che sia un generico.<br />

Il nostro settore fornisce il<br />

70% dei farmaci dispensati in<br />

Europa, trattando le malattie<br />

più gravi come il cancro,<br />

le malattie autoimmuni, le<br />

malattie cardiache, il diabete,<br />

la gestione del dolore e le<br />

infezioni batteriche. Il settore<br />

si è mobilitato come mai prima<br />

d’ora durante la pandemia,<br />

quando è stata necessaria<br />

una serie di farmaci per<br />

la ventilazione dei pazienti<br />

Covid gravemente malati. Da<br />

allora c’è stata una nuova<br />

valorizzazione dell’importanza<br />

del settore dei farmaci generici<br />

da parte dei governi e delle<br />

autorità sanitarie.<br />

Il mercato dei farmaci<br />

generici si è ripreso dopo<br />

la pandemia di Covid-19. Si<br />

sta assistendo a un costante<br />

ritorno alla crescita storica (a<br />

una cifra) dei volumi. In alcune<br />

aree terapeutiche si sono<br />

registrati picchi di domanda<br />

significativi, come nel caso dei<br />

farmaci antibiotici, a causa<br />

dell’aumento delle infezioni in<br />

Europa e nel mondo.<br />

Tuttavia, l’industria dei<br />

farmaci generici ha risentito<br />

dell’elevata inflazione dei costi<br />

energetici e delle interruzioni<br />

logistiche. L’elevata inflazione,<br />

unita alle politiche di<br />

prezzo al ribasso applicate<br />

ai farmaci per ottenere il<br />

prezzo più basso possibile,<br />

è stata dirompente per il<br />

nostro settore. In molti Paesi<br />

europei, i farmaci di qualità<br />

garantita, essenziali per i<br />

pazienti, valgono solo un paio<br />

di centesimi per trattamento<br />

giornaliero. Questa situazione<br />

è insostenibile per i farmaci<br />

generici e ha una serie di<br />

effetti a catena. Il più grave è<br />

la carenza di farmaci causata<br />

dal consolidamento delle<br />

forniture. Queste carenze<br />

interessano i pazienti in tutte<br />

le farmacie d’Europa. A livello<br />

più ampio, queste politiche di<br />

prezzo hanno portato sempre<br />

più aziende a ridurre i costi di<br />

produzione e a esternalizzare<br />

la produzione di farmaci e<br />

ingredienti farmaceutici attivi<br />

(Api) ad altri appaltatori in tutto<br />

il mondo. Ciò mette a dura<br />

prova la sicurezza delle catene<br />

di approvvigionamento dei<br />

farmaci essenziali e richiede<br />

attenzione e azione politica.<br />

Il nostro appello a tutti i<br />

Paesi europei è di adattare le<br />

pratiche di politica dei prezzi<br />

a una base di costi industriali<br />

più elevata e di pensare a<br />

nuovi modelli di pagamento<br />

per i farmaci generici che<br />

valorizzino i risultati che<br />

apportano e la loro importanza<br />

per la società, e non solo il<br />

prezzo.<br />

Quali sono i pilastri della<br />

strategia industriale proposta<br />

da Medicine for Europe per<br />

rinforzare il settore europeo<br />

dei farmaci non protetti da<br />

brevetto?<br />

Medicines for Europe<br />

promuove l’istituzione di una<br />

legge sui farmaci critici a<br />

livello europeo per sostenere<br />

il settore dei farmaci non<br />

protetti da brevetto.<br />

Vediamo cinque pilastri<br />

necessari:<br />

1. guida legale sugli appalti<br />

pubblici di medicinali e sulla<br />

sicurezza delle forniture;<br />

2. una riserva strategica<br />

europea di farmaci essenziali.;<br />

3. fondi UE e progetti di<br />

aiuti di Stato per incentivare<br />

gli investimenti in processi<br />

di produzione più ecologici e<br />

sicuri per i farmaci essenziali<br />

e gli ingredienti farmaceutici<br />

attivi (Api);<br />

4. digitalizzazione del<br />

sistema normativo e<br />

“<br />

IL NOSTRO APPELLO A TUTTI I PAESI<br />

EUROPEI È DI ADATTARE LE PRATICHE DI<br />

POLITICA DEI PREZZI A UNA BASE DI COSTI<br />

INDUSTRIALI PIÙ ELEVATA E DI PENSARE<br />

A NUOVI MODELLI DI PAGAMENTO PER I<br />

FARMACI GENERICI<br />

maggiore utilizzo dei dati per<br />

aumentare la visibilità e la<br />

solidarietà dell’assegnazione<br />

dei farmaci in caso di carenza.<br />

Ciò dovrebbe includere l’uso<br />

dei dati del Sistema europeo<br />

di verifica dei medicinali<br />

(European medicines<br />

verification system, Emvs);<br />

5. flessibilità normativa per<br />

armonizzare le dimensioni<br />

e le presentazioni delle<br />

confezioni, in modo da ridurre<br />

inutili complessità nella<br />

catena di approvvigionamento.<br />

Con queste politiche,<br />

possiamo sfruttare gli<br />

investimenti del settore<br />

privato e il know-how<br />

produttivo per ripristinare<br />

l’autonomia strategica,<br />

l’efficienza e la competitività<br />

del settore dei farmaci<br />

generici in Europa.<br />

Come pensa che le istituzioni<br />

europee debbano agire in<br />

questo contesto?<br />

L’Unione europea sta<br />

attualmente effettuando<br />

una revisione completa del<br />

quadro legislativo sui prodotti<br />

farmaceutici. I fascicoli della<br />

legislazione farmaceutica<br />

dell’UE non venivano<br />

rivisti da vent’anni. Questa<br />

importante revisione spazia<br />

dalla regolamentazione, alla<br />

proprietà intellettuale e alle<br />

catene di fornitura.<br />

L’industria dei farmaci<br />

non protetti da brevetto è<br />

pienamente impegnata a<br />

garantire che le riforme<br />

trasformino l’erogazione<br />

dell’assistenza sanitaria e<br />

l’accesso dei pazienti e a<br />

collaborare con le istituzioni<br />

europee per realizzare<br />

questa riforma. Auspichiamo<br />

proposte positive da parte<br />

del Parlamento europeo<br />

per garantire che i farmaci<br />

generici e biosimilari possano<br />

entrare nei mercati alla<br />

scadenza del brevetto, per<br />

modernizzare e digitalizzare<br />

il quadro normativo per<br />

una maggiore efficienza, e<br />

per sostenere l’innovazione<br />

dei farmaci off-patent, in<br />

particolare nelle “value added<br />

medicines”. Ciò consente<br />

un’innovazione sostenibile che<br />

deriva dal repurposing e dalla<br />

riformulazione dei medicinali<br />

esistenti, che genera numerosi<br />

vantaggi, come la riduzione<br />

degli effetti collaterali o<br />

nuove opzioni terapeutiche<br />

con farmaci che hanno<br />

un’esperienza nota e sicura.<br />

D’altra parte, il Parlamento<br />

europeo sta lavorando su<br />

una serie di dossier per<br />

proteggere l’ambiente e<br />

limitare l’avanzamento del<br />

cambiamento climatico.<br />

Siamo favorevoli a investire<br />

nel futuro e ci impegniamo<br />

nella ricerca di tecniche e<br />

41


42<br />

processi produttivi nuovi<br />

e più ecologici. La nostra<br />

industria deve mantenere<br />

gli impegni nei confronti<br />

dell’ambiente, continuando<br />

a svolgere il suo ruolo di<br />

protezione della salute<br />

pubblica. Siamo preoccupati<br />

per alcune proposte<br />

dell’UE, in particolare per<br />

la direttiva sulle acque<br />

reflue urbane (Urban<br />

wastewater directive), che<br />

introdurrebbero una tassa<br />

sul consumo di farmaci<br />

per finanziare nuove<br />

tecnologie per rimuovere<br />

tutti i microinquinanti<br />

presenti nelle acque reflue,<br />

indipendentemente dal<br />

fatto che provengano da<br />

farmaci o da altri prodotti<br />

industriali. Queste tasse non<br />

considerano la complessità<br />

o la potenziale impossibilità<br />

di sostituire i farmaci con<br />

“alternative più verdi” e non<br />

tengono conto del fatto che<br />

altri settori contribuiscono<br />

molto di più ai<br />

microinquinanti nelle acque<br />

reflue. La nostra industria<br />

sta investendo in un futuro<br />

più verde ma questo sistema<br />

non bilancia il valore per la<br />

salute pubblica apportato<br />

dall’industria dei farmaci e di<br />

fatto aumenta la pressione<br />

su un’industria che già opera<br />

con margini ridotti.<br />

La nostra richiesta al<br />

Parlamento europeo, ma<br />

anche alla Commissione<br />

europea e al Consiglio, è<br />

di sviluppare politiche e<br />

legislazioni per il futuro che<br />

siano solidamente basate<br />

su prove concrete e abbiano<br />

un impatto significativo.<br />

Vediamo alcune tendenze<br />

positive per quanto riguarda<br />

la legislazione farmaceutica<br />

dell’UE e il lavoro di<br />

preparazione per una legge<br />

sui farmaci critici. Ma altri<br />

dossier necessitano di un<br />

serio ripensamento, in modo<br />

che alla fine non facciano più<br />

male che bene.<br />

Come pensa che l’Unione<br />

europea possa migliorare<br />

la propria autonomia<br />

strategica per la produzione<br />

e la fornitura di farmaci<br />

fuori brevetto?<br />

La Spagna ha recentemente<br />

assunto la presidenza<br />

del Consiglio europeo e<br />

una delle sue principali<br />

priorità è stata l’autonomia<br />

strategica e la resilienza<br />

nel settore sanitario. Il loro<br />

rapporto “Resilience2030”<br />

identifica la necessità di<br />

rafforzare le catene di<br />

approvvigionamento, la<br />

capacità di produzione e,<br />

in ultima analisi, di aprire<br />

l’autonomia strategica<br />

nel campo dei farmaci<br />

fuori brevetto e degli Api.<br />

Su questa priorità c’è un<br />

completo allineamento<br />

tra i capi di Stato dell’UE<br />

e Medicines for Europe. Ci<br />

auguriamo però di vedere<br />

un’azione concreta al<br />

riguardo, per far progredire<br />

il pensiero e l’ambizione<br />

verso risultati tangibili. È qui<br />

che vediamo la necessità<br />

di un Critical Medicines Act,<br />

che possa davvero entrare<br />

nei dettagli e sostenere e<br />

rafforzare l’industria.<br />

Questi report ci forniscono<br />

prove essenziali per<br />

l’azione, ma non possiamo<br />

dimenticare di agire! Queste<br />

politiche hanno bisogno di<br />

sostegno per prendere vita,<br />

richiedono la collaborazione<br />

di diversi attori del settore<br />

sanitario per progredire.<br />

E per questo vale la pena<br />

agire!<br />

Attualmente stiamo<br />

discutendo con la<br />

Commissione su come<br />

valutare la situazione<br />

con uno studio sul<br />

consolidamento industriale<br />

e le dipendenze per i<br />

farmaci essenziali. Ci<br />

aspettiamo che la prossima<br />

Commissione utilizzi questo<br />

studio per avviare una<br />

strategia industriale volta a<br />

reinvestire nella produzione<br />

farmaceutica dell’UE.<br />

“<br />

LA NOSTRA RICHIESTA ALLE ISTITUZIONI<br />

EUROPEE È DI SVILUPPARE POLITICHE<br />

CHE SIANO SOLIDAMENTE BASATE<br />

SU PROVE CONCRETE E ABBIANO UN<br />

IMPATTO SIGNIFICATIVO. MA NON<br />

DIMENTICHIAMOCI DI AGIRE!<br />

Quali strategie propone<br />

Medicines for Europe per<br />

garantire a tutti i pazienti<br />

europei un accesso equo ai<br />

farmaci fuori brevetto, in<br />

particolare nelle aree con<br />

risorse limitate?<br />

Il settore dei farmaci<br />

non protetti da brevetto<br />

(generici, biosimilari e value<br />

added medicines) esiste<br />

per migliorare l’accesso<br />

ai farmaci. Questa è la<br />

nostra ambizione e noi<br />

la realizziamo. Quando<br />

i farmaci non coperti da<br />

brevetto diventano disponibili,<br />

un maggior numero di<br />

pazienti ottiene i farmaci<br />

di cui ha bisogno (aumento<br />

dell’accesso) o ottiene<br />

l’accesso anticipato ai farmaci<br />

di cui ha bisogno, laddove<br />

in precedenza era stato<br />

ritardato o negato (accesso<br />

tempestivo). Il settore riesce<br />

a ottenere questi risultati<br />

senza incidere sui bilanci<br />

farmaceutici. I dati di Iqvia<br />

hanno dimostrato in modo<br />

convincente che i farmaci<br />

generici e biosimilari possono<br />

aumentare drasticamente<br />

l’accesso ai farmaci quando<br />

le politiche governative<br />

allentano le restrizioni nelle<br />

prescrizioni, grazie ai loro<br />

prezzi più bassi. Ad esempio,<br />

nel Regno Unito circa 40.000<br />

pazienti in più affetti da<br />

artrite reumatoide potrebbero<br />

essere idonei alla terapia<br />

biologica1 grazie all’accesso<br />

ai farmaci biosimilari. Un<br />

simile gap potrebbe essere<br />

colmato anche in Italia<br />

sotto certe condizioni.2 Con<br />

i farmaci generici, la nostra<br />

industria ha contribuito a<br />

migliorare notevolmente<br />

l’accesso, rendendo<br />

disponibili alcuni farmaci<br />

che aiutano a prevenire lo<br />

sviluppo o la diffusione di<br />

una malattia (ad esempio, lo<br />

sviluppo del cancro al seno3 o<br />

la diffusione dell’HIV4).<br />

Ma il nostro lavoro non<br />

è finito: l’incidenza delle<br />

malattie non trasmissibili<br />

(cancro, malattie cardiache,<br />

diabete, malattie autoimmuni)<br />

è in aumento in Europa, il<br />

prezzo dei nuovi farmaci<br />

è estremamente alto e le<br />

lacune nell’accesso esistono<br />

ancora, in particolare<br />

nell’Europa centrale e<br />

orientale. Per questo motivo<br />

sosteniamo gli sforzi dell’UE<br />

per ridurre il divario di equità<br />

tra i Paesi ricchi e quelli<br />

meno ricchi dell’Unione.<br />

Le nostre priorità per<br />

garantire che il nostro settore<br />

sia forte e che fornisca<br />

risultati per la salute pubblica<br />

sono quelle di promuovere


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

politiche che possano<br />

promuovere la concorrenza<br />

nel settore dei farmaci,<br />

garantendo che i farmaci non<br />

coperti da brevetto possano<br />

essere presenti negli ospedali<br />

e sugli scaffali delle farmacie<br />

il primo giorno successivo<br />

alla scadenza del brevetto<br />

del produttore; costruire<br />

un framework normativo<br />

moderno e digitalizzato,<br />

adatto al 21° secolo;<br />

garantire la produzione<br />

di farmaci in Europa e<br />

l’autonomia strategica nel<br />

settore sanitario; promuovere<br />

il progresso dell’assistenza<br />

sanitaria sostenendo<br />

l’innovazione sostenibile<br />

delle molecole non coperte<br />

da brevetto (value added<br />

medicine).<br />

In Italia servono misure urgenti<br />

di Elisabeth Stampa, presidente di Medicines of Europe<br />

L’Italia è risultata uno dei Paesi con il più basso grado di penetrazione dei farmaci generici dopo la perdita dell’esclusività. Per migliorare il<br />

rapporto qualità-prezzo della spesa farmaceutica, l’Italia ha attuato una serie di misure per promuovere un maggiore utilizzo dei generici.<br />

A meno che il medico non fornisca un motivo che precluda la sostituzione, il farmacista deve indicare ai clienti se esiste un prodotto<br />

equivalente più economico. Se il medico indica che il farmaco “non è sostituibile” o se il cliente insiste nell’acquisto del marchio, il paziente<br />

deve pagare la differenza tra il prezzo del farmaco dispensato e l’alternativa più economica.<br />

Nel 2022 i farmaci generici hanno rappresentato il 14,8% della spesa (26,4% considerando solo i farmaci rimborsati) e il 22% del consumo<br />

di farmaci (31,1% considerando solo i farmaci rimborsati). Esiste anche una grande variabilità tra le regioni italiane, con una spesa per i<br />

farmaci generici che varia dal 43 al 19% della spesa complessiva per i farmaci fuori brevetto (il valore medio nel 2021 è stato del 30%) e<br />

una penetrazione dei volumi che segue lo stesso percorso. Nel 2022, ciò si è tradotto in 1,1 miliardi di euro di ticket a carico del cittadino,<br />

pari a 18,3 euro pro capite.<br />

Il rapido ingresso sul mercato dei farmaci generici in Italia è ostacolato da diversi fattori: l’ampio mercato delle copie diverse dall’originator,<br />

i molteplici casi di patent linkage e la mancanza di un livello sostenibile di prezzi e rimborsi per la maggior parte dei farmaci salvavita fuori<br />

brevetto. I prezzi dei farmaci generici in Italia sono bassi rispetto ad altri Paesi europei. Per contenere la spesa farmaceutica, le aziende<br />

farmaceutiche sono attualmente costrette a rimborsare in caso di spesa eccessiva, penalizzando in modo sproporzionato le aziende<br />

produttrici di farmaci generici che contribuiscono con importanti risparmi al sistema sanitario. Le attuali politiche dal lato della domanda<br />

non riescono a stimolare l’uso dei farmaci generici e il blocco culturale richiede una campagna di comunicazione molto più incisiva. L’attuale<br />

contesto che circonda il mercato italiano della vendita al dettaglio dei farmaci generici (ad esempio, prezzi bassi, volumi ridotti) minaccia la<br />

sua sostenibilità a lungo termine.<br />

Dal punto di vista normativo, sono stati compiuti importanti progressi: la procedura semplificata di P&R (Pricing and reimbursement) dei<br />

farmaci generici ha accelerato l’ingresso dei farmaci generici nel mercato, ponendo il Paese in una posizione più competitiva rispetto agli<br />

anni precedenti. Secondo i dati dell’Agenzia del Farmaco, dalla sua introduzione nel 2020, l’89% delle domande di P&R dei generici sono<br />

state presentate seguendo il nuovo percorso accelerato, che nel dicembre 2021 è stato esteso a nuove confezioni di farmaci rimborsati<br />

che offrono un aumento o una riduzione del dosaggio rispetto a quelle già rimborsate. Il risultato principale è una significativa riduzione dei<br />

tempi di P&R per i farmaci generici. Lat but not least, un allarme – dati europei e nazionali alla mano – è stato lanciato dall’edizione 2023<br />

dell’Osservatorio Nomisma sul “Sistema dei farmaci generici in Italia”, presentato da Nomisma ed Egualia, l’associazione italiana membro<br />

di Medicines for Europe, nel novembre dello scorso anno. I dati delineano un mix di prezzi ridotti e costi di produzione in aumento che rende<br />

sempre più vulnerabili le lunghe catene di approvvigionamento, appesantite anche dalla dipendenza da un’unica fonte o area geografica.<br />

Un esempio di ciò che l’industria sta sperimentando in Italia: in 10 anni, per un antibiotico e un antitumorale molto utilizzati, il numero di<br />

fornitori è sceso rispettivamente da 10 a 3 e da 18 a 2. Sono necessarie misure urgenti per salvaguardare la biodiversità “interna” del<br />

settore farmaceutico ed evitare una carenza strutturale di farmaci, altrimenti inevitabile, che sono le stesse necessarie a livello europeo.<br />

Note<br />

1. Il NICE ha esteso l’accesso HTA alle fasi iniziali della RA per il trattamento con biosimilari di questa popolazione.<br />

2. Uno studio condotto in Italia ha rilevato che circa 40.000 pazienti che avrebbero bisogno di una terapia biologica ne hanno un accesso limitato. Lo studio è stato ampiamente diffuso<br />

da Medicines for Europe ed Egualia.<br />

3. Uno dei membri di Medicines for Europe, in collaborazione con il Servizio sanitario nazionale, ha recentemente aggiunto l’indicazione di profilassi a un farmaco per il cancro al seno.<br />

4. L’accesso ai farmaci profilattici per l’HIV è stato condizionato nella maggior parte degli Stati membri dalla disponibilità di versioni generiche di tali farmaci, a causa dell’elevato costo<br />

del rimborso della profilassi.<br />

43


ANCHE I FARMACI<br />

HANNO UNA<br />

BIODIVERSITÀ DA<br />

TUTELARE<br />

Monica Torriani<br />

Rinforzare l’industria del generico<br />

significa prevenire il rischio che le<br />

carenze oggi temporanee diventino<br />

strutturali e si ripercuotano sulla<br />

salute dei pazienti<br />

europei. Nomisma ha<br />

individuato alcuni elementi<br />

emersi dai dati pubblicati:<br />

in 10 anni è scomparso<br />

dai mercati europei il 26%<br />

circa dei farmaci generici,<br />

in particolare il 33% degli<br />

antibiotici ricompresi in<br />

questa categoria e il 40%<br />

degli oncologici. Rispetto ai<br />

soli antibiotici, la scomparsa<br />

è particolarmente evidente<br />

in alcuni Paesi e la difficoltà<br />

di approvvigionamento,<br />

soprattutto per alcune<br />

formulazioni, è risultata<br />

molto critica negli ultimi anni.<br />

In particolare, Nomisma in<br />

Italia ha individuato come<br />

paradigmatici due farmaci<br />

largamente utilizzati nella<br />

pratica clinica (un antibiotico<br />

e un antitumorale), il cui<br />

numero di fornitori in 10<br />

anni è sceso rispettivamente<br />

da 10 a 3 e da 18 a 2. Si<br />

tratta di sintomi chiari di<br />

indebolimento delle catene<br />

di approvvigionamento e<br />

dello stato di allerta che<br />

caratterizza il sistema<br />

industriale del nostro settore,<br />

stretto fra l’incudine di prezzi<br />

particolarmente contenuti<br />

(frutto della competizione<br />

e della negoziazione e<br />

quindi delle politiche di<br />

prezzo molto aggressive<br />

che gli Stati, il nostro Paese<br />

incluso, hanno adottato) e il<br />

martello dei costi produttivi,<br />

che sono invece schizzati<br />

alle stelle negli ultimi due<br />

anni. È proprio questo il<br />

Il pharma, in particolare<br />

il settore dei generici, sta<br />

vivendo un momento in cui<br />

luci e ombre si alternano<br />

offrendo una successione di<br />

alti e bassi che deve essere<br />

interpretata con lo sguardo<br />

proiettato al futuro e senza<br />

rinunciare a una buona dose<br />

di flessibilità. Per trovare<br />

una chiave di lettura al<br />

contesto abbiamo intervistato<br />

Michele Uda, direttore<br />

generale di Egualia, organo<br />

di rappresentanza ufficiale<br />

dell’industria dei farmaci<br />

generici equivalenti, dei<br />

biosimilari e delle value<br />

added medicines in Italia.<br />

Qual è il dato<br />

macroscopicamente più<br />

interessante emerso dal<br />

Rapporto Nomisma “Il<br />

sistema dei farmaci generici<br />

in Italia 2023” alla cui<br />

realizzazione Egualia ha<br />

collaborato?<br />

L’Osservatorio sul sistema<br />

dei farmaci generici ha<br />

inquadrato diversi aspetti<br />

interessanti, ma a mio<br />

avviso quello più eclatante<br />

riguarda la progressiva<br />

sparizione di diversi prodotti<br />

dal mercato e il problema<br />

piuttosto sentito delle<br />

carenze, che ciclicamente si<br />

manifesta in tutti i mercati<br />

Michele Uda, direttore generale di Egualia<br />

44


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

tema al centro dell’ultimo<br />

Rapporto, nel quale Nomisma<br />

evidenzia la necessità di<br />

adottare misure urgenti per<br />

salvaguardare quella che<br />

viene definita la “biodiversità”<br />

interna del settore ed evitare<br />

il rischio peggiore, ossia<br />

che le carenze da cicliche<br />

e periodiche diventino<br />

strutturali e si ripercuotano<br />

sulla salute dei pazienti.<br />

Quali sono, a suo parere, le<br />

contromisure più efficaci<br />

per affrontare l’attuale<br />

scenario internazionale, in<br />

particolare dal punto di vista<br />

della vulnerabilità della<br />

supply chain?<br />

Se partiamo dai dati di<br />

scenario, osserviamo<br />

che, come è stato più<br />

volte evidenziato a livello<br />

europeo, la criticità dovuta<br />

alla dipendenza da un’unica<br />

fonte o area geografica<br />

di approvvigionamento<br />

costituisce il punto principale<br />

della questione. Si tratta di<br />

un elemento comune a tutta<br />

l’industria farmaceutica,<br />

dal momento che la quota<br />

di produzione globale di<br />

principi attivi in Europa è<br />

scesa dal 53% del 2000 al<br />

25% attuale, una contrazione<br />

molto significativa.<br />

Contestualmente, altre aree<br />

geografiche hanno preso<br />

la guida, prima fra tutte le<br />

Cina, dove la capacità di<br />

monopolizzare le forniture<br />

di attivi in termini di<br />

sintesi è particolarmente<br />

significativa. L’altra area<br />

geografica è l’India. Insieme,<br />

Cina e India forniscono ai<br />

mercati dell’Unione europea<br />

oltre il 56% del fabbisogno<br />

di principi attivi (dati UE).<br />

Se si considerano anche<br />

gli intermedi di sintesi,<br />

la dipendenza si acuisce<br />

superando il 70%. Se ne parla<br />

da tempo, con fatica si stanno<br />

“<br />

Sembra che nei<br />

primi 9 mesi<br />

del 2023 si<br />

sia osservata<br />

un’inversione<br />

di tendenza<br />

con una<br />

riduzione delle<br />

importazioni<br />

dalla Cina<br />

all’Europa.<br />

adottando misure, ma la<br />

tendenza va invertita, perché<br />

ci troviamo in una sorta di<br />

cul de sac nel quale viviamo<br />

uno stato di dipendenza<br />

pur avendo necessità di<br />

autonomia. Perché si verifichi<br />

questa inversione di tendenza<br />

servono politiche industriali e<br />

il nostro Paese sta finalmente<br />

iniziando a mettere in<br />

campo misure concrete,<br />

pur nei limiti previsti dalle<br />

normative europee. Ma, al<br />

contempo, occorre prevedere<br />

politiche di acquisto e di<br />

prezzo dei farmaci coerenti<br />

con l’obiettivo. Le dirò,<br />

in proposito è circolato<br />

proprio negli ultimi giorni a<br />

livello europeo un dato (che<br />

per la verità deve essere<br />

approfondito) secondo il<br />

quale nei primi 9 mesi del<br />

2023 si sarebbe osservato un<br />

primo elemento di inversione<br />

di tendenza, di cui si deve<br />

comprendere l’origine e che<br />

mostrerebbe una riduzione<br />

delle importazioni dalla<br />

Cina verso l’Europa di una<br />

quota importante, che per i<br />

principi attivi sfiora il 28%.<br />

Parallelamente, è stato<br />

registrato un corrispondente<br />

aumento delle esportazioni<br />

dall’Europa verso la Cina.<br />

Si tratta di un dato che ci<br />

ha interessati e che stiamo<br />

cercando di approfondire<br />

comprendendone le ragioni,<br />

ma su questo fronte non<br />

dobbiamo dimenticare<br />

che la sola inversione di<br />

tendenza import-export non<br />

basterebbe a garantire la<br />

tenuta del sistema produttivo:<br />

ecco perché, come le dicevo,<br />

alla politica industriale è<br />

essenziale che si affianchino<br />

politiche di acquisto e di<br />

prezzo/rimborso in grado<br />

di garantire sostenibilità e<br />

coerenza rispetto a questo<br />

elemento. In altre parole,<br />

possiamo supportare la<br />

messa in opera di linee<br />

produttive, impianti o altro,<br />

ma se i medicinali che<br />

vengono prodotti all’interno<br />

di queste linee non sono<br />

economicamente sostenibili<br />

avremmo comunque fatto un<br />

buco nell’acqua.<br />

La produzione farmaceutica<br />

ha toccato nel 2022 il<br />

valore di 49 miliardi: a cosa<br />

è principalmente legato<br />

questo incremento e qual<br />

è il contributo offerto dalle<br />

imprese del generico?<br />

Il 2022 è stato un altro<br />

anno particolarmente<br />

importante per il complesso<br />

dell’industria farmaceutica<br />

italiana: il risultato che lei<br />

cita rimanda a un incremento<br />

importante della produzione<br />

anche rispetto all’anno<br />

precedente e conferma la<br />

leadership detenuta dal<br />

nostro Paese in questo<br />

ambito insieme a Germania<br />

e Francia. Sicuramente<br />

questo risultato deriva in<br />

gran parte dell’incremento<br />

del livello delle esportazioni<br />

di prodotti farmaceutici e di<br />

vaccini Covid: se sui vaccini<br />

Covid stiamo assistendo<br />

alla coda di un fenomeno<br />

già partito in precedenza,<br />

è innegabile che nel loro<br />

complesso i dati evidenzino i<br />

primi segnali dell’inversione<br />

di tendenza di cui parlavamo<br />

poco fa. Per quanto riguarda<br />

il contributo offerto dalle<br />

imprese di farmaci generici<br />

o equivalenti, merita di<br />

essere ricordato il fatto che<br />

al momento in Italia oltre il<br />

50% dei farmaci equivalenti<br />

utilizzati quotidianamente<br />

è prodotto nel nostro<br />

Paese, grazie alla rete degli<br />

stabilimenti produttivi delle<br />

imprese stesse o delle<br />

realtà che sviluppano e<br />

producono per conto di altre.<br />

Peraltro, a questo proposito,<br />

il Rapporto Nomisma<br />

certifica nuovamente che il<br />

nostro è il secondo Paese<br />

europeo per numero di<br />

imprese attive nel settore dei<br />

farmaci equivalenti. Quindi, il<br />

contributo offerto da questi<br />

medicinali è certamente<br />

significativo.<br />

Qual è oggi la capacità del<br />

mercato dei generici di<br />

generare redditività e quali<br />

sono i possibili margini di<br />

miglioramento?<br />

Anche su questo il Rapporto<br />

Nomisma offre una chiave<br />

di analisi interessante.<br />

Intanto, facendo il confronto<br />

fra le imprese del comparto<br />

dei farmaci generici ed<br />

equivalenti e il resto delle<br />

imprese, la redditività più<br />

45


marcata è quella inerente<br />

l’andamento di uno degli<br />

indicatori, ovvero l’utile<br />

netto rispetto ai ricavi. Da<br />

questo punto di vista, si<br />

intravede una differenza di<br />

redditività fra le tipologie di<br />

imprese e il nostro settore<br />

sconta prezzi estremamente<br />

bassi e volumi altrettanto<br />

limitati che, nel confronto,<br />

fanno sì che si attesti a<br />

livelli inferiori. Il Rapporto<br />

identifica questo indicatore<br />

nell’8,5% per le imprese<br />

non di farmaci equivalenti<br />

o generici e nel 3,1% per<br />

le imprese del settore.<br />

All’interno del comparto<br />

vi sono però grandi<br />

differenze, a dimostrare che<br />

competitività e dinamicità<br />

sono più caratteristiche<br />

delle imprese di medie e<br />

grandi dimensioni del nostro<br />

settore, quelle che, per<br />

intenderci, hanno un Ebitda<br />

sui ricavi maggiore del 10%<br />

e una struttura dei costi più<br />

flessibile e gestibile sotto<br />

il profilo operativo rispetto<br />

ad aziende di più piccole<br />

dimensioni, aziende in grado<br />

di reggere meglio anche<br />

gli shock. L’interpretazione<br />

offerta da Nomisma è che<br />

le imprese con marginalità<br />

più elevate operano<br />

probabilmente in mercati<br />

in cui i prezzi delle materie<br />

prime sono meno volatili,<br />

beneficiano di contratti a<br />

lungo termine con forniture<br />

affidabili e, essendo realtà di<br />

grandi dimensioni, utilizzano<br />

tecnologie innovative in<br />

grado di ridurre il consumo<br />

di energia e materie<br />

prime: tutto ciò genera<br />

una maggiore capacità di<br />

redditività e costituisce<br />

un fenomeno analogo a<br />

quello che caratterizza<br />

altri settori industriali. Ma<br />

“<br />

C’è una<br />

struttura dei<br />

costi che non<br />

dialoga più con<br />

la struttura dei<br />

prezzi. Questo<br />

rappresenta<br />

il problema<br />

principale.<br />

l’ottimizzazione delle risorse<br />

rimane un goal cruciale da<br />

perseguire per le nostre<br />

imprese, un traguardo<br />

reso molto difficile dalla<br />

congiuntura economica<br />

e dal fatto che di fronte<br />

alla totale anelasticità<br />

dei prezzi (soprattutto<br />

in un mercato come il<br />

nostro, regolamentato)<br />

ci si trova ad avere un<br />

aumento esorbitante dei<br />

prezzi (di materie prime,<br />

principi attivi, materiali di<br />

confezionamento, energia,<br />

trasporto) e una struttura<br />

dei costi che non dialoga<br />

più con la struttura dei<br />

prezzi. Questo rappresenta il<br />

problema principale.<br />

Le chiedo, dunque, un focus<br />

sui costi: quali sono le<br />

voci di maggiore impatto<br />

e le possibili soluzioni<br />

per evitare la limitazione<br />

dell’accesso alle cure da<br />

parte dei cittadini?<br />

Il trend della crescita dei<br />

costi è documentato ovunque<br />

(la nostra Associazione<br />

europea lo sta seguendo<br />

da tempo, insieme alle<br />

associazioni nazionali<br />

come Egualia) ed è stato<br />

sintetizzato nel documento<br />

di Nomisma: i costi dei<br />

trasporti sono cresciuti in 3<br />

anni del 500%, quelli delle<br />

materie prime fra il 50 e il<br />

160%, il packaging fra il 20 e<br />

il 30%, l’energia oltre il 65%<br />

il gas e il 30% l’elettricità.<br />

Sono numeri che hanno<br />

messo davvero in crisi la<br />

sopravvivenza del settore e<br />

che, a differenza di quanto<br />

accade in altri comparti,<br />

non potendo operare sul<br />

fronte dei prezzi, le imprese<br />

hanno dovuto assorbire,<br />

riadattando i processi di<br />

approvvigionamento e<br />

contenendo le marginalità.<br />

È chiaro che c’è però un<br />

limite oltre il quale non<br />

si può andare. È evidente<br />

che se i prodotti non sono<br />

sostenibili da un punto di<br />

vista economico, vengono<br />

ritirati dal commercio: da<br />

qui il rischio potenziale<br />

(che per alcuni casi è<br />

già reale) delle carenze,<br />

di cui parlavamo prima.<br />

Anche questo è un dato<br />

preoccupante nel processo<br />

di consolidamento che ha<br />

coinvolto le imprese: sempre<br />

“<br />

Nel 2022 il 60%<br />

dei generici<br />

commercializzati<br />

in Europa ha<br />

fatto riferimento<br />

a due imprese e<br />

un ulteriore 9%<br />

a tre imprese<br />

Nomisma ha certificato nel<br />

2022 che il 60% dei generici<br />

commercializzati in Europa<br />

ha fatto riferimento a due<br />

imprese e un ulteriore 9%<br />

a tre imprese. In questo<br />

framework, è sufficiente che<br />

una di queste realtà abbia<br />

un problema per far entrare<br />

in sofferenza tutto il settore.<br />

Inoltre, per diverse tipologie<br />

di medicinali, il numero<br />

di aziende produttrici è<br />

sceso drasticamente fino<br />

a percentuali del 30-40%,<br />

lasciando un solo fornitore<br />

o due nella maggior parte<br />

dei Paesi. In altre parole,<br />

stiamo assistendo a un<br />

impoverimento del tessuto<br />

industriale accompagnato<br />

da un’uscita degli operatori<br />

dal mercato. La conseguenza<br />

diretta dell’incremento<br />

dei costi è da un lato una<br />

razionalizzazione del numero<br />

dei fornitori ma dall’altro<br />

il rischio che la stessa<br />

continuità delle forniture<br />

sia messa in discussione.<br />

Nel panorama italiano vi<br />

sono alcune iniziative che<br />

a nostro avviso andrebbero<br />

realizzate per evitare di<br />

mettere a rischio l’accesso<br />

alle cure per un gran numero<br />

di pazienti. Innanzitutto,<br />

occorre trovare una<br />

soluzione al problema del<br />

payback sulla farmaceutica<br />

per acquisti diretti: per<br />

quanto riguarda i farmaci<br />

fuori brevetto, il fenomeno<br />

è ancora più paradossale,<br />

perché vengono acquistati<br />

con una gara al massimo<br />

ribasso e con risparmi<br />

significativi ma con il vincolo<br />

della restituzione di parte<br />

del compenso ottenuto per<br />

la fornitura. Non possiamo<br />

neppure dimenticare<br />

che dobbiamo trovare la<br />

programmazione idonea a<br />

46


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

garantire un adeguamento<br />

del livello di rimborso di<br />

tutta una serie di medicinali<br />

consolidati, la maggior parte<br />

dei quali fuori brevetto,<br />

essenziali per la pratica<br />

clinica e per arrestare<br />

l’emorragia dei fornitori,<br />

individuando per primi quelli<br />

caratterizzati da particolari<br />

condizioni di vulnerabilità,<br />

soprattutto quelli al di<br />

sotto di una certa soglia<br />

critica di prezzo. A questo<br />

proposito, noi abbiamo<br />

individuato una soglia pari a<br />

5 €, al di sotto della quale è<br />

presente il 25% dei prodotti<br />

in liste di trasparenza.<br />

A questo si affianca la<br />

necessità di identificare<br />

nuovi meccanismi pubblici<br />

di acquisto dei farmaci in<br />

ospedale: anziché una gara<br />

con un unico aggiudicatore<br />

al massimo ribasso, si<br />

potrebbe immaginare un<br />

modello che determini<br />

i fornitori e il prezzo in<br />

maniera più sostenibile e<br />

individuare, per esempio,<br />

più fornitori suddividendo<br />

il fabbisogno per quote<br />

predeterminate. Infine, e su<br />

questo c’è già qualche azione<br />

in corso, programmare un<br />

meccanismo di incentivi<br />

e sostegno economico<br />

in ambito produttivo per<br />

mantenere la biodiversità<br />

fra i fornitori. C’è un tavolo<br />

di lavoro in corso, presso<br />

il ministero delle Imprese<br />

e del Made in Italy, nel<br />

quale si sta mettendo a<br />

punto una serie di ipotesi,<br />

soprattutto per la riforma<br />

del sistema degli incentivi.<br />

Da questo punto di vista<br />

abbiamo tuttavia il limite<br />

della normativa europea,<br />

che non si sta modificando<br />

alla velocità annunciata:<br />

da un lato si promuove<br />

“<br />

Emerge la<br />

necessità di<br />

identificare<br />

nuovi<br />

meccanismi<br />

pubblici di<br />

acquisto dei<br />

farmaci in<br />

ospedale.<br />

l’autonomia strategica per<br />

quanto riguarda le filiere<br />

più importanti, come quella<br />

farmaceutica, ma dall’altro<br />

si devono fare i conti con<br />

un quadro temporaneo<br />

degli aiuti di Stato scaduto<br />

il 31 dicembre del 2023<br />

e che probabilmente<br />

metterà a rischio una serie<br />

di strumenti. Su questo<br />

occorre, poi, individuare una<br />

soluzione concertata fra gli<br />

Stati e l’UE.<br />

Tornando al discorso<br />

delle carenze, qual è la<br />

sua visione in merito al<br />

fenomeno del cosiddetto<br />

“vuoto biosimilare” cui<br />

stiamo rischiando di andare<br />

incontro?<br />

Si tratta di un tema diverso<br />

rispetto a quello che<br />

caratterizza il settore degli<br />

equivalenti, ma anche per i<br />

biosimilari il tema di fondo<br />

fa riferimento alla scelta<br />

delle politiche da adottare<br />

per l’approvvigionamento dei<br />

prodotti, in questo caso dei<br />

biologici a brevetto scaduto.<br />

L’Italia è sicuramente un<br />

Paese all’avanguardia<br />

perché vanta percentuali<br />

di utilizzo dei biosimilari<br />

fra le più alte in Europa,<br />

anche se sul territorio<br />

la situazione è piuttosto<br />

eterogenea. Abbiamo anche<br />

un quadro normativo molto<br />

innovativo rispetto agli altri<br />

Paesi europei e, per quando<br />

fu adottato, in linea con le<br />

esigenze di mantenimento<br />

delle forniture di cui<br />

parliamo oggi. Il problema<br />

è costituito dalle modalità<br />

di interpretazione della<br />

normativa a livello regionale.<br />

Nel caso dei biosimilari, una<br />

legge dello Stato prevede<br />

una procedura di acquisto<br />

pubblica multiaggiudicataria,<br />

il concetto alla base della<br />

garanzia di maggiore<br />

continuità delle forniture,<br />

nella quale si devono<br />

selezionare tre fornitori<br />

secondo il criterio del<br />

miglior prezzo o della<br />

offerta economicamente<br />

più vantaggiosa. Tuttavia, a<br />

livello regionale, si sommano<br />

alla normativa nazionale<br />

“<br />

Corriamo il<br />

rischio che<br />

alla scadenza<br />

brevettuale di<br />

alcuni farmaci<br />

biologici<br />

importanti, non<br />

siano disponibili<br />

le alternative<br />

terapeutiche dei<br />

biosimilari.<br />

indicazioni o linee guida di<br />

carattere prescrittivo che<br />

tendono a limitare l’utilizzo<br />

soltanto al primo fra i tre<br />

aggiudicati: un problema<br />

per chi si è impegnato<br />

nella procedura di gara ma<br />

si è classificato secondo<br />

o terzo e non vedrà mai i<br />

propri prodotti forniti sul<br />

mercato anche in presenza<br />

di differenziali di prezzo<br />

estremamente limitati.<br />

Le Regioni si assumono<br />

quindi il rischio che non sia<br />

garantita la continuità delle<br />

forniture a fronte di risparmi<br />

trascurabili o, di fatto, nulli.<br />

Nel caso dei biosimilari, si<br />

tratta di applicare in maniera<br />

più corretta e rispondente<br />

alla ratio la normativa del<br />

2<strong>01</strong>6 che ha disciplinato le<br />

procedure di acquisto di tali<br />

prodotti [Legge n. 232/2<strong>01</strong>6,<br />

ndr], da un lato garantendo la<br />

possibilità di utilizzare i primi<br />

tre aggiudicatari in maniera<br />

appropriata e su indicazioni<br />

del clinico e, soprattutto,<br />

garantendo che ci sia una<br />

pluralità di fornitori. Iqvia ha<br />

recentemente lanciato un<br />

allarme: vi sono molte aree<br />

terapeutiche nelle quali al<br />

momento non è presente<br />

alcun candidato biosimilare,<br />

per le ragioni che le ho<br />

spiegato, almeno nel caso<br />

del nostro Paese. Quindi, non<br />

solo rischiamo di non avere<br />

i biosimilari oggi presenti<br />

nel mercato, ma corriamo<br />

il rischio prospettico che<br />

nel futuro, alla scadenza<br />

brevettuale di alcuni<br />

farmaci biologici importanti,<br />

non siano disponibili le<br />

alternative terapeutiche dei<br />

biosimilari. E questo scardina<br />

tutte le programmazioni che<br />

Regioni e Stato possono fare<br />

sulla spesa farmaceutica.<br />

47


€<br />

€<br />

€<br />

Generici e<br />

biosimilari a<br />

sostegno del SSN<br />

I FARMACI GENERICI E I BIOSIMILARI<br />

PERMETTONO RISPARMI DI SPESA CONSISTENTI A<br />

UN SISTEMA SANITARIO GIÀ GRAVATO DA MOLTI<br />

ASPETTI CRITICI MA PER SFRUTTARNE IL PIENO<br />

POTENZIALE NEL NOSTRO PAESE È NECESSARIA<br />

UNA RIVOLUZIONE CULTURALE<br />

€<br />

€<br />

€<br />

48<br />

€<br />

Giulio Divo


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Quando si parla di sanità e del modello<br />

universalistico correlato al Ssn non<br />

possiamo fare a meno di porci il<br />

grande tema della sua sostenibilità<br />

economica. Negli ultimi anni si sono<br />

levate sempre più voci preoccupate<br />

in relazione a questo fenomeno<br />

e più di un analista ravvisa nelle<br />

dinamiche di tipo economico, politico<br />

e demografico, l’addensarsi di una<br />

sorta di tempesta perfetta, in grado<br />

potenzialmente di portare il sistema<br />

al collasso. Le nuove inquietudini<br />

hanno profili precisi: quello della<br />

regionalizzazione sanitaria, del<br />

mancato turnover della classe<br />

medica, della diminuzione numerica<br />

degli specializzandi in alcuni settori<br />

e, soprattutto, dell’invecchiamento<br />

della popolazione, con aumento delle<br />

cronicità, dell’assistenza e della spesa<br />

sanitaria pro capite.<br />

Nell’ultima legge di bilancio i soldi<br />

stanziati per la sanità (Fondo sanitario<br />

nazionale) hanno raggiunto quota<br />

134,1 miliardi, con un incremento di 3<br />

miliardi di euro rispetto al 2023 e con<br />

cifre a salire per il triennio successivo:<br />

si tratta di aumenti significativi e<br />

consistenti, in grado di cambiare lo<br />

scenario? Non sta a noi fare pronostici<br />

ma è immediatamente chiaro un fatto:<br />

riuscire a liberare risorse economiche<br />

significa procedere lungo la strada<br />

della salvaguardia del Ssn così<br />

come è stato pensato, nonostante le<br />

trasformazioni avvenute nel tempo.<br />

GLI EQUIVALENTI<br />

PER LA<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

DEL SISTEMA<br />

In un contesto tanto delicato e<br />

consapevoli della «coperta corta»<br />

in tema di possibilità economiche<br />

del Paese per la sanità, ecco che<br />

una riflessione importante viene<br />

da un mondo che – è il caso dirlo<br />

– vive un momento storico vivace<br />

e di prospettiva, come quello delle<br />

industrie farmaceutiche legate ai<br />

farmaci equivalenti e biosimilari. Non<br />

più gravati da costi legati a ricerca e<br />

sviluppo, i farmaci definiti un tempo<br />

generici e oggi – più opportunamente<br />

– equivalenti si sono ritagliati un<br />

ruolo fondamentale all’interno<br />

della biosfera economica collegata<br />

al mercato farmaceutico. Il saving<br />

generato dai farmaci equivalenti è di<br />

enorme importanza, se si pensa che<br />

già nel 2<strong>01</strong>9 la spesa ospedaliera ha<br />

finanziato l’acquisto di 1,5 miliardi di<br />

unità minime frazionabili di medicinali,<br />

dei quali il 30% circa era rappresentato<br />

da equivalenti.<br />

Va anche considerato come l’industria<br />

italiana degli equivalenti e dei<br />

biosimilari (oltre alle value added<br />

medicine) sia una realtà solida, di<br />

grande importanza ed estremamente<br />

vivace. «Si tratta di un’industria che<br />

conta 60 aziende attive sul territorio,<br />

tra multinazionali e nazionali – spiega<br />

Michele Uda, direttore generale di<br />

Egualia. – È un tessuto industriale<br />

attivo, se pensiamo che oltre il 50%<br />

dei farmaci equivalenti vengono<br />

effettivamente prodotti nel nostro<br />

Paese. Per ciò che riguarda i medicinali<br />

equivalenti siamo in grado di servire<br />

fino all’80% delle aree terapeutiche,<br />

con particolare riferimento alle<br />

terapie croniche, che sono quelle<br />

che interessano la maggior parte<br />

della popolazione anziana la quale,<br />

peraltro, è spesso anche politrattata<br />

e può quindi gravare maggiormente<br />

sull’economia sanitaria. Ebbene, in<br />

questi 20 anni, cioè dal momento in<br />

cui i farmaci equivalenti sono entrati<br />

sul mercato, è stato possibile offrire<br />

opportunità terapeutiche sostenibili sia<br />

per ciò che riguarda la medicina del<br />

territorio, sia per quanto riguarda le<br />

terapie ospedaliere».<br />

La realtà qui descritta riguarda<br />

intere aree terapeutiche, anche di<br />

prima linea: «Si tratta di un aspetto<br />

che è importante sottolineare per<br />

comprendere quale sia l’importanza<br />

del farmaco equivalente all’interno<br />

delle strutture ospedaliere. Possiamo<br />

infatti dire che tutte le prime linee di<br />

terapie, così come tutti i medicinali in<br />

area oncologica siano ormai farmaci<br />

“<br />

POSSIAMO DIRE CHE TUTTE LE PRIME LINEE DI TERAPIE,<br />

COSÌ COME TUTTI I MEDICINALI IN AREA ONCOLOGICA,<br />

SONO ORMAI FARMACI EQUIVALENTI.<br />

equivalenti. Grazie all’arrivo degli<br />

equivalenti, l’accesso alle terapie nelle<br />

prime dieci patologie (in ambito UE) è<br />

aumentato di oltre il 100%».<br />

IL PROBLEMA<br />

CULTURALE<br />

Esiste però un problema legato ai<br />

farmaci equivalenti. Si tratta di un<br />

problema di fiducia del consumatore,<br />

che si esprime nel momento in cui<br />

il paziente è posto di fronte alla<br />

possibilità di scegliere l’equivalente<br />

al posto del farmaco branded. Qui<br />

ancora molto deve essere fatto pur<br />

nell’evidenza dei risultati che abbiamo<br />

appena descritto. Si tratta di una<br />

questione culturale che deve essere<br />

affrontata attraverso un’educazione<br />

al farmaco equivalente, spingendo<br />

sui concetti chiave di sicurezza ed<br />

49


“<br />

NON TUTTI I CLINICI SONO DISPOSTI A SOTTOSCRIVERE LA<br />

PIENA EQUIVALENZA DEL FARMACO NON BRANDIZZATO<br />

CON QUELLO BRANDIZZATO<br />

efficacia. Creare una cultura del<br />

farmaco equivalente dovrebbe quindi<br />

diventare una priorità, se si vuole<br />

sfruttare appieno le possibilità date da<br />

questa opzione terapeutica.<br />

Va anche ricordato come il<br />

grande tema non riguardi solo ed<br />

esclusivamente il consumatore,<br />

ma rimbalza tra i vari attori della<br />

sanità, coinvolgendo anche medici<br />

e farmacisti. Non tutti i clinici, solo<br />

per fare un esempio, sono disposti a<br />

sottoscrivere la piena equivalenza del<br />

farmaco non brandizzato con quello<br />

brandizzato. Permane quindi una zona<br />

grigia per cui viene meno un consenso<br />

generalizzato e trasversale da parte<br />

degli specialisti.<br />

«Le differenze si vedono soprattutto<br />

in termini geografici – spiega Uda. – Il<br />

ricorso agli equivalenti è più spinto<br />

al nord del Paese e meno al sud,<br />

almeno in riferimento al panorama<br />

italiano. Questo fattore da un certo<br />

punto di vista sorprende perché<br />

il nord, generalmente più ricco e<br />

quindi con maggiori disponibilità da<br />

impiegare nella sanità, potrebbe con<br />

minore difficoltà ricorrere al farmaco<br />

branded. Al contrario, la mancanza di<br />

una cultura dell’equivalente penalizza<br />

le regioni che hanno minori risorse<br />

ostacolando di fatto anche l’accesso<br />

alle cure per quelle patologie croniche<br />

di cui abbiamo prima parlato».<br />

Secondo i dati Egualia, che compie un<br />

monitoraggio costante relativamente<br />

alla spesa sanitaria degli italiani,<br />

possiamo quantificare il differenziale<br />

speso dai cittadini italiani tra farmaci<br />

branded ed equivalenti in circa un<br />

miliardo di euro. Si tratta di cifre che,<br />

alla luce di quanto detto a proposito<br />

della sostenibilità del Ssn, non sono<br />

di poco conto. Se alle cifre uniamo<br />

il fatto che sono proprio le regioni<br />

con minore disponibilità di spesa a<br />

investire meno sull’equivalente, ecco<br />

che possiamo comprendere quale<br />

sia l’importanza di un cambio di<br />

paradigma culturale su questo tema.<br />

UNO SCENARIO<br />

IN EVOLUZIONE<br />

«Se parliamo di cultura del<br />

farmaco equivalente, il discorso è<br />

estremamente complesso – sottolinea<br />

Uda. – Al di là del fatto che la dicitura<br />

generico (usata fino a non molti anni<br />

fa) è stata forse un po’ penalizzante<br />

perché da noi il termine inglese<br />

generics viene tradotto appunto con<br />

“generico” ma in questo modo assume<br />

una connotazione che non è più neutra<br />

ma diviene vagamente negativa<br />

(generico viene assimilato a qualcosa<br />

di scarso valore, mediocre), devo dire<br />

che il problema non può certo essere<br />

ridotto a una questione semantica<br />

anche perché si è verificato solo in<br />

Italia e, quindi, dobbiamo pensare a<br />

un fatto culturale di più ampio respiro.<br />

Noi ci troviamo a dover fronteggiare un<br />

problema di fiducia del consumatore<br />

e l’Italia, da questo punto di vista, è<br />

spaccata in due. E non è nemmeno una<br />

questione di normativa, perché è la<br />

stessa sul territorio nazionale. Penso<br />

allora che sia importante aiutare in<br />

questo percorso le persone meno<br />

culturalmente disposte ad accettare<br />

cambiamenti, accompagnandole a<br />

scelte che diventano più convenienti<br />

anche da un punto di vista economico,<br />

senza avere ripercussioni sulla<br />

salute».<br />

Va comunque aggiunto che lo<br />

scenario si sta evolvendo con grande<br />

rapidità. La questione infatti oggi<br />

“<br />

SONO PROPRIO LE REGIONI CON MINORE DISPONIBILITÀ<br />

DI SPESA A INVESTIRE MENO SULL’EQUIVALENTE<br />

investe i biosimilari (intesi come<br />

farmaci biologici) ma anche le value<br />

added medicine, con le operazioni<br />

di repositioning e repurposing per<br />

rispondere alle esigenze di nuove<br />

opzioni terapeutiche. Soprattutto<br />

per i biosimilari la situazione è<br />

profondamente diversa. In primo<br />

luogo il percorso regolatorio è stato<br />

successivo a quello degli equivalenti<br />

e la storia dei biosmilari è differente:<br />

contrariamente a quanto accade<br />

per gli equivalenti, siamo tra i primi<br />

Paesi per il loro utilizzo e abbiamo<br />

un sistema di acquisto di questi<br />

prodotti che sulla carta è innovativo,<br />

nonostante alcuni problemi a livello<br />

regionale, ma non abbiamo un tema<br />

50


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

La scelta del biosimilare | Leonardo Gatti<br />

Lo strumento più comune per il passaggio ai biosimilari è lo switch da parte del medico.<br />

Nei diversi Paesi europei la pratica della sostituzione è per lo più a discrezione del medico, anche se in Austria,<br />

Repubblica Ceca, Estonia e Finlandia il mancato switch al biosimilare deve essere giustificato. In alcuni Paesi,<br />

al paziente viene lasciata la possibilità di rifiutare la sostituzione.<br />

Il quadro degli incentivi per passare ai biosimilari è debole: solo Francia, Irlanda e Italia hanno messo in atto<br />

qualche forma di vantaggio per il prescrittore.<br />

I medici prescrivono più facilmente il biosimilare ai pazienti che iniziano la terapia, mentre la sostituzione<br />

per i pazienti che già stanno usando il farmaco originator è la regola solo in Danimarca, Finlandia, Germania,<br />

Polonia, Svezia e UK.<br />

Viste le rilevanti opportunità legate a una maggior diffusione dei biosimilari, Medicines for Europe richiama<br />

all’importanza di intraprendere campagne informative specificamente rivolte a tutti gli attori coinvolti, dai<br />

decision maker politici, ai soggetti pagatori, ai medici fino ai pazienti e ai cittadini.<br />

di accettazione culturale (se non nei<br />

primi anni, ma avere disciplinato le<br />

procedure di acquisto ha consentito di<br />

regolarizzare e rendere più razionale<br />

il ricorso a questi prodotti, ferma<br />

restando la libertà di scelta del<br />

clinico).<br />

BIOSIMILARI<br />

A MACCHIA<br />

DI LEOPARDO<br />

«I biosimilari hanno generato<br />

un’economia di spesa<br />

importantissima su medicinali molto<br />

costosi che ha consentito di ottenere<br />

dei risultati importantissimi», ricorda<br />

Uda. «Hanno migliorato l’accessibilità<br />

a terapie innovative. Non dobbiamo<br />

però pensare che la situazione<br />

sia uniforme a livello nazionale.<br />

Anche qui ci sono alcune criticità<br />

che dobbiamo cercare di superare.<br />

Permangono infatti importanti fette di<br />

categorie di pazienti che non stanno<br />

accedendo a queste terapie per via<br />

di una mancata armonizzazione<br />

dei Pdta (Percorso diagnostico<br />

terapeutico assistenziale) a livello<br />

nazionale. In oncologia, dermatologia<br />

e gastroenterologia abbiamo una<br />

parte considerevole di pazienti (circa<br />

100mila) che non vengono inviati a<br />

terapie con biosimilari per questioni<br />

puramente organizzative e non per<br />

mancata volontà o disponibilità<br />

del paziente. Per risolvere questo<br />

problema è indispensabile una fine<br />

opera di scouting per capire se<br />

stiamo trattando nel modo migliore<br />

tutti i pazienti che ne avrebbero<br />

bisogno e ne trarrebbero beneficio,<br />

in termini di qualità della vita e<br />

appropriatezza terapeutica. La<br />

norma nazionale indica un panel<br />

di opzioni terapeutiche tra quelle<br />

più convenienti, ma non è detto che<br />

si debba ricorrere solo al farmaco<br />

più economico nel momento in<br />

cui il ricorso al biosimilare – che<br />

comunque garantisce un certo<br />

risparmio rispetto al biologico<br />

branded – si ripaga ampiamente<br />

in termini di contenimento della<br />

progressione di malattia, meno<br />

giornate lavorative perse per<br />

ricadute ed emergenze da trattare<br />

in ambiente ospedaliero. L’utilizzo<br />

del biosimilare, quando appropriato,<br />

garantisce risparmi sociali perché<br />

se blocchiamo la progressione<br />

della malattia non avremo una<br />

serie di costi indiretti correlati alle<br />

cronicità che colpiscono persone<br />

sovente nel pieno della potenzialità<br />

sociale e lavorativa. Queste spese,<br />

che vengono comunque sostenute<br />

dal Ssn, dovrebbero rientrare nel<br />

computo nel momento in cui si<br />

predilige un farmaco non biosimilare<br />

in nome del risparmio immediato. È<br />

comunque importante dire come, in<br />

questo caso, la differenza nord/sud<br />

del Paese scompare: il problema del<br />

mancato ricorso al biosimilare è a<br />

macchia di leopardo e non dipende<br />

quindi da un fattore culturale ma da<br />

altre dinamiche, che appartengono<br />

alle organizzazioni regionali e alle<br />

aziende sanitarie».<br />

51


3 modelli<br />

di prezzo<br />

per aumentare la competitività<br />

dei generici in Europa<br />

Un team internazionale di ricercatori ha analizzato pro<br />

e contro di dieci modelli di prezzo applicabili ai farmaci<br />

generici individuando tre promettenti soluzioni per<br />

sostenere il settore europeo sul lungo periodo<br />

Maura Bernini<br />

52


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

I farmaci generici svolgono un ruolo<br />

importante nei sistemi sanitari<br />

europei, contribuendo a generare<br />

risparmi e a migliorare l’accesso ai<br />

trattamenti. Fenomeni di carenza<br />

però sono sempre più frequenti<br />

e la sostenibilità economica di<br />

queste medicinali è minacciata da<br />

diversi fattori: da un lato, le aziende<br />

produttrici di farmaci generici<br />

sono sotto pressione a causa delle<br />

inadeguate politiche di prezzo<br />

europee; dall’altro lato i mercati<br />

europei dei farmaci generici devono<br />

affrontare incrementi significativi<br />

dei costi a seguito della pandemia<br />

di Covid-19 e a causa dell’elevata<br />

inflazione e della guerra in Ucraina.<br />

Gli autori dello studio qualitativo<br />

“New pricing models for generic<br />

medicines to ensure long-term<br />

sustainable competition in Europe”<br />

esaminano 10 potenziali modelli<br />

di prezzo e concludono che<br />

quelli con il miglior potenziale di<br />

implementazione per i medicinali<br />

generici sono tre:<br />

PREZZI A SCAGLIONI<br />

(TIERED PRICING)<br />

In un modello di prezzo a scaglioni,<br />

vengono stabiliti più livelli e per<br />

ciascuno di essi si fissa un prezzo<br />

massimo a seconda del numero di<br />

concorrenti.<br />

Quando la differenza di prezzo<br />

tra gli scaglioni è piccola, più<br />

concorrenti devono entrare nel<br />

mercato per ottenere riduzioni<br />

significative dei prezzi. Quando c’è<br />

una grande differenza di prezzo tra<br />

gli scaglioni, c’è più margine per le<br />

aziende, ma l’ingresso sul mercato<br />

di relativamente pochi concorrenti<br />

produce sostanziali riduzioni di<br />

prezzo.<br />

Vantaggi:<br />

se c’è poca concorrenza,<br />

il prezzo più elevato stimola<br />

l’ingresso nel mercato dei<br />

farmaci generici<br />

se ci sono più concorrenti, il<br />

prezzo massimo viene ridotto<br />

per generare risparmi.<br />

Limiti:<br />

Richiede la raccolta e<br />

l’analisi di dati complessi: è<br />

difficile determinare il numero<br />

di scaglioni, il loro prezzo<br />

massimo e la differenza<br />

di prezzo tra gli scaglioni;<br />

è necessario monitorare<br />

costantemente il numero di<br />

concorrenti.<br />

DE-LINKAGE DEI<br />

PREZZI DAI FARMACI<br />

ORIGINALI<br />

Il modello di de-linkage dei prezzi<br />

dai farmaci originali prevede che<br />

i prezzi dei farmaci generici non<br />

siano vincolati ai prezzi dei farmaci<br />

originali, come invece avviene in<br />

Italia e in diversi altri Paesi europei.<br />

Qui, infatti, il prezzo del generico<br />

è stabilito come una percentuale<br />

inferiore del prezzo dell’originale<br />

e questo incentiva a ridurre il<br />

prezzo dell’originale fino a renderlo<br />

insostenibile per il generico che è<br />

così costretto a lasciare il mercato.<br />

Ciò può essere evitato svincolando<br />

completamente o parzialmente il<br />

prezzo dei generici da quello degli<br />

originali. In questo secondo caso,<br />

il prezzo dell’originale viene preso<br />

come riferimento per stabilire i<br />

prezzi dei medicinali generici che<br />

entrano nel mercato.<br />

Eventuali modifiche successive del<br />

prezzo dell’originale non influiranno<br />

sui prezzi dei concorrenti generici<br />

che cessano di essere collegati<br />

al prezzo di origine quando la<br />

concorrenza raggiunge un certo<br />

livello di maturità legato al numero<br />

di concorrenti e alle loro quote di<br />

mercato.<br />

Vantaggi:<br />

Protegge i farmaci generici<br />

dalla concorrenza sleale da<br />

parte dei produttori dei farmaci<br />

originali che non possono più<br />

trarre vantaggio dall’abbassare<br />

i propri prezzi per scoraggiare<br />

l’ingresso di nuovi concorrenti.<br />

Stimola l’ingresso<br />

nel mercato dei generici<br />

concorrenti.<br />

È semplice da applicare.<br />

Limiti:<br />

Non garantisce concorrenza<br />

tra farmaci originali e generici<br />

e tra farmaci generici.<br />

Il disaccoppiamento ha<br />

senso in base al livello di<br />

concorrenza in un determinato<br />

mercato: nei mercati con<br />

pochi fornitori di generici è<br />

improbabile che la concorrenza<br />

venga stimolata.<br />

53


INDICIZZAZIONE<br />

AUTOMATICA<br />

(AUTOMATIC<br />

INDEXATION)<br />

Il modello di indicizzazione<br />

automatica prevede che i prezzi dei<br />

farmaci generici siano aggiornati<br />

periodicamente in base all’inflazione.<br />

Questo modello implica che il<br />

rischio di inflazione venga trasferito<br />

integralmente dalle aziende al<br />

pagatore dell’assistenza sanitaria. Per<br />

aumentare l’accettabilità di questo<br />

modello da parte dei contribuenti<br />

sanitari, questi potrebbero negoziare<br />

un accordo di condivisione del rischio<br />

con le aziende, concordando che i<br />

prezzi siano adeguati per una frazione<br />

del tasso di inflazione. Tale frazione<br />

dipende da quanto rischio associato<br />

all’inflazione un pagatore sanitario<br />

è disposto ad accettare per evitare<br />

ritiri dal mercato. Questo modello<br />

può essere introdotto da solo o in<br />

combinazione con altri modelli di<br />

determinazione dei prezzi.<br />

Vantaggi:<br />

Protegge i farmaci generici<br />

dalle fluttuazioni dei costi: i<br />

prezzi sono aggiornati in base<br />

all’inflazione, che è un indicatore<br />

dei costi di produzione. I costi<br />

più elevati di produzione<br />

dei farmaci generici sono<br />

interamente trasferiti nei prezzi.<br />

Limiti:<br />

Trasferisce il rischio di<br />

inflazione ai pagatori.<br />

L’aumento dei prezzi dei<br />

farmaci generici inibisce<br />

l’accesso dei pazienti ai<br />

trattamenti.<br />

Il modello della ripartizione dei costi<br />

(Cost allocation, nel quale i costi<br />

aggiuntivi sostenuti dalle aziende<br />

produttrici di farmaci generici sono<br />

pagati dai pazienti) e il modello<br />

hypothecated tax (secondo il quale il<br />

governo impone una tassa specifica<br />

da usare per sostenere le aziende<br />

produttrici di farmaci generici)<br />

comportano un onere maggiore per<br />

i pazienti e quindi sono considerati<br />

socialmente poco accettabili.<br />

I restanti cinque modelli presi in<br />

considerazione dagli autori dello<br />

studio risultano meno facilmente<br />

applicabili:<br />

One-in-one/multiple-out<br />

dove l’impatto sui costi di una<br />

nuova normativa è compensato<br />

dall’abolizione di una o più normative<br />

precedenti. Questo modello è già<br />

stato applicato in numerosi Paesi<br />

europei, compresa l’Italia, ed è stato<br />

proposto dalla Commissione europea.<br />

Incoraggia i decisori e i politici a<br />

considerare l’impatto sui costi delle<br />

nuove e vecchie normative ma non è<br />

semplice determinare tale impatto o<br />

identificare le normative che possono<br />

essere abolite.<br />

Crediti d’imposta (Tax<br />

credits) secondo il quale i crediti<br />

d’imposta sono offerti a industrie<br />

strategicamente importanti, come<br />

le aziende produttrici di farmaci<br />

generici.<br />

Margine/commissione<br />

garantita (Guaranteed margin/fee)<br />

che stabilisce un margine di profitto<br />

garantito alle aziende derivato<br />

dall’applicazione di una commissione<br />

superiore ai costi di produzione e<br />

distribuzione dei farmaci; la tariffa<br />

può essere adeguata alle mutevoli<br />

dinamiche del mercato (come il<br />

numero di concorrenti). Questo<br />

sistema migliora la sostenibilità dei<br />

farmaci generici ma non incentiva la<br />

concorrenza o la riduzione dei costi<br />

da parte delle aziende.<br />

Prezzi basati sul valore<br />

(Value-based pricing), cioè<br />

sull’efficacia. Questo modello è<br />

tipicamente proposto per i farmaci<br />

innovativi e fissa il prezzo in modo<br />

che i benefici forniti dal farmaco<br />

giustifichino i suoi costi. Nel caso dei<br />

generici, che si stanno deprezzando,<br />

porterebbe a un aumento dei prezzi<br />

rendendone sostenibile la produzione<br />

da parte delle aziende, ma implica<br />

che i prezzi si basino sulla complessa<br />

valutazione delle tecnologie sanitarie.<br />

Sarebbe quindi realizzabile solo<br />

nei Paesi con sufficienti capacità<br />

e competenze per compiere tale<br />

valutazione e che si basano su di essa<br />

per prezzare (e rimborsare) i farmaci.<br />

Volume per risparmio<br />

(Volume for savings) che presuppone<br />

l’esistenza di economie di scala nel<br />

settore dei generici che renderebbe<br />

possibile produrre una maggiore<br />

quantità di farmaci generici a un costo<br />

inferiore. Pertanto, questo modello<br />

propone che, se la quota di volume dei<br />

generici aumenta nell’anno X rispetto<br />

all’anno X-1, le aziende restituiscano<br />

una certa percentuale del<br />

conseguente aumento del fatturato<br />

nell’anno X+1. Questo modello spinge<br />

i governi a promuovere l’uso dei<br />

generici e porta le aziende produttrici<br />

a beneficiare di una maggiore<br />

diffusione, accettando che parte di<br />

questa crescita venga “recuperata”.<br />

Questo modello però non aumenta<br />

necessariamente la concorrenza e<br />

richiede che il governo e l’industria<br />

concordino l’obiettivo di aumento del<br />

volume e la connessa diminuzione<br />

del prezzo. Infine, raggiungere nella<br />

pratica l’aumento del volume target<br />

potrebbe rivelarsi impegnativo e<br />

potrebbe dipendere dalla specificità<br />

del mercato farmaceutico.<br />

54


IL PRICING DEI BIOSIMILARI<br />

€ XXX,XX<br />

$ XXXX.XX<br />

Leonardo Gatti<br />

56


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Nei vari Paesi europei,<br />

le politiche di prezzo dei<br />

biosimilari variano da<br />

uno Stato all’altro, spesso<br />

selezionando il risparmio<br />

come unico parametro<br />

decisionale<br />

Le decisioni circa il prezzo dei<br />

biosimilari e il loro rimborso sono<br />

in capo ai singoli Stati. Nel contesto<br />

UE, Danimarca, Malta e Svezia si<br />

distinguono per non applicare un<br />

prezzo regolamentato ai biosimilari; lo<br />

stesso avviene in UK.<br />

Laddove il prezzo è soggetto a<br />

regolamentazione, le politiche per<br />

definirlo ricadono, secondo quanto<br />

riportato dal report di Medicines for<br />

Europe, nei seguenti schemi.<br />

Con External reference pricing (Erp), si<br />

intende un approccio che stabilisce il<br />

prezzo di ciascun biosimilare sulla base<br />

dei prezzi di riferimento dello stesso<br />

prodotto o di farmaci simili in altri<br />

Paesi, precedentemente identificati.<br />

Con formule differenti, questo sistema<br />

è piuttosto diffuso nell’est europeo<br />

(Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia,<br />

Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria) e<br />

viene adottato anche nei Paesi Bassi,<br />

Grecia, Cipro, Slovenia, Croazia.<br />

Una seconda modalità di pricing<br />

consiste nel ridurre il prezzo<br />

dell’originator di una percentuale<br />

definita. Si tratta di una politica diffusa<br />

in 16 stati UE nonché in Svizzera. La<br />

percentuale è ricompresa, a seconda<br />

dei Paesi, fra il 15% e il 50% al di sotto<br />

del prezzo dell’originator.<br />

Alcuni sistemi predefiniscono un prezzo<br />

massimo per il biosimilare, un criterio<br />

che in alcuni Stati viene abbinato alla<br />

definizione della percentuale inferiore<br />

al prezzo dell’originator. Ci sono poi<br />

sistemi di negoziazione del prezzo<br />

dei biosimilari, fra i produttori e l’ente<br />

pagatore. La negoziazione è praticata<br />

come unico sistema di pricing solo<br />

in Germania, mentre viene adottata<br />

anche in concomitanza con altri sistemi<br />

nella maggior parte dei Paesi in cui è<br />

in vigore, Italia compresa. Medicines<br />

for Europe ritiene il sistema Erp non<br />

appropriato per garantire prezzi<br />

competitivi nel mercato dei farmaci<br />

off-patent. (vedi anche l’intervista<br />

a Elisabeth Stampa, presidente di<br />

Medicines for Europe).<br />

APPROVVIGIONAMENTO<br />

OSPEDALIERO<br />

Molti biosimilari sono dispensati in<br />

ambito ospedaliero, di conseguenza il<br />

loro acquisto è sottoposto a procedure<br />

di gara. Con l’eccezione di Germania<br />

e Svizzera, tutti i Paesi inclusi nel<br />

report hanno sistemi di gara, a<br />

carattere nazionale, regionale o di<br />

singoli ospedali o gruppi. Possono<br />

essere bandite da emanazioni dei<br />

governi, nazionali o regionali, oppure<br />

dagli stessi ospedali, con contratti<br />

che variano da uno a quattro anni.<br />

In Estonia, Paesi Bassi, Slovacchia,<br />

Spagna e a Cipro le gare possono<br />

essere svolte anche dai fondi di<br />

assicurazione sanitaria, che nel<br />

sistema ungherese sono l’unico attore<br />

che si occupa di questi acquisti. Il<br />

meccanismo delle gare assicura la<br />

stabilità del prezzo in 15 Paesi. Negli<br />

altri 11, invece, il prezzo di rimborso<br />

può subire variazioni successive;<br />

l’Italia è tra questi.<br />

Per molti Paesi il prezzo è l’unico<br />

fattore considerato per selezionare<br />

il fornitore dei farmaci. Considerano<br />

invece anche altri fattori Belgio, Cipro,<br />

Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia,<br />

Malta, Polonia, Spagna, Svezia e UK:<br />

termini di pagamento, criteri di qualità,<br />

di valore sociale del fornitore e altri<br />

KPI.<br />

Se le procedure di gara possono<br />

essere uno strumento che stimola<br />

la competizione, hanno anche alcuni<br />

svantaggi legati ai criteri di scelta<br />

non ben definiti. In particolare, il<br />

commento di Medicines for Europe<br />

evidenzia i rischi di un approccio che<br />

troppo spesso è basato solo sulla<br />

minimizzazione dei costi, che spinge<br />

gli attori in gara a offerte al ribasso,<br />

con scarsa attenzione alla certezza<br />

delle forniture e alla compatibilità<br />

ambientale delle produzioni. A questo<br />

contribuisce anche la natura delle<br />

gare, che prevedono un unico vincitore.<br />

Politiche di eliminazione delle barriere<br />

all’uso dei biosimilari potrebbero<br />

comprendere il monitoraggio delle<br />

scadenze di brevetto, per allineare<br />

i tempi di uscita delle gare, e un<br />

maggior contatto fra gli enti che<br />

acquistano e i prescrittori, affinché<br />

venga ottimizzato l’acquisto dei<br />

farmaci in funzione delle esigenze dei<br />

pazienti e il loro uso in funzione delle<br />

disponibilità.<br />

LA SFIDA DEL RETAIL<br />

La diffusione dei biosimilari può<br />

essere minore nel retail rispetto<br />

a quanto avviene negli ospedali,<br />

per la scarsità di linee guida per<br />

i prescrittori e la mancanza di<br />

opportune misure di ripartizione dei<br />

vantaggi associati al loro utilizzo.<br />

Questo potrebbe penalizzare le<br />

terapie biologiche destinate alla<br />

somministrazione fuori dagli ospedali,<br />

tra cui quelle gestite direttamente dai<br />

pazienti.<br />

Per ridurre questa barriera, alcuni<br />

Paesi stanno considerando la misura<br />

della sostituibilità del farmaco<br />

biologico a livello delle farmacie,<br />

sulla base del principio di equivalenza<br />

delle opzioni terapeutiche, sancito<br />

in UE da Ema e Hma (Heads of<br />

medicine agencies), che stabilisce<br />

l’intercambiabilità fra il biosimilare<br />

approvato e il rispettivo originator.<br />

La sostituzione è già attuata in<br />

Francia per alcuni di questi medicinali,<br />

previa comunicazione fra il farmacista<br />

e il medico prescrittore. Anche la<br />

Norvegia ha introdotto una misura di<br />

questo tipo. In altri Paesi europei, la<br />

pratica della sostituzione da parte del<br />

farmacista è piuttosto rara essendo<br />

al momento consentita per legge solo<br />

in Estonia e Paesi Bassi, in Polonia<br />

con svariate limitazioni, nonché in<br />

Lettonia e Malta, dove però non viene<br />

di fatto applicata; in Finlandia, infine,<br />

la possibilità di switch in farmacia<br />

potrebbe entrare in vigore nel <strong>2024</strong>.<br />

57


Un settore molto<br />

promettente<br />

Caterina Lucchini<br />

Jozef Belcik, di Biocon Biologics, spiega perché il mercato dei<br />

biosimilari in Europa è destinato a crescere significativamente<br />

nei prossimi anni e come questo contesto abbia indotto la sua<br />

azienda a integrare le attività dei biosimilari di Viatris<br />

in 31 Paesi europei<br />

A fine novembre la<br />

biofarmaceutica indiana<br />

Biocon Biologics ha completato<br />

l’integrazione dell’attività<br />

aziendale dei biosimilari di<br />

Viatris in 31 Paesi europei,<br />

dopo averne già acquisito la<br />

quasi totalità del business<br />

globale un anno prima e<br />

aver integrato le attività di<br />

70 Paesi emergenti nel luglio<br />

2023. Questa decisione –<br />

che permette a Biocon di<br />

controllare un portafoglio di<br />

biosimilari destinati a trattare<br />

malattie in settori critici<br />

come il diabete, l’oncologia<br />

e le malattie autoimmuni –<br />

avviene in un contesto nel<br />

quale il mercato europeo si<br />

trova in una fase di crescita<br />

significativa, con previsioni<br />

ancora migliori per gli anni<br />

a venire. I biosimilari stanno<br />

infatti guadagnando sempre<br />

più accettazione e utilizzo in<br />

tutta Europa. Questa crescita<br />

è trainata dalla scadenza dei<br />

brevetti per molti farmaci<br />

biologici. Si prevede che<br />

l’adozione crescente dei<br />

biosimilari continuerà, poiché<br />

costituiscono un’opzione di alta<br />

qualità ed economicamente<br />

vantaggiosa. Inoltre, i<br />

biosimilari contribuiscono<br />

alla sostenibilità dei sistemi<br />

sanitari riducendo l’onere<br />

finanziario associato ai<br />

costosi trattamenti biologici.<br />

Rendendo questi trattamenti<br />

più accessibili, i biosimilari<br />

possono contribuire a<br />

garantire che i pazienti abbiano<br />

un accesso equo ai farmaci<br />

necessari. I risparmi realizzati<br />

dai biosimilari possono essere<br />

reinvestiti nei sistemi sanitari,<br />

Jozef Belcik, Direttore dell’area commerciale<br />

Europe & JANZ, Biocon Biologics Ltd<br />

58


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

migliorando potenzialmente<br />

l’assistenza complessiva ai<br />

pazienti e l’accesso alle terapie<br />

innovative.<br />

<strong>MakingLife</strong> ha intervistato<br />

Jozef Belcik, direttore<br />

dell’area commerciale Europe<br />

& JANZ, Biocon Biologics Ltd,<br />

per approfondire il quadro<br />

del settore dei biosimilari e<br />

analizzare i motivi alla base<br />

della scelta strategica della<br />

biofarmaceutica indiana di<br />

rilevare le attività di Viatris<br />

anche per il mercato europeo.<br />

Ci puoi fornire una<br />

panoramica del mercato<br />

europeo dei biosimilari,<br />

valutando la crescita di questi<br />

prodotti, i dati economici e la<br />

sostenibilità dei trattamenti?<br />

Il mercato europeo dei<br />

biosimilari è in una fase di<br />

notevole crescita. Con la<br />

scadenza dei brevetti di molti<br />

farmaci biologici, stiamo<br />

assistendo a un’adozione<br />

sempre maggiore dei<br />

biosimilari, guidata dalla<br />

necessità di contenere i<br />

costi nel settore sanitario.<br />

Nel 2020, i biosimilari<br />

hanno generato risparmi<br />

per 5,7 miliardi di euro in<br />

Europa. La sostenibilità dei<br />

trattamenti è fondamentale,<br />

poiché i biosimilari offrono<br />

un’alternativa più accessibile ai<br />

costosi biologici, contribuendo<br />

così a garantire un accesso<br />

equo ai pazienti.<br />

Quali sono le prospettive del<br />

mercato dei biosimilari in<br />

Europa?<br />

Nel prossimo quinquennio<br />

ci aspettiamo una<br />

crescita significativa del<br />

mercato europeo dei<br />

biosimilari. Fattori come<br />

la loro economicità, la<br />

scadenza dei brevetti e<br />

l’invecchiamento della<br />

popolazione contribuiranno<br />

a questa crescita. Nel futuro<br />

remoto, prevediamo una<br />

maggiore penetrazione di<br />

mercato, con i biosimilari<br />

che potrebbero diventare<br />

la scelta predominante in<br />

alcune terapie. L’evoluzione<br />

delle politiche regolatorie<br />

potrebbe sostenere<br />

ulteriormente lo sviluppo<br />

dei biosimilari, contribuendo<br />

a generare risparmi che<br />

potrebbero essere reinvestiti<br />

per migliorare l’accesso a<br />

trattamenti innovativi.<br />

Quali sono le differenze con<br />

il mercato extra-europeo?<br />

L’Europa è stata pioniera nel<br />

creare una via regolatoria<br />

formale per l’approvazione<br />

dei biosimilari. La presenza<br />

di aziende farmaceutiche<br />

consolidate e specializzate<br />

nel mercato europeo<br />

potrebbe differire da altri<br />

mercati, che potrebbero<br />

offrire più spazio per lo<br />

sviluppo di produttori locali e<br />

regionali di biosimilari.<br />

In questo contesto, perché la<br />

vostra azienda ha deciso di<br />

intraprendere l’acquisizione<br />

dei biosimilari di Viatris?<br />

Abbiamo deciso di acquisire<br />

la divisione globale dei<br />

biosimilari di Viatris per<br />

oltre 3 miliardi di dollari in<br />

quanto abbiamo avuto una<br />

partnership di successo<br />

con Viatris sin dal 2009.<br />

Questa collaborazione ci<br />

ha permesso di combinare<br />

le nostre forze avanzate<br />

nella Ricerca e Sviluppo<br />

e le robuste capacità<br />

manifatturiere in biosimilari<br />

con l’expertise regolatoria<br />

e di commercializzazione<br />

di Viatris. Nel novembre<br />

2022, abbiamo completato<br />

l’acquisizione, trasformandoci<br />

in un produttore globale<br />

completamente integrato.<br />

Questo ci consente di<br />

ampliare la nostra portata<br />

globale, fornire ai clienti un<br />

servizio senza soluzione<br />

di continuità e, soprattutto,<br />

realizzare la nostra missione<br />

di garantire un accesso equo<br />

a biosimilari di alta qualità in<br />

tutto il mondo.<br />

Quali sono i vostri obiettivi<br />

nei prossimi anni?<br />

Il nostro obiettivo principale è<br />

diventare leader globale nella<br />

fornitura di biosimilari, con<br />

particolare enfasi sulle aree<br />

terapeutiche chiave come<br />

l’immunologia, l’oncologia,<br />

il diabete e l’oftalmologia.<br />

Intendiamo continuare a<br />

espandere la nostra offerta<br />

di biosimilari di alta qualità,<br />

assicurando che i pazienti<br />

e i sistemi sanitari abbiano<br />

accesso a trattamenti che<br />

possano veramente cambiare<br />

la vita.<br />

IL RUOLO DELL’INDIA NEL MERCATO MONDIALE<br />

DEI BIOSIMILARI | S.M.<br />

Biocon Biologics, una sussidiaria di Biocon con sede a Bengaluru, si è<br />

posizionata tra i primi 10 produttori mondiali di biosimilari in termini di<br />

fatturato, segnalando il ruolo crescente dell’India nel mercato globale dei<br />

biosimilari. La nazione si distingue per costi di sviluppo estremamente ridotti,<br />

attribuibili al minor costo di reclutamento dei pazienti, a inferiori spese di<br />

manodopera e di servizio e a criteri normativi meno stringenti. A differenza<br />

dell’Unione Europea, dove lo sviluppo di un biosimilare può richiedere fino a<br />

otto anni, in India il processo può essere completato in soli tre-cinque anni.<br />

Questo contenimento nel tempo di sviluppo si traduce anche in un vantaggio<br />

economico. Secondo alcune stime, mentre in Europa o negli Stati Uniti il costo<br />

di sviluppo di un biosimilare si aggira tra i 100 e i 200 milioni di dollari, in<br />

India l’investimento necessario si riduce a soli 10-20 milioni di dollari. Questi<br />

elementi rendono l’India un hub significativo e competitivo nel campo dei biosimilari, con<br />

molte aziende di primissimo livello: oltre a Biocon, vi sono Intas Biologicals Dr Reddy’s Zydus<br />

Cadila, Reliance Life Sciences, Lupin Pharma e Wockhardt Pharma.<br />

59


SPYGLASS<br />

Valentina Guidi<br />

UNO SGUARDO<br />

AI MERCATI<br />

INTERNAZIONALI.<br />

INVESTIMENTI E<br />

OPPORTUNITÀ<br />

DI SVILUPPO<br />

NEL SETTORE<br />

FARMACEUTICO<br />

CINA<br />

Un passo avanti...<br />

e due indietro?<br />

Il 13 agosto scorso il<br />

Consiglio di stato cinese ha<br />

pubblicato un elenco di 24<br />

punti volto a migliorare il<br />

substrato commerciale per<br />

gli investimenti stranieri. Un<br />

settore particolarmente coinvolto<br />

dalle linee guida è quello della<br />

biomedicina: le autorità cinesi<br />

intendono incoraggiare le<br />

imprese estere a condurre nuove<br />

sperimentazioni cliniche nel loro<br />

Paese, accelerare le procedure<br />

di trasmissione dei dati per le<br />

imprese straniere conformi e<br />

dare priorità all’inserimento e alla<br />

registrazione dei farmaci esteri.<br />

Sebbene questa recente spinta<br />

agli investimenti in ambito<br />

biofarmaceutico abbia ricevuto<br />

un’accoglienza cautamente<br />

positiva da parte delle camere<br />

di commercio straniere in Cina,<br />

il contesto in cui si inserisce è<br />

caratterizzato da venti contrari.<br />

L’atteggiamento occidentale<br />

nei confronti degli investimenti<br />

in uscita e della cooperazione<br />

con l’economia cinese e quello<br />

dell’industria biomedica cinese<br />

stessa rischiano infatti di vanificare<br />

gli sforzi governativi inducendo<br />

gli investitori e le aziende a<br />

un’attenta riflessione prima di<br />

incrementare gli investimenti nella<br />

biofarmaceutica cinese.<br />

HONG KONG<br />

Una piattaforma per<br />

l’innovazione dallo<br />

sguardo globale<br />

Hong Kong sta esplorando<br />

opportunità di investimenti<br />

biotecnologici nella Greater Bay<br />

Area, la megalopoli sorta sui<br />

territori di Hong Kong, Macao<br />

e della provincia cinese del<br />

Guangdong. A dimostrarlo, la<br />

recente apertura dell’Hong Kong<br />

Collaborative innovation center,<br />

piattaforma di accelerazione della<br />

ricerca e sviluppo farmaceutica<br />

e della traslazione di farmaci<br />

innovativi.<br />

Il settore biotecnologico di<br />

Hong Kong è stato sostenuto da<br />

numerose risorse pubbliche e<br />

private e ha beneficiato delle nuove<br />

regole di quotazione introdotte<br />

dalla Borsa di Hong Kong nel 2<strong>01</strong>8,<br />

che hanno promosso l’industria<br />

in diverse regioni asiatiche, tra<br />

cui quelle di Hong Kong e della<br />

Cina. Queste regole includono la<br />

possibilità per le aziende biotech<br />

senza profitto di quotarsi alla<br />

borsa di Hong Kong. Il governo<br />

ha offerto un forte sostegno<br />

attraverso investimenti in ricerca<br />

e sviluppo e la costruzione<br />

di infrastrutture per favorire<br />

strette connessioni tra industria,<br />

accademia e investitori.<br />

60


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

BRASILE<br />

Avanti tutta per la<br />

farmaceutica locale<br />

È al via una nuova strategia<br />

nazionale per sostenere il mercato<br />

farmaceutico brasiliano. È<br />

questo l’obiettivo del presidente<br />

Luiz Inácio Lula da Silva che a<br />

settembre 2023 ha annunciato un<br />

decreto che istituisce la “Strategia<br />

nazionale per lo sviluppo del<br />

complesso economico-industriale<br />

della salute”. Entro il 2026 il<br />

governo intende investire 42<br />

miliardi di BRL, equivalenti a<br />

circa otto miliardi di USD, per<br />

incrementare la produzione<br />

locale di farmaci prioritari per<br />

il Sistema Sanitario Unificato<br />

(SUS). Anche la Banca nazionale<br />

per lo sviluppo economico e<br />

sociale (Banco Nacional do<br />

Desenvolvimento Econômico e<br />

Social; Bndes) e la Finanziaria<br />

di studi e progetti (Financiadora<br />

de Estudos e Projetos; Finep)<br />

parteciperanno al progetto,<br />

investendo rispettivamente sei e<br />

quattro miliardi di dollari. Inoltre,<br />

il governo stima un investimento<br />

di 23 miliardi di BRL, equivalenti<br />

a circa cinque miliardi di dollari,<br />

da parte del settore privato. Un<br />

simile dispiegamento di forze<br />

è giustificato dalla necessità di<br />

ridurre le importazioni dall’estero<br />

che attualmente hanno un valore di<br />

circa 20 miliardi di dollari all’anno,<br />

producendo internamente il 70%<br />

dei farmaci entro i prossimi dieci<br />

anni. Per raggiungere questi<br />

obiettivi, il governo ha anche<br />

creato sei programmi specifici che<br />

coinvolgono 11 ministeri e altri enti<br />

pubblici.<br />

INDIA<br />

Crescita farmaceutica<br />

Durante il 61° incontro del<br />

Network planning group tenutosi lo<br />

scorso 6 dicembre il dipartimento<br />

farmaceutico del governo indiano<br />

ha riportato il completamento di<br />

152 progetti di cluster, 129 legati al<br />

settore farmaceutico e 23 a quello<br />

dei medical device. L’incontro<br />

ha segnato la conclusione dei<br />

primi due anni del PM GatiShakti<br />

National Master Plan, il<br />

megaprogetto del governo indiano<br />

da 1,2 trilioni di dollari volto ad<br />

aumentare la competitività del<br />

settore manifatturiero del Paese.<br />

Secondo un rapporto Ibef del<br />

febbraio 2023, l’India si pone<br />

obiettivi di crescita a 360° nel<br />

settore farmaceutico per il<br />

prossimo futuro puntando su<br />

innovazione, trasformazione<br />

digitale, miglioramento nella<br />

gestione della supply chain,<br />

aumento del valore dei prodotti,<br />

maggiore trasparenza dei<br />

regolamenti, tutela dell’ambiente,<br />

formazione di nuovi cluster e<br />

sviluppo di quelli esistenti.<br />

Scarica il report Ibef<br />

RUSSIA<br />

Il punto sulle politiche<br />

antimonopoli<br />

La Russia si è fatta centro di<br />

convergenza dei Paesi BRICS<br />

per parlare di lotta ai monopoli.<br />

Dal 30 novembre al 1 dicembre<br />

2023 lo Skolkovo Innovation<br />

Center di Mosca ha ospitato la<br />

VIII Conferenza internazionale<br />

“Antimonopoly policy:<br />

science, practice, education”,<br />

l’ultima edizione prima della<br />

trasformazione dell’organizzazione<br />

BRICS nella cosiddetta BRICS<br />

plus, a seguito della prossima<br />

annessione di nuovi Paesi membri.<br />

La conferenza ha visto intervenire<br />

Russia, Bielorussia, Kazakhstan,<br />

Brasile, Sud Africa, India, Cina<br />

e tra i vari settori ha trattato<br />

anche il mercato farmaceutico. A<br />

questo proposito i rappresentanti<br />

dell’autorità antitrust indiana<br />

hanno espresso la volontà di<br />

rafforzare i regolamenti relativi<br />

alla concorrenza nell’ambito dei<br />

brevetti e della divulgazione di<br />

informazioni nei confronti dei<br />

monopoli farmaceutici. Dello<br />

stesso parere alcuni esponenti del<br />

mondo della ricerca indiano, tra<br />

cui Mrudula Bele, professoressa<br />

associata del MVP Samaj’s College<br />

of pharmacy, e Samir Kulkarni,<br />

professore all’Institute of chemical<br />

technology di Mumbai.<br />

61


F I N A N C E<br />

30%<br />

european<br />

discount<br />

13,6<br />

mld €<br />

fatturato imprese<br />

biotech in Italia<br />

1 trl $<br />

dotazione del<br />

fondo governativo<br />

USA per lo<br />

sviluppo del<br />

settore biotech<br />

3,9<br />

trl $<br />

stima per il<br />

mercato biotech<br />

globale nel 2030<br />

Questione<br />

di fiducia<br />

Simone Montonati<br />

62


- L’Italia vanta un settore<br />

biotecnologico attivo e in forte<br />

crescita ma sconta un certo<br />

grado di diffidenza da parte dei<br />

grandi investitori internazionali<br />

dovuta sia alla scarsa<br />

conoscenza del valore delle<br />

aziende sia a una nomea del<br />

Paese non proprio favorevole.<br />

Per questo stato avviato un<br />

percorso per promuovere la<br />

cooperazione internazionale<br />

Negli investimenti la fiducia è un elemento<br />

essenziale. «Senza fiducia – ha affermato<br />

Rachel Botsman, trust fellow della Oxford<br />

University – non potremmo dare i nostri<br />

soldi in gestione o investirli». Sfortunatamente,<br />

questo fattore non dipende solo dalle<br />

proprie capacità ma può essere influenzato<br />

da una moltitudine di fattori, anche esterni.<br />

Nel mondo della finanza è un concetto molto<br />

chiaro: durante la crisi del debito sovrano<br />

nel 2<strong>01</strong>0-12 i gestori di fondi di investimento<br />

andavano attivamente a caccia di titoli<br />

scambiati con lo “european discount”, una<br />

riduzione della valutazione dovuta al fatto<br />

che la società avesse sede in Europa. Lo<br />

sconto non aveva reali base economiche,<br />

dato che veniva applicato anche per aziende<br />

che svolgevano gran parte della loro attività<br />

fuori dal Paese di origine. Sanofi, ad esempio,<br />

otteneva solo il 5% dei suoi profitti in<br />

Francia ma il suo prezzo era, in proporzione,<br />

inferiore del 14% rispetto all’omologa<br />

Johnson&Johnson. Il peso della fiducia è<br />

ancora maggiore in caso di venture capital.<br />

Secondo una ricerca della Tilburg University,<br />

il livello di fiducia in una nazione predice<br />

le decisioni di investimento dei fondi di<br />

venture capital pur avendo una correlazione<br />

negativa con il successo degli investimenti<br />

(per inciso, l’Italia figurava come la peggiore<br />

a livello di fiducia tra i Paesi considerati,<br />

dietro a Grecia e Portogallo). Inoltre, la ricerca<br />

suggerisce che gli investimenti in fasi<br />

più precoci richiedano un maggior livello di<br />

fiducia. Se a questo quadro aggiungiamo che<br />

l’Italia si posiziona al 38° posto su 54 Paesi<br />

nella classifica dell’innovazione in campo<br />

biotecnologico (dietro a Polonia e Ungheria)<br />

si capisce quali difficoltà possano incontrare<br />

le nostre aziende biotech quando si affacciano<br />

sul mercato internazionale per cercare investimenti.<br />

Creare fiducia in un Paese, però,<br />

richiede tempo, risorse, pianificazione e lavoro<br />

collettivo, come spiega Pierluigi Paracchi,<br />

co-founder e Ceo di Genenta e appena<br />

nominato moderatore del tavolo di lavoro<br />

nazionale per l’internazionalizzazione delle<br />

industrie biotecnologiche recentemente<br />

istituito dal ministro Tajani.<br />

Innanzitutto congratulazioni per il nuovo<br />

incarico. Che caratteristiche avrà il tavolo<br />

di lavoro?<br />

Questo tavolo di lavoro presenta un elemento<br />

di innovazione significativa per il nostro<br />

Paese perché non si limita a raccogliere<br />

esponenti politici ma, ispirandosi ai modelli<br />

delle commissioni americane, include anche<br />

importanti rappresentanti dell’industria e<br />

della ricerca. Oltre a me come moderatore,<br />

vi parteciperanno anche diverse figure<br />

di spicco, ad esempio Giovanni Caforio, il<br />

Ceo di Bristol-Myers Squibb che nel 2<strong>01</strong>9<br />

ha guidato l’acquisizione di Celgene Corporation<br />

per un valore di oltre 70 miliardi<br />

di dollari. È uno dei manager italiani di<br />

maggior successo negli Stati Uniti e la sua<br />

esperienza è fondamentale per fare bridge<br />

con la realtà d’oltreoceano e internazionali.<br />

Poi ci sono Pierluigi Petrone di Farmindustria<br />

con l’omonimo gruppo, Gianmario<br />

Verona, dello Human Technopole, esponenti<br />

del CNR e i vertici di ENEA Biomedical<br />

Tech. Non mancano ovviamente i rappresentanti<br />

dei ministeri come il Maeci e il<br />

Mimit (i ministeri degli Esteri e quello delle<br />

Imprese e del Made in Italy). Le premesse<br />

sono buone e mi aspetto che insieme si possa<br />

svolgere un lavoro del tutto nuovo per far<br />

esplodere il nostro settore biotech che se lo<br />

merita per la grande qualità e per il potenziale<br />

impatto sui pazienti.<br />

Per Genenta, dal punto di vista strategico,<br />

che significato assume la partecipazione del<br />

suo amministratore delegato a un tavolo di<br />

questo tipo?<br />

Nell’ambito delle biotecnologie, le dinamiche<br />

di mercato sono stratificate a livello globale.<br />

Le premesse<br />

sono buone<br />

e mi aspetto<br />

che insieme si<br />

possa svolgere<br />

un lavoro del<br />

tutto nuovo per<br />

far esplodere il<br />

nostro settore<br />

biotech che se<br />

lo merita per la<br />

grande qualità e<br />

per il potenziale<br />

impatto sui<br />

pazienti.<br />

63


Potremmo dire che gli Stati Uniti rappresentano<br />

la “serie A” del settore, seguiti da Cina<br />

come “serie B” e dal nord Europa (“serie C”).<br />

In questo contesto l’Italia e il sud Europa<br />

rappresentano i “cadetti”. L’accoglienza<br />

degli investitori ovviamente è diversa a seconda<br />

della tua provenienza: se una società<br />

possiede dati validi e una solida base scientifica<br />

e ha sede in un centro nevralgico come<br />

Boston-Cambridge, la sua strada è in discesa<br />

ed è accolta con tutti gli onori, trova molti<br />

soldi e buone valutazioni. Se la stessa azienda<br />

arriva da una “provincia dell’impero”, come<br />

può essere l’Italia, la sua valutazione sarà più<br />

ostica e l’accredito più macchinoso. Naturalmente<br />

non significa che l’azienda abbia un<br />

valore inferiore, però verrà accolta con maggiore<br />

diffidenza. È del tutto naturale.<br />

Per fare un esempio, quando Genenta è stata<br />

quotata al Nasdaq nel 2021, ha subìto quello<br />

che si definisce ”European discount” – uno<br />

sconto del 30% sulla valutazione rispetto<br />

ai nostri omologhi americani. Le società di<br />

Boston-Cambridge o della Silicon Valley ottengono<br />

invece valutazioni stellari, a volte<br />

anche eccessive, grazie all’hype che le circonda.<br />

Per tutto il sistema biotech italiano,<br />

quindi, è fondamentale cambiare la percezione<br />

nei confronti del nostro Paese e delle<br />

sue aziende.<br />

Essere parte di questo Tavolo significa aumentare<br />

la visibilità, avere rapporti istituzionali<br />

di primo livello. Insomma, chiudere<br />

parte del gap appena accennato. Ovvero, salire<br />

di categoria.<br />

In quest’ottica si inserisce anche il bilaterale<br />

tra Italia e Stati Uniti che si è tenuto a novembre?<br />

Certo, rientra in un percorso mirato a far conoscere<br />

le nostre imprese al mondo finanziario<br />

e al governo americano oggi e internazionale<br />

domani generando la fiducia necessaria<br />

per poter dialogare con loro allo stesso livello.<br />

Nella conferenza “Italia-Usa: cooperazione<br />

internazionale sulle biotecnologie<br />

emergenti e le scienze della vita” abbiamo<br />

coinvolto figure chiave per questo percorso,<br />

personaggi del calibro di Stephen M. Hahn,<br />

manager director di Flagship Pioneering ed<br />

ex-commissario della FDA durante il periodo<br />

della pandemia, Renee Wegrzyn, director<br />

di ARPA-H, Charles Roberts di ARK Invest,<br />

braccio destro di Cathie Wood, Laura Tadvalkar<br />

di RA Capital, Joe Buccina della National<br />

Il rapporto<br />

qualità/prezzo<br />

della nostra<br />

ricerca è<br />

estremamente<br />

vantaggioso. È<br />

fondamentale<br />

comunicare e<br />

spiegare questo<br />

vantaggio<br />

Security Commission on Emerging Biotechnology.<br />

È chiaro che se riesci a instaurare una<br />

relazione stabile con un network di questo<br />

calibro, la natura del dialogo con le istituzioni<br />

e i grandi investitori internazionali muta<br />

profondamente. Questo secondo me ha un<br />

valore inestimabile. Per tutto l’ecosistema<br />

italiano delle biotech, non solo per Genenta.<br />

È fondamentale portare avanti tutti insieme<br />

questo lavoro, non può essere lasciato alla<br />

singola iniziativa. Anche perché la concorrenza<br />

non manca e altre nazioni sono molto<br />

meglio organizzate. I nostri cugini francesi,<br />

per fare un esempio, si presentano in blocco<br />

alla JPMorgan Conference a San Francisco<br />

avendo in questo modo un impatto straordinario,<br />

supportati peraltro da enormi fondi<br />

pubblici: organizzano anche numerosi eventi<br />

attirando così molta più attenzione verso<br />

le loro aziende. È fondamentale farsi notare,<br />

ma se ogni azienda agisce individualmente,<br />

l’effetto è minimo. Invece, partecipando<br />

come parte di un sistema organizzato, aumentano<br />

significativamente le possibilità di<br />

attrarre capitali, creare alleanze, sviluppare<br />

prodotti.<br />

Cosa comporta questo processo?<br />

È chiaro che dobbiamo essere riconosciuti<br />

per il nostro valore. Anche se a livello di ricerca<br />

potremmo non essere esattamente<br />

al livello degli americani, il nostro costo è<br />

decisamente inferiore, circa il 40% in meno.<br />

Il nostro valore, però, non è certo inferiore<br />

del 40%. In effetti, il rapporto qualità/<br />

prezzo della nostra ricerca è estremamente<br />

vantaggioso. È fondamentale comunicare e<br />

spiegare questo vantaggio. Dopotutto, gli investitori<br />

sono esseri umani e come tali hanno<br />

bisogno di potersi fidare delle persone e delle<br />

organizzazioni su cui stanno investendo. È<br />

necessario che vedano, conoscano, visitino,<br />

studino, facciano domande e rianalizzino il<br />

tutto. Solo dopo aver costruito questa fiducia<br />

si può procedere con un investimento o una<br />

collaborazione. È un passaggio cruciale.<br />

A che punto siamo?<br />

Per parafrasare una nota frase attribuita a<br />

Kissinger: se l’America dovesse chiamare<br />

il biotech in Italia, con chi dovrebbe parlare?<br />

Ecco, noi stiamo cercando di dare una<br />

risposta a questa domanda, stiamo creando<br />

64


un sistema per chi vuole rivolgersi all’Italia<br />

nel settore biotech. Finalmente abbiamo la<br />

nostra ARPA-H, ovvero la Fondazione ENEA<br />

Tech and Biomedical e la nostra National<br />

Security Commission, ovvero il Tavolo nazionale<br />

per la transizione delle biotech. Ora<br />

chi chiama ha un interlocutore.<br />

Nel settore delle ATMP c’è un serio problema<br />

di sostenibilità economica, almeno per<br />

quelle che riguardano malattie rare o ultrarare.<br />

Il caso Holostem è l’ultimo esempio.<br />

La questione chiave qui, ovviamente, è se<br />

questa azione porterà a un guadagno finanziario<br />

o meno.<br />

Io non conosco Holostem e quindi non posso<br />

esprimere un giudizio di merito, ma è chiaro<br />

che qui c’è un problema di fondo. Dobbiamo<br />

accettare l’idea che, in qualche modo, le terapie<br />

per le malattie monogenetiche rare, o<br />

super rare o super rarissime, sono state de<br />

facto una proof of concept di una tecnologia.<br />

Guardiamo ad esempio Strimvelis, che<br />

tratta circa 20 pazienti all’anno. Dal punto<br />

di vista scientifico è indubbiamente stato<br />

un successo, avendo peraltro aperto la strada<br />

anche a Genenta o società come Altheia<br />

Science. Però, dal punto di vista della sostenibilità<br />

economica queste terapie non sono<br />

pienamente sostenibili perché il numero di<br />

pazienti è troppo limitato. Non sono informato<br />

sulla situazione specifica di Holostem<br />

ma anche in quel caso, pur avendo grandi<br />

tecnologie e competenze capaci di creare un<br />

know-how molto interessante, rimane la<br />

scommessa sul mercato disponibile. Adesso<br />

la terapia cellulare e la terapia genica stanno<br />

entrando in una fase 2, spostandosi dalle<br />

malattie genetiche rare a quelle autoimmuni<br />

e oncologiche, dove le possibilità sono enormi.<br />

È chiaro che c’è anche un aspetto etico:<br />

anche se i pazienti sono pochi si può salvare<br />

loro la vita ma non possiamo immaginare<br />

che siano le company a sostenere questo<br />

onere, in questi casi dovrebbero intervenire<br />

le istituzioni pubbliche.<br />

Genenta, invece, che strategia ha?<br />

La nostra strategia è ”tumor agnostic”, vale<br />

a dire che non ci concentriamo su un singolo<br />

tipo di tumore ma sviluppiamo un prodotto<br />

mirato più in generale ai tumori solidi.<br />

Abbiamo già dimostrato l’efficacia del<br />

nostro prodotto in questo campo iniziando<br />

con il glioblastoma, un tumore particolarmente<br />

aggressivo e difficile da trattare. Abbiamo<br />

scelto questa via per diverse ragioni:<br />

c’è un maggior numero di pazienti disponibili,<br />

il sistema immunitario è funzionante<br />

e sul mercato c’è un vuoto enorme. Ora che<br />

abbiamo dimostrato la sicurezza iniziale e<br />

l’attività biologica del prodotto, ha senso<br />

estendere la ricerca ad altre indicazioni tumorali,<br />

come il carcinoma renale e il cancro<br />

alla vescica. Il prodotto era progettato fin<br />

dall’inizio per essere applicabile il più ampiamente<br />

possibile, partendo da una base che<br />

già di per sé copre un numero di pazienti e un<br />

mercato molto più ampio rispetto a quello<br />

delle malattie rare. Un prodotto approvato<br />

sul glioblastoma, ad esempio, sarebbe un<br />

blockbuster, capace di generare oltre un miliardo<br />

di euro all’anno e migliorando la vita<br />

di moltissime persone.<br />

A parte le strategie commerciali delle singole<br />

aziende, cosa si può fare per migliorare<br />

la sostenibilità del settore?<br />

Un insegnamento della pandemia è stato che<br />

le autorità sanitarie possono agire più rapidamente<br />

nel percorso di approvazione dei<br />

prodotti. Uno dei temi fondamentali delle<br />

terapie cellulari e geniche è che, anche per<br />

prodotti ormai stabiliti, la produzione, il rilascio<br />

e i test richiesti dalle autorità richiedono<br />

molto tempo. Per esempio, mentre la<br />

produzione delle cellule può richiedere solo<br />

alcune ore, il processo di rilascio può durare<br />

settimane. Questo accade perché, nonostante<br />

l’esperienza accumulata in centinaia<br />

di trattamenti, è necessario eseguire numerosissimi<br />

altri test che richiedono tempo e<br />

aumentano i costi.<br />

Per rendere queste terapie più accessibili<br />

e ridurre i costi, dobbiamo puntare a due<br />

obiettivi principali. Primo, il manufacturing<br />

deve diventare più industrializzato e veloce.<br />

Secondo, il processo di regolamentazione e<br />

test da parte delle authority dovrebbe essere<br />

semplificato o accelerato. Se potessimo<br />

ridurre il tempo di rilascio da settimane a<br />

pochi giorni, il costo del farmaco potrebbe<br />

scendere notevolmente rendendo il trattamento<br />

accessibile a più pazienti. Questa è<br />

una vera rivoluzione che deve avvenire sia a<br />

livello industriale, nel processo di produzione,<br />

sia a livello regolatorio, nella semplificazione<br />

delle procedure.<br />

Se potessimo<br />

ridurre il tempo<br />

di rilascio da<br />

settimane a<br />

pochi giorni,<br />

il costo del<br />

farmaco<br />

potrebbe<br />

scendere<br />

notevolmente<br />

rendendo il<br />

trattamento<br />

accessibile a più<br />

pazienti.<br />

65


F I N A N C E<br />

1,2<br />

mld<br />

3.000<br />

Trasformazione<br />

e crescita, i mantra<br />

di Alfasigma<br />

fatturato di<br />

Alfasigma<br />

dipendenti<br />

20%<br />

incidenza<br />

dell’area<br />

gastrointestinale<br />

sul fatturato<br />

>100<br />

Paesi nei quali<br />

è presente<br />

con filiali o<br />

distributori<br />

- Il panorama italiano del pharma sta<br />

cambiando: una volta composto da aziende<br />

familiari di piccole dimensioni, oggi descrive<br />

un quadro eterogeneo, nel quale spiccano<br />

realtà ormai internazionali.<br />

Come Alfasigma<br />

Monica Torriani<br />

66


Come ricordato in più occasioni negli ultimi<br />

mesi dal presidente di Farmindustria, Marcello<br />

Cattani, il settore farmaceutico è un<br />

vero e proprio traino all’economia del nostro<br />

Paese. Con una produzione che nel 2022<br />

ha toccato i 49 miliardi di euro (47 dei quali<br />

provenienti dalle esportazioni), il valore del<br />

risultato colpisce ancor di più se messo a<br />

confronto con la dimensione delle realtà che<br />

costituiscono il tessuto industriale italiano.<br />

Ma qualcosa sta cambiando. Gli ultimi anni<br />

hanno visto una serie di aziende farmaceutiche<br />

italiane impegnate in una strategia di<br />

rafforzamento interno ed espansione internazionale.<br />

Non si tratta di operazioni sporadiche,<br />

frutto di manovre ambiziose ma<br />

isolate, quanto di un processo di sviluppo ed<br />

emancipazione che sta progressivamente<br />

modificando la realtà industriale da costellazione<br />

di piccole imprese di famiglia ad aggregato<br />

di aziende di medie e relativamente<br />

grandi dimensioni, saldamente inserite nel<br />

framework internazionale.<br />

Fra le più attive, la parmense Chiesi, che ha<br />

chiuso il primo semestre del 2023 con un<br />

fatturato di 1.497 miliardi € (in crescita del<br />

12%) e un rapporto Ebitda/vendite superiore<br />

al 30% nel 2022. La prima parte dello scorso<br />

anno ha visto una crescita sostanziale che ha<br />

toccato tutte le attività e che ha ricevuto l’apporto<br />

più consistente dal settore Air, quello<br />

della salute respiratoria, tradizionalmente<br />

capofila, con 1.047 milioni €. Un’ulteriore<br />

solida crescita è attesa per il <strong>2024</strong>. Importante<br />

anche l’impegno di Chiesi nel settore delle<br />

malattie rare e nelle iniziative SRG (Social<br />

responsibility and governance), nell’ambito<br />

delle quali l’azienda si è aggiudicata il<br />

cinquantanovesimo Oscar di bilancio per il<br />

report di sostenibilità nella categoria Società<br />

benefit, promosso da Federazione relazioni<br />

pubbliche italiana (Ferpi) e Università Bocconi.<br />

Vivace anche l’ambito dei dispositivi medici.<br />

A valle dell’acquisizione di Luminex, che ha<br />

permesso all’azienda di rafforzare la propria<br />

presenza nella diagnostica molecolare, il<br />

consiglio di amministrazione di Diasorin ha<br />

esaminato e approvato nel dicembre scorso<br />

il piano industriale <strong>2024</strong>-2027 che amplia<br />

significativamente le traiettorie strategiche<br />

che guideranno lo sviluppo dell’azienda<br />

nei prossimi anni. Fra le iniziative annunciate<br />

dall’azienda, anche il lancio (previsto<br />

per il <strong>2024</strong>) di un test rapido per l’epatite D,<br />

sviluppato in collaborazione con Gilead.<br />

Al di là della realizzazione di prodotti farmaceutici<br />

in senso stretto, notevole il caso<br />

di Stevanato Group, una realtà nata a Mestre<br />

nel 1949 dal genio di Giovanni Stevanato<br />

Qualcosa sta<br />

cambiando.<br />

Gli ultimi anni<br />

hanno visto una<br />

serie di aziende<br />

farmaceutiche<br />

italiane<br />

impegnate in<br />

una strategia di<br />

rafforzamento<br />

interno ed<br />

espansione<br />

internazionale<br />

come soffieria di vetro e oggi azienda internazionale<br />

quotata al Nyse che ha chiuso il<br />

2023 con un fatturato di un miliardo di euro.<br />

Stevanato produce contenitori in vetro per il<br />

settore farmaceutico, di cui ha saputo seguire<br />

lo sviluppo, evolvendosi per assecondarne<br />

le nuove esigenze via via che queste emergevano.<br />

Stevanato è ormai un colosso nel suo<br />

campo: possiede 16 stabilimenti in 9 Paesi<br />

diversi e rifornisce 9 aziende farmaceutiche<br />

su 10.<br />

I numeri di Alfasigma<br />

Fra i nomi che si stanno facendo conoscere<br />

all’estero su palcoscenici importanti, spicca<br />

Alfasigma, gruppo farmaceutico da 1,2 miliardi<br />

€ di fatturato e 3.000 dipendenti (di<br />

cui 1.800 in Italia) nato, nella sua versione<br />

attuale, nel 2<strong>01</strong>7 dalla fusione fra Alfa Wassermann,<br />

Biofutura Pharma e Sigma-Tau<br />

Industrie Farmaceutiche Riunite. Alfasigma<br />

è focalizzata sull’area gastrointestinale, un<br />

segmento che incide attualmente per oltre il<br />

20% sul fatturato complessivo del gruppo e<br />

in cui l’azienda continua a cercare e cogliere<br />

nuovi margini di sviluppo. Il gruppo è presente<br />

sul territorio con i centri di ricerca di<br />

Bologna (la sede storica dell’R&D dell’azienda)<br />

e Pomezia (dove è situato il centro polifunzionale<br />

di ricerca e sviluppo intitolato al<br />

fondatore Marino Golinelli), con quattro stabilimenti<br />

produttivi in Italia (Pomezia e Sermoneta<br />

nel Lazio, Trezzano Rosa in Lombardia<br />

e Alanno in Abruzzo, quest’ultimo<br />

oggetto di un importante progetto di espansione<br />

nel 2<strong>01</strong>8 che ha portato all’aggiunta<br />

di due nuovi reparti sterili, un investimento<br />

costato 20 milioni €) e due all’estero (in Spagna<br />

e negli Stati Uniti). Il portafoglio di prodotti<br />

del gruppo è ricco ed eterogeneo, spaziando<br />

dalla categoria dei farmaci con obbligo<br />

di prescrizione a quella degli OTC, fino a toccare<br />

quella degli integratori alimentari.<br />

La strategia di crescita<br />

Il piano di sviluppo implementato negli ultimi<br />

anni da Alfasigma implica una duplice<br />

strategia di crescita interna associata ad<br />

azioni di tipo espansionistico all’esterno.<br />

Le iniziative del gruppo sono improntate da<br />

un lato a una decisa focalizzazione sulla ricerca<br />

e sulla produzione di alcune molecole<br />

proprietarie (che costituiscono approssimativamente<br />

il 50% delle vendite complessive)<br />

e dall’altro a una serie di acquisizioni<br />

di realtà industriali sia italiane che estere,<br />

in particolare nord-europee e statunitensi.<br />

Gli obiettivi sono quelli di cogliere possibili<br />

input all’ampliamento del raggio delle attività<br />

e di intercettare le opportunità offerte<br />

67


68<br />

dall’internazionalizzazione. Com’è noto,<br />

l’asset statunitense della compagnia è nato<br />

nel 2<strong>01</strong>7, con l’acquisizione da Nestlé Health<br />

Science di Pamlab (società con sede in Louisiana<br />

attiva nella produzione e distribuzione<br />

di prodotti medical food), ribattezzata Alfasigma<br />

USA.<br />

Sofar, un boost sul mercato<br />

interno<br />

Nel 2022, il gruppo con headquarter a Bologna<br />

ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione<br />

dell’intero capitale sociale di Sofar,<br />

azienda italiana produttrice di medicinali,<br />

dispositivi medici e integratori alimentari<br />

che ha chiuso il 2021 con un fatturato di<br />

oltre 113 milioni €, in crescita a doppia cifra<br />

rispetto all’anno precedente. L’accordo ha<br />

permesso al gruppo di aggiungere al proprio<br />

portafoglio alcuni fra gli integratori più noti<br />

e venduti, concentrati soprattutto nel gastrointestinale,<br />

area terapeutica in cui Sofar<br />

sviluppa l’80% della sua attività. Una mossa,<br />

quella di Alfasigma, che ha galvanizzato<br />

le attenzioni dell’Autorità garante della<br />

concorrenza e del mercato (Agcm) per le<br />

possibili ripercussioni sul mercato in termini<br />

di ricadute sulla concorrenza. Dopo avere<br />

esaminato la questione, l’Antitrust ha escluso<br />

le preoccupazioni paventate e dato luce<br />

verde all’operazione “in quanto non comporta<br />

modifiche sostanziali alle posizioni<br />

delle due aziende sui mercati rilevanti tali<br />

da pregiudicare la struttura dell’offerta”.<br />

L’acquisizione di Sofar ha permesso ad Alfasigma<br />

di aggiungere ai propri centri anche<br />

i laboratori di ricerca sul microbiota presenti<br />

all’interno del Parco scientifico tecnologico<br />

Kilometro Rosso di Bergamo.<br />

La zampata in territorio USA<br />

Del settembre 2023 l’accordo stipulato per<br />

la fusione con Intercept Pharmaceuticals,<br />

completata poi a novembre e realizzata attraverso<br />

Interstellar Inc, società interamente<br />

detenuta dal gruppo italiano. Il focus<br />

dell’operazione è rappresentato da Ocaliva<br />

(acido obeticolico), il farmaco di punta di<br />

Intercept. Si tratta di una molecola agonista<br />

del recettore X farnesoide approvata negli<br />

Stati Uniti e in diversi altri Paesi per il trattamento<br />

della colangite biliare primitiva (PBC,<br />

una malattia autoimmune progressiva del<br />

fegato) in combinazione con l’acido ursodesossicolico<br />

(Udca) nei pazienti adulti con<br />

una risposta inadeguata all’Udca, o come<br />

monoterapia nei pazienti adulti intolleranti<br />

all’Udca. In quanto unica terapia di seconda<br />

linea approvata per la PBC, Ocaliva ha<br />

fatto registrare una crescita a due cifre su<br />

base annua, sostenuta da una forza vendita<br />

specializzata e da una base solida di medici<br />

specialisti. Intercept possiede anche una più<br />

ampia pipeline di progetti in diverse fasi di<br />

sviluppo, tra i quali una nuova combinazione<br />

a dose fissa di acido obeticolico e bezafibrato<br />

attualmente in fase 2 di sperimentazione<br />

per la PBC. La mossa di Alfasigma, del valore<br />

complessivo di 793 milioni di dollari, deve<br />

essere interpretata come parte di una strategia<br />

destinata ad ampliare in modo sostanziale<br />

il portafoglio del gruppo nella specialità<br />

clinica gastrointestinale ed epatologica e la<br />

sua presenza sul mercato statunitense, dove<br />

l’azienda ha importanti obiettivi di sviluppo.<br />

Un tassello in più, inoltre, nel quadro generale<br />

dell’ampliamento dell’impegno nella<br />

farmaceutica innovativa.<br />

L’espansione nel Nord Europa<br />

Lo scorso ottobre, Alfasigma ha siglato una<br />

lettera di intenti per l’acquisizione della divisione<br />

Jyseleca di Galapagos, azienda belga<br />

specializzata nello sviluppo di farmaci innovativi<br />

in ambito oncologico e immunologico.<br />

Jyseleca è il nome commerciale in Europa e<br />

Giappone del farmaco a base di filgotinib,<br />

approvato per due indicazioni (artrite reumatoide<br />

e colite ulcerosa) che nella prima<br />

metà del 2023 ha registrato vendite nette in<br />

Europa per 54 milioni €.<br />

Con la sottoscrizione dell’accordo, Galapagos<br />

ha ceduto ad Alfasigma il business del<br />

prodotto, comprese le autorizzazioni alla<br />

commercializzazione in Europa e nel Regno<br />

Unito e le attività di ricerca e sviluppo,<br />

oltre a circa 400 dipendenti in quattro Paesi<br />

europei. L’azienda bolognese ha pagato<br />

un anticipo di 50 milioni € a Galapagos, su<br />

un’operazione complessiva da 120 milioni €<br />

e royalty da una a due cifre sulle vendite europee.<br />

Galapagos pagherà ad Alfasigma fino<br />

a 40 milioni di euro entro giugno 2025 per<br />

ulteriori attività di sviluppo legate al prodotto<br />

Jyseleca.<br />

L’operazione è parte della strategia ormai<br />

intrapresa da tempo della realizzazione di un<br />

percorso di irrobustimento nel settore delle<br />

terapie biotech e nei mercati del Nord Europa,<br />

territorio coperto dalle vendite dell’azienda<br />

belga. In questa prospettiva, l’accordo con<br />

Galapagos ha permesso al gruppo italiano di<br />

acquisire un prodotto innovativo e con esso<br />

l’accesso al mercato reumatologico. Interessante<br />

anche il fatto che Jyseleca si appresti a<br />

puntare all’approvazione di una terza indicazione<br />

terapeutica.<br />

La mossa<br />

deve essere<br />

interpretata<br />

come parte di<br />

una strategia<br />

per ampliare<br />

il portafoglio<br />

nella specialità<br />

gastrointestinale<br />

ed epatologica e<br />

la presenza sul<br />

mercato USA.


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Sostenibilità<br />

Costo o<br />

investimento?<br />

F I N A N C E<br />

5%<br />

emissioni<br />

globali dovute<br />

al pharma<br />

150%<br />

investimenti<br />

in sostenibilità<br />

ambientale<br />

rispetto alla<br />

media nazionale<br />

44%<br />

riduzione<br />

dei consumi<br />

energetici in<br />

10 anni<br />

88%<br />

aziende che nei<br />

prossimi 3-5<br />

anni ridurranno<br />

i rifiuti<br />

- Pur virtuoso dal punto di vista delle<br />

azioni di sostenibilità, il pharma è<br />

chiamato a porsi obiettivi ancora più<br />

impegnativi e a lavorare sugli aspetti<br />

potenzialmente a rischio in termini<br />

di reputation<br />

Monica Torriani<br />

70


Il settore farmaceutico impatta per quasi il<br />

5% sulle emissioni globali. Date le caratteristiche<br />

di potenza e resilienza e, soprattutto,<br />

dato il contesto non entusiasmante,<br />

un intervento in termini di riduzione delle<br />

emissioni e di utilizzo più efficiente delle<br />

risorse è più che possibile: necessario.<br />

Lo dice la politica, lo chiede a gran voce<br />

la società e lo stabilisce la normativa, che<br />

a livello europeo si è occupata in più sedi<br />

dell’impatto ambientale delle cure.<br />

Malgrado le comprensibili resistenze legate<br />

alla congiuntura inflattiva e ai postumi<br />

di una pandemia che ha avuto le ben<br />

note ripercussioni drammatiche sull’economia,<br />

il costo della sostenibilità deve<br />

essere considerato un investimento e le<br />

iniziative in questo ambito dovrebbero essere<br />

progettate in questa prospettiva. Una<br />

sfida ardua in un’epoca storica abituata a<br />

credere solo nei feedback ottenibili interamente<br />

e subito. Ma così è: per diverse<br />

ragioni, tutte sotto i nostri occhi, gli interventi<br />

in sostenibilità (opportunamente<br />

declinati e programmati) costituiscono il<br />

driver dello sviluppo.<br />

Vista in chiave più globale, la questione<br />

non riguarda solo le singole aziende, ma<br />

anche gli Stati, e non esclusivamente sotto<br />

il profilo dell’ottenimento di soluzioni in<br />

grado di migliorare la salute dei cittadini,<br />

ma anche in termini di crescita economica.<br />

Quale Paese può permettersi di destinare<br />

ingenti somme in innovazione tecnologica<br />

e infrastrutturale o può definirsi competitivo<br />

se appesantito da una spesa sanitaria<br />

e sociale insostenibile, legata alle<br />

devastazioni climatiche e ambientali e alle<br />

disuguaglianze sociali che ne derivano?<br />

Pharma, primo settore<br />

per azioni di sostenibilità<br />

Il cambiamento è già partito da tempo. Gli<br />

Negli ultimi 10<br />

anni in Italia<br />

le aziende<br />

hanno ridotto<br />

i consumi<br />

energetici del<br />

44%, ma se si<br />

considerano<br />

i consumi<br />

rilevanti per<br />

le emissioni<br />

atmosferiche,<br />

la riduzione è<br />

addirittura pari<br />

al 51%<br />

ultimi anni hanno visto una progressiva<br />

ma significativa riduzione delle emissioni<br />

e una comunicazione attenta alle tematiche<br />

green.<br />

Nel corso della celebrazione della Giornata<br />

mondiale per l’ambiente, lo scorso<br />

5 giugno, il presidente di Farmindustria<br />

Marcello Cattani ha ricordato come (secondo<br />

i dati Istat) l’industria farmaceutica<br />

rappresenti il primo settore per azioni<br />

di sostenibilità. Gli investimenti in protezione<br />

dell’ambiente per addetto sono pari<br />

al 150% della media nazionale e superiori<br />

al 200% per quanto riguarda gli interventi<br />

in tecnologie destinate alla prevenzione<br />

dell’inquinamento, che azzerano<br />

o riducono la contaminazione ambientale<br />

alla fonte del processo produttivo.<br />

L’88% delle aziende farmaceutiche prevede<br />

di ridurre significativamente i rifiuti<br />

prodotti nei prossimi 3-5 anni, mentre<br />

il 55% è già impegnato nell’eliminazione<br />

dell’uso della plastica in ogni fase del<br />

processo.<br />

Novo Nordisk, “Circular for zero”<br />

L’azienda danese ha abbracciato un processo di evoluzione che la<br />

pone in prima linea a contrasto dei cambiamenti climatici grazie a una<br />

sensibilità di base più comune e diffusa nei Paesi nordeuropei, ma anche<br />

alla consapevolezza di dover assumere un ruolo di riferimento in quanto<br />

produttrice di farmaci associati a dispositivi medici, che rappresentano una<br />

criticità specifica in termini di smaltimento.<br />

Novo Nordisk ha progettato la strategia di impatto ambientale zero<br />

“Circular for zero”, mirata a identificare nuovi modi per progettare prodotti<br />

che possano essere riciclati o riutilizzati, rimodellare l’attività per limitare<br />

al minimo i consumi e i rifiuti e lavorare con fornitori che condividano il<br />

medesimo obiettivo. Nel 2020, la società ha raggiunto il target di utilizzo di<br />

energia elettrica rinnovabile al 100% ed entro il 2030 ambisce a generare<br />

zero emissioni di CO 2 dalle attività di produzione e logistica.<br />

71


72<br />

In occasione della COP28, che si è svolta<br />

lo scorso dicembre a Dubai, l’industria<br />

farmaceutica ha presentato un comunicato<br />

congiunto condiviso dalle maggiori associazioni<br />

di categoria (la britannica Abpi,<br />

Efpia, Farmindustria, Fpma, la canadese<br />

Imc, la giapponese Jpma, la francese<br />

Leem, la statunitense PhRMA e la tedesca<br />

Vfa). Il documento impegna le aziende del<br />

comparto a effettuare investimenti in ricerca<br />

e sviluppo per fornire prodotti, servizi<br />

e catene di approvvigionamento più<br />

sostenibili con l’obiettivo di zero emissioni<br />

nette e carbon neutrality.<br />

I margini di miglioramento<br />

La strada è tracciata ma in alcuni punti<br />

il percorso va corretto. In particolare, gli<br />

aspetti su cui è necessario lavorare ancora<br />

sono quelli della comunicazione e della<br />

definizione di indicatori misurabili e riproducibili<br />

per definire gli obiettivi di sostenibilità.<br />

Due aspetti che sono più intrecciati<br />

di quanto non sembri.<br />

In molti casi, la mancanza di criteri oggettivi<br />

impedisce di valutare il valore delle<br />

azioni intraprese: ne deriva un vulnus per<br />

la comunicazione aziendale sulle tematiche<br />

ESG, che potrebbe essere accusata di<br />

greenwashing e subire un danno in termini<br />

di immagine potenzialmente penalizzante<br />

di ulteriori e lodevoli iniziative.<br />

Ricordiamo, a questo proposito, che anche<br />

l’omissione di informazioni in sede di comunicazione<br />

aziendale può configurarsi<br />

Boehringer Ingelheim,<br />

contenere il consumo di acqua<br />

Già dal 2020 tutta l’energia necessaria al funzionamento delle sedi italiane di<br />

Boehringer Ingelheim proviene da fonti rinnovabili.<br />

Attualmente, l’azienda sta implementando i principi dell’economia circolare<br />

per ridurre i rifiuti provenienti dalle attività produttive che andrebbero smaltiti in<br />

discarica.<br />

Negli stessi anni in cui i volumi di produzione sono stati triplicati, negli<br />

stabilimenti il consumo di acqua è stato ridotto fino al 65%. Una iniziativa che<br />

parte da lontano, da periodi nei quali il problema della siccità e degli squilibri<br />

nella disponibilità delle risorse idriche non tenevano ancora banco nei dibattiti<br />

pubblici.<br />

La società punta a raggiungere la carbon neutrality in tutto il gruppo, a livello<br />

globale, già nel 2030. La nuova sede inaugurata a Milano nel 2022 è certificata<br />

Leed Platinum (il livello più alto nella valutazione degli edifici sostenibili) e ha<br />

permesso di risparmiare nel 2022 il 100% di gas, il 95% di acqua e il 65% di<br />

energia elettrica. Gli interventi non hanno considerato solo i reparti produttivi, ma<br />

hanno coinvolto anche le sedi amministrative. L’obiettivo, come ribadito da una<br />

serie di interventi stampa delle figure chiave del management, è soprattutto un<br />

cambiamento radicale della mentalità delle persone e della maniera di pensare<br />

la produzione di medicinali, che immagina orientato alla creazione di valore per<br />

l’azienda e per il territorio in cui si inserisce.<br />

come una pratica scorretta: lo è, ad esempio,<br />

affermare che un determinato processo<br />

sia a “zero emissioni” senza precisare<br />

se tale risultato sia stato raggiunto principalmente<br />

attraverso azioni di compensazione<br />

(carbon offset).<br />

AstraZeneca: eliminare i gas fluorurati<br />

Ampio e dettagliato piano di riduzione delle emissioni di CO 2 (Ambition zero carbon) di<br />

AstraZeneca, il cui costo è stimato in circa un miliardo di dollari, messo in campo per raggiungere<br />

l’obiettivo di zero emissioni entro il 2045. Questo programma include un investimento di 400<br />

milioni di dollari (AZ Forest Programme) finalizzato all’eliminazione dei gas fluorurati dai propellenti<br />

degli inalatori e contribuirà al raggiungimento di un obiettivo intermedio di riduzione del 95%<br />

delle emissioni entro il 2026 (rispetto alla baseline del 2<strong>01</strong>5). AstraZeneca persegue l’obiettivo di<br />

dimezzare l’impronta dell’intera supply chain entro il 2030, con obiettivo a lungo termine di una<br />

riduzione del 90% entro il 2045 (sempre dalla baseline del 2<strong>01</strong>5).<br />

Gli aspetti su<br />

cui è necessario<br />

lavorare ancora<br />

sono quelli della<br />

comunicazione e<br />

della definizione<br />

di indicatori<br />

misurabili e<br />

riproducibili<br />

per definire<br />

gli obiettivi di<br />

sostenibilità


info@makinglife.it


makinglife | febbraio <strong>2024</strong> | numero uno<br />

PRODUCTION<br />

Pharma Telling & Industry


L’evoluzione delle<br />

pharma operations<br />

LE OPERAZIONI FARMACEUTICHE SONO IN CONTINUO<br />

PROGRESSO, GUIDATE DA FATTORI COME L’INNOVAZIONE DI<br />

PRODOTTO, LA CRESCENTE ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ<br />

E L’IMPATTO DELLA TECNOLOGIA<br />

Alberto Bobadilla<br />

76


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

Stare sul mercato presuppone<br />

saper leggere e cavalcare i<br />

trend fondamentali, per non<br />

trovarsi impreparati di fronte<br />

alle profonde trasformazioni<br />

che stanno scuotendo il<br />

mondo farmaceutico. Luigi<br />

Braga, di Boston Consulting<br />

Group, ha individuato diverse<br />

di queste tendenze, spesso<br />

interconnesse, e ne ha<br />

approfondito le implicazioni<br />

al seminario “Innovazione nel<br />

manufacturing farmaceutico<br />

italiano”, organizzato da Afi<br />

(Associazione farmaceutici<br />

industria) e Ispe (International<br />

society for pharmaceutical<br />

engineering) lo scorso ottobre<br />

a Milano.<br />

INNOVAZIONE<br />

DI PRODOTTO<br />

L’industria biofarmaceutica sta<br />

attraversando una rivoluzione<br />

nel campo dell’oncologia e di<br />

altre malattie complesse, grazie<br />

a un’ondata di innovazione che<br />

porta continuamente a nuove<br />

modalità farmacologiche.<br />

Le new modality creeranno<br />

opportunità senza<br />

precedenti per le aziende<br />

biofarmaceutiche che le<br />

perseguono attivamente, ma<br />

presentano anche rischi inediti.<br />

Le terapie a base di derivati<br />

del plasma, DNA e RNA, sono<br />

tecnologie conosciute da un<br />

punto di vista di ricerca e<br />

sviluppo e adesso iniziano ad<br />

avere una backline veramente<br />

interessante. Le cell engine, che<br />

già esistono da qualche anno,<br />

e le più recenti tecnologie a<br />

mRNA offrono nuove possibilità<br />

di applicazioni. Tutto questo<br />

rende necessario gestire molta<br />

“<br />

I produttori<br />

devono essere<br />

in grado di<br />

gestire la<br />

produzione<br />

di farmaci<br />

più complessi<br />

e costosi,<br />

adattandosi<br />

rapidamente a<br />

nuovi requisiti<br />

normativi e<br />

alle richieste<br />

dei pazienti.<br />

più complessità a livello di<br />

produzione.<br />

Una caratteristica di molti<br />

nuovi farmaci è quella di<br />

impattare su popolazioni di<br />

pazienti più piccole rispetto al<br />

passato, perché rispondono a<br />

bisogni di salute sempre più<br />

personalizzati e, in qualche<br />

modo, di nicchia: questo<br />

ovviamente genera un impatto<br />

diretto sui volumi. I produttori<br />

devono essere in grado di<br />

gestire la produzione di farmaci<br />

più complessi e costosi,<br />

adattandosi rapidamente a<br />

nuovi requisiti normativi e alle<br />

richieste dei pazienti.<br />

Essendo regolamentato, il ciclo<br />

di innovazione nella produzione<br />

di nuovi farmaci ha bisogno<br />

di tempi lunghi rispetto ad<br />

altri prodotti, che però hanno<br />

molte opportunità per ridursi,<br />

richiedendo una capacità di<br />

reazione più rapida da parte dei<br />

manager delle operation. Ma<br />

questo genera ulteriori benefici:<br />

una volta che un’azienda ha<br />

sviluppato le capacità per una<br />

modality, può applicarle ad<br />

altre correlate attraverso un<br />

approccio di piattaforma che<br />

crea sinergie.<br />

SOSTENIBILITÀ<br />

Un tema emergente, che ormai<br />

nessuno può fare a meno di<br />

considerare, è quello dell’Esg<br />

(Environmental, social and<br />

governance): un insieme di<br />

fattori che misurano l’impatto<br />

di un’azienda sull’ambiente, la<br />

società e la governance.<br />

Le aziende che si impegnano<br />

per migliorare il proprio<br />

profilo Esg sono sempre più<br />

apprezzate dai consumatori,<br />

dagli investitori e dai<br />

dipendenti.<br />

In particolare, i consumatori<br />

“<br />

Gli investitori<br />

sono più<br />

attenti<br />

ai rischi<br />

ambientali e<br />

più propensi<br />

a investire in<br />

aziende che<br />

hanno un<br />

buon profilo<br />

Esg<br />

sono sempre più sensibili<br />

ai temi della sostenibilità<br />

ambientale e sociale e sono<br />

quindi più propensi a scegliere<br />

prodotti e servizi di marchi che<br />

si impegnano per ridurre il<br />

proprio impatto. Gli investitori,<br />

dal canto loro, sono più attenti<br />

ai rischi ambientali e più<br />

propensi a investire in aziende<br />

che hanno un buon profilo Esg,<br />

in quanto meno esposte ai<br />

rischi connessi a una mancata<br />

attenzione a queste tematiche.<br />

FATTORI<br />

GEOPOLITICI<br />

Ci sono poi alcuni trend che<br />

riflettono i forti mutamenti<br />

geopolitici di questi ultimi<br />

anni. In passato, le aziende<br />

farmaceutiche si basavano<br />

su un modello di supply<br />

chain globale, che consentiva<br />

loro di approvvigionarsi di<br />

materie prime e componenti<br />

da qualsiasi parte del mondo.<br />

Questo modello era basato<br />

sulla percezione che il mondo<br />

fosse un luogo stabile e sicuro,<br />

dove le crisi geopolitiche erano<br />

un evento raro.<br />

Tuttavia, gli eventi degli ultimi<br />

anni, come le guerre in Ucraina<br />

e in Medio Oriente, hanno<br />

dimostrato che questo modello<br />

non è più sostenibile. Le crisi<br />

geopolitiche possono avere<br />

un impatto significativo sulla<br />

supply chain, causando carenze<br />

di materiali e componenti che<br />

peraltro sono state evidenti a<br />

tutti in questi ultimi tempi.<br />

Di conseguenza, le aziende<br />

farmaceutiche stanno iniziando<br />

a riconsiderare il loro modello<br />

di supply chain adottando<br />

strategie che mirano a ridurre<br />

la loro dipendenza da un’unica<br />

fonte di approvvigionamento e<br />

77


L’AZIONE DI EMA SU DIGITALIZZAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE<br />

L’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha raccolto la sfida rappresentata dalle numerose innovazioni che stanno<br />

attraversando il settore farmaceutico e ha istituito il Quality innovation group. Si tratta di un gruppo di esperti<br />

che ha tra i suoi obiettivi: supportare approcci innovativi nel design, nella produzione e nel controllo qualità dei<br />

medicinali; promuovere lo sviluppo e l’applicazione di metodi scientifici e tecnologici all’avanguardia nel settore<br />

farmaceutico; fornire consulenza strategica e scientifica all’Ema stessa su questioni relative all’innovazione e alla<br />

qualità dei medicinali.<br />

Alcuni dei punti salienti emersi lo scorso anno sono stati affrontati in due focus group di ascolto e apprendimento<br />

con la partecipazione di industria, mondo accademico e partner internazionali; tra gli altri argomenti, si è discusso<br />

di digitalizzazione e intelligenza artificiale. Guardando all’anno appena iniziato, il Quality innovation group<br />

prevede di continuare le proprie attività, condividere gli apprendimenti con la rete e lavorare a stretto contatto<br />

con partner internazionali su argomenti di reciproco interesse. Il board dell’Ema ha inoltre approvato il piano<br />

di lavoro sull’intelligenza artificiale del gruppo direttivo sui big data. La visione è quella di creare un sistema di<br />

regolamentazione dei farmaci che utilizzi l’intelligenza artificiale per la produttività personale, automatizzando<br />

processi e sistemi, aumentando la comprensione dei dati e supportando un processo decisionale più solido a<br />

beneficio della salute pubblica e degli animali.<br />

a migliorare la loro resilienza<br />

alle crisi.<br />

La continuità della supply e<br />

l’incertezza geopolitica stanno<br />

portando a due trend principali<br />

nel settore farmaceutico:<br />

l’aumento dei costi dovuti alle<br />

difficoltà di approvvigionamento<br />

delle materie prime e<br />

lo spostamento delle<br />

localizzazioni, in cui pesano<br />

fattori di rischio geopolitici,<br />

sociali e ambientali.<br />

NUOVE<br />

TECNOLOGIE<br />

E poi c’è chiaramente un<br />

paradigma tecnologico:<br />

il settore farmaceutico<br />

sta attraversando una<br />

trasformazione digitale, guidata<br />

dall’intelligenza artificiale. È la<br />

tecnologia emergente di cui si<br />

è maggiormente parlato nel<br />

2023 e che sta rapidamente<br />

guadagnando importanza<br />

anche nel settore farmaceutico,<br />

potendo essere utilizzata per<br />

migliorare l’efficienza, la qualità<br />

e la sicurezza delle operazioni.<br />

In realtà l’adozione<br />

dell’intelligenza artificiale<br />

nel settore è ancora in<br />

una fase iniziale, ma è<br />

sempre più evidente il suo<br />

potenziale nell’aiutare le<br />

aziende farmaceutiche a<br />

superare una serie di sfide.<br />

Prima di tutto, a fronte di un<br />

aumento della complessità<br />

dei prodotti, può essere<br />

utilizzata per automatizzare<br />

le attività ripetitive e<br />

migliorare la qualità dei dati;<br />

inoltre, data la necessità di<br />

ridurre il time to market,<br />

può aiutare ad accelerare<br />

lo sviluppo e l’approvazione<br />

dei nuovi prodotti. Inoltre,<br />

in una situazione di grande<br />

complessità della supply chain,<br />

può migliorarne la visibilità e<br />

ridurre il rischio di interruzioni.<br />

Alcuni grandi cluster di use<br />

case dell’intelligenza artificiale<br />

sono: la digitalizzazione dei<br />

processi e la creazione di<br />

una base di dati solida per<br />

l’addestramento degli algoritmi,<br />

la previsione dei problemi, il<br />

miglioramento dell’efficienza<br />

e l’automazione delle attività<br />

ripetitive, con riduzione della<br />

necessità di risorse umane.<br />

Accanto ai sistemi più<br />

consolidati, l’intelligenza<br />

artificiale generativa (Gni) è<br />

una nuova tecnologia che sta<br />

rapidamente guadagnando<br />

importanza nel settore<br />

industriale e può essere<br />

utilizzata per generare nuove<br />

idee, prodotti e processi.<br />

Il reale successo<br />

dell’implementazione<br />

dell’intelligenza artificiale<br />

nel settore farmaceutico<br />

dipenderà da una serie di<br />

fattori. Fondamentale è<br />

l’integrazione coerente con i<br />

processi esistenti, condizione<br />

essenziale perché risulti<br />

davvero efficace. Un altro<br />

punto è costituito dalla capacità<br />

di data science: le aziende<br />

farmaceutiche devono essere<br />

in grado di analizzare i dati per<br />

estrarre valore dall’intelligenza<br />

artificiale. Insomma, il successo<br />

è possibile solo in presenza<br />

di una roadmap chiara per<br />

l’implementazione di questa<br />

tecnologia emergente.<br />

A queste condizioni,<br />

l’intelligenza artificiale ha il<br />

potenziale per trasformare<br />

il settore industriale in molti<br />

modi: per esempio, può<br />

essere utilizzata per fornire<br />

alle aziende informazioni<br />

e suggerimenti sulla<br />

negoziazione dei prezzi,<br />

aiutandole a ottenere migliori<br />

accordi; può automatizzare<br />

la reportistica e le riunioni,<br />

liberando le risorse umane<br />

affinché si concentrino su<br />

attività più strategiche; può<br />

creare una copia digitale della<br />

supply chain, che sarebbe<br />

facilmente accessibile e fedele<br />

alla realtà.<br />

78


EIPG<br />

European Industrial<br />

Pharmacists Group<br />

IL RISCHIO DI BIOSIMILAR VOID IN EUROPA<br />

80<br />

Non tutti i farmaci biologici<br />

che perderanno l’esclusività<br />

(LoE) nel decennio 2023-2032<br />

saranno automaticamente<br />

soggetti alla concorrenza dei<br />

corrispondenti biosimilari e si<br />

potrebbe creare un “vuoto” sul<br />

mercato<br />

Il “biosimilar void” si verifica quando un farmaco biologico,<br />

al termine del periodo di protezione brevettuale, non riceve<br />

concorrenza da parte di farmaci biosimilari. Il rapporto<br />

di Iqvia “Assessing the biosimilar void” dell’ottobre 2023<br />

evidenzia questo rischio in Europa nei prossimi anni. L’arco<br />

temporale preso in considerazione dal rapporto va dal 2023<br />

al 2032 sia per riflettere la tempistica media di sviluppo di<br />

un nuovo candidato biosimilare (~7-10 anni) sia perché una<br />

previsione oltre il 2032 sarebbe poco accurata.<br />

In questo periodo, nonostante l’aumento degli eventi di<br />

perdita di esclusività (LoE) in termini di numero di farmaci<br />

biologici (n=110) e in termini di valore (si prevede un<br />

aumento di opportunità senza precedenti per i pagatori, gli<br />

sviluppatori di biosimilari e i pazienti, con un picco di oltre<br />

30 miliardi di euro tra il 2030 e il 2032), gli eventi stessi di<br />

LoE hanno una natura così mutevole da non garantire la<br />

sostenibilità della produzione e dell’introduzione sul mercato<br />

dei corrispettivi biosimilari. Per estensione, quindi, non sono<br />

garantiti nemmeno i risparmi economici né la facilitazione<br />

all’accesso dei pazienti a farmaci essenziali resi possibili<br />

dalla concorrenza che potrebbe aprirsi dopo la perdita della<br />

protezione della proprietà intellettuale di un biologico: con<br />

un minor numero di operatori sul mercato, la concorrenza<br />

tra gli originator e i biosimilari potrebbe assomigliare alla<br />

concorrenza tra i farmaci di marca, con meno prodotti<br />

disponibili e riduzione sia degli sconti sui prezzi sia del loro<br />

impatto nel migliorare l’accesso dei pazienti. Il conseguente<br />

onere finanziario per i sistemi sanitari europei nel periodo<br />

2023-2032 è quantificato in almeno 15 miliardi di euro in<br />

termini di mancato risparmio, circa il 25% dell’opportunità<br />

totale di LoE entro il 2032.<br />

Il rapporto Iqvia, oltre a quantificare il potenziale impatto del<br />

“biosimilar void” sui budget dei sistemi sanitari, identifica le<br />

classi di farmaci biologici che rischiano di non riuscire ad<br />

attrarre la concorrenza di biosimilari e indica diversi fattori<br />

che contribuiscono a creare questa situazione e che possono<br />

essere affrontati per risolverla.<br />

Farmaci biologici a scarsa<br />

attrattività<br />

I farmaci biologici del mercato europeo sono classificati dal<br />

rapporto Iqvia in due categorie: ad alta o bassa vendita, in<br />

base al superamento o meno della soglia di 500 milioni di<br />

euro di vendite annuali al momento della scadenza. Il 76%<br />

(84) dei farmaci biologici che raggiungono la scadenza della<br />

protezione in Europa rientra nella categoria a bassa vendita.<br />

Si prevede che solo il 7% di loro riceverà concorrenza<br />

nei prossimi 10 anni a causa delle limitate opportunità<br />

commerciali. Considerando il valore di vendita annuo previsto<br />

per i prodotti a bassa vendita senza biosimilari in sviluppo, si<br />

stima un’opportunità mancata di circa 7 miliardi di euro solo<br />

per questo segmento. I restanti 8 miliardi di euro previsti in<br />

termini di opportunità mancate sono causati dal fatto che il


makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />

27% dei 26 biologici ad alta vendita esposti a eventi di LoE<br />

entro la fine del 2032 non ha ancora un candidato biosimilare<br />

in cantiere.<br />

Un discorso a parte è riservato ai farmaci biologici orfani, dei<br />

quali il 34% raggiungerà lo stato di LoE in questo decennio,<br />

in quanto gli innovatori continueranno a investire nei farmaci<br />

orfani. Nonostante la rapida crescita delle opportunità per i<br />

biosimilari orfani, un solo farmaco biologico orfano (meno<br />

del 3% dell’intera coorte) ha finora attratto lo sviluppo<br />

di biosimilari. Non si prevede che altri biologici orfani<br />

affronteranno la concorrenza dei biosimilari perché le vendite<br />

annuali dei 39 farmaci orfani attualmente in commercio sono<br />

troppo basse (circa 105 milioni di euro). Uno dei principali<br />

fattori che limitano lo sviluppo dei biosimilari per i farmaci<br />

orfani è legato al fatto che molte di queste terapie rientrano<br />

nelle categorie dei coniugati anticorpo-farmaco (ADC) e delle<br />

terapie cellulari o geniche (Atmp). Ciò implica molte sfide dal<br />

punto di vista dello sviluppo e della produzione, investimenti<br />

iniziali più elevati e una configurazione più complessa per i<br />

test analitici e clinici.<br />

Differenze tra aree terapeutiche<br />

La maggior parte degli eventi di LoE riguarderanno<br />

farmaci biologici oncologici (24%), seguiti da biologici per<br />

il trattamento del sistema immunitario (11%) e da quelli<br />

dell’area ematologica (10%).<br />

Entro il 2027, l’oncologia rappresenterà la quota maggiore di<br />

programmi di sviluppo di biosimilari (44%), ma dal 2027 in<br />

poi si prevede che il numero medio di biosimilari in sviluppo<br />

diminuirà da 2,19 per molecola a 0,43. Questa tendenza è<br />

guidata in gran parte da una forte diminuzione del numero<br />

medio di candidati onco-biosimilari, che dovrebbe diminuire<br />

da 4,3 nel 2023-2027 a 1,2 nel 2028-2032.<br />

I principali vincoli che limitano la decisione di sviluppare<br />

farmaci biosimilari sono rappresentati dai costi e dai tempi.<br />

Proprio nell’area oncologica, ad esempio, i costi per l’acquisto<br />

del farmaco biologico di riferimento da usare per il confronto<br />

nelle sperimentazioni sono elevati. Inoltre sono necessarie<br />

ampie popolazioni di pazienti per dimostrare endpoint clinici<br />

rilevanti.<br />

Sempre in ambito oncologico (ma non solo), lo sviluppo di<br />

biosimilari è ulteriormente complicato dall’implementazione<br />

di terapie di combinazione basate sull’uso di due o più<br />

biologici. Come già detto, alcune di queste potrebbero essere<br />

molto costose (ad esempio gli anticorpi monoclonali e gli<br />

inibitori di PD-1) e richiedono una popolazione di studio<br />

ancora più ampia per dimostrare l’equivalenza dell’effetto<br />

aggiuntivo.<br />

Altri fattori che ostacolano<br />

la concorrenza<br />

Il rapporto Iqvia sottolinea anche l’impatto sullo sviluppo dei<br />

biosimilari derivato dai possibili cambiamenti negli attuali<br />

standard di cura, dovuti, ad esempio, a nuove formulazioni<br />

dell’originator più facili da usare (ad esempio, iniezioni<br />

sottocutanee vs endovenose).<br />

La disponibilità di versioni di seconda e terza generazione<br />

dell’originator è un altro fattore che limita la possibile quota di<br />

mercato di un biosimilare del prodotto di prima generazione.<br />

Le possibili soluzioni<br />

Il rapporto propone alcune possibili soluzioni per superare il<br />

previsto biosimilar void, a partire dalla valutazione dettagliata<br />

dei cluster di prodotti biologici a rischio di concorrenza<br />

limitata o assente. Le attività di horizon scanning volte<br />

a identificare precocemente i prossimi eventi LoE sono<br />

fondamentali per prevenire contrazioni nello sviluppo<br />

dei biosimilari. L’horizon scanning può anche supportare<br />

l’ingresso nel mercato e la concessione di incentivi basati<br />

sulla domanda.<br />

Lo sviluppo di biosimilari di farmaci orfani potrebbe<br />

beneficiare di una rinuncia predefinita agli studi di<br />

efficacia comparativa, una misura che secondo Iqvia non<br />

comprometterebbe la dimostrazione della biosimilarità.<br />

Anche a livello normativo si potrebbero apportare<br />

miglioramenti per snellire lo sviluppo dei biosimilari e le linee<br />

guida potrebbero essere fatte convergere a livello globale.<br />

Iqvia suggerisce inoltre l’adozione di percorsi normativi chiari<br />

per incentivare lo sviluppo di trattamenti genici e cellulari<br />

biosimilari di nuova generazione. Ottimizzare le condizioni di<br />

mercato, con incentivi per i medici e l’introduzione di obiettivi<br />

di prescrizione potrebbe favorire l’accesso. Sarebbero infine<br />

necessari nuovi modelli di gara per agevolare le pratiche di<br />

acquisto con più vincitori.<br />

81


NUMERO 1 - FEBBRAIO <strong>2024</strong><br />

Casa editrice<br />

<strong>MakingLife</strong> Srl<br />

Piazza della Repubblica, 10<br />

2<strong>01</strong>21 Milano MI<br />

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Con il patrocinio di:<br />

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MC<br />

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