MakingLife 01 2024
Nell'era dell'informazione è cruciale non solo avere accesso ai dati, ma anche saperli interpretare adeguatamente. Per questo abbiamo deciso di dedicare una sezione della rivista all'approfondimento delle tendenze attuali e delle prospettive future in ambiti cruciali del settore sanitario. Oltre a fornire i dati chiave rielaborati, la sezione raccoglie le opinioni delle più rilevanti figure del settore offrendo una visione complessiva e multidimensionale delle implicazioni di questi dati. Su questo numero, l'attenzione è rivolta al mercato dei farmaci generici e biosimilari.
Nell'era dell'informazione è cruciale non solo avere accesso ai dati, ma anche saperli interpretare adeguatamente. Per questo abbiamo deciso di dedicare una sezione della rivista all'approfondimento delle tendenze attuali e delle prospettive future in ambiti cruciali del settore sanitario. Oltre a fornire i dati chiave rielaborati, la sezione raccoglie le opinioni delle più rilevanti figure del settore offrendo una visione complessiva e multidimensionale delle implicazioni di questi dati. Su questo numero, l'attenzione è rivolta al mercato dei farmaci generici e biosimilari.
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makinglife | febbraio <strong>2024</strong> | numero uno<br />
OSSERVATORIO MERCATI<br />
PharmaFuture & Health
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nell’healthcare<br />
e ne governa il cambiamento
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INDICE<br />
Commenti<br />
Pharma Novel<br />
Scenari di mercato<br />
<strong>01</strong> 02 03<br />
Il privilegio di osservare<br />
L’epoca dell’ansia<br />
6<br />
8<br />
Un anno di storie<br />
10<br />
Pharma, pilastro<br />
dell’economia europea<br />
Sfide globali<br />
14<br />
18<br />
Salute in Italia<br />
22<br />
Gli 11 trial del <strong>2024</strong><br />
26<br />
4
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Osservatorio equivalenti<br />
Analyses & Perspectives<br />
Finance<br />
Pharmatelling<br />
Un potenziale ancora<br />
inespresso<br />
30<br />
04 05 07<br />
Il futuro degli<br />
equivalenti<br />
38<br />
06<br />
Spyglass<br />
60<br />
L’evoluzione delle<br />
pharma operations<br />
76<br />
Panorami equivalenti<br />
32<br />
I generici nell’Europa<br />
post-Covid<br />
Una biodiversità da<br />
tutelare<br />
Generici e biomilari a<br />
sostegno del SSN<br />
40<br />
44<br />
48<br />
Questione di fiducia<br />
I mantra di Alfasigma<br />
Sostenibilità: costo o<br />
investimento?<br />
62<br />
66<br />
70<br />
Il rischio di biosimilar<br />
void in Europa<br />
80<br />
Tre modelli di prezzo<br />
per i generici<br />
52<br />
Pricing biosimilari<br />
56<br />
Un settore promettente<br />
58<br />
5
Il privilegio<br />
di osservare<br />
Cristiana Bernini<br />
Qual è il mestiere più<br />
bello del mondo? Quello<br />
del giornalista, avrebbe<br />
risposto Gabriel García<br />
Márquez. E non possiamo<br />
che essere d’accordo<br />
con lui. Il giornalista è un<br />
osservatore privilegiato<br />
di ciò che gli accade<br />
attorno: la sua professione<br />
gli permette di fermarsi<br />
ad analizzare per poi<br />
raccontare al proprio<br />
lettore uno spaccato il<br />
più possibile completo e<br />
obiettivo della realtà.<br />
Il mondo di <strong>MakingLife</strong> è<br />
quello delle life science,<br />
delle aziende che ne fanno<br />
parte e dei professionisti<br />
che ogni giorno operano in<br />
questo settore e il nostro<br />
compito è appunto quello<br />
di osservarlo, esplorarlo,<br />
narrarlo, con il fine ultimo<br />
di creare strumenti utili<br />
e divenire il fulcro e il<br />
punto di riferimento di una<br />
community che ogni giorno<br />
cresce e si consolida.<br />
Dal constante confronto<br />
con il nostro network,<br />
nascono le tante iniziative<br />
che vi proponiamo e che<br />
nel tempo si trasformano<br />
per essere sempre più in<br />
linea con un comparto in<br />
costante evoluzione.<br />
Il numero di <strong>MakingLife</strong><br />
che vi apprestate a<br />
leggere contiene alcune<br />
importanti novità che ci<br />
accompagneranno nel<br />
corso di quest’anno, proprio<br />
per andare incontro alle<br />
esigenze di informazione<br />
espresse dai nostri lettori.<br />
Oltre alla parte finanziaria,<br />
che abbiamo introdotto per<br />
dar conto delle logiche di<br />
mercato di un comparto<br />
particolarmente dinamico,<br />
ci siamo focalizzati sulla<br />
creazione degli Osservatori,<br />
“occhi” puntati su temi<br />
specifici per indagare con<br />
metodo giornalistico la<br />
realtà, raccogliendo dati,<br />
analizzandoli, elaborandoli<br />
e commendandoli grazie<br />
all’aiuto dei più importanti<br />
esperti della materia.<br />
Per caratterizzare la<br />
sezione della rivista<br />
dedicata agli Osservatori,<br />
il nostro art director<br />
Simone Abbatini ha<br />
ideato un logo che ben ne<br />
sintetizza il significato:<br />
“la creatività – scrive<br />
Abbatini – rimanda a una<br />
serie di elementi circolari<br />
di cui diventa sintesi<br />
concettuale. Attraverso la<br />
loro intersezione si genera<br />
l’occhio: l’osservazione<br />
attenta di <strong>MakingLife</strong><br />
PharmaFuture & Health<br />
sull’universo Life Science.<br />
I cerchi richiamano la<br />
vetreria da laboratorio e il<br />
microscopio, raffigurando<br />
quindi il concetto di<br />
ricerca; la loro intersezione<br />
indica il punto di vista<br />
critico dell’approccio di<br />
<strong>MakingLife</strong>, che mette in<br />
connessione fenomeni e<br />
ne ricava una narrazione<br />
mai banale; l’occhio, infine,<br />
rappresenta l’osservazione<br />
attenta e partecipata che<br />
nutre i pezzi appartenenti a<br />
6
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
questa parte del magazine”.<br />
Il termine stesso di<br />
Osservatorio, d’altra parte,<br />
racchiude in sé l’idea e il<br />
valore di team di lavoro,<br />
di gruppo di studio, di<br />
luogo di confronto e di<br />
dibattito, di laboratorio<br />
dove sperimentare e<br />
progettare, di fucina di<br />
stimoli e proposte, di centro<br />
di documentazione.<br />
In Italia la ricerca è<br />
privilegio e incarico di<br />
agenzie e dipartimenti<br />
accademici: poco o niente<br />
si muove sul fronte delle<br />
attività più aperte alla<br />
comunicazione, quali<br />
possono essere le riviste<br />
di settore o le piattaforme<br />
d’informazione. E qui sta la<br />
bella anomalia della nostra<br />
squadra, che mette in rete<br />
competenze diverse con lo<br />
scopo di divulgare i risultati<br />
degli approfondimenti e<br />
delle indagini su cui lavora.<br />
La nostra community di<br />
utenti/lettori fidelizzata<br />
si aspetta un servizio<br />
d’informazione che<br />
non sia semplicemente<br />
compilativo ma riesca<br />
collegare e a interpretare<br />
i dati raccolti, a dare conto<br />
dei risultati di analisi e<br />
di approfondimenti, a<br />
suggerire talvolta soluzioni<br />
a problemi e possibili punti<br />
di consenso.<br />
Ed ecco perché abbiamo<br />
deciso di aprirlo, questo<br />
cantiere: perché è nella<br />
nostra mission fare<br />
rete, dare conto dei<br />
problemi, fornire risorse<br />
interpretative, abbattere<br />
i silos che troppe volte<br />
esistono tra aree che<br />
dovrebbero comunicare<br />
per crescere. Così, gli<br />
Osservatori di <strong>MakingLife</strong><br />
nascondono come<br />
indagini e diventano<br />
progetti di comunicazione<br />
e di circolazione<br />
d’informazioni in senso<br />
orizzontale, reticolare,<br />
di network interattivo,<br />
sia all’interno del<br />
sistema healthcare nel<br />
suo complesso, che tra<br />
questo e gli operatori<br />
economici e finanziari, la<br />
realtà sociale e politica.<br />
Alcuni Osservatori sono<br />
destinati a generare<br />
eventi e altri resteranno<br />
riservati, per loro natura<br />
destinati a chi li ha voluti<br />
commissionare e desidera<br />
riflettere sui risultati<br />
senza necessariamente<br />
comparteciparli.<br />
Stay tuned: restiamo<br />
connessi a andiamo<br />
avanti insieme. Siamo<br />
in attesa di riscontri,<br />
obiezioni, contributi e,<br />
perché no, rimproveri<br />
costruttivi. Purché si<br />
cresca con entusiasmo<br />
in un sistema Paese<br />
che ha bisogno<br />
della partecipazione<br />
di competenze e<br />
professionalità in un<br />
percorso non facile ma<br />
entusiasmante per la<br />
velocità e i risultati.<br />
7
L’epoca<br />
dell’ansia<br />
Il problema e una<br />
(piccola) soluzione<br />
Antonio Maturo<br />
Professore di Sociologia della Salute<br />
Università di Bologna, Campus della Romagna<br />
Italo Calvino aveva individuato nella rapidità una categoria<br />
fondamentale per capire il nostro tempo. Lo aveva scritto nel<br />
1985 nelle sue “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo<br />
millennio” purtroppo mai presentate a Harvard dove era<br />
stato invitato (Calvino morì e le sue Lezioni uscirono postume).<br />
In effetti, quante volte abbiamo sbuffato e sospirato perché<br />
non siamo riusciti a portare a termine un impegno per mancanza<br />
di tempo? E quante volte ci siamo lamentati perché le<br />
cose corrono troppo in fretta e noi non riusciamo più a “starci<br />
dietro”? La crescita della velocità dei processi sociali, comunicativi<br />
e tecnologici è motivo di lamento per tutti noi e oggetto<br />
di studio per le scienze sociali. In special modo, il sociologo<br />
Hartmut Rosa ha introdotto e analizzato il concetto di “accelerazione”<br />
come asse costitutivo della nostra società e, appunto,<br />
del nostro “tempo”. La rapidità è stata quindi sorpassata. In<br />
velocità.<br />
Anche nella nostra vita quotidiana possiamo notare come la<br />
velocità, spesso intrecciata con i consumi, scandisce le nostre<br />
scelte: “compra con un click” o anche: “premi qui per prelevare<br />
100 euro senza ricevuta”. I casellanti nelle autostrade sono<br />
estinti da anni, perché col telepass non dobbiamo neppure<br />
più fermarci. I biglietti ferroviari li compriamo in un minuto<br />
dal cellulare e lì facciamo pure il check-in. In hotel diciamo<br />
solo “Buonasera” quando arriviamo perché avremo già inviato<br />
la nostra carta di identità scannerizzata nel momento in cui<br />
prenotiamo la stanza sulla piattaforma digitale. La velocità di<br />
imbarco sui voli è commisurata e “prioritizzata” al prezzo del<br />
nostro biglietto, quasi montare sull’aereo prima degli altri fosse<br />
un simbolo di status.<br />
L’accelerazione dei ritmi di vita crea ansia e stress. Viviamo<br />
nella costante paura di non farcela, ma anche nella paura<br />
di non esserci, di perdere delle occasioni importanti. C’è ovviamente<br />
un acronimo americano per questo: FOMO, fear of<br />
missing out. Oggi, stretti fra deadline, richieste di aumento di<br />
produttività e indicatori di efficienza, essere ansiosi e stressati<br />
è probabilmente la regola. Anzi, questi stati d’animo ci rendono<br />
più efficienti nella vita di tutti i giorni. Affrontare “il logorio<br />
della vita moderna” con atteggiamento zen sarebbe disfunzionale,<br />
laddove è lo stress, purtroppo, a essere funzionale (eustress).<br />
In un famoso articolo pubblicato recentemente sullo<br />
European journal of social psychology viene dimostrato che le<br />
persone ansiose sono più brave a prendere decisioni giuste,<br />
laddove la calma sarebbe “disaddativa nel contesto delle rapide<br />
decisioni”. Non sarebbe più quindi la depressione il male<br />
del secolo, bensì l’ansia. Come titolava alcuni anni fa il New<br />
York Times: “Lo Xanax ha eclissato il Prozac”.<br />
Ora, abbiamo trattato ansia e stress come sinonimi, ma il loro<br />
significato non coincide. Mentre l’ansia è una sensazione di<br />
disagio vaga e indefinita di durata estesa caratterizzata da<br />
ipervigilanza, lo stress è una sorta di accumulo d’ansia legato<br />
a specifici problemi esistenziali e, spesso, lavorativi. È dunque<br />
plausibile pensare che un’esposizione prolungata a degli<br />
8
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
“stressor” generi nelle persone uno stato d’animo ansioso (a<br />
sua volta incline a sviluppare stress per gli eventi della vita<br />
quotidiana). La versione stereotipata di questa situazione probabilmente<br />
è quella dell’operatore di borsa, in giacca e cravatta,<br />
che tratta milioni di euro sul filo del rasoio, come il «lupo<br />
di Wall Street» dell’omonimo film di Martin Scorsese. Gli studi<br />
dicono invece che sono le fasce sociali vulnerabili a livello socio-economico<br />
a soffrire maggiormente di ansia e stress.<br />
Diceva Susan Sontag che la malattia è “il lato notturno della<br />
vita”. Un autore completamente diverso, il filosofo francese<br />
Georges Canguilhem definì la salute come “il silenzio degli<br />
organi”. Spiegava, invece, un altro filosofo, Hans-Georg Gadamer,<br />
che è solo quando questo silenzio si interrompe, ovvero<br />
quando ci ammaliamo, che ci accorgiamo dell’importanza della<br />
salute. Ora, se l’ansia è una condizione normale nella vita di<br />
tanti, dobbiamo ormai considerarla come parte della salute?<br />
No, senz’altro. Una cosa è la normalità statistica (la maggioranza<br />
delle persone è stressata), un’altra è la normalità, chiamiamola,<br />
“fisiologica”: ansia e stress sono nocive perché riducono<br />
le difese immunitarie e spingono verso stili di vita poco<br />
sani (in primis, tabacco e alcol).<br />
Una modalità di riduzione dell’ansia è rappresentata dalla<br />
“decelerazione funzionale”. Come cantava Lucio Battisti: “Dolcemente<br />
viaggiare. Rallentando per poi accelerare”. Ad esempio,<br />
si fa yoga o mindfulness per riconnettersi con se stessi.<br />
Queste pratiche sono molto supportate dalle aziende oggi. In<br />
pratica, si rallenta un attimo per poi aumentare la produttività.<br />
Quasi una fregatura, insomma.<br />
Ci sono poi delle modalità di rallentamento più radicali come<br />
il cosiddetto “downshifting”. Ovvero il manager milanese che<br />
si licenzia per andare in giro in barca a vela nei Caraibi. Tutte<br />
le settimane, specialmente al lunedì, leggiamo una storia del<br />
genere. Poi uno si chiede se il manager è davvero questo fenomeno<br />
o se ha ricevuto un’improvvisa eredità.<br />
Ci sono due aspetti dell’epidemia di ansia che generalmente<br />
passano inosservati. Il primo aspetto riguarda la solitudine.<br />
Le persone sole risultano essere maggiormente ansiose delle<br />
persone che hanno un partner o dei figli. La solitudine aumenta<br />
il rischio di condurre stili di vita nocivi. Ma oltre a questo<br />
può stimolare la ruminazione di pensieri irrealistici che generano<br />
ansia. A volte è importante avere qualcuno che ci impedisca<br />
di diventare paranoici (valgono anche gli amici). L’altro<br />
aspetto che passa inosservato è che l’ansia è enormemente<br />
diffusa tra gli anziani. Proprio dove non te lo aspetti: tendiamo<br />
a immaginare gli anziani come persone che hanno fatto pace<br />
con se stesse. Invece, problemi di salute, problemi economici,<br />
pensieri per i figli producono ansia e stress su persone che già<br />
vivono una condizione di vulnerabilità.<br />
Prima di sfociare nel patologico, c’è un farmaco che dovrebbe<br />
venire prescritto per ridurre l’ansia. Si tratta delle relazioni<br />
sociali. Cominciamo a praticare atti di gentilezza con persone<br />
a caso. Loro non lo sanno, ma lo facciamo soprattutto per noi.<br />
9
PHARMA<br />
NOVEL<br />
Mario Addis<br />
Un anno di storie<br />
Makinglife ha nella sua mission il superamento delle barriere e degli schemi convenzionali.<br />
Anche nella scelta delle modalità di comunicazione ci piace esplorare diverse forme<br />
e differenti linguaggi. Per questo abbiamo voluto che Mario Addis, uno dei più importanti<br />
illustratori italiani, ci accompagnasse fin dalla prima uscita con una sua graphic<br />
novel. Un modo per scoprire che anche il mondo del pharma può essere poetico ed evocativo.<br />
In questo numero vi proponiamo un excursus di tutte le graphic novel pubblicate nel<br />
2023, visualizzabili e scaricabili inquadrando il Qrcode.<br />
Buona lettura!<br />
10
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Numero 1 | 2023<br />
Verso l’infinito...e oltre!<br />
Il pharma italiano è tradizionalmente votato al mercato<br />
estero, realizzando fuori dall’Italia più del 70% delle vendite.<br />
Nel 2022, l’industria ha registrato un record nelle esportazioni<br />
con una crescita superiore al 44% e un saldo estero attivo di<br />
67 miliardi di euro.<br />
Negli ultimi anni, l’export italiano nel settore farmaceutico è<br />
cresciuto a un ritmo più veloce rispetto alla media europea, a<br />
dimostrazione di una domanda sostenuta per i nostri prodotti.<br />
Tuttavia, più del 50% del fatturato<br />
è stato realizzato all’interno del<br />
mercato dell’Unione europea, una<br />
dipendenza da un unico mercato<br />
che sta inducendo molte aziende<br />
ad allargare i propri orizzonti<br />
rivolgendosi ad esempio ai Paesi<br />
emergenti.<br />
O forse, anche molto più in là,<br />
come immagina Mario Addis<br />
nella sua pharma novel.<br />
LEGGI LA<br />
NOVEL QUI<br />
Numero 2 | 2023<br />
O la borsa o la vita!<br />
L’industria farmaceutica è di fronte alla sfida di bilanciare la sostenibilità<br />
ambientale con quella economica. L’aumento della consapevolezza<br />
e della sensibilità dei consumatori, nonché la spinta delle istituzioni<br />
governative (il green deal europeo prevede di raggiungere la neutralità<br />
climatica entro il 2050) e finanziarie impongono lo sviluppo di soluzioni<br />
produttive e gestionali più rispettose dell’ambiente.<br />
L’aderenza agli obiettivi di sviluppo sostenibile non è solo un imperativo<br />
etico, ma anche economico. Le aziende che adottano pratiche sostenibili<br />
possono ottenere benefici significativi in termini di reputazione e<br />
supporto pubblico, oltre a essere più resilienti<br />
e preparate per le sfide future.<br />
Tuttavia, per raggiungere davvero gli obiettivi<br />
di sostenibilità è necessario che le aziende<br />
adottino un approccio sistemico che coinvolge<br />
l’intera organizzazione, dalla scelta dei<br />
fornitori e dei materiali alla produzione,<br />
distribuzione e smaltimento dei prodotti.<br />
Per evitare che gli sforzi siano vani o, peggio,<br />
scivolino nel greenwashing, come racconta<br />
Mario Addis nella sua pharma novel.<br />
LEGGI LA<br />
NOVEL QUI<br />
11
Numero 3 | 2023<br />
Un gioco di strategia<br />
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando l’industria<br />
farmaceutica fornendo un contributo in ogni attività, dall’R&D<br />
alla personalizzazione dei trattamenti: viene utilizzata nelle fasi<br />
di discovery, testing pre-clinico e clinico, nella produzione, con<br />
applicazioni che vanno dall’identificazione dei modelli di testing<br />
alla previsione di eventi in produzione.<br />
L’IA può fornire un contributo cruciale per elaborare enormi<br />
quantità di dati individuando modelli nascosti e offrendo<br />
previsioni; esegue operazioni complesse e ripetitive con rapidità<br />
e accuratezza, raccoglie dati in real time,<br />
riduce i tempi di lavorazione e gli errori di<br />
produzione.<br />
Tuttavia, per ottenere risultati effettivi<br />
dall’IA sono necessari pianificazione<br />
strategica, capacità di analisi e di<br />
risoluzione di problemi complessi,<br />
apprendimento continuo, ma anche<br />
creatività e innovazione.<br />
Un gioco di strategia, come lo immagina<br />
Mario Addis nella sua pharma novel.<br />
LEGGI LA<br />
NOVEL QUI<br />
Numero 4 | 2023<br />
Il tesoro nascosto<br />
Gli scarti della filiera agroalimentare offrono non<br />
solo benefici etici ed ecologici ma anche economici<br />
poiché possono contenere molecole funzionali per la<br />
formulazione di integratori o di ingredienti attivi di<br />
alto valore commerciale. Le sostanze estratte possono<br />
essere impiegate in prodotti alimentari, cosmetici,<br />
farmaceutici e persino nel packaging, reintroducendole<br />
nel ciclo produttivo nell’ottica di attuazione<br />
dell’economica circolare.<br />
Il recupero di valore non è affatto<br />
marginale perché le molecole<br />
isolate dagli scarti possono<br />
essere di interesse commerciale<br />
anche superiore a quelle del<br />
prodotto di origine.<br />
Un motivo in più per “non buttare<br />
via niente”, come ci racconta<br />
Mario Addis nella sua pharma<br />
novel.<br />
LEGGI LA<br />
NOVEL QUI<br />
12
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Numero 5 | 2023<br />
Sinfonia cellulare<br />
I Prodotti medicinali di terapia avanzata (Atmp) sono<br />
medicine per uso umano basate su geni o cellule e<br />
vengono utilizzate in un’ampia gamma di trattamenti,<br />
come quelli per malattie genetiche, tumori e rigenerazione<br />
tissutale.<br />
I medicinali di terapia cellulare somatica e ingegneria<br />
tissutale, in particolare, vengono<br />
prodotti estraendo cellule o tessuti<br />
e manipolandoli per modificarne<br />
le caratteristiche biologiche, le<br />
funzioni fisiologiche o le proprietà<br />
strutturali conferendo loro la<br />
capacità di trattare, riparare,<br />
rigenerare i tessuti del paziente.<br />
Una sorta di risintonizzazione delle<br />
cellule, come racconta Mario Addis<br />
nella sua pharma novel.<br />
LEGGI LA<br />
NOVEL QUI<br />
Numero 6 | 2023<br />
Una questione di cuore<br />
Il conflitto è un elemento intrinseco nella natura<br />
umana e non può, né deve, essere evitato. Nelle realtà<br />
lavorative emerge inevitabilmente dalle dinamiche<br />
interpersonali e organizzative ma non è sempre<br />
dannoso; può, anzi, fornire un contributo alla crescita<br />
dell’azienda.<br />
Compito dei manager è<br />
affrontare i conflitti non appena<br />
emergono per prevenirne<br />
l’escalation e limitarne gli impatti<br />
negativi, fungendo da mediatori<br />
e facilitando la discussione e il<br />
dialogo.<br />
LEGGI LA<br />
NOVEL QUI<br />
Se necessario anche con<br />
decisioni salomoniche, come il<br />
manager immaginato da Mario<br />
Addis nella sua pharma novel.<br />
13
14<br />
Pharma<br />
pilastro<br />
dell’economia<br />
europea
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
L’INDUSTRIA FARMACEUTICA<br />
BASATA SULLA RICERCA È UN<br />
ASSET INESTIMABILE PER IL<br />
PROGRESSO SCIENTIFICO,<br />
MEDICO ED ECONOMICO<br />
EUROPEO. RESTANO DA<br />
AFFRONTARE, PERÒ, ALCUNE<br />
SFIDE CHIAVE, COME LA<br />
CRESCENTE CONCORRENZA<br />
E LA FRAMMENTAZIONE DEL<br />
MERCATO<br />
Caterina Lucchini<br />
L’industria farmaceutica basata sulla<br />
ricerca sta vivendo un’entusiasmante<br />
nuova era nello sviluppo dei farmaci<br />
grazie agli avanzamenti in scienza e<br />
tecnologia. Questa industria innovativa<br />
non solo guida il progresso medico,<br />
ma è anche un pilastro essenziale<br />
dell’economia europea, posizionandosi<br />
tra i settori ad alta tecnologia più<br />
performanti del continente. Il report<br />
del 2023 di Efpia “The pharmaceutical<br />
industry in figures” sintetizza con grande<br />
chiarezza i punti chiave dell’industria del<br />
farmaco.<br />
CONTRIBUTO<br />
ALLA SALUTE E AL<br />
BENESSERE SOCIALE<br />
L’industria farmaceutica ha già<br />
contribuito in modo significativo al<br />
benessere dei pazienti. I cittadini<br />
europei odierni possono aspettarsi di<br />
vivere fino a 30 anni in più rispetto a<br />
un secolo fa. Passi significativi nella<br />
ricerca biotecnologica hanno ridotto<br />
in modo sostanziale la mortalità, ad<br />
esempio, da cause legate all’Hiv/Aids<br />
e a diversi tipi di cancro. Farmaci per<br />
la gestione dell’ipertensione, delle<br />
malattie cardiovascolari e trattamenti<br />
mirati ad alcuni tipi di cancro hanno<br />
permesso un controllo più efficace delle<br />
patologie. La speranza di vita non è solo<br />
aumentata, anche la qualità della vita<br />
è notevolmente migliorata. Tuttavia,<br />
sfide significative persistono, compresi<br />
problemi come l’Alzheimer, la sclerosi<br />
multipla, molte forme di cancro e<br />
malattie rare.<br />
IL RUOLO CHIAVE<br />
NELL’ECONOMIA<br />
EUROPEA<br />
Oltre a guidare il progresso medico,<br />
l’industria farmaceutica basata sulla<br />
ricerca è un driver fondamentale<br />
dell’economia europea e svolge un<br />
ruolo critico nel ripristinare la crescita<br />
economica del continente e garantirne<br />
la competitività futura in un’economia<br />
globale in costante evoluzione. Nel 2022<br />
questo settore in Europa ha investito<br />
€44.500 milioni in Ricerca e Sviluppo<br />
(R&S) (figura 1). L’industria farmaceutica<br />
impiega direttamente oltre 865.000<br />
persone e genera un impatto indiretto<br />
triplo, sia a monte che a valle, rispetto<br />
all’impiego diretto (PwC, Economic and<br />
societal footprint of the pharmaceutical<br />
industry in Europe, giugno 2<strong>01</strong>9).<br />
Inoltre, è il settore con il rapporto più<br />
alto tra investimenti in R&S e vendite<br />
nette. Nel 2021, le industrie sanitarie<br />
hanno investito circa €235,3 miliardi<br />
in R&S, rappresentando il 21,5%<br />
della spesa totale in R&S aziendale a<br />
livello mondiale. Nonostante i successi,<br />
il settore affronta sfide reali, tra cui<br />
l’aumento dei costi di R&S e l’impatto<br />
delle misure di austerità introdotte dai<br />
governi europei dal 2<strong>01</strong>0. La crescita<br />
rapida nei mercati e nell’ambiente<br />
di ricerca delle economie emergenti<br />
come Brasile, Cina e India ha portato a<br />
una graduale migrazione delle attività<br />
economiche e di ricerca dall’Europa<br />
a questi mercati in forte crescita.<br />
Durante il periodo 2<strong>01</strong>7-2022 i mercati<br />
brasiliano, cinese e indiano sono<br />
cresciuti rispettivamente del 13%, 5,3% e<br />
11%, confrontati con una crescita media<br />
del 6,6% per i primi cinque mercati<br />
dell’Unione europea e del 7,1% per il<br />
mercato statunitense (fonte: Iqvia Midas,<br />
maggio 2023). Nel 2022, il Nord America<br />
ha rappresentato il 52,3% delle vendite<br />
farmaceutiche globali, rispetto al 22,4%<br />
dell’Europa. Secondo Iqvia il 64,4% delle<br />
vendite di nuovi farmaci lanciati durante<br />
il periodo 2<strong>01</strong>7-2022 ha riguardato il<br />
mercato statunitense, contro il 16,4%<br />
del mercato europeo (top 5 mercati).<br />
La frammentazione del mercato<br />
farmaceutico dell’UE ha portato a un<br />
redditizio commercio parallelo, stimato<br />
nel 2021 a €6.280 milioni (valore a prezzi<br />
di fabbrica).<br />
RICERCA E SVILUPPO<br />
NELL’INDUSTRIA<br />
FARMACEUTICA<br />
EUROPEA<br />
La ricerca e lo sviluppo di nuovi<br />
farmaci sono processi complessi,<br />
lunghi e costosi condotti dalle aziende<br />
farmaceutiche. In media occorrono 12-<br />
13 anni dalla sintesi iniziale di una nuova<br />
sostanza attiva all’introduzione del<br />
farmaco sul mercato. Il costo di ricerca<br />
15
e sviluppo di una nuova entità chimica o<br />
biologica è stato stimato a €1.926 milioni<br />
nel 2<strong>01</strong>4. Nonostante la precedente<br />
dominanza del mercato statunitense e<br />
la concorrenza crescente da economie<br />
emergenti come Cina e Corea, l’Europa<br />
ha visto una significativa presenza<br />
nella ricerca farmaceutica. Nel 2022,<br />
la Cina ha quasi eguagliato l’Europa<br />
come origine di nuove sostanze attive<br />
lanciate per la prima volta nel mercato<br />
globale (rispettivamente 16 e 17 nuove<br />
sostanze), dietro agli Stati Uniti, leader<br />
con 24 su un totale di 73.<br />
Dopo aver perso il primato come<br />
regione più innovativa del mondo nel<br />
2000, l’Europa è scesa al terzo posto<br />
nel 2020, sorpassata sia dagli Stati<br />
Uniti che da economie emergenti,<br />
in particolare dalla Cina. Un forte<br />
dominio del mercato statunitense ha<br />
portato a un significativo spostamento<br />
dell’attività economica e di ricerca<br />
verso gli Stati Uniti nel periodo<br />
1995-2005, una tendenza che si è<br />
intensificata dal 2<strong>01</strong>5.<br />
Si prevede, inoltre, che l’equilibrio<br />
geografico del mercato farmaceutico<br />
e della base di R&S si sposterà<br />
gradualmente verso le economie<br />
emergenti in rapida crescita.<br />
LIVELLI DI<br />
OCCUPAZIONE<br />
L’industria farmaceutica basata<br />
sulla ricerca è uno dei principali<br />
datori di lavoro dell’industria ad alta<br />
tecnologia in Europa. Negli utlimi<br />
decenni l’occupazione è cresciuta<br />
costantemente passando da 556.506<br />
unità nel 2000 a 865.000 unità nel<br />
2022.<br />
Una significativa proporzione di<br />
questi lavori è costituita da posizioni<br />
altamente specializzate, ad esempio<br />
nei settori dell’accademia o della<br />
scienza clinica, contribuendo a<br />
mantenere una base di conoscenze di<br />
alto livello e a prevenire una “fuga di<br />
cervelli” europea.<br />
Secondo i dati di Eurostat, l’industria<br />
farmaceutica è il settore ad alta<br />
tecnologia con il valore aggiunto<br />
più alto per persona impiegata,<br />
significativamente superiore alla media<br />
per le industrie ad alta tecnologia e<br />
manifatturiere.<br />
VENDITE<br />
A LIVELLO GLOBALE<br />
Il mercato farmaceutico mondiale<br />
(prescrizione) è stato stimato nel 2022 a<br />
€1.223 miliardi ($1.288 miliardi) a prezzi<br />
di fabbrica. Il mercato nordamericano<br />
(USA e Canada) rimane il più grande del<br />
mondo con una quota del 52.3%, ben al<br />
di sopra di Europa, Cina e Giappone.<br />
I margini di distribuzione, generalmente<br />
fissati dai governi, e le aliquote Iva<br />
differiscono significativamente da una<br />
Paese all’altro in Europa. In media, circa<br />
un terzo del prezzo al dettaglio di un<br />
medicinale va ai distributori (farmacisti e<br />
grossisti) e allo Stato.<br />
I farmaci costituiscono la parte più<br />
piccola dei costi sanitari, con una media<br />
del 18,4% della spesa totale in sanità in<br />
Europa destinata a prodotti farmaceutici<br />
e altri beni medici. In malattie costose<br />
come il cancro e l’artrite reumatoide, i<br />
farmaci rappresentano meno del 20%<br />
dei costi totali della malattia. I farmaci<br />
possono generare risparmi aggiuntivi, ad<br />
esempio riducendo in modo sostanziale i<br />
costi in altre aree della sanità, compresi<br />
gli ospedali e le cure a lungo termine.<br />
Investimenti in R&S farmaceutico | Fig 1<br />
80K<br />
Valori in milioni di $<br />
60K<br />
40K<br />
20K<br />
0<br />
1990<br />
2<strong>01</strong>0 2021<br />
Europa Usa Giappone Cina<br />
16<br />
Fonte: Efpia, “The Pharmaceutical Industry in Figures”, 2023
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ALLA PROVA DELLE<br />
SFIDE GLOBALI<br />
L’industria farmaceutica italiana<br />
conferma la sua solidità con<br />
una crescita della produzione,<br />
dell’occupazione e degli<br />
investimenti in ricerca. Lo<br />
scenario mondiale commerciale<br />
e geopolitico resta però<br />
estremamente impegnativo<br />
Paolo Egasti e Simone Montonati<br />
18
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Nonostante le intense sfide economiche e le crisi geopolitiche,<br />
l’industria farmaceutica in Italia conferma la sua importanza<br />
strategica e grazie alle aziende di medie e grandi dimensioni<br />
che dominano il settore, mostra livelli confortanti di<br />
competitività e robustezza economica.<br />
La produzione farmaceutica ha registrato un significativo<br />
incremento, trainata soprattutto dalle esportazioni di farmaci<br />
e vaccini contro il Covid-19, e gli investimenti in ricerca<br />
e sviluppo – in costante crescita – permettono risultati<br />
importanti in aree come i farmaci biotecnologici, i vaccini e le<br />
terapie avanzate. Sebbene sotto pressione per l’aumento dei<br />
costi delle materie prime e dell’energia, il settore ha anche<br />
visto un aumento dell’occupazione.<br />
LE DIMENSIONI CONTANO<br />
La collaborazione tra Nomisma ed Egualia ha dato vita<br />
all’Osservatorio permanente sul sistema dei farmaci generici,<br />
la cui edizione del 2023 fotografa il generale cambiamento<br />
strutturale in corso nel settore farmaceutico. La forte<br />
prevalenza di imprese di medie e grandi dimensioni nel<br />
comparto farmaceutico ha determinato storicamente la sua<br />
competitività e la sua solidità. Il 38,5% delle imprese del<br />
farmaco impiega oltre 50 addetti (la media manifatturiera<br />
resta inferiore al 3%).<br />
Tra i big europei l’Italia è prima per presenza di imprese a<br />
capitale statunitense, tedesco, francese, svizzero e giapponese<br />
ed è un hub mondiale per la produzione di vaccini per le<br />
imprese a capitale UK.<br />
Per quanto riguarda l’occupazione, il settore è in buona salute,<br />
con circa 65.600 occupati al 2022.<br />
È uno dei pochi comparti a mostrare dinamiche positive<br />
rispetto al 2<strong>01</strong>0 (+1,4%), con una base occupazionale in crescita<br />
dell’1,9% e un valore aggiunto per addetto significativamente<br />
più alto della media manifatturiera: 159.800 euro nel 2022.<br />
Contemporaneamente, dopo tre anni pressoché stabili, la<br />
produzione industriale farmaceutica segna un picco di 49<br />
miliardi (dato Farmindustria), grazie alle esportazioni, in<br />
particolare quelle riguardanti medicinali e vaccini contro il<br />
Covid-19.<br />
La situazione resta estremamente attiva e dinamica anche<br />
quando, a livello europeo, vengono prese in esame le imprese<br />
di farmaci generici: le 156 imprese europee sono distribuite<br />
in 18 Paesi e i ricavi delle vendite vedono negli ultimi anni un<br />
continuo andamento positivo, attestandosi a 15,76 miliardi<br />
di euro nel 2021 (+7% dal 2020 e +14% dal 2<strong>01</strong>9). L’Italia (3,1<br />
miliardi spalmati su 45 aziende) guida la classifica insieme alla<br />
Germania (3,8 miliardi su 20 aziende), evidenziando comunque<br />
una configurazione differente per quanto riguarda le dimensioni<br />
delle imprese dei due Paesi.<br />
Continua anche la tendenza all’investimento che da sempre<br />
caratterizza le imprese farmaceutiche: i capitali investiti hanno<br />
visto infatti un incremento di 920 milioni, con una variazione<br />
pari a +50%, raggiungendo i 2,76 miliardi nel 2021, un valore<br />
prossimo al 2<strong>01</strong>7 (che era stato l’anno più performante del<br />
decennio precedente).<br />
L’apporto del settore farmaceutico è fondamentale anche per<br />
l’export. Nel 2021 si era sì registrato un piccolo rallentamento<br />
(-2% dal 2020) ma il significativo trend di crescita che ha<br />
caratterizzato il settore in tutto il periodo considerato riprende<br />
nel 2022: 47,6 miliardi di euro (+ 42,8%). Quasi la totalità della<br />
produzione del comparto farmaceutico (97,2%) prende la<br />
via dell’esportazione, differenziandosi significativamente dal<br />
QUOTA DI FATTURATO PER CLASSE DI DIPENDENTI | FIG.1<br />
7,9% 7,9%<br />
250 O PIÙ 250 O PIÙ<br />
8,0% 8,0%<br />
50-249 50-249<br />
12,4% 12,4%<br />
20-49 20-49<br />
27,1 % 27,1 %<br />
10-19 10-19<br />
44,6 % 44,6 %<br />
0-9 0-9<br />
Attività manifatturiere<br />
Farmaceutica<br />
Fonte Nomisma, “Il sistema dei farmaci generici in Italia”, 2023<br />
19
complesso manifatturiero. Le esportazioni sono quadruplicate<br />
tra il 2008 e il 2022: 11,9 miliardi del 2008 contro gli attuali 47,6;<br />
e sul totale manifatturiero l’aumento passa dal 3,4% all’8%.<br />
TREND NEGATIVI<br />
L’Italia è uno dei principali mercati mondiali del farmaco ma<br />
il trend è negativo. Come spiega il report di Farmindustria<br />
“Indicatori farmaceutici”, nel 2022 il nostro Paese occupava il 7°<br />
posto del ranking globale (con circa il 3% del fatturato mondiale)<br />
ma nel 2<strong>01</strong>6 era al 6° posto e si prevede che nel 2026 scenderà<br />
all’8°, superato dal Brasile.<br />
Nel 2022 e nel 2023 sono proseguite le tensioni sui mercati<br />
internazionali delle materie prime, con aumenti significativi<br />
dei costi di tutti gli input produttivi e maggiori difficoltà negli<br />
approvvigionamenti. I costi dell’energia, sebbene abbiano<br />
registrato una riduzione rispetto ai massimi del 2022,<br />
rimangono ancora il doppio rispetto alla media del decennio<br />
2<strong>01</strong>0-2020. Allo stesso tempo, i costi delle altre materie prime<br />
industriali sono aumentati del 25-30% rispetto ai livelli di<br />
gennaio 2021 e non mostrano segni significativi di inversione.<br />
Dato che gli incrementi di costo – molto rilevanti – non possono<br />
essere trasferiti sui prezzi dei farmaci rimborsabili si crea una<br />
notevole pressione sui margini delle imprese in Italia, che ne<br />
limitano la competitività.<br />
RICERCA E SVILUPPO<br />
Le aziende farmaceutiche sono tradizionalmente votate alla<br />
ricerca e sviluppo: il settore è il primo al mondo per investimenti<br />
in R&S, sia in valore assoluto che in percentuale sul fatturato.<br />
Secondo le stime, le imprese investiranno 1.600 miliardi di euro<br />
tra il 2023 e il 2028. In questo senso l’Italia non fa eccezione:<br />
anche nel 2022, la imprese del settore hanno sostenuto<br />
investimenti significativi raggiungendo 1,9 miliardi di euro, pari<br />
al 6,8% degli investimenti totali in Italia. L’area è in crescita dal<br />
2<strong>01</strong>7 al 2022, con un aumento degli investimenti di oltre il 20%,<br />
un incremento che ha generato risultati notevoli, specialmente in<br />
alcuni ambiti di specializzazione come i farmaci biotecnologici e<br />
di sintesi chimica, i vaccini, i plasmaderivati, le terapie avanzate e<br />
i farmaci orfani.<br />
Uno degli aspetti fondamentali per lo sviluppo e l’accesso a nuove<br />
terapie è la ricerca clinica. Ogni anno, le aziende farmaceutiche<br />
investono oltre 700 milioni di euro in Italia, spesso collaborando<br />
con strutture del Sistema sanitario nazionale che ne trae<br />
diversi tipi di vantaggi: questi investimenti non solo favoriscono<br />
la crescita professionale di medici e ricercatori ma rendono<br />
anche accessibili ai pazienti terapie innovative, coprendo tutti i<br />
costi associati, come l’ospedalizzazione e gli esami diagnostici.<br />
Secondo uno studio dell’ALTEMS, per ogni euro investito in studi<br />
clinici, il beneficio economico per il SSN è di tre euro.<br />
DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE DEL FATTURATO FARMACEUTICO | FIG. 2<br />
USA<br />
& Canada<br />
52,3%<br />
Europa<br />
22,4%<br />
Cina<br />
8,1%<br />
Giappone<br />
4,9%<br />
America<br />
Latina<br />
4,1%<br />
Africa, Asia<br />
e Australia<br />
8,3%<br />
Fonte Farmindustria “Indicatori farmaceutici”, 2023.<br />
20
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22<br />
DAL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA<br />
SULLO STATO SANITARIO NEL NOSTRO PAESE<br />
EMERGONO MOLTI ELEMENTI CRITICI, DAI<br />
PROBLEMI DI SPESA PUBBLICA AL PESO DEI RISCHI<br />
COMPORTAMENTALI, ALLE CARENTI RISORSE PER<br />
L’ASSISTENZA RESIDENZIALE (MEGLIO, INVECE, I<br />
DATI SULLA SALUTE MENTALE). UN AIUTO, PERÒ,<br />
POTREBBE ARRIVARE DAL PNRR<br />
La Commissione europea,<br />
nel suo rapporto pubblicato<br />
a settembre 2023, offre<br />
un’analisi dettagliata sullo<br />
stato di salute dell’Europa.<br />
Questo studio si basa su<br />
dati provenienti da fonti<br />
autorevoli come Eurostat,<br />
Ocse, Ecdc e Who, fornendo<br />
Isabella Bordogna<br />
un quadro completo della<br />
situazione sanitaria nei<br />
Paesi dell’Unione europea.<br />
L’edizione del 2023 introduce<br />
anche una sezione dedicata<br />
alla salute mentale, nella<br />
crescente consapevolezza<br />
dell’importanza di questo<br />
aspetto.<br />
CATTIVE<br />
ABITUDINI<br />
L’Italia, nel contesto di questo<br />
report, emerge con risultati<br />
significativi. La speranza di<br />
vita alla nascita, attestata a<br />
83 anni, è la terza più elevata<br />
nell’Unione europea e segna<br />
una leggera ripresa rispetto<br />
al calo del 2020 causato<br />
dal Covid-19. Il dato risulta<br />
comunque un po’ inferiore<br />
rispetto ai livelli pre-pandemia.<br />
Nel 2020 il Covid-19<br />
rappresentava più del 10%<br />
dei decessi totali, tuttavia le<br />
malattie cardiovascolari e i<br />
tumori restavano al primo<br />
posto tra le cause di morte<br />
(metà dei decessi totali). Nel<br />
2020, quindi, c’è stato un forte<br />
picco di mortalità, un eccesso<br />
che è rimasto stabile a un<br />
livello del 10% circa rispetto al<br />
periodo pre-pandemico, con<br />
un leggero aumento nel 2022,<br />
nonostante il calo dei molti<br />
decessi per Covid-19.<br />
Il rapporto mette in luce<br />
come circa un terzo di tutti i<br />
decessi in Italia possa essere<br />
attribuito a fattori di rischio<br />
comportamentali (figura 1).<br />
Si è verificato ad esempio<br />
un aumento del tasso di<br />
tabagismo tra gli adulti, che<br />
aveva registrato un calo<br />
graduale nel decennio prepandemia<br />
e che è risalito tra il<br />
2<strong>01</strong>9 e il 2022 di oltre un punto<br />
percentuale.<br />
Il rapporto evidenzia anche il<br />
rischio crescente di obesità<br />
legato all’inattività fisica in<br />
adulti e bambini. Un aspetto<br />
positivo è che il consumo di<br />
alcolici, abituale o meno, tra<br />
gli italiani è risultato essere
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
molto meno diffuso rispetto<br />
alla maggior parte degli altri<br />
Paesi dell’UE. Tuttavia, si<br />
registra un aumento tra gli<br />
adolescenti: nel 2022, il 31%<br />
dei quindicenni italiani ha<br />
dichiarato di essersi ubriacato<br />
(era il 19% nel 2<strong>01</strong>8) contro il<br />
18% della media UE.<br />
SPESA<br />
SANITARIA<br />
IN CALO<br />
Un capitolo importante di<br />
questo panorama riguarda<br />
la spesa in sanità in Italia.<br />
Nonostante una crescita del<br />
7% nella spesa sanitaria pro<br />
capite tra il 2<strong>01</strong>9 e il 2021,<br />
causata principalmente<br />
dagli sforzi per fronteggiare<br />
l’emergenza pandemica,<br />
l’Italia continua a spendere<br />
meno della media UE, sia in<br />
percentuale del Pil che a livello<br />
pro-capite.<br />
Nel 2021, la spesa sanitaria<br />
in Italia ha rappresentato il<br />
9,4% del Pil, una percentuale<br />
inferiore alla media UE (11%).<br />
Nel biennio 2<strong>01</strong>9-2021, la<br />
spesa sanitaria pubblica è<br />
aumentata dell’8,3% mentre<br />
la spesa sanitaria privata ha<br />
subito un calo di oltre l’1%, a<br />
causa delle interruzioni nelle<br />
cure non legate al Covid-19<br />
erogate da operatori privati e<br />
del diverso comportamento da<br />
parte dei pazienti durante la<br />
pandemia. Come conseguenza<br />
di questa situazione, la<br />
percentuale di spesa sanitaria<br />
finanziata da fonti private<br />
(per il 90% spesa diretta delle<br />
famiglie) è scesa dal 26,3% nel<br />
2<strong>01</strong>9 al 24,5% nel 2021. Questa<br />
percentuale resta comunque<br />
superiore alla media dell’UE,<br />
pari al 18,9%.<br />
I dati preliminari per il 2022<br />
indicano un calo significativo<br />
della spesa sanitaria pro capite<br />
rispetto all’anno precedente.<br />
Questo calo è attribuibile a<br />
una riduzione della spesa<br />
diretta e a un calo moderato<br />
della spesa pubblica, correlato<br />
anche alla minore incidenza<br />
delle spese legate al Covid-19<br />
rispetto al 2021. L’assistenza<br />
ambulatoriale e quella<br />
ospedaliera rappresentano<br />
oltre il 60% della spesa<br />
sanitaria: nel 2021 l’assistenza<br />
ambulatoriale ha costituito<br />
quasi un terzo della spesa<br />
sanitaria italiana, una quota<br />
lievemente superiore sia<br />
alla media UE sia alla quota<br />
dell’assistenza ospedaliera<br />
(29%).<br />
La spesa per farmaci<br />
e dispositivi medici ha<br />
rappresentato un quinto<br />
della spesa sanitaria totale<br />
dell’Italia, una percentuale<br />
maggiore rispetto alla media<br />
dell’UE, ma inferiore del 20%<br />
alla media dell’UE in termini<br />
pro capite. Nel 2021, circa<br />
due terzi dell’intera spesa<br />
farmaceutica sono stati<br />
assorbiti dal consumo in<br />
ambito ospedaliero, una delle<br />
percentuali più alte tra i Paesi<br />
dell’UE.<br />
L’Italia da tempo cerca di<br />
promuovere una maggiore<br />
diffusione dei farmaci generici<br />
tra i pazienti e la quota di<br />
mercato assorbita da questi<br />
farmaci è quasi raddoppiata<br />
nell’ultimo decennio (>27%<br />
nel 2021). Questa percentuale<br />
comunque resta nettamente<br />
più bassa rispetto ad altri<br />
Paesi dell’UE.<br />
Per quanto riguarda il<br />
consumo complessivo di<br />
antibiotici in Italia, si rileva<br />
che negli ultimi cinque anni<br />
è diminuito a un tasso medio<br />
annuo del 6,1%. La pandemia<br />
ha svolto un ruolo importante<br />
nella riduzione del consumo<br />
di antibiotici, anche grazie alle<br />
misure di confinamento che<br />
hanno ridotto il numero totale<br />
di infezioni. Nonostante questa<br />
significativa diminuzione<br />
dell’uso complessivo di<br />
antibiotici, il consumo in<br />
Italia resta elevato e desta<br />
preoccupazione, a causa del<br />
rischio di sviluppo di batteri<br />
resistenti. L’antimicrobicoresistenza<br />
costituisce un<br />
serio problema di salute<br />
pubblica nell’UE, con stime di<br />
circa 35.000 decessi dovuti<br />
a infezioni resistenti agli<br />
antibiotici e costi associati a<br />
essa per l’assistenza sanitaria.<br />
Nonostante l’Italia abbia<br />
una delle popolazioni più<br />
anziane d’Europa, la spesa<br />
per l’assistenza residenziale e<br />
semiresidenziale si è attestata<br />
al di sotto del 10% nel 2021,<br />
una percentuale inferiore di<br />
oltre sei punti percentuali<br />
rispetto alla media UE.<br />
Nel 2021, la spesa per la<br />
prevenzione ha raggiunto una<br />
quota senza precedenti, pari<br />
al 6,8% della spesa sanitaria<br />
totale, principalmente a causa<br />
dell’acquisto di test e vaccini<br />
anti Covid-19.<br />
IMPATTO DELLA<br />
PANDEMIA E<br />
FUTURE SFIDE<br />
La pandemia di Covid-19 ha<br />
plasmato in modo significativo<br />
il panorama sanitario italiano<br />
nel 2020. La gestione efficace<br />
delle patologie croniche in<br />
ambito ambulatoriale, pur<br />
con differenza significative<br />
tra regioni, ha contribuito a<br />
mantenere bassi i tassi di<br />
mortalità per cause prevenibili.<br />
Tuttavia, le restrizioni imposte<br />
durante la pandemia hanno<br />
portato a una diminuzione dei<br />
tassi di screening dei tumori<br />
e un accumulo di procedure<br />
diagnostiche arretrate. Le<br />
attività di screening sono state<br />
completamente interrotte<br />
tra marzo e aprile 2020, per<br />
ripartire gradualmente tra<br />
maggio e giugno, con intensità<br />
però molto diversa tra regione<br />
e regione.<br />
Un focus particolare nel report<br />
è rivolto al personale medico e<br />
infermieristico: nel 2021 l’Italia<br />
era in linea con la media UE<br />
per densità di medici, mentre<br />
aveva una densità di infermieri<br />
inferiore alla media europea.<br />
Il rapporto medici/abitanti in<br />
Italia è aumentato negli ultimi<br />
anni, però a tutt’oggi molte<br />
regioni registrano carenze,<br />
soprattutto per quanto<br />
riguarda i medici di medicina<br />
generale. La popolazione<br />
medica italiana è tra le più<br />
anziane dell’UE e, in previsione<br />
di una riduzione del personale<br />
dovuta ai pensionamenti, si<br />
teme che l’attuale trafila del<br />
sistema di formazione del<br />
personale sanitario possa<br />
causare difficoltà. Il Governo<br />
ha intrapreso azioni importanti<br />
per migliorare questo sistema<br />
di formazione, anche tramite<br />
il Piano nazionale di ripresa e<br />
resilienza.<br />
SALUTE<br />
MENTALE<br />
Come nella maggior parte<br />
degli altri Paesi dell’UE,<br />
anche in Italia un numero<br />
significativo di persone<br />
ha riscontrato bisogni<br />
di assistenza sanitaria<br />
non soddisfatti durante<br />
la pandemia di Covid-19,<br />
23
Rischi comportamentali: più il punto è vicino al centro, migliori sono i risultati ottenuti<br />
rispetto agli altri Paesi UE.<br />
Tabagismo (adoloscenti)<br />
Consumo di frutta<br />
e verdura (adulti)<br />
Tabagismo (adulti)<br />
Consumo di verdura<br />
(adolescenti)<br />
Consumo di frutta<br />
(adolescenti)<br />
Attività fisica<br />
(adulti)<br />
Ebbrezza (adolescenti)<br />
Consumo elevato<br />
di alcol (adulti)<br />
Sovrappeso e obesità<br />
(adolescenti)<br />
Attività fisica (adolescenti)<br />
Obesità (adulti)<br />
Fonte Osservatorio europeo, State of Health in the EU: Italia. 2023<br />
anche nell’ambito della<br />
salute mentale. I risultati di<br />
un’indagine condotta su scala<br />
europea durante il secondo e<br />
il terzo anno della pandemia<br />
hanno rivelato che, del 15% di<br />
italiani che ha riferito bisogni<br />
di assistenza sanitaria non<br />
soddisfatti, il 16% aveva<br />
indicato bisogni insoddisfatti<br />
relativi ai servizi di assistenza<br />
di salute mentale – una<br />
percentuale importante anche<br />
se al di sotto della media dei<br />
Paesi UE.<br />
Il peso dei disturbi di<br />
salute mentale in Italia è<br />
paragonabile alla media UE,<br />
con circa una persona su sei<br />
che ha sofferto di un disturbo<br />
mentale nel 2<strong>01</strong>9. Si nota una<br />
maggiore prevalenza nella<br />
depressione tra le donne,<br />
ma con disparità di reddito<br />
più ridotte rispetto al resto<br />
dell’UE.<br />
Secondo le stime dell’Institute<br />
for health metrics and<br />
evaluation (Ihme), oltre 9,85<br />
milioni di persone in Italia<br />
hanno sofferto di un disturbo<br />
di salute mentale nel 2<strong>01</strong>9<br />
(il 16,6% della popolazione).<br />
I disturbi d’ansia hanno<br />
rappresentato il disagio più<br />
diffuso (6% della popolazione),<br />
seguiti dai disturbi depressivi<br />
(5%) e dai disturbi da uso di<br />
alcol e droga (2%).<br />
L’assistenza sanitaria mentale<br />
in Italia è gestita a livello<br />
locale attraverso dipartimenti<br />
che coordinano la fornitura<br />
di servizi. Questo sistema<br />
comprende assistenza<br />
primaria, assistenza<br />
ambulatoriale e ospedaliera:<br />
un approccio multifase che<br />
mira a fornire una gamma<br />
completa di servizi per<br />
affrontare le diverse esigenze<br />
legate alla salute mentale.<br />
Sul fronte del suicidio –<br />
che in Italia provoca più di<br />
3.500 vittime l’anno ed è<br />
più diffuso tra gli uomini – il<br />
tasso di suicidi nel nostro<br />
Paese corrisponde a circa<br />
la metà del tasso medio<br />
dell’UE. Questo suggerisce<br />
che, nonostante le sfide<br />
legate alla salute mentale,<br />
l’Italia abbia implementato<br />
strategie efficaci per<br />
prevenire il suicidio e gestire<br />
le crisi mentali. I farmaci<br />
antidepressivi rappresentano<br />
il 3,5% di tutti i farmaci<br />
utilizzati in Italia nel 2022,<br />
con un consumo quotidiano<br />
di circa 45,8 dosi giornaliere<br />
per 1.000 abitanti, uno dei<br />
livelli più bassi dell’UE. Dal<br />
2<strong>01</strong>7 al 2022, il consumo<br />
di antidepressivi in Italia è<br />
aumentato del 2,4% all’anno<br />
– un aumento modesto<br />
rispetto alla media dell’Unione<br />
europea, dove i livelli di<br />
consumo sono il doppio che in<br />
Italia. La gestione della salute<br />
mentale in Italia rappresenta<br />
un modello organizzato e<br />
stratificato, con un’enfasi sulla<br />
copertura completa dei servizi<br />
e la riduzione delle disparità<br />
legate al reddito.<br />
IL RUOLO<br />
DEL PNRR<br />
Il rapporto della Commissione<br />
europea offre uno sguardo<br />
approfondito sullo stato<br />
di salute dell’Italia nel<br />
2023, evidenziando sfide e<br />
successi. Mentre il Paese<br />
affronta questioni cruciali,<br />
come la sostenibilità del<br />
sistema sanitario e la<br />
gestione dei fattori di rischio<br />
comportamentali, il Piano<br />
nazionale di ripresa e<br />
resilienza si configura come<br />
una risposta strategica per<br />
affrontare le sfide future nel<br />
settore della salute (figura2).<br />
Nel capitolo di bilancio del<br />
Pnrr dedicato alla sanità,<br />
più di un terzo è destinato a<br />
sostenere la trasformazione<br />
digitale dei servizi sanitari,<br />
un quarto sarà utilizzato per<br />
rinnovare e modernizzare le<br />
apparecchiature ospedaliere,<br />
il 18% sarà destinato a<br />
rafforzare ambulatori e<br />
ospedali di comunità. Il 4%<br />
di questo bilancio, infine,<br />
sarà utilizzato per finanziare<br />
programmi di formazione<br />
specialistica post-laurea<br />
per preparare 2.700 medici<br />
di base e 4.200 medici<br />
specialisti.<br />
24
ARMONIA IN CHIAVE DI<br />
, l’orchestrator per il controllo degli ambienti Pharma
Gli 11 trial<br />
che lasceranno<br />
il segno nel<br />
<strong>2024</strong><br />
Nature Medicine ha interrogato<br />
11 esperti ricercatori per<br />
capire quali studi clinici<br />
avranno un impatto significativo<br />
nel <strong>2024</strong>. Ecco le loro risposte<br />
Andrea Ossato<br />
Dipartimento di Scienze del Farmaco, Università degli Studi di Padova<br />
IL BASE EDITING PER<br />
L’IPERCOLESTEROLEMIA<br />
(AMIT KHERA: VICEPRESIDENTE<br />
DI GENOMIC MEDICINE PRESSO<br />
VERVE THERAPEUTICS).<br />
Il “base editing”, la più recente tecnica di<br />
editing genomico, in grado di modificare<br />
chimicamente una singola base in un<br />
punto specifico del DNA, è protagonista di<br />
un’importante sperimentazione mirata a<br />
PCSK9 per abbassare in modo duraturo<br />
il colesterolo LDL. Lo studio VERVE-1<strong>01</strong><br />
è il primo trial clinico su un farmaco<br />
sperimentale per la modifica delle basi<br />
in vivo, progettato come trattamento a<br />
ciclo unico per infusione endovenosa,<br />
inattivante PCSK9 nel fegato per ridurre<br />
in modo duraturo la malattia.<br />
I risultati intermedi sono stati presentati<br />
all’American heart association’s scientific<br />
sessions nel 2023.<br />
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (IA) PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEL TUMORE AL<br />
POLMONE (DAVID BALDWIN: HONORARY PROFESSOR OF MEDICINE ALLA UNIVERSITY OF<br />
NOTTINGHAM, UK).<br />
Diagnosticare il tumore al polmone precocemente permetterebbe un trattamento migliore e più efficace.<br />
Ad oggi, la radiografia (RX) del torace è il primo esame che suggerisce la presenza di un tumore al polmone e, se<br />
seguita tempestivamente da una tomografia computerizzata (TC), può anticipare la diagnosi. A tal proposito è in corso<br />
un trial clinico randomizzato e controllato (qXR), su150.000 pazienti per verificare se un algoritmo di deep learning<br />
applicato all’RX del torace e alla TC riduce il tempo alla diagnosi. L’applicazione dell’IA potrebbe ridurre il tempo della<br />
diagnosi di tumore al polmone fino al 50% portando così un immediato cambiamento nel percorso diagnostico della<br />
malattia.<br />
26
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
VACCINO PER LA PREVENZIONE<br />
DELL’INFEZIONE DA HIV (CAREY<br />
HWANG: VICEPRESIDENTE SENIOR<br />
AND HEAD OF CLINICAL RESEARCH<br />
DI VIR BIOTECHNOLOGY).<br />
È in corso uno studio clinico di fase 1 per la<br />
valutazione della sicurezza, della reattogenicità<br />
e dell’immunogenicità di VIR-1388, un vaccino<br />
per la prevenzione dell’infezione da virus<br />
dell’immunodeficienza umana (HIV). Questo<br />
studio multicentrico, randomizzato, in doppio<br />
cieco, controllato con placebo, arruola adulti di<br />
18-55 anni di età, in buone condizioni di salute<br />
e senza HIV che riceveranno uno dei tre livelli<br />
di dose di VIR-1388 o placebo. Lo sviluppo<br />
di un vaccino contro l’HIV efficace avrebbe<br />
ovviamente un enorme impatto sulla salute<br />
pubblica.<br />
APP PER LA DEPRESSIONE PERINATALE (ATIF RAHMAN:<br />
PROFESSOR OF CHILD PSYCHIATRY AND GLOBAL MENTAL<br />
HEALTH ALL’UNIVERSITÀ DI LIVERPOOL).<br />
Un gruppo di ricercatori guidato dall’Università di Liverpool ha sviluppato<br />
un’applicazione (THP-TA) che consente a una donna senza alcuna esperienza di<br />
assistenza sanitaria, di fornire un intervento basato sulla terapia cognitiva alle<br />
donne nel secondo o terzo trimestre di gravidanza che soffrono di depressione<br />
maggiore. Questo studio confronterà l’applicazione con la versione standard “faceto-face”<br />
del Thinking Healthy Programme therapy erogato da operatori sanitari<br />
nelle zone rurali del Pakistan.<br />
Questo studio potrebbe portare ulteriori innovazioni in questo settore affrontando il<br />
divario di trattamento di un disturbo mentale comune a livello globale.<br />
27
CELLULE STAMINALI PER IL MORBO DI PARKINSON<br />
(MALIN PARMAR: PROFESSOR ALLA NEW YORK STEM CELL<br />
FOUNDATION).<br />
Lo studio STEM-PD prevede il trapianto di neuroni dopaminergici derivati<br />
da cellule staminali embrionali umane nel cervello di pazienti di 50-75 anni<br />
di età con malattia di Parkinson moderata. Questo studio è importante sia<br />
perché è la prima terapia con cellule staminali embrionali umane che viene<br />
sperimentata nella malattia di Parkinson, sia perché i pazienti arruolati<br />
sono persone con malattia moderata, che hanno le maggiori possibilità di<br />
beneficiare della stessa. I risultati preliminari dovrebbero essere disponibili<br />
entro la fine del <strong>2024</strong>.<br />
MACHINE LEARNING PER IL TRIAGE DEI PAZIENTI (STEVEN MEEX: HEAD<br />
OF THE UNIT GENERAL CLINICAL CHEMISTRY AND HEMATOLOGY DEL<br />
CENTRAL DIAGNOSTIC LABORATORY OF MAASTRICHT UMC, OLANDA).<br />
In un recente studio retrospettivo condotto presso il Maastricht University Medical Center, è<br />
stato introdotto un nuovo score di rischio clinico, il RISKINDEX, avvalendosi di un modello di IA<br />
per prevedere la mortalità a 31 giorni dei pazienti che si sono rivolti a un pronto soccorso. Lo<br />
strumento è stato sviluppato basandosi sui dati di 266.327 pazienti con 7,1 milioni di risultati di<br />
laboratorio disponibili. Il RISKINDEX ha superato gli specialisti di medicina interna ma non si sa<br />
fino a che punto questi modelli di IA abbiano un valore benefico quando vengono implementati<br />
nella pratica clinica. MARS-ED è uno studio prospettico multicentrico, randomizzato, in aperto,<br />
di non inferiorità. È uno studio pilota di assistenza al risk-score ai medici del pronto soccorso, il<br />
cui obiettivo è quello di determinare l’accuratezza diagnostica, l’impatto clinico e organizzativo<br />
del RISKINDEX come base per la conduzione di uno studio randomizzato, multicentrico e su<br />
larga scala. La convalida di validazione prospettica dei modelli di IA viene fatta raramente ma è<br />
indispensabile, perché l’implementazione nella pratica clinica può essere deludente.<br />
IMMUNOTERAPIA PER IL MELANOMA (CHRISTIAN BLANK: PROFESSOR<br />
OF MEDICAL ONCOLOGY ALLA LEIDEN UNIVERSITY).<br />
Nel melanoma, l’efficacia degli Immune checkpoint inhibitors (ICI) in fase neoadiuvante rispetto<br />
all’attuale standard di terapia adiuvante deve essere confermata con uno studio di fase 3 prima<br />
che la terapia neoadiuvante possa essere considerata un’opzione standard per questi pazienti.<br />
Lo studio NADINA è uno studio internazionale, in aperto, a due bracci, randomizzato di fase 3,<br />
che include 420 pazienti con melanoma cutaneo di stadio III o melanoma primario sconosciuto.<br />
L’obiettivo dello studio è quello di confrontare l’efficacia del trattamento neoadiuvante con<br />
ipilimumab e nivolumab versus il trattamento adiuvante con nivolumab in pazienti con<br />
melanoma macroscopico in fase III. L’auspicio, che potrebbe cambiare significativamente la<br />
pratica clinica, è quello di riscontrare un beneficio in termini di sopravvivenza globale.<br />
28
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
EFFICACIA A LUNGO TERMINE DEL<br />
VACCINO ANTIMALARICO R21 (ADRIAN HILL,<br />
DIRECTOR DELLO THE JENNER INSTITUTE<br />
AND LAKSHMI MITTAL).<br />
Solo due vaccini introdotti in clinica con lo stesso antigene<br />
proteico del circumsporozoita hanno dimostrato la loro<br />
efficacia contro la malaria: RTS,S e R21. L’efficacia del<br />
vaccino per RTS,S/ASO1 scende dal 55% a circa il 30%<br />
a quattro anni dalla vaccinazione, per cui il follow-up a<br />
lungo termine è molto importante.<br />
Ad oggi, siamo a metà di uno studio multicentrico,<br />
randomizzato e controllato di fase 3 sul vaccino R21/<br />
Matrix-M contro la malaria nei bambini africani che<br />
include la vaccinazione standard basata sull’età e<br />
quella stagionale indicata nei bambini di età compresa<br />
tra i 5 e i 36 mesi. Ci si aspetta che R21 dimostri una<br />
miglior efficacia rispetto all’RTS,S, soprattutto nelle fasi<br />
successive della sperimentazione, poiché l’R21 utilizza<br />
una nanoparticella con una densità molto più elevata di<br />
antigene sulla superficie.<br />
ADC (ANTIBODY-DRUG<br />
CONIUGATE) PER LE<br />
METASTASI CEREBRALI<br />
(NANCY LIN: FARBER CANCER<br />
INSTITUTE, BOSTON, USA).<br />
Le metastasi cerebrali sono un problema<br />
importante nel carcinoma mammario<br />
avanzato che colpisce circa metà delle<br />
pazienti HER2-positive ma vi è un solo<br />
trattamento approvato da FDA per queste<br />
pazienti. DESTINY-Breast12 è uno studio<br />
internazionale multicentrico, in aperto,<br />
che valuta l’efficacia e la sicurezza di<br />
trastuzumab deruxtecan (Enhertu), un<br />
ADC (Antibody-drug conjugate) che ha<br />
come bersaglio HER2, in pazienti con o<br />
senza metastasi cerebrali. Lo studio è<br />
importante non solo per la valutazione del<br />
farmaco in sé, ma anche per comprendere<br />
l’attività intracranica degli ADC. Sempre<br />
più dati dimostrano che diversi ADC<br />
potrebbero avere un’attività intracranica,<br />
nonostante le loro grandi dimensioni.<br />
MODELLO DI INTERVENTO<br />
PER LA SALUTE MENTALE DEI<br />
BAMBINI (DENNIS OUGRIN,<br />
CONSULTANT CHILD AND<br />
ADOLESCENT PSYCHIATRIST).<br />
I bambini che vengono allontanati da casa<br />
a causa di abusi e incuria rappresentano<br />
uno dei gruppi più vulnerabili di ogni<br />
società, con un maggior rischio di suicidio,<br />
disoccupazione e incarcerazione, così<br />
come di disturbi fisici e mentali. Sono<br />
necessari approcci migliori per aiutare<br />
questi bambini a raggiungere il loro pieno<br />
potenziale, ad esempio il modello di<br />
intervento di New Orleans, che fornisce<br />
una valutazione e un trattamento intensivi<br />
per bambini da 0 a 5 anni. Il primo studio<br />
randomizzato e controllato di questo tipo,<br />
“BeST?” trial, valuta l’efficacia e il rapporto<br />
costo-efficacia del modello di intervento di<br />
New Orleans per la salute mentale infantile<br />
rispetto al consueto lavoro dei servizi<br />
sociali per bambini da 0 a 5 anni. Se il<br />
modello si rivelasse vantaggioso, potrebbe<br />
cambiare radicalmente il modo in cui<br />
questi bambini vengono assistiti, non solo<br />
nel Regno Unito ma anche a livello globale.<br />
SCREENING CT PER IL TUMORE AL<br />
POLMONE (CARLIJN M. VAN DER AALST,<br />
DEPARTMENT OF PUBLIC HEALTH,<br />
ERASMUS MEDICAL CENTER, ROTTERDAM).<br />
Due studi clinici controllati randomizzati hanno dimostrato<br />
che lo screening del cancro del polmone mediante<br />
tomografia computerizzata (TC) può ridurre la mortalità.<br />
Tuttavia, l’implementazione dello screening del cancro del<br />
polmone è limitata, lenta e di qualità variabile, in parte<br />
perché le scansioni TC iniziali non evidenziano segni di<br />
cancro per nove persone su dieci.<br />
4-IN THE LUNG RUN confronterà se in questi casi<br />
lo screening ogni due anni è altrettanto efficace nel<br />
prevenire le morti per cancro quanto i test annuali senza<br />
anomalie alla prima scansione. Lo studio esaminerà<br />
26.000 persone in sei Paesi europei. Se lo screening del<br />
cancro ai polmoni potesse essere ottimizzato, molte<br />
persone ne trarranno rapidamente beneficio con un<br />
risparmio anche per il sistema sanitario.<br />
Riferimento<br />
Arnold, C., Webster, P. 11 clinical trials that will shape medicine in <strong>2024</strong>. Nat<br />
Med 29, 2964–2968 (2023). https://doi.org/10.1038/s41591-023-02699-5<br />
29
30<br />
EQUIVALENTI<br />
E BIOSIMILARI<br />
UN POTENZIALE ANCORA<br />
INESPRESSO PER INDUSTRIA,<br />
SISTEMA SANITARIO E CITTADINI<br />
Gabriele Costantino<br />
Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco<br />
Università di Parma<br />
gabriele.costantino@unipr.it<br />
Per poter comprendere appieno le<br />
dinamiche di penetrazione del mercato<br />
e dell’accoglienza dei consumatori e dei<br />
prescrittori del farmaco etico – originale<br />
ed equivalente – occorre partire dalle<br />
peculiarità che il farmaco possiede rispetto<br />
ad altri beni trasformati a elevato valore<br />
aggiunto.<br />
Il primo elemento da ricordare è che il<br />
farmaco etico viene acquistato attraverso<br />
non la semplice mediazione, ma<br />
l’indicazione da parte di un professionista,<br />
con il quale l’acquirente ha stabilito un<br />
rapporto di fiducia di tipo gerarchico.<br />
Il secondo elemento è che il soggetto<br />
pagatore di norma – nei contesti con<br />
sistemi sanitari o assicurativi universali<br />
– non è il cliente finale ma, appunto, il<br />
sistema sanitario o assicurativo che<br />
negoziano con il produttore il costo<br />
del bene. Infine, il farmaco è un bene<br />
trasformato soggetto a un elevatissimo<br />
controllo regolatorio. L’entrata nel mercato<br />
di operatori terzi rispetto agli originatori,<br />
quindi, non è soltanto legata alla scadenza<br />
della protezione commerciale, ma anche<br />
all’ottenimento di standard qualitativi dello<br />
stesso livello di quelli originali.<br />
Per analizzare le prospettive di crescita<br />
del mercato dei farmaci equivalenti,<br />
occorre a nostro giudizio partire da<br />
quest’ultimo punto. Il farmaco equivalente<br />
è soggetto a tutti i controlli regolatori e<br />
di farmacovigilanza cui sono sottoposti<br />
i farmaci originatori. La prova della<br />
bioequivalenza – che viene accettata, nel<br />
confronto con il farmaco di riferimento,<br />
con intervalli di confidenza che sono<br />
identici a quelli accettati per la variabilità<br />
inter-batch per il riferimento – consente<br />
al produttore di un farmaco equivalente<br />
di non eseguire prove precliniche e<br />
cliniche, il cui risultato si assume debba<br />
essere identico a quello ottenibile con il<br />
farmaco originatore una volta assodata<br />
la bioequivalenza. E tuttavia, come<br />
riportato nelle analisi di Piero Iamartino<br />
in questo numero di <strong>MakingLife</strong>, le quote<br />
di mercato che il farmaco equivalente<br />
raggiunge in Italia sono ancora inferiori<br />
alla media dell’Unione europea. È<br />
interessante citare due elementi, anche<br />
questi più approfonditamente analizzati<br />
negli articoli di questo numero. Il primo<br />
riguarda il fatto che sebbene la non<br />
inferiorità dei farmaci equivalenti rispetto<br />
agli originatori sia stata stabilita da un<br />
gran numero di pubblicazioni relative a<br />
molte classi terapeutiche e, ovviamente,<br />
controllata dagli enti regolatori, esiste<br />
ancora una riluttanza da parte di alcuni<br />
prescrittori a consentire la sostituzione<br />
del farmaco originatore, soprattutto nel<br />
caso di terapie croniche. Probabilmente
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
sarebbe anche nell’interesse dei produttori<br />
di farmaci equivalenti comprendere,<br />
attraverso studi quantitativi, se e quanto<br />
questa riluttanza sia effettivamente<br />
dovuta a osservazioni oggettive e, nel<br />
caso, comprenderne al meglio le ragioni<br />
farmaceutiche e farmacocinetiche.<br />
L’altro elemento da segnalare riguarda<br />
il fatto che la normativa sull’impiego<br />
dei farmaci equivalenti ha, in un certo<br />
senso, modificato il rapporto tra utente<br />
e farmacista, con quest’ultimo che –<br />
suggerendo la sostituzione – sembra<br />
assumere un ruolo di prescrittore<br />
che culturalmente viene attribuito –<br />
giustamente – al medico. L’idea che<br />
il farmaco equivalente costi meno<br />
perché di minore qualità è purtroppo<br />
sedimentata in molti ambienti e dovrebbe<br />
esser fortemente contrastata a diversi<br />
livelli. Non è irrilevante osservare che<br />
l’argomentazione più forte per asserire<br />
l’equivalenza qualitativa con il farmaco<br />
originatore è che il farmaco equivalente,<br />
prodotto solo dopo la scadenza brevettuale<br />
o del certificato di protezione, non<br />
“sconta” le spese di ricerca e sviluppo<br />
(inclusi naturalmente gli studi clinici)<br />
che sono invece imputate integralmente<br />
all’originatore. Tuttavia, non possiamo non<br />
osservare come vi sia una variazione nei<br />
prezzi dei farmaci generici (ad esempio,<br />
all’interno del mercato unico dell’Unione<br />
europea) che non appare correlata alla<br />
spesa per ricerca e sviluppo ma che invece<br />
è fortemente influenzata dalle procedure<br />
locali di rimborsabilità.<br />
Tra gli elementi di attenzione proposti<br />
dagli articoli di questo numero c’è<br />
anche, naturalmente, la questione della<br />
stabilità della filiera produttiva (si veda<br />
ad esempio l’intervista a Michele Uda,<br />
direttore generale di Egualia). Sono<br />
sotto gli occhi di molti le sempre più<br />
frequenti rotture di stock e la dipendenza<br />
nell’approvvigionamento di principi attivi e<br />
semilavorati da aree geografiche definite<br />
(Cina in particolare) e soggette a potenziali<br />
rischi di instabilità geopolitica.<br />
Il mercato dei farmaci equivalenti<br />
rappresenta un potenziale di crescita<br />
per il sistema italiano (e anche europeo)<br />
non irrilevante, sia in termini di possibili<br />
risparmi da parte dei sistemi sanitari<br />
nazionali e regionali, sia dal punto di vista<br />
della spinta manufatturiera che continua<br />
a essere – per quanto riguarda l’Italia –<br />
elemento di leadership internazionale. E<br />
tuttavia è proprio l’importanza strategica<br />
del settore che richiede lungimiranza in<br />
scelte culturali, politiche e fiscali. Come<br />
unico esempio possiamo citare il fatto che<br />
il farmaco etico rappresenta un settore<br />
a prezzo controllato che ha subìto negli<br />
ultimi due anni incrementi nel costo<br />
di materie prime, trasporto ed energia<br />
che non sono state – per fortuna dei<br />
consumatori e dei sistemi sanitari, ma<br />
con aggravi per le aziende – compensati<br />
da interventi sui prezzi. Questo aumenta<br />
sempre più il rischio che la produzione<br />
e la commercializzazione di alcuni<br />
equivalenti non sia più conveniente a<br />
livello economico e che, analogamente,<br />
l’originatore con brevetto scaduto abbia<br />
ridotto capacità produttiva e prezzo,<br />
provocando quindi la frequente mancanza<br />
di approvvigionamento di farmaci anche di<br />
grande rilevanza clinica.<br />
Questo numero di <strong>MakingLife</strong> tratta –<br />
naturalmente – anche il problema dei<br />
farmaci biosimilari, gli “equivalenti”<br />
dei farmaci biologici. Il problema dei<br />
biosimilari inizia a porsi con evidenza<br />
solo in questi ultimi anni in ragione<br />
della più recente introduzione clinica<br />
dei farmaci biologici e quindi della loro<br />
ancora ampia protezione brevettuale.<br />
Ma da poco sono usciti dalla protezione<br />
commerciali principi attivi che sono stati (e<br />
sono ancora) blockbuster assoluti, sia per<br />
numero di dosi che per volume di vendita,<br />
quale ad esempio adalimumab (principio<br />
attivo di Humira®). L’efficacia terapeutica<br />
e il potenziale mercato dei farmaci<br />
biologici naturalmente aprirà possibilità<br />
commerciali importanti, sebbene in un<br />
quadro regolatorio più complesso di<br />
quello dei farmaci equivalenti. La sezione<br />
Osservatorio e l’articolo di Leonardo Gatti<br />
riassumono in maniera molto efficace<br />
quali sono le sfide – soprattutto a livello<br />
di definizione dei prezzi – ma anche le<br />
opportunità – soprattutto a livello della<br />
possibilità per i produttori di entrare<br />
nel mercato retail – per i biosimilari<br />
che probabilmente hanno, anche per<br />
caratteristiche terapeutiche, la possibilità<br />
di aumentare le opzioni a disposizione<br />
di prescrittori e pazienti e contribuire al<br />
contenimento della spesa sanitaria.<br />
31
Panorami equivalenti<br />
Paolo Egasti,<br />
Leonardo Gatti,<br />
Caterina Lucchini<br />
32
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Nell’era dell’informazione è cruciale non solo avere accesso<br />
ai dati, ma anche saperli interpretare adeguatamente. Per<br />
questo dedichiamo questa sezione della rivista<br />
all’approfondimento delle tendenze attuali e delle<br />
prospettive future in ambiti cruciali del settore<br />
sanitario. Oltre a fornire i dati chiave rielaborati, la<br />
sezione raccoglie le opinioni di importanti figure<br />
del settore offrendo una visione complessiva e<br />
multidimensionale delle implicazioni di questi dati.<br />
Su questo numero, l’attenzione è rivolta al mercato<br />
dei farmaci generici e biosimilari. Recentemente,<br />
l’Osservatorio permanente sul sistema dei farmaci<br />
generici, nato dalla collaborazione tra Nomisma ed<br />
Egualia, ha rilasciato il suo report del 2023. Il rapporto<br />
dimostra come il settore dei farmaci generici<br />
stia attraversando una fase di trasformazione<br />
significativa, con impatti notevoli sulle strategie di<br />
mercato e sulle politiche sanitarie. Parallelamente,<br />
il segmento dei biosimilari, sebbene segnato da<br />
numerose difficoltà, emerge come un ambito ricco<br />
di potenzialità. L’adozione di questi farmaci, però,<br />
dipende strettamente dall’implementazione di<br />
politiche adeguate a risolvere alcuni nodi cruciall<br />
come la scarsità di linee guida per i prescrittori e<br />
la mancanza di opportune misure di ripartizione dei vantaggi<br />
associati al loro utilizzo.<br />
LO STATO DI SALUTE DEI GENERICI<br />
Il report realizzato da Nomisma-Egualia analizza i principali<br />
indicatori di performance e di competitività delle imprese<br />
dei farmaci generici prendendo in considerazione gli aspetti<br />
economico-finanziari al fine di fornire una valutazione sul loro<br />
stato di salute.<br />
È DIMOSTRATO CHE<br />
L’ITALIA È UNO DEI<br />
PAESI CON IL PIÙ<br />
BASSO GRADO DI<br />
PENETRAZIONE DEI<br />
FARMACI GENERICI<br />
DOPO LA PERDITA<br />
DELL’ESCLUSIVITÀ.<br />
Elisabeth Stampa,<br />
presidente di medicines of<br />
Europe. Intervista a pag. 40<br />
Le imprese di farmaci generici mostrano, per tutto il periodo<br />
preso in esame da questa analisi, una struttura ridotta rispetto<br />
a quelle di non generici, ma una crescita progressiva<br />
(fig.1). Il fatturato medio nel 2<strong>01</strong>7 era di 44 milioni di<br />
euro, mentre nel 2021 era aumentato a 52 milioni.<br />
Nello stesso tempo l’occupazione media era salita<br />
da 94 a 106 addetti. I ricavi medi delle aziende di<br />
farmaci non generici sono circa il doppio rispetto a<br />
quelle dei generici, ma il trend percentuale positivo<br />
è più contenuto: maggiori ricavi in valore assoluto<br />
ma minore incremento, con un lieve calo medio dei<br />
dipendenti (da 157 a 154 tra il 2020 e il 2021).<br />
Il fatturato realizzato per occupato è di 489mila euro<br />
per le imprese di farmaci generici, molto inferiore<br />
rispetto allo stesso indicatore calcolato sulle imprese<br />
di farmaci non generici (706mila euro). La distanza<br />
tra il cluster formato dalle imprese di farmaci<br />
generici e quello di farmaci non generici si era fatta<br />
molto marcata nel biennio 2<strong>01</strong>9-2020 (fig.2), per poi<br />
ridursi in modo inaspettato fino quasi ad annullarsi<br />
nel 2021, quando il margine operativo lordo (Ebitda)<br />
è salito al 12,7% per i generici mentre è crollato al<br />
13,4% per i non generici.<br />
Tale periodo era stato caratterizzato da nuove scadenze<br />
brevettuali che avevano consentito l’ingresso nel settore a un<br />
numero crescente di aziende, con ricadute sulla competitività<br />
del mercato.<br />
Anche il rapporto tra patrimonio netto e attivo di bilancio (grado<br />
di patrimonializzazione) rivela una differenza notevole tra i due<br />
cluster: 57,8% per i non generici contro 41,2% per i generici.<br />
Questo è dovuto alla possibilità di disporre di capitali propri<br />
per finanziarsi da parte dei non generici, mentre la minore<br />
portata economica a disposizione dei generici non consente un<br />
autosostentamento totale.<br />
Ricavi medi (milioni di euro) | Fig.1<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
100<br />
105<br />
99<br />
102<br />
109<br />
Generici<br />
60<br />
40<br />
20<br />
44<br />
46<br />
50<br />
50<br />
52<br />
Non generici<br />
0<br />
2<strong>01</strong>7<br />
2<strong>01</strong>8<br />
2<strong>01</strong>9<br />
2020<br />
2021<br />
Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />
33
Utile netto/ricavi % | Fig.2<br />
12%<br />
10%<br />
8%<br />
6%<br />
4%<br />
8,0%<br />
1,9%<br />
9,5% 9,9% 10,2% 8,5%<br />
2,4% 3,1%<br />
2,2%<br />
1,9%<br />
Generici<br />
2%<br />
Non generici<br />
0%<br />
2<strong>01</strong>7<br />
2<strong>01</strong>8<br />
2<strong>01</strong>9<br />
2020<br />
2021<br />
Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />
CONGIUNTURA ECONOMICA<br />
Il comparto farmaceutico ha subito notevoli<br />
ripercussioni in seguito all’attuale congiuntura<br />
economica, con l’inflazione e il conseguente<br />
innalzamento dei prezzi. Le imprese di farmaci<br />
generici hanno visto i costi di produzione aumentare<br />
del 2,9% nell’ultimo anno e del 18% nell’ultimo<br />
quinquennio (fig.3). I prezzi delle materie prime sono<br />
iniziati ad aumentare nel 2021, e dal 2<strong>01</strong>7 l’aumento<br />
si attesta al 9,5%. Oltre agli eccipienti e ai materiali<br />
farmaceutici veri e propri, gli aumenti hanno<br />
interessato anche i costi di materiali di imballaggio,<br />
in particolare la carta e il vetro, e i servizi esterni<br />
come i trasporti. I prezzi elevati dei carburanti e le<br />
restrizioni dovute alla pandemia hanno messo a<br />
dura prova la catena di approvvigionamento delle<br />
ESISTONO TRE<br />
MODELLI DI PREZZO<br />
CHE POTREBBERO<br />
SOSTENERE IL<br />
SETTORE EUROPEO<br />
DEI GENERICI SUL<br />
LUNGO TERMINE.<br />
Vedi art. a pag. 52<br />
imprese del settore.<br />
Infine, per quanto riguarda il personale, si tratta<br />
della voce di costo che ha registrato l’incremento più<br />
ampio: nell’ultimo anno è salita del 9,9% e, rispetto al<br />
2<strong>01</strong>7, l’incremento è del 25%.<br />
IL MERCATO DEI GENERICI<br />
Lo studio del mercato del report Nomisma prende<br />
in esame sia il canale della farmaceutica territoriale<br />
sia di quella ospedaliera. La spesa farmaceutica<br />
territoriale cresce anche nel 2022, arrivando a 21,5<br />
miliardi di euro (+6,5% dal 2021). Tale incremento<br />
è ascrivibile sia alla componente privata (+7,6 %<br />
dall’anno precedente, da 9,2 a 9,9 miliardi) sia alla<br />
componente pubblica (aumentata di 670 milioni di<br />
Costi operativi| Fig.3<br />
130<br />
125<br />
125,8<br />
Totale costi<br />
del personale<br />
120<br />
115<br />
115,8<br />
110<br />
105<br />
109,5<br />
Materie prime<br />
e cosnumo<br />
100<br />
95<br />
90<br />
2<strong>01</strong>7<br />
2<strong>01</strong>8<br />
2<strong>01</strong>9<br />
2020<br />
2021<br />
Servizi<br />
Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />
34
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
euro, pari al 5,7%).<br />
La composizione della spesa privata è cambiata nell’ultima<br />
decade. La componente di Classe C con ricetta perde quota<br />
dal 42% (2<strong>01</strong>1) al 36% (2022), come anche la componente di<br />
compartecipazione del cittadino (da 17% a 15%). Sale invece<br />
la fascia A (dal 13% al 19%) e resta sostanzialmente stabile la<br />
quota relativa ai medicinali di automedicazione (fig. 4).<br />
Approfondendo la fascia A, a totale carico del SSN, le dinamiche<br />
sono contrapposte: si evidenzia una crescita che riguarda i<br />
farmaci generici (+3,2%) e off-patent (+3%) mentre i farmaci<br />
coperti da brevetto subiscono una contrazione (-8,9%).<br />
Anche considerando il mercato a valori si può osservare un<br />
aumento per quanto riguarda generici e off-patent (più marcato<br />
per i primi), mentre i medicinali sotto brevetto sono andati<br />
incontro a una riduzione delle vendite a valore.<br />
€<br />
Dal momento in cui i farmaci biosimilari sono<br />
diventati disponibili, i sistemi sanitari sono<br />
stati in grado di reinvestire oltre<br />
30 miliardi di risparmi totali<br />
in tutta Europa (2022)<br />
Incidenza delle componenti di spesa<br />
privata | Fig.4<br />
17%<br />
13%<br />
42%<br />
28%<br />
2<strong>01</strong>1<br />
Un’opportunità in crescita<br />
per i pazienti, con oltre<br />
100 nuovi medicinali biologici<br />
aperti alla competizione dei biosimilari<br />
entro il 2030<br />
15%<br />
19%<br />
36%<br />
27%<br />
3%<br />
Compartecipazione del cittadino<br />
Acquisto privato di fascia A<br />
Classe C con ricetta<br />
Automedicazione (SOP e OTC)<br />
Esercizi commerciali<br />
2022<br />
Fonte: Elaborazione da Osservatorio Nomisma<br />
“Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023 ”<br />
I farmaci generici trovano un significativo canale di vendita<br />
anche nella farmaceutica ospedaliera, oltre che in quella<br />
territoriale. La spesa ospedaliera al 2022 ha acquistato per<br />
1,2 miliardi; in questo caso con prevalenza di farmaci branded<br />
off-patent e coperti da brevetto (34,4 % ciascuno), lasciando i<br />
generici al 31,1%.<br />
Nel 2022 è continuato un trend iniziato nel 2<strong>01</strong>8, con una<br />
flessione dei consumi ospedalieri.<br />
In particolare, il mercato off-patent si è ampliato di 36,9 punti<br />
percentuali, mentre il mercato in patent ha visto una crescita<br />
molto più modesta (+2,5%).<br />
Le gare d’appalto hanno visto un importante incremento nel<br />
2022, passando a 177 rispetto alle 119 precedenti (+48,7%).<br />
Le imprese partecipano alle gare soprattutto nei primi anni<br />
successivi alla scadenza del brevetto; successivamente<br />
interviene un’erosione dei prezzi a causa della quale la<br />
partecipazione e la competizione sono notevolmente<br />
disincentivate.<br />
35
Policy per una trasformazione possibile, il parere degli opinion leader<br />
Il settore farmaceutico non è immune agli effetti negativi della congiuntura economica globale e il comparto dei generici<br />
(che opera principalmente in un mercato dove i prezzi rimangono fissi) li subisce in misura maggiore. In questo caso i prezzi<br />
finali subiscono anzi una continua pressione al ribasso. E, in generale, i costi produttivi aumentano; la richiesta del rispetto di<br />
sempre maggiori requisiti industriali richiede crescenti investimenti. La complicata situazione internazionale può creare intoppi<br />
nelle catene di approvvigionamento, con effetto domino negativo mettendo a rischio la produzione del medicinale finito. Tutto<br />
questo mette a rischio la sostenibilità del settore e porta a riorganizzazioni industriali, nel contesto di un vasto cambiamento<br />
strutturale del contesto competitivo, con il rischio che venga compromessa l’accessibilità finale dei pazienti ai farmaci e la<br />
sostenibilità economica di un settore cruciale per la crescita europea.<br />
Per affrontare questa delicata situazione, alcuni opinion leader hanno fornito indicazioni di policy che potrebbero mitigare i<br />
rischi e indicare la via per un equilibrio sostenibile.<br />
Occorrerebbe innanzitutto ridisegnare il confine tra pubblico e privato, in un nuovo assetto con imprese affiancate alle<br />
istituzioni, in un impegno che tenga contemporaneamente conto sia della salvaguardia e del rafforzamento del sistema<br />
produttivo sia delle esigenze di prezzo e di qualità chieste dal consumatore e dagli operatori sanitari. Dovrebbe inoltre essere<br />
ripensata la determinazione al ribasso dei prezzi nelle gare (negli acquisti pubblici) e più in generale sarebbe da rivedere il<br />
sistema dei rimborsi dei medicinali dispensati in farmacia, magari individuando anche una soglia critica di prezzo. Dovrebbe<br />
anche essere ripensato o addirittura eliminato il meccanismo del payback. Bisognerebbe prevedere sussidi per i “farmaci<br />
dimenticati”, soprattutto quelli di importanza strategica.<br />
Data inoltre la pericolosa dipendenza da India e Cina per principi attivi e prodotti intermedi (74% del fabbisogno) e la relativa<br />
vulnerabilità delle catene di approvvigionamento, andrebbe implementata una strategia europea di produzione che possa<br />
tutelare da shock esterni il mercato europeo e italiano. Innovazione ed ambiente potrebbero infine richiedere dimensioni<br />
minime efficienti più grandi rispetto al passato, sarebbe dunque necessario irrobustire la struttura produttiva.<br />
LA STRADA DEI BIOSIMILARI<br />
Con un valore stimato da Iqvia in quasi 18 miliardi<br />
di euro, le opportunità legate ai biosimilari in Europa<br />
sono per il 2022-2026 cinque volte superiori rispetto<br />
al precedente lustro. Si tratta di opportunità per<br />
i pazienti di accedere ai farmaci biologici, nei tanti<br />
campi terapeutici in cui trovano applicazione, e per i<br />
L’EFFICACIA<br />
sistemi sanitari di risparmiare risorse pur garantendo<br />
ai cittadini i medicinali più innovativi. E se già oggi<br />
i biosimilari rappresentano un pilastro in ambito<br />
healthcare, alleggerendo la spesa farmaceutica<br />
europea di 4,5 miliardi all’anno, secondo proiezioni<br />
Iqvia diffuse da Medicines for Europe (l’Associazione<br />
europea dell’industria dei medicinali equivalenti), 40<br />
miliardi di mercato si apriranno alla competizione<br />
nel quinquennio <strong>2024</strong>-2029 e circa 100 medicinali<br />
biologici entreranno nell’arena della concorrenza<br />
entro il 2030 (vedi infografica nella pag. successiva).<br />
Convertire queste potenzialità in accessibilità alle cure<br />
per tanti cittadini europei dipende dall’introduzione di<br />
misure legislative per ridurre le barriere di diffusione<br />
sul mercato che ancora colpiscono i biosimilari.<br />
Il report di Iqvia, intitolato “Assessing the biosimilar void”,<br />
svela alcune tendenze significative nel settore dei biosimilari.<br />
TERAPEUTICA E<br />
IL POTENZIALE<br />
MERCATO DEI<br />
FARMACI BIOLOGICI<br />
APRIRÀ POSSIBILITÀ<br />
COMMERCIALI<br />
IMPORTANTI<br />
Vedi commento di Gabriele<br />
Costantino a pag. 30<br />
Si evidenzia che la maggior parte degli eventi di perdita di<br />
esclusività (LoE) nei prossimi anni interesserà principalmente<br />
i farmaci biologici usati in oncologia, che<br />
rappresentano il 24%. Seguono i biologici per il<br />
trattamento del sistema immunitario, con un 11%,<br />
e quelli in ambito ematologico, che costituiscono il<br />
10%.<br />
Fino al 2027, si prevede che l’oncologia dominerà<br />
il settore dei biosimilari, con una quota del 44%<br />
sui programmi di sviluppo. Tuttavia, a partire dal<br />
2027, si prospetta una diminuzione nel numero<br />
medio di biosimilari in sviluppo per ciascuna<br />
molecola, passando da 2,19 a solo 0,43. Questo<br />
calo è attribuibile principalmente alla riduzione dei<br />
candidati biosimilari in oncologia, prevista scendere<br />
da una media di 4,3 nel periodo 2023-2027 a 1,2 nel<br />
periodo 2028-2032.<br />
Proprio per questo, è dedicato alle politiche sui<br />
farmaci biosimilari in atto in Unione Europea,<br />
Svizzera e Regno Unito il report 2023 Market review<br />
– European biosimilar medicine markets curato<br />
dal Gruppo di lavoro su questi farmaci in seno a<br />
Medicines for Europe. Disponibilità dei biosimilari,<br />
politiche di prezzo e di rimborso, sistemi di approvvigionamento<br />
e prescrizione sono i principali temi trattati.<br />
36
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Proiezioni del mercato europeo dei biosimilari Prossimi 5 anni<br />
Il mercato europeo dei biosimilari è destinato a vivere una fase di crescita significativa nei<br />
prossimi cinque anni. Questo slancio sarà guidato da diversi fattori cruciali:<br />
ECONOMICITÀ<br />
I biosimilari si presentano come una soluzione vantaggiosa, offrendo risparmi notevoli rispetto ai biologici di<br />
riferimento. Una caratteristica di rilievo per i sistemi sanitari orientati al contenimento delle spese.<br />
SCADENZA DEI BREVETTI<br />
Con la scadenza dei brevetti di numerosi biologici, il mercato si prepara ad accogliere le versioni biosimilari,<br />
aprendo così opportunità sostanziali ai produttori.<br />
DEMOGRAFIA<br />
L’invecchiamento della popolazione europea e l’aumento delle malattie croniche stanno alimentando la<br />
domanda di terapie biologiche. L’accessibilità economica dei biosimilari potrebbe renderli una scelta più<br />
ampia e diffusa tra le opzioni terapeutiche.<br />
PENETRAZIONE DEL MERCATO<br />
Attualmente, il tasso di adozione dei biosimilari varia significativamente tra Paesi e molecole, una disparità<br />
dovuta alle differenze nelle politiche nazionali, nei processi di appalto, nella determinazione dei prezzi, nelle<br />
strategie di rimborso e nel livello di formazione dedicato agli operatori sanitari sui biosimilari.<br />
Prossimi 10-20 anni<br />
Con il maturare del mercato dei biosimilari, ci si attende che diversi trend a lungo termine ne plasmino<br />
l’evoluzione:<br />
AUMENTO DELLA PENETRAZIONE DI MERCATO<br />
Con il consolidarsi della fiducia e del riconoscimento nei confronti dei biosimilari, ci si aspetta che la loro presenza<br />
sul mercato si approfondisca, potenzialmente conquistando una quota di maggioranza in alcune aree terapeutiche.<br />
PROGRESSI NELLE POLITICHE E NELLA REGOLAMENTAZIONE<br />
Gli enti regolatori potrebbero continuare a evolvere le loro politiche per sostenere ulteriormente lo sviluppo e<br />
l’adozione dei biosimilari, spinti dalla necessità di contenere i costi nella sanità.<br />
IMPATTO SUI SISTEMI SANITARI<br />
I risparmi derivanti dai biosimilari potrebbero essere reinvestiti in altre aree della sanità, potenzialmente<br />
alimentando l’innovazione o migliorando l’accesso a trattamenti all’avanguardia.<br />
ACCESSO DEI PAZIENTI<br />
Uno degli impatti più significativi potrebbe essere la democratizzazione dell’accesso alle terapie biologiche, poiché<br />
i biosimilari potrebbero permettere a un maggior numero di pazienti di accedere a trattamenti di alta qualità per<br />
condizioni croniche e gravi a un costo inferiore.<br />
INNOVAZIONE NEI BIOSIMILARI<br />
Potrebbe emergere un trend di aumento della complessità e della sofisticazione dei biosimilari nel corso del<br />
tempo.<br />
Riferimenti<br />
• Biosimilar medicines, “2023 Market Review. European • Iqvia, “Unlocking Biosimilar Potential”, 2023<br />
Biosimilar Medicine Markets”<br />
• Medicines for Europe “Key figures on biosimilars medicines”<br />
• Iqvia, “Assessing the Biosimilar Void”, 2023<br />
• Osservatorio Nomisma, “Il sistema dei farmaci generici in Italia 2023”<br />
• Iqvia, “The global use of medicines 2023”<br />
• www.iqvia.com/solutions/therapeutics/biosimilars<br />
37
IL FUTURO<br />
DEGLI EQUIVALENTI<br />
Pur essendo trascorsi quasi trent’anni dall’introduzione della<br />
normativa sui medicinali generici in Italia, la loro affermazione<br />
sul mercato non ha ancora raggiunto i livelli presenti in altri<br />
Paesi europei<br />
Piero Iamartino<br />
presidente di EIPG (European Industrial<br />
Pharmacists Group)<br />
Come noto, il valore dei medicinali<br />
generici (successivamente denominati<br />
equivalenti) risiede nella loro<br />
bioequivalenza con il prodotto di<br />
riferimento (medicinale originale con<br />
copertura brevettuale o certificato<br />
di protezione scaduti) a parità di<br />
dosaggio e di forma farmaceutica, e<br />
nell’applicazione di un prezzo di vendita<br />
sul mercato più basso (di almeno il<br />
20%) rispetto al prodotto di riferimento<br />
stesso, con il conseguente vantaggio<br />
per i pazienti e per il contenimento<br />
della spesa pubblica di rimborso<br />
farmaceutico.<br />
Ripercorrendo le tappe di sviluppo della<br />
normativa, un elemento chiave è stata<br />
l’introduzione della sostituibilità del<br />
medicinale originale con il generico da<br />
parte del farmacista (salvo indicazione<br />
diversa da parte del medico) al fine di<br />
favorirne l’impiego promuovendone la<br />
conoscenza ai pazienti e agli operatori<br />
sanitari. A questo intervento è poi<br />
seguita la pubblicazione periodica delle<br />
liste di trasparenza che riportano gli<br />
elenchi dei medicinali generici (per<br />
principio attivo e nome commerciale)<br />
intercambiabili con il medicinale<br />
originale e i relativi prezzi di riferimento<br />
comprensivi della riduzione prevista;<br />
questo al fine di consentire alle Regioni<br />
e Province autonome una omogenea<br />
applicazione. I provvedimenti sopra<br />
ricordati non hanno tuttavia generato<br />
un immediato e sensibile incremento<br />
del mercato che comunque è andato<br />
crescendo anche in funzione del trend<br />
positivo dei consumi farmaceutici.<br />
INFORMAZIONE<br />
CARENTE<br />
La ragione primaria di questa<br />
situazione sembra essere riconducibile<br />
a una insufficiente e inefficace<br />
diffusione della conoscenza del<br />
medicinale generico non solo tra i<br />
cittadini e pazienti, ma anche tra gli<br />
operatori sanitari. In più occasioni i<br />
mezzi di comunicazione hanno riportato<br />
informazioni errate sul medicinale<br />
generico arrivando a definirlo un<br />
medicinale di seconda scelta, fino<br />
ad asserire la presenza di una dose<br />
ridotta rispetto al medicinale originale<br />
interpretando in modo totalmente<br />
erroneo i termini riferiti ai limiti di<br />
confidenza applicati alla valutazione<br />
della bioequivalenza. Nel contesto della<br />
competizione commerciale, si è anche<br />
giunti a mettere in dubbio la qualità<br />
38
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
della fabbricazione in ragione del<br />
prezzo di mercato inferiore all’originale.<br />
Questa disinformazione, nei confronti<br />
della quale non sempre prontamente<br />
e in modo adeguato ci sono stati<br />
interventi di correzione, ha contribuito<br />
al permanere di una certa diffidenza<br />
nell’impiego del medicinale generico<br />
da parte di pazienti, la maggior parte<br />
dei quali non possiede le conoscenze<br />
tecnico-scientifiche adeguate ad<br />
interpretarne le caratteristiche<br />
intrinseche. La percezione della<br />
necessità di fare chiarezza su alcune<br />
questioni di fondo, spesso non del<br />
tutto evidenti anche per gli operatori<br />
(medici e farmacisti), ha spinto AIFA a<br />
pubblicare un documento dal titolo “Un<br />
viaggio alla scoperta delle regole per<br />
autorizzare un medicinale equivalente<br />
(generico)”, che espone un quadro<br />
completo e chiaro, incluso le risposte<br />
ad alcune domande che il cittadino o il<br />
paziente si pone.<br />
Anche l’introduzione del termine<br />
“equivalente” in sostituzione o in<br />
affiancamento al termine “generico” è<br />
stata una decisione di AIFA allo scopo<br />
di rendere più esplicito il concetto di<br />
sostituibilità del medicinale originale<br />
con un equivalente cercando di<br />
fugare dubbi sulla sua inidoneità<br />
erroneamente interpretata col termine<br />
“generico”.<br />
ALCUNI<br />
ELEMENTI CRITICI<br />
Nonostante questi interventi e<br />
anche le iniziative di comunicazione<br />
periodicamente promosse da<br />
organismi del settore e in particolare<br />
dall’associazione di categoria (Egualia),<br />
permane in generale da parte dei<br />
pazienti un atteggiamento di diffidenza<br />
verso l’equivalente, confermato<br />
dagli ultimi dati rilevati (2022) che<br />
mostrano la prevalenza seppur di<br />
poco della scelta del medicinale<br />
originale (a brevetto scaduto) rispetto al<br />
corrispondente equivalente. A questo si<br />
deve aggiungere il fattore competitività<br />
da parte delle aziende dei medicinali<br />
originali (a brevetto scaduto) che in<br />
molti casi sono intervenuti abbassando<br />
i prezzi.<br />
Un altro elemento che ha giocato a<br />
sfavore di una maggiore conoscenza<br />
e impiego del medicinale generico è<br />
costituito dalle liste di trasparenza<br />
con l’obiettivo di fornire un supporto<br />
utile al farmacista per valutare<br />
la sostituibilità di un medicinale<br />
originale con un equivalente. Infatti,<br />
queste liste sono state preparate<br />
inserendo necessariamente tutti<br />
i prodotti in vendita sul mercato,<br />
inclusi i prodotti copia di medicinali<br />
originali (autorizzati con provvedimenti<br />
antecedenti a quelli applicati ai<br />
generici) con l’aggiunta di opportune<br />
note esplicative sulla effettiva<br />
equivalenza. Questa impostazione, per<br />
quanto comprensibile, ha determinato<br />
nel corso del tempo la necessità di<br />
alcuni interventi di AIFA per rivedere<br />
e correggere alcune incongruità sulla<br />
sostituibilità di taluni prodotti alla luce<br />
di alcune verifiche sui dati disponibili a<br />
sostegno della bioequivalenza, creando<br />
così qualche disagio nella gestione da<br />
parte degli operatori del settore.<br />
A completamento del quadro odierno<br />
sui medicinali generici, ci sono oggi due<br />
fattori critici di mercato il cui impatto<br />
è andato acuendosi nel corso degli<br />
ultimi anni con il perdurare di un certo<br />
allarmismo per i prossimi anni se non<br />
verranno prese misure correttive.<br />
Il primo fattore critico è la catena<br />
di approvvigionamento dei principi<br />
attivi tenendo conto che oggi la Cina<br />
insieme all’India forniscono al mercato<br />
europeo oltre il 56% del fabbisogno di<br />
principi attivi, valore che arriva al 74%<br />
se si considerano anche gli intermedi<br />
importati per la fabbricazione di principi<br />
attivi in Europa. Questo determina<br />
una diffusa vulnerabilità della catena<br />
di approvvigionamento che spesso è<br />
gravata anche dalla dipendenza da<br />
un’unica fonte o da una unica specifica<br />
area geografica.<br />
Il secondo fattore di criticità è<br />
rappresentato dall’incremento dei<br />
costi di fabbricazione e di acquisto che<br />
si sono impennati con la pandemia.<br />
Secondo i dati raccolti dall’associazione<br />
europea dei medicinali generici<br />
(Medicines for Europe), rispetto al<br />
periodo pre pandemico si è assistito<br />
ad una crescita dei costi di trasporto<br />
(+500%), dei costi delle materie prime<br />
(dal 50% al 160%), del packaging (dal<br />
20 al 30%) e dei prezzi dell’energia<br />
(del 65% per il gas e del 30% per<br />
l’elettricità).<br />
Entrambi questi fattori sono alla<br />
base di una progressiva riduzione<br />
di disponibilità di alcuni medicinali<br />
generici sul mercato europeo che si<br />
sta accompagnato ad un processo<br />
di consolidamento delle aziende<br />
produttrici e quindi ad una fragilità del<br />
tessuto industriale europeo che porta<br />
al rischio di carenze (in particolare<br />
antibiotici e oncologici).<br />
TRE PIANI DI<br />
INTERVENTO<br />
Alla luce di quanto descritto sopra, per<br />
l’affermazione dei medicinali generici si<br />
prospetta la necessità di interventi su<br />
almeno tre diversi piani.<br />
Un primo piano è quello culturale:<br />
devono proseguire in modo ancora più<br />
attento ed efficace gli interventi rivolti<br />
agli operatori sanitari affinché possano<br />
promuovere in modo consapevole il<br />
valore del medicinale generico e il suo<br />
impiego.<br />
Un secondo piano è relativo alla<br />
sostenibilità della spesa sanitaria: si<br />
devono attuare interventi utili a far<br />
crescere l’impiego del medicinale<br />
generico fornendo agli operatori<br />
sanitari adeguati strumenti di supporto<br />
per la promozione della sostituibilità<br />
del medicinale originale con il generico<br />
bioequivalente.<br />
Un terzo livello è riferito alle aziende:<br />
la fase critica in cui si trovano a causa<br />
dei fattori esterni a cui sono esposte<br />
richiede interventi su più fronti incluso<br />
un sostegno della loro permanenza sul<br />
mercato al fine di non mettere a rischio<br />
la disponibilità di alcuni medicinali<br />
generici da loro prodotti.<br />
Per ultimo, è auspicabile che le<br />
proposte di miglioramento dell’accesso<br />
ai medicinali con anche azioni<br />
specifiche per uno sviluppo ulteriore<br />
del mercato dei medicinali generici,<br />
così come delineate nella proposta<br />
della nuova legislazione farmaceutica<br />
europea, possano essere recepite e<br />
attuate per una loro applicazione nei<br />
paesi UE nei prossimi anni.<br />
39
Il ruolo cruciale dei generici<br />
nell’Europa post-Covid<br />
Dopo la pandemia, il mercato dei generici si è<br />
ripreso ma restano molti ostacoli che mettono<br />
a dura prova la sicurezza delle supply chain<br />
dei farmaci essenziali e richiedono attenzione e<br />
azione politica<br />
Simone Montonati<br />
Elisabeth Stampa, presidente di Medicines for Europe<br />
L’industria dei farmaci generici<br />
gioca un ruolo vitale nel<br />
panorama sanitario europeo,<br />
fornendo soluzioni cruciali per<br />
una vasta gamma di condizioni<br />
mediche, dall’oncologia alle<br />
malattie cardiovascolari,<br />
dal diabete alle infezioni<br />
batteriche. Anche durante<br />
la pandemia di Covid-19 il<br />
settore ha contribuito in modo<br />
significativo alla gestione<br />
dell’emergenza sanitaria.<br />
Vi sono ancora molte sfide<br />
che questa industria deve<br />
affrontare: l’alta inflazione,<br />
combinata con le politiche di<br />
prezzo al ribasso, ha avuto<br />
un impatto significativo sulle<br />
aziende del settore già alle<br />
40
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
prese con margini risicatissimi.<br />
Questa situazione richiede<br />
una riflessione critica e azioni<br />
politiche mirate, come spiega a<br />
<strong>MakingLife</strong> Elisabeth Stampa,<br />
presidente di Medicines for<br />
Europe.<br />
Qual è la situazione del<br />
mercato dei farmaci generici<br />
in Europa?<br />
I farmaci generici sono la<br />
pietra miliare della sanità<br />
pubblica in Europa. Se si pensa<br />
a un farmaco essenziale, è<br />
probabile che sia un generico.<br />
Il nostro settore fornisce il<br />
70% dei farmaci dispensati in<br />
Europa, trattando le malattie<br />
più gravi come il cancro,<br />
le malattie autoimmuni, le<br />
malattie cardiache, il diabete,<br />
la gestione del dolore e le<br />
infezioni batteriche. Il settore<br />
si è mobilitato come mai prima<br />
d’ora durante la pandemia,<br />
quando è stata necessaria<br />
una serie di farmaci per<br />
la ventilazione dei pazienti<br />
Covid gravemente malati. Da<br />
allora c’è stata una nuova<br />
valorizzazione dell’importanza<br />
del settore dei farmaci generici<br />
da parte dei governi e delle<br />
autorità sanitarie.<br />
Il mercato dei farmaci<br />
generici si è ripreso dopo<br />
la pandemia di Covid-19. Si<br />
sta assistendo a un costante<br />
ritorno alla crescita storica (a<br />
una cifra) dei volumi. In alcune<br />
aree terapeutiche si sono<br />
registrati picchi di domanda<br />
significativi, come nel caso dei<br />
farmaci antibiotici, a causa<br />
dell’aumento delle infezioni in<br />
Europa e nel mondo.<br />
Tuttavia, l’industria dei<br />
farmaci generici ha risentito<br />
dell’elevata inflazione dei costi<br />
energetici e delle interruzioni<br />
logistiche. L’elevata inflazione,<br />
unita alle politiche di<br />
prezzo al ribasso applicate<br />
ai farmaci per ottenere il<br />
prezzo più basso possibile,<br />
è stata dirompente per il<br />
nostro settore. In molti Paesi<br />
europei, i farmaci di qualità<br />
garantita, essenziali per i<br />
pazienti, valgono solo un paio<br />
di centesimi per trattamento<br />
giornaliero. Questa situazione<br />
è insostenibile per i farmaci<br />
generici e ha una serie di<br />
effetti a catena. Il più grave è<br />
la carenza di farmaci causata<br />
dal consolidamento delle<br />
forniture. Queste carenze<br />
interessano i pazienti in tutte<br />
le farmacie d’Europa. A livello<br />
più ampio, queste politiche di<br />
prezzo hanno portato sempre<br />
più aziende a ridurre i costi di<br />
produzione e a esternalizzare<br />
la produzione di farmaci e<br />
ingredienti farmaceutici attivi<br />
(Api) ad altri appaltatori in tutto<br />
il mondo. Ciò mette a dura<br />
prova la sicurezza delle catene<br />
di approvvigionamento dei<br />
farmaci essenziali e richiede<br />
attenzione e azione politica.<br />
Il nostro appello a tutti i<br />
Paesi europei è di adattare le<br />
pratiche di politica dei prezzi<br />
a una base di costi industriali<br />
più elevata e di pensare a<br />
nuovi modelli di pagamento<br />
per i farmaci generici che<br />
valorizzino i risultati che<br />
apportano e la loro importanza<br />
per la società, e non solo il<br />
prezzo.<br />
Quali sono i pilastri della<br />
strategia industriale proposta<br />
da Medicine for Europe per<br />
rinforzare il settore europeo<br />
dei farmaci non protetti da<br />
brevetto?<br />
Medicines for Europe<br />
promuove l’istituzione di una<br />
legge sui farmaci critici a<br />
livello europeo per sostenere<br />
il settore dei farmaci non<br />
protetti da brevetto.<br />
Vediamo cinque pilastri<br />
necessari:<br />
1. guida legale sugli appalti<br />
pubblici di medicinali e sulla<br />
sicurezza delle forniture;<br />
2. una riserva strategica<br />
europea di farmaci essenziali.;<br />
3. fondi UE e progetti di<br />
aiuti di Stato per incentivare<br />
gli investimenti in processi<br />
di produzione più ecologici e<br />
sicuri per i farmaci essenziali<br />
e gli ingredienti farmaceutici<br />
attivi (Api);<br />
4. digitalizzazione del<br />
sistema normativo e<br />
“<br />
IL NOSTRO APPELLO A TUTTI I PAESI<br />
EUROPEI È DI ADATTARE LE PRATICHE DI<br />
POLITICA DEI PREZZI A UNA BASE DI COSTI<br />
INDUSTRIALI PIÙ ELEVATA E DI PENSARE<br />
A NUOVI MODELLI DI PAGAMENTO PER I<br />
FARMACI GENERICI<br />
maggiore utilizzo dei dati per<br />
aumentare la visibilità e la<br />
solidarietà dell’assegnazione<br />
dei farmaci in caso di carenza.<br />
Ciò dovrebbe includere l’uso<br />
dei dati del Sistema europeo<br />
di verifica dei medicinali<br />
(European medicines<br />
verification system, Emvs);<br />
5. flessibilità normativa per<br />
armonizzare le dimensioni<br />
e le presentazioni delle<br />
confezioni, in modo da ridurre<br />
inutili complessità nella<br />
catena di approvvigionamento.<br />
Con queste politiche,<br />
possiamo sfruttare gli<br />
investimenti del settore<br />
privato e il know-how<br />
produttivo per ripristinare<br />
l’autonomia strategica,<br />
l’efficienza e la competitività<br />
del settore dei farmaci<br />
generici in Europa.<br />
Come pensa che le istituzioni<br />
europee debbano agire in<br />
questo contesto?<br />
L’Unione europea sta<br />
attualmente effettuando<br />
una revisione completa del<br />
quadro legislativo sui prodotti<br />
farmaceutici. I fascicoli della<br />
legislazione farmaceutica<br />
dell’UE non venivano<br />
rivisti da vent’anni. Questa<br />
importante revisione spazia<br />
dalla regolamentazione, alla<br />
proprietà intellettuale e alle<br />
catene di fornitura.<br />
L’industria dei farmaci<br />
non protetti da brevetto è<br />
pienamente impegnata a<br />
garantire che le riforme<br />
trasformino l’erogazione<br />
dell’assistenza sanitaria e<br />
l’accesso dei pazienti e a<br />
collaborare con le istituzioni<br />
europee per realizzare<br />
questa riforma. Auspichiamo<br />
proposte positive da parte<br />
del Parlamento europeo<br />
per garantire che i farmaci<br />
generici e biosimilari possano<br />
entrare nei mercati alla<br />
scadenza del brevetto, per<br />
modernizzare e digitalizzare<br />
il quadro normativo per<br />
una maggiore efficienza, e<br />
per sostenere l’innovazione<br />
dei farmaci off-patent, in<br />
particolare nelle “value added<br />
medicines”. Ciò consente<br />
un’innovazione sostenibile che<br />
deriva dal repurposing e dalla<br />
riformulazione dei medicinali<br />
esistenti, che genera numerosi<br />
vantaggi, come la riduzione<br />
degli effetti collaterali o<br />
nuove opzioni terapeutiche<br />
con farmaci che hanno<br />
un’esperienza nota e sicura.<br />
D’altra parte, il Parlamento<br />
europeo sta lavorando su<br />
una serie di dossier per<br />
proteggere l’ambiente e<br />
limitare l’avanzamento del<br />
cambiamento climatico.<br />
Siamo favorevoli a investire<br />
nel futuro e ci impegniamo<br />
nella ricerca di tecniche e<br />
41
42<br />
processi produttivi nuovi<br />
e più ecologici. La nostra<br />
industria deve mantenere<br />
gli impegni nei confronti<br />
dell’ambiente, continuando<br />
a svolgere il suo ruolo di<br />
protezione della salute<br />
pubblica. Siamo preoccupati<br />
per alcune proposte<br />
dell’UE, in particolare per<br />
la direttiva sulle acque<br />
reflue urbane (Urban<br />
wastewater directive), che<br />
introdurrebbero una tassa<br />
sul consumo di farmaci<br />
per finanziare nuove<br />
tecnologie per rimuovere<br />
tutti i microinquinanti<br />
presenti nelle acque reflue,<br />
indipendentemente dal<br />
fatto che provengano da<br />
farmaci o da altri prodotti<br />
industriali. Queste tasse non<br />
considerano la complessità<br />
o la potenziale impossibilità<br />
di sostituire i farmaci con<br />
“alternative più verdi” e non<br />
tengono conto del fatto che<br />
altri settori contribuiscono<br />
molto di più ai<br />
microinquinanti nelle acque<br />
reflue. La nostra industria<br />
sta investendo in un futuro<br />
più verde ma questo sistema<br />
non bilancia il valore per la<br />
salute pubblica apportato<br />
dall’industria dei farmaci e di<br />
fatto aumenta la pressione<br />
su un’industria che già opera<br />
con margini ridotti.<br />
La nostra richiesta al<br />
Parlamento europeo, ma<br />
anche alla Commissione<br />
europea e al Consiglio, è<br />
di sviluppare politiche e<br />
legislazioni per il futuro che<br />
siano solidamente basate<br />
su prove concrete e abbiano<br />
un impatto significativo.<br />
Vediamo alcune tendenze<br />
positive per quanto riguarda<br />
la legislazione farmaceutica<br />
dell’UE e il lavoro di<br />
preparazione per una legge<br />
sui farmaci critici. Ma altri<br />
dossier necessitano di un<br />
serio ripensamento, in modo<br />
che alla fine non facciano più<br />
male che bene.<br />
Come pensa che l’Unione<br />
europea possa migliorare<br />
la propria autonomia<br />
strategica per la produzione<br />
e la fornitura di farmaci<br />
fuori brevetto?<br />
La Spagna ha recentemente<br />
assunto la presidenza<br />
del Consiglio europeo e<br />
una delle sue principali<br />
priorità è stata l’autonomia<br />
strategica e la resilienza<br />
nel settore sanitario. Il loro<br />
rapporto “Resilience2030”<br />
identifica la necessità di<br />
rafforzare le catene di<br />
approvvigionamento, la<br />
capacità di produzione e,<br />
in ultima analisi, di aprire<br />
l’autonomia strategica<br />
nel campo dei farmaci<br />
fuori brevetto e degli Api.<br />
Su questa priorità c’è un<br />
completo allineamento<br />
tra i capi di Stato dell’UE<br />
e Medicines for Europe. Ci<br />
auguriamo però di vedere<br />
un’azione concreta al<br />
riguardo, per far progredire<br />
il pensiero e l’ambizione<br />
verso risultati tangibili. È qui<br />
che vediamo la necessità<br />
di un Critical Medicines Act,<br />
che possa davvero entrare<br />
nei dettagli e sostenere e<br />
rafforzare l’industria.<br />
Questi report ci forniscono<br />
prove essenziali per<br />
l’azione, ma non possiamo<br />
dimenticare di agire! Queste<br />
politiche hanno bisogno di<br />
sostegno per prendere vita,<br />
richiedono la collaborazione<br />
di diversi attori del settore<br />
sanitario per progredire.<br />
E per questo vale la pena<br />
agire!<br />
Attualmente stiamo<br />
discutendo con la<br />
Commissione su come<br />
valutare la situazione<br />
con uno studio sul<br />
consolidamento industriale<br />
e le dipendenze per i<br />
farmaci essenziali. Ci<br />
aspettiamo che la prossima<br />
Commissione utilizzi questo<br />
studio per avviare una<br />
strategia industriale volta a<br />
reinvestire nella produzione<br />
farmaceutica dell’UE.<br />
“<br />
LA NOSTRA RICHIESTA ALLE ISTITUZIONI<br />
EUROPEE È DI SVILUPPARE POLITICHE<br />
CHE SIANO SOLIDAMENTE BASATE<br />
SU PROVE CONCRETE E ABBIANO UN<br />
IMPATTO SIGNIFICATIVO. MA NON<br />
DIMENTICHIAMOCI DI AGIRE!<br />
Quali strategie propone<br />
Medicines for Europe per<br />
garantire a tutti i pazienti<br />
europei un accesso equo ai<br />
farmaci fuori brevetto, in<br />
particolare nelle aree con<br />
risorse limitate?<br />
Il settore dei farmaci<br />
non protetti da brevetto<br />
(generici, biosimilari e value<br />
added medicines) esiste<br />
per migliorare l’accesso<br />
ai farmaci. Questa è la<br />
nostra ambizione e noi<br />
la realizziamo. Quando<br />
i farmaci non coperti da<br />
brevetto diventano disponibili,<br />
un maggior numero di<br />
pazienti ottiene i farmaci<br />
di cui ha bisogno (aumento<br />
dell’accesso) o ottiene<br />
l’accesso anticipato ai farmaci<br />
di cui ha bisogno, laddove<br />
in precedenza era stato<br />
ritardato o negato (accesso<br />
tempestivo). Il settore riesce<br />
a ottenere questi risultati<br />
senza incidere sui bilanci<br />
farmaceutici. I dati di Iqvia<br />
hanno dimostrato in modo<br />
convincente che i farmaci<br />
generici e biosimilari possono<br />
aumentare drasticamente<br />
l’accesso ai farmaci quando<br />
le politiche governative<br />
allentano le restrizioni nelle<br />
prescrizioni, grazie ai loro<br />
prezzi più bassi. Ad esempio,<br />
nel Regno Unito circa 40.000<br />
pazienti in più affetti da<br />
artrite reumatoide potrebbero<br />
essere idonei alla terapia<br />
biologica1 grazie all’accesso<br />
ai farmaci biosimilari. Un<br />
simile gap potrebbe essere<br />
colmato anche in Italia<br />
sotto certe condizioni.2 Con<br />
i farmaci generici, la nostra<br />
industria ha contribuito a<br />
migliorare notevolmente<br />
l’accesso, rendendo<br />
disponibili alcuni farmaci<br />
che aiutano a prevenire lo<br />
sviluppo o la diffusione di<br />
una malattia (ad esempio, lo<br />
sviluppo del cancro al seno3 o<br />
la diffusione dell’HIV4).<br />
Ma il nostro lavoro non<br />
è finito: l’incidenza delle<br />
malattie non trasmissibili<br />
(cancro, malattie cardiache,<br />
diabete, malattie autoimmuni)<br />
è in aumento in Europa, il<br />
prezzo dei nuovi farmaci<br />
è estremamente alto e le<br />
lacune nell’accesso esistono<br />
ancora, in particolare<br />
nell’Europa centrale e<br />
orientale. Per questo motivo<br />
sosteniamo gli sforzi dell’UE<br />
per ridurre il divario di equità<br />
tra i Paesi ricchi e quelli<br />
meno ricchi dell’Unione.<br />
Le nostre priorità per<br />
garantire che il nostro settore<br />
sia forte e che fornisca<br />
risultati per la salute pubblica<br />
sono quelle di promuovere
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
politiche che possano<br />
promuovere la concorrenza<br />
nel settore dei farmaci,<br />
garantendo che i farmaci non<br />
coperti da brevetto possano<br />
essere presenti negli ospedali<br />
e sugli scaffali delle farmacie<br />
il primo giorno successivo<br />
alla scadenza del brevetto<br />
del produttore; costruire<br />
un framework normativo<br />
moderno e digitalizzato,<br />
adatto al 21° secolo;<br />
garantire la produzione<br />
di farmaci in Europa e<br />
l’autonomia strategica nel<br />
settore sanitario; promuovere<br />
il progresso dell’assistenza<br />
sanitaria sostenendo<br />
l’innovazione sostenibile<br />
delle molecole non coperte<br />
da brevetto (value added<br />
medicine).<br />
In Italia servono misure urgenti<br />
di Elisabeth Stampa, presidente di Medicines of Europe<br />
L’Italia è risultata uno dei Paesi con il più basso grado di penetrazione dei farmaci generici dopo la perdita dell’esclusività. Per migliorare il<br />
rapporto qualità-prezzo della spesa farmaceutica, l’Italia ha attuato una serie di misure per promuovere un maggiore utilizzo dei generici.<br />
A meno che il medico non fornisca un motivo che precluda la sostituzione, il farmacista deve indicare ai clienti se esiste un prodotto<br />
equivalente più economico. Se il medico indica che il farmaco “non è sostituibile” o se il cliente insiste nell’acquisto del marchio, il paziente<br />
deve pagare la differenza tra il prezzo del farmaco dispensato e l’alternativa più economica.<br />
Nel 2022 i farmaci generici hanno rappresentato il 14,8% della spesa (26,4% considerando solo i farmaci rimborsati) e il 22% del consumo<br />
di farmaci (31,1% considerando solo i farmaci rimborsati). Esiste anche una grande variabilità tra le regioni italiane, con una spesa per i<br />
farmaci generici che varia dal 43 al 19% della spesa complessiva per i farmaci fuori brevetto (il valore medio nel 2021 è stato del 30%) e<br />
una penetrazione dei volumi che segue lo stesso percorso. Nel 2022, ciò si è tradotto in 1,1 miliardi di euro di ticket a carico del cittadino,<br />
pari a 18,3 euro pro capite.<br />
Il rapido ingresso sul mercato dei farmaci generici in Italia è ostacolato da diversi fattori: l’ampio mercato delle copie diverse dall’originator,<br />
i molteplici casi di patent linkage e la mancanza di un livello sostenibile di prezzi e rimborsi per la maggior parte dei farmaci salvavita fuori<br />
brevetto. I prezzi dei farmaci generici in Italia sono bassi rispetto ad altri Paesi europei. Per contenere la spesa farmaceutica, le aziende<br />
farmaceutiche sono attualmente costrette a rimborsare in caso di spesa eccessiva, penalizzando in modo sproporzionato le aziende<br />
produttrici di farmaci generici che contribuiscono con importanti risparmi al sistema sanitario. Le attuali politiche dal lato della domanda<br />
non riescono a stimolare l’uso dei farmaci generici e il blocco culturale richiede una campagna di comunicazione molto più incisiva. L’attuale<br />
contesto che circonda il mercato italiano della vendita al dettaglio dei farmaci generici (ad esempio, prezzi bassi, volumi ridotti) minaccia la<br />
sua sostenibilità a lungo termine.<br />
Dal punto di vista normativo, sono stati compiuti importanti progressi: la procedura semplificata di P&R (Pricing and reimbursement) dei<br />
farmaci generici ha accelerato l’ingresso dei farmaci generici nel mercato, ponendo il Paese in una posizione più competitiva rispetto agli<br />
anni precedenti. Secondo i dati dell’Agenzia del Farmaco, dalla sua introduzione nel 2020, l’89% delle domande di P&R dei generici sono<br />
state presentate seguendo il nuovo percorso accelerato, che nel dicembre 2021 è stato esteso a nuove confezioni di farmaci rimborsati<br />
che offrono un aumento o una riduzione del dosaggio rispetto a quelle già rimborsate. Il risultato principale è una significativa riduzione dei<br />
tempi di P&R per i farmaci generici. Lat but not least, un allarme – dati europei e nazionali alla mano – è stato lanciato dall’edizione 2023<br />
dell’Osservatorio Nomisma sul “Sistema dei farmaci generici in Italia”, presentato da Nomisma ed Egualia, l’associazione italiana membro<br />
di Medicines for Europe, nel novembre dello scorso anno. I dati delineano un mix di prezzi ridotti e costi di produzione in aumento che rende<br />
sempre più vulnerabili le lunghe catene di approvvigionamento, appesantite anche dalla dipendenza da un’unica fonte o area geografica.<br />
Un esempio di ciò che l’industria sta sperimentando in Italia: in 10 anni, per un antibiotico e un antitumorale molto utilizzati, il numero di<br />
fornitori è sceso rispettivamente da 10 a 3 e da 18 a 2. Sono necessarie misure urgenti per salvaguardare la biodiversità “interna” del<br />
settore farmaceutico ed evitare una carenza strutturale di farmaci, altrimenti inevitabile, che sono le stesse necessarie a livello europeo.<br />
Note<br />
1. Il NICE ha esteso l’accesso HTA alle fasi iniziali della RA per il trattamento con biosimilari di questa popolazione.<br />
2. Uno studio condotto in Italia ha rilevato che circa 40.000 pazienti che avrebbero bisogno di una terapia biologica ne hanno un accesso limitato. Lo studio è stato ampiamente diffuso<br />
da Medicines for Europe ed Egualia.<br />
3. Uno dei membri di Medicines for Europe, in collaborazione con il Servizio sanitario nazionale, ha recentemente aggiunto l’indicazione di profilassi a un farmaco per il cancro al seno.<br />
4. L’accesso ai farmaci profilattici per l’HIV è stato condizionato nella maggior parte degli Stati membri dalla disponibilità di versioni generiche di tali farmaci, a causa dell’elevato costo<br />
del rimborso della profilassi.<br />
43
ANCHE I FARMACI<br />
HANNO UNA<br />
BIODIVERSITÀ DA<br />
TUTELARE<br />
Monica Torriani<br />
Rinforzare l’industria del generico<br />
significa prevenire il rischio che le<br />
carenze oggi temporanee diventino<br />
strutturali e si ripercuotano sulla<br />
salute dei pazienti<br />
europei. Nomisma ha<br />
individuato alcuni elementi<br />
emersi dai dati pubblicati:<br />
in 10 anni è scomparso<br />
dai mercati europei il 26%<br />
circa dei farmaci generici,<br />
in particolare il 33% degli<br />
antibiotici ricompresi in<br />
questa categoria e il 40%<br />
degli oncologici. Rispetto ai<br />
soli antibiotici, la scomparsa<br />
è particolarmente evidente<br />
in alcuni Paesi e la difficoltà<br />
di approvvigionamento,<br />
soprattutto per alcune<br />
formulazioni, è risultata<br />
molto critica negli ultimi anni.<br />
In particolare, Nomisma in<br />
Italia ha individuato come<br />
paradigmatici due farmaci<br />
largamente utilizzati nella<br />
pratica clinica (un antibiotico<br />
e un antitumorale), il cui<br />
numero di fornitori in 10<br />
anni è sceso rispettivamente<br />
da 10 a 3 e da 18 a 2. Si<br />
tratta di sintomi chiari di<br />
indebolimento delle catene<br />
di approvvigionamento e<br />
dello stato di allerta che<br />
caratterizza il sistema<br />
industriale del nostro settore,<br />
stretto fra l’incudine di prezzi<br />
particolarmente contenuti<br />
(frutto della competizione<br />
e della negoziazione e<br />
quindi delle politiche di<br />
prezzo molto aggressive<br />
che gli Stati, il nostro Paese<br />
incluso, hanno adottato) e il<br />
martello dei costi produttivi,<br />
che sono invece schizzati<br />
alle stelle negli ultimi due<br />
anni. È proprio questo il<br />
Il pharma, in particolare<br />
il settore dei generici, sta<br />
vivendo un momento in cui<br />
luci e ombre si alternano<br />
offrendo una successione di<br />
alti e bassi che deve essere<br />
interpretata con lo sguardo<br />
proiettato al futuro e senza<br />
rinunciare a una buona dose<br />
di flessibilità. Per trovare<br />
una chiave di lettura al<br />
contesto abbiamo intervistato<br />
Michele Uda, direttore<br />
generale di Egualia, organo<br />
di rappresentanza ufficiale<br />
dell’industria dei farmaci<br />
generici equivalenti, dei<br />
biosimilari e delle value<br />
added medicines in Italia.<br />
Qual è il dato<br />
macroscopicamente più<br />
interessante emerso dal<br />
Rapporto Nomisma “Il<br />
sistema dei farmaci generici<br />
in Italia 2023” alla cui<br />
realizzazione Egualia ha<br />
collaborato?<br />
L’Osservatorio sul sistema<br />
dei farmaci generici ha<br />
inquadrato diversi aspetti<br />
interessanti, ma a mio<br />
avviso quello più eclatante<br />
riguarda la progressiva<br />
sparizione di diversi prodotti<br />
dal mercato e il problema<br />
piuttosto sentito delle<br />
carenze, che ciclicamente si<br />
manifesta in tutti i mercati<br />
Michele Uda, direttore generale di Egualia<br />
44
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
tema al centro dell’ultimo<br />
Rapporto, nel quale Nomisma<br />
evidenzia la necessità di<br />
adottare misure urgenti per<br />
salvaguardare quella che<br />
viene definita la “biodiversità”<br />
interna del settore ed evitare<br />
il rischio peggiore, ossia<br />
che le carenze da cicliche<br />
e periodiche diventino<br />
strutturali e si ripercuotano<br />
sulla salute dei pazienti.<br />
Quali sono, a suo parere, le<br />
contromisure più efficaci<br />
per affrontare l’attuale<br />
scenario internazionale, in<br />
particolare dal punto di vista<br />
della vulnerabilità della<br />
supply chain?<br />
Se partiamo dai dati di<br />
scenario, osserviamo<br />
che, come è stato più<br />
volte evidenziato a livello<br />
europeo, la criticità dovuta<br />
alla dipendenza da un’unica<br />
fonte o area geografica<br />
di approvvigionamento<br />
costituisce il punto principale<br />
della questione. Si tratta di<br />
un elemento comune a tutta<br />
l’industria farmaceutica,<br />
dal momento che la quota<br />
di produzione globale di<br />
principi attivi in Europa è<br />
scesa dal 53% del 2000 al<br />
25% attuale, una contrazione<br />
molto significativa.<br />
Contestualmente, altre aree<br />
geografiche hanno preso<br />
la guida, prima fra tutte le<br />
Cina, dove la capacità di<br />
monopolizzare le forniture<br />
di attivi in termini di<br />
sintesi è particolarmente<br />
significativa. L’altra area<br />
geografica è l’India. Insieme,<br />
Cina e India forniscono ai<br />
mercati dell’Unione europea<br />
oltre il 56% del fabbisogno<br />
di principi attivi (dati UE).<br />
Se si considerano anche<br />
gli intermedi di sintesi,<br />
la dipendenza si acuisce<br />
superando il 70%. Se ne parla<br />
da tempo, con fatica si stanno<br />
“<br />
Sembra che nei<br />
primi 9 mesi<br />
del 2023 si<br />
sia osservata<br />
un’inversione<br />
di tendenza<br />
con una<br />
riduzione delle<br />
importazioni<br />
dalla Cina<br />
all’Europa.<br />
adottando misure, ma la<br />
tendenza va invertita, perché<br />
ci troviamo in una sorta di<br />
cul de sac nel quale viviamo<br />
uno stato di dipendenza<br />
pur avendo necessità di<br />
autonomia. Perché si verifichi<br />
questa inversione di tendenza<br />
servono politiche industriali e<br />
il nostro Paese sta finalmente<br />
iniziando a mettere in<br />
campo misure concrete,<br />
pur nei limiti previsti dalle<br />
normative europee. Ma, al<br />
contempo, occorre prevedere<br />
politiche di acquisto e di<br />
prezzo dei farmaci coerenti<br />
con l’obiettivo. Le dirò,<br />
in proposito è circolato<br />
proprio negli ultimi giorni a<br />
livello europeo un dato (che<br />
per la verità deve essere<br />
approfondito) secondo il<br />
quale nei primi 9 mesi del<br />
2023 si sarebbe osservato un<br />
primo elemento di inversione<br />
di tendenza, di cui si deve<br />
comprendere l’origine e che<br />
mostrerebbe una riduzione<br />
delle importazioni dalla<br />
Cina verso l’Europa di una<br />
quota importante, che per i<br />
principi attivi sfiora il 28%.<br />
Parallelamente, è stato<br />
registrato un corrispondente<br />
aumento delle esportazioni<br />
dall’Europa verso la Cina.<br />
Si tratta di un dato che ci<br />
ha interessati e che stiamo<br />
cercando di approfondire<br />
comprendendone le ragioni,<br />
ma su questo fronte non<br />
dobbiamo dimenticare<br />
che la sola inversione di<br />
tendenza import-export non<br />
basterebbe a garantire la<br />
tenuta del sistema produttivo:<br />
ecco perché, come le dicevo,<br />
alla politica industriale è<br />
essenziale che si affianchino<br />
politiche di acquisto e di<br />
prezzo/rimborso in grado<br />
di garantire sostenibilità e<br />
coerenza rispetto a questo<br />
elemento. In altre parole,<br />
possiamo supportare la<br />
messa in opera di linee<br />
produttive, impianti o altro,<br />
ma se i medicinali che<br />
vengono prodotti all’interno<br />
di queste linee non sono<br />
economicamente sostenibili<br />
avremmo comunque fatto un<br />
buco nell’acqua.<br />
La produzione farmaceutica<br />
ha toccato nel 2022 il<br />
valore di 49 miliardi: a cosa<br />
è principalmente legato<br />
questo incremento e qual<br />
è il contributo offerto dalle<br />
imprese del generico?<br />
Il 2022 è stato un altro<br />
anno particolarmente<br />
importante per il complesso<br />
dell’industria farmaceutica<br />
italiana: il risultato che lei<br />
cita rimanda a un incremento<br />
importante della produzione<br />
anche rispetto all’anno<br />
precedente e conferma la<br />
leadership detenuta dal<br />
nostro Paese in questo<br />
ambito insieme a Germania<br />
e Francia. Sicuramente<br />
questo risultato deriva in<br />
gran parte dell’incremento<br />
del livello delle esportazioni<br />
di prodotti farmaceutici e di<br />
vaccini Covid: se sui vaccini<br />
Covid stiamo assistendo<br />
alla coda di un fenomeno<br />
già partito in precedenza,<br />
è innegabile che nel loro<br />
complesso i dati evidenzino i<br />
primi segnali dell’inversione<br />
di tendenza di cui parlavamo<br />
poco fa. Per quanto riguarda<br />
il contributo offerto dalle<br />
imprese di farmaci generici<br />
o equivalenti, merita di<br />
essere ricordato il fatto che<br />
al momento in Italia oltre il<br />
50% dei farmaci equivalenti<br />
utilizzati quotidianamente<br />
è prodotto nel nostro<br />
Paese, grazie alla rete degli<br />
stabilimenti produttivi delle<br />
imprese stesse o delle<br />
realtà che sviluppano e<br />
producono per conto di altre.<br />
Peraltro, a questo proposito,<br />
il Rapporto Nomisma<br />
certifica nuovamente che il<br />
nostro è il secondo Paese<br />
europeo per numero di<br />
imprese attive nel settore dei<br />
farmaci equivalenti. Quindi, il<br />
contributo offerto da questi<br />
medicinali è certamente<br />
significativo.<br />
Qual è oggi la capacità del<br />
mercato dei generici di<br />
generare redditività e quali<br />
sono i possibili margini di<br />
miglioramento?<br />
Anche su questo il Rapporto<br />
Nomisma offre una chiave<br />
di analisi interessante.<br />
Intanto, facendo il confronto<br />
fra le imprese del comparto<br />
dei farmaci generici ed<br />
equivalenti e il resto delle<br />
imprese, la redditività più<br />
45
marcata è quella inerente<br />
l’andamento di uno degli<br />
indicatori, ovvero l’utile<br />
netto rispetto ai ricavi. Da<br />
questo punto di vista, si<br />
intravede una differenza di<br />
redditività fra le tipologie di<br />
imprese e il nostro settore<br />
sconta prezzi estremamente<br />
bassi e volumi altrettanto<br />
limitati che, nel confronto,<br />
fanno sì che si attesti a<br />
livelli inferiori. Il Rapporto<br />
identifica questo indicatore<br />
nell’8,5% per le imprese<br />
non di farmaci equivalenti<br />
o generici e nel 3,1% per<br />
le imprese del settore.<br />
All’interno del comparto<br />
vi sono però grandi<br />
differenze, a dimostrare che<br />
competitività e dinamicità<br />
sono più caratteristiche<br />
delle imprese di medie e<br />
grandi dimensioni del nostro<br />
settore, quelle che, per<br />
intenderci, hanno un Ebitda<br />
sui ricavi maggiore del 10%<br />
e una struttura dei costi più<br />
flessibile e gestibile sotto<br />
il profilo operativo rispetto<br />
ad aziende di più piccole<br />
dimensioni, aziende in grado<br />
di reggere meglio anche<br />
gli shock. L’interpretazione<br />
offerta da Nomisma è che<br />
le imprese con marginalità<br />
più elevate operano<br />
probabilmente in mercati<br />
in cui i prezzi delle materie<br />
prime sono meno volatili,<br />
beneficiano di contratti a<br />
lungo termine con forniture<br />
affidabili e, essendo realtà di<br />
grandi dimensioni, utilizzano<br />
tecnologie innovative in<br />
grado di ridurre il consumo<br />
di energia e materie<br />
prime: tutto ciò genera<br />
una maggiore capacità di<br />
redditività e costituisce<br />
un fenomeno analogo a<br />
quello che caratterizza<br />
altri settori industriali. Ma<br />
“<br />
C’è una<br />
struttura dei<br />
costi che non<br />
dialoga più con<br />
la struttura dei<br />
prezzi. Questo<br />
rappresenta<br />
il problema<br />
principale.<br />
l’ottimizzazione delle risorse<br />
rimane un goal cruciale da<br />
perseguire per le nostre<br />
imprese, un traguardo<br />
reso molto difficile dalla<br />
congiuntura economica<br />
e dal fatto che di fronte<br />
alla totale anelasticità<br />
dei prezzi (soprattutto<br />
in un mercato come il<br />
nostro, regolamentato)<br />
ci si trova ad avere un<br />
aumento esorbitante dei<br />
prezzi (di materie prime,<br />
principi attivi, materiali di<br />
confezionamento, energia,<br />
trasporto) e una struttura<br />
dei costi che non dialoga<br />
più con la struttura dei<br />
prezzi. Questo rappresenta il<br />
problema principale.<br />
Le chiedo, dunque, un focus<br />
sui costi: quali sono le<br />
voci di maggiore impatto<br />
e le possibili soluzioni<br />
per evitare la limitazione<br />
dell’accesso alle cure da<br />
parte dei cittadini?<br />
Il trend della crescita dei<br />
costi è documentato ovunque<br />
(la nostra Associazione<br />
europea lo sta seguendo<br />
da tempo, insieme alle<br />
associazioni nazionali<br />
come Egualia) ed è stato<br />
sintetizzato nel documento<br />
di Nomisma: i costi dei<br />
trasporti sono cresciuti in 3<br />
anni del 500%, quelli delle<br />
materie prime fra il 50 e il<br />
160%, il packaging fra il 20 e<br />
il 30%, l’energia oltre il 65%<br />
il gas e il 30% l’elettricità.<br />
Sono numeri che hanno<br />
messo davvero in crisi la<br />
sopravvivenza del settore e<br />
che, a differenza di quanto<br />
accade in altri comparti,<br />
non potendo operare sul<br />
fronte dei prezzi, le imprese<br />
hanno dovuto assorbire,<br />
riadattando i processi di<br />
approvvigionamento e<br />
contenendo le marginalità.<br />
È chiaro che c’è però un<br />
limite oltre il quale non<br />
si può andare. È evidente<br />
che se i prodotti non sono<br />
sostenibili da un punto di<br />
vista economico, vengono<br />
ritirati dal commercio: da<br />
qui il rischio potenziale<br />
(che per alcuni casi è<br />
già reale) delle carenze,<br />
di cui parlavamo prima.<br />
Anche questo è un dato<br />
preoccupante nel processo<br />
di consolidamento che ha<br />
coinvolto le imprese: sempre<br />
“<br />
Nel 2022 il 60%<br />
dei generici<br />
commercializzati<br />
in Europa ha<br />
fatto riferimento<br />
a due imprese e<br />
un ulteriore 9%<br />
a tre imprese<br />
Nomisma ha certificato nel<br />
2022 che il 60% dei generici<br />
commercializzati in Europa<br />
ha fatto riferimento a due<br />
imprese e un ulteriore 9%<br />
a tre imprese. In questo<br />
framework, è sufficiente che<br />
una di queste realtà abbia<br />
un problema per far entrare<br />
in sofferenza tutto il settore.<br />
Inoltre, per diverse tipologie<br />
di medicinali, il numero<br />
di aziende produttrici è<br />
sceso drasticamente fino<br />
a percentuali del 30-40%,<br />
lasciando un solo fornitore<br />
o due nella maggior parte<br />
dei Paesi. In altre parole,<br />
stiamo assistendo a un<br />
impoverimento del tessuto<br />
industriale accompagnato<br />
da un’uscita degli operatori<br />
dal mercato. La conseguenza<br />
diretta dell’incremento<br />
dei costi è da un lato una<br />
razionalizzazione del numero<br />
dei fornitori ma dall’altro<br />
il rischio che la stessa<br />
continuità delle forniture<br />
sia messa in discussione.<br />
Nel panorama italiano vi<br />
sono alcune iniziative che<br />
a nostro avviso andrebbero<br />
realizzate per evitare di<br />
mettere a rischio l’accesso<br />
alle cure per un gran numero<br />
di pazienti. Innanzitutto,<br />
occorre trovare una<br />
soluzione al problema del<br />
payback sulla farmaceutica<br />
per acquisti diretti: per<br />
quanto riguarda i farmaci<br />
fuori brevetto, il fenomeno<br />
è ancora più paradossale,<br />
perché vengono acquistati<br />
con una gara al massimo<br />
ribasso e con risparmi<br />
significativi ma con il vincolo<br />
della restituzione di parte<br />
del compenso ottenuto per<br />
la fornitura. Non possiamo<br />
neppure dimenticare<br />
che dobbiamo trovare la<br />
programmazione idonea a<br />
46
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
garantire un adeguamento<br />
del livello di rimborso di<br />
tutta una serie di medicinali<br />
consolidati, la maggior parte<br />
dei quali fuori brevetto,<br />
essenziali per la pratica<br />
clinica e per arrestare<br />
l’emorragia dei fornitori,<br />
individuando per primi quelli<br />
caratterizzati da particolari<br />
condizioni di vulnerabilità,<br />
soprattutto quelli al di<br />
sotto di una certa soglia<br />
critica di prezzo. A questo<br />
proposito, noi abbiamo<br />
individuato una soglia pari a<br />
5 €, al di sotto della quale è<br />
presente il 25% dei prodotti<br />
in liste di trasparenza.<br />
A questo si affianca la<br />
necessità di identificare<br />
nuovi meccanismi pubblici<br />
di acquisto dei farmaci in<br />
ospedale: anziché una gara<br />
con un unico aggiudicatore<br />
al massimo ribasso, si<br />
potrebbe immaginare un<br />
modello che determini<br />
i fornitori e il prezzo in<br />
maniera più sostenibile e<br />
individuare, per esempio,<br />
più fornitori suddividendo<br />
il fabbisogno per quote<br />
predeterminate. Infine, e su<br />
questo c’è già qualche azione<br />
in corso, programmare un<br />
meccanismo di incentivi<br />
e sostegno economico<br />
in ambito produttivo per<br />
mantenere la biodiversità<br />
fra i fornitori. C’è un tavolo<br />
di lavoro in corso, presso<br />
il ministero delle Imprese<br />
e del Made in Italy, nel<br />
quale si sta mettendo a<br />
punto una serie di ipotesi,<br />
soprattutto per la riforma<br />
del sistema degli incentivi.<br />
Da questo punto di vista<br />
abbiamo tuttavia il limite<br />
della normativa europea,<br />
che non si sta modificando<br />
alla velocità annunciata:<br />
da un lato si promuove<br />
“<br />
Emerge la<br />
necessità di<br />
identificare<br />
nuovi<br />
meccanismi<br />
pubblici di<br />
acquisto dei<br />
farmaci in<br />
ospedale.<br />
l’autonomia strategica per<br />
quanto riguarda le filiere<br />
più importanti, come quella<br />
farmaceutica, ma dall’altro<br />
si devono fare i conti con<br />
un quadro temporaneo<br />
degli aiuti di Stato scaduto<br />
il 31 dicembre del 2023<br />
e che probabilmente<br />
metterà a rischio una serie<br />
di strumenti. Su questo<br />
occorre, poi, individuare una<br />
soluzione concertata fra gli<br />
Stati e l’UE.<br />
Tornando al discorso<br />
delle carenze, qual è la<br />
sua visione in merito al<br />
fenomeno del cosiddetto<br />
“vuoto biosimilare” cui<br />
stiamo rischiando di andare<br />
incontro?<br />
Si tratta di un tema diverso<br />
rispetto a quello che<br />
caratterizza il settore degli<br />
equivalenti, ma anche per i<br />
biosimilari il tema di fondo<br />
fa riferimento alla scelta<br />
delle politiche da adottare<br />
per l’approvvigionamento dei<br />
prodotti, in questo caso dei<br />
biologici a brevetto scaduto.<br />
L’Italia è sicuramente un<br />
Paese all’avanguardia<br />
perché vanta percentuali<br />
di utilizzo dei biosimilari<br />
fra le più alte in Europa,<br />
anche se sul territorio<br />
la situazione è piuttosto<br />
eterogenea. Abbiamo anche<br />
un quadro normativo molto<br />
innovativo rispetto agli altri<br />
Paesi europei e, per quando<br />
fu adottato, in linea con le<br />
esigenze di mantenimento<br />
delle forniture di cui<br />
parliamo oggi. Il problema<br />
è costituito dalle modalità<br />
di interpretazione della<br />
normativa a livello regionale.<br />
Nel caso dei biosimilari, una<br />
legge dello Stato prevede<br />
una procedura di acquisto<br />
pubblica multiaggiudicataria,<br />
il concetto alla base della<br />
garanzia di maggiore<br />
continuità delle forniture,<br />
nella quale si devono<br />
selezionare tre fornitori<br />
secondo il criterio del<br />
miglior prezzo o della<br />
offerta economicamente<br />
più vantaggiosa. Tuttavia, a<br />
livello regionale, si sommano<br />
alla normativa nazionale<br />
“<br />
Corriamo il<br />
rischio che<br />
alla scadenza<br />
brevettuale di<br />
alcuni farmaci<br />
biologici<br />
importanti, non<br />
siano disponibili<br />
le alternative<br />
terapeutiche dei<br />
biosimilari.<br />
indicazioni o linee guida di<br />
carattere prescrittivo che<br />
tendono a limitare l’utilizzo<br />
soltanto al primo fra i tre<br />
aggiudicati: un problema<br />
per chi si è impegnato<br />
nella procedura di gara ma<br />
si è classificato secondo<br />
o terzo e non vedrà mai i<br />
propri prodotti forniti sul<br />
mercato anche in presenza<br />
di differenziali di prezzo<br />
estremamente limitati.<br />
Le Regioni si assumono<br />
quindi il rischio che non sia<br />
garantita la continuità delle<br />
forniture a fronte di risparmi<br />
trascurabili o, di fatto, nulli.<br />
Nel caso dei biosimilari, si<br />
tratta di applicare in maniera<br />
più corretta e rispondente<br />
alla ratio la normativa del<br />
2<strong>01</strong>6 che ha disciplinato le<br />
procedure di acquisto di tali<br />
prodotti [Legge n. 232/2<strong>01</strong>6,<br />
ndr], da un lato garantendo la<br />
possibilità di utilizzare i primi<br />
tre aggiudicatari in maniera<br />
appropriata e su indicazioni<br />
del clinico e, soprattutto,<br />
garantendo che ci sia una<br />
pluralità di fornitori. Iqvia ha<br />
recentemente lanciato un<br />
allarme: vi sono molte aree<br />
terapeutiche nelle quali al<br />
momento non è presente<br />
alcun candidato biosimilare,<br />
per le ragioni che le ho<br />
spiegato, almeno nel caso<br />
del nostro Paese. Quindi, non<br />
solo rischiamo di non avere<br />
i biosimilari oggi presenti<br />
nel mercato, ma corriamo<br />
il rischio prospettico che<br />
nel futuro, alla scadenza<br />
brevettuale di alcuni<br />
farmaci biologici importanti,<br />
non siano disponibili le<br />
alternative terapeutiche dei<br />
biosimilari. E questo scardina<br />
tutte le programmazioni che<br />
Regioni e Stato possono fare<br />
sulla spesa farmaceutica.<br />
47
€<br />
€<br />
€<br />
Generici e<br />
biosimilari a<br />
sostegno del SSN<br />
I FARMACI GENERICI E I BIOSIMILARI<br />
PERMETTONO RISPARMI DI SPESA CONSISTENTI A<br />
UN SISTEMA SANITARIO GIÀ GRAVATO DA MOLTI<br />
ASPETTI CRITICI MA PER SFRUTTARNE IL PIENO<br />
POTENZIALE NEL NOSTRO PAESE È NECESSARIA<br />
UNA RIVOLUZIONE CULTURALE<br />
€<br />
€<br />
€<br />
48<br />
€<br />
Giulio Divo
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Quando si parla di sanità e del modello<br />
universalistico correlato al Ssn non<br />
possiamo fare a meno di porci il<br />
grande tema della sua sostenibilità<br />
economica. Negli ultimi anni si sono<br />
levate sempre più voci preoccupate<br />
in relazione a questo fenomeno<br />
e più di un analista ravvisa nelle<br />
dinamiche di tipo economico, politico<br />
e demografico, l’addensarsi di una<br />
sorta di tempesta perfetta, in grado<br />
potenzialmente di portare il sistema<br />
al collasso. Le nuove inquietudini<br />
hanno profili precisi: quello della<br />
regionalizzazione sanitaria, del<br />
mancato turnover della classe<br />
medica, della diminuzione numerica<br />
degli specializzandi in alcuni settori<br />
e, soprattutto, dell’invecchiamento<br />
della popolazione, con aumento delle<br />
cronicità, dell’assistenza e della spesa<br />
sanitaria pro capite.<br />
Nell’ultima legge di bilancio i soldi<br />
stanziati per la sanità (Fondo sanitario<br />
nazionale) hanno raggiunto quota<br />
134,1 miliardi, con un incremento di 3<br />
miliardi di euro rispetto al 2023 e con<br />
cifre a salire per il triennio successivo:<br />
si tratta di aumenti significativi e<br />
consistenti, in grado di cambiare lo<br />
scenario? Non sta a noi fare pronostici<br />
ma è immediatamente chiaro un fatto:<br />
riuscire a liberare risorse economiche<br />
significa procedere lungo la strada<br />
della salvaguardia del Ssn così<br />
come è stato pensato, nonostante le<br />
trasformazioni avvenute nel tempo.<br />
GLI EQUIVALENTI<br />
PER LA<br />
SOSTENIBILITÀ<br />
DEL SISTEMA<br />
In un contesto tanto delicato e<br />
consapevoli della «coperta corta»<br />
in tema di possibilità economiche<br />
del Paese per la sanità, ecco che<br />
una riflessione importante viene<br />
da un mondo che – è il caso dirlo<br />
– vive un momento storico vivace<br />
e di prospettiva, come quello delle<br />
industrie farmaceutiche legate ai<br />
farmaci equivalenti e biosimilari. Non<br />
più gravati da costi legati a ricerca e<br />
sviluppo, i farmaci definiti un tempo<br />
generici e oggi – più opportunamente<br />
– equivalenti si sono ritagliati un<br />
ruolo fondamentale all’interno<br />
della biosfera economica collegata<br />
al mercato farmaceutico. Il saving<br />
generato dai farmaci equivalenti è di<br />
enorme importanza, se si pensa che<br />
già nel 2<strong>01</strong>9 la spesa ospedaliera ha<br />
finanziato l’acquisto di 1,5 miliardi di<br />
unità minime frazionabili di medicinali,<br />
dei quali il 30% circa era rappresentato<br />
da equivalenti.<br />
Va anche considerato come l’industria<br />
italiana degli equivalenti e dei<br />
biosimilari (oltre alle value added<br />
medicine) sia una realtà solida, di<br />
grande importanza ed estremamente<br />
vivace. «Si tratta di un’industria che<br />
conta 60 aziende attive sul territorio,<br />
tra multinazionali e nazionali – spiega<br />
Michele Uda, direttore generale di<br />
Egualia. – È un tessuto industriale<br />
attivo, se pensiamo che oltre il 50%<br />
dei farmaci equivalenti vengono<br />
effettivamente prodotti nel nostro<br />
Paese. Per ciò che riguarda i medicinali<br />
equivalenti siamo in grado di servire<br />
fino all’80% delle aree terapeutiche,<br />
con particolare riferimento alle<br />
terapie croniche, che sono quelle<br />
che interessano la maggior parte<br />
della popolazione anziana la quale,<br />
peraltro, è spesso anche politrattata<br />
e può quindi gravare maggiormente<br />
sull’economia sanitaria. Ebbene, in<br />
questi 20 anni, cioè dal momento in<br />
cui i farmaci equivalenti sono entrati<br />
sul mercato, è stato possibile offrire<br />
opportunità terapeutiche sostenibili sia<br />
per ciò che riguarda la medicina del<br />
territorio, sia per quanto riguarda le<br />
terapie ospedaliere».<br />
La realtà qui descritta riguarda<br />
intere aree terapeutiche, anche di<br />
prima linea: «Si tratta di un aspetto<br />
che è importante sottolineare per<br />
comprendere quale sia l’importanza<br />
del farmaco equivalente all’interno<br />
delle strutture ospedaliere. Possiamo<br />
infatti dire che tutte le prime linee di<br />
terapie, così come tutti i medicinali in<br />
area oncologica siano ormai farmaci<br />
“<br />
POSSIAMO DIRE CHE TUTTE LE PRIME LINEE DI TERAPIE,<br />
COSÌ COME TUTTI I MEDICINALI IN AREA ONCOLOGICA,<br />
SONO ORMAI FARMACI EQUIVALENTI.<br />
equivalenti. Grazie all’arrivo degli<br />
equivalenti, l’accesso alle terapie nelle<br />
prime dieci patologie (in ambito UE) è<br />
aumentato di oltre il 100%».<br />
IL PROBLEMA<br />
CULTURALE<br />
Esiste però un problema legato ai<br />
farmaci equivalenti. Si tratta di un<br />
problema di fiducia del consumatore,<br />
che si esprime nel momento in cui<br />
il paziente è posto di fronte alla<br />
possibilità di scegliere l’equivalente<br />
al posto del farmaco branded. Qui<br />
ancora molto deve essere fatto pur<br />
nell’evidenza dei risultati che abbiamo<br />
appena descritto. Si tratta di una<br />
questione culturale che deve essere<br />
affrontata attraverso un’educazione<br />
al farmaco equivalente, spingendo<br />
sui concetti chiave di sicurezza ed<br />
49
“<br />
NON TUTTI I CLINICI SONO DISPOSTI A SOTTOSCRIVERE LA<br />
PIENA EQUIVALENZA DEL FARMACO NON BRANDIZZATO<br />
CON QUELLO BRANDIZZATO<br />
efficacia. Creare una cultura del<br />
farmaco equivalente dovrebbe quindi<br />
diventare una priorità, se si vuole<br />
sfruttare appieno le possibilità date da<br />
questa opzione terapeutica.<br />
Va anche ricordato come il<br />
grande tema non riguardi solo ed<br />
esclusivamente il consumatore,<br />
ma rimbalza tra i vari attori della<br />
sanità, coinvolgendo anche medici<br />
e farmacisti. Non tutti i clinici, solo<br />
per fare un esempio, sono disposti a<br />
sottoscrivere la piena equivalenza del<br />
farmaco non brandizzato con quello<br />
brandizzato. Permane quindi una zona<br />
grigia per cui viene meno un consenso<br />
generalizzato e trasversale da parte<br />
degli specialisti.<br />
«Le differenze si vedono soprattutto<br />
in termini geografici – spiega Uda. – Il<br />
ricorso agli equivalenti è più spinto<br />
al nord del Paese e meno al sud,<br />
almeno in riferimento al panorama<br />
italiano. Questo fattore da un certo<br />
punto di vista sorprende perché<br />
il nord, generalmente più ricco e<br />
quindi con maggiori disponibilità da<br />
impiegare nella sanità, potrebbe con<br />
minore difficoltà ricorrere al farmaco<br />
branded. Al contrario, la mancanza di<br />
una cultura dell’equivalente penalizza<br />
le regioni che hanno minori risorse<br />
ostacolando di fatto anche l’accesso<br />
alle cure per quelle patologie croniche<br />
di cui abbiamo prima parlato».<br />
Secondo i dati Egualia, che compie un<br />
monitoraggio costante relativamente<br />
alla spesa sanitaria degli italiani,<br />
possiamo quantificare il differenziale<br />
speso dai cittadini italiani tra farmaci<br />
branded ed equivalenti in circa un<br />
miliardo di euro. Si tratta di cifre che,<br />
alla luce di quanto detto a proposito<br />
della sostenibilità del Ssn, non sono<br />
di poco conto. Se alle cifre uniamo<br />
il fatto che sono proprio le regioni<br />
con minore disponibilità di spesa a<br />
investire meno sull’equivalente, ecco<br />
che possiamo comprendere quale<br />
sia l’importanza di un cambio di<br />
paradigma culturale su questo tema.<br />
UNO SCENARIO<br />
IN EVOLUZIONE<br />
«Se parliamo di cultura del<br />
farmaco equivalente, il discorso è<br />
estremamente complesso – sottolinea<br />
Uda. – Al di là del fatto che la dicitura<br />
generico (usata fino a non molti anni<br />
fa) è stata forse un po’ penalizzante<br />
perché da noi il termine inglese<br />
generics viene tradotto appunto con<br />
“generico” ma in questo modo assume<br />
una connotazione che non è più neutra<br />
ma diviene vagamente negativa<br />
(generico viene assimilato a qualcosa<br />
di scarso valore, mediocre), devo dire<br />
che il problema non può certo essere<br />
ridotto a una questione semantica<br />
anche perché si è verificato solo in<br />
Italia e, quindi, dobbiamo pensare a<br />
un fatto culturale di più ampio respiro.<br />
Noi ci troviamo a dover fronteggiare un<br />
problema di fiducia del consumatore<br />
e l’Italia, da questo punto di vista, è<br />
spaccata in due. E non è nemmeno una<br />
questione di normativa, perché è la<br />
stessa sul territorio nazionale. Penso<br />
allora che sia importante aiutare in<br />
questo percorso le persone meno<br />
culturalmente disposte ad accettare<br />
cambiamenti, accompagnandole a<br />
scelte che diventano più convenienti<br />
anche da un punto di vista economico,<br />
senza avere ripercussioni sulla<br />
salute».<br />
Va comunque aggiunto che lo<br />
scenario si sta evolvendo con grande<br />
rapidità. La questione infatti oggi<br />
“<br />
SONO PROPRIO LE REGIONI CON MINORE DISPONIBILITÀ<br />
DI SPESA A INVESTIRE MENO SULL’EQUIVALENTE<br />
investe i biosimilari (intesi come<br />
farmaci biologici) ma anche le value<br />
added medicine, con le operazioni<br />
di repositioning e repurposing per<br />
rispondere alle esigenze di nuove<br />
opzioni terapeutiche. Soprattutto<br />
per i biosimilari la situazione è<br />
profondamente diversa. In primo<br />
luogo il percorso regolatorio è stato<br />
successivo a quello degli equivalenti<br />
e la storia dei biosmilari è differente:<br />
contrariamente a quanto accade<br />
per gli equivalenti, siamo tra i primi<br />
Paesi per il loro utilizzo e abbiamo<br />
un sistema di acquisto di questi<br />
prodotti che sulla carta è innovativo,<br />
nonostante alcuni problemi a livello<br />
regionale, ma non abbiamo un tema<br />
50
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
La scelta del biosimilare | Leonardo Gatti<br />
Lo strumento più comune per il passaggio ai biosimilari è lo switch da parte del medico.<br />
Nei diversi Paesi europei la pratica della sostituzione è per lo più a discrezione del medico, anche se in Austria,<br />
Repubblica Ceca, Estonia e Finlandia il mancato switch al biosimilare deve essere giustificato. In alcuni Paesi,<br />
al paziente viene lasciata la possibilità di rifiutare la sostituzione.<br />
Il quadro degli incentivi per passare ai biosimilari è debole: solo Francia, Irlanda e Italia hanno messo in atto<br />
qualche forma di vantaggio per il prescrittore.<br />
I medici prescrivono più facilmente il biosimilare ai pazienti che iniziano la terapia, mentre la sostituzione<br />
per i pazienti che già stanno usando il farmaco originator è la regola solo in Danimarca, Finlandia, Germania,<br />
Polonia, Svezia e UK.<br />
Viste le rilevanti opportunità legate a una maggior diffusione dei biosimilari, Medicines for Europe richiama<br />
all’importanza di intraprendere campagne informative specificamente rivolte a tutti gli attori coinvolti, dai<br />
decision maker politici, ai soggetti pagatori, ai medici fino ai pazienti e ai cittadini.<br />
di accettazione culturale (se non nei<br />
primi anni, ma avere disciplinato le<br />
procedure di acquisto ha consentito di<br />
regolarizzare e rendere più razionale<br />
il ricorso a questi prodotti, ferma<br />
restando la libertà di scelta del<br />
clinico).<br />
BIOSIMILARI<br />
A MACCHIA<br />
DI LEOPARDO<br />
«I biosimilari hanno generato<br />
un’economia di spesa<br />
importantissima su medicinali molto<br />
costosi che ha consentito di ottenere<br />
dei risultati importantissimi», ricorda<br />
Uda. «Hanno migliorato l’accessibilità<br />
a terapie innovative. Non dobbiamo<br />
però pensare che la situazione<br />
sia uniforme a livello nazionale.<br />
Anche qui ci sono alcune criticità<br />
che dobbiamo cercare di superare.<br />
Permangono infatti importanti fette di<br />
categorie di pazienti che non stanno<br />
accedendo a queste terapie per via<br />
di una mancata armonizzazione<br />
dei Pdta (Percorso diagnostico<br />
terapeutico assistenziale) a livello<br />
nazionale. In oncologia, dermatologia<br />
e gastroenterologia abbiamo una<br />
parte considerevole di pazienti (circa<br />
100mila) che non vengono inviati a<br />
terapie con biosimilari per questioni<br />
puramente organizzative e non per<br />
mancata volontà o disponibilità<br />
del paziente. Per risolvere questo<br />
problema è indispensabile una fine<br />
opera di scouting per capire se<br />
stiamo trattando nel modo migliore<br />
tutti i pazienti che ne avrebbero<br />
bisogno e ne trarrebbero beneficio,<br />
in termini di qualità della vita e<br />
appropriatezza terapeutica. La<br />
norma nazionale indica un panel<br />
di opzioni terapeutiche tra quelle<br />
più convenienti, ma non è detto che<br />
si debba ricorrere solo al farmaco<br />
più economico nel momento in<br />
cui il ricorso al biosimilare – che<br />
comunque garantisce un certo<br />
risparmio rispetto al biologico<br />
branded – si ripaga ampiamente<br />
in termini di contenimento della<br />
progressione di malattia, meno<br />
giornate lavorative perse per<br />
ricadute ed emergenze da trattare<br />
in ambiente ospedaliero. L’utilizzo<br />
del biosimilare, quando appropriato,<br />
garantisce risparmi sociali perché<br />
se blocchiamo la progressione<br />
della malattia non avremo una<br />
serie di costi indiretti correlati alle<br />
cronicità che colpiscono persone<br />
sovente nel pieno della potenzialità<br />
sociale e lavorativa. Queste spese,<br />
che vengono comunque sostenute<br />
dal Ssn, dovrebbero rientrare nel<br />
computo nel momento in cui si<br />
predilige un farmaco non biosimilare<br />
in nome del risparmio immediato. È<br />
comunque importante dire come, in<br />
questo caso, la differenza nord/sud<br />
del Paese scompare: il problema del<br />
mancato ricorso al biosimilare è a<br />
macchia di leopardo e non dipende<br />
quindi da un fattore culturale ma da<br />
altre dinamiche, che appartengono<br />
alle organizzazioni regionali e alle<br />
aziende sanitarie».<br />
51
3 modelli<br />
di prezzo<br />
per aumentare la competitività<br />
dei generici in Europa<br />
Un team internazionale di ricercatori ha analizzato pro<br />
e contro di dieci modelli di prezzo applicabili ai farmaci<br />
generici individuando tre promettenti soluzioni per<br />
sostenere il settore europeo sul lungo periodo<br />
Maura Bernini<br />
52
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
I farmaci generici svolgono un ruolo<br />
importante nei sistemi sanitari<br />
europei, contribuendo a generare<br />
risparmi e a migliorare l’accesso ai<br />
trattamenti. Fenomeni di carenza<br />
però sono sempre più frequenti<br />
e la sostenibilità economica di<br />
queste medicinali è minacciata da<br />
diversi fattori: da un lato, le aziende<br />
produttrici di farmaci generici<br />
sono sotto pressione a causa delle<br />
inadeguate politiche di prezzo<br />
europee; dall’altro lato i mercati<br />
europei dei farmaci generici devono<br />
affrontare incrementi significativi<br />
dei costi a seguito della pandemia<br />
di Covid-19 e a causa dell’elevata<br />
inflazione e della guerra in Ucraina.<br />
Gli autori dello studio qualitativo<br />
“New pricing models for generic<br />
medicines to ensure long-term<br />
sustainable competition in Europe”<br />
esaminano 10 potenziali modelli<br />
di prezzo e concludono che<br />
quelli con il miglior potenziale di<br />
implementazione per i medicinali<br />
generici sono tre:<br />
PREZZI A SCAGLIONI<br />
(TIERED PRICING)<br />
In un modello di prezzo a scaglioni,<br />
vengono stabiliti più livelli e per<br />
ciascuno di essi si fissa un prezzo<br />
massimo a seconda del numero di<br />
concorrenti.<br />
Quando la differenza di prezzo<br />
tra gli scaglioni è piccola, più<br />
concorrenti devono entrare nel<br />
mercato per ottenere riduzioni<br />
significative dei prezzi. Quando c’è<br />
una grande differenza di prezzo tra<br />
gli scaglioni, c’è più margine per le<br />
aziende, ma l’ingresso sul mercato<br />
di relativamente pochi concorrenti<br />
produce sostanziali riduzioni di<br />
prezzo.<br />
Vantaggi:<br />
se c’è poca concorrenza,<br />
il prezzo più elevato stimola<br />
l’ingresso nel mercato dei<br />
farmaci generici<br />
se ci sono più concorrenti, il<br />
prezzo massimo viene ridotto<br />
per generare risparmi.<br />
Limiti:<br />
Richiede la raccolta e<br />
l’analisi di dati complessi: è<br />
difficile determinare il numero<br />
di scaglioni, il loro prezzo<br />
massimo e la differenza<br />
di prezzo tra gli scaglioni;<br />
è necessario monitorare<br />
costantemente il numero di<br />
concorrenti.<br />
DE-LINKAGE DEI<br />
PREZZI DAI FARMACI<br />
ORIGINALI<br />
Il modello di de-linkage dei prezzi<br />
dai farmaci originali prevede che<br />
i prezzi dei farmaci generici non<br />
siano vincolati ai prezzi dei farmaci<br />
originali, come invece avviene in<br />
Italia e in diversi altri Paesi europei.<br />
Qui, infatti, il prezzo del generico<br />
è stabilito come una percentuale<br />
inferiore del prezzo dell’originale<br />
e questo incentiva a ridurre il<br />
prezzo dell’originale fino a renderlo<br />
insostenibile per il generico che è<br />
così costretto a lasciare il mercato.<br />
Ciò può essere evitato svincolando<br />
completamente o parzialmente il<br />
prezzo dei generici da quello degli<br />
originali. In questo secondo caso,<br />
il prezzo dell’originale viene preso<br />
come riferimento per stabilire i<br />
prezzi dei medicinali generici che<br />
entrano nel mercato.<br />
Eventuali modifiche successive del<br />
prezzo dell’originale non influiranno<br />
sui prezzi dei concorrenti generici<br />
che cessano di essere collegati<br />
al prezzo di origine quando la<br />
concorrenza raggiunge un certo<br />
livello di maturità legato al numero<br />
di concorrenti e alle loro quote di<br />
mercato.<br />
Vantaggi:<br />
Protegge i farmaci generici<br />
dalla concorrenza sleale da<br />
parte dei produttori dei farmaci<br />
originali che non possono più<br />
trarre vantaggio dall’abbassare<br />
i propri prezzi per scoraggiare<br />
l’ingresso di nuovi concorrenti.<br />
Stimola l’ingresso<br />
nel mercato dei generici<br />
concorrenti.<br />
È semplice da applicare.<br />
Limiti:<br />
Non garantisce concorrenza<br />
tra farmaci originali e generici<br />
e tra farmaci generici.<br />
Il disaccoppiamento ha<br />
senso in base al livello di<br />
concorrenza in un determinato<br />
mercato: nei mercati con<br />
pochi fornitori di generici è<br />
improbabile che la concorrenza<br />
venga stimolata.<br />
53
INDICIZZAZIONE<br />
AUTOMATICA<br />
(AUTOMATIC<br />
INDEXATION)<br />
Il modello di indicizzazione<br />
automatica prevede che i prezzi dei<br />
farmaci generici siano aggiornati<br />
periodicamente in base all’inflazione.<br />
Questo modello implica che il<br />
rischio di inflazione venga trasferito<br />
integralmente dalle aziende al<br />
pagatore dell’assistenza sanitaria. Per<br />
aumentare l’accettabilità di questo<br />
modello da parte dei contribuenti<br />
sanitari, questi potrebbero negoziare<br />
un accordo di condivisione del rischio<br />
con le aziende, concordando che i<br />
prezzi siano adeguati per una frazione<br />
del tasso di inflazione. Tale frazione<br />
dipende da quanto rischio associato<br />
all’inflazione un pagatore sanitario<br />
è disposto ad accettare per evitare<br />
ritiri dal mercato. Questo modello<br />
può essere introdotto da solo o in<br />
combinazione con altri modelli di<br />
determinazione dei prezzi.<br />
Vantaggi:<br />
Protegge i farmaci generici<br />
dalle fluttuazioni dei costi: i<br />
prezzi sono aggiornati in base<br />
all’inflazione, che è un indicatore<br />
dei costi di produzione. I costi<br />
più elevati di produzione<br />
dei farmaci generici sono<br />
interamente trasferiti nei prezzi.<br />
Limiti:<br />
Trasferisce il rischio di<br />
inflazione ai pagatori.<br />
L’aumento dei prezzi dei<br />
farmaci generici inibisce<br />
l’accesso dei pazienti ai<br />
trattamenti.<br />
Il modello della ripartizione dei costi<br />
(Cost allocation, nel quale i costi<br />
aggiuntivi sostenuti dalle aziende<br />
produttrici di farmaci generici sono<br />
pagati dai pazienti) e il modello<br />
hypothecated tax (secondo il quale il<br />
governo impone una tassa specifica<br />
da usare per sostenere le aziende<br />
produttrici di farmaci generici)<br />
comportano un onere maggiore per<br />
i pazienti e quindi sono considerati<br />
socialmente poco accettabili.<br />
I restanti cinque modelli presi in<br />
considerazione dagli autori dello<br />
studio risultano meno facilmente<br />
applicabili:<br />
One-in-one/multiple-out<br />
dove l’impatto sui costi di una<br />
nuova normativa è compensato<br />
dall’abolizione di una o più normative<br />
precedenti. Questo modello è già<br />
stato applicato in numerosi Paesi<br />
europei, compresa l’Italia, ed è stato<br />
proposto dalla Commissione europea.<br />
Incoraggia i decisori e i politici a<br />
considerare l’impatto sui costi delle<br />
nuove e vecchie normative ma non è<br />
semplice determinare tale impatto o<br />
identificare le normative che possono<br />
essere abolite.<br />
Crediti d’imposta (Tax<br />
credits) secondo il quale i crediti<br />
d’imposta sono offerti a industrie<br />
strategicamente importanti, come<br />
le aziende produttrici di farmaci<br />
generici.<br />
Margine/commissione<br />
garantita (Guaranteed margin/fee)<br />
che stabilisce un margine di profitto<br />
garantito alle aziende derivato<br />
dall’applicazione di una commissione<br />
superiore ai costi di produzione e<br />
distribuzione dei farmaci; la tariffa<br />
può essere adeguata alle mutevoli<br />
dinamiche del mercato (come il<br />
numero di concorrenti). Questo<br />
sistema migliora la sostenibilità dei<br />
farmaci generici ma non incentiva la<br />
concorrenza o la riduzione dei costi<br />
da parte delle aziende.<br />
Prezzi basati sul valore<br />
(Value-based pricing), cioè<br />
sull’efficacia. Questo modello è<br />
tipicamente proposto per i farmaci<br />
innovativi e fissa il prezzo in modo<br />
che i benefici forniti dal farmaco<br />
giustifichino i suoi costi. Nel caso dei<br />
generici, che si stanno deprezzando,<br />
porterebbe a un aumento dei prezzi<br />
rendendone sostenibile la produzione<br />
da parte delle aziende, ma implica<br />
che i prezzi si basino sulla complessa<br />
valutazione delle tecnologie sanitarie.<br />
Sarebbe quindi realizzabile solo<br />
nei Paesi con sufficienti capacità<br />
e competenze per compiere tale<br />
valutazione e che si basano su di essa<br />
per prezzare (e rimborsare) i farmaci.<br />
Volume per risparmio<br />
(Volume for savings) che presuppone<br />
l’esistenza di economie di scala nel<br />
settore dei generici che renderebbe<br />
possibile produrre una maggiore<br />
quantità di farmaci generici a un costo<br />
inferiore. Pertanto, questo modello<br />
propone che, se la quota di volume dei<br />
generici aumenta nell’anno X rispetto<br />
all’anno X-1, le aziende restituiscano<br />
una certa percentuale del<br />
conseguente aumento del fatturato<br />
nell’anno X+1. Questo modello spinge<br />
i governi a promuovere l’uso dei<br />
generici e porta le aziende produttrici<br />
a beneficiare di una maggiore<br />
diffusione, accettando che parte di<br />
questa crescita venga “recuperata”.<br />
Questo modello però non aumenta<br />
necessariamente la concorrenza e<br />
richiede che il governo e l’industria<br />
concordino l’obiettivo di aumento del<br />
volume e la connessa diminuzione<br />
del prezzo. Infine, raggiungere nella<br />
pratica l’aumento del volume target<br />
potrebbe rivelarsi impegnativo e<br />
potrebbe dipendere dalla specificità<br />
del mercato farmaceutico.<br />
54
IL PRICING DEI BIOSIMILARI<br />
€ XXX,XX<br />
$ XXXX.XX<br />
Leonardo Gatti<br />
56
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Nei vari Paesi europei,<br />
le politiche di prezzo dei<br />
biosimilari variano da<br />
uno Stato all’altro, spesso<br />
selezionando il risparmio<br />
come unico parametro<br />
decisionale<br />
Le decisioni circa il prezzo dei<br />
biosimilari e il loro rimborso sono<br />
in capo ai singoli Stati. Nel contesto<br />
UE, Danimarca, Malta e Svezia si<br />
distinguono per non applicare un<br />
prezzo regolamentato ai biosimilari; lo<br />
stesso avviene in UK.<br />
Laddove il prezzo è soggetto a<br />
regolamentazione, le politiche per<br />
definirlo ricadono, secondo quanto<br />
riportato dal report di Medicines for<br />
Europe, nei seguenti schemi.<br />
Con External reference pricing (Erp), si<br />
intende un approccio che stabilisce il<br />
prezzo di ciascun biosimilare sulla base<br />
dei prezzi di riferimento dello stesso<br />
prodotto o di farmaci simili in altri<br />
Paesi, precedentemente identificati.<br />
Con formule differenti, questo sistema<br />
è piuttosto diffuso nell’est europeo<br />
(Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia,<br />
Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria) e<br />
viene adottato anche nei Paesi Bassi,<br />
Grecia, Cipro, Slovenia, Croazia.<br />
Una seconda modalità di pricing<br />
consiste nel ridurre il prezzo<br />
dell’originator di una percentuale<br />
definita. Si tratta di una politica diffusa<br />
in 16 stati UE nonché in Svizzera. La<br />
percentuale è ricompresa, a seconda<br />
dei Paesi, fra il 15% e il 50% al di sotto<br />
del prezzo dell’originator.<br />
Alcuni sistemi predefiniscono un prezzo<br />
massimo per il biosimilare, un criterio<br />
che in alcuni Stati viene abbinato alla<br />
definizione della percentuale inferiore<br />
al prezzo dell’originator. Ci sono poi<br />
sistemi di negoziazione del prezzo<br />
dei biosimilari, fra i produttori e l’ente<br />
pagatore. La negoziazione è praticata<br />
come unico sistema di pricing solo<br />
in Germania, mentre viene adottata<br />
anche in concomitanza con altri sistemi<br />
nella maggior parte dei Paesi in cui è<br />
in vigore, Italia compresa. Medicines<br />
for Europe ritiene il sistema Erp non<br />
appropriato per garantire prezzi<br />
competitivi nel mercato dei farmaci<br />
off-patent. (vedi anche l’intervista<br />
a Elisabeth Stampa, presidente di<br />
Medicines for Europe).<br />
APPROVVIGIONAMENTO<br />
OSPEDALIERO<br />
Molti biosimilari sono dispensati in<br />
ambito ospedaliero, di conseguenza il<br />
loro acquisto è sottoposto a procedure<br />
di gara. Con l’eccezione di Germania<br />
e Svizzera, tutti i Paesi inclusi nel<br />
report hanno sistemi di gara, a<br />
carattere nazionale, regionale o di<br />
singoli ospedali o gruppi. Possono<br />
essere bandite da emanazioni dei<br />
governi, nazionali o regionali, oppure<br />
dagli stessi ospedali, con contratti<br />
che variano da uno a quattro anni.<br />
In Estonia, Paesi Bassi, Slovacchia,<br />
Spagna e a Cipro le gare possono<br />
essere svolte anche dai fondi di<br />
assicurazione sanitaria, che nel<br />
sistema ungherese sono l’unico attore<br />
che si occupa di questi acquisti. Il<br />
meccanismo delle gare assicura la<br />
stabilità del prezzo in 15 Paesi. Negli<br />
altri 11, invece, il prezzo di rimborso<br />
può subire variazioni successive;<br />
l’Italia è tra questi.<br />
Per molti Paesi il prezzo è l’unico<br />
fattore considerato per selezionare<br />
il fornitore dei farmaci. Considerano<br />
invece anche altri fattori Belgio, Cipro,<br />
Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia,<br />
Malta, Polonia, Spagna, Svezia e UK:<br />
termini di pagamento, criteri di qualità,<br />
di valore sociale del fornitore e altri<br />
KPI.<br />
Se le procedure di gara possono<br />
essere uno strumento che stimola<br />
la competizione, hanno anche alcuni<br />
svantaggi legati ai criteri di scelta<br />
non ben definiti. In particolare, il<br />
commento di Medicines for Europe<br />
evidenzia i rischi di un approccio che<br />
troppo spesso è basato solo sulla<br />
minimizzazione dei costi, che spinge<br />
gli attori in gara a offerte al ribasso,<br />
con scarsa attenzione alla certezza<br />
delle forniture e alla compatibilità<br />
ambientale delle produzioni. A questo<br />
contribuisce anche la natura delle<br />
gare, che prevedono un unico vincitore.<br />
Politiche di eliminazione delle barriere<br />
all’uso dei biosimilari potrebbero<br />
comprendere il monitoraggio delle<br />
scadenze di brevetto, per allineare<br />
i tempi di uscita delle gare, e un<br />
maggior contatto fra gli enti che<br />
acquistano e i prescrittori, affinché<br />
venga ottimizzato l’acquisto dei<br />
farmaci in funzione delle esigenze dei<br />
pazienti e il loro uso in funzione delle<br />
disponibilità.<br />
LA SFIDA DEL RETAIL<br />
La diffusione dei biosimilari può<br />
essere minore nel retail rispetto<br />
a quanto avviene negli ospedali,<br />
per la scarsità di linee guida per<br />
i prescrittori e la mancanza di<br />
opportune misure di ripartizione dei<br />
vantaggi associati al loro utilizzo.<br />
Questo potrebbe penalizzare le<br />
terapie biologiche destinate alla<br />
somministrazione fuori dagli ospedali,<br />
tra cui quelle gestite direttamente dai<br />
pazienti.<br />
Per ridurre questa barriera, alcuni<br />
Paesi stanno considerando la misura<br />
della sostituibilità del farmaco<br />
biologico a livello delle farmacie,<br />
sulla base del principio di equivalenza<br />
delle opzioni terapeutiche, sancito<br />
in UE da Ema e Hma (Heads of<br />
medicine agencies), che stabilisce<br />
l’intercambiabilità fra il biosimilare<br />
approvato e il rispettivo originator.<br />
La sostituzione è già attuata in<br />
Francia per alcuni di questi medicinali,<br />
previa comunicazione fra il farmacista<br />
e il medico prescrittore. Anche la<br />
Norvegia ha introdotto una misura di<br />
questo tipo. In altri Paesi europei, la<br />
pratica della sostituzione da parte del<br />
farmacista è piuttosto rara essendo<br />
al momento consentita per legge solo<br />
in Estonia e Paesi Bassi, in Polonia<br />
con svariate limitazioni, nonché in<br />
Lettonia e Malta, dove però non viene<br />
di fatto applicata; in Finlandia, infine,<br />
la possibilità di switch in farmacia<br />
potrebbe entrare in vigore nel <strong>2024</strong>.<br />
57
Un settore molto<br />
promettente<br />
Caterina Lucchini<br />
Jozef Belcik, di Biocon Biologics, spiega perché il mercato dei<br />
biosimilari in Europa è destinato a crescere significativamente<br />
nei prossimi anni e come questo contesto abbia indotto la sua<br />
azienda a integrare le attività dei biosimilari di Viatris<br />
in 31 Paesi europei<br />
A fine novembre la<br />
biofarmaceutica indiana<br />
Biocon Biologics ha completato<br />
l’integrazione dell’attività<br />
aziendale dei biosimilari di<br />
Viatris in 31 Paesi europei,<br />
dopo averne già acquisito la<br />
quasi totalità del business<br />
globale un anno prima e<br />
aver integrato le attività di<br />
70 Paesi emergenti nel luglio<br />
2023. Questa decisione –<br />
che permette a Biocon di<br />
controllare un portafoglio di<br />
biosimilari destinati a trattare<br />
malattie in settori critici<br />
come il diabete, l’oncologia<br />
e le malattie autoimmuni –<br />
avviene in un contesto nel<br />
quale il mercato europeo si<br />
trova in una fase di crescita<br />
significativa, con previsioni<br />
ancora migliori per gli anni<br />
a venire. I biosimilari stanno<br />
infatti guadagnando sempre<br />
più accettazione e utilizzo in<br />
tutta Europa. Questa crescita<br />
è trainata dalla scadenza dei<br />
brevetti per molti farmaci<br />
biologici. Si prevede che<br />
l’adozione crescente dei<br />
biosimilari continuerà, poiché<br />
costituiscono un’opzione di alta<br />
qualità ed economicamente<br />
vantaggiosa. Inoltre, i<br />
biosimilari contribuiscono<br />
alla sostenibilità dei sistemi<br />
sanitari riducendo l’onere<br />
finanziario associato ai<br />
costosi trattamenti biologici.<br />
Rendendo questi trattamenti<br />
più accessibili, i biosimilari<br />
possono contribuire a<br />
garantire che i pazienti abbiano<br />
un accesso equo ai farmaci<br />
necessari. I risparmi realizzati<br />
dai biosimilari possono essere<br />
reinvestiti nei sistemi sanitari,<br />
Jozef Belcik, Direttore dell’area commerciale<br />
Europe & JANZ, Biocon Biologics Ltd<br />
58
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
migliorando potenzialmente<br />
l’assistenza complessiva ai<br />
pazienti e l’accesso alle terapie<br />
innovative.<br />
<strong>MakingLife</strong> ha intervistato<br />
Jozef Belcik, direttore<br />
dell’area commerciale Europe<br />
& JANZ, Biocon Biologics Ltd,<br />
per approfondire il quadro<br />
del settore dei biosimilari e<br />
analizzare i motivi alla base<br />
della scelta strategica della<br />
biofarmaceutica indiana di<br />
rilevare le attività di Viatris<br />
anche per il mercato europeo.<br />
Ci puoi fornire una<br />
panoramica del mercato<br />
europeo dei biosimilari,<br />
valutando la crescita di questi<br />
prodotti, i dati economici e la<br />
sostenibilità dei trattamenti?<br />
Il mercato europeo dei<br />
biosimilari è in una fase di<br />
notevole crescita. Con la<br />
scadenza dei brevetti di molti<br />
farmaci biologici, stiamo<br />
assistendo a un’adozione<br />
sempre maggiore dei<br />
biosimilari, guidata dalla<br />
necessità di contenere i<br />
costi nel settore sanitario.<br />
Nel 2020, i biosimilari<br />
hanno generato risparmi<br />
per 5,7 miliardi di euro in<br />
Europa. La sostenibilità dei<br />
trattamenti è fondamentale,<br />
poiché i biosimilari offrono<br />
un’alternativa più accessibile ai<br />
costosi biologici, contribuendo<br />
così a garantire un accesso<br />
equo ai pazienti.<br />
Quali sono le prospettive del<br />
mercato dei biosimilari in<br />
Europa?<br />
Nel prossimo quinquennio<br />
ci aspettiamo una<br />
crescita significativa del<br />
mercato europeo dei<br />
biosimilari. Fattori come<br />
la loro economicità, la<br />
scadenza dei brevetti e<br />
l’invecchiamento della<br />
popolazione contribuiranno<br />
a questa crescita. Nel futuro<br />
remoto, prevediamo una<br />
maggiore penetrazione di<br />
mercato, con i biosimilari<br />
che potrebbero diventare<br />
la scelta predominante in<br />
alcune terapie. L’evoluzione<br />
delle politiche regolatorie<br />
potrebbe sostenere<br />
ulteriormente lo sviluppo<br />
dei biosimilari, contribuendo<br />
a generare risparmi che<br />
potrebbero essere reinvestiti<br />
per migliorare l’accesso a<br />
trattamenti innovativi.<br />
Quali sono le differenze con<br />
il mercato extra-europeo?<br />
L’Europa è stata pioniera nel<br />
creare una via regolatoria<br />
formale per l’approvazione<br />
dei biosimilari. La presenza<br />
di aziende farmaceutiche<br />
consolidate e specializzate<br />
nel mercato europeo<br />
potrebbe differire da altri<br />
mercati, che potrebbero<br />
offrire più spazio per lo<br />
sviluppo di produttori locali e<br />
regionali di biosimilari.<br />
In questo contesto, perché la<br />
vostra azienda ha deciso di<br />
intraprendere l’acquisizione<br />
dei biosimilari di Viatris?<br />
Abbiamo deciso di acquisire<br />
la divisione globale dei<br />
biosimilari di Viatris per<br />
oltre 3 miliardi di dollari in<br />
quanto abbiamo avuto una<br />
partnership di successo<br />
con Viatris sin dal 2009.<br />
Questa collaborazione ci<br />
ha permesso di combinare<br />
le nostre forze avanzate<br />
nella Ricerca e Sviluppo<br />
e le robuste capacità<br />
manifatturiere in biosimilari<br />
con l’expertise regolatoria<br />
e di commercializzazione<br />
di Viatris. Nel novembre<br />
2022, abbiamo completato<br />
l’acquisizione, trasformandoci<br />
in un produttore globale<br />
completamente integrato.<br />
Questo ci consente di<br />
ampliare la nostra portata<br />
globale, fornire ai clienti un<br />
servizio senza soluzione<br />
di continuità e, soprattutto,<br />
realizzare la nostra missione<br />
di garantire un accesso equo<br />
a biosimilari di alta qualità in<br />
tutto il mondo.<br />
Quali sono i vostri obiettivi<br />
nei prossimi anni?<br />
Il nostro obiettivo principale è<br />
diventare leader globale nella<br />
fornitura di biosimilari, con<br />
particolare enfasi sulle aree<br />
terapeutiche chiave come<br />
l’immunologia, l’oncologia,<br />
il diabete e l’oftalmologia.<br />
Intendiamo continuare a<br />
espandere la nostra offerta<br />
di biosimilari di alta qualità,<br />
assicurando che i pazienti<br />
e i sistemi sanitari abbiano<br />
accesso a trattamenti che<br />
possano veramente cambiare<br />
la vita.<br />
IL RUOLO DELL’INDIA NEL MERCATO MONDIALE<br />
DEI BIOSIMILARI | S.M.<br />
Biocon Biologics, una sussidiaria di Biocon con sede a Bengaluru, si è<br />
posizionata tra i primi 10 produttori mondiali di biosimilari in termini di<br />
fatturato, segnalando il ruolo crescente dell’India nel mercato globale dei<br />
biosimilari. La nazione si distingue per costi di sviluppo estremamente ridotti,<br />
attribuibili al minor costo di reclutamento dei pazienti, a inferiori spese di<br />
manodopera e di servizio e a criteri normativi meno stringenti. A differenza<br />
dell’Unione Europea, dove lo sviluppo di un biosimilare può richiedere fino a<br />
otto anni, in India il processo può essere completato in soli tre-cinque anni.<br />
Questo contenimento nel tempo di sviluppo si traduce anche in un vantaggio<br />
economico. Secondo alcune stime, mentre in Europa o negli Stati Uniti il costo<br />
di sviluppo di un biosimilare si aggira tra i 100 e i 200 milioni di dollari, in<br />
India l’investimento necessario si riduce a soli 10-20 milioni di dollari. Questi<br />
elementi rendono l’India un hub significativo e competitivo nel campo dei biosimilari, con<br />
molte aziende di primissimo livello: oltre a Biocon, vi sono Intas Biologicals Dr Reddy’s Zydus<br />
Cadila, Reliance Life Sciences, Lupin Pharma e Wockhardt Pharma.<br />
59
SPYGLASS<br />
Valentina Guidi<br />
UNO SGUARDO<br />
AI MERCATI<br />
INTERNAZIONALI.<br />
INVESTIMENTI E<br />
OPPORTUNITÀ<br />
DI SVILUPPO<br />
NEL SETTORE<br />
FARMACEUTICO<br />
CINA<br />
Un passo avanti...<br />
e due indietro?<br />
Il 13 agosto scorso il<br />
Consiglio di stato cinese ha<br />
pubblicato un elenco di 24<br />
punti volto a migliorare il<br />
substrato commerciale per<br />
gli investimenti stranieri. Un<br />
settore particolarmente coinvolto<br />
dalle linee guida è quello della<br />
biomedicina: le autorità cinesi<br />
intendono incoraggiare le<br />
imprese estere a condurre nuove<br />
sperimentazioni cliniche nel loro<br />
Paese, accelerare le procedure<br />
di trasmissione dei dati per le<br />
imprese straniere conformi e<br />
dare priorità all’inserimento e alla<br />
registrazione dei farmaci esteri.<br />
Sebbene questa recente spinta<br />
agli investimenti in ambito<br />
biofarmaceutico abbia ricevuto<br />
un’accoglienza cautamente<br />
positiva da parte delle camere<br />
di commercio straniere in Cina,<br />
il contesto in cui si inserisce è<br />
caratterizzato da venti contrari.<br />
L’atteggiamento occidentale<br />
nei confronti degli investimenti<br />
in uscita e della cooperazione<br />
con l’economia cinese e quello<br />
dell’industria biomedica cinese<br />
stessa rischiano infatti di vanificare<br />
gli sforzi governativi inducendo<br />
gli investitori e le aziende a<br />
un’attenta riflessione prima di<br />
incrementare gli investimenti nella<br />
biofarmaceutica cinese.<br />
HONG KONG<br />
Una piattaforma per<br />
l’innovazione dallo<br />
sguardo globale<br />
Hong Kong sta esplorando<br />
opportunità di investimenti<br />
biotecnologici nella Greater Bay<br />
Area, la megalopoli sorta sui<br />
territori di Hong Kong, Macao<br />
e della provincia cinese del<br />
Guangdong. A dimostrarlo, la<br />
recente apertura dell’Hong Kong<br />
Collaborative innovation center,<br />
piattaforma di accelerazione della<br />
ricerca e sviluppo farmaceutica<br />
e della traslazione di farmaci<br />
innovativi.<br />
Il settore biotecnologico di<br />
Hong Kong è stato sostenuto da<br />
numerose risorse pubbliche e<br />
private e ha beneficiato delle nuove<br />
regole di quotazione introdotte<br />
dalla Borsa di Hong Kong nel 2<strong>01</strong>8,<br />
che hanno promosso l’industria<br />
in diverse regioni asiatiche, tra<br />
cui quelle di Hong Kong e della<br />
Cina. Queste regole includono la<br />
possibilità per le aziende biotech<br />
senza profitto di quotarsi alla<br />
borsa di Hong Kong. Il governo<br />
ha offerto un forte sostegno<br />
attraverso investimenti in ricerca<br />
e sviluppo e la costruzione<br />
di infrastrutture per favorire<br />
strette connessioni tra industria,<br />
accademia e investitori.<br />
60
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
BRASILE<br />
Avanti tutta per la<br />
farmaceutica locale<br />
È al via una nuova strategia<br />
nazionale per sostenere il mercato<br />
farmaceutico brasiliano. È<br />
questo l’obiettivo del presidente<br />
Luiz Inácio Lula da Silva che a<br />
settembre 2023 ha annunciato un<br />
decreto che istituisce la “Strategia<br />
nazionale per lo sviluppo del<br />
complesso economico-industriale<br />
della salute”. Entro il 2026 il<br />
governo intende investire 42<br />
miliardi di BRL, equivalenti a<br />
circa otto miliardi di USD, per<br />
incrementare la produzione<br />
locale di farmaci prioritari per<br />
il Sistema Sanitario Unificato<br />
(SUS). Anche la Banca nazionale<br />
per lo sviluppo economico e<br />
sociale (Banco Nacional do<br />
Desenvolvimento Econômico e<br />
Social; Bndes) e la Finanziaria<br />
di studi e progetti (Financiadora<br />
de Estudos e Projetos; Finep)<br />
parteciperanno al progetto,<br />
investendo rispettivamente sei e<br />
quattro miliardi di dollari. Inoltre,<br />
il governo stima un investimento<br />
di 23 miliardi di BRL, equivalenti<br />
a circa cinque miliardi di dollari,<br />
da parte del settore privato. Un<br />
simile dispiegamento di forze<br />
è giustificato dalla necessità di<br />
ridurre le importazioni dall’estero<br />
che attualmente hanno un valore di<br />
circa 20 miliardi di dollari all’anno,<br />
producendo internamente il 70%<br />
dei farmaci entro i prossimi dieci<br />
anni. Per raggiungere questi<br />
obiettivi, il governo ha anche<br />
creato sei programmi specifici che<br />
coinvolgono 11 ministeri e altri enti<br />
pubblici.<br />
INDIA<br />
Crescita farmaceutica<br />
Durante il 61° incontro del<br />
Network planning group tenutosi lo<br />
scorso 6 dicembre il dipartimento<br />
farmaceutico del governo indiano<br />
ha riportato il completamento di<br />
152 progetti di cluster, 129 legati al<br />
settore farmaceutico e 23 a quello<br />
dei medical device. L’incontro<br />
ha segnato la conclusione dei<br />
primi due anni del PM GatiShakti<br />
National Master Plan, il<br />
megaprogetto del governo indiano<br />
da 1,2 trilioni di dollari volto ad<br />
aumentare la competitività del<br />
settore manifatturiero del Paese.<br />
Secondo un rapporto Ibef del<br />
febbraio 2023, l’India si pone<br />
obiettivi di crescita a 360° nel<br />
settore farmaceutico per il<br />
prossimo futuro puntando su<br />
innovazione, trasformazione<br />
digitale, miglioramento nella<br />
gestione della supply chain,<br />
aumento del valore dei prodotti,<br />
maggiore trasparenza dei<br />
regolamenti, tutela dell’ambiente,<br />
formazione di nuovi cluster e<br />
sviluppo di quelli esistenti.<br />
Scarica il report Ibef<br />
RUSSIA<br />
Il punto sulle politiche<br />
antimonopoli<br />
La Russia si è fatta centro di<br />
convergenza dei Paesi BRICS<br />
per parlare di lotta ai monopoli.<br />
Dal 30 novembre al 1 dicembre<br />
2023 lo Skolkovo Innovation<br />
Center di Mosca ha ospitato la<br />
VIII Conferenza internazionale<br />
“Antimonopoly policy:<br />
science, practice, education”,<br />
l’ultima edizione prima della<br />
trasformazione dell’organizzazione<br />
BRICS nella cosiddetta BRICS<br />
plus, a seguito della prossima<br />
annessione di nuovi Paesi membri.<br />
La conferenza ha visto intervenire<br />
Russia, Bielorussia, Kazakhstan,<br />
Brasile, Sud Africa, India, Cina<br />
e tra i vari settori ha trattato<br />
anche il mercato farmaceutico. A<br />
questo proposito i rappresentanti<br />
dell’autorità antitrust indiana<br />
hanno espresso la volontà di<br />
rafforzare i regolamenti relativi<br />
alla concorrenza nell’ambito dei<br />
brevetti e della divulgazione di<br />
informazioni nei confronti dei<br />
monopoli farmaceutici. Dello<br />
stesso parere alcuni esponenti del<br />
mondo della ricerca indiano, tra<br />
cui Mrudula Bele, professoressa<br />
associata del MVP Samaj’s College<br />
of pharmacy, e Samir Kulkarni,<br />
professore all’Institute of chemical<br />
technology di Mumbai.<br />
61
F I N A N C E<br />
30%<br />
european<br />
discount<br />
13,6<br />
mld €<br />
fatturato imprese<br />
biotech in Italia<br />
1 trl $<br />
dotazione del<br />
fondo governativo<br />
USA per lo<br />
sviluppo del<br />
settore biotech<br />
3,9<br />
trl $<br />
stima per il<br />
mercato biotech<br />
globale nel 2030<br />
Questione<br />
di fiducia<br />
Simone Montonati<br />
62
- L’Italia vanta un settore<br />
biotecnologico attivo e in forte<br />
crescita ma sconta un certo<br />
grado di diffidenza da parte dei<br />
grandi investitori internazionali<br />
dovuta sia alla scarsa<br />
conoscenza del valore delle<br />
aziende sia a una nomea del<br />
Paese non proprio favorevole.<br />
Per questo stato avviato un<br />
percorso per promuovere la<br />
cooperazione internazionale<br />
Negli investimenti la fiducia è un elemento<br />
essenziale. «Senza fiducia – ha affermato<br />
Rachel Botsman, trust fellow della Oxford<br />
University – non potremmo dare i nostri<br />
soldi in gestione o investirli». Sfortunatamente,<br />
questo fattore non dipende solo dalle<br />
proprie capacità ma può essere influenzato<br />
da una moltitudine di fattori, anche esterni.<br />
Nel mondo della finanza è un concetto molto<br />
chiaro: durante la crisi del debito sovrano<br />
nel 2<strong>01</strong>0-12 i gestori di fondi di investimento<br />
andavano attivamente a caccia di titoli<br />
scambiati con lo “european discount”, una<br />
riduzione della valutazione dovuta al fatto<br />
che la società avesse sede in Europa. Lo<br />
sconto non aveva reali base economiche,<br />
dato che veniva applicato anche per aziende<br />
che svolgevano gran parte della loro attività<br />
fuori dal Paese di origine. Sanofi, ad esempio,<br />
otteneva solo il 5% dei suoi profitti in<br />
Francia ma il suo prezzo era, in proporzione,<br />
inferiore del 14% rispetto all’omologa<br />
Johnson&Johnson. Il peso della fiducia è<br />
ancora maggiore in caso di venture capital.<br />
Secondo una ricerca della Tilburg University,<br />
il livello di fiducia in una nazione predice<br />
le decisioni di investimento dei fondi di<br />
venture capital pur avendo una correlazione<br />
negativa con il successo degli investimenti<br />
(per inciso, l’Italia figurava come la peggiore<br />
a livello di fiducia tra i Paesi considerati,<br />
dietro a Grecia e Portogallo). Inoltre, la ricerca<br />
suggerisce che gli investimenti in fasi<br />
più precoci richiedano un maggior livello di<br />
fiducia. Se a questo quadro aggiungiamo che<br />
l’Italia si posiziona al 38° posto su 54 Paesi<br />
nella classifica dell’innovazione in campo<br />
biotecnologico (dietro a Polonia e Ungheria)<br />
si capisce quali difficoltà possano incontrare<br />
le nostre aziende biotech quando si affacciano<br />
sul mercato internazionale per cercare investimenti.<br />
Creare fiducia in un Paese, però,<br />
richiede tempo, risorse, pianificazione e lavoro<br />
collettivo, come spiega Pierluigi Paracchi,<br />
co-founder e Ceo di Genenta e appena<br />
nominato moderatore del tavolo di lavoro<br />
nazionale per l’internazionalizzazione delle<br />
industrie biotecnologiche recentemente<br />
istituito dal ministro Tajani.<br />
Innanzitutto congratulazioni per il nuovo<br />
incarico. Che caratteristiche avrà il tavolo<br />
di lavoro?<br />
Questo tavolo di lavoro presenta un elemento<br />
di innovazione significativa per il nostro<br />
Paese perché non si limita a raccogliere<br />
esponenti politici ma, ispirandosi ai modelli<br />
delle commissioni americane, include anche<br />
importanti rappresentanti dell’industria e<br />
della ricerca. Oltre a me come moderatore,<br />
vi parteciperanno anche diverse figure<br />
di spicco, ad esempio Giovanni Caforio, il<br />
Ceo di Bristol-Myers Squibb che nel 2<strong>01</strong>9<br />
ha guidato l’acquisizione di Celgene Corporation<br />
per un valore di oltre 70 miliardi<br />
di dollari. È uno dei manager italiani di<br />
maggior successo negli Stati Uniti e la sua<br />
esperienza è fondamentale per fare bridge<br />
con la realtà d’oltreoceano e internazionali.<br />
Poi ci sono Pierluigi Petrone di Farmindustria<br />
con l’omonimo gruppo, Gianmario<br />
Verona, dello Human Technopole, esponenti<br />
del CNR e i vertici di ENEA Biomedical<br />
Tech. Non mancano ovviamente i rappresentanti<br />
dei ministeri come il Maeci e il<br />
Mimit (i ministeri degli Esteri e quello delle<br />
Imprese e del Made in Italy). Le premesse<br />
sono buone e mi aspetto che insieme si possa<br />
svolgere un lavoro del tutto nuovo per far<br />
esplodere il nostro settore biotech che se lo<br />
merita per la grande qualità e per il potenziale<br />
impatto sui pazienti.<br />
Per Genenta, dal punto di vista strategico,<br />
che significato assume la partecipazione del<br />
suo amministratore delegato a un tavolo di<br />
questo tipo?<br />
Nell’ambito delle biotecnologie, le dinamiche<br />
di mercato sono stratificate a livello globale.<br />
Le premesse<br />
sono buone<br />
e mi aspetto<br />
che insieme si<br />
possa svolgere<br />
un lavoro del<br />
tutto nuovo per<br />
far esplodere il<br />
nostro settore<br />
biotech che se<br />
lo merita per la<br />
grande qualità e<br />
per il potenziale<br />
impatto sui<br />
pazienti.<br />
63
Potremmo dire che gli Stati Uniti rappresentano<br />
la “serie A” del settore, seguiti da Cina<br />
come “serie B” e dal nord Europa (“serie C”).<br />
In questo contesto l’Italia e il sud Europa<br />
rappresentano i “cadetti”. L’accoglienza<br />
degli investitori ovviamente è diversa a seconda<br />
della tua provenienza: se una società<br />
possiede dati validi e una solida base scientifica<br />
e ha sede in un centro nevralgico come<br />
Boston-Cambridge, la sua strada è in discesa<br />
ed è accolta con tutti gli onori, trova molti<br />
soldi e buone valutazioni. Se la stessa azienda<br />
arriva da una “provincia dell’impero”, come<br />
può essere l’Italia, la sua valutazione sarà più<br />
ostica e l’accredito più macchinoso. Naturalmente<br />
non significa che l’azienda abbia un<br />
valore inferiore, però verrà accolta con maggiore<br />
diffidenza. È del tutto naturale.<br />
Per fare un esempio, quando Genenta è stata<br />
quotata al Nasdaq nel 2021, ha subìto quello<br />
che si definisce ”European discount” – uno<br />
sconto del 30% sulla valutazione rispetto<br />
ai nostri omologhi americani. Le società di<br />
Boston-Cambridge o della Silicon Valley ottengono<br />
invece valutazioni stellari, a volte<br />
anche eccessive, grazie all’hype che le circonda.<br />
Per tutto il sistema biotech italiano,<br />
quindi, è fondamentale cambiare la percezione<br />
nei confronti del nostro Paese e delle<br />
sue aziende.<br />
Essere parte di questo Tavolo significa aumentare<br />
la visibilità, avere rapporti istituzionali<br />
di primo livello. Insomma, chiudere<br />
parte del gap appena accennato. Ovvero, salire<br />
di categoria.<br />
In quest’ottica si inserisce anche il bilaterale<br />
tra Italia e Stati Uniti che si è tenuto a novembre?<br />
Certo, rientra in un percorso mirato a far conoscere<br />
le nostre imprese al mondo finanziario<br />
e al governo americano oggi e internazionale<br />
domani generando la fiducia necessaria<br />
per poter dialogare con loro allo stesso livello.<br />
Nella conferenza “Italia-Usa: cooperazione<br />
internazionale sulle biotecnologie<br />
emergenti e le scienze della vita” abbiamo<br />
coinvolto figure chiave per questo percorso,<br />
personaggi del calibro di Stephen M. Hahn,<br />
manager director di Flagship Pioneering ed<br />
ex-commissario della FDA durante il periodo<br />
della pandemia, Renee Wegrzyn, director<br />
di ARPA-H, Charles Roberts di ARK Invest,<br />
braccio destro di Cathie Wood, Laura Tadvalkar<br />
di RA Capital, Joe Buccina della National<br />
Il rapporto<br />
qualità/prezzo<br />
della nostra<br />
ricerca è<br />
estremamente<br />
vantaggioso. È<br />
fondamentale<br />
comunicare e<br />
spiegare questo<br />
vantaggio<br />
Security Commission on Emerging Biotechnology.<br />
È chiaro che se riesci a instaurare una<br />
relazione stabile con un network di questo<br />
calibro, la natura del dialogo con le istituzioni<br />
e i grandi investitori internazionali muta<br />
profondamente. Questo secondo me ha un<br />
valore inestimabile. Per tutto l’ecosistema<br />
italiano delle biotech, non solo per Genenta.<br />
È fondamentale portare avanti tutti insieme<br />
questo lavoro, non può essere lasciato alla<br />
singola iniziativa. Anche perché la concorrenza<br />
non manca e altre nazioni sono molto<br />
meglio organizzate. I nostri cugini francesi,<br />
per fare un esempio, si presentano in blocco<br />
alla JPMorgan Conference a San Francisco<br />
avendo in questo modo un impatto straordinario,<br />
supportati peraltro da enormi fondi<br />
pubblici: organizzano anche numerosi eventi<br />
attirando così molta più attenzione verso<br />
le loro aziende. È fondamentale farsi notare,<br />
ma se ogni azienda agisce individualmente,<br />
l’effetto è minimo. Invece, partecipando<br />
come parte di un sistema organizzato, aumentano<br />
significativamente le possibilità di<br />
attrarre capitali, creare alleanze, sviluppare<br />
prodotti.<br />
Cosa comporta questo processo?<br />
È chiaro che dobbiamo essere riconosciuti<br />
per il nostro valore. Anche se a livello di ricerca<br />
potremmo non essere esattamente<br />
al livello degli americani, il nostro costo è<br />
decisamente inferiore, circa il 40% in meno.<br />
Il nostro valore, però, non è certo inferiore<br />
del 40%. In effetti, il rapporto qualità/<br />
prezzo della nostra ricerca è estremamente<br />
vantaggioso. È fondamentale comunicare e<br />
spiegare questo vantaggio. Dopotutto, gli investitori<br />
sono esseri umani e come tali hanno<br />
bisogno di potersi fidare delle persone e delle<br />
organizzazioni su cui stanno investendo. È<br />
necessario che vedano, conoscano, visitino,<br />
studino, facciano domande e rianalizzino il<br />
tutto. Solo dopo aver costruito questa fiducia<br />
si può procedere con un investimento o una<br />
collaborazione. È un passaggio cruciale.<br />
A che punto siamo?<br />
Per parafrasare una nota frase attribuita a<br />
Kissinger: se l’America dovesse chiamare<br />
il biotech in Italia, con chi dovrebbe parlare?<br />
Ecco, noi stiamo cercando di dare una<br />
risposta a questa domanda, stiamo creando<br />
64
un sistema per chi vuole rivolgersi all’Italia<br />
nel settore biotech. Finalmente abbiamo la<br />
nostra ARPA-H, ovvero la Fondazione ENEA<br />
Tech and Biomedical e la nostra National<br />
Security Commission, ovvero il Tavolo nazionale<br />
per la transizione delle biotech. Ora<br />
chi chiama ha un interlocutore.<br />
Nel settore delle ATMP c’è un serio problema<br />
di sostenibilità economica, almeno per<br />
quelle che riguardano malattie rare o ultrarare.<br />
Il caso Holostem è l’ultimo esempio.<br />
La questione chiave qui, ovviamente, è se<br />
questa azione porterà a un guadagno finanziario<br />
o meno.<br />
Io non conosco Holostem e quindi non posso<br />
esprimere un giudizio di merito, ma è chiaro<br />
che qui c’è un problema di fondo. Dobbiamo<br />
accettare l’idea che, in qualche modo, le terapie<br />
per le malattie monogenetiche rare, o<br />
super rare o super rarissime, sono state de<br />
facto una proof of concept di una tecnologia.<br />
Guardiamo ad esempio Strimvelis, che<br />
tratta circa 20 pazienti all’anno. Dal punto<br />
di vista scientifico è indubbiamente stato<br />
un successo, avendo peraltro aperto la strada<br />
anche a Genenta o società come Altheia<br />
Science. Però, dal punto di vista della sostenibilità<br />
economica queste terapie non sono<br />
pienamente sostenibili perché il numero di<br />
pazienti è troppo limitato. Non sono informato<br />
sulla situazione specifica di Holostem<br />
ma anche in quel caso, pur avendo grandi<br />
tecnologie e competenze capaci di creare un<br />
know-how molto interessante, rimane la<br />
scommessa sul mercato disponibile. Adesso<br />
la terapia cellulare e la terapia genica stanno<br />
entrando in una fase 2, spostandosi dalle<br />
malattie genetiche rare a quelle autoimmuni<br />
e oncologiche, dove le possibilità sono enormi.<br />
È chiaro che c’è anche un aspetto etico:<br />
anche se i pazienti sono pochi si può salvare<br />
loro la vita ma non possiamo immaginare<br />
che siano le company a sostenere questo<br />
onere, in questi casi dovrebbero intervenire<br />
le istituzioni pubbliche.<br />
Genenta, invece, che strategia ha?<br />
La nostra strategia è ”tumor agnostic”, vale<br />
a dire che non ci concentriamo su un singolo<br />
tipo di tumore ma sviluppiamo un prodotto<br />
mirato più in generale ai tumori solidi.<br />
Abbiamo già dimostrato l’efficacia del<br />
nostro prodotto in questo campo iniziando<br />
con il glioblastoma, un tumore particolarmente<br />
aggressivo e difficile da trattare. Abbiamo<br />
scelto questa via per diverse ragioni:<br />
c’è un maggior numero di pazienti disponibili,<br />
il sistema immunitario è funzionante<br />
e sul mercato c’è un vuoto enorme. Ora che<br />
abbiamo dimostrato la sicurezza iniziale e<br />
l’attività biologica del prodotto, ha senso<br />
estendere la ricerca ad altre indicazioni tumorali,<br />
come il carcinoma renale e il cancro<br />
alla vescica. Il prodotto era progettato fin<br />
dall’inizio per essere applicabile il più ampiamente<br />
possibile, partendo da una base che<br />
già di per sé copre un numero di pazienti e un<br />
mercato molto più ampio rispetto a quello<br />
delle malattie rare. Un prodotto approvato<br />
sul glioblastoma, ad esempio, sarebbe un<br />
blockbuster, capace di generare oltre un miliardo<br />
di euro all’anno e migliorando la vita<br />
di moltissime persone.<br />
A parte le strategie commerciali delle singole<br />
aziende, cosa si può fare per migliorare<br />
la sostenibilità del settore?<br />
Un insegnamento della pandemia è stato che<br />
le autorità sanitarie possono agire più rapidamente<br />
nel percorso di approvazione dei<br />
prodotti. Uno dei temi fondamentali delle<br />
terapie cellulari e geniche è che, anche per<br />
prodotti ormai stabiliti, la produzione, il rilascio<br />
e i test richiesti dalle autorità richiedono<br />
molto tempo. Per esempio, mentre la<br />
produzione delle cellule può richiedere solo<br />
alcune ore, il processo di rilascio può durare<br />
settimane. Questo accade perché, nonostante<br />
l’esperienza accumulata in centinaia<br />
di trattamenti, è necessario eseguire numerosissimi<br />
altri test che richiedono tempo e<br />
aumentano i costi.<br />
Per rendere queste terapie più accessibili<br />
e ridurre i costi, dobbiamo puntare a due<br />
obiettivi principali. Primo, il manufacturing<br />
deve diventare più industrializzato e veloce.<br />
Secondo, il processo di regolamentazione e<br />
test da parte delle authority dovrebbe essere<br />
semplificato o accelerato. Se potessimo<br />
ridurre il tempo di rilascio da settimane a<br />
pochi giorni, il costo del farmaco potrebbe<br />
scendere notevolmente rendendo il trattamento<br />
accessibile a più pazienti. Questa è<br />
una vera rivoluzione che deve avvenire sia a<br />
livello industriale, nel processo di produzione,<br />
sia a livello regolatorio, nella semplificazione<br />
delle procedure.<br />
Se potessimo<br />
ridurre il tempo<br />
di rilascio da<br />
settimane a<br />
pochi giorni,<br />
il costo del<br />
farmaco<br />
potrebbe<br />
scendere<br />
notevolmente<br />
rendendo il<br />
trattamento<br />
accessibile a più<br />
pazienti.<br />
65
F I N A N C E<br />
1,2<br />
mld<br />
3.000<br />
Trasformazione<br />
e crescita, i mantra<br />
di Alfasigma<br />
fatturato di<br />
Alfasigma<br />
dipendenti<br />
20%<br />
incidenza<br />
dell’area<br />
gastrointestinale<br />
sul fatturato<br />
>100<br />
Paesi nei quali<br />
è presente<br />
con filiali o<br />
distributori<br />
- Il panorama italiano del pharma sta<br />
cambiando: una volta composto da aziende<br />
familiari di piccole dimensioni, oggi descrive<br />
un quadro eterogeneo, nel quale spiccano<br />
realtà ormai internazionali.<br />
Come Alfasigma<br />
Monica Torriani<br />
66
Come ricordato in più occasioni negli ultimi<br />
mesi dal presidente di Farmindustria, Marcello<br />
Cattani, il settore farmaceutico è un<br />
vero e proprio traino all’economia del nostro<br />
Paese. Con una produzione che nel 2022<br />
ha toccato i 49 miliardi di euro (47 dei quali<br />
provenienti dalle esportazioni), il valore del<br />
risultato colpisce ancor di più se messo a<br />
confronto con la dimensione delle realtà che<br />
costituiscono il tessuto industriale italiano.<br />
Ma qualcosa sta cambiando. Gli ultimi anni<br />
hanno visto una serie di aziende farmaceutiche<br />
italiane impegnate in una strategia di<br />
rafforzamento interno ed espansione internazionale.<br />
Non si tratta di operazioni sporadiche,<br />
frutto di manovre ambiziose ma<br />
isolate, quanto di un processo di sviluppo ed<br />
emancipazione che sta progressivamente<br />
modificando la realtà industriale da costellazione<br />
di piccole imprese di famiglia ad aggregato<br />
di aziende di medie e relativamente<br />
grandi dimensioni, saldamente inserite nel<br />
framework internazionale.<br />
Fra le più attive, la parmense Chiesi, che ha<br />
chiuso il primo semestre del 2023 con un<br />
fatturato di 1.497 miliardi € (in crescita del<br />
12%) e un rapporto Ebitda/vendite superiore<br />
al 30% nel 2022. La prima parte dello scorso<br />
anno ha visto una crescita sostanziale che ha<br />
toccato tutte le attività e che ha ricevuto l’apporto<br />
più consistente dal settore Air, quello<br />
della salute respiratoria, tradizionalmente<br />
capofila, con 1.047 milioni €. Un’ulteriore<br />
solida crescita è attesa per il <strong>2024</strong>. Importante<br />
anche l’impegno di Chiesi nel settore delle<br />
malattie rare e nelle iniziative SRG (Social<br />
responsibility and governance), nell’ambito<br />
delle quali l’azienda si è aggiudicata il<br />
cinquantanovesimo Oscar di bilancio per il<br />
report di sostenibilità nella categoria Società<br />
benefit, promosso da Federazione relazioni<br />
pubbliche italiana (Ferpi) e Università Bocconi.<br />
Vivace anche l’ambito dei dispositivi medici.<br />
A valle dell’acquisizione di Luminex, che ha<br />
permesso all’azienda di rafforzare la propria<br />
presenza nella diagnostica molecolare, il<br />
consiglio di amministrazione di Diasorin ha<br />
esaminato e approvato nel dicembre scorso<br />
il piano industriale <strong>2024</strong>-2027 che amplia<br />
significativamente le traiettorie strategiche<br />
che guideranno lo sviluppo dell’azienda<br />
nei prossimi anni. Fra le iniziative annunciate<br />
dall’azienda, anche il lancio (previsto<br />
per il <strong>2024</strong>) di un test rapido per l’epatite D,<br />
sviluppato in collaborazione con Gilead.<br />
Al di là della realizzazione di prodotti farmaceutici<br />
in senso stretto, notevole il caso<br />
di Stevanato Group, una realtà nata a Mestre<br />
nel 1949 dal genio di Giovanni Stevanato<br />
Qualcosa sta<br />
cambiando.<br />
Gli ultimi anni<br />
hanno visto una<br />
serie di aziende<br />
farmaceutiche<br />
italiane<br />
impegnate in<br />
una strategia di<br />
rafforzamento<br />
interno ed<br />
espansione<br />
internazionale<br />
come soffieria di vetro e oggi azienda internazionale<br />
quotata al Nyse che ha chiuso il<br />
2023 con un fatturato di un miliardo di euro.<br />
Stevanato produce contenitori in vetro per il<br />
settore farmaceutico, di cui ha saputo seguire<br />
lo sviluppo, evolvendosi per assecondarne<br />
le nuove esigenze via via che queste emergevano.<br />
Stevanato è ormai un colosso nel suo<br />
campo: possiede 16 stabilimenti in 9 Paesi<br />
diversi e rifornisce 9 aziende farmaceutiche<br />
su 10.<br />
I numeri di Alfasigma<br />
Fra i nomi che si stanno facendo conoscere<br />
all’estero su palcoscenici importanti, spicca<br />
Alfasigma, gruppo farmaceutico da 1,2 miliardi<br />
€ di fatturato e 3.000 dipendenti (di<br />
cui 1.800 in Italia) nato, nella sua versione<br />
attuale, nel 2<strong>01</strong>7 dalla fusione fra Alfa Wassermann,<br />
Biofutura Pharma e Sigma-Tau<br />
Industrie Farmaceutiche Riunite. Alfasigma<br />
è focalizzata sull’area gastrointestinale, un<br />
segmento che incide attualmente per oltre il<br />
20% sul fatturato complessivo del gruppo e<br />
in cui l’azienda continua a cercare e cogliere<br />
nuovi margini di sviluppo. Il gruppo è presente<br />
sul territorio con i centri di ricerca di<br />
Bologna (la sede storica dell’R&D dell’azienda)<br />
e Pomezia (dove è situato il centro polifunzionale<br />
di ricerca e sviluppo intitolato al<br />
fondatore Marino Golinelli), con quattro stabilimenti<br />
produttivi in Italia (Pomezia e Sermoneta<br />
nel Lazio, Trezzano Rosa in Lombardia<br />
e Alanno in Abruzzo, quest’ultimo<br />
oggetto di un importante progetto di espansione<br />
nel 2<strong>01</strong>8 che ha portato all’aggiunta<br />
di due nuovi reparti sterili, un investimento<br />
costato 20 milioni €) e due all’estero (in Spagna<br />
e negli Stati Uniti). Il portafoglio di prodotti<br />
del gruppo è ricco ed eterogeneo, spaziando<br />
dalla categoria dei farmaci con obbligo<br />
di prescrizione a quella degli OTC, fino a toccare<br />
quella degli integratori alimentari.<br />
La strategia di crescita<br />
Il piano di sviluppo implementato negli ultimi<br />
anni da Alfasigma implica una duplice<br />
strategia di crescita interna associata ad<br />
azioni di tipo espansionistico all’esterno.<br />
Le iniziative del gruppo sono improntate da<br />
un lato a una decisa focalizzazione sulla ricerca<br />
e sulla produzione di alcune molecole<br />
proprietarie (che costituiscono approssimativamente<br />
il 50% delle vendite complessive)<br />
e dall’altro a una serie di acquisizioni<br />
di realtà industriali sia italiane che estere,<br />
in particolare nord-europee e statunitensi.<br />
Gli obiettivi sono quelli di cogliere possibili<br />
input all’ampliamento del raggio delle attività<br />
e di intercettare le opportunità offerte<br />
67
68<br />
dall’internazionalizzazione. Com’è noto,<br />
l’asset statunitense della compagnia è nato<br />
nel 2<strong>01</strong>7, con l’acquisizione da Nestlé Health<br />
Science di Pamlab (società con sede in Louisiana<br />
attiva nella produzione e distribuzione<br />
di prodotti medical food), ribattezzata Alfasigma<br />
USA.<br />
Sofar, un boost sul mercato<br />
interno<br />
Nel 2022, il gruppo con headquarter a Bologna<br />
ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione<br />
dell’intero capitale sociale di Sofar,<br />
azienda italiana produttrice di medicinali,<br />
dispositivi medici e integratori alimentari<br />
che ha chiuso il 2021 con un fatturato di<br />
oltre 113 milioni €, in crescita a doppia cifra<br />
rispetto all’anno precedente. L’accordo ha<br />
permesso al gruppo di aggiungere al proprio<br />
portafoglio alcuni fra gli integratori più noti<br />
e venduti, concentrati soprattutto nel gastrointestinale,<br />
area terapeutica in cui Sofar<br />
sviluppa l’80% della sua attività. Una mossa,<br />
quella di Alfasigma, che ha galvanizzato<br />
le attenzioni dell’Autorità garante della<br />
concorrenza e del mercato (Agcm) per le<br />
possibili ripercussioni sul mercato in termini<br />
di ricadute sulla concorrenza. Dopo avere<br />
esaminato la questione, l’Antitrust ha escluso<br />
le preoccupazioni paventate e dato luce<br />
verde all’operazione “in quanto non comporta<br />
modifiche sostanziali alle posizioni<br />
delle due aziende sui mercati rilevanti tali<br />
da pregiudicare la struttura dell’offerta”.<br />
L’acquisizione di Sofar ha permesso ad Alfasigma<br />
di aggiungere ai propri centri anche<br />
i laboratori di ricerca sul microbiota presenti<br />
all’interno del Parco scientifico tecnologico<br />
Kilometro Rosso di Bergamo.<br />
La zampata in territorio USA<br />
Del settembre 2023 l’accordo stipulato per<br />
la fusione con Intercept Pharmaceuticals,<br />
completata poi a novembre e realizzata attraverso<br />
Interstellar Inc, società interamente<br />
detenuta dal gruppo italiano. Il focus<br />
dell’operazione è rappresentato da Ocaliva<br />
(acido obeticolico), il farmaco di punta di<br />
Intercept. Si tratta di una molecola agonista<br />
del recettore X farnesoide approvata negli<br />
Stati Uniti e in diversi altri Paesi per il trattamento<br />
della colangite biliare primitiva (PBC,<br />
una malattia autoimmune progressiva del<br />
fegato) in combinazione con l’acido ursodesossicolico<br />
(Udca) nei pazienti adulti con<br />
una risposta inadeguata all’Udca, o come<br />
monoterapia nei pazienti adulti intolleranti<br />
all’Udca. In quanto unica terapia di seconda<br />
linea approvata per la PBC, Ocaliva ha<br />
fatto registrare una crescita a due cifre su<br />
base annua, sostenuta da una forza vendita<br />
specializzata e da una base solida di medici<br />
specialisti. Intercept possiede anche una più<br />
ampia pipeline di progetti in diverse fasi di<br />
sviluppo, tra i quali una nuova combinazione<br />
a dose fissa di acido obeticolico e bezafibrato<br />
attualmente in fase 2 di sperimentazione<br />
per la PBC. La mossa di Alfasigma, del valore<br />
complessivo di 793 milioni di dollari, deve<br />
essere interpretata come parte di una strategia<br />
destinata ad ampliare in modo sostanziale<br />
il portafoglio del gruppo nella specialità<br />
clinica gastrointestinale ed epatologica e la<br />
sua presenza sul mercato statunitense, dove<br />
l’azienda ha importanti obiettivi di sviluppo.<br />
Un tassello in più, inoltre, nel quadro generale<br />
dell’ampliamento dell’impegno nella<br />
farmaceutica innovativa.<br />
L’espansione nel Nord Europa<br />
Lo scorso ottobre, Alfasigma ha siglato una<br />
lettera di intenti per l’acquisizione della divisione<br />
Jyseleca di Galapagos, azienda belga<br />
specializzata nello sviluppo di farmaci innovativi<br />
in ambito oncologico e immunologico.<br />
Jyseleca è il nome commerciale in Europa e<br />
Giappone del farmaco a base di filgotinib,<br />
approvato per due indicazioni (artrite reumatoide<br />
e colite ulcerosa) che nella prima<br />
metà del 2023 ha registrato vendite nette in<br />
Europa per 54 milioni €.<br />
Con la sottoscrizione dell’accordo, Galapagos<br />
ha ceduto ad Alfasigma il business del<br />
prodotto, comprese le autorizzazioni alla<br />
commercializzazione in Europa e nel Regno<br />
Unito e le attività di ricerca e sviluppo,<br />
oltre a circa 400 dipendenti in quattro Paesi<br />
europei. L’azienda bolognese ha pagato<br />
un anticipo di 50 milioni € a Galapagos, su<br />
un’operazione complessiva da 120 milioni €<br />
e royalty da una a due cifre sulle vendite europee.<br />
Galapagos pagherà ad Alfasigma fino<br />
a 40 milioni di euro entro giugno 2025 per<br />
ulteriori attività di sviluppo legate al prodotto<br />
Jyseleca.<br />
L’operazione è parte della strategia ormai<br />
intrapresa da tempo della realizzazione di un<br />
percorso di irrobustimento nel settore delle<br />
terapie biotech e nei mercati del Nord Europa,<br />
territorio coperto dalle vendite dell’azienda<br />
belga. In questa prospettiva, l’accordo con<br />
Galapagos ha permesso al gruppo italiano di<br />
acquisire un prodotto innovativo e con esso<br />
l’accesso al mercato reumatologico. Interessante<br />
anche il fatto che Jyseleca si appresti a<br />
puntare all’approvazione di una terza indicazione<br />
terapeutica.<br />
La mossa<br />
deve essere<br />
interpretata<br />
come parte di<br />
una strategia<br />
per ampliare<br />
il portafoglio<br />
nella specialità<br />
gastrointestinale<br />
ed epatologica e<br />
la presenza sul<br />
mercato USA.
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Sostenibilità<br />
Costo o<br />
investimento?<br />
F I N A N C E<br />
5%<br />
emissioni<br />
globali dovute<br />
al pharma<br />
150%<br />
investimenti<br />
in sostenibilità<br />
ambientale<br />
rispetto alla<br />
media nazionale<br />
44%<br />
riduzione<br />
dei consumi<br />
energetici in<br />
10 anni<br />
88%<br />
aziende che nei<br />
prossimi 3-5<br />
anni ridurranno<br />
i rifiuti<br />
- Pur virtuoso dal punto di vista delle<br />
azioni di sostenibilità, il pharma è<br />
chiamato a porsi obiettivi ancora più<br />
impegnativi e a lavorare sugli aspetti<br />
potenzialmente a rischio in termini<br />
di reputation<br />
Monica Torriani<br />
70
Il settore farmaceutico impatta per quasi il<br />
5% sulle emissioni globali. Date le caratteristiche<br />
di potenza e resilienza e, soprattutto,<br />
dato il contesto non entusiasmante,<br />
un intervento in termini di riduzione delle<br />
emissioni e di utilizzo più efficiente delle<br />
risorse è più che possibile: necessario.<br />
Lo dice la politica, lo chiede a gran voce<br />
la società e lo stabilisce la normativa, che<br />
a livello europeo si è occupata in più sedi<br />
dell’impatto ambientale delle cure.<br />
Malgrado le comprensibili resistenze legate<br />
alla congiuntura inflattiva e ai postumi<br />
di una pandemia che ha avuto le ben<br />
note ripercussioni drammatiche sull’economia,<br />
il costo della sostenibilità deve<br />
essere considerato un investimento e le<br />
iniziative in questo ambito dovrebbero essere<br />
progettate in questa prospettiva. Una<br />
sfida ardua in un’epoca storica abituata a<br />
credere solo nei feedback ottenibili interamente<br />
e subito. Ma così è: per diverse<br />
ragioni, tutte sotto i nostri occhi, gli interventi<br />
in sostenibilità (opportunamente<br />
declinati e programmati) costituiscono il<br />
driver dello sviluppo.<br />
Vista in chiave più globale, la questione<br />
non riguarda solo le singole aziende, ma<br />
anche gli Stati, e non esclusivamente sotto<br />
il profilo dell’ottenimento di soluzioni in<br />
grado di migliorare la salute dei cittadini,<br />
ma anche in termini di crescita economica.<br />
Quale Paese può permettersi di destinare<br />
ingenti somme in innovazione tecnologica<br />
e infrastrutturale o può definirsi competitivo<br />
se appesantito da una spesa sanitaria<br />
e sociale insostenibile, legata alle<br />
devastazioni climatiche e ambientali e alle<br />
disuguaglianze sociali che ne derivano?<br />
Pharma, primo settore<br />
per azioni di sostenibilità<br />
Il cambiamento è già partito da tempo. Gli<br />
Negli ultimi 10<br />
anni in Italia<br />
le aziende<br />
hanno ridotto<br />
i consumi<br />
energetici del<br />
44%, ma se si<br />
considerano<br />
i consumi<br />
rilevanti per<br />
le emissioni<br />
atmosferiche,<br />
la riduzione è<br />
addirittura pari<br />
al 51%<br />
ultimi anni hanno visto una progressiva<br />
ma significativa riduzione delle emissioni<br />
e una comunicazione attenta alle tematiche<br />
green.<br />
Nel corso della celebrazione della Giornata<br />
mondiale per l’ambiente, lo scorso<br />
5 giugno, il presidente di Farmindustria<br />
Marcello Cattani ha ricordato come (secondo<br />
i dati Istat) l’industria farmaceutica<br />
rappresenti il primo settore per azioni<br />
di sostenibilità. Gli investimenti in protezione<br />
dell’ambiente per addetto sono pari<br />
al 150% della media nazionale e superiori<br />
al 200% per quanto riguarda gli interventi<br />
in tecnologie destinate alla prevenzione<br />
dell’inquinamento, che azzerano<br />
o riducono la contaminazione ambientale<br />
alla fonte del processo produttivo.<br />
L’88% delle aziende farmaceutiche prevede<br />
di ridurre significativamente i rifiuti<br />
prodotti nei prossimi 3-5 anni, mentre<br />
il 55% è già impegnato nell’eliminazione<br />
dell’uso della plastica in ogni fase del<br />
processo.<br />
Novo Nordisk, “Circular for zero”<br />
L’azienda danese ha abbracciato un processo di evoluzione che la<br />
pone in prima linea a contrasto dei cambiamenti climatici grazie a una<br />
sensibilità di base più comune e diffusa nei Paesi nordeuropei, ma anche<br />
alla consapevolezza di dover assumere un ruolo di riferimento in quanto<br />
produttrice di farmaci associati a dispositivi medici, che rappresentano una<br />
criticità specifica in termini di smaltimento.<br />
Novo Nordisk ha progettato la strategia di impatto ambientale zero<br />
“Circular for zero”, mirata a identificare nuovi modi per progettare prodotti<br />
che possano essere riciclati o riutilizzati, rimodellare l’attività per limitare<br />
al minimo i consumi e i rifiuti e lavorare con fornitori che condividano il<br />
medesimo obiettivo. Nel 2020, la società ha raggiunto il target di utilizzo di<br />
energia elettrica rinnovabile al 100% ed entro il 2030 ambisce a generare<br />
zero emissioni di CO 2 dalle attività di produzione e logistica.<br />
71
72<br />
In occasione della COP28, che si è svolta<br />
lo scorso dicembre a Dubai, l’industria<br />
farmaceutica ha presentato un comunicato<br />
congiunto condiviso dalle maggiori associazioni<br />
di categoria (la britannica Abpi,<br />
Efpia, Farmindustria, Fpma, la canadese<br />
Imc, la giapponese Jpma, la francese<br />
Leem, la statunitense PhRMA e la tedesca<br />
Vfa). Il documento impegna le aziende del<br />
comparto a effettuare investimenti in ricerca<br />
e sviluppo per fornire prodotti, servizi<br />
e catene di approvvigionamento più<br />
sostenibili con l’obiettivo di zero emissioni<br />
nette e carbon neutrality.<br />
I margini di miglioramento<br />
La strada è tracciata ma in alcuni punti<br />
il percorso va corretto. In particolare, gli<br />
aspetti su cui è necessario lavorare ancora<br />
sono quelli della comunicazione e della<br />
definizione di indicatori misurabili e riproducibili<br />
per definire gli obiettivi di sostenibilità.<br />
Due aspetti che sono più intrecciati<br />
di quanto non sembri.<br />
In molti casi, la mancanza di criteri oggettivi<br />
impedisce di valutare il valore delle<br />
azioni intraprese: ne deriva un vulnus per<br />
la comunicazione aziendale sulle tematiche<br />
ESG, che potrebbe essere accusata di<br />
greenwashing e subire un danno in termini<br />
di immagine potenzialmente penalizzante<br />
di ulteriori e lodevoli iniziative.<br />
Ricordiamo, a questo proposito, che anche<br />
l’omissione di informazioni in sede di comunicazione<br />
aziendale può configurarsi<br />
Boehringer Ingelheim,<br />
contenere il consumo di acqua<br />
Già dal 2020 tutta l’energia necessaria al funzionamento delle sedi italiane di<br />
Boehringer Ingelheim proviene da fonti rinnovabili.<br />
Attualmente, l’azienda sta implementando i principi dell’economia circolare<br />
per ridurre i rifiuti provenienti dalle attività produttive che andrebbero smaltiti in<br />
discarica.<br />
Negli stessi anni in cui i volumi di produzione sono stati triplicati, negli<br />
stabilimenti il consumo di acqua è stato ridotto fino al 65%. Una iniziativa che<br />
parte da lontano, da periodi nei quali il problema della siccità e degli squilibri<br />
nella disponibilità delle risorse idriche non tenevano ancora banco nei dibattiti<br />
pubblici.<br />
La società punta a raggiungere la carbon neutrality in tutto il gruppo, a livello<br />
globale, già nel 2030. La nuova sede inaugurata a Milano nel 2022 è certificata<br />
Leed Platinum (il livello più alto nella valutazione degli edifici sostenibili) e ha<br />
permesso di risparmiare nel 2022 il 100% di gas, il 95% di acqua e il 65% di<br />
energia elettrica. Gli interventi non hanno considerato solo i reparti produttivi, ma<br />
hanno coinvolto anche le sedi amministrative. L’obiettivo, come ribadito da una<br />
serie di interventi stampa delle figure chiave del management, è soprattutto un<br />
cambiamento radicale della mentalità delle persone e della maniera di pensare<br />
la produzione di medicinali, che immagina orientato alla creazione di valore per<br />
l’azienda e per il territorio in cui si inserisce.<br />
come una pratica scorretta: lo è, ad esempio,<br />
affermare che un determinato processo<br />
sia a “zero emissioni” senza precisare<br />
se tale risultato sia stato raggiunto principalmente<br />
attraverso azioni di compensazione<br />
(carbon offset).<br />
AstraZeneca: eliminare i gas fluorurati<br />
Ampio e dettagliato piano di riduzione delle emissioni di CO 2 (Ambition zero carbon) di<br />
AstraZeneca, il cui costo è stimato in circa un miliardo di dollari, messo in campo per raggiungere<br />
l’obiettivo di zero emissioni entro il 2045. Questo programma include un investimento di 400<br />
milioni di dollari (AZ Forest Programme) finalizzato all’eliminazione dei gas fluorurati dai propellenti<br />
degli inalatori e contribuirà al raggiungimento di un obiettivo intermedio di riduzione del 95%<br />
delle emissioni entro il 2026 (rispetto alla baseline del 2<strong>01</strong>5). AstraZeneca persegue l’obiettivo di<br />
dimezzare l’impronta dell’intera supply chain entro il 2030, con obiettivo a lungo termine di una<br />
riduzione del 90% entro il 2045 (sempre dalla baseline del 2<strong>01</strong>5).<br />
Gli aspetti su<br />
cui è necessario<br />
lavorare ancora<br />
sono quelli della<br />
comunicazione e<br />
della definizione<br />
di indicatori<br />
misurabili e<br />
riproducibili<br />
per definire<br />
gli obiettivi di<br />
sostenibilità
info@makinglife.it
makinglife | febbraio <strong>2024</strong> | numero uno<br />
PRODUCTION<br />
Pharma Telling & Industry
L’evoluzione delle<br />
pharma operations<br />
LE OPERAZIONI FARMACEUTICHE SONO IN CONTINUO<br />
PROGRESSO, GUIDATE DA FATTORI COME L’INNOVAZIONE DI<br />
PRODOTTO, LA CRESCENTE ATTENZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ<br />
E L’IMPATTO DELLA TECNOLOGIA<br />
Alberto Bobadilla<br />
76
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
Stare sul mercato presuppone<br />
saper leggere e cavalcare i<br />
trend fondamentali, per non<br />
trovarsi impreparati di fronte<br />
alle profonde trasformazioni<br />
che stanno scuotendo il<br />
mondo farmaceutico. Luigi<br />
Braga, di Boston Consulting<br />
Group, ha individuato diverse<br />
di queste tendenze, spesso<br />
interconnesse, e ne ha<br />
approfondito le implicazioni<br />
al seminario “Innovazione nel<br />
manufacturing farmaceutico<br />
italiano”, organizzato da Afi<br />
(Associazione farmaceutici<br />
industria) e Ispe (International<br />
society for pharmaceutical<br />
engineering) lo scorso ottobre<br />
a Milano.<br />
INNOVAZIONE<br />
DI PRODOTTO<br />
L’industria biofarmaceutica sta<br />
attraversando una rivoluzione<br />
nel campo dell’oncologia e di<br />
altre malattie complesse, grazie<br />
a un’ondata di innovazione che<br />
porta continuamente a nuove<br />
modalità farmacologiche.<br />
Le new modality creeranno<br />
opportunità senza<br />
precedenti per le aziende<br />
biofarmaceutiche che le<br />
perseguono attivamente, ma<br />
presentano anche rischi inediti.<br />
Le terapie a base di derivati<br />
del plasma, DNA e RNA, sono<br />
tecnologie conosciute da un<br />
punto di vista di ricerca e<br />
sviluppo e adesso iniziano ad<br />
avere una backline veramente<br />
interessante. Le cell engine, che<br />
già esistono da qualche anno,<br />
e le più recenti tecnologie a<br />
mRNA offrono nuove possibilità<br />
di applicazioni. Tutto questo<br />
rende necessario gestire molta<br />
“<br />
I produttori<br />
devono essere<br />
in grado di<br />
gestire la<br />
produzione<br />
di farmaci<br />
più complessi<br />
e costosi,<br />
adattandosi<br />
rapidamente a<br />
nuovi requisiti<br />
normativi e<br />
alle richieste<br />
dei pazienti.<br />
più complessità a livello di<br />
produzione.<br />
Una caratteristica di molti<br />
nuovi farmaci è quella di<br />
impattare su popolazioni di<br />
pazienti più piccole rispetto al<br />
passato, perché rispondono a<br />
bisogni di salute sempre più<br />
personalizzati e, in qualche<br />
modo, di nicchia: questo<br />
ovviamente genera un impatto<br />
diretto sui volumi. I produttori<br />
devono essere in grado di<br />
gestire la produzione di farmaci<br />
più complessi e costosi,<br />
adattandosi rapidamente a<br />
nuovi requisiti normativi e alle<br />
richieste dei pazienti.<br />
Essendo regolamentato, il ciclo<br />
di innovazione nella produzione<br />
di nuovi farmaci ha bisogno<br />
di tempi lunghi rispetto ad<br />
altri prodotti, che però hanno<br />
molte opportunità per ridursi,<br />
richiedendo una capacità di<br />
reazione più rapida da parte dei<br />
manager delle operation. Ma<br />
questo genera ulteriori benefici:<br />
una volta che un’azienda ha<br />
sviluppato le capacità per una<br />
modality, può applicarle ad<br />
altre correlate attraverso un<br />
approccio di piattaforma che<br />
crea sinergie.<br />
SOSTENIBILITÀ<br />
Un tema emergente, che ormai<br />
nessuno può fare a meno di<br />
considerare, è quello dell’Esg<br />
(Environmental, social and<br />
governance): un insieme di<br />
fattori che misurano l’impatto<br />
di un’azienda sull’ambiente, la<br />
società e la governance.<br />
Le aziende che si impegnano<br />
per migliorare il proprio<br />
profilo Esg sono sempre più<br />
apprezzate dai consumatori,<br />
dagli investitori e dai<br />
dipendenti.<br />
In particolare, i consumatori<br />
“<br />
Gli investitori<br />
sono più<br />
attenti<br />
ai rischi<br />
ambientali e<br />
più propensi<br />
a investire in<br />
aziende che<br />
hanno un<br />
buon profilo<br />
Esg<br />
sono sempre più sensibili<br />
ai temi della sostenibilità<br />
ambientale e sociale e sono<br />
quindi più propensi a scegliere<br />
prodotti e servizi di marchi che<br />
si impegnano per ridurre il<br />
proprio impatto. Gli investitori,<br />
dal canto loro, sono più attenti<br />
ai rischi ambientali e più<br />
propensi a investire in aziende<br />
che hanno un buon profilo Esg,<br />
in quanto meno esposte ai<br />
rischi connessi a una mancata<br />
attenzione a queste tematiche.<br />
FATTORI<br />
GEOPOLITICI<br />
Ci sono poi alcuni trend che<br />
riflettono i forti mutamenti<br />
geopolitici di questi ultimi<br />
anni. In passato, le aziende<br />
farmaceutiche si basavano<br />
su un modello di supply<br />
chain globale, che consentiva<br />
loro di approvvigionarsi di<br />
materie prime e componenti<br />
da qualsiasi parte del mondo.<br />
Questo modello era basato<br />
sulla percezione che il mondo<br />
fosse un luogo stabile e sicuro,<br />
dove le crisi geopolitiche erano<br />
un evento raro.<br />
Tuttavia, gli eventi degli ultimi<br />
anni, come le guerre in Ucraina<br />
e in Medio Oriente, hanno<br />
dimostrato che questo modello<br />
non è più sostenibile. Le crisi<br />
geopolitiche possono avere<br />
un impatto significativo sulla<br />
supply chain, causando carenze<br />
di materiali e componenti che<br />
peraltro sono state evidenti a<br />
tutti in questi ultimi tempi.<br />
Di conseguenza, le aziende<br />
farmaceutiche stanno iniziando<br />
a riconsiderare il loro modello<br />
di supply chain adottando<br />
strategie che mirano a ridurre<br />
la loro dipendenza da un’unica<br />
fonte di approvvigionamento e<br />
77
L’AZIONE DI EMA SU DIGITALIZZAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE<br />
L’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha raccolto la sfida rappresentata dalle numerose innovazioni che stanno<br />
attraversando il settore farmaceutico e ha istituito il Quality innovation group. Si tratta di un gruppo di esperti<br />
che ha tra i suoi obiettivi: supportare approcci innovativi nel design, nella produzione e nel controllo qualità dei<br />
medicinali; promuovere lo sviluppo e l’applicazione di metodi scientifici e tecnologici all’avanguardia nel settore<br />
farmaceutico; fornire consulenza strategica e scientifica all’Ema stessa su questioni relative all’innovazione e alla<br />
qualità dei medicinali.<br />
Alcuni dei punti salienti emersi lo scorso anno sono stati affrontati in due focus group di ascolto e apprendimento<br />
con la partecipazione di industria, mondo accademico e partner internazionali; tra gli altri argomenti, si è discusso<br />
di digitalizzazione e intelligenza artificiale. Guardando all’anno appena iniziato, il Quality innovation group<br />
prevede di continuare le proprie attività, condividere gli apprendimenti con la rete e lavorare a stretto contatto<br />
con partner internazionali su argomenti di reciproco interesse. Il board dell’Ema ha inoltre approvato il piano<br />
di lavoro sull’intelligenza artificiale del gruppo direttivo sui big data. La visione è quella di creare un sistema di<br />
regolamentazione dei farmaci che utilizzi l’intelligenza artificiale per la produttività personale, automatizzando<br />
processi e sistemi, aumentando la comprensione dei dati e supportando un processo decisionale più solido a<br />
beneficio della salute pubblica e degli animali.<br />
a migliorare la loro resilienza<br />
alle crisi.<br />
La continuità della supply e<br />
l’incertezza geopolitica stanno<br />
portando a due trend principali<br />
nel settore farmaceutico:<br />
l’aumento dei costi dovuti alle<br />
difficoltà di approvvigionamento<br />
delle materie prime e<br />
lo spostamento delle<br />
localizzazioni, in cui pesano<br />
fattori di rischio geopolitici,<br />
sociali e ambientali.<br />
NUOVE<br />
TECNOLOGIE<br />
E poi c’è chiaramente un<br />
paradigma tecnologico:<br />
il settore farmaceutico<br />
sta attraversando una<br />
trasformazione digitale, guidata<br />
dall’intelligenza artificiale. È la<br />
tecnologia emergente di cui si<br />
è maggiormente parlato nel<br />
2023 e che sta rapidamente<br />
guadagnando importanza<br />
anche nel settore farmaceutico,<br />
potendo essere utilizzata per<br />
migliorare l’efficienza, la qualità<br />
e la sicurezza delle operazioni.<br />
In realtà l’adozione<br />
dell’intelligenza artificiale<br />
nel settore è ancora in<br />
una fase iniziale, ma è<br />
sempre più evidente il suo<br />
potenziale nell’aiutare le<br />
aziende farmaceutiche a<br />
superare una serie di sfide.<br />
Prima di tutto, a fronte di un<br />
aumento della complessità<br />
dei prodotti, può essere<br />
utilizzata per automatizzare<br />
le attività ripetitive e<br />
migliorare la qualità dei dati;<br />
inoltre, data la necessità di<br />
ridurre il time to market,<br />
può aiutare ad accelerare<br />
lo sviluppo e l’approvazione<br />
dei nuovi prodotti. Inoltre,<br />
in una situazione di grande<br />
complessità della supply chain,<br />
può migliorarne la visibilità e<br />
ridurre il rischio di interruzioni.<br />
Alcuni grandi cluster di use<br />
case dell’intelligenza artificiale<br />
sono: la digitalizzazione dei<br />
processi e la creazione di<br />
una base di dati solida per<br />
l’addestramento degli algoritmi,<br />
la previsione dei problemi, il<br />
miglioramento dell’efficienza<br />
e l’automazione delle attività<br />
ripetitive, con riduzione della<br />
necessità di risorse umane.<br />
Accanto ai sistemi più<br />
consolidati, l’intelligenza<br />
artificiale generativa (Gni) è<br />
una nuova tecnologia che sta<br />
rapidamente guadagnando<br />
importanza nel settore<br />
industriale e può essere<br />
utilizzata per generare nuove<br />
idee, prodotti e processi.<br />
Il reale successo<br />
dell’implementazione<br />
dell’intelligenza artificiale<br />
nel settore farmaceutico<br />
dipenderà da una serie di<br />
fattori. Fondamentale è<br />
l’integrazione coerente con i<br />
processi esistenti, condizione<br />
essenziale perché risulti<br />
davvero efficace. Un altro<br />
punto è costituito dalla capacità<br />
di data science: le aziende<br />
farmaceutiche devono essere<br />
in grado di analizzare i dati per<br />
estrarre valore dall’intelligenza<br />
artificiale. Insomma, il successo<br />
è possibile solo in presenza<br />
di una roadmap chiara per<br />
l’implementazione di questa<br />
tecnologia emergente.<br />
A queste condizioni,<br />
l’intelligenza artificiale ha il<br />
potenziale per trasformare<br />
il settore industriale in molti<br />
modi: per esempio, può<br />
essere utilizzata per fornire<br />
alle aziende informazioni<br />
e suggerimenti sulla<br />
negoziazione dei prezzi,<br />
aiutandole a ottenere migliori<br />
accordi; può automatizzare<br />
la reportistica e le riunioni,<br />
liberando le risorse umane<br />
affinché si concentrino su<br />
attività più strategiche; può<br />
creare una copia digitale della<br />
supply chain, che sarebbe<br />
facilmente accessibile e fedele<br />
alla realtà.<br />
78
EIPG<br />
European Industrial<br />
Pharmacists Group<br />
IL RISCHIO DI BIOSIMILAR VOID IN EUROPA<br />
80<br />
Non tutti i farmaci biologici<br />
che perderanno l’esclusività<br />
(LoE) nel decennio 2023-2032<br />
saranno automaticamente<br />
soggetti alla concorrenza dei<br />
corrispondenti biosimilari e si<br />
potrebbe creare un “vuoto” sul<br />
mercato<br />
Il “biosimilar void” si verifica quando un farmaco biologico,<br />
al termine del periodo di protezione brevettuale, non riceve<br />
concorrenza da parte di farmaci biosimilari. Il rapporto<br />
di Iqvia “Assessing the biosimilar void” dell’ottobre 2023<br />
evidenzia questo rischio in Europa nei prossimi anni. L’arco<br />
temporale preso in considerazione dal rapporto va dal 2023<br />
al 2032 sia per riflettere la tempistica media di sviluppo di<br />
un nuovo candidato biosimilare (~7-10 anni) sia perché una<br />
previsione oltre il 2032 sarebbe poco accurata.<br />
In questo periodo, nonostante l’aumento degli eventi di<br />
perdita di esclusività (LoE) in termini di numero di farmaci<br />
biologici (n=110) e in termini di valore (si prevede un<br />
aumento di opportunità senza precedenti per i pagatori, gli<br />
sviluppatori di biosimilari e i pazienti, con un picco di oltre<br />
30 miliardi di euro tra il 2030 e il 2032), gli eventi stessi di<br />
LoE hanno una natura così mutevole da non garantire la<br />
sostenibilità della produzione e dell’introduzione sul mercato<br />
dei corrispettivi biosimilari. Per estensione, quindi, non sono<br />
garantiti nemmeno i risparmi economici né la facilitazione<br />
all’accesso dei pazienti a farmaci essenziali resi possibili<br />
dalla concorrenza che potrebbe aprirsi dopo la perdita della<br />
protezione della proprietà intellettuale di un biologico: con<br />
un minor numero di operatori sul mercato, la concorrenza<br />
tra gli originator e i biosimilari potrebbe assomigliare alla<br />
concorrenza tra i farmaci di marca, con meno prodotti<br />
disponibili e riduzione sia degli sconti sui prezzi sia del loro<br />
impatto nel migliorare l’accesso dei pazienti. Il conseguente<br />
onere finanziario per i sistemi sanitari europei nel periodo<br />
2023-2032 è quantificato in almeno 15 miliardi di euro in<br />
termini di mancato risparmio, circa il 25% dell’opportunità<br />
totale di LoE entro il 2032.<br />
Il rapporto Iqvia, oltre a quantificare il potenziale impatto del<br />
“biosimilar void” sui budget dei sistemi sanitari, identifica le<br />
classi di farmaci biologici che rischiano di non riuscire ad<br />
attrarre la concorrenza di biosimilari e indica diversi fattori<br />
che contribuiscono a creare questa situazione e che possono<br />
essere affrontati per risolverla.<br />
Farmaci biologici a scarsa<br />
attrattività<br />
I farmaci biologici del mercato europeo sono classificati dal<br />
rapporto Iqvia in due categorie: ad alta o bassa vendita, in<br />
base al superamento o meno della soglia di 500 milioni di<br />
euro di vendite annuali al momento della scadenza. Il 76%<br />
(84) dei farmaci biologici che raggiungono la scadenza della<br />
protezione in Europa rientra nella categoria a bassa vendita.<br />
Si prevede che solo il 7% di loro riceverà concorrenza<br />
nei prossimi 10 anni a causa delle limitate opportunità<br />
commerciali. Considerando il valore di vendita annuo previsto<br />
per i prodotti a bassa vendita senza biosimilari in sviluppo, si<br />
stima un’opportunità mancata di circa 7 miliardi di euro solo<br />
per questo segmento. I restanti 8 miliardi di euro previsti in<br />
termini di opportunità mancate sono causati dal fatto che il
makinglife | febbraio <strong>2024</strong><br />
27% dei 26 biologici ad alta vendita esposti a eventi di LoE<br />
entro la fine del 2032 non ha ancora un candidato biosimilare<br />
in cantiere.<br />
Un discorso a parte è riservato ai farmaci biologici orfani, dei<br />
quali il 34% raggiungerà lo stato di LoE in questo decennio,<br />
in quanto gli innovatori continueranno a investire nei farmaci<br />
orfani. Nonostante la rapida crescita delle opportunità per i<br />
biosimilari orfani, un solo farmaco biologico orfano (meno<br />
del 3% dell’intera coorte) ha finora attratto lo sviluppo<br />
di biosimilari. Non si prevede che altri biologici orfani<br />
affronteranno la concorrenza dei biosimilari perché le vendite<br />
annuali dei 39 farmaci orfani attualmente in commercio sono<br />
troppo basse (circa 105 milioni di euro). Uno dei principali<br />
fattori che limitano lo sviluppo dei biosimilari per i farmaci<br />
orfani è legato al fatto che molte di queste terapie rientrano<br />
nelle categorie dei coniugati anticorpo-farmaco (ADC) e delle<br />
terapie cellulari o geniche (Atmp). Ciò implica molte sfide dal<br />
punto di vista dello sviluppo e della produzione, investimenti<br />
iniziali più elevati e una configurazione più complessa per i<br />
test analitici e clinici.<br />
Differenze tra aree terapeutiche<br />
La maggior parte degli eventi di LoE riguarderanno<br />
farmaci biologici oncologici (24%), seguiti da biologici per<br />
il trattamento del sistema immunitario (11%) e da quelli<br />
dell’area ematologica (10%).<br />
Entro il 2027, l’oncologia rappresenterà la quota maggiore di<br />
programmi di sviluppo di biosimilari (44%), ma dal 2027 in<br />
poi si prevede che il numero medio di biosimilari in sviluppo<br />
diminuirà da 2,19 per molecola a 0,43. Questa tendenza è<br />
guidata in gran parte da una forte diminuzione del numero<br />
medio di candidati onco-biosimilari, che dovrebbe diminuire<br />
da 4,3 nel 2023-2027 a 1,2 nel 2028-2032.<br />
I principali vincoli che limitano la decisione di sviluppare<br />
farmaci biosimilari sono rappresentati dai costi e dai tempi.<br />
Proprio nell’area oncologica, ad esempio, i costi per l’acquisto<br />
del farmaco biologico di riferimento da usare per il confronto<br />
nelle sperimentazioni sono elevati. Inoltre sono necessarie<br />
ampie popolazioni di pazienti per dimostrare endpoint clinici<br />
rilevanti.<br />
Sempre in ambito oncologico (ma non solo), lo sviluppo di<br />
biosimilari è ulteriormente complicato dall’implementazione<br />
di terapie di combinazione basate sull’uso di due o più<br />
biologici. Come già detto, alcune di queste potrebbero essere<br />
molto costose (ad esempio gli anticorpi monoclonali e gli<br />
inibitori di PD-1) e richiedono una popolazione di studio<br />
ancora più ampia per dimostrare l’equivalenza dell’effetto<br />
aggiuntivo.<br />
Altri fattori che ostacolano<br />
la concorrenza<br />
Il rapporto Iqvia sottolinea anche l’impatto sullo sviluppo dei<br />
biosimilari derivato dai possibili cambiamenti negli attuali<br />
standard di cura, dovuti, ad esempio, a nuove formulazioni<br />
dell’originator più facili da usare (ad esempio, iniezioni<br />
sottocutanee vs endovenose).<br />
La disponibilità di versioni di seconda e terza generazione<br />
dell’originator è un altro fattore che limita la possibile quota di<br />
mercato di un biosimilare del prodotto di prima generazione.<br />
Le possibili soluzioni<br />
Il rapporto propone alcune possibili soluzioni per superare il<br />
previsto biosimilar void, a partire dalla valutazione dettagliata<br />
dei cluster di prodotti biologici a rischio di concorrenza<br />
limitata o assente. Le attività di horizon scanning volte<br />
a identificare precocemente i prossimi eventi LoE sono<br />
fondamentali per prevenire contrazioni nello sviluppo<br />
dei biosimilari. L’horizon scanning può anche supportare<br />
l’ingresso nel mercato e la concessione di incentivi basati<br />
sulla domanda.<br />
Lo sviluppo di biosimilari di farmaci orfani potrebbe<br />
beneficiare di una rinuncia predefinita agli studi di<br />
efficacia comparativa, una misura che secondo Iqvia non<br />
comprometterebbe la dimostrazione della biosimilarità.<br />
Anche a livello normativo si potrebbero apportare<br />
miglioramenti per snellire lo sviluppo dei biosimilari e le linee<br />
guida potrebbero essere fatte convergere a livello globale.<br />
Iqvia suggerisce inoltre l’adozione di percorsi normativi chiari<br />
per incentivare lo sviluppo di trattamenti genici e cellulari<br />
biosimilari di nuova generazione. Ottimizzare le condizioni di<br />
mercato, con incentivi per i medici e l’introduzione di obiettivi<br />
di prescrizione potrebbe favorire l’accesso. Sarebbero infine<br />
necessari nuovi modelli di gara per agevolare le pratiche di<br />
acquisto con più vincitori.<br />
81
NUMERO 1 - FEBBRAIO <strong>2024</strong><br />
Casa editrice<br />
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