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Giovanni Battista Boncori, Campli 1643 - Roma 1699

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Santa Caterina conservato presso il Palmer Museum of Art della Penn State University (Fig.13) e

pubblicato come Boncori ancora da Erich Schleier. Le due opere condividono vari elementi: si veda

ad esempio l’assonanza nei due dipinti del gruppo della Madonna col Bambino. La santa Caterina

insieme all’angelo musicante alle sue spalle replica la composizione dei due angeli con il vassoio di

datteri del Riposo, e ancora l’identità di pennellata dona a entrambi i dipinti una simile calda

atmosfera neoveneta. La presenza dei cherubini, ritrovandosi in quasi tutte le sue opere, costituisce

quasi un“marchio di fabbrica” del pittore camplese. È fortissimo poi nel Riposo il richiamo a

un’opera di Mola che a lungo ha segnatola produzione di Boncori, diventandone riferimento

costante per le sue composizioni della Vergine col Bambino, tanto da far pensare ad una

partecipazione del pittore abruzzese nella sua realizzazione: ci riferiamo al Riposo nella Fuga in

Egitto della Galleria Doria Pamphilj (Fig.11), che mostra la tipologia della Vergine tanto cara a

Boncori, nonché gli angeli che adorano il Bambino simili a quelli della piccola tela in esame. Oltre

all’importanza della tela Doria Pamphilj è da sottolineare per ambedue i pittori il rimando comune

al Guercino, in modo particolare alla Maddalena e angeli ora nella Pinacoteca Vaticana e all’Albani.

Pur mantenendo evidente la forte componente neoveneta che, come si è detto, è predominante in

questo momento della produzione del pittore, il dipinto del Palmer Museum non rinuncia però ad

una nitida costruzione delle masse, realizzata tramite un preciso disegno, proprio della cultura

romana. Si noti anche in questo caso, come nella Fuga in Egitto, l’attenzione riservata alle

architetture, che ha fatto ottenere a Boncori le lodi dei più antichi commentatori. Gli angeli

musicanti, come quello bellissimo di spalle nel Matrimonio mistico, mostrano il pittore camplese

non estraneo a quell’interesse, particolarmente sviluppato nel Seicento, per la musica e gli strumenti

musicali, che entrano con sempre maggiore frequenza tra i soggetti preferiti della pittura del tempo.

È già stata sottolineata la novità di queste scelte, che Mola e il suo allievo Gherardi hanno

sviluppato in modo del tutto peculiare. In tale contesto si inserisce anche il bellissimo Concerto

(Fig.14) del Chrysler Museum of Art di Norfolk, in Virginia, segnalatomi come opera di Boncori da

Daniele Benati. Un quartetto di giovani vi è intento a provare un brano all’aperto, in una luminosa

giornata di sole. Agli strumenti suonati dai musicisti si aggiunge la siringa entro cui soffia il dio Pan

raffigurato in una statua alle loro spalle, a simboleggiare la forza e la capacità di muovere le

passioni propria della musica. La grande qualità, nonché il chiaro retroterra culturale emiliano

hanno indotto fin qui a cercare l’autore di quest’opera tra i pittori bolognesi di fine Seicento, in

particolare tra quelli che avevano ricevuto la propria formazione nella bottega di Lorenzo Pasinelli.

Bertina Manning è stata la prima a suggerire che l’autore fosse Donato Creti, seguita da Dwight C.

Miller e Renato Roli. In seguito questi due studiosi hanno proposto il nome di Domenico Maria

Muratori, anche se Miller è poi tornato sulla prima ipotesi,giungendo alla conclusione che “the

Musical group is by far the most impressive work from the early phase of Creti’s development”.

Sono invece numerosi gli elementi che permettono di ricondurlo alla mano di Boncori, in prossimità

cronologica con la pala della Penn State University. Non vi compaiono solo tipologie assai simili(si

veda l’affinità tra la Vergine e la suonatrice di spinetta al centro) e partiti di panneggio pressoché

identici, ma assai prossimo risulta anche il modo di comprimere i personaggi in uno spazio ristretto,

che pone in evidenza gli eleganti contrapposti dei gesti. Tipico del pittore risulta poi il repertorio di

conci, pilastri e colonne, oltre i quali si apre, incorniciata dalla massa scura degli alberi, la visione

del cielo luminoso. All’interno della cronologia proposta si collocano a questo punto e in rapida

successione le due opere realizzate da Boncori per il territorio Piceno, la pala raffigurante la

Madonna col Bambino adorata da san Giovanni Evangelista, San Luca e San Tommaso (Fig.15),

conservata ancora oggi nell’altare di San Tommaso nella cosiddetta chiesa dei Templari (Santa

Maria al Borgo) di Castignano (Ascoli Piceno), riconosciuta come Boncori da Daniela Ferriani

(comunicazione orale), e la Madonna in trono con San Giacinto e san Vincenzo Ferrer (Fig.16) della

chiesa di San Pietro Martire ad Ascoli Piceno, da sempre uno dei punti fermi per la ricostruzione

dell’attività del camplese perché già riferitagli nel Settecento da Tullio Lazzari e da Baldassarre

Orsini. Pur setale riferimento non è mai stato messo in dubbio, appare degna di menzione la

presenza, fino ad ora non evidenziata, della sigla “GBBF” sul coperchio del paiolo in

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