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Santa Caterina conservato presso il Palmer Museum of Art della Penn State University (Fig.13) e
pubblicato come Boncori ancora da Erich Schleier. Le due opere condividono vari elementi: si veda
ad esempio l’assonanza nei due dipinti del gruppo della Madonna col Bambino. La santa Caterina
insieme all’angelo musicante alle sue spalle replica la composizione dei due angeli con il vassoio di
datteri del Riposo, e ancora l’identità di pennellata dona a entrambi i dipinti una simile calda
atmosfera neoveneta. La presenza dei cherubini, ritrovandosi in quasi tutte le sue opere, costituisce
quasi un“marchio di fabbrica” del pittore camplese. È fortissimo poi nel Riposo il richiamo a
un’opera di Mola che a lungo ha segnatola produzione di Boncori, diventandone riferimento
costante per le sue composizioni della Vergine col Bambino, tanto da far pensare ad una
partecipazione del pittore abruzzese nella sua realizzazione: ci riferiamo al Riposo nella Fuga in
Egitto della Galleria Doria Pamphilj (Fig.11), che mostra la tipologia della Vergine tanto cara a
Boncori, nonché gli angeli che adorano il Bambino simili a quelli della piccola tela in esame. Oltre
all’importanza della tela Doria Pamphilj è da sottolineare per ambedue i pittori il rimando comune
al Guercino, in modo particolare alla Maddalena e angeli ora nella Pinacoteca Vaticana e all’Albani.
Pur mantenendo evidente la forte componente neoveneta che, come si è detto, è predominante in
questo momento della produzione del pittore, il dipinto del Palmer Museum non rinuncia però ad
una nitida costruzione delle masse, realizzata tramite un preciso disegno, proprio della cultura
romana. Si noti anche in questo caso, come nella Fuga in Egitto, l’attenzione riservata alle
architetture, che ha fatto ottenere a Boncori le lodi dei più antichi commentatori. Gli angeli
musicanti, come quello bellissimo di spalle nel Matrimonio mistico, mostrano il pittore camplese
non estraneo a quell’interesse, particolarmente sviluppato nel Seicento, per la musica e gli strumenti
musicali, che entrano con sempre maggiore frequenza tra i soggetti preferiti della pittura del tempo.
È già stata sottolineata la novità di queste scelte, che Mola e il suo allievo Gherardi hanno
sviluppato in modo del tutto peculiare. In tale contesto si inserisce anche il bellissimo Concerto
(Fig.14) del Chrysler Museum of Art di Norfolk, in Virginia, segnalatomi come opera di Boncori da
Daniele Benati. Un quartetto di giovani vi è intento a provare un brano all’aperto, in una luminosa
giornata di sole. Agli strumenti suonati dai musicisti si aggiunge la siringa entro cui soffia il dio Pan
raffigurato in una statua alle loro spalle, a simboleggiare la forza e la capacità di muovere le
passioni propria della musica. La grande qualità, nonché il chiaro retroterra culturale emiliano
hanno indotto fin qui a cercare l’autore di quest’opera tra i pittori bolognesi di fine Seicento, in
particolare tra quelli che avevano ricevuto la propria formazione nella bottega di Lorenzo Pasinelli.
Bertina Manning è stata la prima a suggerire che l’autore fosse Donato Creti, seguita da Dwight C.
Miller e Renato Roli. In seguito questi due studiosi hanno proposto il nome di Domenico Maria
Muratori, anche se Miller è poi tornato sulla prima ipotesi,giungendo alla conclusione che “the
Musical group is by far the most impressive work from the early phase of Creti’s development”.
Sono invece numerosi gli elementi che permettono di ricondurlo alla mano di Boncori, in prossimità
cronologica con la pala della Penn State University. Non vi compaiono solo tipologie assai simili(si
veda l’affinità tra la Vergine e la suonatrice di spinetta al centro) e partiti di panneggio pressoché
identici, ma assai prossimo risulta anche il modo di comprimere i personaggi in uno spazio ristretto,
che pone in evidenza gli eleganti contrapposti dei gesti. Tipico del pittore risulta poi il repertorio di
conci, pilastri e colonne, oltre i quali si apre, incorniciata dalla massa scura degli alberi, la visione
del cielo luminoso. All’interno della cronologia proposta si collocano a questo punto e in rapida
successione le due opere realizzate da Boncori per il territorio Piceno, la pala raffigurante la
Madonna col Bambino adorata da san Giovanni Evangelista, San Luca e San Tommaso (Fig.15),
conservata ancora oggi nell’altare di San Tommaso nella cosiddetta chiesa dei Templari (Santa
Maria al Borgo) di Castignano (Ascoli Piceno), riconosciuta come Boncori da Daniela Ferriani
(comunicazione orale), e la Madonna in trono con San Giacinto e san Vincenzo Ferrer (Fig.16) della
chiesa di San Pietro Martire ad Ascoli Piceno, da sempre uno dei punti fermi per la ricostruzione
dell’attività del camplese perché già riferitagli nel Settecento da Tullio Lazzari e da Baldassarre
Orsini. Pur setale riferimento non è mai stato messo in dubbio, appare degna di menzione la
presenza, fino ad ora non evidenziata, della sigla “GBBF” sul coperchio del paiolo in