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Fitainforma Novembre/Dicembre 2023

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Editoriale<br />

Buoni propositi per un nuovo<br />

spettacolare anno<br />

Il <strong>2023</strong> è stato un anno sicuramente di grande impegno per tutti noi, occupati a<br />

fare di F.I.T.A. una Federazione sempre in movimento, protesa alla promozione della<br />

cultura teatrale e di supporto alle Compagnie associate. Ma il 2024 si annuncia<br />

non essere da meno, con tutte le attività che sono in cantiere ed alcune già in fase<br />

avanzata di gestazione.<br />

Un impegno a fare bene e sempre meglio. Ma è così per tutti?<br />

Siamo tantissimi, ognuno con le proprie idee, le proprie capacità, competenze e<br />

propensioni. Siamo affliati alla Federazione che accomuna tutte queste sfaccettature<br />

nella declinazione che è valida per ognuno: l’amore per il teatro. Ed ognuno<br />

di noi, attraverso la propria Associazione di iscrizione, lo fa a modo suo e nella<br />

maniera che meglio esprime le inclinazioni del proprio gruppo.<br />

È però necessario per tutti indistintamente approfondire, studiare, aggiornarsi.<br />

Fare teatro non significa solo rappresentare in scena un testo, ma trasmettere<br />

emozioni e messaggi che lascino una traccia nel pensiero di chi vede, ascolta,<br />

partecipa. Tante volte questo non succede e non solo nel nostro teatro, ma anche<br />

e spesso, in quello di molte stagioni di prosa anche blasonate.<br />

L’amatore può concedersi il lusso di occuparsi solo di quello che gli piace; non ha<br />

necessità di fare a tutti i costi. Riflettiamo su questo per fare il meglio possibile con<br />

ogni singola capacità, per ottenere un risultato che trasmetta suggestioni.<br />

E ovviamente non basta solo la preparazione acquisita, occorre anche e sempre<br />

imparare e per farlo è fondamentale anche andare a teatro come spettatori. Non<br />

facciamoci bastare il fare come protagonisti. Cogliamo le numerosissime opportunità,<br />

che sono ormai comode a tutti, di indagare i repertori e le regie nell’attualità<br />

dei cartelloni di ogni nostra città per capire quali siano le necessità di oggi.<br />

In teatro ogni direzione è percorribile, purchè risulti interessante e abbia una<br />

intenzione. Troppi sono i lavori che, magari anche tecnicamente ben costruiti o<br />

particolarmente studiati, lasciano però lo spettatore disorientato o peggio ancora<br />

annoiato. Facciamo in modo che chi assiste ai nostri spettacoli non provi queste<br />

sensazioni.<br />

A volte, di fronte magari a nomi illustri o titoli altisonanti siamo attirati a partecipare,<br />

ma al di là della provata abilità dell’interprete o ai perfetti meccanismi scenici o<br />

di regia non percepiamo alcuna soddisfazione. Facciamo in modo che non succeda<br />

nelle nostre rappresentazioni e perché ciò sia possibile non è solo necessario metterci<br />

il cuore, ma anche la preparazione che rende solida la rappresentazione.<br />

Anche nel <strong>2023</strong> abbiamo assaporato numerosi appuntamenti che F.I.T.A. ci ha<br />

proposto come momenti di riflessione e crescita, sia personale che attoriale.<br />

Approfittiamo di queste opportunità anche quando possa sembrare che non diano<br />

un risultato diretto. Ogni pensiero che si sedimenta dentro di noi può trasformarsi,<br />

nel momento opportuno, in risorsa a cui attingere.<br />

Ecco perciò che ogni occasione diventa opportunità di miglioramento, personale<br />

in primis, ma dell’intero gruppo se condivisa, perché fare teatro è sicuramente una<br />

esigenza personale, ma diventa anche esperienza collettiva come del resto è la<br />

nostra azione all’interno di ogni Associazione.<br />

A tutti un buon teatro ed un felice anno nuovo ,che possa serbare per ognuno il<br />

meglio che ci si possa attendere.<br />

Mauro Dalla Villa<br />

Presidente F.I.T.A. Veneto<br />

1


FESTIVAL NAZIONALE<br />

Al 33° festival nazionale<br />

«Maschera d’Oro»<br />

il palco è contemporaneo<br />

Si avvicina la 33ª edizione della “Maschera d’Oro”, il festival nazionale<br />

organizzato dal Comitato veneto della Federazione Italiana Teatro Amatori<br />

(Fita) in partnership con Regione del Veneto, Amministrazione Provinciale<br />

di Vicenza, Comune di Vicenza, Il Giornale di Vicenza e Confartigianato<br />

provinciale e con il patrocinio, tra gli altri, di Fita nazionale.<br />

Ben cinque le regioni da cui<br />

arrivano le sette compagnie<br />

finaliste (Lazio, Marche, Campania,<br />

Lombardia, Liguria e<br />

Puglia), e cinque su sette i testi<br />

contemporanei prescelti, comunque<br />

tutti di autori italiani,<br />

in uno stuzzicante mix di lavori<br />

brillanti e altri più orientati alla<br />

riflessione.<br />

Particolarmente originale,<br />

dunque, il programma, che<br />

dal 3 febbraio al 16 marzo<br />

prossimi animerà il Teatro San<br />

Marco di Vicenza, proponendo<br />

il meglio della scena amatoriale<br />

italiana, frutto di una<br />

prima severa selezione su oltre<br />

novanta candidati compiuta da<br />

una commissione tecnico-artistica<br />

(composta da Alessandra<br />

Agosti, Giuseppe Barbanti,<br />

Filippo Bordignon, Paolo Ruzza<br />

e Lino Zonin) e definito nella<br />

sua forma finale da Roberto<br />

Cuppone, docente di Drammaturgia<br />

e Antropologia teatrale<br />

all’Università di Genova, oltre<br />

che regista, attore e autore di<br />

lunga esperienza.<br />

Questo il cartellone: Natale in<br />

casa Cupiello di Eduardo De<br />

Filippo, compagnia Luna Nova<br />

di Latina, regia di Roberto Becchimanzi<br />

(3 febbraio); Dritto<br />

al cuore di Patrizio Cigliano,<br />

compagnia Teatro del Sorriso<br />

di Ancona, regia di Giampiero<br />

Piantadosi (10 febbraio); Uomini<br />

sull’orlo di una crisi di nervi<br />

di Rosario Galli, compagnia La<br />

Bottega dei Rebardò di Roma,<br />

regia di Enzo Ardone (17<br />

febbraio); Rosalyn di Edoardo<br />

Erba, compagnia Teatrodrao &<br />

TeatroTre di Ancona, regia di<br />

Davide Giovagnetti (24 febbraio);<br />

Uova al tegamino di Matteo<br />

In questa pagina, dall’alto, La Bottega dei Rebardò in Uomini<br />

sull’orlo di una crisi di nervi.<br />

Qui sopra, a sinistra, una scena di Dritto al cuore, lavoro portato<br />

al festival dalla compagnia Teatro del Sorriso, e, a fianco,<br />

I cattivi di cuore ne Il raccolto.<br />

Qui a fianco, una scena di Natale in casa Cupiello,<br />

con la compagnia Luna Nova.<br />

Nella pagina accanto, in alto Uova al tegamino, nell’allestimento<br />

della compagnia Il Volto di Velluto. Al centro della pagina una<br />

scena di Ferdinando della compagnia Qui ed Ora. In basso,<br />

Rosalyn messo in scena da Teatrodrao & TeatroTre.<br />

2


Tibiletti, compagnia Il Volto di<br />

Velluto di Brenta (Varese), regia<br />

di Emanuela Legno, Alessia<br />

Agostino e Matteo Tibiletti (2<br />

marzo); Il raccolto di Giorgia<br />

Brusco, compagnia I Cattivi di<br />

Cuore di Imperia, regia di Gino<br />

Brusco (9 marzo); Ferdinando di<br />

Annibale Ruccello, compagnia<br />

Qui ed Ora di Bisceglie (Barletta<br />

– Andria – Trani), regia di<br />

Daniela Rubini e Vincenzo Raguseo<br />

(16 marzo). Serata finale<br />

il 23 marzo con la proclamazione<br />

dei vincitori del Festival e di<br />

tutti i premi i palio, individuali<br />

e collettivi, nel corso di una<br />

serata resa ancora più brillante<br />

dall’attore di teatro e televisione<br />

Federico Perrotta, di scena<br />

con il suo spassoso show.<br />

Il Festival sarà abbinato come<br />

sempre al concorso di critica<br />

“La Scuola e il Teatro”, per gli<br />

studenti delle scuole superiori,<br />

e al Premio Faber Teatro,<br />

promosso da Confartigianato<br />

Imprese Vicenza, che porterà la<br />

compagnia vincitrice della “Maschera”<br />

a esibirsi per una sera<br />

al Teatro Olimpico di Vicenza,<br />

teatro coperto più antico del<br />

mondo.<br />

Gli abbonamenti sono in vendita<br />

nella sede di Fita Veneto,<br />

in stradella delle Barche 7 a<br />

Vicenza (tel. 0444 324907, dalle<br />

9 alle 13 tutti i giorni feriali,<br />

tranne il giovedì con apertura<br />

dalle 14 alle 18): a 85 euro gli<br />

interi, a 70 i ridotti; biglietti<br />

interi a 12 euro e a 10 i ridotti.<br />

Fino al 6 gennaio tutti gli abbonamenti<br />

saranno acquistabili al<br />

prezzo dei ridotti. Informazioni<br />

su www.fitaveneto.org e su<br />

Facebook.<br />

IL PROGRAMMA<br />

Sabato 3 febbraio 2024<br />

Compagnia LUNA NOVA aps<br />

Latina<br />

“NATALE IN CASA CUPIELLO”<br />

di Eduardo De Filippo<br />

regia Roberto Becchimanzi<br />

Sabato 10 febbraio 2024<br />

Compagnia TEATRO DEL SORRISO aps<br />

Ancona<br />

“DRITTO AL CUORE”<br />

di Patrizio Cigliano<br />

regia Giampiero Piantadosi<br />

Sabato 17 febbraio 2024<br />

Compagnia LA BOTTEGA DEI REBARDO’<br />

Roma<br />

“UOMINI SULL’ORLO DI UNA CRISI<br />

DI NERVI”<br />

di Rosario Galli<br />

regia Enzo Ardone<br />

Sabato 24 febbraio 2024<br />

Compagnia TEATRODRAO & TEATROTRE<br />

Ancona<br />

“ROSALYN”<br />

di Edoardo Erba<br />

regia di Davide Giovagnetti<br />

Sabato 2 marzo 2024<br />

Compagnia IL VOLTO DI VELLUTO<br />

Brenta (VA)<br />

“UOVA AL TEGAMINO”<br />

di Matteo Tibiletti<br />

regia di Emanuela Legno, Alessia<br />

Agostino e Matteo Tibiletti<br />

Sabato 9 marzo 2024<br />

Compagnia I CATTIVI DI CUORE<br />

Imperia<br />

“IL RACCOLTO”<br />

di Giorgia Brusco<br />

regia di Gino Brusco<br />

Sabato 16 marzo 2024<br />

Compagnia QUI ED ORA aps<br />

Bisceglie (BT)<br />

“FERDINANDO”<br />

di Annibale Ruccello<br />

regia di Daniela Rubini e Vincenzo<br />

Raguseo<br />

Sabato 23 marzo 2024<br />

Federico Perrotta<br />

Pescara<br />

“FEDERICO PERROTTA SHOW”<br />

di Federico Perrotta e Piero Di Biasio<br />

SERATA DI GALA - Premiazioni<br />

3


FESTIVAL NAZIONALE<br />

Sabato 3 febbraio 2024<br />

LUNA NOVA<br />

NATALE IN CASA CUPIELLO<br />

di Eduardo De Filippo<br />

regia di Roberto Becchimanzi<br />

Sabato 10 febbraio 2024<br />

TEATRO DEL SORRISO<br />

DRITTO AL CUORE<br />

di Patrizio Cigliano<br />

regia di Giampiero Piantadosi<br />

Sabato 17 febbraio 2024<br />

LA BOTTEGA DEI REBARDÒ<br />

UOMINI SULL’ORLO DI UNA<br />

CRISI DI NERVI di Rosario Galli<br />

regia di Enzo Ardone<br />

Sabato 24 febbraio 2024<br />

TEATRODRAO E TEATROTRE<br />

ROSALYN<br />

di Edoardo Erba<br />

regia di Davide Giovagnetti<br />

Storia della compagnia<br />

Con sede a Latina ma composta<br />

interamente da persone<br />

originarie di Napoli, la compagnia<br />

Luna Nova ha al suo attivo<br />

un ricco repertorio di lavori<br />

teatrali che spaziano attraverso<br />

i generi e gli autori. Un ruolo<br />

di primo piano, naturalmente,<br />

spetta al teatro partenopeo,<br />

con titoli quali La Fortuna con<br />

l’Effe maiuscola di Curcio e De<br />

Filippo, Il Berretto a Sonagli<br />

di Luigi Pirandello ma nella<br />

versione di Eduardo e Uomo e<br />

galantuomo, Questi fantasmi<br />

e Filumena Maturano tutti di<br />

Eduardo, come Natale in casa<br />

Cupielllo, che vede il ritorno<br />

della compagnia alla Maschera<br />

dopo l’ottima prova, nel 2017,<br />

con Morso di luna nuova di Erri<br />

De Luca. La formazione ha<br />

all’attivo, tra gli altri, anche<br />

E fuori nevica di Vincenzo Salemme,<br />

Il rompiballe di Francis<br />

Veber, Piccoli crimini coniugali<br />

di Éric-Emmanuel Schmitt e La<br />

costruzione di Roberto Russo.<br />

Storia della compagnia<br />

Fondata nel 1997 con sede ad<br />

Ancona, nei suoi quasi trent’anni<br />

di attività la compagnia ha<br />

proposto un repertorio di<br />

grande varietà e di impegno,<br />

che partendo dal Carlo Goldoni<br />

de La bottega del caffé, messo<br />

in scena come spettacolo di<br />

debutto, nel tempo si è mosso<br />

attraverso altri grandi classici<br />

della drammaturgia come Luigi<br />

Pirandello, Aldo Nicolaj e Luigi<br />

Lunari, ma dando notevole<br />

spazio anche a testi meno frequentati,<br />

sia in vernacolo che<br />

in lingua, a lavori di teatro civile<br />

e ad autori contemporanei.<br />

Numerosi i premi e i riconoscimenti<br />

individuali e collettivi<br />

ottenuti in questi anni, a livello<br />

sia regionale che nazionale.<br />

Importanti riconoscimenti,<br />

dal debutto nel 2019 a oggi,<br />

sono stati assegnati anche allo<br />

spettacolo giunto in finale alla<br />

Maschera d’Oro, festival al<br />

quale la compagnia marchigiana<br />

partecipa per la prima volta.<br />

Storia della compagnia<br />

Fondata nel 2010 come costola<br />

dell’associazione La Rive<br />

Gauche, in attività dal 1993, La<br />

Bottega dei Rebardò spazia,<br />

nella sua proposta teatrale,<br />

attraverso diversi generi teatrali,<br />

dalla commedia corale e<br />

brillante fino a testi più intimi,<br />

nei quali la risata si accompagna<br />

alla riflessione. Dal<br />

debutto nel 2010 con un suo<br />

lavoro, Una volta nella vita (poi<br />

proposto anche nella versione<br />

al femminile), Gianni Clementi<br />

è stato rappresentato altre tre<br />

volte: con L’ultimo volo, Sugo<br />

finto e Ben Hur, passato anche<br />

per la Maschera d’Oro come<br />

applaudito spettacolo ospite<br />

nel 2017. Tra gli altri spettacoli<br />

messi in scena in questi<br />

anni, anche testi di Ionesco<br />

(La lezione), Benni (La bambina<br />

W), Fayad (Il penultimo scalino),<br />

Thomas (Otto donne) e Galli &<br />

Capone, con Uomini sull’orlo<br />

di una crisi di nervi, quest’anno<br />

giunto in finale al festival.<br />

Storia della compagnia<br />

Le due compagnie si sono fuse<br />

nel 2008, dopo anni di fertile<br />

collaborazione, condividendo<br />

totalmente il versante organizzativo<br />

ma mantendendo anche<br />

una propria individualità sul<br />

fronte delle produzioni. Nato<br />

nel 1983, Teatro Drao privilegia<br />

da sempre il teatro civile<br />

e la ricerca sulle varie forme<br />

dell’espressività umana, con<br />

il teatro come punto d’incontro.<br />

TeatroTre, invece, è nato<br />

nel 2000 intorno a Davide<br />

Giovagnetti, con un repertorio<br />

orientato soprattutto alla<br />

messinscena in lingua di opere<br />

cinematografiche e letterarie,<br />

sempre con un linguaggio<br />

innovativo. Insieme, le due<br />

formazioni hanno partecipato<br />

alla passata edizione del Festival<br />

con Equus di Peter Shaffer,<br />

ottenendo una nomination<br />

alla Maschera d’Oro, il premio<br />

alla regia, andato a Davide<br />

Giovagnetti, e quello per il<br />

migliore attore giovane, vinto<br />

da Alessandro D’Elia.<br />

Trama e note di regia<br />

A Natale per Luca Cupiello<br />

esiste solo il suo presepe,<br />

tanto da non accorgersi che,<br />

intorno a lui, la famiglia è<br />

ormai allo sbando: il fratello<br />

e il figlio vivono di espedienti,<br />

la figlia vuole lasciare il marito<br />

per fuggire con l’amante. Per<br />

comunicargli la sua decisione,<br />

proprio quel giorno, la giovane<br />

ha scritto una lettera al marito,<br />

che però la madre si fa consegnare.<br />

Il messaggio, per caso,<br />

finisce nelle mani di Luca che,<br />

ignaro di tutto, lo consegna<br />

al genero, facendo scoppiare<br />

il finimondo. Quando però<br />

Luca si sente male, la famiglia<br />

si ritrova al suo capezzale.<br />

Frutto di una lunga e travagliata<br />

scrittura, Natale in casa<br />

Cupiello viene proposto dalla<br />

compagnia Luna Nova con una<br />

messinscena rispettosa della<br />

tradizione, ma accelerando i<br />

ritmi della recitazione, molto<br />

cambiati rispetto all’epoca del<br />

debutto, negli anni Trenta.<br />

Trama e note di regia<br />

Il colonnello israeliano Yaron<br />

sta interrogando il palestinese<br />

Hikmet, accusato di terrorismo,<br />

nella penombra di una<br />

cella. Sembra un interrogatorio<br />

come tanti, ma ben presto<br />

Yaron capisce che non lo è.<br />

Mentre scava tra le pieghe della<br />

vita del nemico che gli sta di<br />

fronte, inizia ad ascoltarlo davvero.<br />

Pian piano afforano pensieri<br />

in comune, sguardi rivolti<br />

verso uno stesso orizzonte, che<br />

va al di là della politica, della<br />

storia, del reciproco rancore.<br />

Yaron e Hikmet amano la cultura,<br />

la letteratura, soprattutto<br />

la poesia. E, forse, proprio la<br />

poesia potrebbe essere l’unica<br />

arma capace di fermare l’odio<br />

e la violenza. Loro ci vogliono<br />

credere. Yaron cercherà<br />

di parlarne ai suoi superiori.<br />

Cercherà di spiegare. Un testo<br />

importante, soprattutto oggi,<br />

per quanto sta accandendo.<br />

Contro tutte le guerre, in ogni<br />

parte del mondo.<br />

Trama e note di regia<br />

Gli amici Pino, Nicola, Ciccio e<br />

Gianni hanno un appuntamento<br />

fisso ogni lunedì per giocare<br />

a poker. Quella è la loro serata<br />

di libertà, un momento nel<br />

quale parlare e sfogarsi per le<br />

frustrazioni causate soprattutto<br />

dalle donne, con le quali<br />

hanno un rapporto complicato.<br />

L’ennesima discussione con la<br />

moglie, però, gioca un brutto<br />

scherzo a Nicola, che arriva<br />

al pokerino particolarmente<br />

nervoso. Il suo malumore si diffonde<br />

nel gruppo, che decide<br />

di lasciar perdere le carte e di<br />

trovare un altro modo per rilassarsi<br />

e passare la serata. L’idea<br />

di Pino, per tentare una nuova<br />

esperienza con un pizzico di<br />

proibito, è di chiamare una<br />

escort. L’arrivo della bellissima<br />

Yvonne cambia radicalmente<br />

l’andamento della serata,<br />

anche per Gianni, all’inizio<br />

del tutto contrario all’idea.<br />

La ragazza, bella e simpatica,<br />

riserverà loro una sorpresa.<br />

Trama e note di regia<br />

Thriller psicologico ad alta<br />

tensione, questo testo di Edoardo<br />

Erba, tra i più apprezzati<br />

autori italiani contemporanei,<br />

è un gioco di specchi tra due<br />

protagoniste: Esther, scrittrice<br />

di successo, e Rosalyn, donna<br />

delle pulizie che la prima<br />

ha conosciuto in Canada. In<br />

un commissariato di polizia,<br />

Esther sta rispondendo a una<br />

serie di domande su quel suo<br />

viaggio e su una certa penna<br />

trovata sul cadavere di un<br />

uomo, a Toronto. Inizia così un<br />

viaggio tra presente e passato,<br />

fatto di spezzoni delle conversazioni<br />

che le due donne<br />

avevano avuto. Rosalyn aveva<br />

confidato alla scrittrice che il<br />

suo amante la picchiava. Esther<br />

l’aveva incitata a denunciarlo<br />

e a vivere secondo la pancia e<br />

non la mente. Esiste un limite<br />

al “bisogno di fare quello che si<br />

ha voglia di fare”? È una delle<br />

domande sollevate dal testo,<br />

duro e coinvolgente, di Erba.<br />

4


Sabato 2 marzo 2024<br />

IL VOLTO DI VELLUTO<br />

UOVA AL TEGAMINO<br />

di Matteo Tibiletti<br />

regia di Emanuela Legno, Alessia<br />

Agostino, Matteo Tibiletti<br />

Storia della compagnia<br />

Nata nel 1984 come Ars Nova,<br />

la compagnia diventa Il Volto di<br />

Velluto nel 1999, con la guida<br />

dell’attore e regista Giuliano<br />

Mangano. Successivamente,<br />

guidata da Emanuela Legno<br />

e Alessia Agostino, ha ampliato<br />

la propria attività, sia<br />

nel campo della formazione,<br />

anche con la collaborazione di<br />

Matteo Tibiletti, sia sul fronte<br />

della produzione di spettacoli.<br />

Su quest’ultimo versante, negli<br />

ultimi anni la compagnia ha<br />

messo in scena alcuni grandi<br />

classici della commedia (come,<br />

tra gli altri, Il clan delle vedove<br />

di Ginette Beauvais Garcin, Taxi<br />

a due piazze di Ray Cooney o<br />

A piedi nudi nel parco di Neil<br />

Simon), testi drammatici come<br />

Il lutto si addice a Elettra di<br />

Eugene O’Neill e Buonanotte<br />

mamma di Marsha Norman,<br />

oltre ad alcuni lavori firmati<br />

da Tibiletti, come questo con<br />

il quale la compagnia approda<br />

per la prima volta al festival.<br />

Sabato 9 marzo 2024<br />

I CATTIVI DI CUORE<br />

IL RACCOLTO<br />

di Giorgia Brusco<br />

regia di Gino Brusco<br />

Storia della compagnia<br />

Attiva dal 1995, la compagnia<br />

di Imperia ha mosso i primi passi<br />

nella prosa tradizionale, per<br />

poi orientarsi verso un teatro<br />

di impegno civile e sociale, prediligendo<br />

testi che affrontino<br />

tematiche legate alla contemporaneità.<br />

Già transitata per<br />

tre volte e pluripremiata alla<br />

Maschera d’Oro con Le muse<br />

orfane di Michel Marc Bouchard<br />

nel 2009, con l’intenso<br />

From Medea di Grazia Verasani,<br />

spettacolo vincitore del<br />

festival nel 2012, e con Le serve<br />

di Jean Genet nel 2013, nel suo<br />

repertorio la formazione ligure<br />

propone anche L’ultima vittoria<br />

di Luigi Lunari, i lavori di Stefano<br />

Massini Credo in un solodio<br />

e La gabbia (figlia di notaio),<br />

oltre aTu danzavi per me tratto<br />

da un testo di Gigliola Santoro,<br />

fino ad arrivare all’ultima<br />

produzione, firmata da Giorgia<br />

Brusco, che quest’anno riporta<br />

I cattivi di cuore tra i finalisti<br />

del festival.<br />

Sabato 16 marzo 2024<br />

QUI ED ORA<br />

FERDINANDO<br />

di Annibale Ruccello<br />

regia di Daniela Rubini e Vincenzo<br />

Raguseo<br />

Storia della compagnia<br />

Formatasi nel 2020, la compagnia<br />

di Bisceglie, in Puglia, è in<br />

realtà il punto d’incontro di alcuni<br />

appassionati di teatro con<br />

all’attivo esperienze decennali<br />

in altre realtà teatrali. Per tutti<br />

loro, il percorso artistico era<br />

stato caratterizzato, fino a quel<br />

momento, dalla messa in scena<br />

di grandi classici della drammaturgia.<br />

Dopo quella fase si<br />

era fatto strada il desiderio di<br />

confrontarsi con testi di autori<br />

moderni e contemporanei,<br />

affrontando nuovi linguaggi e<br />

stimoli espressivi. È stato così<br />

che, nel 2020, la neocostituita<br />

formazione ha scelto di allestire<br />

Ferdinando, fra i testi più<br />

complessi e intensi di Annibale<br />

Ruccello, grande drammaturgo<br />

campano scomparso ad appena<br />

trent’anni, nel 1986. Già<br />

pluripremiato in altri importanti<br />

concorsi, lo spettacolo porta<br />

ora la compagnia di Bisceglie<br />

alla sua prima esperienza al<br />

festival.<br />

Trama e note di regia<br />

Dopo la morte del padre<br />

Flavio, tre sorelle vivono sotto<br />

lo stesso tetto, ma la convivenza<br />

non è certo delle più<br />

serene, visto che le rispettive<br />

individualità faticano a trovare<br />

il necessario equilibrio. Nella<br />

commedia siamo accompagnati<br />

dalla voce del defunto che,<br />

con tenerezza, veglia su di loro,<br />

sorprendendosi per certi inattesi<br />

tratti delle loro esistenze.<br />

Tra leggerezza e riflessione,<br />

il pubblico incontrerà allora<br />

Anna, sul punto di sposarsi<br />

con il volubile Giò, Azzurra,<br />

separata da Alessio e alle prese<br />

con la diagnosi di una malattia<br />

di cui non ha ancora informato<br />

le sorelle, e l’artista di famiglia,<br />

Alice, in costante competizione<br />

con Maddalena, sua compagna<br />

di studi all’Accademia. L’atmosfera<br />

è quella della più classica<br />

commedia americana, tra<br />

ironia, gag comiche, ritmo vorticoso,<br />

confessioni e improvvisi<br />

colpi di scena.<br />

Trama e note di regia<br />

Quando la madre muore, dopo<br />

una lunga malattia, Beatrice<br />

avvisa Anna, la sorella minore,<br />

che vent’anni prima aveva deciso<br />

di andarsene di casa, con<br />

la sua macchina fotografica al<br />

collo e tanta voglia di realizzare<br />

i propri sogni. Beatrice era<br />

rimasta, invece: oppressa da<br />

una madre incapace di amare e<br />

influenzata dall’onnipresente e<br />

manipolatore parroco don Vincenzo.<br />

Ai suoi occhi, Anna si era<br />

presa quello che voleva dalla<br />

vita, mentre lei, per senso del<br />

dovere, a una vita sua aveva<br />

rinunciato. Non aveva potuto<br />

avere una famiglia, un lavoro,<br />

non aveva potuto realizzarsi.<br />

Parte da qui, da questi conti<br />

in sospeso, il confronto tra<br />

Anna e Beatrice, in un continuo<br />

guardare indietro, ai ricordi<br />

condivisi di bambine e ragazze.<br />

Ma anche a quelli personali,<br />

intimi, segreti. Alle cose dette<br />

e a quelle taciute, fra rancori,<br />

rimpianti e domande.<br />

Trama e note di regia<br />

Clotilde, baronessa del Regno<br />

delle due Sicilie e fedelissima<br />

dei Borbone, vive in una sorta<br />

di auto-esilio nella sua tenuta,<br />

accudita dalla cugina-serva Gesualda<br />

e regolarmente visitata<br />

dal parroco, don Catello. Non<br />

accetta i cambiamenti politici<br />

che si stanno verificando fuori<br />

dal suo palazzo, ribadendo<br />

quel rifiuto anche attraverso<br />

il testardo uso di una lingua<br />

arcaica, pressoché incomprensibile.<br />

Il claustrofobico ripetersi<br />

dei giorni e delle notti viene<br />

spezzato all’improvviso dall’arrivo<br />

di Ferdinando, che con la<br />

sua giovinezza e la sua calda<br />

sensualità accende un fuoco<br />

che sembrava spento, facendo<br />

afforare segreti e desideri,<br />

anche i più oscuri. Come falene<br />

intorno alla luce, i tre si fanno<br />

abbagliare da Ferdinando e<br />

dal suo potere magnetico sulle<br />

loro vite spente. Ma è vera luce<br />

la sua? E Ferdinando è davvero<br />

ciò che sembra?


CONGRESSO <strong>2023</strong><br />

Facciamo teatro perché<br />

la realtà non ci soddisfa<br />

Un vivace dibattito e tanti spunti<br />

di riflessione hanno caratterizzato<br />

il congresso Fita Veneto<br />

<strong>2023</strong>, svoltosi domenica 8<br />

ottobre a Bardolino, al Teatro<br />

Corallo, con la partecipazione<br />

di un pubblico numeroso ed<br />

estremamente coinvolto nel<br />

dibattito.<br />

Tema di questa 36ª edizione<br />

è stato L’attore, tra necessità<br />

e passione, intorno al quale si<br />

sono confrontati sul palco, con<br />

il coordinamento della giornalista<br />

Sofia Teresa Bisi, tre attori<br />

di diversa estrazione: Miguel<br />

Gobbo Diaz, dalla solida formazione<br />

teatrale ma noto anche<br />

per le sue prove televisive, prima<br />

fra tutte Nero a metà con<br />

Claudio Amendola; Stefano<br />

Rota, nome di spicco della scena<br />

veneta oltre che formatore<br />

e docente di teatro; e Federico<br />

Barlani, coinvolto nella sua duplice<br />

veste di attore Fita (della<br />

compagnia Teatro del Corvo di<br />

Padova) e di psichiatra.<br />

Un dibattito vivace<br />

su e giù dal palco<br />

Immediato il feeling tra il pubblico<br />

e i tre ospiti, fin dalle prime<br />

battute, dedicate a “raccontarsi”.<br />

Ecco allora Rota rivelare il suo<br />

approdo “casuale” al teatro,<br />

caratterizzato in particolare<br />

da una prima esperienza con il<br />

Tag Teatro e Carlo Boso e dalla<br />

scuola di Alessandra Galante<br />

Garrone. Folgorante l’incontro<br />

con la maschera, poi il Teatro<br />

dell’Elfo, lo Stabile del Veneto e<br />

tante altre collaborazioni come<br />

quella ormai consolidata con il<br />

teatro popolare contemporaneo<br />

di Stivalaccio, ma sempre<br />

tenendo uno spazio tutto per<br />

sé, per ricercare e sperimentare.<br />

Un teatro terapeutico, il<br />

suo, per se stesso e per gli altri,<br />

i tanti che accompagna come<br />

formatore, attività che affanca<br />

da sempre a quella di attore.<br />

Non amava la scuola, ha raccontato<br />

Miguel Gobbo Diaz;<br />

una scuola che da un lato non<br />

era adatta a lui (ha studiato<br />

elettronica) e dall’altro non ha<br />

saputo capirlo e stimolarlo. Ma<br />

le deve senz’altro l’incontro<br />

In alto (e a fianco nelle foto più piccole)<br />

i relatori che hanno animato il congresso<br />

<strong>2023</strong> di Fita Veneto: da sinistra,<br />

Stefano Rota, Federico Barlani e Miguel<br />

Gobbo Diaz, con la giornalista Sofia<br />

Teresa Bisi che ha condotto il dibattito.<br />

Qui sopra, da sinistra, il presidente Fita<br />

Veneto Mauro Dalla Villa, il presidente<br />

Fita Verona Nicola Marconi e ancora,<br />

per Fita nazionale, il vicepresidente<br />

Aldo Zordan e il consigliere Giunio<br />

Lavizzari Cuneo.<br />

Qui accanto, il presidente Dalla Villa.<br />

6


con il teatro, che ha fatto emergere<br />

in lui la voglia di creare e<br />

di dimostrare a se stesso e agli<br />

altri che poteva farcela. Finite<br />

le superiori ha guardato dentro<br />

se stesso e ha capito che il teatro<br />

era tutto quello che voleva.<br />

Con l’appoggio della madre ha<br />

scelto di studiare a Roma: «Non<br />

è stato facile – ha ricordato -.<br />

Nel 2009 attori di colore non<br />

ce n’erano e tutti mi chiedevano<br />

se ero sicuro di quello che<br />

stavo facendo. Ho tentato per<br />

due anni, con una rabbia che si<br />

è trasformata in energia positiva.<br />

Poi finalmente sono entrato<br />

al Centro di Cinematografia<br />

Sperimentale. Dopo il diploma<br />

mi sono spostato a Londra, tra<br />

lavoro e studio dell’inglese. Poi<br />

è arrivato il provino di Nero a<br />

metà”. Dalla sua esperienza ha<br />

anche tratto uno spettacolo,<br />

che porta nelle scuole (L’inizio<br />

di un sogno), e da gennaio sarà<br />

con Andrea Pennacchi in Arlecchino?.<br />

Con Federico Barlani – il cui<br />

primo incontro con il teatro è<br />

avvenuto dalle suore, per poi<br />

restare silente fino all’università<br />

e lì riemergere «come un<br />

fiume carsico che scava sotto<br />

e poi esplode all’improvviso»<br />

- il racconto si è subito fatto<br />

riflessione sul tema proposto<br />

dal congresso. Perché facciamo<br />

teatro? Perché giochiamo<br />

con la fantasia? «Tutti noi – ha<br />

spiegato l’attore e psichiatra<br />

- nasciamo nella necessità di<br />

qualcosa, a partire dal nutrimento,<br />

e di qualcuno, perché<br />

da soli non siamo in grado di<br />

provvedere a noi stessi. La necessità<br />

progressivamente si<br />

trasforma in desiderio e ciò che<br />

non arriva nell’istante in cui lo<br />

desidera, il bambino deve allucinarselo:<br />

ed è da lì che nasce<br />

l’immaginazione, nel momento<br />

in cui dormendo il bimbo mima<br />

l’allattamento, il suo primo<br />

atto creativo. Poi si trasferisce<br />

il desiderio su altro (il ciuccio,<br />

il giocattolino). A quel punto<br />

iniziamo a comprendere che la<br />

realtà è frustrazione tra ciò che<br />

è e ciò che vorremmo che fosse<br />

e la creatività nasce appunto<br />

dalla frustrazione, da questa<br />

necessità di immaginare e desiderare<br />

qualcosa che non c’è.<br />

Tra desiderio e insoddisfazione:<br />

è qui che nasce il teatro».<br />

Poca considerazione<br />

da parte della scuola<br />

Tanti i temi trattati dai tre attori,<br />

in un vivace scambio di opinioni<br />

con il pubblico. Interessante,<br />

tra le altre, la riflessione<br />

Il giovane Riccardo Perin,<br />

che ha deciso di formarsi come attore.<br />

La sua prima esperienza<br />

è stata con Itaf.<br />

sul tipo di repertorio verso il<br />

quale, a loro giudizio, il teatro<br />

si sta orientando, che ha aperto<br />

a sua volta il grande tema della<br />

presenza dei giovani a teatro<br />

come spettatori. La scuola, su<br />

questo fronte, gioca un ruolo<br />

importante. Tutti concordi<br />

sul fatto che al teatro sia dato<br />

troppo poco spazio nella scuola<br />

italiana (a differenza di quanto<br />

avviene in altre parti d’Europa<br />

e del mondo), perché continua<br />

a essere visto troppo spesso<br />

come una perdita di tempo e<br />

lasciato alla buona volontà di<br />

qualche insegnante appassionato.<br />

Eppure il teatro, è stato ribadito<br />

dai relatori e anche sul piano<br />

scientifico da Barlani, è il solo<br />

medium espressivo che fa nascere<br />

qualcosa che qualcuno<br />

guarda e sente, in uno scambio<br />

diretto tra attore e spettatore:<br />

«È la vita di tutti – ha sottolineato<br />

Barlani – che vola da una<br />

persona all’altra, con l’attore<br />

che ci mette dentro una parte<br />

di se stesso, come in un gesto<br />

d’amore».<br />

E i giovani? Anche su questo<br />

fronte, vivace e ricco di spunti<br />

il dibattito, che ha chiamato<br />

in causa la scuola, la famiglia<br />

ma anche lo stesso mondo del<br />

teatro, che troppo spesso non<br />

sa dare al pubblico giovane le<br />

proposte adatte a stimolarlo, a<br />

incuriosirlo.<br />

Un giovane che ama il teatro<br />

e vuole andare fino in fondo<br />

Esperienze positive, comunque,<br />

non mancano, come<br />

quella di Riccardo Perin, rappresentante<br />

Fita Veneto che<br />

ha partecipato alla più recente<br />

edizione di ITAF, il percorso di<br />

alta formazione teatrale organizzata<br />

da Fita nazionale, con<br />

esperienze in Italia e all’estero.<br />

Subito dopo la scuola, per<br />

Riccardo era arrivato il lavoro.<br />

L’Orso di Lonigo<br />

vince il Gran Premio<br />

È andata alla Compagnia dell’Orso di Lonigo, in provincia di<br />

Vicenza, la sesta edizione del Gran Premio del Teatro Amatoriale<br />

Veneto, promosso dalla Federazione Italiana Teatro Amatori<br />

(FITA). La formazione si è imposta con il thriller Trappola per un<br />

uomo solo, testo di Robert Thomas e regia di Paolo Marchetto.<br />

Per il gruppo si aprono così le porte della finalissima nazionale<br />

del Gran Premio, che dal 2019 si è trasformato in una rassegnaconcorso<br />

live, ospitata in diverse regioni italiane.<br />

La proclamazione dei vincitori è avvenuta domenica 8 ottobre<br />

al Teatro Corallo di Bardolino, nel Veronese, in occasione della<br />

36ª edizione del Congresso regionale Fita Veneto.<br />

La Compagnia dell’Orso ha avuto la meglio su altre cinque<br />

finaliste: dal Trevigiano, Arte Povera in Riccardo III di Matteo<br />

Tarasco, per la regia di Francesco Boschiero; dal Vicentino,<br />

Circolo La Zonta in Medusa, testo e regia di Giampiero Pozza, e<br />

La Calandra ne L’altro lato del letto di Giovanni L. Badellino; dalla<br />

provincia di Verona, El Gavetin ne El cavalier da la trista figura di<br />

Franco Antolini e La Moscheta in Ladro di razza, testo di Gianni<br />

Clementi, regia di Andrea Marchesini.<br />

Questa la motivazione, stilata dalla giuria formata dai giornalisti<br />

Alessandra Agosti, Filippo Bordignon e Sofia Teresa Bisi:<br />

«Nell’oscuro gioco di specchi che è il motore di questo thriller<br />

di Robert Thomas, la Compagnia dell’Orso gioca con sapienza<br />

tutte le carte necessarie: un crescendo incalzante del ritmo;<br />

una convincente stratificazione dei personaggi, plasmati nelle<br />

loro continue e repentine variazioni da un gruppo di attori di<br />

ottimo livello; una regia attenta e rigorosa; e un intervento<br />

rispettoso e coerente sul testo originale, a creare un giallo a<br />

tinte forti, che avvince dalla prima all’ultima battuta».<br />

Ma il teatro, incontrato a scuola,<br />

gli scavava l’anima proprio<br />

come il fiume carsico descritto<br />

da Barlani. Per partecipare a<br />

Itaf, cui era stato indirizzato da<br />

Gabriella Loss, la regista della<br />

sua compagnia Teatroinsieme,<br />

Riccardo ha deciso di licenziarsi<br />

e darsi una possibilità, mettendoci<br />

tutta la determinazione e<br />

l’impegno necessari.<br />

Condotto dal presidente Fita<br />

Veneto, Mauro Dalla Villa, che<br />

ha proposto anche l’annuale<br />

relazione istituzionale, il congresso<br />

è stato aperto da un<br />

videomessaggio dell’assessore<br />

comunale alla Cultura, Domenica<br />

Currò, dai saluti istituzionali<br />

per Fita nazionale del<br />

vicepresidente Aldo Zordan e<br />

del consigliere Giunio Lavizzari<br />

Cuneo e dal benvenuto del<br />

presidente Fita Verona, Nicola<br />

Marconi. In chiusura, spazio alla<br />

presentazione della nuova edizione<br />

di Fitainscena, l’annuario<br />

delle compagnie Fita Veneto,<br />

e all’annuncio della compagnia<br />

vincitrice dell’edizione <strong>2023</strong> del<br />

Gran Premio del Teatro Amatoriale<br />

Veneto, che si è guadagnata<br />

l’accesso all’edizione 2024<br />

dell’omonimo premio di Fita<br />

nazionale: si tratta della Compagnia<br />

dell’Orso di Lonigo, che<br />

ha conquistato il gradino più<br />

alto del podio grazie al thriller<br />

Trappola per un uomo solo di<br />

Robert Thomas, per la regia di<br />

Paolo Marchetto.<br />

7


STORIA<br />

Arrivano i robot<br />

...Sipario!<br />

di Alessandra Agosti<br />

Forse non tutti sanno che la<br />

parola “robot” fu coniata nei<br />

primissimi Anni Venti da Josef<br />

Čapek, pittore e scrittore ceco<br />

(morto nel 1945 nel campo<br />

di concentramento di Bergen<br />

Belsen, in Germania, per il suo<br />

aperto contrasto al nazismo),<br />

fratello di Karel, anch’egli scrittore<br />

e drammaturgo.<br />

Fu proprio Josef, infatti, a<br />

suggerire a Karel il termine<br />

“robot” per identificare le creature<br />

protagoniste di un suo<br />

dramma utopico e fantascientifico:<br />

il primo nel quale questo<br />

tipo di “entità” artificiali fa la<br />

propria comparsa sul palcoscenico,<br />

al Teatro nazionale<br />

di Praga, il 25 gennaio 1921,<br />

nell’opera in tre atti e un<br />

prologo R.U.R. (acronimo di<br />

Rossumovi univerzální roboti,<br />

vale a dire I robot universali di<br />

Rossum), pubblicata nel 1920.<br />

Josef Čapek aveva preso spunto<br />

dalla parola ceca “robota”,<br />

che indica l’attività manuale<br />

faticosa, una sorta di lavori<br />

forzati o comunque tale da<br />

richiedere grande sforzo. In<br />

realtà, quelli portati sulla scena<br />

da Karel non sono i “robot”<br />

meccanici come li intendiamo<br />

noi: quelli dei romanzi di Isaac<br />

Asimov, per intenderci, solo<br />

per fare un esempio illustre,<br />

riferendoci al padre delle<br />

fondamentali tre leggi della<br />

robotica, ancora punto di riferimento<br />

in materia di rapporto<br />

uomo/macchina/intelligenza<br />

artificiale. Si trattava, invece,<br />

di “replicanti”, quindi a base<br />

organica (come l’uomo), più<br />

alla Blade runner, sempre per<br />

limitarci a esempi noti.<br />

Letta con gli occhi di oggi e<br />

della moderna ingegneria<br />

genetica, naturalmente la creazione<br />

di queste entità nell’opera<br />

di Čapek ci fa sorridere, tra<br />

macchine impastatrici e grandi<br />

tini nei quali le componenti di<br />

questi esseri venivano lavorate.<br />

D’altra parte siamo negli Anni<br />

Venti e la ricerca scientifica in<br />

questo campo era ancora di là<br />

da venire.<br />

I riferimenti<br />

Interessante, invece, dare<br />

un’occhiata ai riferimenti<br />

letterari che possono aver<br />

influenzato l’autore, così come<br />

lanciare qualche sguardo all’atteggiamento<br />

in materia da<br />

parte del cinema delle origini<br />

che in quegli anni si andava<br />

sviluppando.<br />

Per quanto riguarda la letteratura,<br />

gli esperimenti sui cadaveri<br />

compiuti tra Settecento e<br />

Ottocento dal bolognese Luigi<br />

Galvani e dal nipote Giovanni<br />

Aldini avevano creato un vivace<br />

dibattito in Europa, non solo<br />

nei laboratori scientifici ma<br />

anche nei salotti letterari. A<br />

trarne spunto era stato soprattutto<br />

il filone gotico di romanzi<br />

e racconti, avviato da Horace<br />

Walpole (con il suo Il castello di<br />

Otranto del 1764) e successivamente<br />

riacceso dal successo,<br />

in particolare, del Frankenstein<br />

o il moderno Prometeo di Mary<br />

Shelley, pubblicato nel 1818.<br />

Tre anni prima, però, non si<br />

può non ricordare L’uomo della<br />

sabbia, di E.T.A. Hoffman: è in<br />

questo testo che fanno la loro<br />

inquietante comparsa il Dottor<br />

Coppelius, mix di scienziato<br />

pazzo e alchimista infernale, e<br />

Olimpia, che si rivelerà essere,<br />

in realtà, una bambola meccanica.<br />

In quegli stessi anni, questo<br />

mondo oscuro e affascinante<br />

ispira molti altri autori, dando<br />

vita a opere letterarie fondamentali<br />

per indagare il rapporto<br />

tra umano e non umano artificiale:<br />

si pensi a Pinocchio, il<br />

burattino animato di Carlo Collodi<br />

del 1883; al visionario Eva<br />

futura di Auguste de Villiers de<br />

L’Isle-Adam del 1886; all’uomo<br />

di latta che nel 1900 compare<br />

ne Il meraviglioso mago di Oz di<br />

L. Frank Baum; o ancora, e soprattutto,<br />

a Il Golem di Gustav<br />

Meyrink, romanzo del 1915<br />

pubblicato proprio nella Praga<br />

di Karel Čapek appena cinque<br />

anni prima del debutto del suo<br />

dramma teatrale.<br />

Il Golem di Meyrink riprende<br />

una secolare tradizione ebraica<br />

derivata dalla Cabala, secondo<br />

la quale questo essere possente,<br />

simile a un uomo gigantesco<br />

ma senza anima, poteva<br />

essere “attivato” e “disattivato”<br />

da alcuni rabbini esperti<br />

scrivendo sulla sua fronte,<br />

come una sorta di interruttore,<br />

rispettivamente le parole “verità”<br />

e “morto”. Interessante notare,<br />

per comprendere il peso<br />

di questa tradizione, che nella<br />

lingua ebraica contemporanea<br />

golem significa anche robot.<br />

Passando dalla letteratura al<br />

cinema, un’altra curiosità. Nel<br />

1919, quindi un anno prima<br />

della pubblicazione del testo di<br />

R.U.R., usciva quello che è considerato<br />

il primo film (in realtà<br />

formato da 15 episodi) in cui<br />

8


In queste pagine, alcune scene dello spettacolo R.U.R.. In alto a sinistra, invece,<br />

la locandina del film a episodi The Master Mistery con Houdini.<br />

appare un automa, naturalmente<br />

spaventoso: si tratta di<br />

The Master Mistery, per la regia<br />

di Harry Grossman e Burton L.<br />

King, con il celebre illusionista<br />

Harry Houdini come attore<br />

protagonista; è lui infatti a<br />

interpretare Quentin Locke,<br />

che deve vedersela con una<br />

banda di malfattori che utilizza<br />

il robot Automaton come arma<br />

letale.<br />

Il successo<br />

È in questo panorama letterario<br />

e cinematografico che si<br />

muove l’ispirazione di Čapek<br />

per R.U.R., cui vanno naturalmente<br />

aggiunte le riflessioni<br />

sviluppate, in quegli anni, da un<br />

mondo del lavoro in profondo<br />

Da sinistra, Karel e Josef Čapek<br />

cambiamento, con il progressivo<br />

sviluppo della produzione<br />

industriale in una direzione<br />

sempre più a rischio di alienazione<br />

e disumanizzazione.<br />

L’opera ha un grande successo,<br />

andando in scena anche a New<br />

York nel 1922 e nelle principali<br />

capitali europee, con tanto<br />

di merchandising ad hoc, il<br />

giocattolo-gadget Robert the<br />

Robot: curiosità nella curiosità,<br />

Robbie sarà anche il nome del<br />

“robot buono” di un celebre<br />

racconto di Isaac Asimov del<br />

1940; e si chiamerà Robby il<br />

robot de Il pianeta proibito del<br />

1956 con protagonista un giovane<br />

Leslie Nielsen. Nel 1938<br />

R.U.R. fu anche riproposta dalla<br />

televisione inglese BBC in un<br />

versione ridotta dal vivo di<br />

poco più di mezz’ora. In Italia,<br />

invece, il dramma non piacque<br />

molto né al pubblico né alla<br />

critica.<br />

R.U.R. naturalmente influenzò<br />

anche opere posteriori, sia<br />

pure in maniera più o meno<br />

esplicita. Ambientazioni,<br />

tematiche e tratti di alcuni<br />

personaggi si ritrovano prima<br />

di tutto in Metropolis, iconica<br />

pellicola di Fritz Lang del 1927.<br />

Nel 1928 la scritta RUR era presente<br />

sul Robot Eric, automa<br />

costruito dal capitano William<br />

Richards e dall’ingegnere<br />

aeronautico Alan Reffelli e protagonista<br />

di un tour europeo,<br />

e così pure sui robot giganti<br />

del film del 1935 Gibel sensatsii<br />

(tradotto in inglese Loss of<br />

Sensation, in italiano Perdita di<br />

coscienza, o anche Robot of Jim<br />

Rippledel) del russo Aleksandr<br />

Andriyevsky. In tutti questi casi,<br />

dunque, per “robot” si intendevano<br />

costruzioni meccaniche e<br />

non replicanti a base organica,<br />

come invece previsto da<br />

Čapek. E con questo significato<br />

è usato anche oggi.<br />

La trama<br />

Per chiudere, qualche parola<br />

sulla trama di R.U.R.. Il dottor<br />

Rossum (cognome significativamente<br />

ispirato alla parola<br />

“rozum” che in ceco significa<br />

“ragione”) crea i suoi robot,<br />

replicanti organici, in una<br />

fabbrica edificata su un’isola<br />

sperduta.<br />

L’idea di liberare gli uomini<br />

dalla schiavitù del lavoro fisico<br />

(tema questo ancora oggi<br />

centrale nel dibattito sul senso<br />

e sui limiti dell’utilizzo della<br />

tecnologia e dell’intelligenza<br />

artificiale) si rivela disastrosa,<br />

perché l’umanità non utilizza<br />

il tempo per attività edificanti<br />

ma solo per lasciarsi andare a<br />

vizi ed eccessi.<br />

Come se non bastasse, i robot<br />

si ribellano agli uomini e danno<br />

il via a uno sterminio che<br />

nemmeno la distruzione dei<br />

progetti di costruzione degli<br />

automi riesce a fermare. Ma a<br />

un passo dalla catastrofe sono<br />

proprio due robot a provare<br />

emozioni e sentimenti “umani”,<br />

dando quindi una nuova speranza<br />

alla vita sulla Terra.<br />

9


ANNIVERSARI<br />

Il debutto teatrale di questo spettacolo - icona<br />

risale al 19 giugno 1973<br />

The Rocky<br />

Horror<br />

Picture<br />

Show<br />

(cinquant’anni<br />

e non dimostrarli)<br />

di Filippo Bordignon<br />

Il <strong>2023</strong> sancisce un anniversario<br />

importante nella vita di Richard<br />

O’Brien, compositore, attore e<br />

sceneggiatore il cui nome non<br />

dirà molto ai più, a meno di<br />

nominarne l’opera più celebre<br />

e celebrata: The Rocky Horror<br />

Show. Sono passati infatti 50<br />

anni dal debutto teatrale, era<br />

il 19 giugno 1973, di uno dei<br />

musical più atipici e rappresentati<br />

nella storia del genere, di<br />

cui O’Brien fu geniale sceneggiatore,<br />

nonché autore delle<br />

musiche e attore.<br />

Trasgressivo, eccessivo,<br />

coloratissimo e, soprattutto,<br />

caratterizzato da una sequenza<br />

di memorabili canzoni, il<br />

Rocky Horror, come abbreviato<br />

confidenzialmente dai suoi<br />

inguaribili estimatori, si è<br />

10


guadagnato il titolo di opera<br />

senza tempo, pur risultando,<br />

oggi più che mai, attualissimo.<br />

La visione di un sottobosco fluido<br />

di personaggi queer dove<br />

travestitismo, transessualità,<br />

omosessualità e bisessualità<br />

sono la regola, è lo sfondo di<br />

una trama che si riallaccia, in<br />

realtà, ai meccanismi del romanzo<br />

di formazione. Veniamo<br />

dunque alla vicenda: prossima<br />

alle nozze, una giovane coppia<br />

eterosessuale, Brad e Janet,<br />

è costretta a cercare riparo<br />

dalla tempesta in un maniero<br />

gotico. Qui viene accolta da<br />

tre inquietanti domestici,<br />

stravaganti figuri in bilico<br />

tra gli stereotipi dei B movie<br />

horror Anni ’40 e dei freak<br />

truccatissimi che anticipavano,<br />

di fatto, l’estetica punk di lì a<br />

esplodere. I due faranno poi<br />

la conoscenza del padrone di<br />

casa, il misterioso transessuale<br />

Frank-n-Furter, scienziato<br />

pazzo che, a notte inoltrata,<br />

sedurrà sessualmente entrambi.<br />

La storia, inoltre, riprende e<br />

attualizza il romanzo Frankenstein<br />

di Mary Shelley, sicché<br />

si assisterà alla creazione in<br />

laboratorio di un essere umano<br />

(Rocky, appunto), costruito per<br />

soddisfare gli appetiti sessuali<br />

di Furter. Brad e Janet usciranno<br />

inevitabilmente cambiati da<br />

quella notte di eccessi, avendo<br />

compreso l’esistenza di un<br />

mondo “sotterraneo” dove i<br />

valori della società borghese<br />

sono capovolti e l’unico<br />

imperativo è “Non sognatelo,<br />

siatelo!”. Tra balli, ballate,<br />

incursioni nel rock’n’roll dei<br />

fifties e rimandi alla sci-fi nella<br />

seconda parte dello spettacolo,<br />

il Rocky Horror è la celebrazione<br />

della rivoluzione sessuale<br />

teorizzata negli Anni ’60 e che,<br />

alle soglie del decennio successivo,<br />

stava già mostrando il<br />

suo lato più dionisiaco. Se negli<br />

States alcune “superstar” della<br />

Factory di Andy Warhol quali<br />

Jackie Curtis, Holly Woodlawn<br />

e Ondine avevano conquistato<br />

attraverso l’underground<br />

teatrale e cinematografico un<br />

proprio discreto seguito - in<br />

Gran Bretagna impazzava<br />

l’ambiguo travestitismo del<br />

cantante David Bowie, il quale<br />

aveva creato una rockstar<br />

fittizia a nome Ziggy Stardust,<br />

essere alieno e dunque non<br />

delimitato in recinti di genere,<br />

caratterizzato da costumi e<br />

trucco debitori al teatro Kabuki<br />

giapponese. In un contesto di<br />

tali fermenti, il giovane O’Brien<br />

arrivò al momento giusto<br />

esibendo l’idea giusta.<br />

Un paio di ruoli in trascurabili<br />

pellicole tra il ’65 e il ’73, il<br />

31enne originario di Cheltenham,<br />

squisita cittadina inglese<br />

caratterizzata dallo stile Regency<br />

delle sue architetture, è<br />

un giovane uomo dalla calvizie<br />

incipiente e un fisico filiforme;<br />

il suo amore per il rock e gli<br />

spettacoli di Broadway lo hanno<br />

guidato nella scrittura di un<br />

musical sfacciato ma divertente,<br />

una scommessa che, visti i<br />

tempi, potrebbe trovare forse<br />

un suo pubblico. A credere<br />

nel progetto è il produttore<br />

Jim Sharman, che firmerà la<br />

regia della prima storica messa<br />

in scena del Rocky Horror<br />

Show. Il debutto londinese al<br />

Royal Court Theatre, dopo le<br />

anteprime del 16 e 18 giugno,<br />

concede i risultati sperati: è<br />

l’inizio di una serie di repliche<br />

che, conquistato il Regno Unito,<br />

si spingeranno negli States<br />

l’anno successivo con una<br />

produzione losangelina che<br />

confermerà alcuni personaggi<br />

(tra cui, ovviamente, lo stesso<br />

O’Brien nei panni del domestico<br />

Riff Raff e lo straordinario<br />

Tim Curry nel ruolo di Frank-<br />

N-Furter), e ne sostituirà altri<br />

con successo (il motociclista<br />

psicopatico Eddie, interpretato<br />

nella seconda produzione dal<br />

corpulento cantante pop-rock<br />

Meat Loaf). Nel 1975 si tenterà<br />

perfino una terza produzione<br />

per Broadway, la quale si<br />

aggiudicò un paio di premi<br />

ma chiuse i battenti prima di<br />

quanto ipotizzato dalla critica<br />

specializzata.<br />

Per rilanciare un prodotto<br />

giudicato ancora spendibile,<br />

lo stesso anno si azzardò una<br />

versione cinematografica<br />

curata dallo stesso Sharman.<br />

Il risultato, grazie soprattutto<br />

alla programmazione nella<br />

fascia oraria dei così detti<br />

midnight movies, fece esplodere<br />

definitivamente il culto,<br />

diffondendo i personaggi dello<br />

spettacolo nel circuito della comunità<br />

omosessuale e lesbica<br />

e conquistando, più banalmente,<br />

gli amanti della musica<br />

di qualità. Al di là della storia,<br />

ballate come Science fiction,<br />

Superheroes o pezzi incalzanti<br />

e glam quali Sweet Transvestite<br />

non sono invecchiati di un solo<br />

istante, forti di melodie vincenti,<br />

arrangiamenti ben curati<br />

e interpretazioni viscerali ma<br />

di indubbia professionalità.<br />

Se nella pellicola compare<br />

una giovane e oggi glorificata<br />

Susan Sarandon, a fare la parte<br />

del leone è in realtà il truccatissimo<br />

Curry, che già aveva afflato<br />

gli artigli nel ’68 grazie alla<br />

versione londinese del musical<br />

Hair e vantava dalla propria<br />

una mimica assai duttile, sguardo<br />

penetrante e un peculiare<br />

timbro vocale. L’attore, oggi<br />

provato da un ictus che ne ha<br />

limitato la mobilità, ha dato<br />

prova, negli anni successivi al<br />

Rocky Horror, di una bravura<br />

sfavillante, dividendosi tra il<br />

palcoscenico, il grande schermo<br />

(Caccia a Ottobre Rosso e<br />

Legend, per citare due titoli), il<br />

piccolo schermo e l’attività di<br />

doppiatore.<br />

Di decennio in decennio il musical<br />

girerà il mondo, lanciando<br />

la carriera di giovani attori<br />

e concedendosi qua e là il<br />

lusso di qualche nome di prima<br />

grandezza, come nel caso del<br />

ruolo del narratore, affdato<br />

nella versione del 2010 alternativamente<br />

a Danny De Vito<br />

e Jack Nicolson. Il fenomeno<br />

non mancherà di sbarcare nel<br />

Bel Paese: proprio nel <strong>2023</strong>,<br />

in occasione dei 50 anni dal<br />

debutto, si è tenuta al Gran<br />

Teatro Geox di Padova, dal 5 al<br />

7 dicembre, una versione autorizzata<br />

dallo stesso autore, un<br />

Rocky Horror in lingua originale<br />

ma con un narratore italiano a<br />

introdurre le varie scene. Caso<br />

più unico che raro nella lunga<br />

storia del genere musical,<br />

questo lavoro si caratterizza<br />

per una sentita interattività<br />

col pubblico, il quale spesso<br />

arriva in sala vestendo i panni<br />

dei suoi personaggi favoriti,<br />

canta i brani insieme agli attori<br />

e pronuncia a voce alta le battute<br />

più evocative. Non solo.<br />

C’è persino chi è arrivato a<br />

introdurre in sala veri e propri<br />

elementi di scena, aprendo in<br />

platea l’ombrello durante la<br />

scena della tempesta.<br />

Ma Rocky Horror si è trasformato<br />

in ben altro e cioè in uno dei<br />

simboli più longevi e accattivanti<br />

della liberazione sessuale,<br />

messa in scena dei principi<br />

secondo cui la sessualità non è<br />

subordinata al genere sessuale<br />

di nascita come paventato dalle<br />

Sacre Scritture prodotte da<br />

ogni principale tradizione religiosa<br />

nel mondo. È, appunto, il<br />

trionfo del motto pronunciato<br />

dal folle Furter in una delle scene<br />

più emozionanti dell’opera:<br />

“Non sognatelo, siatelo!”. Un<br />

tema caro al mondo della musica<br />

pop, e ripreso dalla band dei<br />

Queen nell’arcinoto brano del<br />

1991 Innuendo: “Tu puoi essere<br />

tutto ciò che vuoi essere/ basta<br />

che ti trasformi in quello che<br />

pensi di poter essere”. Un<br />

pericoloso incoraggiamento<br />

cavalcato senza paure dal<br />

movimento Lgbt, che ha come<br />

conseguenza indiretta l’apertura,<br />

nel mondo dell’istruzione<br />

scolastica italiana, alla così<br />

detta Carriera Alias, sicché uno<br />

studente di 16 anni può imporre<br />

a compagni e insegnanti<br />

di chiamarlo/a con pronomi<br />

contrari al suo sesso biologico.<br />

Questioni delicatissime, su cui<br />

sarebbe necessario aprire e<br />

mantenere aperto un dialogo<br />

pubblico rispettoso e privo di<br />

atteggiamenti ideologici, una<br />

situazione resa possibile da<br />

una società globalizzata che,<br />

anche grazie a opere artistiche<br />

come il Rocky Horror, sta<br />

attraversando un percorso di<br />

rimozione di tabù millenari,<br />

convinta di pervenire all’inedita<br />

forma di un essere umano<br />

liberato da ogni convenzione<br />

e paura, un individuo senza<br />

un’identità immodificabile che<br />

sceglierà in che modo la tecnica<br />

(nella forma del progresso<br />

tecnologico) potrà avverare<br />

ogni suo desiderio. In questo<br />

scenario, le cosiddette leggi<br />

naturali sono un dettaglio da<br />

scrollarsi di dosso, un sovrappiù<br />

che ostacola le ragioni del<br />

proprio Io, il quale andrebbe<br />

soddisfatto quale che sia il<br />

prezzo da pagare. Secondo una<br />

tale lettura, la transessualità<br />

ricavata da un intervento chirurgico<br />

diviene affrancamento<br />

dalla sudditanza a quel Dio che<br />

alla nascita ci dona un corpo di<br />

un genere specifico (per i credenti)<br />

o a Madre Natura (per<br />

tutti gli altri), in un gioco di<br />

identità e ruoli intercambiabili<br />

che bene aderisce a un mondo<br />

ormai privo di certezze o<br />

indicazioni chiare per il proprio<br />

futuro.<br />

Speculazioni intellettuali a parte,<br />

sotto un profilo artistico, a<br />

noi resta l’innegabile spessore<br />

di uno show capace di emozionare<br />

dopo cinque decenni,<br />

una storia che ha generato<br />

un film scelto nel 2005 per la<br />

conservazione nel National<br />

Film Registry della Biblioteca<br />

del Congresso degli Stati Uniti<br />

e una serie di ramificazioni di<br />

valore variabile, dalla miniserie<br />

per la tv del 2016 The Rocky<br />

Horror Picture Show: Let’s Do<br />

the Time Warp Again e fino alle<br />

innumerevoli citazioni disseminate<br />

in cartoni animati, fumetti,<br />

brani musicali, romanzi,<br />

opere pittoriche.<br />

L’unico vero passo falso di tutta<br />

la vicenda arriverà nel 1981,<br />

quando O’Brien e Sharman<br />

tenteranno maldestramente<br />

di dare un seguito alla vicenda<br />

di Brad e Janet nel trascurabile<br />

film Shock treatment: l’operazione<br />

commerciale si rivelerà<br />

un buco nell’acqua, priva dei<br />

suoi attori feticcio e sprovvista<br />

di canzoni memorabili come<br />

quelle dell’opera prima.<br />

11


ANNIVERSARI L’attore ha compiuto 80 anni nel <strong>2023</strong><br />

ROBERT DE NIRO<br />

Foto di Petr Novák, Wikipedia.<br />

Licenza CC BY-SA 2.5,<br />

https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4443635<br />

di Filippo Bordignon<br />

Schivo, schietto, una vita sotto<br />

i riflettori solcando decenni<br />

in cui il cinema fu un medium,<br />

ahinoi, oggi irripetibile: Robert<br />

De Niro ha compiuto 80 anni.<br />

Ed è stato un anno di alti e<br />

bassi, questo <strong>2023</strong>, 12 mesi in<br />

cui l’attore statunitense, classe<br />

1943, ci ha donato l’ennesima<br />

prova del proprio genio drammatico,<br />

grazie soprattutto<br />

all’epico e controverso Killers<br />

of the Flower Moon in coppia<br />

con Leonardo DiCaprio per la<br />

regia dell’inossidabile Martin<br />

Scorsese, ma anche delle sue<br />

capacità comiche, attraverso<br />

la trascurabile commedia di<br />

Laura Terruso Papà scatenato.<br />

Una frase riassume con<br />

una certa effcacia la carriera<br />

di Robert Anthony De Niro,<br />

newyorkese nato da madre<br />

pittrice di origini olandesi,<br />

tedesche e francesi, e padre,<br />

Di Niro il vero cognome, artista<br />

lui pure, con origini irlandesi e<br />

molisane: “Il talento sta nelle<br />

scelte”. Similmente a quella del<br />

collega e amico Al Pacino, la<br />

carriera di De Niro è divenuta<br />

un simbolo della recitazione<br />

stessa, grazie anche a una<br />

lunga serie di scelte azzeccate,<br />

indovinando la partecipazione<br />

a tante pellicole divenute cult<br />

quando non addirittura capolavori<br />

della cosiddetta “Nuova<br />

Hollywood”. Se Pacino rifiutò,<br />

per non citarne che tre, i ruoli<br />

da protagonista per film quali<br />

Guerre stellari, Rambo e Taxi<br />

driver, De Niro fece incetta di<br />

successi con titoli quali Il padrino<br />

- parte II (1974), Novecento<br />

(‘76), Il cacciatore (’78), C’era<br />

una volta in America (’84), Mission<br />

(‘86), Gli intoccabili (’87),<br />

Cape fear (1991), Casinò (’95),<br />

assicurandosi, dai seventies al<br />

secondo ventennio del nuovo<br />

12


millennio, una media di 3-4<br />

pellicole memorabili per decennio.<br />

Ironia della sorte, egli<br />

sbocciò alle grazie di pubblico<br />

e critica specializzata proprio in<br />

quel Taxi driver del ‘76 rifiutato<br />

dal vecchio Al.<br />

Stacanovista maniacalmente<br />

attento al dettaglio, egli è<br />

divenuto a pieno merito uno<br />

dei prodotti più emblematici<br />

dell’Actor Studio portato in<br />

auge dal leggendario Lee<br />

Strasberg, oltre a essersi<br />

formato, in tarda adolescenza,<br />

anche all’HB Studio e nel<br />

Conservatory di Stella Adler,<br />

dove approfondì i metodi del<br />

sommo insegnante russo Konstantin<br />

Sergeevič Stanislavski.<br />

Sono memorabili i racconti<br />

sulle “matte e disperatissime”<br />

preparazioni a cui si sottopose<br />

per entrare nei ruoli che hanno<br />

determinato la sua glorificazione<br />

in vita. Basti pensare che,<br />

per interpretare il sociopatico<br />

tassista del già citato Taxi<br />

driver, lavorò proprio come<br />

tassista nelle zone meno<br />

battute di New York per i sei<br />

mesi antecedenti all’inizio delle<br />

riprese. Quattro anni più tardi,<br />

la sua interpretazione nel film<br />

biografico Toro scatenato gli<br />

valse un premio Oscar come<br />

migliore attore; il racconto,<br />

incentrato sulla vera storia del<br />

pugile italoamericano Jake<br />

LaMotta, prevedeva un intreccio<br />

narrativo tra scene del<br />

LaMotta anziano e flashback<br />

sul periodo dell’attività professionale;<br />

grazie ad allenamenti<br />

estenuanti e a un rigorosissimo<br />

regime alimentare, l’attore<br />

riuscì prima a formare la propria<br />

massa muscolare affnché<br />

risultasse credibile nei panni<br />

di un pugile dei pesi medi, per<br />

poi acquisire ben 30 chilogrammi<br />

di massa grassa, così da<br />

esibire uno stomaco flaccido<br />

e, soprattutto, reale, perfetto<br />

per tratteggiare gli anni del<br />

declino fisico senza ricorrere<br />

all’artificio delle imbottiture.<br />

Un record, quello, che neppure<br />

il camaleontico Joaquin Phoenix<br />

riuscì a eguagliare, avendo<br />

perso “solo” 25 chilogrammi in<br />

vista della sua osannata interpretazione<br />

nel Joker di Todd<br />

Phillips (2019).<br />

Non sembra vi siano limiti oltre<br />

i quali De Niro non sia disposto<br />

ad avventurarsi, pur di pervenire<br />

all’effetto desiderato. Ancor<br />

più emblematica la limatura<br />

dei denti a cui si sottopose<br />

(5.000 dollari di intervento)<br />

per conferire un aspetto più<br />

minaccioso al personaggio<br />

di Max Cady, psicopatico coprotagonista<br />

di Cape fear; voci<br />

non confermate, sostengono<br />

che venne poi affrontato un<br />

secondo intervento da circa<br />

20.000 dollari per il restauro<br />

della dentatura.<br />

Studiando le interviste in cui<br />

i colleghi parlano della loro<br />

esperienza con De Niro e,<br />

soprattutto, analizzandone<br />

tecnicamente le interpretazioni<br />

dall’avvenuta maturità<br />

artistica in poi, diciamo, indicativamente,<br />

a partire da Batte<br />

il tamburo lentamente del ’73<br />

- triste vicenda di un giocatore<br />

di baseball affetto da linfoma<br />

di Hodgkin - si evincono alcune<br />

caratteristiche di cui il nostro<br />

è padrone. In primis un lavoro<br />

sulla verità dell’esperienza,<br />

così da consegnare al pubblico<br />

emozioni quanto più veritiere<br />

possibili, anche nei casi di<br />

identificazioni con personalità<br />

limite. A ciò si aggiunge un approccio<br />

attoriale che sviluppa<br />

ulteriori dettagli e possibilità<br />

interpretative derivandole<br />

dalle circostanze, e qui oltre<br />

allo studio del soggetto da<br />

impersonare e del contesto<br />

in cui è inserito gioca un ruolo<br />

fondante la capacità improvvisativa.<br />

Un esempio su tutti è l’iconica<br />

scena di Taxi driver in cui<br />

l’attore inventò di sana pianta<br />

il breve monologo allo specchio<br />

(“Stai dicendo a me?”), scena<br />

ancor oggi impiegata come<br />

esercizio nelle scuole di teatro<br />

di mezzo mondo. Anche nelle<br />

pellicole meno riuscite, anche<br />

nei ruoli più smaccatamente<br />

commerciali, si evince la fruttifera<br />

adesione a una recitazione<br />

nel “qui e ora”, condizione in<br />

cui le azioni nascono ed esplodono<br />

nel momento stesso<br />

della loro esecuzione. Una peculiarità,<br />

questa, appresa per la<br />

prima volta calpestando le assi<br />

del palcoscenico. Se pure non<br />

esistono videoregistrazioni<br />

dell’attività teatrale di De Niro,<br />

possiamo almeno risalire agli<br />

spettacoli che lo videro parte<br />

del cast; un’attività iniziata ufficialmente<br />

nei primi Anni ’60,<br />

con il dramma del tedesco Rolf<br />

Lauckner Cry in the street e<br />

proseguita senza picchi di rilievo<br />

con altri lavori poco noti da<br />

autori trascurabili. Con alcune<br />

eccezioni. L’orso di Anton Cechov<br />

(’68), Il seminterrato di Harold<br />

Pinter (’69) e Va e vieni di<br />

Samuel Beckett (’69), tre scelte<br />

di prestigio a cui si aggiunge<br />

una bizzarria per chiudere gli<br />

Anni ’60 all’insegna dell’underground:<br />

Glamour, gloria e ori:<br />

vita e leggenda di Nola Noonan,<br />

dea e star di Jackie Curtis,<br />

autore e attore travestito<br />

lanciato dalla Factory di Andy<br />

Warhol e responsabile di una<br />

manciata di commedie teatrali<br />

rappresentate in situazioni<br />

off-off pressoché sconosciute<br />

qui in Italia.<br />

L’attività teatrale del nostro si<br />

interrompe a metà dei seventies,<br />

con la sola eccezione, nel<br />

1986, del debutto a Broadway<br />

di Cuba e il suo orsacchiotto,<br />

opera del talentuoso Reinaldo<br />

Povod, drammaturgo di<br />

residenza nello storico Public<br />

Theatre di Manhattan negli<br />

eighties, morto prematuramente<br />

di Aids nel 1994 a 34<br />

anni.<br />

Per meglio comprendere il<br />

rapporto tra De Niro e il teatro<br />

torna utile il paragone con Pacino:<br />

se il collega ha dichiarato<br />

infatti di sentirsi più vivo a teatro<br />

che in qualsiasi altro posto,<br />

De Niro ha dato l’impressione<br />

di prediligere le comodità<br />

delle riprese cinematografiche<br />

e televisive, situazioni in cui,<br />

raccontano in molti, è capace<br />

di schiacciare sonori pisolini tra<br />

una ripresa e l’altra, anche nei<br />

casi di scene mnemonicamente<br />

complesse o impegnative sotto<br />

il profilo dell’interpretazione.<br />

Egli appare come un pacificato<br />

gatto randagio, poco incline a<br />

spendersi in parole ma capace,<br />

proprio da certi silenzi o dal<br />

fraseggio appena accennato in<br />

occasione di qualche intervista<br />

televisiva, di caricare l’interesse<br />

dello spettatore. E qui emerge<br />

la peculiare verve comica di<br />

De Niro. Il primo titolo che ne<br />

certifica tale abilità è anche<br />

uno dei meno nominati della<br />

sua filmografia, la strampalata<br />

commedia di Scorsese Re per<br />

una notte (’83); qui Robert si<br />

trasforma in Rupert Pupkin,<br />

improbabile comico in erba alla<br />

ricerca dell’occasione giusta<br />

per sfondare. La pellicola non<br />

si distingue tanto per la qualità<br />

delle battute o delle situazioni<br />

umoristiche, quanto per la<br />

divertente (e mai divertita)<br />

mancanza di talento di Pupkin,<br />

il quale riuscirà comunque a<br />

ottenere la notorietà, a suo<br />

modo, grazie alla cassa di risonanza<br />

fornitagli dal medium<br />

televisivo. Un grande attore, si<br />

direbbe perciò, è tale indipendentemente<br />

dall’effcacia<br />

delle battute che deve pronunciare,<br />

riuscendo a evocare<br />

i sentimenti e le emozioni più<br />

funzionali in virtù della propria<br />

personalità, di un magnetismo<br />

che nessuna scuola di<br />

teatro può instillare in chi ne è<br />

privo. Altra prova vincente nel<br />

registro comico è Non siamo<br />

angeli (’89), remake omonimo<br />

della pellicola datata 1955<br />

con Humphrey Bogart, in cui<br />

dà prova di grande spessore<br />

anche un giovane Sean Penn<br />

che qui gioca per sottrazione;<br />

dall’incontro/scontro tra i<br />

diversi caratteri di due evasi<br />

“ladri di polli” scaturisce una<br />

commedia scritta, girata e<br />

interpretata magistralmente,<br />

un film da cassetta che calza<br />

perfettamente quell’abilità nel<br />

fornire prodotti commerciali<br />

ma di qualità tipica degli Stati<br />

Uniti.<br />

Una carriera di tal lignaggio,<br />

non garantisce che l’uomo<br />

dietro la maschera sia un cittadino<br />

esemplare, nonostante<br />

l’impegno sociale e politico (a<br />

favore dei Democratici) per cui<br />

l’attore è inoltre noto. È notizia<br />

del mese scorso la condanna<br />

della sua società Canal Productions<br />

al pagamento di 1,2<br />

milioni di dollari all’ex assistente<br />

dell’attore, Graham Chase<br />

Robinson, a causa di iterati<br />

comportamenti rei di discriminazione<br />

di genere. A stupire,<br />

non è tanto la richiesta iniziale<br />

della ex factotum 41enne, ben<br />

12 milioni di dollari per “gravi<br />

danni emotivi e di reputazione”,<br />

ma la denuncia di aver<br />

dovuto sbrigare incarichi<br />

“offensivamente denigranti e<br />

stereotipicamente femminili”<br />

quali la cura dell’abitazione di<br />

De Niro. Lascia però perplessi<br />

certi amanti del buon senso<br />

la questione degli incarichi<br />

“offensivamente legati a<br />

stereotipi femminili” quali le<br />

pulizie domestiche. Ferma<br />

restando la condanna contro<br />

i furboni che assumono con<br />

una mansione e si allargano<br />

ad altre di totalmente diverse,<br />

resta per lo meno aperta una<br />

questione: se la richiesta “fuori<br />

mansioni contrattuali” di lavare<br />

le lenzuola fosse capitata a un<br />

uomo, questi non lo avrebbe<br />

forse trovato frustrante e<br />

ingiusto al pari di una donna?<br />

Il divario tra i demonizzatori<br />

di tutto ciò che riporta, anche<br />

alla lontana, agli errori della<br />

società patriarcale e quelli<br />

che considerano sullo stesso<br />

piano le ingiustizie, quale che<br />

sia il genere sessuale di chi le<br />

sperimenta, è destinato ad<br />

allargarsi. Il buon vecchio Robert,<br />

già taciturno e ombroso<br />

di suo, c’è da giurarci, passerà il<br />

resto della sua vecchiaia sui set<br />

guardandosi bene dal gentil<br />

sesso.<br />

13


TERRITORIO - ROVIGO<br />

Teatro per Casa, anno quarto:<br />

una nuova edizione di successo<br />

Si è svolta fra ottobre e<br />

novembre la quarta edizione<br />

di Teatro per casa, applaudita<br />

iniziativa che apre le porte di<br />

storiche dimore del Polesine<br />

trasformandole, per un giorno,<br />

in luogo di spettacolo.<br />

Promossa dalla Provincia di<br />

Rovigo, la manifestazione è<br />

realizzata in collaborazione<br />

con Fita Rovigo.<br />

Quattro gli eventi in programma<br />

quest’anno: il 15<br />

ottobre a Villa Grassi di<br />

Baricetta – Adria, complesso<br />

architettonico costruito<br />

durante i primi anni del XVII<br />

secolo, dove la compagnia<br />

L’Archibugio di Lonigo (Vicenza)<br />

ha proposto Paolo e Orgiano<br />

per la regia di Giovanni<br />

Florio; il 22 ottobre a Ca’<br />

Salvioni Fracasso di Pontecchio<br />

Polesine,<br />

corte agricola padronale del<br />

Settecento rimasta quasi<br />

immutata, che ha fatto da<br />

scenario a Streben Teatro<br />

di Treviso ne I danni del<br />

tabacco da Anton Cechov; il<br />

29 ottobre a Villa Morosini<br />

Vendramin Calergi di Fiesso<br />

Umbertiano, risalente agli inizi<br />

del ‘700, con Teatro Nexus<br />

di Rovigo in Una questione di<br />

risparmio – Atto unico per due<br />

spose spinose di Barbara Chinaglia;<br />

e infine il 5 novembre<br />

a Palazzo Calzolari-Badini di<br />

Melara, edificio padronale<br />

risalente ai primi del 1800,<br />

dove la rassegna si è chiusa<br />

con la Compagnia I Ruscoletti<br />

di Canda in Amigo, me preme<br />

la scalcaria…, su testi tratti<br />

da Carlo Goldoni.<br />

Una bella esperienza il corso di regia con Filippo Tognazzo<br />

14<br />

Si è svolto a novembre il corso di regia organizzato da Fita Rovigo,<br />

per il quale sono stati selezionati diciotto iscritti. Il coordinamento<br />

artistico è stato dell’attore e regista Filippo Tognazzo,<br />

mentre i registi protagonisti degli incontri di approfondimento<br />

sono stati Sandra Mangini (Fare teatro con le comunità del territorio),<br />

Giuseppe Emiliani (Carlo Goldoni, nostro contemporaneo)<br />

e Alberto Rizzi (Immaginare la scena). Per la parte laboratoriale,<br />

Tognazzo ha scelto di lavorare con i corsisti su Il calapranzi di<br />

Harold Pinter.


TERRITORIO - TREVISO<br />

38° Tempo di Teatro all’Aurora<br />

E il pubblico premia Asolo Teatro<br />

Tradizionale appuntamento<br />

all’Aurora per Tempo di Teatro,<br />

storica rassegna del Comitato<br />

provinciale Fita di Treviso, giunta<br />

alla 38ª edizione e proposta<br />

per offrire al pubblico un calendario<br />

ricco di spettacoli.<br />

Molto varia la proposta di<br />

quest’anno, con testi sia in lingua<br />

che in vernacolo, commedie<br />

e drammi. In palio anche il<br />

premio del pubblico, andato<br />

ad Asolo Teatro per la commedia<br />

Che spirito, me suocera! di<br />

Simona Ronchi per la regia di<br />

Rossana Mantese. Ma tanti gli<br />

applausi anche per tutti gli altri<br />

spettacoli in cartellone: Cyrano<br />

Cyrano della Compagnia Stabile<br />

del Leonardo di Treviso, per<br />

la regia di Massimo Pietropoli;<br />

Spetar e no venir l’è robe da morir<br />

della Filodrammatica Guido<br />

Negri, per la regia di Barbara<br />

Riebolge; Funeral Party con<br />

Aquaalta Teatro per la regia<br />

di Roberto Dupre; e La moglie<br />

dell’eroe messo in scena, nella<br />

serata di gala che ha chiuso la<br />

rassegna, da ArtePovera, per la<br />

regia di Francesco Boschiero.<br />

Nel sito di Fita Veneto sono presenti anche apposite sezioni<br />

dedicate ai Comitati provinciali della Federazione,<br />

dove sono disponibili i contatti e le notizie relative<br />

all’attività federativa nel territorio.<br />

I due workshop sono stati tenuti da Giampiero Pozza e da Sara Tamburello e Luca Nardon<br />

Effcacia della recitazione e ritmo teatrale con Fita Vicenza<br />

Organizzati da Fita Vicenza, tra<br />

novembre e dicembre <strong>2023</strong> si<br />

sono svolti due workshop di<br />

formazione.<br />

Il 26 novembre è toccato a un<br />

appuntamento per migliorare<br />

l’effcacia della recitazione,<br />

tenuto dall’attore e regista de<br />

La Zonta Giampiero Pozza nella<br />

sala parrocchiale di S. Lazzaro<br />

a Vicenza. Il corso ha proposto<br />

numerosi esempi, suggerimenti<br />

pratici ed esercizi singoli e<br />

collettivi per migliorare l’emissione<br />

sonora e la comunicazione<br />

emotiva della recitazione,<br />

sia in lingua che in dialetto,<br />

favorendo la comprensibilità<br />

del recitato pur mantenendone<br />

la naturalezza e sviluppando<br />

la capacità di coinvolgimento<br />

emotivo del pubblico.<br />

Il 16 dicembre, invece, l’attrice<br />

Sara Tamburello e il percussionista<br />

Luca Nardon hanno<br />

condotto un incontro di<br />

formazione dedicato al “Ritmo<br />

teatrale”, alla scoperta delle<br />

interazioni tra corpo e ritmo<br />

delle parole e della musica. Il<br />

workshop si è svolto a Montecchio<br />

Maggiore, nella sede di<br />

Snap Danze Urbane.<br />

Nelle foto i due gruppi di partecipanti<br />

ai corsi Fita Vicenza.<br />

15


FESTIVAL REGIONALE<br />

Il padovano Mariano Agostinelli<br />

ha vinto la terza edizione del<br />

Festival regionale del monologo<br />

“Pillole di Teatro”, promosso<br />

da Fita Veneto con serata finale<br />

l’8 settembre a Rovigo, in una<br />

piazza Annonaria “sold out”.<br />

L’attore, che recita nella compagnia<br />

La Cittadella del Musical<br />

di Cittadella, ha conquistato la<br />

vittoria con un brano tratto da<br />

Novecento di Alessandro Baricco:<br />

«La sintesi operata sul testo<br />

– ha scritto nella motivazione la<br />

giuria, composta dalla giornalista<br />

Sofia Teresa Bisi, dall’operatore<br />

teatrale e regista Emilio<br />

Milani e dall’attore Filippo Maria<br />

Covre – rende comprensibile<br />

in pochi minuti la storia originale<br />

nella sua interezza. Apprezzabile<br />

lo studio corporeo della<br />

nevrosi del protagonista, elemento<br />

di originalità e di caratterizzazione<br />

dello stesso. Regia<br />

curata e attenta a sottolineare<br />

i movimenti interpretativi del<br />

personaggio».<br />

Il premio del pubblico è invece<br />

andato a Roberto Pinato di<br />

Rovigo, che ha proposto Oggi<br />

interrogazione da Io per voi, un<br />

libro aperto di Enrico Brignano.<br />

Una bellissima serata di teatro,<br />

quella che ha concluso il Festival,<br />

realizzata con il sostegno<br />

della Regione del Veneto, con il<br />

patrocinio della Provincia di Rovigo<br />

e con il patrocinio e il contributo<br />

del Comune di Rovigo e<br />

di Fondazione Rovigo Cultura.<br />

Oltre 350 gli spettatori accorsi<br />

in piazza Annonaria per quello<br />

che, nato proprio a Rovigo<br />

come evento provinciale e da<br />

tre anni divenuto regionale, si è<br />

rivelato fin da subito un appuntamento<br />

amato e atteso, realizzato<br />

da Fita Veneto d’intesa<br />

con i propri Comitati provinciali<br />

di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia,<br />

Verona e Vicenza e con i<br />

Comuni che, tra giugno e luglio,<br />

ne hanno ospitato le selezioni.<br />

Tanti applausi anche per gli altri<br />

sfidanti: Elena Tomasi di Rovigo,<br />

Anna Bernardi e Pasqualina<br />

Milano di Treviso, Giulia<br />

Giordano e Matteo Bertassello<br />

di Verona, Luana Scomparin e<br />

Paolo Ius di Venezia, Erika Magnabosco<br />

e Marcello De Boni di<br />

Vicenza.<br />

Alla finale ha voluto portare<br />

un saluto speciale il sindaco di<br />

Rovigo, Edoardo Gaffeo, che<br />

a nome dell’Amministrazione<br />

comunale ha sottolineato «il<br />

valore culturale della serata,<br />

che ha messo in evidenza le<br />

tante sfaccettature del teatro»<br />

e «la bellezza di ospitare in una<br />

PILLOLE DI TEATRO<br />

incorona Mariano Agostinelli<br />

piazza Annonaria così piena un<br />

pubblico proveniente da tutto<br />

il Veneto». Tra i presenti, anche<br />

il vicesindaco e assessore<br />

al Bilancio, Roberto Tovo, l’assessore<br />

alla Cultura, Benedetta<br />

Bagatin, il presidente della Banca<br />

del Monte di Rovigo, Giorgio<br />

Lazzarini, il presidente della<br />

Fondazione per lo Sviluppo del<br />

Polesine, Virgilio Santato, e il<br />

senatore Bartolomeo Amidei,<br />

che ha espresso un plauso al<br />

concorso e alla qualità delle esibizioni.<br />

Condotta dalle presidenti provinciali<br />

Fita di Rovigo, Roberta<br />

Benedetto, e di Treviso, Sladana<br />

Reljic, la serata ha visto la<br />

partecipazione del presidente<br />

regionale Fita Veneto, Mauro<br />

Dalla Villa (che nel suo saluto ha<br />

ricordato Pierluca Donin, scomparso<br />

proprio in quei giorni,<br />

come un grande appassionato<br />

di teatro), dei componenti del<br />

Consiglio regionale Fita e degli<br />

altri presidenti provinciali della<br />

Federazione.<br />

«Una volta di<br />

più – ha commentato<br />

Dalla<br />

Villa – non<br />

possiamo che<br />

essere molto<br />

soddisfatti<br />

per il successo<br />

di questo<br />

concorso,<br />

apprezzato<br />

sia dagli interpreti<br />

che<br />

dal pubblico<br />

e affermatosi,<br />

in pochi<br />

anni, come<br />

una delle<br />

punte di diamante dei nostri<br />

festival. Questi appuntamenti<br />

fanno bene al teatro, perché<br />

richiamano un pubblico desideroso<br />

di assaporare una varietà<br />

di generi e di stili recitativi e<br />

siamo lieti – ha concluso il presidente<br />

Fita Veneto - di poter<br />

offrire questo tipo di formula e<br />

con una qualità di ottimo livello,<br />

come ha confermato anche<br />

questa finale».<br />

Per Mariano Agostinelli la vittoria<br />

al Festival “Pillole di Teatro”<br />

vale l’accesso diretto alla<br />

finalissima di un Festival interregionale<br />

del monologo che si<br />

svolgerà nel 2024.<br />

Nella foto, Mariano Agostinelli<br />

premiato dal presidente Fita Veneto,<br />

Mauro Dalla Villa.<br />

Vicenza. Fita Veneto invitata a “Eventi al Monte”<br />

Alla prima edizione di “Eventi al Monte”, stagione artistica e culturale proposta da Fondazione Monte<br />

di Pietà di Vicenza e Palazzo del Monte srl con la direzione artistica di Filippo Furlan, c’è anche un<br />

po’ di teatro grazie a Fita Veneto. La Fondazione, tra le Istituzioni culturali più antiche e prestigiose<br />

di Vicenza, ha infatti invitato il Comitato Veneto della Federazione a partecipare come partner della<br />

rassegna, che si alternerà tra la Sala Pegni, spazio che tra l’altro custodisce un prezioso affresco di<br />

Alessandro Maganza, e l’affascinante chiesa di San Vincenzo, in Piazza dei Signori, di fronte alla Basilica<br />

Palladiana.<br />

E sarà proprio San Vincenzo a ospitare i tre appuntamenti in programma, fissati tra gennaio e marzo,<br />

che avranno come protagoniste altrettante formazioni vicentine Fita, impegnate in “prove aperte”<br />

con inizio alle 21 e della durata di circa un’ora, seguite da un confronto con il pubblico presente. Mercoledì<br />

24 gennaio toccherà a LunaSpina Musica e Teatro, in prova con Vivere stanca, testo originale<br />

scritto e diretto da Nicola Pegoraro. Mercoledì 21 febbraio sarà la volta de La Trappola impegnata<br />

in alcune scene tratte da Donne sul filo, spettacolo al femminile diretto da Maria Maddalena Galvan.<br />

Venerdì 1 marzo, infine, prova de La Ringhiera, guidata da Riccardo Perraro in alcuni passaggi da Chi<br />

ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee.<br />

Programma generale e approfondimenti disponibili nel sito www.eventialmonte.it.<br />

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