syndicom rivista N.38
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!
Da molto tempo ci impegniamo per i diritti dei lavoratori della logistica, delle telecomunicazioni e dei media. Le buone condizioni di lavoro sono, e sono sempre state, il risultato di successi raggiunti insieme. Entra anche tu nel nostro movimento e crea il tuo futuro insieme a noi. L'unione fa la forza!
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26 Rubriche<br />
Idee<br />
Perché si può dire autrice<br />
e non si dice giornalisto?<br />
A rispondere a questa (e altre) domande<br />
sarà la giornalista Isabella<br />
Visetti in un corso in programma il<br />
5 febbraio dedicato alla lingua di genere<br />
e alla lingua inclusiva. Si tratta<br />
di temi sempre più d’attualità:<br />
quando si evocano schwa, asterischi<br />
e chioccioline a fine parole il dibattitto<br />
si surriscalda. C’è chi dice che<br />
c’è ben altro di cui occuparsi, trascurando<br />
che le parole ci servono<br />
per pensare e per nominare in modo<br />
preciso il mondo. La lingua italiana<br />
è ben attrezzata nel declinare al<br />
femminile le professioni ormai svolte<br />
anche dalle donne, basta seguire<br />
le regole grammaticali. Riesce anche<br />
a essere più inclusiva se si ricorre<br />
a termini collettivi e a formulazioni<br />
passive o impersonali, senza<br />
stravolgere la sua morfologia, come<br />
indica la recente edizione interamente<br />
riveduta della Guida all’uso<br />
inclusivo della lingua italiana nei testi<br />
della Confederazione, promossa<br />
dalla cancelleria federale. Gli strumenti<br />
ci sono, impariamo a usarli!<br />
Italianità in mostra<br />
Per le donne migranti in Svizzera il<br />
Novecento non è stato una passeggiata.<br />
Sono state discriminate in<br />
quanto operaie, in quanto straniere<br />
e per la loro appartenenza di genere.<br />
Sono state poco raccontate e poco<br />
visibili rispetto agli uomini, ma non<br />
sono rimaste sempre a guardare. Alcune<br />
hanno avuto la forza di lottare.<br />
Rosanna Ambrosi è stata una di queste.<br />
È stata una personalità di grande<br />
spessore all’interno dell’associazione<br />
delle Colonie libere italiane<br />
durante gli Anni Settanta e Ottanta,<br />
territorio molto «maschile», ed è riuscita,<br />
insieme ad altre compagne, a<br />
femminilizzare la rappresentanza<br />
migrante e a sollevare questioni sociali<br />
e politiche specifiche per le<br />
donne migranti. Rosanna Ambrosi è<br />
tra le protagoniste della mostra del<br />
Museo nazionale «Italianità. Esperienze<br />
della Svizzera», dedicata alla<br />
cultura italiana autoctona (quella<br />
del Ticino e dei Grigioni) e «importata»,<br />
quella della grande emigrazione<br />
e della diaspora italiana. Oggi il termine<br />
«italianità», forse un po’ troppo<br />
abusato, ha assunto connotati<br />
molto positivi. L’italiano lo si può<br />
trovare ovunque e i riferimenti alla<br />
cultura italiana sono parte del quotidiano<br />
della Svizzera oltre Gottardo.<br />
Alcuni sociologi parlano addirittura<br />
di una mediterranizzazione dei costumi<br />
quando fanno riferimento ai<br />
contesti urbani della Svizzera tedesca<br />
e francese. Ma è sempre stato<br />
così? Ovviamente no e la testimonianza<br />
di Rosanna, insieme a quella<br />
di altre protagoniste e protagonisti<br />
della mostra, ne è la riprova.<br />
Mattia Lento<br />
Museo Nazionale Svizzero, dal 16 gennaio<br />
al 14 aprile. www.landesmuseum.ch<br />
La lista dei nuovi corsi helias è online su<br />
www.helias.ch<br />
© Museo Nazionale Svizzero<br />
I Tedaldi, una<br />
storia d’amore<br />
nella Storia<br />
Un centinaio di lettere,<br />
minuziosamente<br />
ricostruite,<br />
che ripercorrono le<br />
vicende di un uomo e della sua famiglia<br />
nel decennio della sua assenza<br />
da casa, a cavallo della Seconda<br />
Guerra mondiale. L’uomo è Guido<br />
Tedaldi: scalpellino di origini italiane<br />
nato a Tenero nel 1909, militante<br />
in un gruppo socialista locarnese,<br />
poi nella gioventù comunista, attivo<br />
antifascista (e per questo minacciato<br />
di espulsione dalla Svizzera), fu<br />
uno dei circa 800 volontari antifascisti<br />
che dalla Svizzera partirono in difesa<br />
della Repubblica spagnola. La<br />
partenza di Guido lascia un vuoto<br />
che la moglie Ghida – madre sola e<br />
operaia – va a colmare. L’epistolario<br />
tra moglie e marito, mentre<br />
quest’ultimo si trova in Spagna, poi<br />
in un campo per rifugiati in Francia<br />
e infine in Russia, offre una testimonianza<br />
dell’amore tra i coniugi e della<br />
loro sofferenza, ma anche una finestra<br />
sulla vita della donna rimasta<br />
a casa e confrontata con pressioni di<br />
familiari e autorità a causa del marito<br />
e delle sue «attività politiche incompatibili<br />
coi doveri dell’ospitalità<br />
e turbanti la pace fra i cittadini». La<br />
biografia familiare di Tedaldi – che<br />
in una lettera del 1939 alla moglie<br />
scrive «mi si tratta come un padre<br />
snaturato […] Per aver voluto dare il<br />
mio aiuto a chi combatteva per la<br />
giustizia, per la libertà e per la<br />
pace?» – si interseca naturalmente<br />
con la grande Storia. Talvolta è lo<br />
stesso Guido, nelle sue lettere, a<br />
tracciare un quadro della situazione<br />
internazionale. In altri casi, è lo storico<br />
Renato Simoni, curatore del volume,<br />
a includere diverse fonti utili<br />
a ricostruire gli eventi. Di Simoni è<br />
anche il saggio introduttivo che serve<br />
a contestualizzare le vicende.<br />
Valeria Camia<br />
Il libro è disponibile online:<br />
fpct.ch/guido-e-margherita-tedaldi