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Henri Labrouste - Quaderno 30 - dicembre 2023

Fu in Francia che con Paestum ebbe inizio l’architettura moderna, scatenando un duro dibattito tra Horace Vernet, direttore dell'Académie de France a Roma, e Quatremère de Quincy, sécrétaire perpétuel de l'Académie a Parigi, il maggiore sostenitore dei principi estetici di Winckelmann. Protagonista fu il giovane architetto Henri Labrouste che da studente mise in crisi il linguaggio classico con una rilettura cronologica dei tre templi come graduale adattamento degli ideali ateniesi da parte dei coloni greci di Poseidonia. Tale progressione declassificava un canone senza tempo a fenomeno storico generato da un'identità locale, “Una pura e semplice rivoluzione che minò i fondamenti di una religione accademica” come avrebbe commentato Viollet-le-Duc alcuni anni dopo. Labrouste, il principale esponente della corrente razionalista nella Francia dell’Ottocento, rappresenta una figura chiave della cultura architettonica europea nell’importante passaggio al mondo moderno, tra i primi architetti a intuire le potenzialità dell’uso del ferro in architettura realizzando alcuni capolavori tra cui la Bibliothèque Nationale di Parigi.

Fu in Francia che con Paestum ebbe inizio l’architettura moderna, scatenando un duro dibattito tra Horace Vernet, direttore dell'Académie de France a Roma, e Quatremère de Quincy, sécrétaire perpétuel de l'Académie a Parigi, il maggiore sostenitore dei principi estetici di Winckelmann.
Protagonista fu il giovane architetto Henri Labrouste che da studente mise in crisi il linguaggio classico con una rilettura cronologica dei tre templi come graduale adattamento degli ideali ateniesi da parte dei coloni greci di Poseidonia. Tale progressione declassificava un canone senza tempo a fenomeno storico generato da un'identità locale, “Una pura e semplice rivoluzione che minò i fondamenti di una religione accademica” come avrebbe commentato Viollet-le-Duc alcuni anni dopo.
Labrouste, il principale esponente della corrente razionalista nella Francia dell’Ottocento, rappresenta una figura chiave della cultura architettonica europea nell’importante passaggio al mondo moderno, tra i primi architetti a intuire le potenzialità dell’uso del ferro in architettura realizzando alcuni capolavori tra cui la Bibliothèque Nationale di Parigi.

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<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong><br />

Il restauro di Paestum<br />

e l’architettura moderna<br />

I Quaderni


<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>. Il restauro di Paestum e l’architettura moderna<br />

Costabile Cerone<br />

Il lavoro dell'architetto francese <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (Parigi,<br />

1801 - Fontainebleau, 1875) (fig. 1), considerato<br />

il principale esponente razionalista della Francia ottocentesca,<br />

segna una tappa fondamentale<br />

nell'evoluzione dell'architettura moderna. Tra i primi<br />

a comprendere le potenzialità dell'uso del ferro e<br />

vetro in architettura, li utilizzò per la prima volta<br />

nella realizzazione della Bibliothèque Sainte-<br />

Geneviève (1843-1850) (fig. 2-10) a piazza del Panthéon<br />

a Parigi e successivamente per l'ampliamento<br />

della Bibliothèque Nationale de France (1860-1867)<br />

(fig. 3), considerata il suo capolavoro, dando forma<br />

all'idea della biblioteca moderna come tempio della<br />

conoscenza e come spazio per la contemplazione. Lo<br />

storico e critico dell'architettura Sigfried Giedion lo<br />

indicherà l'anticipatore del linguaggio architettonico<br />

moderno, come colui che rappresenterà la “figura di<br />

maggior spicco nel campo dell'architettura all'inizio<br />

dello sviluppo industriale”.<br />

Siamo agli esordi di quell'architettura in ferro che si<br />

svilupperà alla fine del XIX secolo, quando verranno<br />

realizzati capolavori pioneristici come la famosa<br />

Tour Eiffel completata nel 1899 in occasione<br />

dell'Esposizione Universale.<br />

La biblioteca di Sainte-Geneviève caratterizzata dai<br />

nuovi materiali e dalle nuove tecnologie costruttive<br />

offerte dalla produzione industriale rappresenta dunque<br />

un'innovazione in contrapposizione al tradizionale<br />

linguaggio classico dell'architettura di primo<br />

Ottocento.<br />

Per il progetto della suggestiva sala di lettura posizionata<br />

al primo piano dell'edificio, un grande spazio<br />

basilicale suddiviso in due grandi navate con volte a<br />

botte sostenute da una fila di colonne centrali - elementi<br />

di un audace intelaiatura metallica a vista -<br />

l'architetto sembra ricorrere a riferimenti tipologici<br />

che appartenevano alla sua personale esperienza formativa.<br />

Tra questi l'architettura del tempio di Hera I a<br />

Paestum, la cosiddetta basilica, considerata tale per<br />

la particolare cella rettangolare divisa da una fila centrale<br />

di colonne reggenti la copertura, che lo facevano<br />

assimilare dunque a un edificio pubblico - un “portico”<br />

- uno dei monumenti rilevati per un esame<br />

all'Accademia sostenuto nel 1829 durante il suo<br />

periodo di specializzazione in Italia, dal titolo “Restauration<br />

des temples de Paestum”.<br />

1<br />

Fig. 1. Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867)<br />

Ritratto di <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>, 1852<br />

Stampa (<strong>30</strong>,7 x 40,8 cm)<br />

Incisore Dien Claude-Marie-François (1787-1865)<br />

Bibliothèque Nationale de France, Parigi<br />

Fig. 2. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875)<br />

Bibliothèque Sainte-Geneviève, Parigi<br />

Sala di lettura<br />

2<br />

Fig. 3. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875)<br />

La nuova sala di lettura della Biblioteca Imperiale di<br />

Parigi<br />

Stampa dalla rivista The Illustrated London News,<br />

1868.<br />

Il grande spazio è caratterizzato da una copertura costituita da<br />

nove cupole metalliche decorate sostenute da esili colonne in<br />

ghisa


2<br />

3<br />

3


Il restauro dei templi di Paestum<br />

Il giovane <strong>Labrouste</strong>, dopo un apprendistato presso<br />

un importante atelier di architettura a Parigi, iniziò<br />

gli studi all' École des Beaux-Arts ottenendo nel 1824<br />

una borsa di studio - il Prix de Rome - che gli consentì<br />

un soggiorno formativo a Roma di cinque anni in qualità<br />

di " pensionnairs” presso Villa Medici, sede<br />

distaccata dell'Accademia di Francia, dedicandosi<br />

allo studio dei monumenti antichi e delle raffinate<br />

tecniche costruttive dell'architettura classica con<br />

grande autonomia di pensiero critico e in contrasto<br />

con la dottrina estetica accademica e di<br />

quell'immagine fissa e ideale dell'antichità sostenuta<br />

dai neoclassici.<br />

L'ordinamento accademico per i primi tre anni imponeva<br />

agli studenti residenti a Roma l'esecuzione del<br />

rilievo di edifici antichi per inviarli a Parigi ed essere<br />

sottoposti al giudizio dell'Accademia, mentre al quarto<br />

anno richiedeva l'elaborazione di un progetto di<br />

restauro di un edificio sulla base di dettagliati rilievi<br />

realizzati sul posto.<br />

Seguendo queste regole <strong>Labrouste</strong> nei primi anni eseguì<br />

molteplici rilievi in diverse località italiane,<br />

come Roma, Napoli e Pompei (fig. 4-5-7), i cui disegni<br />

sono per la maggior parte conservati al Dipartimento<br />

delle Stampe e della Fotografia della Biblioteca<br />

Nazionale di Francia e all'Accademia di Architettura<br />

di Parigi. Per l'“ envoi ” del quarto anno - esame<br />

per il passaggio all'anno superiore - scelse di compiere<br />

il rilievo dei tre templi di Paestum con un'ipotesi<br />

grafica di restauro. In questo lavoro concentrò le<br />

riflessioni e le idee maturate insieme ai suoi amici di<br />

studio; futuri architetti che segneranno l'architettura<br />

francese del XIX secolo, tra cui Joseph-Louis Duc,<br />

autore del Palazzo di Giustizia a Parigi, e Jacques<br />

Félix Duban (1797-1870) (fig. 6), autore del restauro<br />

di alcuni castelli e del completamento della Galleria<br />

dell'Apollo al Louvre, suo compagno di viaggio<br />

durante il primo sopralluogo a Paestum nel 1826. In<br />

quell'occasione Duban realizzò un veloce disegno a<br />

matita successivamente utilizzato per una veduta<br />

interna all'acquerello del tempio di Nettuno (fig. 26-<br />

27).<br />

Due anni dopo <strong>Labrouste</strong> tornò presso le antiche rovine<br />

con tutto il materiale necessario per eseguire i<br />

rilievi - matite, pennelli, quaderni per schizzi, squadre,<br />

compassi, rotella metrica e filo a piombo - sog-<br />

4<br />

4


6<br />

Fig. 4. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875)<br />

Pompei, Casa del poeta tragico, 1826<br />

Veduta prospettica dell'atrio<br />

(Casa romana risalente al II secolo a.C.)<br />

Grafite, penna, lavaggio a colori (26,2 x 20,8 cm)<br />

Bibliothèque Nationale de France, Parigi<br />

Fig. 5. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875)<br />

Paesaggio a Capri,1824-18<strong>30</strong><br />

Grafite, penna, lavaggio a colori (26,5 x 20,8 cm)<br />

Bibliothèque Nationale de France, Parigi<br />

Fig. 6. Domenica Monvoisin (1807-1881)<br />

Ritratto di Felix Duban, 1873<br />

Miniatura su avorio (8,5 x 11 cm)<br />

Collezione del Museo del Louvre, Parigi<br />

5<br />

5


giornandovi per un lungo periodo di tempo, malgrado<br />

le numerose difficoltà e i pericoli di quel luogo<br />

malsano e disabitato.<br />

Completata una serie di ventitré raffinate tavole<br />

ritoccate all'acquerello che illustrano lo stato di rilievo<br />

e di ricostruzione grafica dei monumenti,<br />

nell'aprile del 1829 inviò a Parigi il suo lavoro su “La<br />

restauration des temples de Paestum” (fig. 11÷23)<br />

accompagnato da una relazione sullo stato conservativo<br />

e su di una diversa ipotesi cronologica della loro<br />

costruzione.<br />

In particolare per il tempio dedicato al dio protettore<br />

della città, il tempio di Nettuno, considerato l'ultimo<br />

eretto dei tre monumenti in quanto maggiormente<br />

paragonabile al modello del classico tempio greco,<br />

affermò che la sua purezza stilistica indicasse il contrario,<br />

ossia il primo ad essere fabbricato “in un<br />

tempo in cui i fondatori di Poseidonia non avevano<br />

ancora dimenticato i principi architettonici che avevano<br />

portato con sé dalla Grecia”, mentre gli altri<br />

due, che non mostravano la stessa perfezione formale,<br />

erano il semplice frutto di un processo di adattamento<br />

alle nuove condizioni ambientali, sociali e<br />

politiche dell'ambiente coloniale, configurandosi<br />

come l'architettura tipica di Poseidonia.<br />

Architetture dunque determinate semplicemente da<br />

esigenze strutturali, funzionali e pratiche, quali la<br />

tipologia e la disponibilità dei materiali da costruzione,<br />

e non da un'ininterrotta ricerca di una forma ideale<br />

definitiva come invece sostenuto dalla consolidata<br />

dottrina accademica, pertanto architetture di caratteristiche<br />

e validità locali piuttosto che universali.<br />

Per queste osservazioni, nonostante l'eccezionale<br />

qualità di rappresentazione e di dettaglio del suo lavoro,<br />

fu oggetto di un'accesa polemica accademica, scatenando<br />

un duro dibattito tra il pittore Horace Vernet<br />

(fig. 8), direttore dell'Académie de France a Roma, e<br />

l'archeologo e teorico dell'architettura Quatremère<br />

de Quincy (fig. 9), sécrétaire perpétuel de<br />

l'Académie a Parigi, il maggiore sostenitore dei principi<br />

estetici di Winckelmann, che rimproverando<br />

<strong>Labrouste</strong> di aver respinto le critiche dei suoi maestri,<br />

mise in dubbio l'esattezza dei suoi disegni. Di<br />

fatto una delle questioni sollevate, piuttosto pretestuosa,<br />

si fondava sulla non corrispondenza dei disegni<br />

con quanto precedentemente rilevato dall'architetto<br />

Claude-Mathieu Delagardette nell'opera “Les ruines<br />

de Paestum ou Posidonia” del 1799, fino ad allora<br />

l'autorevole testo di riferimento dell'Académie<br />

sull'argomento.<br />

Horace, dopo un sopralluogo di verifica a Paestum<br />

nella primavera del 18<strong>30</strong>, prese le difese del giovane<br />

architetto inviando a Parigi una relazione in cui<br />

garantiva l'autenticità di quanto rappresentato dallo<br />

7<br />

6


studente in riferimento agli innumerevoli errori<br />

riscontrati nell'opera di Delagardette. In risposta il<br />

segretario dell'Académie condannò con veemenza<br />

l'intervento del direttore che rassegnate le dimissioni<br />

furono respinte dal ministro degli interni François<br />

Guizot.<br />

In breve tempo la semplice polemica fra i dirigenti<br />

dell'Istituzione assunse la proporzione di un affare di<br />

Stato, tanto che la stampa dell'epoca si fece portavoce<br />

dell'aspra controversia.<br />

Di fronte alla consolidata dottrina accademica<br />

dell'Ecole des Beaux-Arts, che spesso costituiva un<br />

freno a qualunque cambiamento, il giovane <strong>Labrouste</strong>,<br />

affermando le proprie posizioni sull'argomento,<br />

aprì la strada alle successive generazioni di architetti<br />

e allo sviluppo dell'architettura moderna capace di<br />

adattarsi alle nuove esigenze di un mondo in rapido<br />

sviluppo industriale e tecnologico.<br />

Molti anni dopo la sua opera fu descritta<br />

dall'architetto Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc una<br />

vera e propria rivoluzione in architettura sfidando la<br />

supremazia del classicismo.<br />

Fig. 8. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875)<br />

Maison du Tasse à Sorrente , 1826<br />

Grafite, penna, lavaggio a colori (17,7 x 11cm)<br />

Bibliothèque Nationale de France, Parigi<br />

Fig. 8. Alexis Witkofsky<br />

Ritratto di Horace Vernet rappresentato in abito<br />

accademico, 1864<br />

Olio su tela (81 x 101 cm)<br />

Musée des châteaux de Versailles et de Trianon,<br />

Versailles, Francia<br />

Fig. 9. François Joseph Heim (1787-1865)<br />

Ritratto di Quatremère de Quincy, de l'Institut,<br />

archéologue, 1825<br />

Matita su carta (12,1 x 16,4 cm)<br />

Collezione del Museo del Louvre, Parigi<br />

8<br />

9<br />

7


10<br />

Fig. 10. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875)<br />

Sezione trasversale della sala di lettura e dell'atrio<br />

delle scale<br />

Bibliothèque Sainte-Geneviève, Parigi<br />

8


9


11<br />

Fig. 11. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 5 - Prospetto Tempio di Nettuno - Restauro,<br />

1828 - scala 1:40<br />

Inchiostro e acquerello su carta (98 x 67 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

10


11


12<br />

Fig. 12. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 7 - Sezione Tempio di Nettuno - Restauro, 1828<br />

- scala 1:40<br />

Inchiostro e acquerello su carta (98,5 x 66,9 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

12


Nel progetto di restauro del tempio sono rappresentati gli<br />

ornamenti interni, gli accessori necessari al culto e la<br />

colossale statua di Nettuno (Poseidone), la divinità a cui<br />

si attribuiva la protezione dell'antica città. Posta in fondo<br />

alla cella, il dio protettore realizzato in pietra è raffigurato<br />

in piedi seminudo con drappeggio, il tridente alla sinistra<br />

e una sfera di bronzo nella mano destra, rappresentazione<br />

simbolica del suo epiteto ricorrente di “Colui che<br />

scuote la terra”.<br />

13


13<br />

14<br />

14


Fig. 13. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 8 - Laterale e sezione Tempio di Nettuno - Stato<br />

attuale, 1828<br />

Inchiostro e acquerello su carta (191,5 x 66,4 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

Fig. 14. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 4 - Prospetto Tempio di Nettuno - Stato attuale,<br />

1828 - scala 1:40<br />

Inchiostro e acquerello su carta (98 x 67 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

Fig. 15. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 6 - Sezione Tempio di Nettuno - Stato attuale,<br />

1828 - scala 1:40<br />

Inchiostro e acquerello su carta (98 x 67 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

15<br />

15


16<br />

Fig. 16. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 10 - Sezione longitudinale Tempio di Nettuno -<br />

Stato attuale, 1828<br />

Inchiostro e acquerello su carta (191 x 66,7 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

17<br />

Fig. 17. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 11 - Sezione longitudinale Tempio di Nettuno -<br />

Restauro, 1828<br />

Inchiostro e acquerello su carta (189,2 x 66,7 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

16


17


18<br />

Fig. 18. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 15 - Tempio di Cerere - Stato attuale, 1828<br />

Prospetto, pianta, sezione trasversale e sezione longitudinale<br />

Inchiostro e acquerello su carta (190 x 67 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

19<br />

Fig. 19. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 16 - Tempio di Cerere - Restauro, 1828<br />

Prospetto, pianta, sezione trasversale e sezione longitudinale<br />

Inchiostro e acquerello su carta (191 x 66,7 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

La statua drappeggiata di Cerere realizzata in avorio e<br />

legno, la divinità a cui tradizionalmente è dedicato il tempio,<br />

è posta in fondo alla cella seduta su di un trono.<br />

18


19


20<br />

Fig. 20. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 18 - Portico (La Basilica) - Stato attuale, 1828<br />

Pianta, sezione trasversale e prospetto<br />

Inchiostro e acquerello su carta (191 x 66,7 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

21<br />

Fig. 21. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 19 - Portico (La Basilica) - Restauro, 1828<br />

Pianta, sezione trasversale e prospetto<br />

Inchiostro e acquerello su carta (190 x 66,3 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

20


21


22<br />

23<br />

22


Fig. 9. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 22 - Sezione longitudinale Portico (La Basilica)<br />

- Restauro, 1828<br />

Inchiostro e acquerello su carta (190 x 66,3 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

24<br />

Fig. 23. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Tavola 20 - Dettagli Portico (La Basilica), 1828<br />

Pianta, sezione trasversale e prospetto<br />

Inchiostro e acquerello su carta (98,5 x 67 cm)<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

Fig. 24. Eugène Guillaume (1822-1905)<br />

Busto di <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong><br />

Bibliothèque Sainte-Geneviève, Parigi<br />

Con una fila di colonne centrali che formano due gallerie<br />

e l'anomalo numero delle colonne della peristasi, questo<br />

edificio fu interpretato come un “porticato”, nel<br />

significato di basilica romana, una struttura porticata<br />

adibita all'amministrazione della giustizia e alle<br />

assemblee dei cittadini.<br />

<strong>Labrouste</strong> per il progetto di ricostruzione si ispirò alla<br />

Stoà Pecile di Atene, un portico dipinto di vari colori<br />

destinato a riunioni pubbliche, lasciando le pareti libere<br />

in modo che potessero essere utilizzate per mostrare i<br />

dipinti e le iscrizioni di atti o opinioni che si volevano<br />

portare all'attenzione dei cittadini. La prima colonna<br />

dell'asse centrale posizionata in corrispondenza<br />

dell'ingresso principale non presenta su di un lato le<br />

tipiche scanalature, presentandosi liscia per un terzo<br />

della sua circonferenza, caratteristica motivata da<br />

<strong>Labrouste</strong> come uno spazio per collocare nel luogo più<br />

visibile i regolamenti delle assemblee tenute al suo<br />

interno.<br />

A completamento della decorazione, aggiunse intorno al<br />

camminamento delle lance e scudi utilizzati in battaglia<br />

dagli antichi abitanti di Poseidonia, dei trofei di guerra<br />

per ricordare ai cittadini le virtù dei loro antenati e<br />

ispirarli al desiderio di imitarli.<br />

23


25<br />

Fig. 25. <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875)<br />

Disegni di Paestum<br />

Esposti alla mostra “<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>: Structure<br />

Brought to Light” tenuta nel 2013 al MoMA, Museum<br />

of Modern Art, New York<br />

“<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>: Structure Brought to Light”, l'ultima<br />

mostra personale sull'architetto dove si mise in evidenza<br />

il suo lavoro come una pietra miliare nell'evoluzione<br />

dell'architettura moderna, si tenne con grande successo<br />

al MoMA, Museum of Modern Art di New York nel 2013,<br />

in collaborazione con la Cité de l'architecture & du patrimoine<br />

(Museo di architettura di Parigi), la Bibliothèque<br />

nationale de France e con la partecipazione<br />

dell'Académie d'architecture.<br />

24


25


26<br />

26


27<br />

Fig. 26. Félix Duban (1797-1870)<br />

Paestum, l'interno del tempio di Nettuno, 1826<br />

Inchiostro marrone su linee a matita (11 x 15,5 cm)<br />

Collezione privata, Parigi<br />

Fig. 27. Felix Duban (1798-1870)<br />

Tempio di Nettuno a Paestum, 1826<br />

Disegno preparatorio a matita (23 x 17 cm)<br />

Da un Album dei disegni architettonici realizzati da<br />

Félix Duban durante il suo soggiorno a Villa Medici tra<br />

il 1823 e il 1828 (Tomo III)<br />

Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts, Parigi<br />

Riferimenti bibliografici:<br />

<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>, Les temples de Paestum. Restauration exécutée<br />

en 1829 par <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>, Typographie et librairie de Firmin-<br />

Didot et C., Paris, 1877<br />

M. L. Dassy, Compte rendu sur la Restauration de Paestum,<br />

exécutée en 1829 par <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>, Editore J. Baur, Parigi,<br />

1879 (Relazione sul restauro di Paestum eseguito nel 1829 da<br />

<strong>Henri</strong> Larouste), della serie Restaurations des architectes<br />

pensionnaires de l'Académie de France à Rome<br />

Sigfried Giedion, Spazio tempo e architettura, lo sviluppo di una<br />

nuova tradizione, Hoepli, Milano 1954<br />

Pierre Saddy, <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>, architecte 1801-1875, Caisse<br />

nationale des Monuments Historiques, Parigi, 1977<br />

Arthur Drexler, a cura di, The Architecture of the Ècole des<br />

beauxarts, catalogo della mostra al Museo d'Arte Moderna, New<br />

York, 1975<br />

Renzo Dubbini, a cura di, <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801-1875), Edizione<br />

Electa, 2002<br />

Maria Grazia Tampieri, <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>, in Umberto Eco (a cura<br />

di), Storia della Civiltà Europea, vol. L'Ottocento, 2011<br />

Isabelle Chave, Après le prix de Rome. La formation à l'Académie<br />

de France à Rome sous le directorat d'Horace Vernet (1829-1834),<br />

à travers sa correspondance, in Romantisme 2011/3 (n.153),<br />

Éditeur Armand Colin, Francia<br />

Corinne Belier, Barry Bergdoll, Marc le Coeur, <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>.<br />

Structure brought to light, The Museum of Modern Art, New York,<br />

2013 (Catalogo della mostra)<br />

Martin Bressani, The Paestum Controversy, in “<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong>.<br />

Structure brought to light”, The Museum of Modern Art, New<br />

York, 2013<br />

Vittorio Uccelli, La biblioteca Sainte-Geneviève di <strong>Henri</strong><br />

<strong>Labrouste</strong> e la questione del carattere degli edifici, Aión Edizioni<br />

“Saggi - Architettura”, Firenze, 2013<br />

Annunziata Maria Oteri (a cura di), Viollet-le-Duc e l'Ottocento.<br />

Contributi a margine di una celebrazione (1814-2014),<br />

ArcHistoR, Università Mediterranea di Reggio Calabria, 2017<br />

Stefania Pollone, Restauri dell'antico a Paestum. Proposte e<br />

cantieri tra Settecento e Ottocento, Nardini Editore, 2020<br />

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Fu in Francia che con Paestum ebbe inizio<br />

l'architettura moderna, scatenando un duro dibattito<br />

tra Horace Vernet, direttore dell'Académie de France<br />

a Roma, e Quatremère de Quincy, sécrétaire<br />

perpétuel de l'Académie a Parigi, il maggiore<br />

sostenitore dei principi estetici di Winckelmann.<br />

Protagonista fu il giovane architetto <strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong><br />

che da studente mise in crisi il linguaggio classico con<br />

una rilettura cronologica dei tre templi come<br />

graduale adattamento degli ideali ateniesi da parte<br />

dei coloni greci di Poseidonia. Tale progressione<br />

declassificava un canone senza tempo a fenomeno<br />

storico generato da un'identità locale, “Una pura e<br />

semplice rivoluzione che minò i fondamenti di una<br />

religione accademica” come avrebbe commentato<br />

Viollet-le-Duc alcuni anni dopo.<br />

<strong>Labrouste</strong>, il principale esponente della corrente<br />

razionalista nella Francia dell'Ottocento,<br />

rappresenta una figura chiave della cultura<br />

architettonica europea nell'importante passaggio al<br />

mondo moderno, tra i primi architetti a intuire le<br />

potenzialità dell'uso del ferro in architettura<br />

realizzando alcuni capolavori tra cui la Bibliothèque<br />

Nationale di Parigi.<br />

Immagine di copertina<br />

<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong> (1801 -1875)<br />

Sezione Tempio di Nettuno - Restauro, 1828<br />

Particolare<br />

École nationale supérieure des beaux-arts, Parigi<br />

collana<br />

I Quaderni dell’Arte<br />

a cura di Costabile Cerone<br />

<strong>Quaderno</strong> <strong>30</strong> - <strong>dicembre</strong> <strong>2023</strong><br />

<strong>Henri</strong> <strong>Labrouste</strong><br />

Il restauro di Paestum e l’architettura moderna<br />

Copyright: © <strong>2023</strong> PAESTUMinARTE<br />

Questo è un articolo ad accesso aperto distribuito secondo i termini della Creative Commons<br />

Licenza 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

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