Makinglife N.6 2023
Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.
Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.
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Soft<br />
skills<br />
alimenta i dissapori e va a scapito della<br />
produttività e del benessere dei singoli.<br />
ACCOGLIERE<br />
IL CAMBIAMENTO<br />
È FACILE SOLO<br />
A PAROLE<br />
Gli studi effettuati in ambito risorse<br />
umane mostrano come le persone<br />
trascorrano gran parte del tempo<br />
dedicato al lavoro nel tentativo di<br />
risolvere conflitti nati nell’ambiente<br />
professionale. Del resto, si tratta di uno<br />
dei problemi che giunge più spesso<br />
all’attenzione dei manager e dei<br />
responsabili HR.<br />
Perché tutte queste attenzioni, da<br />
cosa sono giustificate? I conflitti<br />
rappresentano delle discontinuità<br />
nelle relazioni: interrompono la<br />
routine, perturbano l’ordine esistente<br />
e costringono a definirne uno nuovo.<br />
Tuttavia, per creare i paradigmi utili<br />
a gestire la situazione in divenire non<br />
possiamo fare riferimento a regole<br />
preimpostate, che mal si adatterebbero<br />
Abilità che fanno riferimento alle<br />
capacità relazionali e di interazione e<br />
ai comportamenti che caratterizzano<br />
il modo in cui ci si pone nel contesto<br />
lavorativo.<br />
Non sono strettamente legate a un<br />
ruolo professionale, ma risultano<br />
fondamentali nell’interazione con gli<br />
altri. Sono aspetti molto difficili da sviluppare solo attraverso<br />
l’esperienza professionale e la formazione perché derivano dal<br />
contesto socio-culturale in cui un individuo è nato e vissuto.<br />
alle diverse esigenze e ai differenti<br />
contesti: siamo costretti ad appellarci<br />
alle nostre risorse interiori. Ecco<br />
perché la capacità di gestire il conflitto<br />
dipende in larga parte dalla capacità<br />
di accogliere il cambiamento senza<br />
opporsi e senza tentare disperatamente<br />
di ripristinare un equilibrio ormai<br />
irrecuperabile.<br />
Ma, malgrado ciò che siamo portati<br />
a credere, la mente è ostile alle<br />
novità: accetta il cambiamento solo<br />
quando non è incoerente rispetto alle<br />
convinzioni o a esperienze passate e<br />
si affida volentieri al pilota automatico<br />
delle decisioni istintive (che hanno<br />
origine dal cosiddetto cervello rettiliano)<br />
quando si trova ad affrontare vicende<br />
potenzialmente dolorose, con l’unico<br />
scopo di assicurare la sopravvivenza del<br />
singolo.<br />
CONTRAPPOSIZIONE<br />
VERSO CHI?<br />
Nei casi sopra citati, ben poco può<br />
la motivazione: se il cervello tende<br />
per default a scegliere lo schema<br />
che richiede un dispendio energetico<br />
minore, come convincerlo a orientarsi<br />
verso una direzione più onerosa? Una<br />
delle possibili soluzioni è quella di<br />
abituarlo a riconoscere l’avvio di un<br />
processo mentale automatico e al suo<br />
disinnesco.<br />
Perché il singolo individuo sia in<br />
grado di riconoscere e disinnescare<br />
stimoli potenzialmente conflittuali, è<br />
necessario che venga esercitato nella<br />
sua capacità di mettere in dubbio la<br />
propria percezione e i fatti così come<br />
gli vengono presentati e di attivare<br />
una forma di autocontrollo sui propri<br />
comportamenti. Due aspetti che<br />
afferiscono alla corteccia prefrontale,<br />
la parte più recente del cervello, tipica<br />
degli esseri superiori.<br />
Accettare un cambiamento ed essere<br />
disposti a rivedere e a ridefinire le<br />
relazioni interpersonali non è quindi<br />
frutto di uno sforzo fra sé e gli altri,<br />
ma fra due componenti di sé. Una<br />
contrapposizione fra le esigenze<br />
dell’individuo e del suo interlocutore,<br />
del gruppo esteso, una continua<br />
oscillazione fra il bisogno di farsi<br />
rispettare (“non posso cedere sempre”)<br />
e la necessità di concedere spazio ai<br />
colleghi (“dopotutto, non sono l’unico<br />
in azienda ad avere il diritto di essere<br />
ascoltato”), di tutelare le proprie<br />
aspettative rendendo possibile il<br />
raggiungimento degli obiettivi aziendali.<br />
L’IMPORTANZA<br />
DELLE SOFT SKILLS<br />
All’interno delle organizzazioni, il<br />
conflitto può essere alla base della<br />
crescita e del miglioramento del gruppo<br />
e dei suoi componenti oppure il punto di<br />
inizio di una crisi irreversibile, che porta<br />
al progressivo deterioramento del clima<br />
nell’ambiente di lavoro. Fra i fattori che<br />
influenzano il suo andamento e che,<br />
pertanto, possono fare la differenza<br />
nell’esito globale, gli esperti segnalano<br />
lo stile di leadership aziendale, la<br />
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