05.12.2023 Views

Makinglife N.6 2023

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

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Soft<br />

skills<br />

alimenta i dissapori e va a scapito della<br />

produttività e del benessere dei singoli.<br />

ACCOGLIERE<br />

IL CAMBIAMENTO<br />

È FACILE SOLO<br />

A PAROLE<br />

Gli studi effettuati in ambito risorse<br />

umane mostrano come le persone<br />

trascorrano gran parte del tempo<br />

dedicato al lavoro nel tentativo di<br />

risolvere conflitti nati nell’ambiente<br />

professionale. Del resto, si tratta di uno<br />

dei problemi che giunge più spesso<br />

all’attenzione dei manager e dei<br />

responsabili HR.<br />

Perché tutte queste attenzioni, da<br />

cosa sono giustificate? I conflitti<br />

rappresentano delle discontinuità<br />

nelle relazioni: interrompono la<br />

routine, perturbano l’ordine esistente<br />

e costringono a definirne uno nuovo.<br />

Tuttavia, per creare i paradigmi utili<br />

a gestire la situazione in divenire non<br />

possiamo fare riferimento a regole<br />

preimpostate, che mal si adatterebbero<br />

Abilità che fanno riferimento alle<br />

capacità relazionali e di interazione e<br />

ai comportamenti che caratterizzano<br />

il modo in cui ci si pone nel contesto<br />

lavorativo.<br />

Non sono strettamente legate a un<br />

ruolo professionale, ma risultano<br />

fondamentali nell’interazione con gli<br />

altri. Sono aspetti molto difficili da sviluppare solo attraverso<br />

l’esperienza professionale e la formazione perché derivano dal<br />

contesto socio-culturale in cui un individuo è nato e vissuto.<br />

alle diverse esigenze e ai differenti<br />

contesti: siamo costretti ad appellarci<br />

alle nostre risorse interiori. Ecco<br />

perché la capacità di gestire il conflitto<br />

dipende in larga parte dalla capacità<br />

di accogliere il cambiamento senza<br />

opporsi e senza tentare disperatamente<br />

di ripristinare un equilibrio ormai<br />

irrecuperabile.<br />

Ma, malgrado ciò che siamo portati<br />

a credere, la mente è ostile alle<br />

novità: accetta il cambiamento solo<br />

quando non è incoerente rispetto alle<br />

convinzioni o a esperienze passate e<br />

si affida volentieri al pilota automatico<br />

delle decisioni istintive (che hanno<br />

origine dal cosiddetto cervello rettiliano)<br />

quando si trova ad affrontare vicende<br />

potenzialmente dolorose, con l’unico<br />

scopo di assicurare la sopravvivenza del<br />

singolo.<br />

CONTRAPPOSIZIONE<br />

VERSO CHI?<br />

Nei casi sopra citati, ben poco può<br />

la motivazione: se il cervello tende<br />

per default a scegliere lo schema<br />

che richiede un dispendio energetico<br />

minore, come convincerlo a orientarsi<br />

verso una direzione più onerosa? Una<br />

delle possibili soluzioni è quella di<br />

abituarlo a riconoscere l’avvio di un<br />

processo mentale automatico e al suo<br />

disinnesco.<br />

Perché il singolo individuo sia in<br />

grado di riconoscere e disinnescare<br />

stimoli potenzialmente conflittuali, è<br />

necessario che venga esercitato nella<br />

sua capacità di mettere in dubbio la<br />

propria percezione e i fatti così come<br />

gli vengono presentati e di attivare<br />

una forma di autocontrollo sui propri<br />

comportamenti. Due aspetti che<br />

afferiscono alla corteccia prefrontale,<br />

la parte più recente del cervello, tipica<br />

degli esseri superiori.<br />

Accettare un cambiamento ed essere<br />

disposti a rivedere e a ridefinire le<br />

relazioni interpersonali non è quindi<br />

frutto di uno sforzo fra sé e gli altri,<br />

ma fra due componenti di sé. Una<br />

contrapposizione fra le esigenze<br />

dell’individuo e del suo interlocutore,<br />

del gruppo esteso, una continua<br />

oscillazione fra il bisogno di farsi<br />

rispettare (“non posso cedere sempre”)<br />

e la necessità di concedere spazio ai<br />

colleghi (“dopotutto, non sono l’unico<br />

in azienda ad avere il diritto di essere<br />

ascoltato”), di tutelare le proprie<br />

aspettative rendendo possibile il<br />

raggiungimento degli obiettivi aziendali.<br />

L’IMPORTANZA<br />

DELLE SOFT SKILLS<br />

All’interno delle organizzazioni, il<br />

conflitto può essere alla base della<br />

crescita e del miglioramento del gruppo<br />

e dei suoi componenti oppure il punto di<br />

inizio di una crisi irreversibile, che porta<br />

al progressivo deterioramento del clima<br />

nell’ambiente di lavoro. Fra i fattori che<br />

influenzano il suo andamento e che,<br />

pertanto, possono fare la differenza<br />

nell’esito globale, gli esperti segnalano<br />

lo stile di leadership aziendale, la<br />

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