05.12.2023 Views

Makinglife N.6 2023

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

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variava: da una parte il<br />

maschio dominante e<br />

dall’altra potevano esserci la<br />

femmina alfa o un maschio<br />

subordinato. Come previsto,<br />

il maschio alfa tendeva ad<br />

accaparrarsi il cibo per primo<br />

e in maggiori quantità.<br />

Tuttavia, la politica sociale<br />

degli scimpanzé è complessa:<br />

se il maschio dominante<br />

avesse consumato tutto il<br />

cibo senza condividerlo con<br />

un maschio subordinato, ciò<br />

avrebbe generato tensioni<br />

all’interno del gruppo,<br />

dovuta alla percezione di un<br />

comportamento dispotico da<br />

parte del maschio alfa.<br />

L’esperimento ha rivelato<br />

che il maschio dominante,<br />

rispettando queste<br />

dinamiche, tendeva a non<br />

appropriarsi di tutto il<br />

cibo. Alle femmine, inoltre,<br />

lasciava una porzione di<br />

cibo maggiore rispetto al<br />

maschio non dominante, in<br />

virtù del loro ruolo potenziale<br />

di madri. Con i maschi<br />

subordinati condivideva<br />

meno, mantenendo<br />

l’equilibrio gerarchico.<br />

Il concetto quindi è che le<br />

interazioni sono complesse e<br />

fortemente influenzate dalle<br />

capacità cognitive e dal livello<br />

evolutivo della specie.<br />

A livello di specie invece?<br />

Anche a livello di specie<br />

il conflitto può trovare<br />

un equilibrio tra le parti,<br />

ad esempio nei casi di<br />

simbiosi. Spesso pensiamo<br />

alla simbiosi come a una<br />

relazione armoniosa, ma<br />

di solito è il risultato di un<br />

equilibrio in cui ogni parte<br />

persegue principalmente<br />

il proprio interesse: il<br />

fatto che le specie non si<br />

danneggino reciprocamente<br />

è un comportamento<br />

altrettanto egoistico che<br />

garantisce a entrambe le<br />

parti di mantenere attivo<br />

il rapporto continuando<br />

a trarne vantaggio. La<br />

risoluzione del conflitto<br />

in simbiosi è un esempio<br />

di come l’ottimizzazione<br />

degli interessi individuali<br />

possa portare a un beneficio<br />

reciproco.<br />

Quindi in fondo la simbiosi<br />

in natura qualcosa può<br />

insegnarci rispetto al<br />

conflitto...<br />

L’equilibrio che emerge<br />

nelle relazioni simbiotiche<br />

è affascinante perché<br />

ci fa rendere conto che,<br />

nonostante la nostra natura<br />

egoistica – una caratteristica<br />

intrinseca a tutti gli esseri<br />

viventi – è possibile trovare<br />

un equilibrio. Questo<br />

equilibrio non elimina<br />

l’egoismo, ma lo gestisce<br />

attraverso il compromesso.<br />

In natura osserviamo che<br />

anche organismi semplici<br />

e dal comportamento<br />

meccanico riescono a<br />

negoziare e a coesistere in<br />

maniera funzionale.<br />

Certo, non tutti gli<br />

esperimenti di simbiosi<br />

hanno successo, alcuni hanno<br />

fallito e noi non li vediamo.<br />

Ma quelli che sopravvivono lo<br />

fanno non perché aboliscono<br />

l’egoismo, bensì perché<br />

imparano a controllarlo, a<br />

“<br />

La<br />

risoluzione<br />

del conflitto<br />

in simbiosi è<br />

un esempio<br />

di come<br />

l’ottimizzazione<br />

degli interessi<br />

individuali<br />

possa portare<br />

a un beneficio<br />

reciproco<br />

trovare un punto di incontro.<br />

Nell’introduzione al tuo libro<br />

racconti che ognuno di noi<br />

ospita nel suo organismo una<br />

vasta comunità microbica<br />

(circa 1.000 specie) con<br />

cui intrattiene diverse<br />

relazioni di scambio. In<br />

questo contesto, dovremmo<br />

considerare che l’evoluzione<br />

avvenga come insieme di<br />

comunità o come singoli<br />

individui?<br />

Questa è la domanda delle<br />

domande, perché ci siamo<br />

resi conto solo da poco che<br />

l’evoluzione è più complessa<br />

di come la immaginavamo e<br />

che l’ambiente ha un impatto<br />

più significativo di quanto<br />

si pensasse in precedenza.<br />

Capire il punto di equilibrio tra<br />

individualità e comunità è il<br />

nodo centrale della questione.<br />

Il concetto è che noi siamo<br />

contemporaneamente sia<br />

individui che comunità. Da<br />

un lato, ogni organismo è<br />

un individuo con un proprio<br />

genoma che si evolve<br />

attraverso mutazioni e<br />

selezione naturale. Questo<br />

è il livello di evoluzione che<br />

Darwin ha descritto, dove le<br />

variazioni sono registrate a<br />

livello dei geni e si diffondono<br />

o spariscono nelle popolazioni.<br />

Dall’altro lato, gli organismi<br />

non vivono isolati, ma in<br />

comunità dove interagiscono<br />

con altri organismi, con<br />

membri della stessa specie<br />

ma anche con l’ambiente<br />

inorganico. Queste interazioni<br />

possono influenzare<br />

l’evoluzione in modi che non<br />

sono direttamente codificati<br />

nei geni di un individuo,<br />

un livello oggi chiamato<br />

“epigenetico”. L’epigenetica<br />

e le relazioni simbiotiche<br />

stanno espandendo la<br />

nostra comprensione<br />

dell’adattamento evolutivo.<br />

C’è – giusto per restare<br />

in tema – una sorta di<br />

conflitto tra le teorie di<br />

Darwin, che enfatizzano la<br />

selezione naturale basata<br />

sulla variabilità genetica e<br />

l’adattamento dei singoli<br />

individui, e le idee di<br />

Lamarck, che proponevano<br />

l’adattamento come risultato<br />

di caratteristiche acquisite<br />

per rispondere alle necessità<br />

ambientali. Semplificando,<br />

potremmo dire che il modello<br />

evolutivo darwiniano ha al suo<br />

interno anche meccanismi<br />

di tipo lamarckiano: sebbene<br />

i meccanismi descritti da<br />

Darwin rimangano centrali,<br />

l’interazione con l’ambiente<br />

potrebbe avere un ruolo<br />

altrettanto significativo.<br />

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