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Makinglife N.6 2023

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

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makinglife | dicembre <strong>2023</strong><br />

scienza: raccontare come<br />

stanno le cose intorno<br />

a noi, senza omissioni<br />

o condizionamenti. Una<br />

responsabilità che non<br />

viene meno in ambito<br />

internazionale, come<br />

base dei programmi di<br />

cooperazione tra università<br />

e centri di ricerca.<br />

Qual è il ruolo della<br />

cooperazione nel contesto<br />

internazionale?<br />

Ritengo che la<br />

cooperazione scientifica<br />

sia ormai un elemento<br />

essenziale di ogni progetto<br />

di ricerca che operi alla<br />

frontiera della conoscenza.<br />

C’è naturalmente una<br />

considerazione di tipo<br />

scientifico in quanto<br />

spesso è dal confronto<br />

che nascono le idee più<br />

ambizione e le scoperte<br />

più innovative. Inoltre,<br />

alcune imprese conoscitive<br />

sarebbero fisicamente<br />

ed economicamente<br />

impossibili da portare<br />

a termine senza la<br />

collaborazione con colleghi,<br />

enti e infrastrutture di<br />

ricerca in tutto il mondo.<br />

Ad esempio, non sarebbe<br />

stato possibile ottenere<br />

l’immagine di un buco<br />

nero senza i telescopi<br />

interconnessi del progetto<br />

internazionale EHT sparsi<br />

in tutto il mondo, dagli USA<br />

al Cile, dalla Groenlandia<br />

al Messico, dall’Europa al<br />

Polo Sud. Ma c’è anche<br />

una dimensione culturale<br />

altrettanto importante che<br />

deriva dalle conseguenze di<br />

una scoperta, che possono<br />

rendere necessaria<br />

una regolamentazione<br />

a livello internazionale<br />

nell’interesse dei cittadini.<br />

Nel 2014, in quanto<br />

coordinatrice del<br />

consorzio europeo<br />

NeuroStemcellrepair,<br />

insieme al coordinatore<br />

del consorzio Transeuro,<br />

entrambi dedicati allo<br />

studio delle staminali<br />

come possibile base per<br />

il trattamento di malattie<br />

neurodegenerative come<br />

Parkinson e Huntington,<br />

abbiamo coinvolto<br />

ricercatori dal Giappone,<br />

Stati Uniti, Regno Unito,<br />

Germania e Italia per<br />

creare il consorzio globale<br />

GForce. L’obiettivo di<br />

questa iniziativa era<br />

stimolare la collaborazione<br />

tra i gruppi che nel mondo<br />

lavorano con staminali<br />

pluripotenti su queste<br />

malattie e condividere<br />

gli sforzi, in termini<br />

di ricerca, test clinici,<br />

confronto con le agenzie di<br />

regolamentazione e dibattiti<br />

etici, al fine di tradurre<br />

eventuali nuove terapie<br />

cellulari nella pratica<br />

clinica dei pazienti affetti da<br />

disturbi neurodegenerativi.<br />

Infine, non bisogna<br />

sottovalutare gli effetti<br />

“politici” della cooperazione<br />

scientifica. Non di rado,<br />

iniziative scientifiche che<br />

mettono a fattor comune<br />

risorse e intelligenze di<br />

nazionalità diverse per un<br />

fine condiviso riescono a<br />

“<br />

LA COOPERAZIONE<br />

SCIENTIFICA È ORMAI<br />

UN ELEMENTO<br />

ESSENZIALE DI OGNI<br />

PROGETTO DI RICERCA<br />

CHE OPERI ALLA<br />

FRONTIERA DELLA<br />

CONOSCENZA<br />

essere fattori di distensione<br />

politica internazionale<br />

anche tra soggetti e stati<br />

tra loro “ostili” per ragioni<br />

geopolitiche.<br />

Si pensi al Cern, alla<br />

moltitudine di nazionalità<br />

degli scienziati che vi<br />

operano. Creare luoghi in<br />

cui ci si possa spogliare<br />

dell’appartenenza nazionale<br />

per esaltare la dimensione<br />

di una comunità globale<br />

è un obiettivo prezioso<br />

che credo valga la pena di<br />

perseguire, soprattutto e<br />

con maggior forza quando<br />

nel mondo sembrano<br />

esser ripresi a spirare<br />

nuovi venti di guerra.<br />

Del resto, la diplomazia<br />

della cooperazione<br />

scientifica è un “asset”<br />

a cui tutti gli stati fanno<br />

riferimento anche<br />

dotandosi di personale<br />

specializzato presente<br />

nell’organigramma della<br />

rete diplomatica.<br />

Quali sono gli strumenti con<br />

cui può essere favorito lo<br />

scambio di informazioni? E<br />

lo scambio e la mobilità dei<br />

ricercatori?<br />

Gli strumenti sono<br />

molteplici, sia a livello<br />

istituzionale che dei singoli<br />

enti: accordi bilaterali,<br />

protocolli, consorzi. Ogni<br />

iniziativa deve essere la<br />

benvenuta perché, in un<br />

mondo costantemente<br />

interconnesso come il<br />

nostro, la collaborazione<br />

nella ricerca si tradurrà in<br />

un beneficio per tutti.<br />

Al di là dei singoli strumenti,<br />

lo sforzo in più richiesto alle<br />

nostre istituzioni, politiche e<br />

scientifiche, è immaginare<br />

scenari futuri e alimentare<br />

quei settori che più di altri<br />

potranno andare incontro<br />

ai problemi del domani:<br />

lo studio del genoma, di<br />

sistemi più sostenibili e di<br />

fonti energetiche alternative<br />

sono solo alcuni degli<br />

ambiti su cui si aspettano<br />

con più urgenza risposte<br />

per garantire un futuro<br />

di benessere alle future<br />

generazioni.<br />

Quali sono gli accordi,<br />

anche a livello politico,<br />

che favoriscono la<br />

cooperazione?<br />

Sempre più spesso la<br />

dimensione dei problemi<br />

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