05.12.2023 Views

Makinglife N.6 2023

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

Per quanto sgradito e il più possibile evitato, il conflitto è un elemento naturale delle interazioni umane e non può - né dovrebbe - essere eluso. Se affrontato attivamente e precocemente, invece, può offrire interessanti opportunità di imparare, crescere e innovare.

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Fare esplodere la<br />

pace attraverso una<br />

“Dichiarazione di<br />

Interdipendenza”<br />

Antonio Maturo<br />

Professore di Sociologia della Salute<br />

Università di Bologna, Campus della Romagna<br />

Il conflitto è presente a ogni livello della società. Ci sono conflitti<br />

sul luogo di lavoro tra manager e sottoposti, ci sono conflitti tra<br />

medici e infermieri, ci sono conflitti tra professioni differenti. Poi<br />

purtroppo vi sono conflitti anche tra Stati. Oggi ne siamo testimoni<br />

diretti. Siamo sgomenti, ma soprattutto sorpresi. Non eravamo<br />

più abituati a questa possibilità: ci avevano fatto credere<br />

che stessimo vivendo nella Fine della Storia.<br />

I conflitti interpersonali appaiono inevitabili e fino a un certo<br />

grado possono essere gestiti e, anzi, possono essere anche salutari:<br />

un franco scambio di opinioni, argomentazioni e, se c’è la<br />

volontà, superamento e sintesi finale. I conflitti tra gli Stati, anzi<br />

chiamiamole con il loro nome: le guerre, sono inaccettabili. Qui<br />

le persone che prendono decisioni hanno studiato, sono abituate<br />

a dialogare. Si tratta di persone che sanno che ci saranno conseguenze<br />

disastrose e nonostante questo decidono di agire per<br />

causare il più alto numero di morti alla controparte.<br />

Dunque, abbiamo appurato che per conflitto si può intendere<br />

una situazione posta lungo un continuum che va dalla discussione<br />

franca e accesa fino alla distruzione reciproca (ma più spesso<br />

alla distruzione di chi non ha deciso per il conflitto). Nella sua<br />

versione positiva, il conflitto può essere il primo passo verso la<br />

cooperazione. Molti autori vedono queste due situazioni come<br />

contrapposte, e di fatto lo sono, ma possono anche presentarsi<br />

lungo una successione temporale, indubbiamente evolutiva. La<br />

cooperazione fiorisce laddove due attori, o più, si accorgono che<br />

facendo qualcosa insieme ottengono molto di più di quanto non<br />

avrebbero se procedessero separati. In Italia abbiamo qualcosa<br />

di molto peculiare, come raccontano coloro che si occupano<br />

di economia solidale, abbiamo l’impresa sociale. Cooperative<br />

che lavorano per sostenere persone in difficoltà, spesso malate,<br />

collaborando con lo Stato e agendo sul mercato. Entrano nel<br />

mercato e fanno impresa. Un esempio di cooperazione molto<br />

positiva.<br />

Il riconoscimento dell’identità dell’Altro è fondamentale per ridurre<br />

le possibilità del conflitto. Possiamo fare due esempi. Il<br />

primo esempio è quello dei campi di concentramento nazisti.<br />

Come ci ricorda il filosofo sociale Axel Honneth, la prima cosa<br />

che accadeva agli ebrei (e agli zingari, agli omosessuali, agli<br />

oppositori politici) era la privazione della loro identità. Appena<br />

entravano, veniva tolto loro il nome e divenivano un numero tatuato<br />

sul braccio. L’altro esempio, meno estremo ma comunque<br />

drammatico, viene fatto dal sociologo Erving Goffman. In un suo<br />

libro sulle istituzioni totali, Goffman ricordava che negli anni Cinquanta,<br />

nei manicomi americani, i pazienti erano delle “non-persone”:<br />

i sanitari parlavano di loro come se non fossero presenti.<br />

In sintonia, si riveda l’inossidabile film Qualcuno volò sul nido del<br />

cuculo. Ma questi due esempi trascendono addirittura il conflitto<br />

perché siamo all’annichilimento dell’Altro.<br />

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